Seminario il 30 giugno / Il “Jobs Act” all’esame di Confcooperative

Il 20 maggio è entrata in vigore la legge 78 del decreto legge 34, più noto come Jobs Act,che contiene misure di semplificazione per i datori di lavoro, in materia di contratto a termine, contratto di apprendistato, Durc. Per un primo esame della normativa, Confcooperative Bergamo organizza per lunedì 30 giugno un seminario con il quale farà una puntuale disamina dei contenuti della legge in materia di riforma del mercato del lavoro. Dopo l’apertura dei lavori, alle 14.30, con Giuseppe Guerini, presidente Confcooperative Bergamo, si entrerà nei dettagli della legge con il coordinamento di Pieralberto Cangelli, direttore Confcooperative Bergamo, e Paola Piazza, consulente del lavoro di Csa Bergamo.
«Con l’entrata in vigore del cosiddetto Jobs Act si preannunciano nuovi scenari nel mondo del lavoro e dei contratti – spiega il direttore Cangelli -. Per venire incontro alle necessità delle nostre associate abbiamo così deciso di organizzare un seminario che possa illustrare punto per punto tutte le novità della nuova legge».
Il seminario sarà infatti l’occasione per fare luce sulle novità inerenti la “semplificazione” dell’apprendistato con Michele Tiraboschi, giuslavorista e docente di Diritto del lavoro all’Università di Modena, e sulla “liberalizzazione” del contratto a termine e le modifiche al D.lgs 368/2001 a cura di Brunello Barontini, consulente del lavoro Csa-Confcooperative Bergamo. Durante il seminario si farà il punto anche sugli ammortizzatori sociali e sulle politiche attive del lavoro.
Alle ore 16.30 la tavola rotonda coordinata da Marco Daniele Ferri, presidente di Federlavoro Lombardia, Michele Tiraboschi e Stefano Malandrini, responsabile Area sindacale di Confindustria Bergamo, su opportunità e criticità nei rapporti tra cooperative e imprese dal titolo “Quale modalità per una migliore collaborazione?”. «Occorre semplificare il lavoro in un’ottica di piena condivisione rispetto a quanto ha espresso il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, sulla tolleranza zero verso i corrotti e verso l'illegalità nella politica e nelle imprese», sottolinea il presidente Guerini, che ricorda come «la presenza di cooperative spurie e di cooperative che adottano comportamenti spregiudicati, facendo concorrenza sleale, è una piaga che danneggia tutto il mondo della cooperazione, umilia i lavoratori, espone le imprese e gli enti che affidano commesse a queste realtà, convinti di risparmiare ma che non fanno altro che alimentare forme di malaffare e illegalità. Occorre essere molto netti, l'illegalità e il malaffare in qualsiasi forma si manifestino vanno combattuti. Chi sbaglia, a prescindere da chi sia, deve essere punito anche perché si rischia di mettere ancora di più in fuga i capitali stranieri. A questo proposito, il dato Censis, diffuso oggi, è implacabile: – 57% dal 2007. Non possiamo permettercelo: di investimenti si vive».
Piena sintonia anche con le proposte delle associazioni di imprenditori che chiedono ulteriori misure di semplificazione per il mercato del lavoro. «Se perseguire questo risultato comporta qualche sacrificio anche rispetto ai vecchi riti della rappresentanza, che trova nella formula della "concertazione" un meccanismo che ha avuto qualche risultato negli anni ’90 ma che da tempo non ha mostrato di saper dare impulso alle istanze di cambiamento, ben venga lo stile Renzi – aggiunge il presidente di Confcooperative Bergamo -. Tavoli di confronto con oltre 50 sigle presenti non erano ormai più credibili. È importante che il confronto avvenga tra il governo e le sigle effettivamente rappresentative dell’economia reale del Paese. Molte, purtroppo, sono contenitori che esistono per legittimare una classe dirigente non pezzi dell’economia del Paese».




Al via lo Sportello giovani e il portale Job in country

Una piazza virtuale dove si incontrano la domanda e l’offerta per sviluppare il mercato del lavoro in campagna.  E’ questo il portale  “Job in country” (http://lavoro.coldiretti.it), una struttura di intermediazione tra domanda ed offerta di lavoro avviata da Coldiretti e autorizzata dal Ministero del Lavoro.
L’attivazione nella Bergamasca del portale e le sue potenzialità sono state presentate nel corso dell’assemblea di Coldiretti Bergamo. “Abbiamo attivato questo strumento – spiega il presidente Alberto Brivio – perché sono in costante aumento le richieste di lavoro in campagna, sia per la forte crisi occupazionale sia per la riscoperta delle opportunità che la terra può offrire. In pratica Job in country è una preziosa banca dati di aziende e profili consultabile e aggiornabile in qualsiasi momento, un filo diretto fra impresa e lavoratore ”.
Job in Country si propone come una risorsa per le aziende in cerca di manodopera e un’occasione unica per giovani, ma non solo, di fare esperienza nel settore agricolo. Il tutto con un semplice click.
Poiché sono incostante aumento le richieste di  informazioni su come si avvia un’attività agricola (ne sono arrivate 20 negli ultimi due mesi), Coldiretti Bergamo ha promosso anche uno “Sportello Giovani”. A partire dal prossimo luglio, il primo e il terzo lunedì del mese, dalle 9 alle 12, gli esperti di Coldiretti saranno a disposizione di chi vuole diventare agricoltore e ha bisogno di consulenza. Per accedere al servizio è necessario prenotare, mandando una mail a stampa.bg@coldiretti.it oppure chiamando lo 035/4524125.
“I giovani che scelgono di impegnarsi in agricoltura – sottolinea il delegato provinciale di Giovani impresa, Daniele Filisetti – portano una carica  di entusiasmo, innovazione, nuovi visioni e nuove competenze che fanno crescere il settore e sono un forte contributo  per superare la crisi”.
L’attenzione ai giovani per la Coldiretti bergamasca è andato oltre. Ha infatti messo a disposizione due borse di studio da 500 euro per due studenti, uno dell’Istituto Agrario G. Cantoni di Treviglio e uno dell’ Agrario R. Stern di Bergamo, che all’esame di stato del prossimo anno presenteranno la tesina che meglio rappresenterà le caratteristiche dell’agricoltura bergamasca. 




Scenari e strategie nel workshop dell’Ascom / Auto, rivenditori a lezione di web

Cosa chiede il cliente web, come aumentare l’appeal del sito internet, creare annunci in linea con i clienti e migliorare le vendite on line. E ancora, il confronto tra i mercati web del mondo anglosassone e quello italiano, senza dimenticare test pratici e case history. Con il seminario “Auto in rete” – organizzato dal gruppo Autosalonisti dell’Ascom di Bergamo, il portale Quintaruota e StarSolutions Itconsulting nella sede Ascom di via Borgo Palazzo -, i rivenditori bergamaschi hanno avuto l’opportunità di confrontarsi su numerosi aspetti della sfida digitale, un’evoluzione alla quale non ci si può più sottrarre. Oggi che la rete è il principale strumento di informazione e ricerca di un’auto, nonché il canale che permette l’incontro e la compravendita tra privati, gli operatori sono infatti chiamati a dotarsi degli strumenti più adeguati per farsi conoscere e competere in questo canale.
Il workshop è stato introdotto dal presidente degli Autosalonisti bergamaschi Loreno Epis e del vicedirettore dell’Ascom Oscar Fusini. Ad illustrare scenari e strategie i relatori Davide Pagani di Subito.it, Antonio Core di StarSoluitons e Andrea Contiero di Quintaruota, la piattaforma di vendita d’auto e moto patrocinata dall’Ascom che si pone come obiettivo anche quello di divulgare le regole dettate dal Codice del Consumo. 




