Fiori, la Regione studia dei “paletti” alle vendite benefiche

fiori vendita beneficaÈ un problema annoso per i fioristi, al centro di numerose segnalazioni e iniziative da parte delle associazioni di categoria: regolamentare la vendita benefica di fiori per non danneggiare le attività tradizionali e stabili. L’argomento è stato affrontato giovedì 19 marzo in Regione dalla IV Commissione – Attività produttive che si prepara alla votazione del progetto di legge per integrare la legge regionale 2/2010 in materia di commercio e fiere. Il provvedimento in esame (relatore Antonello Formenti, Lega Nord) chiede di disciplinare in maniera più precisa le vendite temporanee da parte di enti non commerciali, con specifico riferimento alle tante iniziative che prevedono l’allestimento di banchetti e gazebo che offrono piante e fiori a sostegno alle più diverse cause. La Commissione, presieduta da Angelo Ciocca (Lega Nord), ha incontrato in audizione i rappresentanti di Confcommercio (tra i relatori Giovanna Mavellia, segretario generale lombardo) e delle associazioni di fioristi. Il nodo da sciogliere, al vaglio sia dell’ufficio legale del Consiglio che di Confcommercio, riguarda la possibilità di inserire nel dispositivo una distanza minima tra banchetti benefici e negozi di fiori e se le direttive della Bolkestein siano applicabili o meno a soggetti non commerciali. La Commissione ha poi approvato all’unanimità un nuovo progetto di legge in materia di contrasto alla ludopatia, anche per adeguarsi alle continue novità nel campo del gioco d’azzardo elettronico. Il nuovo progetto di legge (relatore Fabio Rolfi, Lega Nord) modifica la recente legge regionale 8/13 ma anche la legge 12/05 sul Governo del territorio e la legge 6/10 su commercio e fiere. Tra le novità, l’introduzione di una distanza minima di 500 metri tra attività analoghe.




Bergamo Wine 2015, il fuori Expo orobico si presenta al Vinitaly

Bergamo WineLunedì, al Vinitaly, nello stand del Consorzio Tutela Valcalepio, verrà alzato il sipario su Bergamo Wine 2015. La kermesse che promette di mettere in scena, nel cuore della città, il meglio dell’enogastronomia italiana, sarà presentata dal presidente dell’associazione Signum, Raoul Tiraboschi, alla presenza del ministro delle Politiche Agricole e Forestali, Maurizio Martina, del Sindaco di Bergamo, Giorgio Gori e del presidente del Consorzio Tutela Valcalepio, Emanuele Medolago Albani. Ospitata tra le braccia della Domus Bergamo, nella centralissima piazza Dante, Bergamo Wine 2015 offrirà a turisti e cittadini la possibilità di scoprire gusti, culture e tradizioni, in primis del territorio bergamasco, grazie ad una selezione rappresentativa del panorama enologico delle Doc orobiche (Valcalepio e Terre del Colleoni), della Docg Moscato di Scanzo e della sua Igt Bergamasca. Domus Bergamo sarà anche palcoscenico per la presentazione al pubblico di alcune tradizioni enologiche internazionali, grazie alla collaborazione stabilita con il Concorso Enologico Internazionale “Emozioni dal Mondo Merlot e Cabernet Insieme”. Ampio spazio verrà inoltre dato al mondo enologico italiano passeggiando tra 100 vini da vitigni autoctoni in degustazione permanente.




Gori incontra il jazzista Enrico Rava

Un incontro informale durato più di mezz’ora, dai toni amichevoli e dall’atmosfera informale: il sindaco di Bergamo Giorgio Gori ha ricevuto così a Palazzo Frizzoni Enrico Rava, il grande musicista e direttore artistico di Bergamo Jazz, festival inaugurato ieri in Città Alta e che oggi sbarca negli spazi della DomusBergamo e al teatro Donizetti.

L’ultimo direttore artistico di Bergamo Jazz ad essere ricevuto nelle sale del sindaco di Bergamo fu il pianista statunitense Uri Caine, che incontrò nel 2007 il primo cittadino di allora Roberto Bruni.

