Una cordata di imprenditori bergamaschi rileva la “Cantieri Estensi” di Ferrara

Cantieri estensi“Cantieri Navali Estensi Srl” ha acquistato “Cantieri Estensi”, marchio storico della nautica italiana. La nuova società, costituita da una cordata di imprenditori bergamaschi (socio di riferimento è la famiglia Garlini), si appresta a riprendere la produzione di yacht presso il proprio stabilimento di 6 mila metri quadrati, sito in Ostellato (Ferrara). Cantieri Estensi ha varato oltre 500 imbarcazioni che si contraddistinguono per uno stile unico ed inconfondibile che coniuga in chiave moderna le linee intramontabili delle imbarcazioni da pesca statunitensi, rese famose dai racconti di Ernest Hemingway. La gamma delle imbarcazioni è suddivisa tra i modelli GOLDSTAR, lobster boat dai 36 ai 56 piedi e MAINE, navette veloci da 48 a 64 piedi e grazie ai nuovi ordini di acquisto già pervenuti le prime nuove imbarcazioni verranno consegnate entro i prossimi mesi. CantieriEstensi

Cantieri Estensi si propone di tracciare una nuova rotta, procedendo con il rinnovamento della gamma e ampliando i mercati di sbocco, ma intende rimanere fedele ai propri valori che la spingono verso l’eccellenza del prodotto e del servizio, accompagnando il cliente nella personalizzazione degli interni in fase di acquisto dell’imbarcazione fino al post vendita. “Siamo molto orgogliosi di avere acquisito Cantieri Estensi – ha commentato Gianmarco Gabrieli, Ceo di Cantieri Navali Estensi con precedenti esperienze nel settore del lusso -. Il brand ha un enorme potenziale e sicuramente l’azienda tornerà ad essere uno dei leader nel mercato nautico. Le recenti acquisizioni da parte dei gruppi esteri dimostrano che nel mondo c’è un notevole interesse sia in termini di aziende che di prodotti per tutto il “Made in Italy”, soprattutto quello manifatturiero di fascia alta e del lusso ed è in questa direzione che intendiamo procedere. Vogliamo riposizionare nell’alto di gamma i Cantieri Estensi, producendo barche affascinanti, di elevata qualità e affidabilità che facciano sognare i nostri clienti, la cui soddisfazione è per noi di fondamentale importanza”. Inoltre è già stato lanciato il nuovo sito internet www.CantieriEstensi.it e attivati i canali social di Facebook, Instagram e Twitter che vengono costantemente aggiornati per interagire con i clienti e gli amanti del brand.




Amaddeo: «L’alleanza dei locali in Città Alta? Un modello per Bergamo»

Citta Alta Amadeo«La liberalizzazione del mercato ha consentito molte nuove aperture nel settore food e la spinta dell’Expo ha ingrossato ulteriormente l’ondata di nuove imprese». A parlare è Roberto Amaddeo, seconda generazione nello storico locale “Da Mimmo”, in via Colleoni, e delegato del Comune di Bergamo a Città Alta. «Purtroppo in Italia i dati più recenti evidenziano che le chiusure superano le aperture, quindi è difficile trovare un equilibrio». Se il bilancio è in bilico, la creatività però non manca: «E’ sempre più evidente la volontà dei nuovi imprenditori di trovare una formula vincente: dallo street food alla birreria con cucina, dal ristorante con specialità regionali a quello con piatti etnici, da quello per celiaci a quello per vegetariani… Ormai la classica suddivisione italiana in ristoranti e pizzerie è superata. Il mercato è sempre più orientato al cliente e l’offerta moltiplica in tutte le possibili declinazioni l’esperienza culinaria. I riflettori sono sempre puntati sul cibo e sulla cucina, ma la sfida per la ristorazione è quella di valorizzare prodotti e produttori della nostra terra». Città Alta vede da tempo collaborare fianco a fianco gli esercenti, dando vita ad un nuovo modello virtuoso che ha mostrato la sua efficacia d’estate al Parco di Sant’Agostino, a Natale con il coinvolgimento dell’oratorio e a Carnevale con lo Street Food che ha portato il fascino di chioschi e cucine itineranti nelle strade dell’antico Borgo. Un esempio da diffondere nel resto della città? «Credo che Città Alta riesca per sua natura ad essere coesa, ma senza dubbio negli ultimi mesi si sono create collaborazioni virtuose. La crisi ha senza dubbio agevolato questo processo, ma oltre a contenere i costi, la rete funziona e permette di far riscoprire la vocazione di ogni luogo.  Robi AmaddeoL’era della concorrenza è finita e non servono per forza  grandi investimenti per vivacizzare la città». A volte si crea un evento e si risparmia pure: «Con “M’illumino di meno” abbiamo spento le luci e acceso le candele guadagnandoci in atmosfera, tanto da attrarre fotografi per un inedito contest di Città Alta al buio. L’associazione degli esercenti è sempre in fermento e le nostre iniziative hanno sempre incontrato il favore dei residenti, risultato di per sé di non poco conto». Roberto Amaddeo sogna una città fatta di tanti “distretti” e identità: «Mi piacerebbe innanzi tutto che Bergamo diventasse un unicum, con un percorso che legasse, anche commercialmente, Città Bassa al Borgo storico. La Montelungo, che ospiterà alloggi per studenti e negozi, non è un’operazione immobiliare, ma assieme agli ex Riuniti, faranno da cerniera tra la città vecchia e quella nuova, andando a ridisegnare i quartieri».




