Bassa, in sei anni bruciati 1.500 ettari di terreni agricoli

AgricolturaA seguito della proclamazione da parte dell’ONU del 2015 quale Anno Internazionale dei suoli, Confai Bergamo ha varato un’iniziativa di studio finalizzata a fare il punto della situazione sulle condizioni di utilizzo del suolo in provincia di Bergamo, al fine di far luce sulle prospettive di questa risorsa fondamentale per la vita.

“La nostra indagine – osserva Leonardo Bolis, presidente provinciale e nazionale di Confai – sarà svolta mediante l’intervento dell’Osservatorio economico di Confai Academy e avrà come obiettivo principale l’analisi dell’attuale stato del suolo bergamasco in riferimento all’esercizio dell’attività agricola”.

“La superficie agraria totale gestita dalle aziende agricole e agromeccaniche – fa notare Enzo Cattaneo, direttore di Confai e segretario generale di Confai Academy – è pari complessivamente a poco più di 74mila ettari e ha fatto registrare nel corso degli anni un importante calo in pianura e in collina. Se si considera ad esempio il periodo 2006-2012 si vedrà che in questo sessennio la superficie agricola della sola pianura è diminuita di quasi 1.500 ettari, una porzione rilevante di terreno che è stata sottratta alla sua primaria funzione di base per la produzione di alimenti”.

Ma quella agricola non è l’unica funzione fondamentale svolta dal suolo, che consente di filtrare e depurare l’acqua, immagazzinare il carbonio e regolare le condizioni di equilibrio degli ecosistemi naturali. A ciò si aggiungono funzioni energetiche legate alla produzione di materie prime rinnovabili ed una non trascurabile funzione estetico-paesaggistica.

“Alla luce della valenza multifunzionale del sistema agricolo – conclude Bolis – per il futuro è indispensabile che le istituzioni puntino a garantire il massimo livello di difesa del suolo mediante un’accurata pianificazione del suo impiego e attraverso una più puntuale valorizzazione dell’apporto fornito quotidianamente da imprenditori agricoli e agromeccanici”.




Di Carlo: «I dolci restano il tallone d’Achille della ristorazione»

leonardo di carlo 2Dopo la cucina, è la pasticceria la nuova passione e il nuovo mito professionale. Ulteriore declinazione del desiderio di esplorare il mondo del gusto che caratterizza questi anni, ha trovato una sponda potente nel moltiplicarsi di trasmissioni tv, fino ai  talent show e ai programmi sulle maggiori reti nazionali. Un boom mediatico e con esso di appassionati e di aspiranti pasticcieri, conquistati da pan di Spagna, ganache, cremosi, croccanti e dalla sottile alchimia che permette di realizzare un dolce perfetto. Un fenomeno che Leonardo Di Carlo conosce bene. Campione del mondo di pasticceria nel 2004, ha scelto di fare il consulente e formatore ed è stato, insieme a Luigi Biasetto e Roberto Rinaldini, giudice del talent di Raidue “Il più grande pasticcere”. sarà docente di due corsi per professionisti all’Accademia del Gusto di Osio Sotto lunedì 30 marzo (“Ristorazione: il carrello dei dolci” – 8 ore) e martedì 31 (“La pasticceria salata” – 8 ore).

Ora tutti vogliono fare il pasticciere, la forza della tv?

«Senza dubbio, anche se si deve ricordare che dietro l’immagine serve sempre la sostanza. È proprio con questo obiettivo che io e i miei colleghi abbiamo partecipato alla trasmissione: far vedere cosa c’è dietro la giacca del pasticciere – ossia preparazione, competenza, sacrificio, confronto – e per valorizzare il più possibile la pasticceria italiana».

A che punto è la nostra pasticceria?

«Io credo molto nella nostra tradizione pasticcera e la mia missione è proprio quella di diffonderla in tutto il mondo. Abbiamo degli ottimi prodotti, delle ottime materie prime, nulla da invidiare al resto del mondo. Si tratterebbe piuttosto di trovare quella competenza e sicurezza necessarie a promuovere le nostre specialità. Anche lo Stato dovrebbe essere più presente, aiutare le pasticcerie, non chiedere solo, ma dare degli incentivi, promuovere l’aggiornamento, perché il pasticcere è un artista, un artigiano, ma anche un imprenditore».

Quali possono essere i prodotti vincenti?