Durante l’incontro, al quale hanno preso parte anche l’Assessore alla Cultura del Comune di Bergamo Nadia Ghisalberti, il direttore del Teatro Donizetti Massimo Boffelli e la moglie del grande jazzista torinese, il sindaco Gori ha dimostrato tutta la sua curiosità nei confronti del Festival, ricordando di aver assistito, poco più che quindicenne, al concerto che nel 1975 Charles Mingus aveva tenuto al Palazzetto dello Sport di Bergamo. Rava ha avuto modo di ripercorrere la storia recente del Festival, di raccontare al sindaco le idee sottese all’edizione 2015 di Bergamo Jazz, ma anche di esprimere diverse idee circa il futuro e i possibili sviluppi di uno dei più antichi e importanti appuntamenti italiani con la musica jazz




La sfida di Rossi? “Far pensare in grande i Comuni”

Rossi ProvinciaIeri, nella sala consiliare di via Tasso, il presidente della Provincia Matteo Rossi ha ricevuto i 68 giovani alunni delle classi quinte della scuola primaria Capitanio di Bergamo. La vivace e numerosa comitiva ha visitato il Palazzo e, soprattutto, intervistato il presidente. Intervista che ha riguardato innanzitutto l’Ente anche alla luce dei cambiamenti in corso in questi mesi: i bambini infatti stanno studiando l’ordinamento della Repubblica italiana e hanno potuto quindi approfondire il nuovo ruolo dell’ente provinciale e le nuove modalità di elezione del presidente. Ma non sono mancate le curiosità e le domande di carattere più personale: “Il suo lavoro è noioso o divertente?”, “È contento del suo ruolo nella politica?”, “È simpatico il sindaco di Bergamo? Ci ha mai discusso?”, “Quanto guadagna al mese? Guadagna di più di Gori?”, “Si sente importante?”.

Rossi ha risposto stringe la mano all’insegnante fuori dal PalazzoIl presidente Rossi ha saputo stare “sotto torchio” e rispondere a tutti i quesiti che gli sono stati posti. Alla domanda su come è organizzata la giornata del presidente ha risposto: “Al mattino non sono qui, svolgo il mio lavoro, che è il più bello del mondo, quello dell’insegnante. Il lavoro da presidente inizia invece alle 14 nel mio ufficio e la sera la dedico a girare il territorio, a incontrare le persone e a ascoltare i problemi. A volte il sabato e la domenica ci sono momenti belli, inaugurazioni, celebrazioni, a cui il Presidente viene invitato”.

L’incarico più complicato? “Trovare i soldi per realizzare i nostri progetti. Compito della mia carica è anche vivere giorni come questo di oggi, cioè, incontrare le persone e ascoltarle. Quelli sono i momenti migliori, i più piacevoli. Per chi ha scelto di fare politica, stare in mezzo alle persone è la cosa migliore che può capitare. Se ciò non ti piace è inutile fare politica”.

Cosa ha in progetto? “Le due cose che lasceremo in eredità: la prima aiutare i Comuni a lavorare insieme (abbiamo fatto il primo passo con il nuovo Statuto). La seconda, riuscire a farli pensare in grande, su misura europea”.

Alla fine dell’incontro, Rossi ha salutato i ragazzi, uno per uno, e ha donato loro, come ricordo della giornata, un gioco educativo sul mondo rurale e un plico con la storia dello stemma della Provincia.




Se volete saperne di più sulle 240 fontane di Bergamo ora c’è un libro

Le fontane di BergamoUn libro per avvicinare i lettori alla storia evolutiva della fruizione dell’acqua a Bergamo. Un viaggio nel tempo che parte da molto lontano, dai primi insediamenti orobi sui colli bergamaschi e che, passando tra l’avvicendarsi di popoli invasori, la creazione dei primi acquedotti e la costruzione delle prime rogge, ci conduce ai giorni nostri, mostrandoci passo dopo passo i cambiamenti ai quali il territorio è stato sottoposto.

Il libro “Le fontane di Bergamo” di Gianluca Licata, studente dell’Accademia Carrara di Belle Arti di Bergamo, è nato da un’idea dell’autore presentata per l’edizione 2013 della mostra concorso d’arte “Acqua stile libero” promossa dal Consorzio di Bonifica della Media Pianura Bergamasca.