Auchan, bloccati lavoro domenicale e flessibilità

auchanSi sono svolte oggi, e continueranno anche domani, le assemblee dei lavoratori dell’ipermercato Auchan di via Carducci a Bergamo, punto vendita che occupa circa 220 dipendenti. L’adesione agli incontri con le organizzazioni sindacali ha sfiorato l’85% della totalità dei lavoratori, segnale inequivocabile di preoccupazione. Per questo, si legge nel comunicato unitario firmato da Luisella Gagni, Alberto Citerio e Maurizio Regazzoni, rispettivamente per Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil, “i lavoratori Auchan ritengono un grave atto lesivo della dignità dei lavoratori, nonché un grosso danno economico, la decisione aziendale di disdire tutti gli accordi e le prassi in essere con il contratto integrativo del 10 ottobre 2007, e ribadiscono che all’interno dell’ipermercato bergamasco c’erano e permangono soluzioni alternative praticabili, già evidenziate in riunioni avute con l’azienda”. Lavoratori e sindacati ritengono che a Auchan Bergamo, “i dipendenti hanno sempre dato segnali di responsabilità, dal momento che già in passato l’azienda ha fatto ricorso a ammortizzatori sociali e flessibilità nei turni e prestazioni domenicali”. Preso atto della disdetta unitalerale da parte dell’azienda, “si trovano costretti a proclamare lo stato di agitazione. Da oggi sono bloccati gli straordinari e la disponibilità a lavoro domenicale, cambio orari e cambio di riposo. Per questo saranno possibili disagi per la clientela”. Il 21 aprile, avvisano i sindacati, si svolgerà a Roma un coordinamento di tutti i delegati Auchan d’Italia per trovare una linea d’azione comune e si prevedono ulteriori iniziative di lotta.

 




Via Priula, per i tre anni del locale birre a prezzo “anniversary”

Trattandosi di una birreria, il compleanno diventa Beerday. E, giusto per giocare ancora un po’ sul filo dell’ironia, anche sulla data – il primo aprile -, la rassicurazione è che non si tratterà di uno scherzo. È così che Via Priula, locale di San Pellegrino dove trovano spazio le creazioni dell’omonino birrificio artigianale, invita a festeggiare i tre anni dall’apertura. L’appuntamento è in via Matteotti 5 (portici Colleoni) a partire dalle 19 per un “aperitivo lungo” nel corso del quale tutte le birre di produzione propria saranno proposte a un prezzo “anniversary”, ossia 2,50 euro a bicchiere.

Sarà l’occasione per degustare le birre Via Priula che saranno proposte alla quinta edizione di Beerghèm, la rassegna espositiva dei birrifici artigianali della provincia di Bergamo, promossa dal birrificio stesso e in programma dal 29 maggio al 2 giugno. Hanno confermato la propria presenza i birrifici Valcavallina di Endine Gaiano, Endorama di Grassobbio, Del Lago di Sarnico, Kaos di Grumello del Monte, Della Ghironda di Trezzo sull’Adda e Hop Skin di Curno, Birra Orobia di Gorle e, naturalmente, Via Priula di San Pellegrino Terme.