Immobiliaristi, la Fimaa-Ascom sigla un protocollo con l’Enasarco

Come è noto, molte agenzie immobiliari sono state oggetto di accertamento ispettivo da parte dell’Enasarco, la Fondazione che gestisce la previdenza integrativa obbligatoria per tutti i soggetti che operano in forza di un contratto di agenzia. I controlli si sono conclusi, nella maggioranza dei casi, con l’applicazione di sanzioni pesantissime. Le sanzioni sono state purtroppo confermate in primo grado dalla Magistratura per la quasi totalità degli immobiliaristi. L’accertamento degli ispettori Enasarco verteva sulla verifica dell’esistenza di un rapporto riconducibile nell’ambito del contratto di agenzia (ex art. 1742 Codice Civile) tra il titolare dell’impresa ed i collaboratori della stessa che svolgevano, con continuità e stabilità, la promozione e gestione di affari fatturando una quota delle provvigioni maturate. Per evitare il rischio di incappare in sanzioni e trovare il giusto inquadramento sotto il profilo giuslavoristico della qualifica giuridica dei collaboratori, Fimaa ha sottoscritto un protocollo con Enasarco che prevede la distinzione tra collaboratori delle imprese in mediazione immobiliare, ossia quelli abilitati all’attività professionale (esclusi cioè dall’obbligo di iscrizione a Enasarco) e quelli non abilitati. Per provvedere a regolarizzare i collaboratori le agenzie devono aderire al protocollo Fimaa-Enasarco entro il 31 luglio 2014 e, entro i 30 giorni successivi iscriversi all’Enasarco pagando il relativo contributo di previdenza integrativa per gli agenti. L’adesione al protocollo è necessaria anche nel caso l’agente immobiliare non avesse collaboratori ma li avesse gestiti nei cinque anni precedenti. Per illustrare i contenuti del protocollo, gli aspetti previdenziali, civilistici e fiscali collegati all’iscrizione a Enasarco, l’Ascom organizza un incontro tecnico che si svolgerà martedì 1° luglio  presso la sede di  via Borgo Palazzo 137, in  sala Villa.  All’incontro parteciperanno  Luciano Patelli,  presidente della Fimaa Bergamo, Daniele Mammani, avvocato e consulente legale di Fimaa Italia e Giuseppe Rosignoli, consulente dell’Ascom per gli agenti di commercio. La partecipazione è libera e gratuita previo accredito: 035-4120135; info@ascombg.it; info@fimaabergamo.it.




Panificatori, «porto a Roma il modello Bergamo»

Il modello lombardo (e bergamasco) si fa largo nella rappresentanza dei panificatori. Roberto Capello, presidente dell’Aspan di Bergamo e dell’Unione regionale dei panificatori, è stato infatti eletto alla presidenza della Federazione italiana panificatori dell’assemblea nazionale, riunita a Roma lo scorso 22 giugno. Succede al tarantino Francesco La Sorsa e rimarrà in carica per il prossimo triennio. Classe 1963, socio e amministratore unico dei panifici che portano il suo nome, Capello guida l’associazione provinciale dal 1996 e quella lombarda dal 2002. Dal 1996 siede nel consiglio nazionale della Federazione, dal 2011 con la carica di vicepresidente. È anche consigliere dell’Ascom e della cooperativa di garanzia Fogalco.
Un bel traguardo, presidente…
«Sarà più che altro un bell’impegno, ma non posso nascondere la soddisfazione per il fatto che questo rinnovo ha riconosciuto il valore del modello che ormai da anni portiamo avanti a livello locale e regionale. È un paradigma che funziona quello che interpreta l’associazione di categoria non solo come una leva di competitività per le imprese, ma come un valore per il cliente stesso».
Ci spieghi.
«È un’organizzazione di categoria che ha potuto portare avanti un progetto di responsabilità sociale come quello della diminuzione del contenuto di sale nel pane. È attraverso la rete associativa che le indicazioni delle istituzioni e degli organi di sorveglianza possono arrivare capillarmente agli operatori. Ancora, è grazie ad un progetto di sistema che si è avviata la filiera del pane con grano bergamasco e ora lombardo. Tutte iniziative che i “cani sciolti”, ovvero chi non riconosce valore all’organizzazione sindacale, non riuscirebbe a realizzare».
Si presenta con un messaggio forte e chiaro alla categoria…
«La scelta dei presidenti provinciali presenti all’assemblea sembra indicare che anche a livello nazionale c’è la volontà di cambiare registro, come abbiamo fatto a Bergamo e in Lombardia. Oggi non si può di certo giocare in difesa, non siamo in un sistema chiuso e pensare solo a tutelare le proprie posizioni significherebbe non avere una visione chiara della realtà. Ci sarà sempre qualcuno che potrà invadere il nostro campo, l’unica soluzione è attaccare. Compito di un’associazione è quindi quello di essere propositiva, individuare dei percorsi, offrire delle opportunità alle imprese, esplorare i cosiddetti oceani blu, spazi di mercato incontaminati».
Nella pratica, in cosa consiste questa svolta nell’approccio sindacale?
«Può essere utile un esempio. Qualche anno fa, quando una legge ha permesso la vendita di pane fresco nei mercati, i panificatori si sono sentiti minacciati. A Bergamo, invece, l’abbiamo presentata come una nuova occasione ed alcune aziende di panificazione si sono dotate di autonegozio ed hanno cominciato a vendere i loro prodotti anche in forma ambulante: sono stati i primi in Italia ed ora rilevano piazze anche in altre province! Ma anche la stessa querelle con l’Unione europea per l’identificazione del pane precotto e surgelato ha tutti i presupposti per trasformarsi da ostacolo ad opportunità. In attesa dell’esito sul versante giuridico, a livello di comunicazione abbiamo sicuramente già vinto, perché siamo riusciti a fare passare la differenza tra il pane fresco e tutto ciò che non lo è».
Quali saranno i primi punti sui quali comincerà a lavorare?
«Se non è più il tempo di leggi ad hoc per la categoria, non è più nemmeno quello della lista di promesse da sciorinare ad inizio mandato, tanto più che risorse economiche non ce ne sono. Abbiamo però un patrimonio da valorizzare che è quello delle idee e lo possiamo fare a costo zero. Credo molto nel fare rete, come del resto dimostra il lavoro in Lombardia con le 11 associazioni provinciali, e l’impegno sarà nel promuovere la conoscenza, l’informazione, la formazione e la condivisione tra gli imprenditori. Nelle organizzazioni territoriali possiamo contare su competenze e professionalità di alto livello per puntare ad un innalzamento complessivo della categoria. Il compito di un’associazione oggi, lo ribadisco, è quello di fornire strumenti ed occasioni alle aziende».
E le aziende come rispondono a questi stimoli?
«Snodo fondamentale resta la cultura del panificatore. Potrà abbracciare nuovi orizzonti quando avrà preso consapevolezza della vera funzione del pane, che nel 2014 non è più il prodotto che riempie la pancia, ma un accompagnamento del cibo. Una volta chiarito questo, si possono disegnare nuove strategie, forti di un prodotto che resta un “vip” nell’opinione pubblica, un prodotto che accende sempre e comunque l’attenzione».
Il modello lombardo può funzionare su tutto il territorio nazionale?
«In Lombardia abbiamo il vantaggio di lavorare in un’economia più pulsante rispetto ad altre zone d’Italia, come il Sud. L’impegno sarà perciò forte proprio nelle aree con più difficoltà, che potranno contare sulla messa a disposizione di esperienze e competenze già consolidati. L’obiettivo non è certo coltivare delle eccellenze, ma innalzare il livello di tutto il comparto perché è da questo che tutti possono trarre beneficio».
Come coniugherà i suoi tre incarichi?
«L’impegno nazionale è possibile perché posso contare sia a Bergamo sia a livello regionale su una squadra di altissimo profilo. Qui è già stato metabolizzato il paradigma “non guerre ma proposte” e continuerà a segnare la linea d’azione. Il confronto e lo scambio con le altre realtà territoriali potrà poi portare ad un nuovo arricchimento reciproco».




