Borgo Santa Caterina, «locali in prima fila per far rispettare le regole»

Da un lato c’è il cuore pulsante della Bergamo che fu, con le sue botteghe storiche e le rivendite dall’atmosfera un po’ retro. Dall’altro ci sono locali moderni che con la loro musica e i loro cocktail alla moda diventano il punto di ritrovo privilegiato delle nuove generazioni. Due anime, quelle di Borgo Santa Caterina, che il venerdì sera si fondono per dar vita a una festa di strada ricca di iniziative. Band dalla vocazione rock, dj, madonnari che disegnano sull’asfalto, negozi aperti fino a mezzanotte e gruppi di amici che chiacchierano sorseggiando una birra fanno da corollario a una via che, così trasformata, rievoca l’eccentrica Beale Street di Memphis.
Ma se è vero che manifestazioni come queste sono necessarie per riaccendere l’economia del quartiere, è altrettanto vero che c’è chi della movida farebbe volentieri a meno in cambio di una bella dormita al riparo da rumori molesti e schiamazzi notturni. «Noi dobbiamo lavorare e kermesse come queste ci stanno aiutando moltissimo, ma siamo consapevoli che anche la gente ha diritto al riposo – spiega Luca Rebuzzi, 28 anni, titolare del Reef Cafè e vicepresidente della nuova Associazione Borgo Santa Caterina che da quest’anno si occupa dell’organizzazione dei Venerdì del Borgo –, vogliamo trovare un punto di incontro con tutte le parti che compongono il quartiere. L’associazione ha quindi attivato un tavolo di confronto con il Comune di Bergamo, i residenti, la Prefettura, le forze dell’ordine e le associazioni di categoria per avanzare proposte che risolvano le criticità. Poi ognuno deve agire secondo il proprio senso civico. Settimana scorsa, per esempio, ho chiuso il mio bar 50 minuti prima dell’orario stabilito proprio per evitare che la gente si fermasse fuori dal mio locale oltre l’orario previsto. È stata anche intensificata la sicurezza nei punti nevralgici della via e i vigili saranno in servizio fino alle 3.30 per monitorare la situazione. Io personalmente sto facendo il possibile per rispettare l’ordinanza del Comune: servo le bevande in bicchieri di plastica anziché in bottiglie di vetro e metto i bidoni fuori dal locale per la raccolta dei rifiuti».
Da via Oberdan a via Corridoni, Palafrizzoni ha imposto il divieto di vendita di bevande in vetro e lattine, non solo nei pubblici esercizi, ma anche nei distributori automatici. Fino a settembre, dalle 20 alle 6 del mattino, si potranno servire alcolici e non alcolici soltanto in contenitori di plastica per evitare l’uso di oggetti contundenti e la produzione di rumori molesti. Negli stessi orari è inoltre vietato abbandonare qualsiasi tipo di rifiuto in strada. L’inosservanza del divieto di vendita di lattine e vetro è punita con una sanzione amministrativa fino a 500 euro, mentre chi getta rifiuti in luogo pubblico deve sborsare da 25 a 500 euro.
Quando chiude il suo locale, Dario Razmasa rimane in strada fino alle tre del mattino per pulire tutti i cocci di bottiglia e gli avanzi che vengono abbandonati fuori dal suo locale. Lui di anni ne ha solo 22 ma già da quattro gestisce lo Shake, uno dei locali più gettonati di Borgo Santa Caterina grazie anche alla promozione del mercoledì sera con cocktail a 3,50 euro. Un’idea che ha inevitabilmente attirato un numero crescente di ragazzi nei dintorni: «Ormai ho una clientela affezionata – dice – a cui si aggiungono i nuovi passanti che magari scoprono per la prima volta il mio locale grazie alla notte bianca. Questa è una delle edizioni che a mio avviso ha avuto più successo, complice anche il bel tempo. Insieme al Marika wine bar e al Reef abbiamo ingaggiato, a nostre spese, tre buttafuori per controllare i clienti più molesti durante i venerdì di apertura straordinaria del borgo. Abbiamo voluto fare questo ulteriore sforzo economico per lavorare con maggior tranquillità e riuscire a far sgomberare la zona senza problemi dopo il servizio».
L’altra iniziativa sostenuta quest’anno dall’associazione è la campagna di sensibilizzazione “Divertiti, rispettaci”. Fino al 2 agosto, durante i venerdì del Borgo, saranno allestiti punti di informazione per accrescere il senso civico tra i giovani. In circolazione ci sono migliaia di locandine e volantini promozionali che invogliano i ragazzi a divertirsi senza arrecare danno o disturbo: «Invitiamo tutti a tener vivo il Borgo nel rispetto di chi lo vive – scrive l’associazione – convinti che solo grazie ad una consapevole collaborazione potremo conciliare la vivibilità residenziale con il divertimento serale e di conseguenza mantenere il decoro della via». Massimo Cereda, proprietario del Crocevia, aderisce da ormai cinque anni alle iniziative promosse per tenere vivo il Borgo: «Il boom è stato tre anni fa – racconta – comunque si è lavorato bene anche quest’anno. C’è tanta pubblicità attorno a questo evento e la gente accorre numerosa. È un buon modo per promuovere una zona che altrimenti rischierebbe di rimanere poco frequentata visti tutti gli eventi estivi in programma, in particolare in Città alta. Fino ad ora mi sembra che tutto sia filato liscio, edizione dopo edizione stiamo imparando a gestire meglio la manifestazione».