Antonio Castellani Fotografo - 335 5261277 - www.castellani.name

«Penso ai mille modi in cui si può realizzare un tiramisù o una panna cotta e poi i lievitati classici, panettone, colomba, pandoro, i dolci della domenica, anche in formati più piccoli. Ce ne sono di possibilità…».

E il cake design dove lo mettiamo?

«Anche questo fenomeno è stato soprattutto importato in Italia, grazie alla tv! Personalmente lo considero frutto di una esteriorità che in generale abbaglia ma non conquista. Ovvero potrebbe anche essere accostato in pasticceria, ma il pasticcere che adotta il cake design nel suo laboratorio, se riesce a farlo bene, deve anche far pagare il dolce finito al prezzo giusto: tenendo presente che questo tipo di decorazione porta via molto tempo ed il tempo è un costo per l’impresa artigiana, possiamo decidere di far pagare al cliente un prezzo elevato, ma giusto per non rimetterci, o decidiamo di regalare il nostro prodotto, magari anche usando materie prime scarse. Per quanto mi riguarda, amo le decorazioni minimaliste, curate ed eleganti, in grado di catturare l’occhio e di far sognare ancora prima di degustare».

Quali sono, allora, le nuove tendenze?

«La ricerca è verso prodotti un po’ più leggeri, digeribili, attenti anche all’apporto calorico. Non che le pasticcerie debbano diventare delle farmacie, intendiamoci. I dolci sono dolci per definizione e lo zucchero resta uno dei ingredienti principali di tutte le preparazioni. Non va demonizzato, anche perché è un prodotto naturale, ma può essere utilizzato in maniera più accorta, salvaguardando il piacere».

Da consulente e formatore professionale richiestissimo, quali sono le principali criticità che ha individuato nelle pasticcerie?

«Le criticità sono date dall’imposizione fiscale per le piccole/medie aziende artigiane, che opprime con la tassazione e gli oneri. Ciò che si può fare per cercare di mettersi in tasca qualcosa in più è ottimizzare la produzione con le attrezzature necessarie, migliorando i processi e l’impiego della manodopera. Si può fare il dolce più bello del mondo, ma deve essere realizzabile e sostenibile economicamente».

I due corsi che terrà all’Accademia del Gusto sono dedicati alla pasticceria salata e al carrello dei dolci nella ristorazione, due aspetti solitamente poco considerati…

«La pasticceria salata è un’interessante opportunità, nell’ottica dell’ampliamento e dell’integrazione delle proposte, soprattutto ora che molte attività effettuano servizio nell’arco di tutta la giornata ed hanno l’esigenza di offrire prodotti anche per la pausa pranzo o l’aperitivo. Non si tratta di realizzare preparazioni complicate, io sono convinto che la genialità stia nella semplicità, senza però cadere nella banalità, ma occorre credere in quello che si fa e non accontentarsi di seguire gli altri. Sempre nella logica dell’ottimizzazione del lavoro e della fattibilità, ad esempio, da un panetto base si possono realizzare tipologie diverse di panini, aromatizzati con peperoncino, con origano, con olive e noci e altro ancora».

E dei dolci al ristorante cosa ne dice?

leonardo di carlo

«Sono sempre stati il tallone d’Achille, spesso non hanno alcuna coerenza con la proposta e passa quasi la voglia di ordinarli. Non è però solo un problema di costi e organico, perché si possono preparare dolci semplici, che non richiedono tante ore di lavoro, ma curati, come crème carmel, dolci da forno, crème brûlée. Non ci sono alibi per non proporre un buon dolce».

La sua filosofia della semplicità è tutto il contrario della corsa all’invenzione che sembra animare la pasticceria di questi tempi…

«Sono sempre stato controcorrente. Non ho mai seguito le mode, ho semmai cercato di crearle, ragionando sui fondamentali. È la stessa visione che ho adottato nel mio libro “Tradizione in Evoluzione”, che ha richiesto quasi quattro anni di lavoro ed ora è alla terza edizione e ha debuttato nella versione inglese da poche settimane. Non è un volume che vuole dimostrare quanto sono bravo, ma dare a chi lo consulta tutti gli strumenti per costruire un proprio modo di lavorare e di evolversi».




Jobs act, una vera riforma o un regalo a tempo?