Franchising, il commercio che tiene. Crescono giro d’affari, occupati e aziende 

Il franchising in Italia ha tenuto le posizioni nel quinquennio di crisi 2009-2013. È quanto emerge dal rapporto Assofranchising Italia 2013, presentato nel corso della prima Assemblea pubblica di Assofranchising nella sede nazionale di Confcommercio. La vitalità del settore, seppure nelle difficoltà del periodo considerato, è dimostrata da una serie di segni positivi: +5,5% il giro d'affari, +4,6% gli addetti occupati nei punti vendita, +14,2% il numero dei franchisor, mentre il numero dei punti vendita è rimasto sostanzialmente invariato. Anche l’export dei format in franchising italiani registra spunti positivi sia per numero di punti vendita (+120) sia per numero di insegne franchisor che si internazionalizzano (+14).
La fotografia del 2013 dice di oltre 51.000 i punti vendita in franchising in Italia che danno lavoro a 187.000 addetti per un giro di affari di oltre 23 miliardi di euro, in aumento dell’1% sul 2012. La rete attrae soprattutto giovani imprenditori e donne. Nel 2013, infatti, circa l’80% degli imprenditori del settore aveva un’età compresa tra i 25 e i 45 anni, mentre le donne si sono attestate al 38%. Tra i  settori analizzati per giro d'affari, al primo posto si colloca “Gdo food – alimentari” con un fatturato di 7,32 miliardi di euro e un'incidenza sul totale del 31,15%, in lieve incremento d'incidenza rispetto al 2012 dell'1,09%. A seguire i ”prodotti e servizi specialistici” che nel 2013 ha pesato nella misura del 9,48%, con un fatturato di 2,23 miliardi. Le prime sei posizioni sono occupate dagli stessi settori che già si erano distinti nel 2012 con una sola differenza relativa al settore “viaggi e turismo” che dalla quinta posizione è scivolato in sesta a vantaggio del settore “intimo”.
«Chi ancora continua a prefiggersi la modalità del lavoro dipendente e garantito – ha commentato il presidente di Assofranchising Graziano Fiorelli, alla guida anche della rete Mail Boxes Etc. – deve cambiare modo di pensare. Si fanno più strada concetti e formule che hanno a che vedere con l'autoimprenditorialità». «La globalizzazione – ha osservato – va affrontata senza subire, ma con schemi e idee nuove, in primo luogo riconoscendo culturalmente il ruolo dell'iniziativa privata e della responsabilità personale». Secondo Fiorelli, quindi, «in un clima di riforme come quello che speriamo si appresti a vivere il nostro Paese il franchising diventa davvero un motore di imprenditorialità e di avviamento all'impresa per donne e giovani, uno strumento distributivo trasversale perché quando in Italia si parla di commercio moderno si pensa solo alla Gdo ma quest'approccio è riduttivo. Il commercio moderno è fatto di altre cose: vendite a distanza, e-commerce, vendite dirette, un sistema distributivo che offre alle piccole e medie aziende la possibilità di svilupparsi anche in mercati fortemente competitivi».
«È un comparto vitale e trainante della nostra economia che esporta il modello italiano – ha aggiunto Francesco Rivolta, segretario generale di Confcommercio alla quale Assofranchising aderisce dallo scorso anno -. Sostenere e promuovere il franchising significa contribuire alla diffusione di un’idea manageriale e favorire la competitività delle imprese. Mettere i piccoli sistemi in rete significa poter competere in un mercato globale». 

MADE IN BERGAMO

Wash Dog
Ogni anno 30 nuove aperture, «merito anche del modello di affiliazione» 