Commercio e turismo, Agazzi alla guida degli Enti Bilaterali

Lorenzo Agazzi, componente del direttivo nazionale FILCAMS-CGIL e già segretario generale della categoria di Bergamo con incarico confederale, è il nuovo presidente dell’Ente Bilaterale del Commercio e dei Servizi e dell’Ente Bilaterale Alberghiero e Pubblici Esercizi di Bergamo. L’elezione si è svolta nei giorni scorsi nella sede di via Borgo Palazzo nell’ambito dell’assemblea riunitasi per il rinnovo delle cariche.
Agazzi, 51 anni di Stezzano, è componente del Direttivo Regionale e Provinciale FILCAMS CGIL, del direttivo Provinciale CGIL e attualmente ricopre un incarico confederale seguendo i lavoratori precari. Il neo presidente, che resta in carica per i prossimi quattro anni, subentra ad Enrico Betti, responsabile dell’Area Politiche del Lavoro di Ascom Bergamo, eletto Vicepresidente.
«L’importante incarico che vado a rivestire – dichiara il neo presidente Agazzi – verrà svolto con impegno e al massimo delle mie capacità. Sicuramente non sarà facile considerata la crisi economico, finanzia e di valori, nonché politica, che stiamo vivendo e che trasformerà l’intero Paese. Il mio mandato sarà caratterizzato da una continuità rispetto a quanto fatto negli anni precedenti e lavoreremo insieme per trovare gli strumenti più adeguati a sostegno dei lavoratori e delle aziende. Per questo eserciterò il ruolo nel rispetto e nell’interesse delle parti che intendo rappresentare in modo unitario ascoltando i contributi di tutti e condividendo l’operato con la vice presidenza, il consiglio e l’assemblea».
«Lascio la presidenza nella logica dell’alternanza che vige nell’Ente – dichiara il vicepresidente Betti -. Negli ultimi quattro anni si è incrementato del 40% il numero delle aziende aderenti e si è
ottenuto un importante aumento dei contributi riscossi. La nomina alla vice Presidenza mi consentirà di proseguire un lavoro di sviluppo della bilateralità sul territorio, che potrà continuare ad erogare servizi tangibili e apprezzati da imprese e lavoratori».
Nati negli anni ’90 dall'accordo tra Ascom e le organizzazioni sindacali di Cisl, Cigl e Uil, gli Enti Bilaterali si pongono come interlocutori privilegiati tra dipendenti e imprenditori e agiscono nel campo della formazione, della tutela del lavoratore e della promozione dell’occupazione con servizi rivolti al sostegno e alla qualificazione dei settori del commercio e del turismo. Nell’ultimo quadriennio i due Enti hanno erogato complessivamente contributi a imprenditori e lavoratori per un valore di quasi 1 milione di euro per un totale di oltre 700 aziende coinvolte e più di 2700 sussidi erogati ai lavoratori.
I due Enti Bilaterali hanno sede presso l’Ascom di Bergamo in via Borgo Palazzo 137 (tel. 035.4120140-116)

Ente Bilaterale Commercio e Servizi: Lorenzo Agazzi, presidente; Enrico Betti, vicepresidente;
Consiglieri: Alberto Citerio (Fisascat-Cisl), Maurizio Regazzoni (Uiltucs UIL), Fabrizio Bonifaccio (Ascom- Orobica Pesca) e Daniela Nezosi (Ascom).

Ente Bilaterale Alberghiero e Pubblici esercizi: Lorenzo Agazzi, presidente, Enrico Betti, vicepresidente. Consiglieri: Alberto Citerio (Fisascat-Cisl), Maurizio Regazzoni (Uiltucs UIL), Giovanni Zambonelli (Ascom – Federalberghi), Pierluigi Cucchi (Ascom – Fipe).




Fiera di Sant’Alessandro, l’agricoltura incontra la città

Le novità per gli addetti ai lavori, le occasioni di approfondimento e gli scambi commerciali accanto ad un aspetto più popolare e divulgativo, quello che fa conoscere da vicino a grandi e piccini il mondo rurale, le produzioni agroalimentari e che li coinvolge con iniziative ed eventi. Sono le due anime della Fiera di Sant’Alessandro, l’evento ultracentenario organizzato dall’Ente Fiera Promoberg, che torna al Polo fieristico di via Lunga dal 6 all’8 settembre, trasformandolo in un pianeta dell’agricoltura, della zootecnia, dell’equitazione e dei prodotti tipici, punto d’incontro tra fornitori, operatori, istituzioni e grande pubblico.
Forte di una grande tradizione (è la più nutrita offerta zootecnica regionale, con circa 400 bovini in esposizione) l’appuntamento si è dimostrato anche capace di stare al passo con i tempi, facendo spazio, ad esempio, ai temi riguardanti i servizi e la tutela ambientale o al comparto equestre, che ha registrato grande successo nelle ultime due edizioni. La fiera si svilupperà su 90mila metri quadrati, ovvero tre padiglioni coperti (16.800 mq) e due aree esterne, dove sarà creato quest’anno un ulteriore campo gara di equitazione dedicato ai cavalli arabi. All’esterno troveranno spazio, in particolare, le macchine agricole e i grandi impianti per la zootecnia, le strutture coperte ed attrezzate per l’esposizione di bovini ed equini, tre campi per equitazione dove si alterneranno gare e concorsi ed un’area dedicata alle attrezzature e all’abbigliamento per l’equitazione. All’interno gli stand con prodotti agro-alimentari, quelli delle associazioni, servizi e piccole attrezzature e ancora, macchine agricole e attrezzature per la zootecnia e un’area western, country life & music saloon.
Tra gli eventi, gare e concorsi ippici regionali e nazionali, tra cui la prima edizione del Concorso di Purosangue Arabi – Show E.C.A.H.O. categoria C Nazionale, la “Gara Nazionale Triathlon del boscaiolo” a cura di Federboscaioli, che richiama concorrenti da tutta Italia e ricco programma legato alla musica country e al mondo “campagnolo”, senza dimenticare i seminari tecnici e, naturalmente, la rassegna dei bovini, con la premiazione della Regina della Mostra.
La rassegna è aperta venerdì e sabato dalle 10 alle 22.30, la domenica dalle 9 alle 19. Confermato anche quest’anno l’ingresso gratuito il venerdì. Il costo del biglietto è di 7 euro, (ridotto 4 euro – dai 12 ai 16 anni e over 65)




