Street food, Romano lancia il concorso fotografico

street food clickPer chi ama immortalare piatti e prodotti, c’è la possibilità di condividere i propri scatti “nel mondo reale” e non solo in rete. Partecipando a “Street food click”, iniziativa promossa dal Comune di Romano e dell’associazione Il Romanino che chiede di impugnare macchina fotografica o telefonino e scatenare fantasia e inquadrature sul tema dello street food. Le migliori immagini saranno esposte in una sezione della mostra “Tutti a tavola. L’arte è servita!”, realizzata in occasione dell’Expo, che sarà allestita nella sala pubblica della Rocca viscontea di Romano dal primo al 10 maggio prossimi. Le fotografie devo essere inviate entro il 5 aprile a: streetfoodclick@gmail.com; WhatsApp: 3297903688; facebook: il Romanino cultura.




CibArs: cena, jazz e poesie M1.lle Storie e Sapori

CibarsL’appuntamento è per il 25 marzo,  alle 20.15, al M1.lle Storie e Sapori – Bistrò di Viale Papa Giovanni XXIII, 18 a Bergamo. Si tratta di una cena musicale con menù a prezzo fisso insaporita da letture di poesie e racconti inediti di natura alimentare firmati da alcuni noti scrittori italiani (Cucchi, Magrelli, Piumini, Scarpa, Spaziani, etc.) e interpretati dall’attrice Federica Cavalli. Le varie portate saranno inoltre accompagnate dal saxofono e dai clarinetti di Guido Bombardieri e dal contrabbasso di Marco Gamba.

Direzione artistica: Alessandro Bottelli.

Iniziativa realizzata per EXPO 2015

Cena+spettacolo: 50 euro.

Prenotazione obbligatoria: 340 7280347 comeunfiordiloto@gmail.com




Concorso gelato artigianale, i premi e i protagonisti




Al mercato arriva il QR code, si rafforza la lotta agli abusivi

Ambulanti“Continua l’impegno di Regione Lombardiap er mettere gli ambulanti nelle condizioni di agevolare i loro adempimenti e per consentire alla Polizia Locale di compiere controlli in modo semplice e immediato, grazie al supporto della tecnologia”. Lo ha detto Mauro Parolini, assessore al Commercio, Turismo e Terziario di Regione Lombardia, commentando la fine della fase di sperimentazione, durata circa un mese, dell’applicativo informatico che gestisce la lettura del QRcode sui documenti identificativi degli ambulanti. Il progetto, che ha coinvolto quattro Comuni, i rispettivi comandi di Polizia Locale, le associazioni di categoria e centinaia di operatori, è finalizzato all’introduzione del QRcode, il codice a barre bidimensionale che può essere letto mediante strumenti di comunicazione mobile, sulla Carta di esercizio e sulla Attestazione annuale, le due principali documentazioni che contengono i dati delle imprese con i relativi titoli autorizzativi e che attestano l’assolvimento degli obblighi dell’operatore dal punto di vista amministrativo, fiscale, previdenziale e assistenziale. “I benefici raggiunti attraverso l’introduzione del QRcode – ha spiegato Parolini – sono evidenti sia in termini di semplificazione per gli operatori, che potranno evitare di stamparsi i documenti ogni qualvolta intervenga un aggiornamento, sia in termini di facilitazione dei controlli per le Forze dell’ordine, che attraverso un click sul telefonino possono verificare in tempo reale i dati dell’ambulante”. “Il nuovo sistema – ha aggiunto –  costituisce anche un importante strumento di lotta all’abusivismo, perché tutte le informazioni sono criptate e custodite in una database informatizzato, che non può essere modificato, copiato e alterato”. “L’Assessorato al Commercio – ha rimarcato Parolini – negli ultimi anni ha introdotto diversi strumenti per il contrasto all’abusivismo e alla contraffazione, che si stanno rivelando molto utili per il comparto. L’abnegazione e l’impegno degli ambulanti onesti vanno tutelati e preservati attraverso la creazione di un contesto condiviso di legalità, perché con il loro lavoro rendono i mercati comunali elementi di attrattività del territorio e contribuiscono ad accrescere la qualità urbana delle nostre città”. “Considerando il successo che ha ricevuto questa sperimentazione e i riscontri positivi raccolti dai soggetti coinvolti – ha concluso l’assessore – i prossimi passi saranno rivolti a una maggiore sburocratizzazione e semplificazione, a una graduale estensione a tutti i Comuni della Lombardia del QRcode, e allo studio di ulteriori strumenti innovativi per gli operatori a garanzia di professionalità, qualità e legalità per i consumatori”.