Chi ha un amico a quattro zampe conosce l’impresa titanica di convincerlo – in genere di peso – ad affrontare shampoo, spazzole e phon. Ecco che Emanuele Guerreschi nel 2000, con tre pastori tedeschi da gestire, ha iniziato a pensare ad una soluzione sulla scorta dell’esperienza degli autolavaggio che danno l’opportunità a chi non ha lo spazio di far tornare carrozzeria e cristalli lindi. Il business plan è ambizioso ma le idee messe nero su bianco da Guerreschi, ambulante di generi alimentari, sono chiare: «Volevo una card che rendesse indipendente il cliente da vincoli di orario e prezzo e che la gestione fosse davvero semplice – spiega il fondatore di Wash Dog -. Quando ho inaugurato il primo spazio a Gessate nel 2001 ho capito che l’idea poteva andare ben oltre: il format piaceva e in un anno 2.200 persone avevano la nostra tessera in tasca. Ho deciso di brevettare marchio e idea e nel giro di quattro anni sono stati aperti i primi punti vendita in franchising, a Milano, Torino, Genova, Roma».
Oggi la rete di affiliati, che conta 130 negozi, cresce a ritmi di 30 nuovi Wash Dog l’anno: «Potremmo crescere di più, ma la nostra struttura non ci consente di seguire più start up di queste. L’obiettivo di allargarci c’è e finora siamo passati da un ufficio di 40 metri quadri ad uno di 300, sempre a Treviglio – continua Guerreschi -. Anche all’estero c’è interesse per l’attività e per il marchio, specialmente negli Stati Uniti e nel Regno Unito, oltre che nella vicina Francia e in Spagna». Il modello vincente risiede secondo il fondatore in un sistema di affiliazione per molti versi anomalo rispetto a quello di grandi gruppi: «Esistono ovviamente regole precise da rispettare, ma il contratto non prevede penali e garantisce al franchisee molta autonomia – evidenzia -. Non esistono percentuali sul fatturato ma delle royalties mensili contenute per l’utilizzo del marchio e del software che abbiamo studiato per gestire 24 ore al giorno ogni Wash Dog. Garantiamo inoltre un’esclusiva di zona ampia e una serie di servizi, dalla promozione alla gestione del sito internet, oltre ad un supporto costante all’attività. Ogni franchisee si può rivolgere direttamente ai fornitori, spuntando così sconti maggiori».
L’attività, premiata nel 2012 da Unicredit per l’innovazione imprenditoriale, offre diversi plus: «Non serve avere un magazzino né un punto vendita grande: 70 metri quadri sono più che sufficienti per l’attività – sottolinea -. Non serve personale: il gestore può presidiare il punto vendita nelle ore di apertura e poi continuare a lavorare con il sistema di accesso 24 ore. Non esiste rischio di liquidità: il sistema della card garantisce incassi anticipati ancora prima di erogare il servizio». E, naturalmente, è un servizio in linea con i bisogni di oggi. «Tutte le famiglie in questo momento cercano risparmio e fai da te e la spesa di toelettatura del cane è una necessità crescente per chi condivide lo stesso tetto con gli animali di compagnia», fa notare Guerreschi. L’attività inoltre negli anni si è ampliata ed ormai i Wash Dog sono dei veri e propri centri benessere per gli animali domestici: «Al servizio tradizionale si è affiancato il trattamento all’ossigeno attivo che elimina polveri sottili oltre a garantire la salute e il benessere degli animali. Da cinque anni a questa parte è stata introdotta la riabilitazione, dietro prescrizione del veterinario, con tappeti rotanti per i cani che hanno subito infortuni e una sorta di vero e proprio “fitness” per animali. Nei Wash Dog è attivo anche un servizio di lavanderia per rinfrescare coperte ed altri tessuti utilizzati per gli animali, che evita di impiegare la lavatrice di casa, e distributori di mangime per fornirsi di quanto necessario in qualsiasi momento. Non mancano i servizi di dog parking e dog sitter. Abbiamo inoltre in serbo una novità per tutti quegli animali che non sopportano il flusso d’aria diretto in fase di asciugatura: l’aria calda viene diffusa dalle pareti ed i cani più capricciosi escono dai nostri negozi puliti e asciutti».

Scorpion Bay
L’abbigliamento per surfisti alla conquista di nuove frontiere

Nel momento in cui pezzi di storie imprenditoriali orgoglio del Made in Italy passano in mano straniera, c’è chi va controcorrente sfidando l’onda lunga della crisi. Dietro Scorpion Bay, grintoso marchio per surfer a caccia dell’onda “mas fina” come recita il claim, c’è la storia di un laboratorio sartoriale nato ad Albino nel secondo Dopoguerra, diventato presto piccola impresa per poi abbandonare la produzione nel 1992 e diventare realtà commerciale distribuendo per il mercato europeo il marchio con lo scorpione. Dal 2003 l’azienda, la Gipsy Spa, portata avanti dal 1977 dai fratelli Lucio ed Emanuela Mistri, figli dei fondatori Serafino e Caterina, acquisisce il marchio a livello europeo e nel 2007, in occasione dei 20 anni di Scorpion Bay e dei 30 di Gipsy, sigla l’accordo di acquisto a livello mondiale. Gipsy e Scorpion Bay diventano una cosa sola nel 2012, anno in cui l’azienda detentrice del marchio cambia insegna e sceglie di presentarsi al mondo con il nome e il logo che parlano di un luogo mitico come Baja California dove la costa messicana disegna baie magnifiche dalla natura selvaggia e incontaminata.
L’impresa nasce da una forte identità con il marchio: «Ad aprile del 1992, quando ancora producevamo capi per i principali marchi di surf in Italia, sono rimasto impressionato dalla ricerca di prodotto e dalla qualità di felpe e t-shirt Scorpion Bay – racconta Lucio Mistri, presidente dell’omonima Spa -. Mi sono innamorato del prodotto, poi del marchio, della storia e dei valori che porta con sé, di una terra di confine dove si parla “spanglish” e le onde danno emozioni senza eguali. Così, a suon di sacrifici e rate, ho acquisito l’esclusiva europea e di lì a qualche anno ho comprato un pezzo di America». È iniziata una rivoluzione interna, da realtà produttiva a commerciale: «All’inizio degli anni Novanta in Val Seriana si cominciava già a sentire la concorrenza della Turchia. Anche se non era ancora arrivata quella cinese, ho iniziato a non vedere futuro per la produzione e ho scelto, con un po’ di incoscienza, di dare una svolta». I primi cinque anni sono stati dedicati a investimenti e riconversione aziendale: «Abbiamo creato una domanda che non c’era – ricorda – acquistando tutte le quarte di copertina delle riviste di surf e wind-surf, abbiamo vestito la nostra Nazionale e abbiamo promosso il marchio in tutta Europa con importanti risultati in Spagna e Portogallo. Nel 1999 abbiamo aperto il primo punto vendita alle Porte Franche e abbiamo dato l’opportunità di aprire un negozio in franchising a chi ha deciso che fosse il momento giusto per buttarsi in acqua e sfidare l’oceano».
L’esperienza del franchising ha mostrato però più di un limite: «L’opera d’arte non è fare un bel negozio, ma di tirare su la serranda ogni mattina – afferma Mistri -. Non tutti i franchisee hanno solidità e competenze e di contro il nostro marchio soffre della concorrenza con brand molto più pubblicizzati. Oggi solo 4 dei 30 punti vendita sono in mano a franchisee. Negli ultimi quattro anni abbiamo optato per la gestione diretta con ottimi risultati: da gennaio ad oggi abbiamo aperto 4 negozi e 2 outlet park e abbiamo altre inaugurazioni in vista. Prima avevo delle brave commesse, ora ho dei bravi gestori, anche perché il problema di molte attività è che sono poche le ragazze che pensano che quello della commessa sia un “vero” lavoro e non un ripiego in attesa di impieghi migliori». Ora l’obiettivo è di ampliare la rete di negozi, consolidare il marchio in Italia e andare alla conquista di nuove frontiere all’estero.




