Ferrari: «Il successo di un prodotto? Parte dal nome»

di Raffaella Trigona

Si è tenuta a Bergamo una giornata di “scuola” di brand naming, insegnante d’eccezione Béatrice Ferrari, esperta indiscussa della materia in Italia. Béatrice è un puzzle di origini, nata in Italia ma vissuta in Francia, dotata – come lei stessa dice – di una personalità eclettica e curiosa. Da anni si occupa di “far esistere le cose” perché “se una cosa non ha nome non esiste…”.
D’altra parte dare un nome a qualcosa è un’azione di grande rilevanza in tutti i contesti culturali umani, per quanto differenti. Per fare qualche esempio, nel ceppo linguistico indoeuropeo “nominare” significa creare una cosa e avere potere su di essa. Nella lingua cinese è accordata un’importanza capitale alla denominazione, che vuole dire assegnare un ordine al mondo. 
Ma perché oggi è ancora più importante “dare un nome”? E’ possibile trovare un nome “giusto”? In che modo? Quale ruolo svolge la creatività in questo processo?
Per poter rispondere a queste domande occorre fare una breve riflessione sulla contemporaneità. La nostra età globale è, infatti, caratterizzata da un forte incremento di complessità negli ambienti, nelle organizzazioni, nelle conoscenze stesse. E’ difficile dire se sia diventato più complesso il mondo o se sia diventato più complesso il nostro modo di guardarlo. Di fatto, abbiamo bisogno di un circolo virtuoso in cui il nostro sguardo sul mondo sia all’altezza delle sfide poste ogni giorno anche nel campo professionale.
Le pratiche formative, in questo caso particolare l’attività di “naming”, possono essere uno strumento validissimo per dissolvere modi ormai inadeguati di comunicare un “brand” e per costruire nuove strategie di comunicazione di quel brand. Un’azione mirata può consentire la scoperta e la costruzione di intrecci sempre più profondi tra il prodotto e il contesto nel quale è inserito.
Il percorso proposto da Béatrice Ferrari ha messo in primo piano una nozione dinamica di creatività e di innovazione: la novità del nome non è mai predeterminata in un prodotto ma emerge da un complesso processo circolare (il “naming circle”) in cui si intrecciano l’aspetto linguistico, quello del marketing e quello giuridico.
Questo tipo di approccio evidenzia la stretta relazione che può sussistere tra creatività e innovazione. In una visione tradizionale la creatività è descritta come l’accensione di nuove idee individuali e l’innovazione è rappresentata come l’implementazione pratica di quelle idee in un certo contesto collettivo. In una prospettiva complessa emerge con forza, invece, l’idea che la creatività richieda contesti favorevoli e un definito piano strategico. 
Strategia, dunque, è la parola chiave che caratterizza questa proposta del “brand naming”, con cui si intende “ogni decisione o iniziativa relativa alla definizione di un nome commerciale (nome di prodotto, di servizio, di società, insegna, nome a dominio, etc…), cioè il nome di proprietà in grado di capitalizzare un investimento”.
In tale prospettiva il “brand name” vincente deve avere una caratteristica fondamentale: deve essere evocativo. Il nome vincente non denomina soltanto, non descrive semplicemente ma è in grado di evocare un intero mondo, ricco di significati, carico di emozioni e di suggestioni. Il nome non spiega ma indica un “senso”, sintetizza un valore. Basti pensare al Mulino Bianco di Barilla: la famiglia, la tavola, l’incontro, le relazioni, la qualità, la bontà, la quotidianità.

Le quattro mosse
per arrivare al risultato ottimale

Quali sensazioni ci evoca il nome “Häagen-dazs”? Quali immagini schiude? Quale suono ci fa sentire? Quale colore ci corrisponde? Nord Europa, viaggi, bianco, azzurro. Ed ecco che nasce una marca di gelato.
E quando pronunciamo “Kodak”? Cosa ci viene in mente? Velocità, brevità, rapidità, scatto. Ed ecco il click della fotografia.
Proprio in questi casi il nome intrinseco non è né conosciuto né riconosciuto dai consumatori… Ma non importa!
Un gioco di ritmi, una combinazione di lettere, vocali aperte o chiuse, suoni dolci o duri, alterazioni, fusioni. L’impatto fonetico è importantissimo ma non basta. Il nome vincente viene trovato ma non a caso. Occorre un processo consapevole di ricerca approfondita composto da almeno quattro tappe: 1) chiarire il bisogno; 2) elaborare i nomi in creatività, 3) scegliere i nomi più adeguati, 4) controllare la validità dei nomi scelti.
Solo al termine di questo percorso – spiega Béatrice Ferrari – possiamo dire di essere arrivati a un “brand name”. E per fare questo c’è una variabile fondamentale: il tempo. Il fattore temporale è infatti un agente produttore di novità ma dobbiamo poterne avere a disposizione a sufficienza. Deve essere ammessa la possibilità dell’errore, del vicolo cieco, del poter seguire delle molteplici linee di sviluppo, per poter giungere a quella vincente.
Il cammino , dunque, è lungo e tortuoso. Non ci resta che augurare “buon naming” a tutti!
Raffaella Trigona




