Testi scolastici, la rivincita delle librerie. La distribuzione a Bergamo torna nei negozi

Le librerie bergamasche hanno giocato le carte dell’innovazione e della capillarità per “riconquistare” il servizio di distribuzione dei libri di testo per la Scuola Primaria nel Comune di Bergamo, dopo che lo scorso anno era stato appaltato ad un unico soggetto, permettendo sì una riduzione dei costi di circa il 10% ma tagliando del tutto fuori le librerie tradizionali e di quartiere, già costrette a fare i conti con la crisi economica e con il continuo, e impari, confronto con la grande distribuzione (come dimostra, del resto, il trend negativo delle attività).
Grazie al lavoro congiunto delle due associazioni di categoria provinciali dei librai è stato raggiunto un accordo con l’Amministrazione che riporta i ragazzi e le loro famiglie in libreria, restituendo il piacere che in passato tante generazioni di piccoli studenti hanno potuto apprezzare, quello di ritirare sottocasa i libri che li accompagneranno nei loro primi passi nel mondo dell’istruzione.
Alla base c’è un innovativo sistema di gestione delle cedole attraverso una piattaforma informatica finanziata, curata e messa a disposizione dalle associazioni stesse, che fa comunicare tra loro le scuole, i punti vendita e il Comune. «Si eliminano le cedole cartacee – spiega il presidente del Gruppo librai dell’Ascom Cristian Botti –, e già questa è una prima forma di risparmio, e si migliora e velocizza tutto il processo». Alle scuole il compito di caricare i dati degli alunni aventi diritto ai libri, mentre alle famiglie basterà recarsi in una delle librerie aderenti (il cui elenco sarà pubblicato da metà luglio sui siti del comune e delle associazioni di categoria) con il codice fiscale del figlio. Il libraio, accedendo al sito, verificherà la presenza del nominativo, visualizzerà i titoli dei testi assegnati allo scolaro, stamperà direttamente la cedola, la farà firmare al genitore ed effettuerà la prenotazione e poi la fornitura. «Un sistema – è stato sottolineato dalle associazioni -, che consente a tutti di approvvigionarsi per tempo dei testi e quindi di consegnarli agli studenti in anticipo rispetto alle attese delle cedole una volta necessarie». «Grazie alla digitalizzazione si semplifica anche la rendicontazione al Comune, cui il programma è stato concesso in comodato gratuito per un anno – aggiunge Botti -. Se prima, infatti, era necessario contare materialmente ogni cedola, d’ora in poi basterà un click per avere il riepilogo delle operazioni effettuate da ogni libreria e determinare i compensi».
Oltre a semplificare il processo e a valorizzare le librerie e le cartolerie in accordo con i programmi di tutela e rilancio dei negozi di vicinato intrapresi dall’Amministrazione, il protocollo assicura un risparmio al Comune dell’8% sul prezzo ministeriale (comprensivo del già previsto sconto dello 0,25% stabilito dal Miur), soddisfacendo perciò anche il requisito del contenimento dei costi ormai imprescindibile per gli enti pubblici. Per partecipare alla convenzione i librai devono garantire tale sconto, mentre da parte del Comune c’è l’impegno a saldare le fatture entro 60 giorni a partire del 23 settembre 2013. Sul piatto ci sono una platea di 5mila alunni (cui il Comune in base alla legge sul diritto allo studio deve fornire gratuitamente i libri di testo) e una spesa di circa 150mila euro, ma c’è soprattutto la possibilità di riavvicinare alle librerie tradizionali una fascia importante come quella dei più giovani e di conquistarla facendo valere le prerogative delle librerie e cartolerie tradizionali. «Il fatto che lo sconto sia stato concordato a monte – fanno notare le associazioni -, impegna tutti gli aderenti a fornire i testi ai singoli studenti alle stesse condizioni evitando che si scateni ogni ulteriore corsa a sconti e regalie aggiuntive che da anni minano il rispetto delle potenzialità di ciascun punto vendita e del sistema che, insieme, le librerie rappresentano».
Potenzialmente interessate sono tutte le 300 attività presenti in Bergamasca, ma soprattutto le 64 insegne della città. «Per ora – dice ancora Botti – il progetto riguarda Bergamo, ma c’è la volontà di estenderlo già dal prossimo anno a tutta la provincia, dove i Comuni stanno procedendo in ordine sparso, in alcuni casi affidando l’appalto ad un unico fornitore come avvenuto lo scorso anno in città, in altri continuando con il sistema delle cedole. Molto dipenderà dai risultati di questa prima iniziativa, l’invito è perciò ad un’adesione massiccia delle librerie e cartolibrerie in modo da assicurare una buona copertura e mostrare sin dal debutto la bontà del progetto».
Il presidente non nasconde il grande passo avanti che fa segnare l’accordo, «innanzitutto perché riporta i nostri punti vendita al centro della distribuzione dei testi scolastici, ma anche perché suggella una fattiva collaborazione tra le due associazioni dei librai per offrire chance ai propri associati, senza dimenticare l’accelerazione data sul fronte dell’innovazione tecnologica, grazie al programma che le associazioni stanno curando direttamente». Insomma, se alle piccole si rimprovera spesso la mancanza di efficienza e competitività rispetto a realtà più strutturate, il progetto offre tutti gli strumenti per dimostrare il contrario, facendo rete, e per far riscoprire al contempo i valori della professionalità e del rapporto personale che caratterizzano le insegne indipendenti.  
La partecipazione da parte dei librai non prevede ulteriori spese oltre allo sconto concordato. Le attività interessate hanno già ricevuto la circolare che illustra l’accordo e la scheda di adesione e c’è ancora un po’ di tempo (la data è stata spostata all’8 luglio) per sottoscriverlo ed inviarlo. Il modulo può essere anche scaricato dal sito dell’Ascom all’indirizzo www.ascombg.it. I dettagli tecnici e operativi saranno forniti direttamente agli esercenti che avranno fatto pervenire l’adesione, insieme alle credenziali per l’accesso al sito dedicato.