UBI Banca, il 15 aprile il road show a Bergamo

uubii877.jpg“Ubi Banca: nuovi scenari, nuove opportunita”. Con questo slogan ripartono i road show dei vertici del gruppo per incontrare i soci. Rinnovati per il terzo anno consecutivo, i tre appuntamenti si terranno la settimana precedente l’Assemblea 2015 e toccheranno le città di Milano, Bergamo e Brescia. Sono inoltre previsti video collegamenti con Varese e Darfo Boario Terme. Più in dettaglio, Andrea Moltrasio, presidente del Consiglio di Sorveglianza, Franco Polotti, presidente del Consiglio di Gestione e Victor Massiah, consigliere delegato del Gruppo UBI Banca incontreranno i Soci il 14, 15 e il 17 aprile. Ciascun appuntamento si svolgerà secondo il seguente programma: Evoluzione normativa e nuove modalità di partecipazione alla vita societaria (Andrea Moltrasio); Patrimonio, qualità del credito e altre variabili determinanti (Franco Polotti); Performance economiche e prospettive per il Gruppo UBI (Victor Massiah). Il primo road show si terrà a Milano, mentre il 15 aprile sarà la volta di Bergamo. L’appuntamento è fissato al Centro Congressi Giovanni XXIII e sarà collegato in video conferenza col Centro Congressi di Darfo Boario Terme. Dato il limitato numero di posti, i soci dovranno prenotare la propria partecipazione a partire dal 2 aprile attraverso il sito www.ubibanca.it oppure telefonando allo 035 221581.




Sicurezza sul lavoro, entro il 7 maggio le richieste di contributo

sicurezza sul lavoro 2Si avvicina la scadenza dei termini per beneficiare dei fondi Inail per la sicurezza, fissata al 7 maggio. L’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro mette a disposizione oltre 41 milioni di euro in Lombardia per il miglioramento delle condizioni di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro o per l’adozione di modelli organizzativi e di responsabilità sociale. Il bando, promulgato a livello nazionale, destina alle aziende oltre 267 milioni di euro a titolo di contributi a fondo perduto. Tale somma rappresenta la quinta tranche di un ammontare complessivo di oltre un miliardo di euro stanziato dall’Istituto a partire dal 2010.

Il bando ha l’obiettivo di incentivare le imprese a realizzare progetti per il miglioramento dei livelli di salute e sicurezza sul lavoro. I soggetti destinatari dei contributi sono le imprese, anche individuali, ubicate su tutto il territorio nazionale iscritte alla Camera di Commercio Industria, Artigianato ed Agricoltura. Al momento della domanda, l’impresa richiedente deve soddisfare, a pena di esclusione, i seguenti requisiti:

  • avere attiva in Lombardia l’unità produttiva per la quale intende realizzare il progetto essere in regola con gli obblighi assicurativi e contributivi di cui al Documento Unico di Regolarità Contributiva (D.U.R.C.);
  • non aver chiesto, né aver ricevuto, altri contributi pubblici sul progetto oggetto della domanda;
  • non aver ottenuto, a seguito della verifica amministrativa e tecnica della documentazione a conferma della domanda online, il provvedimento di ammissione al contributo per uno degli Avvisi pubblici INAIL 2011, 2012 o 2013 per gli incentivi alle imprese per la realizzazione di interventi in materia di salute e sicurezza sul lavoro.
PROGETTI AMMESSI A CONTRIBUTO

Sono ammessi a contributo i progetti ricadenti in una delle seguenti tipologie:

  • progetti di investimento;
  • progetti per l’adozione di modelli organizzativi e di responsabilità sociale.

Le imprese possono presentare un solo progetto riguardante una sola unità produttiva e una sola tipologia tra quelle sopra indicate.

AMMONTARE DEL CONTRIBUTO

Il contributo, in conto capitale, è pari al 65% delle spese ammesse ed è calcolato al netto dell’IVA. In ogni caso, il contributo massimo erogabile è pari a € 130.000 mentre il contributo minimo ammissibile è pari a € 5.000.