Turismo in frenata, ma non per i congressi 

Come era da attendersi, anche il territorio bergamasco ha risentito nel 2012 del calo dei movimenti turistici, ma con soddisfazione la contrazione dei flussi è stata decisamente minore rispetto ai dati medi nazionali, sia in termini di presenze che di arrivi. «Per essere precisi è stata di quasi la metà – spiega Andrea Macchiavelli, direttore del Cestit, il Centro Studi per il Turismo e l'Interpretazione del Territorio dell’Università degli Studi di Bergamo, commentando i dati dell’Osservatorio della Provincia -. Il calo del 2% è poca cosa in un contesto come quello nazionale, che perde in media il 3,9%. Il dato arriva non solo in un momento di recessione economica, ma anche dopo anni di forti incrementi, particolarmente consistenti lo scorso anno, con una crescita del 6% e una variazione positiva di presenze straniere del 9%. Una battuta d’arresto che deve dunque considerarsi fisiologica». La crisi ha colpito soprattutto i turisti italiani. «Gli stranieri attutiscono il colpo – sintetizza – e difendono le posizioni, i laghi crescono con le presenze straniere, va bene la Valle Imagna, grazie alla componente business e il turismo d’affari non abbandona la pianura».
Segnano un calo le Orobie dopo due anni di ripresa: «È il segno – commenta il professore – che non si riesce ancora a sostituire la domanda solida del turismo classico di villeggiatura: ossia estiva, di over 60, dalla fortissima componente lombarda. Inizia a farsi avanti una nuova domanda turistica short-break, decisamente più giovane, attratta da enogastronomia e prodotti tipici, trekking e sport. Una nuova tipologia di turismo che consentirebbe di allungare la stagione, attraverso eventi di richiamo e nuove proposte». Le Orobie, quindi, sono destinate ad una ristrutturazione complessa e già «molti sono gli investimenti fatti, soprattutto in Val Seriana, che purtroppo, assieme alla Val di Scalve, presenta il dato più negativo».
Con la crisi si rinuncia alla forma più economica di turismo, il campeggio: «Le presenze calano – è l’analisi -, ma di fatto tramonta la forma più diffusa di camping nelle valli, basata soprattutto sugli stanziali, che ormai sono fuori mercato». Perdono quota gli alberghi, mentre decollano i bed and breakfast. «Nonostante la quantità di posti letto minore, le strutture ricettive extralberghiere sono in forte crescita, con un incremento considerevole degli stranieri – continua Macchiavelli -. Il prezzo sembra la maggiore discriminante, ma non è la sola componente a giocare un ruolo nella scelta. Il grande sviluppo di questa forme di ricettività ha senz’altro contribuito a questo travaso». Anche la città e la Grande Bergamo perdono qualche turista per strada: «In un anno di forte contrazione, Orio tiene, ma è bene interrogarsi – ammonisce – sull’impatto dei nuovi collegamenti, dalla Grecia a Cipro nell’area del Mediterraneo, alle nuove rotte con l’Est Europa».
Un turista da coccolare è quello russo: «Non si vedono ancora gli effetti dei collegamenti con la Russia, anche perché è impensabile avere una crescita con solo due voli a settimana, ma è importante attrezzarsi per accoglierli al meglio – traccia un breve identikit il docente – . Il turista russo in Europa ha di fatto sostituito il giapponese, con capacità di spesa elevata ad alti livelli. Il turista russo si contraddistingue per non avere una grande capacità selettiva ed appare di fatto più orientabile. Bergamo ha grandi potenzialità per intercettare questa nuova domanda. Anche per questo l’Università in collaborazione con Sacbo ha lanciato un progetto di accoglienza e orientamento dei turisti in arrivo ad Orio. Un altro turista a cui pensare è quello polacco, che inizia ormai ad avere un certo peso nel turismo invernale legato allo sci».
Tra le altre strategie da mettere in campo, far sì che Bergamo divenga una porta d’accesso, attraverso Orio, ad Expo: «Bergamo deve il suo sviluppo turistico all’aeroporto, ora è fondamentale che giochi al meglio le sue carte in vista dell’Esposizione Universale – rileva Macchiavelli -. Una buona parte di visitatori arriverà nel nostro scalo: sta alla città riuscire ad intercettarli, ma bisogna mettere in campo risorse e strategie. Finora si è fatto poco per creare un vero e proprio brand per il territorio. Bisogna lavorare alla creazione di un’immagine e di un marchio forte per la città, oltre a migliorare collegamenti e accoglienza».