Lavoro Jobs ActComunque andrà sarà un successo. Con un minimo di ripresa, ma anche senza ripresa, ci saranno inevitabilmente assunzioni e queste saranno effettuate secondo le regole in vigore, cioè con il Jobs act. Sarà facile allora per il governo che lo ha proposto e fatto adottare dire che questo avviene grazie al nuovo provvedimento. Mancherà però la controprova di cosa sarebbe successo se fosse rimasta la vecchia normativa, con la quale, in ogni caso, anche nei momenti più neri della crisi, venivano assunte diverse centinaia di migliaia di persone ogni anno.

Anche senza Jobs Act, nel 2014 gli occupati in Italia sono aumentati di 120 mila unità. Così la crescita prevista pure nel 2015 non potrà essere onestamente imputata al Jobs Act, ma piuttosto alle esigenze delle aziende. Eppure la nuova normativa qualche risultato in termini di maggiore occupazione lo avrà sicuramente. Ci sono 76 mila aziende che in soli venti giorni di febbraio hanno chiesto all’Inps il “codice di decontribuzione” per le assunzioni a tempo indeterminato. Il Jobs Act, infatti, viene molto pubblicizzato per la questione dei contratti a tutele crescenti e la “libertà” di licenziare. Ma agli imprenditori interessa soprattutto qualcos’altro. Il “codice di decontribuzione” permette infatti di ottenere lo sconto sui contributi previdenziali che può far risparmiare fino a 8.060 euro l’anno per un triennio per le assunzioni. In mancanza di dati ufficiali – le statistiche viaggiano con tempi che non sono assolutamente compatibili con quelli dell’economia – ci si deve rifare alle stime degli operatori. Secondo i Consulenti del lavoro, nei primi due mesi dell’anno sono state fatte 275 mila assunzioni a tempo indeterminato, disinteressandosi bellamente della possibilità di eludere il famigerato articolo 18. Tanto è vero che le imprese non hanno pensato di rinviare le assunzioni a dopo il 7 marzo, quando è diventato operativo il Jobs Act, che sostituisce il reintegro nel posto di lavoro con un indennizzo in denaro. Questo conferma che le aziende quando assumono non lo fanno pensando a quando dovranno licenziare, non fosse altro che per scaramanzia.

Comunque, risultati o non risultati, temuto o non temuto, che interessi o meno, ormai il Jobs Act ce lo abbiamo e difficilmente se ne andrà, se non, forse, con un referendum, dall’esito peraltro non scontato. Appare in salita la sfida dei sindacati di far rientrare dalla finestra la tutela dei licenziamenti uscita dalla porta, introducendo nella contrattazione regole di reintegro non previste dal decreto. Se si ammette che le imprese non hanno interesse a licenziare solo per il piacere di farlo, trovarne di disposte a impegnarsi in un contratto integrativo al reintegro obbligatorio, non è molto differente dal riuscire a trovare aziende disposte a vincolarsi ad una rinuncia a prescindere a licenziare, per quanto questo vincolo possa avere valore in concreto.

In ogni caso, dato che chi assume non lo fa pensando di licenziare subito dopo, i problemi del Jobs Act, con la discriminazione che crea nella stessa azienda tra lavoratori dipendenti tutelati e lavoratori dipendenti non tutelati, perché anche le tutele crescenti non saranno comunque pari alle precedenti, si vedranno solo in futuro. E progressivamente, tra diversi anni, scompariranno, quando ci saranno solo lavoratori assunti con il jobs act.

Nel frattempo però dovrebbe scoppiare un nuovo problema, quello del costo della decontribuzione che in questi primi mesi sta dando una spinta all’occupazione ben maggiore del Jobs Act, al quale però alla fine andranno i meriti. Il calcolo della Cgia è che un milione di contratti incentivati (e incidentalmente adesso anche a tutele crescenti, ma comunque ridotte) costeranno circa 15 miliardi (1,8 nel 2015, 4,9 nel 2015, 5 nel 2017 e una coda nel 2018 di 2,9 miliardi) tra sgravio dei contributi Inps per 36 anni e deducibilità integrale, dal calcolo della base imponibile Irap, della componente del costo del lavoro per tutti i lavoratori alle proprie dipendenze assunti con un contratto stabile. Come per i famigerati 80 euro, anche questa volta c’è da chiedersi dove verranno recuperate le risorse. Ma come gli 80 euro non hanno risolto il problema dell’eccessivo carico fiscale, limitandosi ad un ribasso provvisorio, salvo proroga, così anche una decontribuzione per tre anni non risolve il problema del costo del lavoro e appare più un regalo (a tempo) che una vera riforma.