«Preoccupati per il futuro della Camera di Commercio» 

«Sono molte le sfide con cui ci dobbiamo confrontare per dare un futuro alle nostre imprese». All’Assemblea annuale dei presidenti di sezione della Coldiretti bergamasca, lunedì scorso all’Agriturismo Sant’Alessandro, ad Albano, il presidente Alberto Brivio ha subito messo in chiaro gli scenari che attendono il mondo agricolo e le incognite più spinose per il settore, dalla tutela del made in Italy al consumo di suolo agricolo, dalla direttiva nitrati alla prossima Pac, toccando nel contempo temi come l'Expo e il ritorno dei giovani alla campagna. La prima riflessione ha riguardato la Pac. «Dopo una “falsa partenza” che ci aveva preoccupato non poco – ha detto Brivio – siamo riusciti a riequilibrare le cose a nostro favore. L’accordo recentemente raggiunto dal ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, e dalle Regioni sull'attuazione in Italia della Politica agricola comune 2014-2020, che vale 52 miliardi di euro, assicura un sostegno ai settori portanti della nostra agricoltura, in particolare per quella lombarda, e garantisce quelle produzioni su cui si fonda lo straordinario successo del made in Italy all’estero, creando occupazione e sviluppo sul territorio».
Con l'approvazione nei giorni scorsi del pacchetto #campolibero è stato compiuto un altro passo in avanti a favore dell'agricoltura. «Il provvedimento – ha commentato il presidente di Coldiretti durante l'assemblea – ha recepito molte delle proposte formulate dalla nostra Organizzazione, come le misure a favore dei giovani. Positivo è anche l'impegno per la tutela della tipicità e della distintività delle produzioni agricole con l’introduzione di sanzioni per chi coltiva Ogm in Italia».
Brivio ha poi auspicato che lo sviluppo del settore possa essere accompagnato da un maggiore impegno sul piano della semplificazione. «Per molti di noi, ormai – ha affermato – la burocrazia può esser considerata un secondo lavoro. Coldiretti ha calcolato che per sbrigare la pletora di adempimenti che ci vengono imposti dobbiamo togliere alla nostra vera attività di impresa ben 100 giorni l’anno.
Nel settore vitivinicolo si contano 70 adempimenti burocratici, nel settore florovivaistico 57, nel settore orticolo 59, nel settore della zootecnia da latte 60, nel settore della zootecnia da carne 59».
Dopo aver ricordato il grande impegno di Coldiretti e i risultati ottenuti in difesa dei prodotti alimentari made in Italy (è stato deciso di togliere il segreto e di rendere pubblici i flussi commerciali delle materie prime provenienti dall’estero), Brivio ha parlato del prossimo obiettivo caro a Coldiretti: l’etichettatura obbligatoria dell’origine delle materie prime. Non di minore importanza la battaglia sul rinnovo del prezzo del latte, alla luce anche dell’imminente fine del regime delle quote latte.
«Dopo la boccata di ossigeno dell’ultimo accordo – ha rimarcato il presidente – i nostri allevatori hanno bisogno di ulteriori certezze per programmare il futuro delle loro imprese. Si è già messa in moto la macchina delle trattative, faremo il possibile affinché si possa arrivare a un traguardo che tenga conto delle reali condizioni del mercato del latte e risponda alle esigenze delle nostre stalle». «Nel 2015 – ha aggiunto Brivio – ci confronteremo con le agricolture di gran parte del mondo che arriveranno nel nostro paese per l’Expo. Sarà una grande occasione per noi, anche se purtroppo finora abbiamo sentito parlare di questa iniziativa soprattutto per gli scandali invece che per i temi che saranno al centro del dialogo e del confronto. Dobbiamo desiderare il massimo della pulizia per quell’infrastruttura, così come desideriamo il massimo di pulizia per il contenuto che ci mettiamo dentro: solo la grande agricoltura distintiva, solo l’industria alimentare pulita e trasparente, solo il vero made in Italy con i suoi prodotti e con i nostri volti».
Poiché in occasione di Expo 2015 numerosissimi visitatori transiteranno nella Bergamasca, al fine di valorizzare la capacità ricettiva del settore agricolo, il patrimonio culturale e le eccellenze agroalimentari, Coldiretti sta mettendo a punto uno strumento di promozione, sfruttando le potenzialità di Internet e le moderne tecnologie informatiche. «Lo abbiamo realizzato anche grazie al contributo della Camera di Commercio e lo presenteremo nei prossimi giorni. Parlando di Ente camerale, voglio esprimere tutta la mia preoccupazione per la situazione che si sta delineando – ha sottolineato Brivio -. La riforma che è stata prospettata per questi enti rischia di creare grossi scompensi per il nostro territorio. Per noi la Camera di Commercio è un interlocutore di rilievo per quanto riguarda la formazione, l’internazionalizzazione, l’assistenza alle imprese e il sostegno ai nostri progetti. A Bergamo poi, con l’azienda speciale Bergamo Sviluppo, ha saputo creare un sistema virtuoso che ha portato benefici importanti al nostro tessuto economico. Sarebbe veramente un peccato se questo patrimonio andasse perso in funzione di tagli generalizzati».
Il presidente ha poi puntato l'attenzione sul consumo di suolo nella Bergamasca. «Negli ultimi 10 anni – ha ricordato – nella nostra provincia abbiamo sprecato il 25% circa della superficie agricola, un vero e proprio scempio! Se continuiamo con questo trend, tra pochi anni non ci sarà più lo spazio neppure per far crescere un filo d’erba.
Ma le strade e le infrastrutture non portano solo asfalto e cementificazione. Molte nostre aziende, 131 per la precisione, interessate dalla realizzazione della Brebemi e della Tav sono ancora in attesa del pagamento degli espropri per un valore di oltre 4.600.000 euro. Per il 22 di luglio è stata annunciata l’inaugurazione in pompa magna delle Brebemi, ma i fondi espropriati per la sua realizzazione risultano essere ancora intestati agli agricoltori. Quando si sbloccherà questa assurda situazione? Siamo stanchi di promesse e vani interessamenti».




Cinque “project work” per dare un impulso al territorio

Un Polo in cui ospitare attività legate al mondo del gelato. Un’aggregazione nella filiera dell’industria estrattiva. Un piano per diffondere progetti aziendali che abbinino obiettivi di  responsabilità sociale a quelli del business. Una rivisitazione, in chiave 2.0, del baratto di beni e servizi, tra imprese. E uno studio degli effetti derivanti dall’applicazione di nuove tecnologie Internet ai processi di automazione di aziende manifatturiere. Sono le linee-guida dei cinque project work che i 43 partecipanti alla seconda annualità del Management Building Workshop (MBW) – il Laboratorio sperimentale di innovazione manageriale avviato da Federmanager Bergamo, Confindustria Bergamo e Fondirigenti nell’ottobre 2012 per formare neo dirigenti, quadri apicali e giovani imprenditori – hanno illustrato lo scorso 18 giugno, nella sede della Brembo al KilometroRosso, durante l’evento conclusivo del percorso di formazione, al termine del quale hanno ricevuto gli attestati di frequenza. “Cinque progetti di cui tutti noi siamo orgogliosi – ha commentato Bambina Colombo, presidente di Federmanager Bergamo – perché hanno messo in luce alcune potenzialità per rilanciare il nostro  territorio”.
“Il senso del ‘fare rete’ – ha puntualizzato Marco Bellini, componente del Comitato di presidenza di Confindustria Bergamo – è l’elemento che accomuna i cinque progetti. E noi lo abbiamo interpretato come un implicito riconoscimento, cioè, che nessuno è così intelligente come tutti messi insieme”.
La Rassegna ha deciso quindi di approfondire le tematiche oggetto delle tesine (da quelle di più facile intuizione fino a quella, l’ultima, decisamente più complessa), per coglierne le reali potenzialità, le tempistiche di effettiva applicazione fino ad immaginarne, in alcuni casi, gli effetti sulla quotidianità di ciascuno di noi.