L’allarme degli artigiani “Il fisco si mangia tutto”

Le imprese italiane? Sembra che si faccia di tutto per spingerle all’estero per trovare condizioni normali: il fisco italiano pesa per il 68,3% degli utili lordi d'impresa, in Svizzera appena il 30,2%». Giorgio Merletti,  presidente della Confartigianato, lancia l'ennesimo allarme sul fisco che soffoca le Pmi. «Non ce la fanno più le nostre aziende a sopportare una pressione fiscale che nel 2013 toccherà il 44,6% del Pil, 2,4 punti in più sopra la media Eurozona» ha proseguito dal palco dell'assemblea dell'organizzazione. Appello raccolto dal ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato: “Sono al vostro fianco – ha assicurato – ma le cose non sono facili, non ci sono risorse e dobbiamo attivare meccanismi a costo zero per dare soddisfazione alle imprese”.
La realta è che «paghiamo 38 miliardi di maggiori imposte rispetto ai partner europei, 639 euro in più per abitante. Tra il 2005 e il 2013 l'incremento delle entrate fiscali è stato pari ai 132 miliardi di incremento del Pil. Così non si esce dal tunnel della crisi» ha incalzato Merletti. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: nei 600 giorni da novembre 2011 a oggi si sono perse 60mila imprese, la disoccupazione giovanile è cresciuta di oltre 8 punti, il Pil calato del 3,4%, la pressione fiscale è aumentata di quasi 2 punti e il credito alle imprese è diminuito di 65 miliardi. Nel frattempo si sono avvicendati il governo tecnico supplente e poi lo «stallo alla messicana». Numeri da brivido, per questo le imprese non vogliono più promesse dalla politica. «Adesso tocca a voi, chi governa rispetti il mandato, fate il vostro dovere» ha detto il numero uno degli artigiani, particolarmente applaudito su fisco, burocrazia («ci costa 31 miliardi l'anno»), da spellarsi le mani sul «disastro Sistri». «Una amministrazione pubblica che non paga è una vergogna. Mi impegno al vostro fianco per il completo azzeramento dello stock dei debiti scaduti» ha assicurato Zanonato, consapevole di dover dare tempi certi alle Pmi artigiane, di cui ha lodato a più ripresa tenacia, talento, «qualità e materia grigia» ha detto citando Einstein. Revisione dell'Imu, perché «è contraddittorio tassare un tornio o una pressa, così gli immobili strumentali». Promette misure per la ripresa e semplificazioni entro giugno, via le complicazioni inutili, ha detto, e più risorse anche per il credito attraverso il Fondo centrale di garanzia, grazie al supporto di Cassa depositi e prestiti. Fino a una nuova legge Sabatini, in tandem con l'Economia, per dare il via a una misura per il rinnovo del processo produttivo e per acquisire beni strumentali. E anche i costi dell'energia (le Pmi pagano il 37,8% in più della media Ue) devono essere abbassati ai livelli degli altri paesi competitori europei. «Stiamo valutando misure di sostegno agli investimenti delle pmi che operi con modalità snelle».