Domus Bergamo, così il centro diventa più saporito

Domus Bergamo1Venti milioni di visitatori, 6 milioni gli stranieri, 1 milione in arrivo solo dalla Cina. Tanto grande è il bagaglio di presenze che Expo2015 promette di portare con sé e che Bergamo intende intercettare proponendo iniziative di primo piano nel padiglione della Domus, la speciale struttura che porterà nel cuore della città tutta la magia del Fuori Expo 2015. A mettere a punto il connubio tra cultura, paesaggio, arte, enogastronomia e prodotti che incanterà gli Expo-viaggiatori, sarà Bergamo Wine 2015, la manifestazione che, grazie all’impegno dell’Associazione Culturale Signum di Bergamo, porta in scena l’unicità dell’enologia e delle produzioni gastronomiche italiane. Una kermesse che dispiega le sue numerose proposte attraverso la Domus Bergamo che nel cuore della città, in Piazza Dante, fa da punto di riferimento per gli eventi cittadini e da collegamento con Expo, iniziativa elogiata nel corso del Vinitaly anche dal Ministro Maurizio Martina secondo il quale “Bergamo sta diventando una delle piazze più vivaci e importanti per l’Expo”.

Oltre 500 eventi animeranno Bergamo, ma vero cuore del percorso culturale sarà la mostra Il Palma, dedicata alla genialità artistica di Palma il Vecchio e patrocinata dalla Fondazione Credito Bergamasco, che con conferenze a tema e un info point dedicato, farà la parte del leone nei primi mesi di programmazione. A ciò si aggiunge la riapertura della storica e prestigiosa Accademia Carrara, che sarà spunto per numerose conferenze e aperitivi con pillole di cultura, letture e piccoli eventi musicali. Non solo: la Domus ospiterà show cooking, degustazioni eno-gastronomiche a cura del Seminario Permanente Luigi Veronelli, corsi aperti al pubblico, laboratori didattici per i più piccoli, cicli di conferenze dedicate al comparto enogastronomico e produttivo.

Attraverso le storie dei protagonisti, inoltre, saranno raccontate le essenze di 100 vitigni autoctoni con la partecipazione dei produttori bergamaschi, coordinati dal Consorzio Tutela Valcalepio, e di quelli di 15 paesi stranieri e 8 regioni d’Italia.

A dare il benvenuto nella Domus Bergamo, al fianco dell’organizzazione di Alta Qualità, ci saranno anche gli studenti dell’istituto iSchool che, attraverso questa iniziativa, unica per Bergamo, avranno l’occasione per contribuire al grande evento di Expo 2015. Assiduo, infine, sarà il dialogo tra il centro della città e il territorio bergamasco, con rinvii e scambi da Astino, a San Pellegrino, da Scanzorosciate al castello di Malpaga, da Alzano sino a Treviglio, da Chiuduno sino a Zanica e Pontida rendendo il più possibile coordinata la proposta del Territorio, anche attraverso il Wine tour settimanale. Grande è infatti la voglia di promuovere il territorio in tutte le sue sfaccettature, mostrandone le bellezze architettoniche e le capacità degli uomini comuni che con il loro lavoro hanno contribuito a creare qualcosa di unico. La Domus sarà, dunque, la casa per eccellenza: culla ospitale per chi nella città dei Mille è nato e cresciuto, ma anche per chi vi giunge per la prima volta, con l’auspicio che, alla fine dell’esperienza, tanti abbiano la voglia di ricominciare a raccontare le storie più belle legate alla splendida terra bergamasca e a tutti i suoi prodotti. Per restare aggiornati sul programma e sulle iniziative: http://www.alta-qualita.it/




Vinitaly, istantanee da Piazza Valcalepio

Premiata dall’aumento di visitatori esteri, la 49esima edizione di Vinitaly, alla fiera di Verona ha proposto a visitatori ed espositori quattro giorni intensi tra contatti, degustazioni, eventi, incontri. Sempre attiva Piazza Valcalepio, allestita del Consorzio di Tutela all’interno del padiglione Lombardia. La partecipazione è stata infatti occasione non solo per far conoscere i vini delle 13 cantine partecipanti, ma anche per presentare i prodotti tipici e la ristorazione bergamasca, insieme agli eventi del territorio. Ogni giornata è stata dedicata ad un tema diverso, dal concorso Emozioni dal Mondo alla Domus Bergamo – Bergamo Wine, tenuta a battesimo dal ministro delle Politiche agricole, il bergamasco Maurizio Martina, e dal sindaco di Bergamo Giorgio Gori. E ancora la mostra di Palma il Vecchio e Luigi Veronelli.