Gelato artigianale, l’Oasi di Villongo vince il concorso

2° classificata Artigel. ritJPG 3° Classificato Petit Fleur rit

È della Gelateria Oasi di Villongo il successo nella terza edizione del Concorso di Gelateria Artigianale, promosso dal Comitato gelatieri di Bergamo e svoltosi ieri nel pomeriggio all’Istituto alberghiero di San Pellegrino Terme. Tema della competizione era l’interpretazione del Mielgot (gelato di latte, miele e biscotto di mais spinato di Gandino, gusto che il Co. Gel. ha lanciato l’anno scorso in onore alle produzioni bergamasche) nella combinazione con i prodotti d’eccellenza del territorio. Venti le gelaterie che vi hanno partecipato, insieme agli studenti di due istituti: l’IPSSAR di San Pellegrino Terme e l’Istituto Serafino Riva di Sarnico.

Il primo classificato, Giuseppe Mologni, ha presentato il gusto Mielgot con miele di tiglio, achillea di Monte Bronzone e amarene. Al secondo posto Simone Rota Biasetti di Artigel di Azzano San Paolo con Crema al Passito di Torre de’ Roveri e miele mille fiori. Al terzo posto Enrica Natali del Petit Fleur di Almenno San Salvatore con L’allegro Mielgot, preparato con infuso di menta fresca e salsa alle noci.

Premio Scuola Iacopo Zenoni S.Pellegrino rit Premio Scuola Sarnico rit

Nella sezione dedicata agli alunni della scuola alberghiera, si è aggiudicato il primo posto Jacopo Zenoni dell’Ipssar di S. Pellegrino Terme con un gelato al gusto Fiordilatte con miele d’acacia Mielgot e crema di marron glacè; mentre all’Istituto di Sarnico è andato un premio per aver ottenuto il maggior punteggio assegnato dalla Giuria sulla base dei gusti presentati.

Diverse e insolite le combinazioni proposte dai venti gelatieri: dalla birra fruttata alla grappa di moscato, dalla salsa di polenta con stracchino al latte delle stalle di Piario; dall’infuso di alloro all’agrì di Valtorta.

La giuria – presieduta da Luciana Polliotti e composta dai giornalisti Emanuela Balestrino, Gloria Levati, Elio Ghisalberti, da Giovanni Martinelli, vicepresidente Associazione Pasticceri bergamaschi e da Pietro Bresciani, segretario del Comitato Gelatieri di Ascom Bergamo – ha valutato il gelato in gara sulla base del gusto, della struttura, dell’aspetto visivo e dell’originalità degli abbinamenti.

I gelatieri in gara

Sergio Pezzoli (Laboratorio Gelateria Franca, Albino), Enrica Natali (Petite Fleur, Almenno San Salvatore), Daniela Nodari (Rosa, Arcene), Simone Rota Biasetti (Artigel, Azzano San Paolo), Pierangelo Suardi (Cherubino, Bergamo), Viviana Elena Cremaschi (Cuore, Bergamo), Roberto Acerbis (Frigidarium, Bergamo), Cristian Daldossi (Safarà Soft, Bergamo), Manuel Fratus (La Piazza, Bolgare), Francesca Gelmi (Il Gelato da Giò, Chiuduno), Alessandro Bosio (Selz Café, Clusone), Claudio Negri (Da Claudio – Clusone), Pietro Andreoli (Gelatissimo, Darfo Boario Terme), Colombano Mariani (Oasi, Fara Gera d’Adda), Paolo Mariani (Gelateria Dolce Vita, Lallio), Laura Colombelli (Pasticceria Laura, Medolago), Graziella Molinari (Gelateria Arizzi, Olmo al Brembo), Simona Pansa (La Gelatteria, Pedrengo), Luigi Cornolti (Taverna del Caio, Ponteranica), Marco Mangini (La Gelateria, San Pellegrino Terme), Giuseppe Giudici (La Gatta, Sarnico), Andrea Giudici (La Gatteria, Sarnico), Marco Pietrobono (Gelato Matto, Seriate), Matteo Corna (Gelatiamo, Treviolo), Giuseppe Mologni (L’Oasi, Villongo), Marcello Gusmini (La Crem, Vertova), Maria Angela Giassi (Il Gioppino, Zanica), Daniel Rossi (Voglia Matta, Zanica).