Bonus arredi, ecco come “funziona”

Il 31 maggio è stato approvato in Consiglio dei Ministri il Decreto Legge che proroga il bonus fiscale per le ristrutturazioni edilizie sino al 31 dicembre 2013, estendendolo agli arredi. Al tetto massimo di spesa è di 96.000 euro per unità immobiliare – di cui è detraibile il 50% in dieci anni – è stato aggiunto un bonus per l’acquisto di mobili fino ad un massimo di spesa di 10.000 con una detrazione del 50% in dieci anni. Ne possono beneficiare tutte le persone fisiche che hanno in corso una pratica e sostenuto spese di ristrutturazione o manutenzione straordinaria a partire dal 26 giugno 2012. Il bonus riguarda esclusivamente l’acquisto di mobili destinati all’arredamento di immobili oggetto di una ristrutturazione ed è destinato all’acquisto di tutti i tipi di arredo effettuati a partire dal 6 giugno 2013 e non oltre il 31 dicembre 2013 (fa fede la data del pagamento secondo il criterio di cassa). I pagamenti devono essere effettuati tramite bonifico “parlante” dal beneficiario della detrazione.
Federmobili, l’associazione dei rivenditori del sistema Confcommercio, ha fortemente richiesto, insieme con le altre più importanti associazioni di categoria della filiera, l’introduzione dello sgravio fiscale ed ora supporta i propri associati sul versante dell’informazione sulle modalità di gestione. Lo fa con un vademecum sintetico e con una guida dettagliata che approfondisce le situazioni che si possono verificare, con esempi, suggerimenti operativi e le risposte alle domande frequenti (scaricabile dal sito solo dai soci Federmobili). Ecco le principali informazioni.

Cosa deve fare il rivenditore?
· Il rivenditore deve innanzitutto ricordare che il bonus è utilizzabile esclusivamente se il cliente ha in corso una pratica di ristrutturazione. Nel caso non abbia in corso una ristrutturazione, può suggerire di aprirne una realizzando (e pagando con bonifico) lavori che rientrano nelle casistiche previste dalle normative (ad esempio interventi per la sicurezza domestica).
· Emettere fattura (di acconto e saldo o unica fattura) con i dati fiscali del negozio e con la descrizione dei beni e dei servizi acquistati.
· Chiedere all’acquirente di pagare tramite bonifico postale o bancario “parlante”, anche online (Il modello, già predisposto dalle banche, è il medesimo che si utilizza per effettuare gli altri pagamenti inerenti i lavori  di ristrutturazione e le voci da compilare sono tutte esplicitate: dati del beneficiario, partita Iva o codice fiscale dell’impresa, causale).
· Ricordare che l’ordinante del bonifico deve essere il soggetto al quale è intestata la fattura o ricevuta comprovante le spese per la ristrutturazione e la spesa di acquisto dei mobili (in caso di più persone che vogliono beneficiare della detrazione, ad esempio coniugi, la fattura dovrà riportare i codici fiscali di chi intende beneficiarne e il bonifico dovrà essere eseguito dagli stessi soggetti).
· Ricordare che deve esserci corrispondenza tra l’importo indicato in fattura e l’importo del bonifico.
Attenzione: al momento del pagamento del bonifico, banche e poste trattengono il 4% sull’imponibile a titolo di acconto dell’imposta dovuta dal rivenditore di mobili. La trattenuta del 4% verrà recuperata dal rivenditore l’anno successivo sotto forma di acconto sulle imposte. Si consiglia, nel caso la fornitura completa di mobili superasse i 10.000 €, di fare una fattura fino al valore ammesso alla detrazione e una con il rimanente da saldare con bonifico ordinario o altra forma di pagamento.

Il rivenditore può anche ricordare che:
· Il beneficio è pari al 50% del valore del mobili acquistati fino al limite massimo di 10.000 € (quindi per una spesa di 8.000 € si possono detrarre 4.000 €, per una spesa di 14.000 € se ne possono detrarre 5.000 €)
· In ogni caso spetta al cliente comunicare alla propria banca l’intenzione di pagare con un bonifico parlante per poter accedere alle detrazioni fiscali
· Il bonus vale sia per lavoratori autonomi che dipendenti
· La detrazione viene calcolata con la dichiarazione del 2013 (aprile 2014) e l’importo viene detratto in 10 anni con rate di pari importo
· Sui mobili non viene applicata nessuna ulteriore agevolazione fiscale (l’Iva è al 21% salvo ulteriori futuri aumenti)
· Non è possibile effettuare pagamenti con bonifico di importi differenti rispetto alla fattura emessa
· Se un cliente non avrà accesso alla detrazione di quanto acquistato perché non è in regola con l’ammissibilità della pratica il venditore non ha responsabilità (se si è attenuto al rispetto dei pagamenti e delle procedure)
· È possibile usufruire del bonus mobili anche pagando tramite finanziamento. In questo caso sarà il rivenditore al momento del caricamento della pratica ad indicare con le dovute modalità che si tratta di acquisto per il quale verrà richiesta la detrazione. Le società finanziarie si stanno attrezzando per adeguare i moduli già utilizzati per altri beni detraibili ai mobili.