Il libro si divide essenzialmente in due parti. La prima offre una panoramica delle vicende e delle dinamiche che hanno generato lo stretto connubio tra acqua e sviluppo della città: dai primi insediamenti degli Orobi agli acquedotti romani, dalle fontane medievali e rinascimentali alle epidemie ottocentesche derivate dalla scarsità di acqua corrente, per arrivare infine ai nuovi acquedotti costruiti nel Novecento.

La seconda parte del volume, invece, completa il lavoro di ricerca storica attraverso un catalogo schematico di tutte le 240 fontane e vedovelle dislocate sul territorio cittadino. Vere bellezze monumentali e patrimoni architettonici, individuabili dal lettore grazie a una mappa che consente la riscoperta dell’elemento acqua a Bergamo.

Protagonista indiscussa del libro è dunque l’acqua, elemento essenziale che da millenni condiziona la nascita degli insediamenti umani e il loro sviluppo. Non fa eccezione la città di Bergamo che, sebbene priva di un fiume vero e proprio, è da sempre legata a questa importante risorsa attraverso uno stretto rapporto. E non è un caso che il libro sia stato presentato proprio oggi, due giorni prima della “Giornata mondiale dell’acqua” in programma domenica 22 marzo.

«Il Consorzio di Bonifica della Media Pianura Bergamasca – ha dichiarato il presidente del Consorzio, Franco Gatti – ha sempre considerato fondamentale avviare le persone alla conoscenza del lavoro svolto dall’ente in materia di tutela del territorio, adeguamento delle strutture alle esigenze in continua evoluzione, salvaguardia delle opere e prevenzione futura. E’ nostra ferma convinzione che la conoscenza non possa prescindere dalle attività svolte dall’anno di istituzione del nostro ente ad oggi ed è altrettanto ferma la convinzione che non possa prescindere nemmeno dalla sua storia. Ecco il motivo che ci ha spinto a patrocinare l’uscita del presente volume – ha concluso il presidente -. Un libro che delinea un percorso dai tempi dei primi insediamenti sul territorio fino ai giorni attuali in termini di fruizione dell’acqua, individuando i momenti fondamentali che hanno donato a Bergamo il volto attuale».

«Il libro “Le fontane di Bergamo” – ha dichiarato l’autore Gianluca Licata – è dedicato alla città, alle sue strade, ai suoi parchi, alle grandi piazze e ai vicoli nascosti, ai suoi mattoni e alle foglie degli alberi, alle colline, alle pianure, ai luoghi che la rendono unica. Ma è dedicato soprattutto alle persone che hanno costruito la città di Bergamo, a tutti i protagonisti della storia che l’hanno rispettata e a tutti i coloro che l’hanno saputa valorizzare».

L’assessore Zenoni del Comune di Bergamo, con cui il Consorzio collabora e si confronta continuamente, ha dichiarato: «Ho seguito di persona le fasi di realizzazione di quest’opera e devo dire che si tratta di un lavoro molto ben strutturato e di grande utilità. La metodologia adottata nella catalogazione delle fontane di Bergamo è stata particolarmente efficace e la stessa metodologia potrà essere utilizzata in futuro dallo stesso Comune di Bergamo nell’ambito del proprio operato. Le fontane e le vedovelle sono uno spaccato di vita vissuta che attraverso questo libro vengono ampiamente valorizzate. Contiamo presto – ha concluso l’assessore – di organizzare anche una mostra dedicate a quest’opera».

 




Indice di felicità, Bergamo è prima in Lombardia

Non c’è solo l’eclissi a caratterizzare la giornata di oggi. Da tre anni a questa parte, il 20 marzo è la Giornata mondiale della Felicità indetta dall’Onu ed è in questa occasione che Voices from the Blogs (spin-off & start-up dell’Università degli Studi di Milano, osservatorio permanente di quello che si dice e si discute in rete, attraverso l’utilizzo di avanzate metodologie statistiche e tecniche informatiche disegnate appositamente per la Sentiment Analysis) ha svelato, nell’e-book “iHappy 2014” edito dal Corriere della Sera, l’andamento della felicità in Italia nel corso dell’anno, dal primo gennaio (che risultato il giorno più felice del 2014) fino al 31 dicembre.