Ecco il racconto per immagini




Bettineschi: “Io vicepresidente? Aspettiamo il 9 aprile”

Ottorino Bettineschi
Ottorino Bettineschi

Il record di voti, dodici, è andato a Ottorino Bettineschi, presidente di Ance in rappresentanza di Confindustria Bergamo. No comment sui rumors che lo vogliono a fianco di Malvestiti nelle vesti di vice: “Non sta a me decidere e non voglio parlarne, anche per scaramanzia. Il 9 aprile sapremo chi sarà vicepresidente”.

Più che positivo il commento sulla nomina in Giunta: “Non mi aspettavo di raccogliere tanti voti. Oltre ad esserne lusingato, non posso che apprezzarne il significato, un vero e proprio segno di distensione tra Confindustria e Imprese & Territorio. Ora non resta che collaborare e convogliare le risorse di tutti verso i programmi fondamentali per la salvaguardia e la crescita del nostro sistema imprenditoriale. Tutti oggi hanno mostrato attenzione con la mia nomina all’edilizia, un settore vitale per la nostra economia che purtroppo attraversa una crisi profonda. È’ importante lavorare tutti fianco a fianco e affrontare le tematiche che toccano i settori rappresentati dal sistema camerale”.

Elena Fontana
Elena Fontana

Elena Fontana, 60 anni, da quattro anni alla vicepresidenza di Confesercenti Bergamo si occupa della consulenza per l’internazionalizzazione d’impresa. Nel corso della mia carriera – ha detto subito dopo l’elezione in Giunta – ho avuto modo di confrontarmi a livello internazionale con enti e istituzioni come quelle camerali. Della gestione straniera, in particolare della Camera di commercio svedese, con cui ho avuto modo di confrontarmi maggiormente, apprezzo la snellezza e da imprenditrice invidio l’ impegno per alleggerire la burocrazia che grava enormemente sulle imprese. Ecco, credo che la vera sfida per la nostra Camera di Commercio sia quella di essere un facilitatore e semplificatore della vita d’ impresa”.

Maria Bertuletti
Maria Bertuletti

Vicepresidente di Confimi e del Comitato per l’imprenditoria femminile della Camera di Commercio, Maria Teresa Bertuletti – alla guida con la famiglia del Mollificio Bergamasco di Carvico – saluta con favore il nuovo incarico in Giunta. “Non posso che essere orgogliosa della nomina sia per l’ associazione sia per il settore che rappresento. La piccola industria sta attraversando un momento difficile ed è decisivo avanti le nostre istanze e confrontarci con le altre realtà della nostra economia”. “L’ incarico è importante – aggiunge Bertuletti – anche perché porta una presenza femminile nella Giunta camerale, che finalmente per la prima volta si tinge un po’ di rosa”.

 




Via Paglia, dopo 63 anni chiude la cartoleria Legrenzi

cartoleria legrenzi insegna Era uno di quei negozi “pronto soccorso”, una cartoleria ad ampio raggio, dove essere certi di trovare il materiale per quel lavoretto a scuola, il foglio della giusta grammatura e della tonalità che si voleva, la cancelleria per l’ufficio. E perdersi volgendo lo sguardo sugli scaffali tra giocattoli, articoli di pelletteria, nastri, carte regalo colorate, il tutto identificato con dettagliati cartelli, che ci tenevano a dichiarare la qualità della merce.