SPESE AMMESSE A CONTRIBUTO

Sono ammesse a contributo le spese direttamente necessarie alla realizzazione del progetto, le eventuali spese accessorie o strumentali funzionali alla realizzazione dello stesso e indispensabili per la sua completezza. Le spese devono essere sostenute dall’impresa richiedente i cui lavoratori e/o titolare beneficiano dell’intervento. Le spese ammesse a contributo devono essere riferite a progetti non realizzati e non in corso di realizzazione alla data del 7 maggio 2015. Resta a carico dell’impresa ogni onere economico nel caso in cui la propria domanda di contributo non si collochi in posizione utile ai fini del finanziamento nella successiva fase di inoltro online o non superi le fasi di verifica o rendicontazione.

SPESE NON AMMESSE A CONTRIBUTO

Non sono ammesse a contributo le spese relative all’acquisto o alla sostituzione di:

  • dispositivi di protezione individuale ai sensi dell’art. 74 del D. Lgs 81/2008;
  • veicoli, aeromobili e imbarcazioni non compresi nel campo di applicazione del D. Lgs 17/2010;
  • impianti per l’abbattimento di emissioni o rilasci nocivi all’esterno degli ambienti di lavoro, o comunque qualsiasi altra spesa mirata esclusivamente alla salvaguardia dell’ambiente;
  • hardware, software e sistemi di protezione informatica fatta eccezione per quelli dedicati all’esclusivo funzionamento di impianti o macchine oggetto del progetto di miglioramento delle condizioni di salute e sicurezza;
  • mobili e arredi (scrivanie, armadi, scaffalature fisse, sedie e poltrone, ecc.);
  • ponteggi fissi.

Non sono inoltre ammesse a contributo le spese relative a:

  • trasporto del bene acquistato;
  • sostituzione di macchine di cui l’impresa richiedente il contributo non ha la piena proprietà;
  • ampliamento della sede produttiva con la costruzione di un nuovo fabbricato o con ampliamento della cubatura preesistente;
  • consulenza per la redazione, gestione ed invio telematico della domanda di contributo;
  • adempimenti inerenti la valutazione dei rischi di cui agli artt. 17, 28 e 29 del D. Lgs 81/2008 e s.m.i.;
  • interventi da effettuarsi in luoghi di lavoro diversi da quelli nei quali è esercitata l’attività lavorativa al momento della presentazione della domanda;
  • manutenzione ordinaria degli ambienti di lavoro, di attrezzature, macchine e mezzi d’opera;
  • acquisizioni tramite locazione finanziaria (leasing);
  • acquisto di beni usati;
  • mero smaltimento dell’amianto (lo smaltimento è ammesso solo nel caso in cui l’intervento rientri in un progetto complessivo volto al miglioramento delle condizioni di salute dei lavoratori dell’azienda nel quale è compresa la rimozione dell’amianto ad esempio presente in coperture, per coibentazione e similari;
  • acquisto di beni indispensabili per avviare l’attività dell’impresa;
  • costi del personale interno: personale dipendente, titolari di impresa, legali rappresentanti e soci.

Nel caso di vendita o permuta di macchine sostituite nell’ambito del progetto di finanziamento il 65% del contributo a carico dell’INAIL verrà decurtato della somma pari alla differenza tra l’importo realizzato con la vendita (o con la permuta) e quello della quota parte del progetto a carico dell’impresa (pari al 35% dell’importo del progetto). Nel caso in cui l’importo ricavato dalla vendita (o dalla permuta) sia inferiore o pari alla quota parte del progetto a carico dell’impresa (35% dell’importo del progetto) non verrà effettuata alcuna decurtazione.

MODALITÀ DI PRESENTAZIONE DELLE DOMANDE

Le domande devono essere presentate in modalità telematica, secondo le seguenti 3 fasi successive:

  • accesso alla procedura on line e compilazione della domanda;
  • invio della domanda on line;
  • invio della documentazione a completamento della domanda

Prerequisito necessario per accedere alla procedura di compilazione della domanda è che l’impresa sia in possesso di un codice ditta registrato negli archivi INAIL. Le richieste possono essere presentate inderogabilmente fino alle ore 18,00 del giorno 7 maggio 2015 sul sito www.inail.it – sezione Servizi online. In caso di ammissione al finanziamento, il progetto deve essere realizzato (e rendicontato) entro 12 mesi (365 giorni) decorrenti dalla data di ricezione della comunicazione di esito positivo.
Per ulteriori informazioni ci si può rivolgere allo Sportello del Credito della Cooperativa Fogalco in via Borgo Palazzo, 154 a Bergamo. Tel: 035 4120321 (responsabile del servizio Matteo Milesi).