E gli studenti

IPPSSAR di San Pellegrino Terme: Marco Scalabrino, Edison Gropaj, Andrea Oliveri, Federico Maestroni, Fabio Fabbris, Davide Brambilla, Nicole Perico, Alessia Ancora, Jacopo Zenoni

Istituto Serafino Riva di Sarnico: Sara Dosselli, El Yousfi Lemghari Hajar, Deborah Finazzi, Martina Milesi, Giulia Pezzoli, Valentina Rapis, Elena Rivadossi, Sara Vavassori, Claudia Venezia




Imprenditori 2.0: « Grazie ai social incrementiamo il nostro business»

social networkAi social, in particolare a Facebook, dedicano attenzione ogni giorno e i risultati non tardano ad arrivare. Abbiamo chiesto ad alcuni imprenditori che hanno scelto di partecipare ad un corso dedicato alle potenzialità dei social network organizzato da Ascom, quali risultati concreti rilevino per le loro attività. E non sorprende come tutti ammettano che tra post e like gli affari vadano un po’ meglio, anche se il punto di forza degli strumenti è senza dubbio quello della fidelizzazione della clientela.
imageSilvia Monzio Compagnoni, 39 anni, titolare del negozio di abbigliamento “Silvia” specializzato anche in indumenti sostenibili in cotone organico, non lascia passare un giorno senza un post: «Da quando ho inaugurato il negozio nel 2012, ogni giorno pubblico qualcosa sulla mia pagina Facebook. E’ uno strumento amato, seguito, ma soprattutto molto utile per comunicare- gratuitamente per di più- con i miei clienti. Fotografo ogni cambio di vetrina per invogliare la gente a visitarmi in negozio e ogni giorno presento un capo di abbigliamento diverso. Non lo faccio mai con frasi asettiche, ma amo cercare empatia e coinvolgimento emotivo, che premiano sempre. Scegliere la frase giusta è fondamentale, ma la ricerca è sempre ripagata. Quanto vale Fb per le vendite? Beh, anche se è difficile fare una stima, credo che un bel 10 per cento lo porti tutto». Il coinvolgimento oltre che emotivo è reale: «Quando chiedo alle mie clienti se possono farmi da modelle per presentare su Facebook vestiti e accessori oltre a rafforzare il mio rapporto e la fiducia con ognuna di loro si crea una vera e propria tempesta di likes e commenti. Ho organizzato una sfilata, coinvolgendo dieci modelle clienti e abbiamo ottenuto mille contatti in poche ore».