La Fipe: “Il wi-fi libero un’occasione per il turismo

Il protocollo sottoscritto “Expo 2015 spa” e dalle organizzazioni sindacali  disciplina le modalità di assunzione e di impiego del personale durante l'esposizione universale. In particolare sono state concordate forme di flessibilità applicabili in riferimento all'apprendistato, al contratto a tempo determinato e allo stage.
“L’accordo  – afferma il presidente della Federazione Italiana Pubblici esercizi (Fipe), Lino Enrico Stoppani – segna un passo positivo verso l'idea che  all’emergenza occupazionale e di crescita che vive il Paese si possa rispondere con lo strumento della contrattazione in grado di conciliare contratti, diritti dei lavoratori ed esigenze delle imprese”.
L’intesa, che si limita a regolare più flessibilmente solo ottocento posti di lavoro, rappresenta un laboratorio per il Paese e un volano per la nostra economia. “Le previsioni di Unioncamere sui fabbisogni occupazionali per il 2013 sui dati Excelsior ci ricordano – continua il presidente Stoppani – che è l’Italia intera, ed in particolare il settore del Turismo e dei pubblici esercizi, ad avere bisogno di regole semplici, snelle e certe dei rapporti di lavoro, in modo che sia incoraggiata diffusamente la propensione ad intraprendere e ad assumere.
“Il progetto pilota milanese – puntualizza il presidente della Fipe – deve diventare modello da replicare in ambito nazionale, non solo per i Grandi Eventi, ma per tutto l'indotto dell'Esposizione universale al fine di rilanciare il settore del Turismo e per creare opportunità di occupazione e di reddito per decine di migliaia di lavoratori”.
La federazione aderente a Confcommercio accoglie con soddisfazione anche la liberalizzazione del wi-fi operata dal Governo, che ha respinto i tentativi di tornare ad una situazione di stretto controllo della rete, peraltro già superata dal 2011 con la modifica del Decreto Pisanu. “Questa disposizione conferma quanto sempre sostenuto dalla Fipe – ha dichiarato Stoppani – sulla necessità di consentire il libero accesso alla rete anche nei pubblici esercizi italiani. E’ una misura che, da un lato, diminuisce i costi per le imprese non più tenute ad effettuare registrazione degli utenti e, dall’altro, eleva la qualità dell’offerta turistica italiana consentendo a chiunque di sedersi in un bar e mettersi in contatto con il mondo, come avviene da tempo nella maggior parte dei Paesi. I pubblici esercizi sapranno fare la loro parte offrendo in modo capillare i collegamenti wi-fi e creando una rete diffusa su tutto il territorio”.