Stagisti: raccomandare va bene, a patto che…

Berlin Mitte Is Home To Germany's LobbyistsDopo le vacanze di Pasqua entreremo improvvisamente nell’ultimo trimestre scolastico. Per gli studenti universitari significa soprattutto trovare uno stage estivo nel settore di interesse o dove poter raccogliere informazioni utili per stendere la tesi. Nei miei dieci anni di lavoro ho conosciuto molti intern – come li chiamano nel mondo anglosassone – che hanno trascorso con me e il mio team un po’ di tempo, da un paio di settimane fino a sei mesi. Cosa avevano in comune? Avevano tutti le giuste connessioni. Fortunatamente la maggior parte di loro aveva anche un ottimo titolo di studio, tanta energia e altrettanta dimestichezza con le tecnologie, mescolate a sicurezza in loro stessi. Il dibattito sul fatto se sia giusto o no aiutare chi si conosce – in certi casi i propri familiari – è un argomento sempre attuale. Se potessimo aiutare chi conosciamo e che reputiamo meritevole, non lo faremmo tutti? Io l’ho fatto, per una legge non scritta in cui credo: aiuta e verrai aiutato. L’ho fatto indiscriminatamente? No. Quando ho passato contatti utili, mi sono sempre assicurata che il beneficiario avesse le qualità giuste: un buon titolo di studio, capacità interpersonali, entusiasmo e desiderio di imparare.

Mi è inoltre capitato di lavorare con i cosiddetti raccomandati, figli di investitori, clienti importanti o personaggi influenti, come ad implicare che il servizio al cliente passa anche dall’offrire un paio di mesi di esperienza ai loro eredi. E quando ci si trova in queste situazioni, ad amministrare il tempo e le mansioni di questi stagisti, bisogna sempre muoversi con molta cautela. In un mondo dove il passaparola può determinare molte opportunità lavorative, le connessioni giuste possono fare, o disfare, una carriera. Le storie di “figli di” sono tante, specialmente quando si parla di dinastie imprenditoriali: da Santander, dominata dalla famiglia Botin, a Sky, dove Murdoch senior e i figli si spartiscono le responsabilità direzionali, sono solo i primi esempi che mi vengono in mente.

Reclutare tra chi si conosce, sia famiglia o compagni di scuola o di chiesa, garantisce che le responsabilità ricadano sulle persone migliori? La risposta ovvia è: non sempre. La verità è che il mondo lavorativo anglosassone garantisce spesso un biglietto di ingresso ai privilegiati, ma con una data di scadenza. Una volta entrati, si deve dimostrare il proprio valore per poter restare. Alcune grandi aziende, per proteggersi dall’accusa di nepotismo e favoritismi, hanno adottato delle politiche di reclutamento del personale molto rigorose: chi assume non può vedere il nome completo e la scuola frequentata dal candidato, per non fare discriminazioni di nessun tipo, aprendo la strada al multiculturalismo. Tuttavia questi criteri non sono a prova di bomba.

Esistono poi altri tipi di raccomandazioni, chiamate invece referral: chi si candida per una posizione e compila la propria candidatura on line, è invitato a menzionare il nome di chi si conosce in quell’azienda. In caso di assunzione, il contatto di riferimento si vede riconosciuto un gettone, un bonus che molto spesso vale dai 2 ai 5 mila Pound, soldi che l’azienda avrebbe invece pagato ai cacciatori di teste o alle agenzie di trova lavoro.

Il colosso della consulenza E&Y ha stimato che – su 14mila persone all’anno che si candidano per lavorare per loro – solo l’1 per cento ha un contatto interno, insomma una percentuale del tutto trascurabile.

 

http://italiangirlinlondon.com/




L’Ocse dà la scossa. Bergamo: «Pronti a reagire»

Lo avevano già detto nel 2001, in occasione del primo rapporto su Bergamo. Ora gli esperti dell’Ocse hanno ora scelto di ribadire il concetto, indicandolo come lo strumento di lavoro attraverso il quale realizzare concretamente gli interventi sulle potenzialità e i punti deboli del sistema territoriale.

Ciò che serve in primo luogo per far recuperare a Bergamo le posizioni in termini di produttività, occupazione e competitività perdute dal 2001 ad oggi, e non solo per via della crisi, è una governance che metta insieme pubblico, privato e mondo accademico.