Gruppo 1 / Polo orobico delle eccellenze
Un network per sviluppare  l'enogastronomia della Bergamasca

Dar vita ad un Polo di imprese bergamasche attive nella gelateria, valorizzandone l’intera filiera, è il primo obiettivo dichiarato; l’individuazione di una sede adeguata (Kilometrorosso e Point sono le due location prese in considerazione), il secondo; l’estensione del raggio d’azione alla pasticceria e alla ristorazione (in stretta relazione con l’agro-alimentare e l’eno-gastronomico del territorio), il terzo; il coinvolgimento di altri erogatori di attività formative, promozionali e culturali, finalizzate sia al business sia alla valorizzazione delle eccellenze bergamasche, il quarto.
Per realizzare questo ambizioso poker, i componenti del Gruppo 1 puntano alla costruzione di un nutritissimo network che, fra gli altri, comprenda: associazioni del settore food e imprese produttrici della tecnologia ad esso collegata; artigiani del gelato; realtà dell’agro-alimentare e dell’eno-gastronomico della provincia; Istituti professionali e Scuole alberghiere; Università, che si assumano il ruolo di supervisori della formazione; referenti regionali, nazionali ed internazionali legati al mondo del gelato artigianale di tradizione italiana; i media locali, nazionali ed internazionali, in un’ottica di continuo aggiornamento e confronto e casse di risonanza per informazione e comunicazione.
“L’attuale quadro socio-economico – spiega Aurora Minetti, project leader del Gruppo 1- chiede all’imprenditore di assumere atteggiamenti nuovi, adattandosi al cambiamento, ideando modelli organizzativi diversi dal passato”.

Gruppo 2 / L'aggregazione
Industria estrattiva, più sinergie per dare impulso al settore 

Un’ipotesi aggregativa, fra 10-15 imprese bergamasche del settore estrattivo, è al centro anche del progetto elaborato dal Gruppo 2. Dopo l’esperienza maturata fra il 2011 e il 2013 – quando alcune aziende  del comparto si misero insieme per definire e divulgare un piano di comunicazione finalizzato a far conoscere le varie tipologie di cave esistenti, i loro prodotti e i relativi utilizzi, proseguito anche nell’ambito dell’ultima edizione di BergamoScienza – il team di cui Matteo Assolari è stato portavoce ha deciso di fare un ulteriore passo in avanti, analizzando tutte le sinergie che si potrebbero realizzare lavorando insieme.
“Innanzitutto – spiega Assolari – si accrescerebbe il livello di managerialità, col passaggio da una gestione (spesso familiare) ad una modalità organizzativa che fruisca maggiormente di competenze specialistiche nelle attività ormai indispensabili per stare sul mercato: controllo di gestione, marketing strategico, politiche di prezzo, comunicazione e promozione”.
Vantaggi arriverebbero anche dalla maggiore massa critica della nuova realtà, le cui dimensioni aggregate la metterebbero nella condizione di diventare un “qualificato interlocutore” delle Pubbliche amministrazioni.
“Ma ci sarebbero anche effetti sui bilanci delle aziende” suggerisce Assolari. “Si potrebbero snellire  le strutture delle aziende, ottimizzando ruoli e mansioni attualmente duplicati, e si potrebbero fare maggiori investimenti in innovazione tecnologica e ricerca e sviluppo, grazie ad un più efficiente utilizzo delle risorse finanziarie ma anche del know how collettivo”. In questo modo, immagina Assolari anche a nome dei suoi colleghi di corso, si potrebbero creare opportunità oggi irraggiungibili da soli: come analizzare mercati esteri, dare vita ad azioni di internazionalizzazione, fare progetti di recupero coordinati e ottenere finanziamenti partecipando insieme a bandi regionali ed europei, oppure ancora mettere in campo una maggiore forza sia economica che produttiva.

Gruppo 3 / Welfare ed etica d’impresa
Responsabilità sociale, un' Officina tra aziende per condividere le esperienze

Il Gruppo 3 si è concentrato sull’analisi di alcuni progetti attuati da imprese bergamasche che hanno aderito alla rete Workplace Health Promotion (WHP), nata dalla collaborazione tra Confindustria Bergamo e l’ASL provinciale (oltre 200 imprese aderenti allo scopo di promuovere salute e benessere dei loro 85 mila dipendenti). “In particolare – spiega Edoardo Locatelli, uno dei due team leader – abbiamo voluto verificare se e come le imprese del nostro territorio si siano distinte per progetti che abbiano coniugato obiettivi aziendali (dalle caratteristiche innovative oltre che sostenibili nel tempo) col concetto di responsabilità sociale”.
“Esemplare – sottolinea Locatelli – quanto fatto a Comun Nuovo dove i vertici dell’Heineken, una volta adottato il programma WHP, hanno collaborato col Comune nella realizzazione di una pista ciclabile che, oltre ad incoraggiare i dipendenti dell’azienda (il 70% dei quali vive in zona) ad un salubre utilizzo della bici per andare  al lavoro, riduce sensibilmente i pericoli lungo la limitrofa arteria stradale”.
Finiti i bilanci, lo sguardo punta deciso al futuro. “Il prossimo passo – spiega Giangi Milesi, project leader in seconda del Gruppo – riguarda la creazione di Orsa, acronimo di Officina (bergamasca permanente) responsabilità sociale d’azienda. Una realtà che realizzi una mappatura di tutte le esperienze in corso e che pubblichi un Quaderno â€ sempre aggiornato ‐ delle migliori pratiche”. Tra gli obiettivi di Orsa c’è la creazione di una ‘rete’ di cui facciano parte ASL, Università e Camera di commercio. Per i componenti del Gruppo 3, l’Officina dovrebbe diventare un luogo reale (oltre che virtuale) in cui gli imprenditori raccontino, in prima persona, ai loro colleghi le esperienze maturate in tema di responsabilità sociale, in modo che le migliori pratiche siano diffuse attraverso processi imitativi. “Abbiamo immaginato l’Orsa come una struttura che accompagni le aziende che vogliono accostarsi alla responsabilità d'impresa, mostrando i vantaggi concreti che questa offre in termini di risultati aziendali oltre che fiscali e contributivi. Suggerendo anche  soluzioni vantaggiose come collaborazioni interaziendali o con organizzazioni no profit o come l'utilizzo dei contratti di rete” conclude Milesi. 