Torna a crescere la produzione industriale

Il secondo trimestre del 2013 registra un progresso della produzione dell’industria bergamasca che cresce di 1,9 punti nel trimestre – recuperando la brusca flessione di due punti percentuali accusata nei primi tre mesi dell’anno –  e di 1,1 rispetto al corrispondente periodo del 2012.
I risultati della congiuntura per l’intera regione Lombardia confermano un risultato positivo dell’industria nel trimestre (+1,2 dopo il calo di due punti nella scorsa rilevazione) e solo un trascurabile recupero (+0,1%) sull’anno.
Le oscillazioni dei dati negli ultimi trimestri non consentono di cogliere con certezza un’inversione di tendenza e l’avvio di una ripresa che, in ogni caso, si preannuncia debole ed esposta a fragilità e rischi di ripiegamento. E’ probabile che l’industria bergamasca e lombarda si stia allontanando dal punto di minima della seconda fase della recessione avviatasi circa due anni fa. Gli indicatori dell’industria nel periodo tra aprile e giugno di quest’anno sono in larga misura concordanti: oltre alla produzione, migliorano le vendite, tengono o recuperano gli ordinativi, aumentano significativamente i settori e la quota di imprese in crescita tendenziale,  risalgono le aspettative sulla dinamica della produzione.
Si ferma il rincaro dei prezzi internazionali delle materie prime. La componente della domanda estera, nonostante il rafforzamento del cambio dell’euro e la persistente debolezza della domanda interna dell’Europa, sembra tenere.
L’occupazione è invece ancora complessivamente in calo. Il numero degli addetti diminuisce e il livello ancora elevato di Cassa integrazione ordinaria e straordinaria lascia intendere una fase ancora lunga di aggiustamento al ribasso dell’occupazione industriale.
L’artigianato manifatturiero bergamasco segna un rimbalzo (+6,6  nel trimestre ma a seguito di un tonfo altrettanto accentuato di oltre 8 punti nella rilevazione scorsa) e guadagna 1,5 punti nel confronto su base annua.  Anche nell’artigianato si modifica sensibilmente e positivamente il rapporto tra imprese in espansione e imprese in contrazione, e affiorano spunti positivi sull’andamento delle vendite e dell’occupazione.
Nel commercio al dettaglio le vendite sono ancora in calo, ma emergono segnali di attenuazione della caduta. Il giro d’affari è in riduzione a Bergamo su base annua del 3,6%, un valore del tutto simile al dato medio regionale.  In specifico si registra un -6,5 per cento nel comparto alimentare, -2,2 per cento nel non alimentare e -4,5 per cento nel commercio non specializzato, cioè nella grande distribuzione. Con l’eccezione di quest’ultima – rispetto alla quale però la nuova metodologia dell’indagine non consente un confronto omogeneo con la serie precedente – si riscontra un relativo miglioramento sui trimestri passati.
Nei servizi il fatturato medio diminuisce a Bergamo su base annua del -1,6 per cento, poco meno rispetto al dato medio regionale,  ma in recupero costante sugli ultimi trimestri. E con qualche spunto positivo per l’occupazione sia a Bergamo che in Lombardia. Nell’edilizia bergamasca il giro d’affari resta negativo (-3 su base annua), anche in questo caso con un lento relativo miglioramento in corso sia a Bergamo che in Lombardia.
Il miglioramento del ciclo industriale è confermato anche dai più affidabili risultati dell’intero campione regionale con una variazione trimestrale pari al +1,2% e un recupero minimo (+0,1%) su base annua. In termini di variazione tendenziale, il risultato migliore è conseguito dalle imprese di maggiore dimensione (+6,6%), con oltre 200 addetti; variazione positiva (+1%) per le medie imprese (tra 50 e 200 addetti) mentre le piccole sono al -2,5% sui livelli di un anno fa.
Per quanto riguarda i settori, prevale il segno positivo in 7 contro una variazione tendenziale negativa in 6, dopo due anni di ininterrotta prevalenza dei comparti in contrazione. Tra i settori di maggior rilievo, ottimi risultati (+8%) per chimica e tessile; crescita significativa per legno-mobili e gomma-plastica e recupero contenuto (+0,6%) per la meccanica dopo 6 trimestri consecutivi in flessione. Tra i settori in contrazione si attenuano le perdite nei minerali non metalliferi e nei mezzi di trasporto.
Quanto agli addetti, sono in calo nel trimestre (-0,30% la variazione grezza) per effetto di un tasso d’ingresso di 0,87 e di un tasso di uscita di 1,17.  La variazione occupazionale al netto dei fattori stagionali  è negativa (-0,63%)  e su base annua il calo è del -1,5%.