Reti d’impresa, così la Valle Imagna cerca il rilancio

Il progetto di Bergamo Sviluppo coinvolge sia Organizzazioni di categoria, sia una serie di partner territoriali.  “L’iniziativa – afferma Angelo Carrara, presidente di Bergamo Sviluppo – ben si inserisce nella logica della mission di Bergamo Sviluppo, che sta operando per lo sviluppo dell’intero territorio in una logica sempre più di rete, che oggi coinvolge non solo il sistema associativo locale, ma anche i territori, dai quali raccogliamo richieste che poi cerchiamo di trasferire in proposte progettuali come questa, nata dal dialogo e dal confronto”.
L’animazione profusa da Bergamo Sviluppo in Valle Imagna per la creazione di reti d’impresa ha puntato sulla crescita delle attività tradizionali e l’introduzione di nuove forme di imprenditoria. Ne è testimone Giacomo Invernizzi, segretario dell’Azienda Speciale Consortile Valle Imagna, partner territoriale del progetto camerale, coordinatore del tavolo “Lavorinvalle” che riunisce il gruppo promotore delle iniziative imprenditoriali valdimagnine, nonché portavoce della Rete Agrimagna che coinvolge dieci imprese del settore agroalimentare.
“Il tavolo ha iniziato a lavorare ipotizzando quale avrebbe potuto essere il futuro della valle sotto l’aspetto imprenditoriale e su quali risorse potesse contare per sviluppare nuove idee. E’ stato naturale fare riferimento alle vocazioni tradizionali dei luoghi e sviluppare una filiera che punti alla valorizzazione dell’ambiente”.
Il progetto di accompagnamento delle reti di imprese in Valle Imagna riguarda attualmente ecoturismo, agricoltura, legno e biomasse. Il dato interessante è che queste iniziative coinvolgono soggetti di età compresa tra 25 a 40 anni. L’intero progetto, promosso da Bergamo Sviluppo, coinvolge le associazioni di categoria, che hanno realizzato forme di accompagnamento in accordo e con il sostegno della Camera di Commercio di Bergamo che ha permesso i relativi finanziamenti. Le voci delle possibili iniziative sono interessanti e già praticabili: ecoturismo, produzione di energia da biomasse, promozione dei prodotti agricoli e zootecnici locali, manutenzione boschiva che consenta di evitare l’impoverimento di pascoli e terrazzamenti e aiuti a prevenire danni al sistema idrogeologico.
“C’è un bel pezzo di economia da ricreare – sottolinea Invernizzi -. Si tratta di rendere il territorio abitabile e quindi più ricco perché in grado di sostenersi con le proprie risorse. Si deve puntare al risveglio di talune professionalità che richiedono preparazione e cultura della qualità. Ad esempio, l’agricoltura a cui facciamo riferimento è quella tipica di montagna e non va confusa con le coltivazioni intensive. Nelle forme di aggregazione a cui stiamo pensando, turismo e impresa agricola vanno a braccetto”.
L’idea, maturata sullo slancio fornito dal progetto territoriale di Bergamo Sviluppo, è quella di sostenere le aziende molto legate alle tipicità del territorio per ricavare localmente le risorse necessarie per la produzione e per le attività. Piccole produzioni ma di qualità, con filiere dirette di vendita. E’ il caso di AgrImagna, rete costituita da dieci piccole aziende: tre zootecniche, due vinicole, due dedite alla produzione di piccoli frutti (more, lamponi, ribes), due di frutta e verdura, una che abbina l’allevamento di piccoli animali alla produzione di marmellata di castagne. Rete AgrImagna ha appena aperto un sito web (www.agrimagna.it) per la commercializzazione diretta con i gruppi di acquisto solidale.
L’edilizia è l’altra esperienza storica su cui il tavolo coordinato da Invernizzi sta lavorando. “E’ appena partita un’indagine su dieci aziende per analizzare gli elementi di forza e criticità e provare a ipotizzare una progettualità. Siamo consapevoli delle difficoltà che il settore vive, ma crediamo possibile tornare a modelli di edilizia compatibili. In Valle Imagna è presente un vasto patrimonio di case storiche, vere e proprie contrade che rappresentano potenziali luoghi di intervento, così come si potrebbe pensare al recupero di caseggiati degli anni 60 e 70 non più abitati”.




Federconsumatori: “L’area camper una cattedrale nel deserto”

Federconsumatori,  senza dimenticare che tutti i giorni c'è qualcuno che ha la necessità di essere vicino ad un suo caro ammalato e per farlo è  costretto a dover subire l'esosità del costo di un parcheggio che lavora in esclusiva, ritiene positiva l'iniziativa messa in atto alcuni giorni fa dalla direzione del “Papa Giovanni XXIII” che, consentendo la sosta del camper a fianco dell'ingresso della struttura ospedaliera, ha permesso ad una famiglia arrivata da fuori città  di stare vicino al figlio ricoverato in ospedale.
Premesso  che  per ospitare in modo dignitoso chi usa il camper non crediamo sia sufficiente improvvisare un allacciamento elettrico in uno spazio non attrezzato, a  lasciare  perplessi è il leggere dichiarazioni rilasciate da “camperisti/amministratori pubblici” eccellenti i quali enfatizzano la situazione esistente in città. Sino a definirla “punto di riferimento per l'Europa”.
Non  dimentichiamo  che, a Bergamo, con i soldi dei contribuenti è stato realizzato un ottimo parcheggio per i camper attrezzato di tutto punto (con i lampioni accesi ogni notte),  dotato di: acqua potabile; scarico per i liquami; piazzola dedicata al lavaggio dell'automezzo;  parcheggi in spazi definiti e lastricati; servizi igienici;  servizio di sorveglianza e, soprattutto,  vicinanza con linee di trasporto pubblico urbano… che  sta diventando una “cattedrale nel deserto”.
Per la cronaca segnaliamo, assieme ad altri, che l'area camper di Bergamo si trova in Via Corridoni al civico 123. E' pronta da ormai più di un anno e sta cominciando a essere preda delle naturali intemperie oltre che degli immancabili  vandali (le porte della guardiola  sono divelte, il bagno impropriamente usato, ecc….)
Su questo tema non ha nulla da dire l’associazione dei camperisti bergamaschi, che è riuscita a fare costruire un parcheggio coi fiocchi e poi non si attiva perché il medesimo sia utilizzato, magari offrendosi con i propri associati di gestirlo direttamente pagando il dovuto canone al Comune?
Lasciamo ai Cittadini/Contribuenti valutare se questa situazione può essere portata ad esempio di efficienza in Europa. Nel frattempo dai nostri amministratori auspicheremmo un comportamento più consono al carattere bergamasco: evitino di “fare la ruota” per un  atto di accoglienza nei confronti di chi ne aveva bisogno.