Era. Perché la cartoleria Legrenzi, in via Paglia al numero 31/d (nella parte più vicina a via Bonomelli), aperta nel 1952, chiuderà i battenti. Lo farà il 30 aprile come annuncia la pagina Facebook, che nel frattempo promuove la svendita totale. Lo storico titolare, Daniele Legrenzi, 82 anni, continua a tenere d’occhio la sua creatura, ma, dopo un problema al cuore nell’agosto scorso, ha dovuto ridurre a due capatine giornaliere la sua presenza in negozio. E per la figlia Giovanna non vale la pena proseguire: «Il nostro non è un problema di affitto, come capita in altre zone della città – spiega -. Il proprietario ci è venuto incontro abbassandolo, solo che nella via ormai non passa più nessuno. Ha aperto il negozio che ripara biciclette, ma in compenso se ne è andato quello di abbigliamento per taglie forti, che almeno era un tipo di offerta particolare. Non ci sono negozi di richiamo, in pratica ci sono solo bar». A questo si aggiungono il calo dei consumi generale e acquisti sempre più mirati. «Se anche c’è l’offerta sui quadernoni o gli album da disegno è difficile che i consumatori decidano di fare la scorta – rileva Giovanna -, oggi si vende tutto a numero. Salvo poi rivolgersi ai supermercati e ai “finti” grossisti che ormai operano al dettaglio, in pratica scavalcandoci».

daniele legrenziUn tempo invece erano i Legrenzi a fare scuola nel settore. Daniele discende a una stirpe che ha avuto come capostipite Gio Buono Legrenzi, che aveva una celebre cartoleria in via Sant’Alessandro. Dei suoi tre figli, Carlo ha portato avanti l’attività del padre, Tito è diventato presidente dell’Istituto Italiano Arti Grafiche e Miro, padre di Daniele, ha aperto un magazzino all’ingrosso di carta, cartoni e cancelleria in via Corridoni. Il 16 giugno del 1952, secondo quanto riporta la visura camerale, all’età di vent’anni, anche Daniele apriva la sua attività, la cartoleria di via Paglia, appunto, che negli anni si è ingrandita ed ha aggiunto la rivendita di materiale elettrico, ma è stata anche ingrosso di sacchetti di carta e altre forniture per i negozi. «Mio padre – dice Giovanna – è cresciuto nel settore e ci ha trascorso la vita intera, lavorando anche 10 ore al giorno, perché le attività commerciali richiedono questo impegno». Che è anche una passione. Lo si capiva perché Legrenzi, si trattasse di una risma di carta o di un pacchetto di biglietti d’auguri, ci teneva a raccontare da dove venivano e come erano fatte, spostandosi presto su temi di attualità se solo gli si concedeva un po’ di spago.

 

cartoleria legrenzi - vetrinaMagari non all’ultima moda, ma l’assortimento è davvero immenso, tanto da creare qualche preoccupazione alle figlia su come riuscire a smaltire tutto. Per chi è in cerca di sconti o vuole assaporare ancora l’atmosfera dei vecchi negozi c’è ancora un mesetto di tempo. Quanto a Daniele Legrenzi, a tenersi aggiornato e in contatto con il mondo non sembra aver rinunciato, almeno a giudicare dall’attività sul suo profilo personale di Facebook. Lo si direbbe un nativo digitale più che un cultore di carta e dintorni.




Camera di Commercio, fatta la nuova Giunta

Giunta Camera di Commercio 2015
La nuova Giunta della Camera di Commercio di Bergamo

E’ fatta la nuova la Giunta della Camera di Commercio di Bergamo. Oggi pomeriggio il voto dei 31 consiglieri (erano assenti Nicefori della Cna e Cicerone della Uil) che ha portato all’elezione della squadra che affiancherà il presidente nel prossimo mandato. Le conferme riguardano – oltre ovviamente al presidente Paolo Malvestiti  Alberto Capitanio, presidente della Compagnia delle Opere, e Angelo Carrara, presidente di Confartigianato. Tra i volti nuovi in Giunta non mancano due presenze femminili, quella di Elena Fontana, vicepresidente di Confesercenti e di Maria Bertuletti, vicepresidente di Confimi – Confederazione dell’Industria Manifatturiera Italiana e dell’Impresa Privata. Siedono in Giunta, sempre in rappresentanza ed espressione di Imprese & Territorio,  Marco Amigoni, presidente della Lia-Liberi Imprenditori Associati, Alberto Brivio, presidente di Coldiretti e Giuseppe Guerini, presidente di Confcooperative.  In rappresentanza degli Industriali, come già trapelato nelle ultime ore, è stato eletto Ottorino Bettineschi presidente di Ance- Associazione Nazionale Costruttori Edili, che i ben informati dicono potrebbe affiancare Malvestiti nel ruolo di vicepresidente, ma bisognerà aspettare il 9 aprile per conferme . Lavoro e credito continuano ad essere al centro dell’attenzione della nuova Giunta, con due nomine ad hoc in rappresentanza dei settori. Il consiglio affida un tema delicato e importante come quello del lavoro a Marco Cicerone, segretario Uil. A Gualtiero Baresi, presidente Bcc di Zanica, il compito di occuparsi del Credito.