Gruppo 4 / A model for barter: how does it work?
Il baratto tra imprese per scambiarsi beni e servizi

Sulla rivisitazione, in versione 2.0, della datata pratica del  baratto è imperniato invece il progetto su cui si sono concentrati i componenti del Gruppo 4. “Abbiamo provato ad immaginare – spiega il project leader Giancarlo Berno – se, in un contesto di crisi prolungata come quello che stiamo vivendo, si possa immaginare che anche in Italia – così come succede negli Usa, dove le 480mila imprese associate genererebbero circa 12 miliardi di investimenti – il Corporate Barter possa prendere piede, dando vantaggi a chi ne fa uso”.
Ma cos’è il Corporate Barter? “E’uno strumento finanziario a disposizione delle imprese, che prevede uno scambio reciproco di beni o servizi senza la movimentazione di denaro; chi vende assume crediti, chi acquista assume debiti che saranno periodicamente regolati da un circuito (Barter Company) che gestisce la compensazione e da precise norme del codice civile”.
Prodotti, servizi e conoscenze potrebbero rappresentare tre ambiti di applicazione del Corporate Barter. Qualche esempio? “Un’azienda produttrice di bottiglie in vetro – racconta Berno – ha pagato la propria sede corrispondendo un parte del dovuto e saldando il resto con proprie bottiglie. Un piccolo studio di formazione aziendale ha scambiato, con un rivenditore di apparecchi elettronici la realizzazione di un impianto di gestione domotica del proprio ufficio al posto di corsi di formazione ad hoc per alcuni nuovi venditori”.

Gruppo 5 / Internet delle cose
Dal Web applicazioni su macchinari per l'automazione industriale

“Premesso che con l’espressione Internet of Things (IoT), usata per la prima volta nel 1999 al MIT di Boston, si intende il concetto di applicazione, a cose e ad ambienti, di più forme di tecnologie che consentono ad ogni oggetto e luogo concreto di essere connesso alla rete tramite sensori – esordisce Roberto Fustinoni, project leader del Gruppo 5 – studiosi e osservatori ritengono che lo IoT sarà in grado di rivoluzionare la progettazione e l’erogazione di servizi sia ai cittadini sia alle aziende, con le nuove tecnologie internet applicabili anche ai processi di automazione industriale”. Come? “In uno scenario in cui oggetti e persone potranno comunicare tra loro, scambiandosi informazioni in modo diretto e immediato, gli oggetti acquisiranno una sorta di ‘intelligenza’, adattando il loro comportamento, a seconda delle informazioni e delle situazioni che si verificano nel mondo reale” aggiunge Fustinoni.
Insomma, un settore strategico per l’economia (entro l’anno prossimo saranno investiti 800 milioni di dollari) e dalle enormi potenzialità, “tale da farci immaginare di essere all’alba di una rivoluzione dai contorni ad oggi imprevedibili, ma certamente affascinanti” prosegue Fustinoni. Che conclude: “Il risvolto della medaglia è rappresentato dalle potenziali minacce che strumenti così potenti potrebbero generare, soprattutto per ciò che concerne vulnerabilità informatiche e tecnologiche. Ma è indubbio che chi saprà meglio assecondare questi sviluppi avrà vento a favore nel business del futuro”.




Internazionalizzazione, i Giovani imprenditori fanno squadra

Si chiude l’anno accademico di “Let’s Synergy” che ha visto tra i banchi i giovani imprenditori delle principali associazioni di categoria bergamasche impegnati in lezioni di export, affascinati da case histories di successo, alle prese con social network, differenze culturali da considerare, dati e prospettive da ponderare e prendere in considerazione. È in programma giovedì 3 luglio, alle 19, al Castello di Malpaga, storica residenza in Lombardia del Capitano Bartolomeo Colleoni, l’ultimo appuntamento del percorso formativo Let’s Synergy International, promosso dal Coordinamento dei Gruppi Giovani di Ascom, Ance, Confartigianato e Confindustria per orientare i giovani capitani di impresa.
Il tema al centro dei cinque incontri che si sono svolti sin ora a partire dal primo appuntamento a novembre, hanno avuto al centro l’internazionalizzazione e l’export. Per far allargare gli orizzonti imprenditoriali e dare una svolta allo sviluppo globale della propria attività, il tema dell’internazionalizzazione è stato affrontato sotto diversi aspetti tra i quali la crescita di marginalità, l’efficienza organizzativa e le forme d'aggregazione all’estero, la comunicazione innovativa, l’uso dei social network e il posizionamento sui motori di ricerca e sui mercati internazionali, fino alla gestione del personale, alla formazione e al multiculturalismo. "Per fare business è anche indispensabile avere capacità di negoziare all’interno di culture diverse, consapevoli delle differenze e instaurando una comunicazione efficace ed opportuna tra le parti" sottolinea Nicol Perquis, team leader del percorso formativo.
Durante la serata finale i giovani imprenditori saranno coinvolti insieme ai presidenti senior, ai presidenti junior e ai funzionari delle organizzazioni che nel 2013 hanno dato vita al Coordinamento in un avvincente gioco formativo a squadre, che si propone di stilare una sorta di vademecum necessario per approcciarsi all’export. La serata conclusiva rappresenta anche l’occasione per analizzare gli importanti spunti emersi negli incontri precedenti che hanno permesso ai partecipanti di sviluppare spirito di squadra e visioni strategiche. Imprenditori junior e senior fanno il punto sul percorso intrapreso finora. 

Il presidente dell'Ascom e della Camera di Commercio
Malvestiti: "Bisogna creare un nuovo modello territoriale"

“Le esperienze internazionali dei distretti del commercio ci insegnano che essi rappresentano senza dubbio il futuro e la sfida del terziario, attraverso l’esigenza di fare rete e di creare un nuovo modello territoriale dal respiro internazionale. Chiediamo ai nostri giovani di portare la loro freschezza all’interno dei nostri borghi, implicandosi nei distretti del commercio, strumento privilegiato per il rilancio del settore soprattutto in  vista di Expo 2015. L’Esposizione Internazionale ci consentirà di confrontarci con il resto del mondo e di mettere alla prova la nostra capacità di accogliere visitatori e turisti provenienti da centinaia di Paesi. Sul fronte dell’internazionalizzazione, i dati congiunturali mostrano una sostanziale tenuta dell’export, un motivo in più per allargare i confini imprenditoriali in questo momento storico. Nella promozione del territorio all’estero si inserisce, oltre ai contratti siglati con i Paesi che parteciperanno all’Esposizione, l’accordo siglato con la Camera di commercio nazionale cinese a Pechino per promuovere i nostri prodotti in un mercato in grande fermento come quello cinese”.

Giovani Imprenditori dell'Ascom
Bonicelli: "La sfida da cogliere è quella di aprirsi al mondo"

“Il fare rete realmente o virtualmente è stimolante, perché ci permette di trovare e sperimentare nuove opportunità, condividere esperienze e allargare i nostri confini. La comunicazione, intesa nel suo significato tout court di mettere qualcosa in comune con gli altri, è il primo fondamentale passo di questo processo e i social network offrono oggi la possibilità di essere costantemente connessi con il mondo intero. La sfida da cogliere, specialmente per le piccole attività del commercio, del turismo e dei servizi, è quella di aprirsi al mondo e per farlo basta un click. Internet moltiplica le opportunità e i social consentono di amplificare gli effetti, di promuovere costantemente la propria attività, di intercettare i bisogni e di stare più vicini ai nostri clienti. Il lavoro fatto sui social network ci ha educato ad aprirci, a fare attenzione a ciò che accade attorno a noi e a valorizzare il nostro territorio, i nostri legami e le nostre imprese. Basta solo mettersi alla prova con strumenti innovativi per aprire al mondo la porta della propria attività”.