In base al contenuto di circa 40 milioni di messaggi su Twitter raccolti quotidianamente nelle 110 provincie italiane e analizzati per produrre l’indicatore iHappy, emerge che nel 2014 la palma di capitale della felicità è stata assegnata a Cagliari. In fatto di felicità la Sardegna si conferma dunque sugli scudi e dopo Oristano (prima in classifica nel 2012), stavolta è il capoluogo sardo ad aggiudicarsi il primato (con un indice di iHappy pari al 67,4%). Al secondo posto troviamo Lecce (67,1%), seguita da Genova (già vincitrice un anno fa). Bene anche Parma (65,9%), che da tre anni di seguito si colloca nella top ten delle più felici. Con poche eccezioni, le grandi metropoli finiscono invece in fondo alla classifica a conferma di un trend già emerso lo scorso anno e che porta complessivamente il valore medio di felicità italiano nel 2014 a scendere rispetto al 2013 (-1.8 punti: dal 60,4% del 2013 al 58,6% del 2014) . Tra stress, traffico (e delusioni calcistiche) la più triste del 2014 è stata infatti Milano, ultima con un non invidiabile 44,3% di punti felicità, ma con l’augurio che nel 2015 l’arrivo di Expo possa portare con sé anche una ventata di buonumore. Male anche Napoli (penultima col 45,2%) e Roma (49,2%). Situazione complicata anche a Palermo (53,9%) e Torino(53,2%), così come per Venezia (49,4%), che rimane nella top-ten delle dieci provincie meno felici. Perde terreno anche Bologna (accomunata in questo alle altre provincie emiliano-romagnole) che scende di ben 39 posizioni e si ritrova a centro classifica (48° posto col 59,8%) assieme a Firenze (59,1%). Balzo in avanti notevole invece per La Spezia (che recupera 50 posizioni in graduatoria), Pisa (+40) e Catania (+39).

E Bergamo?

Si è attestata a metà classifica, al 53esimo posto con un indice di iHappy pari al 58,8%, perdendo sette posizioni rispetto al 2013. La performance migliora leggermente nella graduatoria tra le province più popolose, sopra cioè i 900mila abitanti. In questo caso la Bergamasca è sesta su 15, dietro Bari, Salerno, Catania, Bologna, Firenze e prima di Brescia. Ma è nel confronto con tutte le altre province lombarde (dove il valore medio dell’anno si è attestato a 50,8%) che Bergamo primeggia collocandosi in cima alla classifica, seguita da Cremona (57,4%), Mantova (55,9%), Brescia (54,8%), Sondrio (52,3%), Como (50,8%), Varese (49,5%), Monza e Brianza (46,6%), Lodi (45,7%), Pavia (45,5%), Milano (44,3%). Nella nostra provincia è stato registrato anche il giorno più felice a livello regionale: lo scorso 27 luglio. Cosa accadeva di speciale? Lo studio associa l’innalzamento dei valori all’imminente apertura dell’autostrada A35, 0ssia laBrebemi. Negli ultimi sette giorni, invece, Bergamo è stata meno brillante, collocandosi al 65esimo posto con un indice del 34,5%. Ma oggi è la giornata della Felicità e chissà che non si ricominci a twittare positivo