Quadrino: “La crisi? E’ iniziata con la bolla high tech del 2000”

Umberto Quadrino è un imprenditore e manager. Dopo un'esperienza all'ufficio ricerche dell'Unione industriali a Torino, è entrato a far parte del Gruppo Fiat. Nel 1976 è assistente dell'ad Cesare Romiti. Quattro anni dopo assume la responsabilità dell'area amministrazione e controllo. Dal 1982 al 1991 lavora in società controllate come l'Iveco, dove è direttore di amministrazione e finanza, e la Gilardini, come amministratore delegato. Nel 1996 è nominato ad della New Holland. Nel 2001 diventa presidente di Montedison ed Edison, società che vengono fuse in un'unica azienda. Il 26 aprile 2011 ha concluso il suo mandato. Michele Ferrero, titolare del colosso dolciario, l'ha voluto come consulente. Oggi assiste aziende italiane internazionali nella definizione delle loro strategie. 
Dottor Quadrino, la crisi che stiamo vivendo sembra essere senza fine. Qual è la sua opinione?
“Non posso essere ottimista: l'aumento della disoccupazione e l'andamento dei conti pubblici gettano ombre sulla possibilità di una rapida ripresa. Ma il disfattismo è sciocco e non serve a nulla. Ci sono eccellenze italiane, settori industriali che vanno bene, con aziende che riescono a esportare tre quarti della loro produzione registrando fatturati in crescita e risultati notevoli. Come il comparto di abbigliamento e arredo casa; pochi sanno, ad esempio, che siamo i primi produttori al mondo di rubinetti. La nostra industria meccanica è ai primi posti. Va molto bene anche l'alimentare, anche per merito del nostro vino, dall'ottima qualità, che traina l'export”.
Anche Marchionne, ad di Fiat-Chrysler, ha dichiarato che bisogna piantarla col pessimismo, che anche  l'auto può ripartire…
“Sono contento dell'ottimismo di Marchionne, ma la realtà è che continuiamo a importare auto di grossa cilindrata mentre esportiamo Panda e Punto. Per essere ottimista attendo prodotti italiani che competano con Bmw e Mercedes”.
Quali settori hanno un deficit commerciale con l'estero?
“Tradizionalmente la chimica farmaceutica, l'elettronica, l'automobile e il settore dell'energia. Nella chimica le guerre tra aziende italiane hanno portato a una crisi irreversibile del settore. Negli Anni Sessanta nei laboratori della Olivetti di Ivrea nascevano i primi computer. Ma poi le cose sono andate come ben sappiamo: non è stata colta la sfida dell'alta tecnologia e così pc, iPad e cellulari sono tutti importati. Nell'automobile, negli Anni Sessanta e Settanta eravamo forti esportatori mentre oggi la bilancia è pesantemente in rosso. Nel settore dell'energia l'Italia non ha risorse naturali e deve importare”.
Per ridurre l'importazione di energia potremmo produrla in casa con le energie rinnovabili. Ma qual è il costo dell'energia pulita?
“Oggi il costo è ancora  elevato anche se si e molto ridotto negli ultimi anni.  Il maggior costo rispetto alle fonti tradizionali è forte: 12 miliardi all'anno e diventeranno 16 nei prossimi anni. Questo costo grava sul consumatore ogni volta che accende la luce senza che nessuno gli abbia chiesto un parere.  E' un onere che pesa più dell'Imu, che costa 7-8 miliardi”.
A proposito, cosa pensa della tassa sulla prima casa?
“Tutti i Paesi hanno un'imposta sul patrimonio. E' stato un errore averla tolta senza aver fatto i conti coi vincoli di bilancio. Non si può abbassare il carico fiscale senza avere una valida alternativa”.
E’ d’accordo con la “patrimoniale”?
“Le imposte patrimoniali sono una tassazione antipatica. Esistono un po' ovunque, anche in Francia e Svizzera. Ma devono essere moderate, colpiscono infatti il risparmio e sono come una seconda tassazione che disincentiva gli investimenti e lo sviluppo dell'economia. Le tasse sul reddito in Italia sono molto elevate, ma ci sono redditi esenti, come quelli agricoli, e c'è una vasta evasione, che è una forma di un'autoesenzione. Invece, tassare il patrimonio è più facile. Lo puoi vedere, toccare e attaccare. In materia fiscale ci vuole l'operazione ragionevolezza: lotta all'evasione affinché tutti paghino e un carico fiscale più moderato e sopportabile”.
Un tempo c'era la netta distinzione tra Occidente e Sud del mondo, oggi come è cambiato lo scenario?
“Se un marziano avesse guardato, dieci anni fa, il pianeta Terra avrebbe osservato un'area geografica molto sviluppata, la nostra, al contrario di Asia, Africa e Sudamerica, i cosiddetti Paesi in via di sviluppo. Oggi la situazione è diversa. L'Occidente che si sviluppava del 2% l'anno ormai da tempo ha iniziato a perdere colpi. La crisi attuale non è cominciata nel 2007, ma molto prima, nel 2000 con l'esplosione della bolla high tech. Dopo quella prima crisi ne sono seguite molte altre”.
Come quella dei mutui subprime?
“Certo, le banche hanno prestato facilmente soldi per l'acquisto delle case, finanziando anche oltre il valore dell'immobile e senza curarsi troppo delle capacità di rimborso del debito”. I risultati si sono visti con la relativa spirale negativa”.
Non ci siamo fatti mancare neppure lo scandalo derivati…
“Sì, un approccio che si è rivelato sbagliato. Persino le banche che creavano questi prodotti alla fine conoscevano poco il contenuto degli stessi e i reali rischi. Anche in questo caso la bolla è scoppiata”.
Così siamo entrati nella crisi del 2008. Cosa può fare lo Stato italiano per uscire dal tunnel?
“L'Italia ha aderito all'euro e deve comportarsi secondo le regole che la moneta unica oggi detta. Questa è la realtà che dobbiamo affrontare e realisticamente non c'è da attendersi dal settore pubblico una politica espansiva di rilancio dell'economia. Finora si sono aumentate le tasse, domani forse si riuscirà a ridurre la spesa, ma entrambe le cose non facilitano certo la spesa economica. Non a caso, gli unici settori economici che vanno bene, sono legati all'esportazione, in particolare verso i paesi emergenti dove l'economia è in piena espansione”.
L’Europa?
“La crisi c'è ovunque, con la sola eccezione della Germania anche se l'economia sta rallentando. Il dibattito in corso è se la politica monetaria europea, finora improntata alla ricerca della stabilità monetaria e alla bassa inflazione, debba essere modificata in direzione più espansiva con minori vincoli alla crescita della spesa pubblica. E' quello che chiedono Italia e Francia, ma finora la Germania non ha dato retta”.
Stanno meglio altrove, insomma…
“Stati Uniti, Inghilterra e Giappone stampano moneta a dismisura per riviltalizzare l'economia. Infatti le cose in questi Paesi vanno meglio, ma c’è il rischio di ricreare un'altra bolla. Non esiste una scorciatoia per risolvere il problema dell'eccessivo indebitamento e non si possono pagare i debiti contraendone altri all'infinito. L'adozione dell'euro è stata una cosa buona e giusta e ha imposto disciplina economica a paesi come l'Italia che non l'hanno mai avuta. Ora vanno attuate delle politiche economiche convergenti con il resto d'Europa, altrimenti la moneta unica per l'Italia rischia di essere una camicia di forza”.
Gli italiani lamentano spesso la conversione mille lire-un euro.
“E' un fenomeno tipico italiano. Da noi la tazzina di caffè è arrivata a costare il doppio, raggiungendo il prezzo di Francia e Germania. Sono lievitati anche i prezzi dei ristoranti e di quei servizi dove c'è stato un minore controllo. C'è stato anche un innalzamento degli stipendi dei top manager ai parametri internazionali. Diciamo che con l'adozione dell'euro quando i prezzi dei prodotti erano più bassi rispetto a quelli degli altri paesi europei abbiamo assistito a un veloce allineamento. Peccato che non ci siamo allineati al resto d'Europa per quanto riguarda la produttività e l'efficienza della pubblica amministrazione”.
Ma allora stavamo meglio con la lira?
“No. L'economia italiana dagli Anni Ottanta era abituata a un livello d'inflazione molto elevato, superiore alle due cifre, che veniva recuperato con periodiche svalutazioni. Alta spesa pubblica, alti aumenti salariali, alta inflazione portavano la nostra economia a non essere competitiva con gli altri paesi. La situazione veniva sanata con forti svalutazioni che restituivano per qualche tempo competitività al Paese e riducevano il peso del rimborso del debito espresso in lira svalutata. Un meccanismo malato che penso nessuna persona di buon senso possa rimpiangere”.