Federmobili, Mamoli sferza la categoria

Il via libera all’estensione dell’Ecobonus a mobili e arredi, oltre che a grandi elettrodomestici, è stata la prima battaglia vinta dalla Federmobili, grazie a un grande spirito di squadra e alla condivisione del medesimo obiettivo. Sono questi i valori invocati dal neopresidente Mauro Mamoli per accelerare una ripresa che tarda ad arrivare. Individualismo e scarsa trasparenza frenano il comparto mobili e arredamento alle prese con una guerra sterile e controproducente sui prezzi, tra ribassi e sconti. E’ inutile abbassarsi al gioco della grande distribuzione a suon di volantini: i valori da comunicare, oltre alla qualità dei prodotti e dei servizi, sono  la progettualità e la capacità di creare ambienti esclusivi e su misura. Sono queste le armi vincenti che distinguono i negozi di arredo dalla Grande distribuzione organizzata. Nell’abilità di valorizzare  attraverso un progetto tutti i valori e il gusto che hanno  fatto del modo di arredare e vivere la casa degli italiani un  modello unico al mondo è racchiuso il futuro delle insegne indipendenti.
Quali sono gli obiettivi per il suo mandato?
“Intendo lavorare con le Confcommercio territoriali e con l’organizzazione nazionale affinché siano sempre in primo piano le richieste e le soluzioni ai problemi della categoria. Mi piacerebbe far aumentare l’aggregazione tra soci, tra colleghi, sfruttando anche l’opportunità offerta dai contratti di rete. L’unione e la collaborazione consentono di acquisire maggior  coraggio e  forza: insieme si possono affrontare le difficoltà con meno timori e,  forse, meno rischi. Credo fortemente, da sempre, che presentandosi uniti e numerosi le sfide e le battaglie si vincano sempre e comunque”.
Quali sono le problematiche del settore ?
“Individualismo, poca trasparenza, poca voglia di fare sistema sono i principali problemi del settore, non solo tra rivenditori ma anche tra produzione e distribuzione. Spero che la collaborazione fattiva messa in atto per ottenere il bonus fiscale sugli arredi sia solo un punto di partenza delle tante cose che insieme si potrebbero fare per cercare di risollevare le sorti di un mercato interno che continua a perdere terreno. Una comunicazione di “sistema” potrebbe aiutare, anche perché non fa  certo bene al settore che i messaggi che si lanciano nel comparto del mobile e dell’arredamento siano solo legati a prezzi, ribassi e sconti. La distribuzione tradizionale di arredamento ha altre peculiarità che andrebbero comunicate: qualità di prodotti e servizi, professionalità e progettualità, personalizzazione delle proposte e montaggi accurati, ascolto del cliente e tempo dedicato”.
In questo momento il via libera agli incentivi per l’arredamento può contribuire a rilanciare il comparto?
“L’inserimento dell’arredo nel decreto per le ristrutturazioni è stato per prima cosa una vittoria “Istituzionale”. Per la prima volta dopo anni di richieste, la politica si è resa conto che anche il nostro comparto merita la giusta attenzione. Pensiamo che possa dare una mano al commercio in quanto si incentiva una spesa che l’utente ha già preventivato. Chi sta ristrutturando la casa ha deciso che investirà dei soldi nella propria abitazione, ha già fatto una scelta importante che è quella di “spendere” del denaro. Questa decisione è aiutata dal fatto che la metà dell’importo speso entro il 31 dicembre di quest’anno, sarà restituita  in dieci anni. Ora chi ristruttura può aggiungere alle sue spese e alla successiva detrazione, un bene che prima non era interessato da alcuna agevolazione. Si presume che per la  ristrutturazione i consumatori cerchino personalizzazione e progettualità: due leve che distinguono la distribuzione tradizionale dalla Grande distribuzione organizzata. Senz’altro gli incentivi rappresentano un’opportunità da cogliere”.
Qual è lo stato del comparto italiano e del made in Italy?
“La collaborazione tra industria e distribuzione può e deve migliorare. Per anni le industrie produttrici hanno visto il rivenditore come loro cliente dimenticandosi che il cliente per entrambi, industria e commercio, è il consumatore finale. Una filiera, degna di questo nome, deve pensare che tutti lavorano per lo stesso obiettivo, la soddisfazione del cliente finale.  Per quanto riguarda il Made in Italy, i negozi di arredamento sono sicuramente quelli che vendono prevalentemente, ma direi anche esclusivamente, prodotti italiani. Anche in questo caso una comunicazione che esaltasse questo “plus” aiuterebbe a comprendere che certe offerte di “prezzo” sono sostenibili da altri sistemi distributivi solo perché la merce non viene totalmente prodotta in Italia”.  
Quali opportunità intravede  nei nuovi mercati per le imprese del settore?
“Allo stato attuale le opportunità nei nuovi mercati e all’estero in generale sono quasi esclusivo appannaggio dell’industria. Per la distribuzione ci potrebbero essere degli sbocchi commerciali,  ma solo per le strutture più organizzate. Anche in questo caso credo che una collaborazione fattiva tra imprese industriali e commerciali potrebbe aiutare. All’estero non è solo apprezzato il Made in Italy ma anche il modo di vivere la casa degli Italiani. Il gusto e la personalizzazione degli arredi è fatto dai negozi di progetto e di proposta. Si potrebbe dunque iniziare ad esportare non solo il prodotto italiano fine a se stesso, ma anche il modo di vendere e proporre l’arredamento tipico dei punti vendita di qualità della distribuzione tradizionale Italiana”.
Il design italiano viene sempre più copiato anche dalle grandi catene. Le aziende non possono creare, come fanno molte industrie della moda, una linea più democratica ed acquisire  così nuove quote di mercato?
“Qualche azienda produttrice l’ha fatto o sta tendando di percorrere anche questa strada. Credo però che il compito di trovare il giusto mix merceologico da proporre al consumatore dei tempi attuali spetti ancora alla distribuzione. È l’imprenditore della distribuzione che deve essere in grado di studiare e proporre un’offerta che sia accattivante a livello economico ed esclusiva a livello di prodotto. Non ci deve essere la rincorsa al prezzo più basso ma all’offerta più in linea con i desideri del cliente”.
Come è cambiato il modo di acquistare mobili da parte degli italiani? La sensazione è che si spenda di più o meno?
“Non credo che ci si possa limitare a guardare come è cambiato il modo di acquistare i mobili ma che si debba ampliare la visuale a come è cambiato il modo di acquistare in generale. Penso che tutti gli acquisti siano fatti in modo più consapevole, secondo un bisogno reale e non per mero consumismo. La sensazione è quella che la gente voglia spendere bene i propri soldi: se si  ritiene che ciò che si desidera acquistare valga il prezzo richiesto allora si conclude la vendita, altrimenti si rimanda l’acquisto o vi si rinuncia del tutto.
Qual è l’angolo della casa che merita  in genere gli investimenti maggiori?
“Da sempre in Italia la cucina è l’ambiente per il quale è richiesto l’investimento maggiore. In questo periodo di crisi, non a caso, è  però stato  il prodotto che ha subito i maggiori cali di vendita”.
Quali strategie per stare sul mercato per i rivenditori?
“Se avessi una ricetta univoca e vincente sarei felice di poterla condividere con tutti i colleghi che lottano ogni giorno per aprire il negozio e trovare le motivazioni e l’energia per farlo! Sono convinto però che se si riesce a trovare un nuovo equilibrio economico per la propria azienda, l’unica strategia attuabile sarà quella della differenziazione dell’offerta e del prodotto. La grande distribuzione organizzata attrae una grande fetta di pubblico, ma non può soddisfare tutte le richieste. Il cliente che ha bisogno di consulenza, consigli, soluzioni particolari ed uniche deve  e dovrà rivolgersi  ad un altro tipo di distribuzione sempre più qualificata, formata e specializzata nella progettualità”.