Andrea Suardelli, 32 anni, ha scelto di fare di Facebook e YouTube i principali veicoli di promozione della professionalità di famiglia, da sempre alla guida dell’omonimo e storico panificio di Urgnano. «Dal 2009 mostro su Facebook tutto il lavoro che sta dietro al pane e ad ogni singolo prodotto del nostro laboratorio. L’arte della panificazione attira sempre e non manca chi chiede Andrea suardelliconsigli e maggiori informazioni. Grazie a YouTube ho fatto apprezzare tutto il lavoro che sta dietro ad ogni singolo filone di pane, dall’impiego di un lievito naturale di oltre cinquant’anni che rinfreschiamo di continuo, alla selezione accurata di farine locali, coltivate grazie al progetto “Qui vicino” di Aspan che oltre a valorizzare varietà di grano a km zero, ha dato lavoro al territorio, impiegando 15 persone». I social consentono di allargare i confini, andando oltre le proprie aspettative: «Un amico ha un blog di cucina in Finlandia e, quando mi ha chiesto di inviare una ricetta per realizzare un ottimo pane, ho avuto tantissime visualizzazioni dal Nord Europa, dalla Finlandia alla Germania». E’ capitato anche di alzare la saracinesca la mattina avendo già esaurito, a suon di prenotazioni via social, tutta la produzione della nottata: «Mia mamma Giulia prepara ogni anno delle frittelle a forma di raviolo con mele e miele. Un anno abbiamo organizzato un concorso con in premio un vassoio di frittelle per chi indovinasse gli ingredienti della nuova ricetta con pere e cioccolato e il successo è stato enorme. Quest’anno invece è bastata una foto con le frittelle alla Nutella la mattina all’alba perchè fossero già esaurite ancora prima di aprire il negozio». L’obiettivo è quello di intensificare ulteriormente la presenza sui social: «Se oggi dedico un’ora in media a questi strumenti, l’obiettivo per il futuro è di investirci sempre più tempo. Mi piacerebbe poi trasformare le occasioni di incontro virtuali in vere e proprie visite: sarebbe bellissimo fare vedere a tutti il nostro laboratorio all’opera, magari in occasioni particolari, dalla preparazione delle colombe a Pasqua ai panettoni a Natale».
imageFabio Martinelli, 34 anni, titolare del “Caffè 500” di Romano di Lombardia, dal 2007 dedica anche tre ore al giorno a Facebook: «Ormai il 30-40% della mia clientela viene al bar per parlare, tra un caffè e uno spuntino, dei social. Credo che il bar sia una piccola famiglia e facebook si presta alla grande per offrire nuovi argomenti di conversazione. Mi piace tenere aggiornati i miei clienti non solo sulle novità legate alla mia attività ma su quanto mi capita durante la giornata. La comunicazione è sempre emozionale e alla fine un linguaggio semplice ed informale crea un bel clima, aggrega ed ispira sincera condivisione». I post spaziano dall’attualità al meteo, dalle ricorrenze a fatti ordinari come il traffico: «Ogni giorno pubblico almeno due o tre post, la maggior parte direi personali. Finora la scelta mi ha sempre premiato, anche perchè se ti apri agli altri, gli altri finiscono con l’aprirsi anche a te».

 

 

 




L’Ospedale di Bergamo ‘in jazz’ per la ricerca sulla Sindrome di Angelman

Boris Savoldelli umberto petrin

All’Ospedale Papa Giovanni XXIII sabato 28 marzo si parlerà di Sindrome di Angelman e di ricerca scientifica, con una colonna sonora d’eccezione: a partire dalle 17.30 nella Street Hospital, Boris Savoldelli, uno dei cantanti più talentuosi e originali della scena jazz internazionale, e Umberto Petrin, tra i maggiori pianisti e improvvisatori europei, si esibiranno nel concerto “Weiweism. A special project around Ai Wei Wei”, omaggio all’artista cinese Ai WeiWei, pluripremiata personalità dell’arte contemporanea mondiale.

L’iniziativa è promossa da Associazione Angelman e Rotary Club Treviglio e Pianura Bergamasca con il sostegno di Rotary Distretto 2042, l’ospitalità dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo e la partecipazione di From, Fondazione per la Ricerca Ospedale Maggiore.

Lo scopo è far conoscere la Sindrome di Angelman e sostenere il progetto “Fai volare la ricerca”, borsa di studio per la ricerca su questa malattia.

“Siamo felici di realizzare questo importante evento in un contesto come quello dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII e di poter offrire ai nostri sostenitori e a tutti coloro che sono ospiti della struttura ospedaliera uno spettacolo di elevato profilo artistico – dice  il presidente  dell’Associazione Angelman Luca Patelli -. Il nostro desiderio è di sensibilizzare quante più persone al sostegno della ricerca scientifica sulla Sindrome di Angelman che oggi alimenta concrete speranze di cura per i malati”.