Cultura della legalità, intesa tra Provincia e associazione Libera

Promuovere la cultura della legalità sul territorio bergamasco: questa la finalità del protocollo d'intesa triennale firmato in via Tasso, il 28 giugno, tra il presidente Ettore Pirovano per la Provincia di Bergamo e Davide Saluzzo, presidente del Coordinamento Regionale della Lombardia di Libera (associazione, nomi e numeri contro le mafie).
L'intesa prevede azioni utili a contrastare la criminalità organizzata, pratiche di corruzione, illegalità e violazione delle leggi, attività che necessitano di un forte impulso di carattere formativo in un'ottica di collaborazione tra istituzioni e cittadinanza.
Provincia di Bergamo e associazione Libera si impegnano quindi, in stretto raccordo con le autorità scolastiche competenti, a collaborare per la definizione di percorsi finalizzati alla formazione, alla cultura della cittadinanza, alla democrazia, alla legalità. Un ulteriore tassello è costituito dai "viaggi della legalità", incontri di giovani con testimoni di giustizia e familiari delle vittime di mafia che permettono di capire i fenomeni di illegalità dalle testimonianze di chi li ha conosciuti da vicino. Si sa che l'economia di tipo illecito subisce contraccolpi, anche in termini di immagine, quando la confisca dei proventi delle organizzazioni criminali è affiancata da un reale utilizzo sociale e produttivo degli stessi.
La piena applicazione della legge 109/1996, come sostituita dal D. Lgs. 159/ 2011, sul riutilizzo sociale dei beni confiscati alla criminalità è sicuramente una delle risposte più significative alle infiltrazioni criminali, in grado inoltre di distruggere il capitale sociale della mafia. A tale scopo, Provincia di Bergamo e Libera intendono promuovere attività informativa e progetti territoriali che puntano alla restituzione alla collettività delle ricchezze e dei patrimoni accumulati illecitamente dalla criminalità, anche di tipo mafioso.
L'intesa raccoglie una serie di interventi concreti in questa direzione:
· analisi della situazione effettiva dei beni confiscati nel territorio provinciale. Secondo i dati forniti dall'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, aggiornati al 27 marzo 2013, nella provincia di Bergamo sono presenti 28 beni confiscati;
· verifica delle possibilità di un loro riutilizzo secondo quanto previsto dalla legge;
· rimozione delle cause del mancato utilizzo e del deperimento dei beni confiscati;
· promozione della riconversione e riuso legale dei beni, anche in termini di avvio di nuove attività e opportunità occupazionali;
· promozione del valore simbolico, educativo e culturale del riuso sociale dei beni confiscati, anche attraverso forme di partecipazione attiva dei cittadini e delle realtà territoriali nella definizione delle nuove funzioni da assegnare agli immobili.