Fogalco, in crescita i finanziamenti garantiti

Garanzie e finanziamenti con crescita a due cifre per la Fogalco, Cooperativa di Garanzia dell’Ascom, oltre ad un incremento  della base associativa.  Sul fronte delle garanzie la Cooperativa registra una crescita di oltre il 20 % rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Nei primi sei mesi del 2013 la Fogalco  ha deliberato e garantito finanziamenti pari a quasi 12 milioni di euro (11.960.970 contro i 9.907.000 dei primi sei mesi del 2012, anno in cui sono stati concessi crediti pari a 16.888.247 euro). Dall’anno della sua costituzione, nel 1978, sono stati deliberati ed erogati finanziamenti per oltre mezzo miliardo di euro (547.651.531 euro). In crescita anche il numero dei soci che passa dai 5468 dello scorso anno ai 5525. “Quest’anno abbiamo intensificato gli incontri con gli istituti di credito del territorio per far sì che il numero più alto di imprenditori avesse accesso al credito, soprattutto per poter continuare la propria attività in un periodo di grande crisi e crollo dei consumi- commenta Riccardo Martinelli, presidente Fogalco -. In questa prima metà del 2013 abbiamo registrato una crescita delle richieste di finanziamento da parte di nuove imprese.  Oggi sono tanti gli aspiranti imprenditori in cerca di una nuova ricollocazione sul mercato del lavoro. La maggior parte, oltre ad essere estremamente motivata perché si gioca gran parte dei risparmi di una vita,  è anche molto  preparata, grazie anche ai corsi organizzati da Ascom, e presenta progetti innovativi  e interessanti”. Gli impegni assunti dagli imprenditori del commercio, del turismo e dei servizi sono sempre più onorati e rispettati: “Ad un incremento degli importi affidati non è fortunatamente corrisposta una maggior incidenza delle insolvenze- continua il presidente della Fogalco-.  Abbiamo dovuto intervenire in minor misura per le inadempienze visto che i nostri imprenditori hanno investito nell’azienda quanto effettivamente potevano”. Difficile fare previsioni in un contesto di incertezza: “Per cercare di stare sul mercato gli imprenditori investono in nuove nicchie ed incrementano gli articoli in vendita per stimolare i consumi- sottolinea Martinelli-. L’auspicio è che gli imprenditori continuino a mettere in campo fantasia ed energie, specializzazione e professionalità , investendo anche sul piano immateriale  nel rapporto con la clientela”.
Gli scenari del credito – Asconfidi Lombardia – l’ organismo promosso da Fogalco che aggrega 13 confidi del sistema imprenditoriale lombardo – entrato recentemente nel novero degli intermediari finanziari  vigilati ex 107, sta rinegoziando con gli istituti di credito condizioni, linee di credito e plafond. “E’ stato avviato un dialogo con le banche convenzionate – spiega  Antonio Arrigoni, direttore Fogalco e componente del Consiglio di Gestione di Asconfidi -. Ora che il Paese è stato declassato anche la garanzia che un intermediario vigilato presta non rileva purtroppo benefici in relazione al  minor accantonamento bancario”. Il Decreto Fare ha rafforzato il Fondo di garanzia per le pmi, innalzando dal 70 all’80% la possibilità per il sistema bancario di attivare garanzia diretta senza ricorrere all’intermediazione dei Confidi: “E’ positiva la volontà di rafforzare il fondo per le piccole imprese, ma va sottolineato il ruolo dei confidi quale insostituibile strumento di prossimità al territorio e vicinanza alle imprese . E’ un modello che le banche devono premiare per rendere più efficace l’utilizzo delle risorse pubbliche  in una collaborazione pubblico-privato”. I confidi stanno  mappando il sistema di garanzie regionale: “Il sistema della garanzia consortile si sta impegnando nell’attività di Due-Diligence fortemente voluta dalla Regione ed affidata al consorzio Federfidi Lombardia con lo scopo di fare il punto sulla solidità economica, patrimoniale e finanziaria del sistema di garanzie”. 