Cosa determina la felicità

Spesso sono le feste a fare la differenza: nei giorni festivi in Italia la felicità cresce mediamente di +2,2 punti, spiega lo studio. Ma la festa è sinonimo di felicità solo quando non cade di sabato o di domenica, altrimenti diventa un “ponte sprecato” (iHappy -3,1 in media quando una festività non è in un giorno feriale). Italiani più felici però anche a San Valentino (+2,6) e l’8 marzo(+4,5), mentre lo spostamento di lancette dovuto all’ora solare/legale crea ansia e depressione (iHappy -3,4). Si dice che non siano i soldi a fare la felicità, ma in tempi di crisi economica l’italiano sorride (anche) quando gli affari vanno bene: nel 2014 l’andamento di Piazza Affari ha infatti influenzato anche iHappy: 5mila punti in più nell’indice MIB a fine seduta comportano una crescita di 1,7 punti nell’indice iHappy del giorno successivo. D’altra parte il giorno in cui una buona parte di italiani riceve la busta paga (il 27 di ogni mese) è un giorno mediamente più felice degli altri (+4,2 punti). Ma oltre all’economia anche il sole ed il mare hanno la loro importanza. Risalendo la penisola da sud a nord la felicità infatti diminuisce: due gradi in più di latitudine (equivalenti a spostarsi da Crotone a Frosinone, o da Bologna a Bolzano) fanno scendere iHappy di 1,2 punti, tranne nelle province in cui c’è il mare. Muoversi dalla Sicilia alla Liguria dunque non produce cambiamenti nel buonumore degli italiani. Insomma, c’è chi twitta felicità perché ha il sole, chi perché ha il mare.

La felicità nelle 24 ore

In una giornata tipo si osserva un primo picco di felicità tra le 7:15 e le 7:32 di mattina, quando si prende il primo caffè, ma poi l’indice crolla verso le 9, quando in molti uffici si inizia a lavorare. La felicità torna a salire a partire dalle 11 e tocca un massimo attorno alle 13:20, durante la pausa pranzo. L’umore scende di nuovo intorno alle 17, quando la stanchezza inizia a farsi sentire, e risale quando gli italiani iniziano ad uscire dal lavoro fino alle 18-18:30 circa. A questo punto si entra però negli orari dei pendolari e, tra traffico e treni in ritardo, iHappy torna a scendere tra le 19 e le 20. La serata mostra una ripresa fino, ma verso l’1, tra malinconia per il giorno che si conclude e ansie per ciò che ci aspetta la mattina seguente la felicità tocca nuovamente il fondo.

È possibile controllare l’indice di felicità aggiornato agli ultimi sette giorni su http://www.blogsvoices.unimi.it/list.html

iHappy2014 – la classifica

iHappy2014 – Lombardia




All’Accademia del Gusto il pasticcere di fama internazionale Leonardo Di Carlo

di carloIl 3o e 31 marzo il pasticcere di fama internazionale, giudice di “Il più grande pasticcere”, il primo reality per la pasticceria da poco andato in onda, sarà all’Accademia del Gusto di Osio Sotto per due golosi seminari con degustazione dedicati a ristoratori e pasticceri. Il primo corso, in programma lunedì 30 dalle ore 9 alle 13 e dalle 13.30 alle 17.30, si intitola  “Il carrello dei dolci” ed è rivolto ai ristoratori. Nel corso della giornata Di Carlo, campione del Mondo a Rimini nel 2004 e collaboratore della rivista Pasticceria Internazionale e di altre riviste specializzate del settore, spiegherà i segreti dell’arte pasticcera e ricette di torte inedite e di veloce realizzazione, per valorizzare il proprio carrello dei dolci e congedare il cliente con accostamenti inediti e d’effetto, nel rispetto dei tempi di servizio del ristorante. Per ogni ricetta elaborata verranno trattati in maniera approfondita i parametri per una corretta messa in linea e organizzazione del servizio, in un’ottica di ottimizzazione dei tempi vicina alle esigenze di una brigata di cucina. Il secondo seminario, fissato per martedì 30 negli stessi orari, sarà dedicato alla “La pasticceria salata”, ed è indirizzato sia ai professionisti della ristorazione che della pasticceria. La giornata formativa sarà in questo caso un’appassionante viaggio alla scoperta della pasticceria salata e in particolar modo di un nuovo e intrigante modo di realizzarla e servirla. Permetterà di approfondire i metodi e le tecniche per realizzare impasti e basi per la produzione salata e di andare oltre la pasticceria conosciuta per esplorare preparazioni raffinate, accostamenti fantasiosi e ottenere così torte, quiche, brioche, tartallette e snack di grande effetto.

Per informazioni e prenotazioni contattare Ascom Formazione, tel. 035 41.85.706/707/715 o info@ascomformazione.it.