Movida in centro, il meteo fa slittare il debutto. Giovedì 4 luglio sarà “Notte blu”

Slitta al 4 luglio il debutto di “Vivi Bergamo il Giovedì”, la manifestazione che per tre serate chiude il centro città al traffico automobilistico e lo mette a disposizione della passeggiata, dello shopping e dell’intrattenimento. Le previsioni del tempo per giovedì 27 giugno hanno fatto decidere ai promotori della manifestazione di rimandare l’appuntamento alla settimana successiva. Non cambia la formula, che proporrà negozi aperti, punti ristoro e intrattenimento legati al tema “Danza e teatro, luci e colori”. C’è anche un filo conduttore cromatico, l’iniziativa è stata infatti ribattezzata “Notte blu” e invita gli esercenti ad utilizzare il colore per le vetrine e a farsi ispirare per iniziative speciali. “Vivi Bergamo il Giovedì” è promossa dall’Amministrazione comunale in collaborazione con il distretto del commercio Bergamo Centro e le associazioni di categoria.   




Expo e Bergamo 2019, occasione per ripensare il nostro futuro

La candidatura di Bergamo a Capitale Europea della Cultura ha varie caratteristiche che la diversificano dalle altre città candidate. Una di queste è la "tappa intermedia" dell'Expo 2015. Che solo Bergamo ha, ma che fa di questa candidatura qualcosa che vive anche al di là del suo successo. Per intendersi, se ad esempio Matera, altra città candidata, dovesse fallire la candidatura, per la città sarebbe finita lì. Se questo avvenisse a Bergamo, questa avrebbe comunque lavorato per il 2015, cioè per la sua parte di Expo. Se questo è vero appare tanto più superficiale la perplessità di qualche bergamasco sul doversi la città impegnare o meno nella candidatura. Bergamo per la  prima volta nella sua storia moderna ha due grosse sfide, ostacoli, opportunità, collegate  davanti a sé. E per paradosso, le iniziative necessarie per la candidatura del 2019 sono se non altrettanto urgenti addirittura più urgenti di quelle dell'Expo 2015. Perchè, come ad alcuni sfugge, ed altri forse non sanno, il Dossier sulla quale le città candidate verranno giudicate va consegnato alla giuria internazionale che li giudicherà entro il prossimo 20 settembre. Appare allora un po' anacronistico il dibattito dai tempi a maglie larghe  che si continua ad intrattenere da oltre un anno sull'opportunità o meno della candidatura, quanto anacronistico appare il meccanico ripetersi di generiche critiche o astratte ricette mai seguite da concreti progetti; il tutto condito da commenti sul fatto di non sapere nulla della candidatura quando da quasi un anno basta cliccare Bergamo 2019 su qualsiasi computer per avere su un sito pur imperfetto, oggi migliorato, quelle informazioni essenziali e i contatti necessari per connettersi progettualmente con la candidatura. Il tutto come se questo astratto  dibattito potesse andare avanti fino al 2019. Purtroppo no si fa una candidatura nè un Expo con ricette a mezzo stampa. Per usare una metafora calcistica è come se nello spogliatoio prima della partita ci si incaponisse a discutere della scelta della formazione o del modulo di gioco, o delle tattiche  al punto che ci si dimenticasse che l'arbitro sta fischiando il calcio d'inizio con una sola squadra in campo condannando la squadra che non è uscita dallo spogliatoio ad una sconfitta a tavolino. Questo rischio, non solo bergamasco, è reale ed insidioso: il parlare troppo per mettere tutti d'accordo e accontentare tutti, ma arrivare tardi. I due impegni sono domani. Ed è francamente il doppio appuntamento che potrà cambiare definitivamente alcune cose in Bergamo e provincia: rimodellare la percezione della città all'esterno, smussare una mentalità un po' troppo autoreferenziale, ma soprattutto costruire una accelerazione nella fusione virtuosa tra la città del fare e la città del creare. Tra cultura e impresa. Tra pubblico e privato, tra  territorio ed istituzioni. Inoltre data la convivenza  progettuale tra maggioranze ed opposizioni politiche nella cabina di regia della candidatura, la stessa ottiene anche l'utile risultato di ricostruire una distanza tra cultura e politica, con la precedenza della prima sulla seconda, cosa non frequente. Ma la candidatura è fatta di progetti, concreti e innovativi;  progetti che possono venire sia da un team di professionisti che dal territorio, meglio se da entrambi in dialogo. Un dialogo auspicabile, indispensabile, ma dialogo deve essere. Presupponendo gli uni siano disposti ad ascoltare gli altri. Però non possono restare progetti, devono tramutarsi in realtà. Si può mettere Palazzo Suardi a disposizione della candidatura, ma non lo si puó far vivere se la comunità non lo colonizza di solide realtà progettuali bergamasche. Fare, costruire, lavorare insieme in modo operoso, riuscire dove altri falliscono era ed è il dna di questa comunità bergamasca;  questa caratteristica non deve farsi inceppare  dalle troppe parole. Bergamo 2019 è il sostegno reale e concreto alle domande della cittadinanza che sono fatti, opere, infrastrutture, miglioramento della vita, lavoro per le nuove generazioni. La candidatura e l'Expo insieme rappresentano un test della voglia di Bergamo  di tornare di amministrare autorevolmente il futuro, invece di subirlo. Vedremo la città come reagirà agli stimoli che chi lavora sodo  alla candidatura costruisce..tra non molto.