Paolo Malvestiti – Camera di Commercio

Paolo MalvestitiUn indirizzo che trova piena approvazione da parte del presidente della Camera di Commercio, l’ente che ha commissionato lo studio. «La creazione una piattaforma e di gruppi di lavoro tra i diversi attori indicati dall’organismo internazionale è fondamentale – rileva Paolo Malvestiti –, è il punto chiave e servirà a interpretare e supportare le vere esigenze imprenditoriali del territorio e a proiettarlo con più decisione verso la dimensione regionale, nazionale e globale, così da realizzare soluzioni concrete per lo sviluppo». La Camera di Commercio continuerà ad avere un ruolo centrale, anzi, con la riorganizzazione del sistema lombardo, estenderà il proprio raggio d’azione. «Siamo chiamati a condividere con le altre province lombarde la nostra esperienza – ricorda Malvestiti -, in particolare per quanto riguarda i temi dell’innovazione e dell’internazionalizzazione portati avanti con Bergamo Sviluppo. L’Ocse ci chiede di realizzare una governanvce per il territorio, ma dovremo sempre di più aprire l’orizzonte e pensare in una dimensione più ampia».

 

Matteo Rossi – Provincia di Bergamo

matteo rossiSe la riforma delle province ha creato «un’incertezza istituzionale circa i ruoli e le funzioni del nuovo ente, lasciati alla discrezione dei governi regionali, dall’altra – dice lo studio – rappresenta un’opportunità di stabilire a livello provinciale meccanismi di governance meglio allineati e rispondenti alle esigenze del territorio». «Ci stiamo muovendo proprio in questa direzione – evidenzia il presidente della Provincia Matteo Rossi – definendo entro maggio le aree omogenee, ovvero dieci aggregazioni di comuni, e convocando per inizio giugno gli stati generali dei Comuni bergamaschi». La Provincia può fare molto anche su un altro dei punti fondamentali segnalati dall’Ocse, quello dell’innalzamento delle competenze della forza lavoro. «È nostra ferma intenzione fare di può per valorizzare la formazione professionale e con la fiera dei mestieri di inizio maggio, puntiamo a rilanciarne l’importanza strategica, come occasione di innovazione dell’impresa artigiana e lotta all’abbandono scolastico. Certo resta il problema delle risorse – evidenzia – e a più riprese abbiamo fatto presente al governo regionale che questa transizione avrebbe dovuto essere più governata e supportata». Ma è anche convinto «del valore superiore delle idee» e sposa la linea del «si può fare meglio con meno», consapevole che «le autonomie locali sono chiamate a giocarsi il tutto per tutto in questa partita».

 

Matteo Zanetti – Confindustria Bergamo

matteo zanettiIl rapporto dell’Ocse ribadisce il ruolo dell’industria manifatturiera non solo nel presente di Bergamo, ma anche come motore dello sviluppo futuro. «Dopo lo studio della Fondazione Edison – commenta il vicepresidente di Confindustria Bergamo Matteo Zanetti – l’Ocse lo conferma: ormai dovrebbe essere un concetto a prova di sordi la centralità del ruolo del manifatturiero, naturalmente con i suoi pregi ed i suoi difetti. Tra gli aspetti su cui lavorare ci sono senz’altro la formazione di collaboratori e dipendenti e l’attenzione all’innovazione tecnologica, che pure sta facendo passi in avanti. Tra le criticità evidenziate dall’Ocse credo che sia significativo soffermarsi sulla mancanza di nuova imprenditorialità. È un punto cruciale su cui impegnarsi, sono infatti i giovani coloro che possono dare la maggiore spinta innovativa».

 

Remo Morzenti Pellegrini – Università di Bergamo

Remo Morzenti Pellegrini«Dal punto di vista dell’Università – evidenzia invece il prorettore delegato ai Rapporti con Enti e Istituzioni pubbliche del territorio Remo Morzenti Pellegrini – la sfida ad un innalzamento dell’offerta e della qualità formativa è già stata colta. Dal 2010 al 2015 sono cresciuti nettamente iscritti e dimensione, sono nati centri per la didattica e la ricerca e ben sei corsi di laurea sono in lingua inglese. I problemi evidenziati dall’Ocse riguardano più che altro l’istruzione di livello inferiore. È vero, si lamenta anche uno scarso raccordo tra il mondo delle imprese e quello della formazione, ma è piuttosto una mancanza da parte degli attori istituzionali a trovare una sintesi, da far poi confluire sull’Università».