Banca Popolare di Bergamo, nominati tre nuovi consiglieri

A seguito delle dimissioni dei Consiglieri Pierpaolo Camadini, Paolo Nava e Victor Massiah, il Consiglio di Banca Popolare di Bergamo ha provveduto all’integrazione del numero dei propri componenti nominando per cooptazione Stefano Gianotti, Giuseppe Guerini e Giulio Pandini.
Stefano Gianotti, ragioniere, inizia il suo percorso professionale nel 1982 presso la società Kimco – Padana Ricambi spa. di Brescia, azienda in cui riveste ad oggi il ruolo di Amministratore Unico. Ha maturato esperienze anche in società del comparto assicurativo fra le quali Cattolica Assicurazioni e UBI Assicurazioni, e ad oggi ricopre incarichi nella Fondazione Banca S.Paolo e nella società finanziaria Mittel spa.
Giuseppe Guerini, educatore professionale, è presidente di Confcooperative Bergamo dal 2012 e presidente nazionale Federsolidarietà dal 2010, nonché membro del Comitato Economico Sociale Europeo (CESE) di Bruxelles. Dal 2012 ricopre il ruolo di presidente del Comitato Unitario delle Associazioni di Impresa, “Imprese e Territorio”. Ha collaborato in qualità di docente, in ambito universitario, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e l’Università degli Studi di Bergamo ed è autore di diverse pubblicazioni. Ha maturato, inoltre, esperienze significative anche nel settore del credito.
Giulio Pandini, laureato in Ingegneria Civile Idraulica presso l’Università di Pavia ed iscritto all’Albo Professionale degli Ingegneri di Bergamo, entra nel 1987 a far parte dell’impresa di costruzioni di famiglia, fondata dal padre nel 1957, ricoprendo vari incarichi. L’azienda dispone di oltre 150 collaboratori e vanta importanti realizzazioni nel campo industriale, civile, di ristrutturazione e di restauro. Dal 1990 è componente del Consiglio Direttivo dell’Ance Bergamo, della quale è stato presidente dal 1999 al 2006. È componente del Cda dell’Università degli Studi di Bergamo per il mandato 2013-2015. E’ presidente del GAMeC Club (associazione di sostegno all’attività della Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo), di cui è stato fondatore nell’aprile 2005.




Crisi, a Bergamo il 75% degli imprenditori  ha usato i propri risparmi per l’azienda

Tre imprenditori lombardi su cinque danno fondo ai propri risparmi personali per mantenere l'impresa. Quasi la metà (43%) decide di saltare la cena fuori e uno su tre improvvisa menù low cost (34,2%). E ritorna la schiscetta per il 31,1% di chi non ha la fortuna di lavorare vicino a casa o di avere una mensa aziendale. La “dieta forzata” della crisi per le attività del tempo libero riguarda circa il 75% degli imprenditori lombardi, che riduce le uscite e sceglie hobby low cost. È quanto emerge dalla indagine della Camera di Commercio di Monza e Brianza, che ha coinvolto circa 600 imprenditori lombardi. Secondo quanto si evince dalla ricerca, uno su tre si dedica «più a famiglia e fai da te, uno su cinque guarda più tv, e l'8% si »attacca« a internet e social network». Quanto alle vacanze, un imprenditore lombardo su tre sa già che quest'estate non andrà in vacanza, così come il 35,9% taglierà il budget. Le rinunce più sentite risultano le vacanze (26,7%) e lo shopping (15,9%), dato che sale per le imprenditrici al 20%. A Brescia e Bergamo sono circa il 75% ad aver fatto ricorso al proprio patrimonio personale per far fronte alla crisi, mentre Monza e Brianza è in linea con la media lombarda (65,4%). Sempre a Bergamo e a Brescia, rispettivamente il 54% e il 47% prevede di non partire per le vacanze. Profilo low cost anche quando si tratta di impegnare il tempo libero: a Brescia il 51,5% degli imprenditori dedica più tempo alla famiglia e al 'fai da tè. A Varese, invece, si esce di meno e si passa più tempo nei «salotti virtuali» (12,8%). La fatica più grande? Secondo quanto emerge dalla ricerca della Camera di Commercio di Monza e Brianza, a Varese è «rinunciare allo shopping» (27,7%), a Bergamo ai viaggi (32,6%) e a Milano alla cura per il corpo (9,8%). 