Claudia Sartirani
Assessore alla Cultura del Comune di Bergamo




I sette negozi che sfidano la desertificazione in città

Non si può dire che non siano originali le sette attività commerciali ammesse ai contributi del Comune di Bergamo attraverso i bandi (da fine 2011 ad oggi ne sono state varate quattro edizioni) per favorire l’apertura di negozi nelle zone più a rischio desertificazione della città. Ci sono la bottega di specialità francesi, la latteria-gelateria che lavora anche latte d’asina, di capra e di bufala, il negozio di abbigliamento con abiti esclusivi, l’officina per le biciclette, il laboratorio sartoriale, quello per lo sviluppo e il restauro di fotografie analogiche e il ritorno della macelleria di quartiere. Insomma chi ha scelto di lanciarsi di questi tempi una nuova attività ha pensato bene di dargli un carattere preciso. Via Pignolo incassa ben tre iniziative, segue la parte alta di via San Bernardino con due e poi via Paglia e il Villaggio degli Sposi con una nuova attività ciascuna. Un’assegnazione è avvenuta con il primo bando, una con il secondo e cinque con il quarto bando.  «Per destinare al meglio le risorse pubbliche – ricorda l’assessore alle Attività produttive Enrica Foppa Pedretti – il bando fissa precisi requisiti, in primis quello di avere già la disponibilità dei locali, rigorosamente affacciati e a livello della strada, e prevede una valutazione dell’idea e della sua sostenibilità da parte di una commissione. Ad oggi le richieste sono state una ventina, quelle ammesse sono sette, più una, a Grumello al Piano, che poi non avuto bisogno di richiedere il contributo. L’Amministrazione crede molto nella capacità del commercio di rivitalizzare la città e i contributi hanno prima di tutto una valenza sociale in aree di forte sofferenza, bastano tre o quattro aperture per cominciare a cambiare il volto di una zona».
Proprio in virtù di questo valore, l’assessore ha ottenuto il rifinanziamento del bando. «Attingendo a residui di bilancio sono stati messi a disposizione altri 100mila euro – spiega –, si tratta di una delle poche misure che hanno trovato nuova copertura. Serve del resto continuità perché l’incentivo abbia effetto: un’attività non si apre in dieci minuti e l’iniziativa aveva bisogno di tempo per essere conosciuta, come dimostra l’alto numero di richieste e assegnazioni registrate dall’ultimo bando. L’idea è di aprire selezioni di circa tre mesi ogni volta fino ad assegnare tutte le risorse». Il contributo è pari alla metà delle spese documentate fino ad un massimo di 15mila euro. Viene erogato in due tranche, in due anni successivi a partire dalla presentazione della documentazione delle spese. Le attività ammesse sono negozi di vicinato, piccolo commercio, attività artigianali, di tradizione ed artistiche. Le zone sono il Villaggio degli Sposi, via Bonomelli, via Paglia (tra via Bonomelli e Paleocapa), via Pignolo, via Quarenghi, via S.Bernardino (tra Largo Cinque Vie e via Previtali), via Moroni, via Broseta (tra Largo Cinque Vie e via Palma il Vecchio)




ATB, Scarfone: “Nell’ultimo biennio criticità sempre più gravi”