 

 




e-Commerce, 4 consumatori su 10 fanno acquisti online

e-commerce-cons.jpgSono 15 milioni gli italiani che fanno acquisti sul web: per il 37% si risparmia rispetto ai negozi tradizionali, per il 33% è più comodo ma solo il 10% si fida pienamente dei pagamenti online, mentre il 65% si mette al riparo da eventuali rischi usando una carta pre-pagata. E’ quanto risulta dal dodicesimo rapporto Censis-Ucsi sulla comunicazione.  “Fa acquisti sul web ormai il 43,5% degli utenti di internet, ovvero 15 milioni di italiani”, si legge nel rapporto, “comprare prodotti o servizi con un semplice clic del mouse è un comportamento guidato innanzitutto dall’esigenza di risparmiare”. Il 37,1% degli italiani ritiene che, rispetto ai negozi tradizionali, fare la spesa sul web è più economico, prosegue il Censis, laddove la comodità rappresenta un sicuro vantaggio per il 32,8%. Un altro aspetto positivo, secondo i clienti online, è la semplicità delle procedure di shopping in rete, segnalata dal 19,8%; per il 12,8% conta l’efficacia dei marketplace sul web rispetto agli esercizi commerciali tradizionali (più scelta, più informazioni sui prodotti e servizi, possibilità di maggiori confronti tra modelli diversi). E per il 7% lo shopping online è semplicemente più divertente rispetto al fare acquisti nei negozi tradizionali”. Dalle opinioni dei consumatori emergono anche alcune criticità connesse all’ e-commerce. Il rischio che dietro allo scontrino virtuale si celino truffe, anche legate al sistema dei pagamenti online, è segnalato dal 28,7% degli italiani. Più preoccupati risultano i consumatori over 65 anni (34,6%) e le persone meno istruite (32,6%). Inoltre, fare spese sul web è un’attività’ più “fredda” rispetto al contatto umano con il negoziante in carne e ossa per il 23,2% degli italiani. Vengono poi espressi dubbi legati al buono stato del prodotto consegnato e alla sua corrispondenza con quello proposto online, o anche alla tempistica effettiva della spedizione: il 21,8% teme che la consegna venga fatta in ritardo o con prodotti sbagliati o difettosi.




Auchan taglia l’integrativo, si temono esuberi

auchanTagli ai salari, alla copertura della malattia e degli infortuni sul lavoro. C’è persino l’eliminazione della carta di sconto del 5% sull’ acquisto dei prodotti da parte dei dipendenti nella disdetta unilaterale del contratto integrativo aziendale, firmato nell’ottobre 2007, a partire dal primo luglio, comunicata nei giorni scorsi dal colosso della grande distribuzione Auchan. Il taglio del CIE costa ai lavoratori fino a 300 euro al mese. Nella provincia di Bergamo, Auchan gestisce 3 ipermercati, uno nel capoluogo, e altri a Curno e Antegnate, per un totale di oltre 500 dipendenti.

“Un passo unilaterale – dice una nota delle Segreterie Nazionali di Fisascat, Filcams e Uiltucs – che ci “obbliga” allo stato di agitazione con il blocco degli straordinari”.

Le segreterie nazionali stigmatizzano la decisione dell’azienda, che non ritengono giustificata “dalla sia pur grave evoluzione degli andamenti aziendali degli ultimi anni, in cui le lavoratrici e i lavoratori sono stati chiamati a consistenti sacrifici in numerose realtà attraverso il ricorso agli ammortizzatori sociali e financo a riduzioni temporanee degli orari di lavoro contrattuali settimanali laddove il ricorso agli ammortizzatori sociali non era più consentito dalle norme di legge vigenti”.

I sindacati ribadiscono che soluzioni alternative sono disponibili e praticabili senza giungere a tale grave decisione. “Ci aspettiamo ulteriori iniziative – dice Alberto Citerio, segretario generale di Fisascat Bergamo – riguardanti eventuali esuberi. A Bergamo, infatti, avevamo avviato un tavolo di trattativa per cercare di evitare tagli sul personale, ma la decisione dell’azienda ha bloccato ogni iniziativa livello territoriale, quindi, temo, dovremo aspettarci che anche qui saranno avviate le procedure”.