Tangenziale Sud di Bergamo, accordo tra Anas e Provincia

In merito alla realizzazione della Tangenziale sud di Bergamo, l’Anas e la Provincia di Bergamo hanno sottoscritto l’atto integrativo alla convenzione stipulata nel dicembre 2006 per regolare i rapporti tra ministero dei Trasporti, la Regione Lombardia, l’Anas e l’ente di via Tasso. L’opera è suddivisa in tre lotti: 1° tratto da Zanica a Stezzano – (importo dell’intervento 33,6 milioni di euro); 2° tratto da Treviolo a Paladina (44,2 milioni); 3° tratto da Paladina a Villa d’Almè (90 milioni).
Il primo tratto, interamente finanziato, è stato progettato dalla Provincia ed è in corso di realizzazione da parte dell’Anas.
“Con questo accordo la Provincia potrà avviare i lavori della riqualificazione della Treviolo – Paladina, non appena l’impresa che ha vinto l’appalto avrà predisposto il progetto esecutivo dell’opera” – ha dichiarato il presidente Ettore Pirovano. Con la sottoscrizione dell’atto integrativo vengono disciplinati i reciproci impegni che i sottoscrittori assumono ai fini del finanziamento dell’intervento.
Viene, quindi, stabilito che, relativamente al primo tratto, l’Anas corrisponderà alla Provincia il costo sostenuto per la progettazione corrispondente ad 744 mila euro. Per la realizzazione del secondo tratto da Treviolo a Paladina, anch’esso interamente finanziato, l’Anas corrisponderà alla Provincia 44,2 milioni di euro attraverso l’erogazione di 6 acconti più un saldo finale. Per il terzo tratto da Paladina a Villa d’Almè, infine, l’Anas corrisponderà alla Provincia le spese per la progettazione preliminare e definitiva ammontanti complessivamente ad oltre 3,45 milioni di euro; in merito a ciò l’Anas e la Provincia si accorderanno in merito al trasferimento delle somme per la realizzazione dell’intervento.




Intermediari finanziari, Asconfidi nell’elenco speciale di Bankitalia

A soli tre anni dall’avvio della sua attività Asconfidi Lombardia, il “super” organismo di garanzia fidi a cui aderiscono i dieci confidi di emanazione del sistema associativo regionale di Confcommercio (Ascomfidi Brescia,  Ascomfidi Cremona,  Ascomfidi Varese,  Fidicomet Milano,  Fidicomtur Como,  Fiditer Mantova,  Fogalco Bergamo, Fondo di Garanzia Lecco, Sofidi Sondrio,  Ascomfidi Pavia) unitamente alla Cooperativa Artigiana Lombarda di Garanzia (C.L.A.A.I. Milano), a CO.Fidi Milano e Pro.Credito C.I.A.S. – Cologno Monzese – ha ottenuto l’iscrizione nell’elenco speciale per gli intermediari finanziari tenuto dalla Banca d’Italia (art. 107/T.U.B. D.Lgs. 385/1993).  “E’ un grande risultato raggiunto grazie all’ottimo lavoro di squadra compiuto da tutti gli esponenti dei 13 confidi soci – afferma Carlo Alberto Panigo, presidente del Consiglio di Sorveglianza di Asconfidi Lombardia – nella piena consapevolezza che non costituisce un punto di arrivo, ma un nuovo punto di partenza per i nostri confidi che si confermano solidi, virtuosi ed efficaci in un contesto di estrema difficoltà e sofferenza per il settore delle garanzie collettive dei fidi”. Asconfidi Lombardia è un network di confidi altamente rappresentativi in regione, radicati nel territorio e fortemente patrimonializzati. La struttura “a rete” consente di conservare e tutelare la continuità operativa, funzionale e di assistenza finanziaria dei confidi provinciali nei confronti delle oltre 55.000 micro e pmi loro socie. Con numeri significativi: nei primi quattro mesi del 2013 le operazioni di finanziamento assistite da garanzia (1.083) ammontano ad oltre 68 milioni di euro, già il 45% dell’intero importo del 2012 (più di 152 milioni di euro per 2.262 operazioni). “Un riconoscimento per il risultato raggiunto – prosegue Panigo – va a Regione Lombardia ed alle camere di commercio lombarde, in particolare a quella di Milano (che ha costituito il Comitato promotore da cui ha avuto origine Asconfidi Lombardia) per l’impulso ed il sostegno all’aggregazione e all’evoluzione strutturale del nostro sistema dei consorzi di garanzia”. “In uno scenario ormai permanente di restrizione del credito bancario per le imprese, rivolgersi al network Asconfidi Lombardia, forte della qualifica di intermediario finanziario vigilato da Banca d’Italia – spiega Enzo Ceciliani, presidente del Consiglio di Gestione di Asconfidi Lombardia – accresce ulteriormente le possibilità di reperire risorse finanziarie per l’impresa, grazie al maggior ‘peso’ della garanzia collettiva e all’effetto positivo sulla valutazione bancaria del merito di credito”.  Ascom Bergamo, che sin dal 2009 ha promosso la costituzione del percorso aggregativo dei confidi , ha espresso la soddisfazione per l’iscrizione tra gli intermediari vigilati, attraverso le parole del presidente Paolo Malvestiti: “Con l’iscrizione ex 107 si raggiunge un nuovo obiettivo che conferma ulteriormente l’importanza dell’attività e dell’efficacia della Cooperativa di Garanzia Fogalco nel supportare maggiormente le imprese attraverso una garanzia più qualificata”. “Il modello Asconfidi Lombardia porta Fogalco ad avere un ruolo importante a livello regionale, senza perdere di vista il legame con il territorio, che resta  un legame fondamentale rinsaldato attraverso le 11 sedi periferiche dell’Associazione- commenta Riccardo Martinelli, presidente Fogalco, componente del Consiglio di Sorveglianza e membro del Comitato per il controllo interno di Asconfidi Lombardia-.  Quanto all’operatività entro la fine del 2013,  oltre l’80 per cento sarà trasferito ad Asconfidi Lombardia”.  Antonio Arrigoni, direttore Fogalco e  componente del Consiglio di Gestione di Asconfidi Lombardia ha sottolineato l’importanza e l’efficacia della garanzia fidejussoria  eligibile a prima richiesta che consentirà alle imprese associate di ottenere credito a condizioni particolarmente vantaggiose: “Con questo obiettivo verranno rivisti gli accordi con gli istituti di credito convenzionati . Ci si aspettiamo dal sistema bancario la valorizzazione degli aspetti qualitativi e andamentali del merito creditizio,  oltre che  il miglioramento del  costo complessivo del credito per le piccole e medie imprese”. 