L’Assemblea dei soci ATB ha approvato il Bilancio consuntivo 2012 di ATB Mobilità Spa e il Bilancio consolidato di Gruppo.
Il Bilancio consuntivo 2012 di ATB Mobilità, la Capogruppo, si è chiuso con un risultato negativo di 647.162 euro (525.125 euro nel 2011), dopo aver registrato gli effetti della svalutazione della partecipazione in TEB per 496.433 euro.
Il valore della produzione è incrementato dell’1,65% attestandosi nel corso del 2012 a 8.808.783 euro, in presenza di un contenuto incremento (inferiore all’uno per cento) dei ricavi dalla gestione della sosta, riconducibile agli effetti di una maggiore attività di controllo.  I costi operativi hanno registrato un incremento dell’1,74% passando da 8.761.252 nel 2011 a 8.913.801 nel 2012.
Il risultato operativo registra un esito negativo rispetto all’anno precedente passando da meno 95.503 euro del 2011 a meno 105.019 nel 2012.
Il Bilancio consolidato di Gruppo per il 2012, che comprende i risultati di ATB Servizi, Trasporti Bergamo Sud Ovest Spa, ATB Consorzio Scrl, Nuovi Trasporti Lombardi Srl, chiude con un utile di competenza del gruppo di € 229.448.
Il bilancio consuntivo 2012 di ATB Servizi Spa., società che gestisce il servizio di trasporto pubblico nell’area urbana di Bergamo, composta dal capoluogo e da 27 comuni dell’hinterland, si è chiuso con un risultato positivo.
“Nel corso dell’ultimo biennio – dichiara Gianbattista Scarfone, Direttore Generale ATB – si sono notevolmente aggravate le criticità che hanno fortemente condizionato il settore del trasporto pubblico e della mobilità a seguito della riduzione delle risorse e dell’indeterminatezza del quadro normativo.
Lo stesso quadro normativo, che negli ultimi mesi è stato oggetto di rilevanti processi di modifica e innovazione sia a livello regionale (nuova legge per il TPL) sia a livello nazionale (disposizioni Governo Monti per la liberalizzazione dei servizi pubblici locali e provvedimenti legati alla spending review), pone con urgenza il tema del superamento dell’attuale atto di regolazione dei rapporti di affidamento dei servizi relativi alla mobilità (sosta, bike sharing, impianti semaforici, infomobilità) da parte dell’Amministrazione Comunale ad ATB Mobilità.
È quindi di rilevanza strategica ripensare alla mission di ATB Mobilità in merito alle attività di gestione dei servizi per la mobilità (bike sharing, sosta, ZTL) e sviluppare l’integrazione tra ATB e TEB per la gestione delle infrastrutture strategiche (funicolari, tramvie, tecnologie).”
“Per quanto riguarda il trasporto pubblico locale – commenta Scarfone – è necessario porre attenzione ai contenuti e alle verifiche riguardanti le possibili alleanze in previsione delle gare per l’affidamento dei servizi che si svolgeranno presumibilmente nel corso del 2013, sulla base della nuova legge regionale di riforma del TPL e del protocollo sottoscritto fra Regione, Provincia e Comune in ordine alla costituzione dell’Agenzia per il TPL.”
“Ciò premesso – conclude Scarfone –  l’esercizio 2012 ha rappresentato per ATB Mobilità un anno importante durante il quale abbiamo operato con l’obiettivo di fornire a Bergamo servizi di alta qualità nel campo della mobilità e del trasporto pubblico.”

“Nel corso del 2012 il settore ha subito, a seguito di provvedimenti nazionali che hanno avuto forti ripercussioni a livello locale e regionale, gli effetti di trascinamento di un processo di ridefinizione delle risorse che ha generato un quadro d’instabilità crescente” –  dichiara Fabrizio Antonello, Presidente ATB. 
“La sfida più complessa per lo sviluppo dell’Azienda – continua –  è rappresentata dalle gare per l’affidamento del servizio che avranno luogo nel 2013 in attuazione della legge di riforma, che si pone, fra gli obiettivi generali, anche quello di spingere le aziende lombarde di Trasporto Pubblico Locale ad allearsi per coprire aree geografiche che, come nel nostro caso, avranno una estensione provinciale.”
“Siamo impegnati da tempo – conclude Il Presidente di ATB – in una profonda riflessione strategica sulle prospettive di ATB Servizi e già sono state attivate alcune azioni mirate a creare reti di alleanze che possano consentire all’Azienda sia di inserirsi con successo nel processo di aggiudicazione delle gare, sia di modificare le sue condizioni strutturali di funzionamento modificando, insieme ad altre imprese, il suo livello dimensionale.
Preoccupa comunque lo scenario futuro di ATB Servizi, che nel corso del 2013 affronterà una situazione critica dovuta presumibilmente al mancato trasferimento di circa 1 milione di euro, destinati al pagamento dei servizi erogati da parte dell’amministrazione competente.
Ciò comporterebbe un indebolimento dell’azienda nella fase più delicata di definizione e confronto con le possibili realtà che, insieme ad ATB, parteciperanno alla gara unica provinciale per l’affidamento del servizio.”
“Pur nelle difficoltà in cui si trova la finanza pubblica ed il trasporto pubblico locale, il bilancio del gruppo è positivo in quanto ATB ha nel corso degli anni patrimonializzato le sue risorse e le sue attività – dichiara Gianfranco Ceci, Vicesindaco e Assessore Infrastrutture e gestione della mobilità e Trasporti del Comune di Bergamo -. Da parte dell'azionista c'è tutto il sostegno e la fiducia necessaria gli organi ammnistrativi per affrontare nel migliore dei modi le sfide future con particolare attenzione ai servizi dell'agenzia della mobillità e alla gara del trasporto pubblico locale”.