Da Treviglio le scarpe per la Gran fondo di New York

A Castel Cerreto, frazione di Treviglio, in piazza Boffi al civico 2 c'è l'insegna “Calzolaio”. Ma dietro al bancone non c'è un qualsiasi ciabattino intento a riparare tacchi o a sostituire suole bucate. No, c’è un ragazzo. Emanuele Manenti, che rappresenta l'imprenditoria locale e che investe nel suo futuro lavorativo. Ventinovenne, tre anni fa ha deciso di prendere le redini del mestiere paterno rendendolo un'attività moderna e alla moda. Nel suo laboratorio crea e produce calzature commissionate anche da personaggi che appartengono al mondo dello spettacolo. Attraverso i canali on line, pubblicizza e vende i suoi prodotti: quelli originali e colorati su www.potashop.it, i pezzi classici e con materiale di prima scelta su www.ilcalzolaioartigiano.it e le scarpe griffate Marco Pantani su www.pantanishoes.it.  
Emanuele, qual è stata la molla che l’ ha spinta a diventare artigiano?
“E' un mestiere che ho nel sangue, è una di quelle tradizioni che si tramandano di padre in figlio. I miei genitori hanno lavorato in questo settore per mezzo secolo. Mio papà faceva scarpe per chi aveva problemi al piede o nel camminare, poi l' ha aiutato anche mia mamma. Io progettavo apparecchiature estetiche elettromedicali. Tre anni fa, il grande salto: ho mollato tutto e mi sono inserito nell'attività per gioco. Oggi con me collabora anche mio fratello, Luca, di ventisette anni”.
Come è cambiata la professione di calzolaio?
“La differenza la fa internet, che è il futuro. Mi permette di farmi conoscere all'estero. Infatti, mi arrivano richieste da Germania, Belgio e Svizzera. Mio papà, quando gli ho spiegato i miei progetti, all'inizio era scettico. Oggi mi appoggia. Come un tempo, gli artigiani rimangono dei veri artisti. Non siamo una fabbrica e non guardiamo l'orologio mentre lavoriamo, ma prestiamo attenzione alla cura di ogni minimo dettaglio. Siamo come gli orafi. Anche la loro è una professione antica che porta a creare gioielli unici e particolari. Osservandoli, mi sono detto: perché non fare lo stesso creando scarpe che il cliente sogna, sulla base delle sue esigenze e richieste?”.
Il primo modello quale è stato?
“Una scarpa “concept”, prettamente destinata alle competizioni di calcio dilettantistico, con un taglio orientato al confort e alla prestazione. Oggi il mio modello più diffuso rimane la scarpa maschile unisex. Ciò non toglie che sia in grado di fabbricare una scarpa tacco 14 alla Lady Gaga”.
Facciamo qualche esempio: cosa puoi offrire?
“Qualunque tipo di calzatura. Ho realizzato un paio di scarpe ritagliando un tappeto da cucina, poi aggiungendo suola e tacco. C'è chi mi ha chiesto scarpe eleganti per il giorno del matrimonio con il proprio nome ricamato all'interno.  C'è chi soffre di allergie e vuole materiali particolari o fibre naturali come lino e cotone. Tutti possono così indossare calzature mai viste, dietro le quali c'è il lavoro di una mente creativa e di un valido pellettiere”.
Come si decide il modello?
“Esiste un configuratore con l'immagine della scarpa tridimensionale su un grande schermo che porto spesso con me nel corso delle dimostrazioni. Consente di scegliere una vastissima gamma di abbinamenti cromatici, ricami, borchiature e decori da applicare. Poi c'è la garanzia che la mano dell'artigiano lascia uscire la scarpa dalla fase produttiva soltanto quando quest'ultima ha rispettato sia i rigidi standard di qualità sia l'inappellabile opinione dell'occhio esperto del fabbricatore”.
Nulla è preconfezionato?
“Niente, prendo personalmente l'impronta del piede, misuro la lunghezza e la circonferenza di pianta e collo”.
Lei è anche detentore del marchio Marco Pantani. Come è nata la collaborazione con la famiglia del famoso ciclista?
“Avevo realizzato una scarpa per un amico che, l'estate scorsa, ha incontrato per caso la famiglia del “Pirata”. Parlando del più e del meno, ha fatto conoscere loro le scarpe che produco a Castel Cerreto. Dopo qualche giorno, mamma Tonina mi ha chiesto di realizzare una linea di scarpe sportive firmate con il nome del figlio. Oggi sono il mio prodotto d'eccellenza. Parte del ricavato dalla vendita delle Pantani shoes va alla fondazione Marco Pantani”.
Qual è il costo?
“Si parte dalle 99 euro per una Pantani estiva. Ma mediamente il prezzo per un prodotto fatto a mano è sui 150-160 euro”.
Tra i progetti anche la linea sportiva per la Gran fondo di New York, la gara ciclistica più bella degli Stati Uniti. 
“I fondatori della gara sono arrivati, pochi giorni fa, a Castel Cerreto per incontrarmi e vedere con i loro occhi come lavoro. L'anno prossimo fornirò le scarpe dopo corsa per l'evento sportivo che si terrà in maggio”.
A ordinare calzature sono anche i vip per i quali realizza linee esclusive.
“Si affidano a me Andrea Prada, il presentatore di eventi nazionali di cabaret, i comici di ”Zelig”, come Giallorenzo, nome d'arte del comico foggiano Francesco Damiano, che  si è esibito nel corso di “Treviglio in rosa”. Per lui ho creato una scarpa forellata, comoda, adatta per ballare e muoversi agilmente sul palco, con il suo nome scritto in verde fluorescente. Ho realizzato anche una linea per Platinette. Si chiama Milleluci, come il festival che dirige a Bellaria Igea Marina. Uno sneaker estivo, pensato sia in versione alta o bassa, decorato con Swarovski che riflettono la luce. A Cristina D'Avena ho già fornito una campionatura, farò su commissione le scarpe per la sua linea d'abbigliamento”.
Una curiosità: perché Pota shop?
“Volevo un nome bergamasco e simpatico che rimanesse nella testa della gente e facesse sorridere, però per le richieste più classiche il marchio è il calzolaio artigiano”.
Come vede il futuro di questi mestieri in Italia?
“Sono ottimista. Il mio motto è riscoprire un'antica arte in un antico paese. Occorre investire nello sviluppo del territorio attraverso il recupero di mestieri che stanno scomparendo e che potrebbero diventare per  molti l'attività principale di una vita”.




Incubatore d’Impresa strategico per il territorio

Sostegno alla progettazione, all’avvio e all’approdo sul mercato di imprese giovani e innovative: questa la mission dell’Incubatore d’Impresa, iniziativa finanziata dalla Camera di Commercio di Bergamo e coordinata dall’Azienda Speciale Bergamo Sviluppo, che dal 2001 accoglie, nella sede di Brembate di Sopra, progetti e idee di aspiranti imprenditori o imprese di nuova costituzione, che vengono accompagnate a muovere i primi passi sui mercati di riferimento. Il progetto mette a disposizione dei partecipanti spazi attrezzati uso ufficio (in particolare postazioni di lavoro in open space, sala riunioni, sala formazione, ecc.), ore di formazione specifica per permettere il trasferimento di competenze specialistiche, interventi di consulenza personalizzata per ogni partecipante, e un sostegno anche a livello di comunicazione e immagine per aiutare le nuove imprese a presentarsi a clienti e fornitori. A gennaio 2013 è stata avviata la dodicesima annualità del progetto che quest’anno accoglie 15 partecipanti.
“Un’iniziativa quella dell’Incubatore d’Impresa su cui la Camera di Commercio di Bergamo ha puntato intuendone fin dal principio le potenzialità – spiega  Alberto Brivio, delegato alla creazione d’impresa di Bergamo Sviluppo -. Nel 2001 gli incubatori erano davvero molto pochi a livello italiano, ma Bergamo ha anticipato i tempi e ha creato una struttura per “guidare,” in particolare i giovani, ad acquisire conoscenze e strumenti utili a portare sul mercato idee d’impresa con effettive possibilità di successo. La soddisfazione è che oggi la nostra struttura è conosciuta non solo a livello provinciale ma anche nazionale, in quanto rappresenta un’esperienza progettuale consolidata ma soprattutto ben funzionante. Di questo è bene consapevole anche il Cda di Bergamo Sviluppo, che dal suo insediamento dello scorso anno punta su questo progetto considerandolo un’iniziativa strategica anche per il futuro”.
“Bergamo Sviluppo – osserva il direttore Cristiano Arrigoni – ha avuto il merito di avviare e dare continuità a una realtà come l’Incubatore d’Impresa, i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti. E’ stata condotta un’intelligente e proficua azione di accompagnamento, che ha offerto a numerosi progetti l’opportunità di trasformarsi in imprese che operano con successo su mercati nuovi e sempre più competitivi. 