 

Roberta Garibaldi – docente di Economia e gestione delle imprese turistiche

Roberta GaribaldiTema emergente nel Rapporto 2001, al turismo la revisione Ocse 2015 ha dedicato solo un paragrafo nella sintesi presentata al pubblico. «Il fatto è che allora lo sviluppo del turismo era indicato come una necessità di diversificazione – hanno spiegato i redattori – ora va considerato come complementare, parte di un piano di sviluppo generale che può generare ulteriore valore. Pensiamo a Bergamo Scienza, ad esempio, che è motivo di attrazione, ma è anche occasione per parlare di ricerca e sviluppo». Ma secondo Roberta Garibaldi, docente di Economia e gestione delle imprese turistiche all’Università di Bergamo, «resta un settore da valorizzare». «A Bergamo negli ultimi anni il turismo è cresciuto più che a livello nazionale e regionale – ricorda -. Sono certamente stati fatti passi avanti: è cresciuta l’attività di sistema e di rete e c’è la grande risorsa rappresentata dall’aeroporto. Nuove possibilità si aprono inoltre con Expo e con gli investimenti realizzati per prepararsi all’evento internazionale».

Ecco la sintesi del rapporto Ocse




Siamo figli di Seneca e Cicerone. Cerchiamo di non fare i barbari

schettinenReciprocità: quanti delitti si commettono in tuo nome. Io non so, onestamente, dire se questa idea balzana della reciprocità sia figlia di una malintesa visione giuridica o se derivi, piuttosto, da un’applicazione su scala planetaria delle vecchie regole che sovrintendevano alle partite di nascondino e toc-rialzo, nel parchetto davanti casa. Fatto sta che, con crescente fortuna, va affermandosi la teoria – se mi è concesso, un filino aberrante – della reciprocità assoluta. Me ne stupisco, giacché, in un’epoca dominata dal relativismo, un simile concetto, anziché superare Wittgenstein in direzione di una maggiore civiltà, lo distanzia anni luce in quella della dogmatica barbarie. E, vieppiù, me ne dolgo, perché denuncia la debolezza intrinseca del nostro sistema etico e valoriale. Vediamo di capirci. Viviamo in un’epoca in cui contano di più i tribunali televisivi di quelli veri: in cui il sentito dire, la bufala o la semplice maldicenza godono di stima superiore a quella che spetta alle analisi più attente e ai giudizi più ponderati: non ci si può far nulla, almeno a breve termine, perché questi sono i tempi, e il popolo, ormai, si avvia ad essere plebe. Però, non dovremmo lasciarci attrarre da una visione semplicemente aritmetica della morale: non possiamo permetterci di misurare l’identità e la civiltà del nostro popolo con la stadera del mercatante. Invece, purtroppo, sento, sempre più spesso, ragionare così: e non solo da parte delle sciampiste in libera uscita, ma anche da persone di una certa, vera o presunta, educazione e cultura. Cito due esempi, che mi pare possano degnamente rendere l’idea di cosa intendo per abuso del concetto di reciprocità. Il primo riguarda l’Isis e, più in esteso, il giudizio che l’italiano dà del mondo islamico. Premesso che gli italiani che abbiano viaggiato in paesi a maggioranza islamica sono minoranza e che, tra costoro, quelli in grado di andare oltre il kebab o il thè alla menta sono uno sparuto manipolo, moltissimi miei compatrioti si appellano costantemente al concetto di reciprocità, per giudicare quello che dovrebbe essere il nostro comportamento nei confronti dei musulmani. Quando ci lasceranno costruire chiese in casa loro, faremo costruire loro le moschee in casa nostra: questo, a un dipresso, il senso del discorso. O, peggio, di fronte alle efferatezze scellerate dei tagliagole del Califfato, si commenta: bisognerebbe fare lo stesso con loro! Immane bischerata: se quelli sono delle bestie primitive e sanguinarie, noi siamo i figli di Cicerone e di Seneca. E sarebbe bene non dimenticarcelo mai! Non è che, se ci confrontiamo con un cretino, dobbiamo per forza fare i cretini a nostra volta: anzi, il nostro retaggio ci impone categoricamente di essere diversi. All’inciviltà, alla barbarie, alla violenza, si risponde con la civiltà, con la cultura e con la forza: abbassarsi ad un muro contro muro ci qualifica uguali ai nostri contendenti. Noi dobbiamo costruire moschee (con juicio, intendiamoci) anche se in Yemen vengono distrutte le chiese, proprio perché noi non siamo così: perché, se facessimo anche noi così, saremmo sconfitti su tutta la linea, perché avremmo perso, definitivamente, la nostra identità e la nostra dignità di uomini occidentali. Il secondo esempio riguarda la prima pagina di un quotidiano che, gongolando per la catastrofe dell’A320 sulle alpi francesi, intitolava “Schettinen”: come dire che noi abbiamo Schettino, ma anche i tedeschi, che fanno tanto i fighi, non se la passano gran bene. Il tutto, a ripicca di analoghi titoli apparsi sulla stampa germanica in occasione del disastro della Costa Concordia. E, dunque? Vogliamo davvero esibirci in una gara al ribasso? Quando in Svizzera esploderà un impianto nucleare, commenteremo con prime pagine ironiche sulla presunta precisione elvetica? Questa è una polemica da miserabili: è come quando, negli stadi, si fischia l’inno nazionale degli avversari. Se i tedeschi hanno esibito un tonfo di stile, in occasione di una nostra tragedia, noi, “gentil sangue latino”, dobbiamo metterci allo stesso livello? In questo modo, si innesca solo una corsa all’inciviltà: si perde definitivamente il senso della bellezza, dello stile, dell’umanità. Io non la voglio un’Italia così: gente che giustifica le proprie malefatte col fatto che anche altri le commettono, che insulta e fa vergognosa satira su di un dramma, solo perché qualche mutandone d’Oltralpe lo ha fatto con noi. Io vorrei un’Italia che, una volta tanto, desse l’esempio di come ci si comporta: un’Italia dignitosa e seria, rispettosa e composta. Invece, dietro la scusa della reciprocità, della maledetta reciprocità, vedo ignoranza e livore, vigliaccheria ed intolleranza. Ci vorrebbe un Rinascimento: ma, per ottenerlo, bisognerebbe, prima, liberarci di questo complesso d’inferiorità che ci avvelena. Bisognerebbe applicare la reciprocità negli esempi positivi e non in quelli vergognosi. Bisognerebbe, in altre parole, aver voglia di far la fatica di imparare e di insegnare. Che è l’unica reciprocità che serva veramente a qualcosa.