“Progetti Territoriali”, riflettori accesi sulla Bassa 

Una serie di interventi diversificati a seconda delle aree territoriali coinvolte e destinati sia ad imprese di tutti i settori economici sia ad aspiranti/neo-imprenditori: è quanto prevede l’iniziativa “Progetti Territoriali – Attività e servizi per supportare la nascita e la crescita delle imprese nei territori della Bassa Bergamasca, della Valle Seriana e della Valle Imagna”, finanziata dalla Camera di Commercio di Bergamo e realizzata dall’Azienda Speciale Bergamo Sviluppo in collaborazione con il sistema associativo locale, che mira a supportare le diverse fasi del ciclo di vita aziendale, per rilanciarne la competitività e favorire lo sviluppo dell’intero territorio provinciale.
In particolare sul territorio della Bassa Bergamasca nei prossimi mesi sono in programma una serie di attività (riassunte in questa pagina) rivolte sia a imprese, per le quali sono stati pensati seminari mirati su specifiche tematiche, percorsi formativi per approfondire alcuni aspetti strategici per la competitività aziendale, check-up e interventi consulenziali, sia ad aspiranti imprenditori, per i quali è stato calendarizzato un seminario di orientamento sul “mettersi in proprio”.
Per Giorgio Ambrosioni, delegato alla creazione d’impresa dell’Azienda Speciale -“le azioni in programma nell’area d’intervento della Bassa Bergamasca, oltre a sostenere lo sviluppo delle imprese con attività sia di formazione sia di consulenza mirata, “sulla scorta” delle precedenti edizioni dei progetti “Promo”, offrono anche un’opportunità di informazione e orientamento per coloro che si affacciano al percorso dell’autoimprenditorialità, che oggi rappresenta per molti una possibilità di lavoro alternativa al lavoro dipendente”. Per quanto riguarda le tematiche dei seminari informativi e dei percorsi formativi, si spazia dall’accesso al credito alla comunicazione, dall’aggregazione tra imprese alla definizione dei prezzi, fino all’innovazione. “Particolare attenzione -sottolinea Cristiano Arrigoni, Direttore di Bergamo Sviluppo- è stata dedicata ai temi oggetto degli incontri: a guidarci nella scelta è stata la volontà di strutturare dei percorsi “a misura di PMI” che introducano alcuni elementi oggi prioritari per comprendere quali sono le chiavi strategiche della competitività e agire poi di conseguenza. Inoltre tutti gli incontri avranno un taglio fortemente pratico ed esperienziale, in modo che gli imprenditori possano poi applicare le indicazioni ricevute nel quotidiano”. Gli interventi consulenziali permetteranno infine a 30 imprese, già individuate, di beneficiare di un pacchetto di ore di consulenza personalizzata per implementare progetti di sviluppo tecnico e/o organizzativo (esempi di aree di intervento: comunicazione, sviluppo commerciale e marketing, amministrazione, internazionalizzazione, logistica, passaggio generazionale, ecc.), grazie all’accompagnamento di consulenti esperti e il trasferimento di conoscenze, competenze e strumenti tecnici/gestionali per “leggere meglio” la realtà e anticipare il futuro. “Con i Progetti Territoriali -conclude Giovanni Paolo Malvestiti, Presidente della Camera di Commercio di Bergamo – il nostro obiettivo è il rafforzamento competitivo di diversi territori provinciali nel rispetto delle caratteristiche di ciascuno, orientando strategicamente le risorse verso una progettualità mirata che metta a disposizione delle imprese servizi e strumenti efficaci, snelli e facilmente fruibili, così da accompagnare e guidare le imprese verso il cambiamento”.




Il “Premio dei Premi” ai Social bond di Ubi Banca

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha conferito il “Premio Nazionale per l’Innovazione” (cosiddetto “Premio dei Premi”), al progetto “Social Bond UBI Comunità”. Il premio è stato consegnato a Roma al Gruppo UBI Banca rappresentato dal presidente del Consiglio di Gestione Franco Polotti, dal Consigliere Delegato Victor Massiah e dal Chief Business Officer Rossella Leidi, presso la sede del Consiglio Nazionale per le Ricerche (Cnr), alla presenza del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Maria Chiara Carrozza e del Presidente del CNR Luigi Nicolais.
La candidatura del progetto del Gruppo UBI Banca è stata resa possibile dal conseguimento, lo scorso marzo, del Premio ABI per l’innovazione nei servizi bancari, nella categoria “La banca solidale” assegnato, secondo la motivazione ufficiale riconoscendo,“le sue caratteristiche di concretezza ed efficacia nel generare immediati impatti positivi sul contesto socio-ambientale concorrendo direttamente a supportare lo sviluppo dell’economia del bene comune, aumentando la coesione sociale”.
“Ringraziamo il presidente Napolitano per l’importante riconoscimento”, ha commentato Franco Polotti, “per noi è la conferma ulteriore del valore del progetto “Social Bond” avviato dal Gruppo nel 2012 a sostegno del Terzo Settore: una componente di primaria importanza del tessuto economico e sociale del Paese”.
"Ispiriamo la nostra azione al "Fare Banca per bene" e lo facciamo anche studiando prodotti nati da un'interpretazione moderna e concreta della società italiana", sostiene Victor Massiah, che aggiunge, "è da questo approccio che nascono i Social Bond, ma anche i mutui pensati per chi ha un lavoro a tempo determinato e i finanziamenti per l'avvio di nuove imprese e attività economiche".
Il Premio dei Premi è stato istituito con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri nel 2008 ed è conferito ai vincitori dei premi per l’innovazione assegnati periodicamente nei settori dell’industria e dei servizi, dell’università e della ricerca pubblica, dell’amministrazione pubblica e del terziario con l’obiettivo di evidenziare l’importanza attribuita ad aziende, enti pubblici o privati o singoli ideatori in qualità di attori dell’innovazione, sostenendo il loro ruolo nello sviluppo sociale, economico, scientifico del Paese.
Da aprile 2012 a oggi sono stati collocati dal Gruppo UBI Banca 28 Social Bond per un controvalore complessivo di oltre 290 milioni di euro, che hanno reso possibile la devoluzione a titolo di liberalità di contributi volti a sostenere iniziative di interesse sociale per circa 1,5 milioni di euro. La gran parte di queste obbligazioni è stata sottoscritta con largo anticipo rispetto al termine di chiusura del relativo periodo di offerta, a testimonianza della comunanza di intenti fra il Gruppo UBI Banca e i suoi territori di riferimento.