Turismo religioso, quella marcia in più per il territorio

Nell’Anno della fede il bilancio del turismo religioso è più che positivo in termini di presenze, grazie anche all'opera di riavvicinamento di Papa Francesco, ma l'ombra della crisi non risparmia i pellegrini, costretti a ridimensionare il proprio viaggio e a tagliare sulle spese non strettamente necessarie. Un itinerario religioso attraverso il territorio bergamasco non può non prevedere una sosta nel paese natale di Papa Giovanni XXIII, Papa di pace e di Concilio che, nel cinquantesimo anniversario dalla scomparsa, è ora in attesa della canonizzazione che avverrà entro l'anno, contestualmente a quella di Papa Giovanni Paolo II, che lo aveva beatificato. Oltre alla santificazione di Papa Roncalli, è attesa il 21 settembre la beatificazione di Fra Tommaso di Olera: nel piccolo comune la Parrocchia sta lavorando per portare all'antico splendore il borgo medievale. Ma la sfida da cogliere per attrarre nuovi turisti è l'Esposizione Universale: «La Diocesi sta portando avanti un progetto turistico legato all'Expo, articolato in un itinerario che celebra la figura di Papa Giovanni XXIII attraverso l'agricoltura e la cultura contadina, quegli stessi valori che hanno portato Angelo Roncalli al soglio di Pietro – anticipa don Gianluca Salvi, fresco di nomina a direttore dell'Ufficio della Pastorale del Turismo e del Tempo Libero, da anni direttore dell'Ufficio Pellegrinaggi della Diocesi -. L'itinerario parte dalla casa natale e dai luoghi giovannei per prendere la volta della Valle Imagna, passando per l'agro di Almenno e l'antenna del Romanico, raggiungere Roncaglia, paese di origine del casato del Papa, scoprire la ricchezza di prodotti poveri, come lo stracchino e altri prodotti tipici, e raggiungere il santuario della Cornabusa, luogo particolarmente caro al pontefice». L'attenzione è concentrata a Sotto il Monte: «Il paese si può dire che sia tutto un santuario – continua don Salvi -. Sono stati fatti investimenti importanti per valorizzare i luoghi cari a Papa Giovanni XXIII in vista del cinquantesimo anniversario della scomparsa. È stato dato grande impulso all'accoglienza con la Casa del Pellegrino, diventata il punto di riferimento per il visitatore, e alla scoperta dei luoghi giovannei dal museo di Ca’ Maitino al Santuario delle Caneve con la via mariana alla Cripta posta al di sotto della Cappella della Pace, dove sono stati posti il calco del viso e della mano di Papa Giovanni eseguiti dal Manzù dopo la morte, con termine del pellegrinaggio davanti al crocefisso». L'obiettivo della Diocesi è costruire – anche in sinergia con Turismo Bergamo – percorsi turistici sugli itinerari di fede dei pellegrini, accogliendo le sfide poste da Bergamo Capitale europea della cultura – su questo fronte è già stata avviata la partecipazione ai tavoli – e dall'Expo: «Le presenze sono in aumento, grazie anche alla riscoperta del valore religioso e della dimensione interiore in un riavvicinamento alla fede cui ha contribuito senza dubbio anche Papa Francesco – sottolinea don Salvi -, così come con Giovanni Paolo II si era avuto un rilancio degli itinerari mariani. Il turismo religioso si muove in giornata, ma l'occasione di visita per fede può portare alla scoperta del vasto patrimonio del territorio. Tra i numerosi progetti in cantiere, vi è la presentazione di un itinerario di “Bergamo come terra di santi e di fanti”. Un percorso religioso attraverso i santuari di Sotto il Monte, della Cornabusa e della Madonna dei Campi di Stezzano, con visita alle sagrestie del Fantoni ad Alzano ed un tour culturale e storico per castelli e nobili dimore sulle orme del condottiero Bartolomeo Colleoni». Sacro e profano possono quindi convivere? «Il percorso turistico e culturale – prosegue don Salvi – non può essere esclusivamente devozionale. Il turista entra in Chiesa spesso per ammirare un affresco o un'opera d'arte, ma ciò rappresenta sempre un'occasione di incontro con il Vangelo attraverso la dimensione universale e il valore immateriale del bello». Non manca un progetto che mira a coinvolgere altre province: «Si tratta di un grande tour nei territori dei pontefici del Novecento: Pio XI a Desio, Pio X a Riese, Giovanni XXIII a Sotto il Monte, Paolo VI a Brescia, Giovanni Paolo I a Forno di Canale».