Movida nel Borgo. Gli esercenti: «Con la repressione non si risolvono i problemi»

Movida Borgo S caterinaLa multa ricevuta nei giorni scorsi da sei locali di Borgo Santa Caterina per non aver adottato idonee misure affinché all’uscita del locale i frequentatori turbassero la quiete pubblica, sta mandando su tutte le furie i gestori. Le sanzioni-fotocopia emesse tra l’altro allo stesso orario, allo scoccare della mezzanotte, del 27 febbraio, tolgono il sonno agli esercenti, che si sentono vittime di un vero e proprio incubo. «La polizia municipale ci sanziona senza indicare cosa dovremmo fare in più di quello che facciamo per limitare i disagi, dalla pulizia al controllo delle strade, dai cartelli per promuovere comportamenti corretti alle azioni per sensibilizzare la clientela- questo, in estrema sintesi, il comune pensiero degli esercenti, tutti ragazzi di poco più di vent’anni-. Spiace sentire i soliti slogan per favorire l’imprenditorialità giovanile, quando in realtà sembra che ci si mettano solo i bastoni tra le ruote». Luca Rebuzzi, dal 2009 gestore del Reef Cafè di Borgo Santa Caterina, a soli 29 anni è il più “vecchio” dei gestori dei locali serali nella via. «In quattro anni ho sempre cercato un dialogo con l’amministrazione. Per sei mesi l’ anno scorso abbiamo limitato gli orari, chiudendo in settimana all’1.30 anche se la legge ci consentirebbe di tenere aperto anche tutta la notte.  Abbiamo investito nei servizi per la sicurezza della via, pagando buttafuori, utilizzando bicchieri di plastica e mettendo in campo azioni di sensibilizzazione rivolte alla clientela. E questa è la risposta dell’attuale amministrazione, che cerchiamo di incontrare senza esito da diversi mesi«  Limiti e sanzioni pesano sulle tasche degli esercenti: «Tra mancati incassi legati a coprifuoco ed altre limitazioni, costo del buttafuori (che da solo incide 10 mila euro l’anno) e sanzioni ho perso, conti alla mano freschi di controllo contabile, 50 mila euro.

luca rebuzziNessuno mi rida’ indietro questi soldi nonostante io rispetti la legge e le normative vigenti. È’ stato trovato in questi anni il compromesso dell’orario di apertura fino alle due di notte e, oltre all’auto limitazione dell’orario, da parte nostra c’è sempre stato il massimo impegno per evitare che certe situazioni degenerassero. E ora, su invito del vicesindaco Sergio Gandi, dobbiamo anche considerare le spese per gli avvocati, dato che ci ha invitato a fare ricorso tramite legali». La risposta dell’amministrazione è andata di traverso ai gestori: «Speravamo di instaurare un dialogo come fatto con la precedente amministrazione, ma se questa è la risposta e non ci sono alternative a repressione e sanzioni, sembra che non ci siano altre scelte se non il ricorso, ultimo baluardo di difesa delle nostre istanze. Il punto è che noi siamo i primi a non volere che il Borgo degeneri e abbiamo fatto di tutto per cercare di evitare situazioni spiacevoli, anche perché capiamo le esigenze dei residenti nella via». Una soluzione deve essere comunque trovata a breve: il 14 gennaio il Tar di Brescia fissò una scadenza di cento giorni per arrivare ad una soluzione: «Il tempo stringe. Sono già passati quasi 70 giorni e il Comune non solo non ha cercato un dialogo, ma non ha ancora risposto alle nostre richieste di incontro. Nessuno vuole uno scontro, ma è evidente che la questione vada affrontata e non rinviata».




Balzer “raddoppia”, il 2 aprile sul Sentierone apre La Gelateria

Balzer - CopiaBalzer “raddoppia”. A poche settimane dalla riapertura, grazie al subentro nella gestione della Codesa srl di Giovanni Barghi, il locale storico sul Sentierone apre “La Gelateria”. E’ un ritorno alla tradizione centenaria, che troverà spazio nei vicini locali fino a poco tempo fa occupati dal negozio di camicie “Stelio”. L’accordo con l’immobiliare Fiera è stato raggiunto nelle scorse settimane e anche il progetto per i nuovi allestimenti è definito. L’apertura è prevista per il 2 aprile. Da lì in poi, i bergamaschi potranno passeggiare sotto i portici e riassaporare il gelato made in Balzer.