Venditori a domicilio, “così si diventa dei numeri uno”

Ha studiato da geometra, ma il suo primo lavoro non aveva nulla a che vedere con la progettazione di case. Fino a otto anni fa, Stefano Riva, di Albino, era un elettricista alle prese con cavi aggrovigliati e impianti luminosi in cortocircuito. Poi la svolta. A 24 anni un amico gli ha proposto di seguirlo in una nuova avventura lavorativa all’azienda tessile Linea di Fiorano, a Gazzaniga. Così, oggi questo 32enne della Valle Seriana può dire di aver trovato la sua vocazione. A confermarlo è il recente riconoscimento che Avedisco (associazione vendite dirette servizio consumatori) gli ha conferito a Firenze, in occasione della 19esima edizione del Premio nazionale, qualificandolo come miglior incaricato alle vendite dirette a domicilio del 2012. “Il premio mi riempie di orgoglio ma è solo un punto di partenza, il bello deve ancora venire”, esclama Riva.
Com’è iniziata la sua avventura alla Linea di Fiorano?
“Sono una persona a cui piace parlare, aperta, e quell’impiego di venditore sembrava fatto apposta per me. È stato un amico a propormi questa avventura e io ho accettato quasi per gioco, senza troppe aspettative. Poi invece, dopo aver fatto il semplice venditore per circa quattro anni, ho iniziato gradualmente a fare carriera come responsabile di zona. Accanto a me c’è da sempre un gruppo di lavoro di cinque ragazzi che da colleghi sono diventati amici con cui condividere gioie e dolori”.
La Linea di Fiorano nasce come azienda tessile, poi ha ampliato il suo raggio d’azione concentrandosi sulla ricerca e lo sviluppo di prodotti per il benessere e la salute nell'ambiente familiare…
“Sì, la Linea è nata nel 1876. Poi trent’anni fa si è trasformata in un’azienda d’élite con prodotti d’alta qualità nel tessile. Un’ulteriore svolta l’ha impressa il nostro presidente Diego Capponi che circa vent’anni fa ha intuito la crisi del settore e ha deciso di investire nella ricerca. Ha coinvolto così dottori, professori e medici che operano in importanti università e ospedali italiani e li ha convinti a mettere a disposizione i loro studi per portare benessere ai consumatori”.
E il 2012 è stato un anno importante sia a livello aziendale che personale…
“Sì, perché dopo il riconoscimento che il mio gruppo ha ricevuto lo scorso anno nell’ambito della gara Campioni d’Italia, è giunto da Avedisco il mio primo riconoscimento personale per i progressi lavorativi dimostrati dal 2006 al 2012. Ma il merito di questo mio successo va anche ai miei colleghi Diego Capponi, Roberto Legrenzi, Carlo Ghirardelli, Marco Barcella, Marco Stancheri e Gaudenzio Moioli che hanno sempre creduto in me. Si tratta comunque semplicemente di un attestato in quanto i premi veri e propri sono stati devoluti in beneficenza all’associazione di don Mazzi per aiutare i ragazzi in difficoltà”.
Quali sono le caratteristiche che un buon venditore deve possedere per avere successo?
“Il lavoro porta a porta non è semplice. Bisogna avere tanta voglia di mettersi in gioco, non aver paura di lavorare anche 13-14 ore al giorno, continuo studio, desiderio di informarsi e andare alla scoperta di nuove tecniche di vendita. È necessario avere un obiettivo fisso nella testa da perseguire, uno scopo che ogni mattina mi permette di alzarmi ed essere sempre al 100%, anzi al 110% della forma. I sogni si possono realizzare. Ci vuole solo tanta costanza e tanta forza di volontà e tutto si può raggiungere nella vita”.
Com’è la sua giornata tipo?