Il presidente di Confartigianato Bergamo
Carrara: "Sempre più decisiva la condivisione delle proprie capacità"

“I nostri Giovani imprenditori, con il percorso “Let’s Sinergy International” hanno dimostrato di saper mettere in pratica concetti su cui stiamo insistendo da anni, che sono ormai necessari per la competitività e per saper guardare con occhi nuovi un mondo completamente cambiato: ovvero l'esser in grado di fare squadra, l’aggregazione, la condivisione di reciproche capacità per raggiungere obiettivi comuni”. Il primo passo sta nella formazione: “Abituarsi a questo modo di lavorare, già a partire dalla formazione, è un investimento per il futuro dell’imprenditoria, soprattutto quella medio-piccola che di fronte a un mercato sempre più complesso e tecnologico rischierebbe di essere tagliata fuori. Una della chiavi di volta per essere competitivi è, inevitabilmente, l’internazionalizzazione. E in questa direzione anche le Organizzazioni di rappresentanza devono fare la loro parte, investendo sull’alta formazione, sull’organizzazione di missioni all’estero, sulla preparazione linguistica e culturale, oltre che commerciale”.

Il presidente dei Giovani Artigiani
Lo Sasso: "Ci deve essere la volontà di guardare oltre il nostro orticello"

“Con il Coordinamento Giovani Bergamaschi abbiamo superato i nostri confini sotto diversi aspetti per valicare i nostri orizzonti in modo strutturale e culturale, analizzando dati sull’export e prestando attenzione a come si muove il resto del mondo. Mentre si lavorava insieme per un unico obiettivo ci siamo accorti che noi per primi, con le nostre associazioni, siamo riusciti a superare i confini di appartenenza. Il percorso “Let's International” anche quest’anno ha contribuito a farci cambiare culturalmente. La vera apertura a nuovi mercati e clienti internazionali parte dalla nostra testa e dalla nostra volontà di guardare oltre il nostro orticello. Come presidente dei Giovani Artigiani, mi sento di proseguire nella strada della contaminazione con i rappresentanti delle altre associazioni perché il valore aggiunto risiede nella diversità che favorisce la complementarità”.

Il presidente di Ance
Bettineschi: "Unire le forze per valorizzare il territorio"

“Per competere sui mercati internazionali bisogna “fare rete”: da soli e senza esperienza non si va da nessuna parte o quasi. Oggi come non mai la crisi dell’edilizia impone un cambio di mentalità. Occorre mettersi insieme unendo le migliori specializzazioni: sono convinto che chi saprà cogliere le giuste opportunità avrà successo, data l’alta qualità del nostro personale e del know-how che possiamo esprimere. Questo percorso ha portato a tracciare incontro dopo incontro un percorso comune, rispondendo all’esigenza di unire le forze per valorizzare il nostro territorio”

I Giovani Imprenditori di Ance
Fiumi: "Sarà premiato chi saprà muoversi in modo veloce"

“A fronte di un mercato interno ancora fermo, saranno premiate le imprese che sapranno muoversi in modo veloce, rispetto a chi fatica ad adattarsi ai cambiamenti: noi giovani siamo pronti a cogliere questa  sfida. Non possiamo stare con le mani in mano a guardare il mondo che cambia. Dobbiamo aprire nuove opportunità e sbocchi allargando i nostri confini”.

Presidente Confindustria Bergamo
Galizzi: "Importante spingere la promozione della cultura d'impresa"

“Da alcuni anni il supporto ai processi di internazionalizzazione delle imprese associate rappresenta uno degli asset prioritari, insieme all’education e all’innovazione tecnologica e organizzativa, su cui sono focalizzati il nostro impegno, i nostri progetti e le nostre azioni. Le ultime rilevazioni congiunturali confermano gli esiti positivi  dello sforzo compiuto dalle aziende bergamasche per rimanere competitive sui mercati internazionali, reagendo alla crisi e arginando almeno alcuni degli effetti negativi. Alla luce di quest’analisi, dunque, risulta particolarmente evidente l’importanza di proseguire nella promozione e nel sostegno di una cultura d’impresa sempre più aperta ai mercati, anche accompagnando le imprese che fino ad oggi non hanno manifestato la necessaria sensibilità in tal senso, ancorate a modelli rigidi e anacronistici. Grazie a Let’s Sinergy si è avviata una riflessione comune tra le diverse Associazioni giovanili utile per sostenere un nuovo modello di sviluppo, elaborato anche grazie allo scambio e al dibattito aperto fra le nuove generazioni imprenditoriali provenienti da diversi settori”.

Giovani Imprenditori di Confindustria
Bellini: "Dobbiamo innalzare lo sguardo oltre i cancelli delle aziende"

“Siamo tutti consapevoli dell’importanza di crescere all’estero, una strada che molte nostre imprese hanno intrapreso da tempo  ma, come hanno ben evidenziato nei loro interventi gli esperti di Porsche Consulting, il responsabile di divisione Josef Nierling e il project management Giovanni Notarnicola, per massimizzare i benefici di questo significativo passo è necessario poter contare su una chiara visione strategica e su una organizzazione adeguata. Valori che si declinano, per esempio, nella  capacità di compensare le variazioni della domanda in mercati diversi e nella possibilità di dedicare nuovo personale all’espansione oltre frontiera. L’esperienza di numerose imprese dimostra che, indipendentemente dalla dimensione, la spinta verso l’internazionalizzazione, se ben gestita, è un potente fattore di modernizzazione dell’azienda. Occorre accompagnare gli imprenditori, supportandoli nelle azioni volte a favorire nuove opportunità di business, che si possono cogliere innalzando lo sguardo oltre i cancelli delle aziende, allargano i confini d’osservazione e favorendo lo scambio di riflessioni ed esperienze”.




Mondiali, su Affari di Gola i locali bergamaschi con i sapori “do Brasil”

La febbre da Mondiali declinata in chiave gastronomica. Ci ha pensato la rivista Affari di Gola a scovare alcuni locali a Bergamo dove gustare, assieme alle partite, un po’ dell’atmosfera e dei sapori “do Brasil”. Ma ha anche trovato una chef bergamasca che a San Paolo ha iniziato una nuova avventura, importando prodotti tipici e di qualità ed aprendo una gelateria che esalta il made in Italy. Nel numero di giugno, in edicola e on line, si incontrano anche pagine più nostrane, come quelle dedicate ai mille volti della polenta nella storia, mentre il noto nutrizionista Giorgio Calabrese ristabilisce alcune verità su formaggi e salute. Sul fronte della produzione, il focus è puntato sull’allevamento dei suini e sul progetto del marchio “Bassabergamasca” per valorizzare la filiera locale della carne, e tornando a tavola, ci si può lasciare tentare dalle insalatone speciali o dai nuovi locali assaggiati per i lettori.
Quaranta pagine tutte da leggere e gustare!