L’obiettivo è quello di rilanciare i tanti gusti della tradizione che hanno fatto grande il locale fondato nel 1850 dall’omonima famiglia originaria del Lichtenstein e trasferito nel centro di Bergamo nel 1936.

“Vogliamo unire artigianalità e passione per poter garantire una qualità degna del nome Balzer – spiega Barghi -. Per questo abbiamo ricercato tutti gli ingredienti tradizionali in grado di dar vita a un prodotto semplice, ma al tempo stesso curato nel gusto e in ogni dettaglio della lavorazione”. Il gelato – precisa Barghi – sarà servito in cono, in coppetta, da gustare ai tavoli, o da asporto in vaschetta.




Addetti poco competenti e coda alle casse fanno sfumare l’acquisto

coda casseLa coda alla cassa è uno dei principali motivi di rinuncia all’acquisto, specialmente se l’articolo desiderato costa poco ed è facilmente reperibile altrove. La fedeltà alla marca, quindi, viene messa sempre più a rischio non solo dalle comparazioni consentite nel mondo online, ma anche da esperienze d’acquisto in negozio al di sotto delle aspettative. Emerge da uno studio Epson che si poneva l’obiettivo di identificare i trend emergenti dell’universo Retail e le sfide commerciali e tecnologiche che gli operatori di settore dei principali paesi europei si trovano oggi a dover affrontare, il tutto visto attraverso gli occhi dei consumatori. A questo scopo, sono state condotte 5.000 interviste a un campione di donne e uomini tra i 18 e gli oltre 50 anni di Italia, Gran Bretagna, Francia, Germania e Spagna (circa 1.000 questionari per ciascun Paese).

Cosa influenza maggiormente il giudizio sul brand? Ben il 56% degli intervistati ha indicato velocità dei pagamenti e assenza di lunghe code alle casse come uno tra i principali fattori che hanno un impatto positivo sull’immagine del marchio, preceduto soltanto dalla competenza degli addetti alle vendite (al primo posto, con il 59% di risposte). Seguono, nell’ordine, la presenza in negozio di postazioni self service per ricerche e ordini a pari merito con un’identica qualità di esperienza d’acquisto sia online sia in negozio, la possibilità di pagare gli articoli agli addetti anche lontano dalle casse, la personalizzazione dell’esperienza d’acquisto, la velocità del servizio, la possibilità di effettuare i pagamenti in modalità self service e addetti alle vendite dotati di dispositivi mobili per ricercare la disponibilità a magazzino dei prodotti. Per il solo campione italiano, ai primi tre posti vi sono nell’ordine: postazioni self service per ricerche e ordini, pagamenti rapidi senza coda alle casse e addetti alle vendite competenti. La coda danneggia gli affari e la fedeltà al brand. Fare un po’ di coda alla cassa è accettabile, ma se questa diventa troppo lunga l’impatto sul business del negozio è preoccupante. Il 42% dei consumatori europei dichiara che meno vale il prodotto che desiderano acquistare, meno sono disposti a lunghe attese in coda, mentre il 28% attende pazientemente in coda solo se ha già impiegato molto tempo a scegliere gli articoli. C’è poi un 29% di consumatori che spesso lascia la merce e se ne va se c’è coda e un 25% che va a fare lo stesso acquisto in un altro negozio. Per 1 consumatore su 5, infine, è inaccettabile che al giorno d’oggi si debba ancora perdere tempo in coda. Questo è un rischio che dovrebbe essere seriamente valutato soprattutto dai negozi che vendono prodotti che si possono facilmente trovare nel punto vendita di molti concorrenti. La ricerca dimostra infatti che è maggiore la probabilità di abbandono dell’acquisto per i beni a basso costo e per quelli di largo consumo che non richiedono molto tempo per la scelta.