“Tutti i giorni dalle 9 alle 9.30 io e i miei colleghi ci ritroviamo nell’ufficio di Bergamo, in piazzale Goisis, e facciamo una piccola riunione riepilogativa per analizzare quanto fatto il giorno precedente, le difficoltà riscontrate, le vendite effettuate. Dalle 9.30 alle 10.30 teniamo corsi di aggiornamento in azienda con i responsabili. Dalle 10.30 alle 12.30 si iniziano a contattare telefonicamente le famiglie per fissare appuntamenti pomeridiani durante i quali andiamo a casa dei clienti interessati a mostrare i nostri prodotti”.
Sono previsti dei corsi di formazione per diventare venditore?
“Anche se la buona volontà e la voglia di fare, come dicevo, sono alla base di questa attività, nessuno nasce “imparato”, se mi passa il termine. Ci sono quindi dei corsi di formazione in azienda per i nuovi entrati, della durata di due mesi, tenuti dal nostro direttore commerciale Roberto Legrenzi. La formazione continua è necessaria per dare il meglio di sé. Non si smette mai di imparare: questa è la formula vincente”.
Quanti venditori avete sul territorio?
“In Bergamasca abbiamo circa 25 collaboratori, mentre in totale operano per l’ azienda 230 persone in Italia e 460 all'estero. Io gestisco un gruppo di 6 persone con circa 120mila famiglie da contattare tra Val di Scalve, Val Seriana, Val Bondione, Val Gandino e Val Calepio. La sede principale con uffici operativi e amministrativi è a Gazzaniga. Poi ogni città ha la propria sede commerciale: oltre a quella di Bergamo, ne abbiamo una quarantina in tutta Italia”.
Collaborate anche con l’Agenda della salute?
“Sì, questa rivista di settore parla spesso della nostra azienda e dei nostri prodotti dedicati alla cura delle persone che sono tutti dispositivi medici certificati”.
Avete sentito la crisi?
“Quale crisi? I nostri fatturati sono sempre alti, per fortuna. Nel 2012, solo nel gruppo che gestisco io, abbiamo incrementato le vendite del 37%. D’altronde se la gente ha qualche risparmio da parte lo investe nella salute perché è un bene primario, la gente ci tiene. Si possono avere tutti i soldi del mondo, ma se non c’è la salute…”
Qual è il target della vostra clientela?
“La tipologia dei nostri prodotti ci permette di avere come clienti tutte le categorie professionali dall’operaio ai dottori, professori, parlamentari… tocchiamo tutte le classi sociali”.
Come intercettate i vostri clienti?
“La rete dei clienti nasce certamente dalle pubbliche relazioni ma anche con il passaparola. Un cliente soddisfatto consiglia sempre a parenti e amici di venire da noi”.
I prodotti più richiesti?
“Abbiamo una gamma di 30 prodotti che si vendono tutti bene. I più richiesti sono i dispositivi medici che utilizzano la magnetoterapia naturale per combattere il dolore, alleviare lo stress e favorire il sonno, ma anche le poltrone idromassaggianti e le unità terapeutiche di riposo fatte su richiesta, come materassi su misura a seconda dell’altezza e del peso del cliente”.
Aspetti positivi di questo lavoro?
“Grazie a questo lavoro ho conosciuto tanta gente con cui ho instaurato dei veri rapporti di amicizia. Mi è capitato addirittura di restare a cena da alcuni clienti. Molti, pur non conoscendomi, mi raccontano i loro problemi, spesso diventano confidenti. È un lavoro in evoluzione, mai noioso, in cui si imparano cose sempre nuove. Anche l’aspetto economico, quando si raggiungono certi livelli, diventa importante”.
Aspetti negativi?
“Per il momento non ne ho ancora trovato uno”.
Ma lei non si riposa mai?
“Non è un lavoro faticoso a livello fisico, forse lo è a livello mentale. Sostenere colloqui giornalieri che magari durano anche due ore ciascuno, con famiglie sempre diverse, a volte è impegnativo. Diciamo che, come tutti, ho bisogno di un paio di settimane all’anno per staccare la spina e rigenerare il sistema nervoso”.