Riapre la Greenway, da oggi via libera a ciclisti e pedoni

greenwayA poco più di un anno dalla chiusura, a causa di un movimento franoso che aveva interessato la pista, oggi pomeriggio, alle 16, è prevista la riapertura della Greenway, del tratto inagibile della pista ciclopedonale del Morla. Alla rimozione delle barriere, che tutt’ora impediscono il passaggio di pedoni e biciclette, parteciperanno il sindaco di Bergamo Giorgio Gori e l’assessore ai lavori pubblici Marco Brembilla. La zona era stato interessata da una frana e da allora è rimasta sempre chiusa. A giugno la proprietà delle aree aveva presentato in Tribunale un ricorso per un “Accertamento tecnico preventivo”, procedura che prevede la non alterazione dello stato dei luoghi. Nello scorso settembre il Comune di Bergamo aveva cercato un’intesa con la proprietà, “che evitasse una lunga e dispendiosa causa, tenuto conto che la proprietà imputa al Comune le responsabilità della frana a causa di lavori di costruzione del ponte pedonale e viceversa il Comune si ritiene parte lesa” – aveva evidenziato l’assessore Brembilla, in risposta ad un’interpellanza presentata dai consiglieri comunali Tentorio, Minuti e De Rosa. Non era stato possibile raggiungere alcun accordo che non esponesse il Comune ad accollarsi l’intero costo del ripristino, aveva aggiunto Brembilla. Infine, nelle scorse settimane l’accordo tra le parti: il proprietario ha messo in sicurezza l’area interessata dalla frana e Palafrizzoni ha sistemato il ponte danneggiato. Di più: il Comune si è detto interessato ad acquisire la zona franosa di oltre 6mila metri quadrati per un costo di circa 18mila euro.