“Il Rotary di Treviglio e il Distretto 2042 – spiega Sergio Moroni, assistente del Governatore Distretto 2042 e responsabile di progetto Rotary Club Treviglio – sono da sempre sensibili ai bambini che soffrono e che hanno necessità di cure. Proprio il nostro Club di Treviglio nel 1985 ha dato il via alla Campagna, divenuta poi mondiale, “Endpolionow” per la vaccinazione della popolazione mondiale infantile contro la poliomielite. Dall’avvio della campagna l’incidenza della poliomelite è diminuita del 99%, da circa 350mila casi all’anno a 369 confermati nel 2013. Oggi auspichiamo di replicare il successo di questa campagna nell’ambito delle malattie rare con il progetto ‘Fai volare la ricerca”’, per  trovare una cura per i bambini Angelman”.

La partecipazione è a offerta libera. È previsto un momento di saluti con la collaborazione del bar pasticceria La Marianna.

La Sindrome di Angelman è una malattia genetica rara, nella maggior parte dei casi non ereditaria, che colpisce un bimbo ogni 12mila circa. I bambini che ne sono affetti non parlano, hanno gravi difficoltà motorie e cognitive e spesso soffrono di epilessia e di disturbi del sonno. Sono ‘condannati’ a rimanere bambini per sempre.

L’Associazione Angelman onlus è nata poco più di tre anni fa a Credaro con lo scopo di far conoscere questa malattia e di finanziare la ricerca. Ad oggi la onlus bergamasca raccoglie più di sessanta volontari e numerose associazioni sostenitrici. Per maggiori informazioni: roberta@associazioneangelman.it – www.associazioneangelman.it

 




Mosler: “I parametri di Maastricht hanno creato solo impoverimento e disoccupazione”

Warren Mosler, economista statunitense,  fondatore – con un’esperienza alle spalle di oltre trent’anni nel mondo della finanza – della Modern Money Theory, sfata i falsi miti dell’economia con cui siamo abituati a interpretare i fattori macroeconomici. La piena occupazione e la stabilità dei prezzi sono scelte esclusivamente politiche, alla portata di qualsiasi stato con sovranità monetaria, basta solo aumentare la spesa pubblica . I parametri di Maastricht che fissano un tetto al deficit degli stati membri hanno imbrigliato le nazioni dell’Eurozona e creato austerità e disoccupazione.

Il recente decreto salva-Roma, le polemiche sui fondi alle aree a statuto speciale e le difficoltà di bilancio dei Comuni di Napoli, Catania e Torino dimostrano che le differenti aree geografiche hanno trattamenti molto diversi da parte dello Stato. A pagare il conto però sono soprattutto Lombardia e Veneto, che – pur subendo pesantemente gli effetti della crisi – sono ancora quelle che permettono di pagare i conti delle altre Regioni. In questo momento di difficoltà è giusto mantenere lo stesso meccanismo di oggi, aiutando il Mezzogiorno e le altre zone disagiate, oppure bisogna favorire la locomotiva lombardo-veneta (anch’essa in difficoltà) in modo che riparta e possa tornare a trainare il Paese e la ripresa?

“Le tasse del Nord non aiutano il Sud e viceversa. E’ solo un giro di soldi nel medesimo contenitore, l’Italia, lontana dalla ripresa con la tassazione insostenibile di oggi. L’unica soluzione per raggiungere l’equità sociale e tasse e prezzi più bassi per tutti è quella di incrementare la spesa pubblica. Per premiare la produttività e l’efficienza di un’area rispetto all’altra si può modificare la spesa pubblica e bilanciare le tasse in ogni area geografica. Bisogna ritrattare i criteri di Maastricht innalzando il tetto del deficit all’8-8,5%”.

Qual è oggi la priorità per rilanciare imprese e lavoro: liberalizzare contratti di lavoro in entrata e in uscita?

“Bisogna partire dal presupposto che, in generale, alla imprese non piace assumere chi è disoccupato, specialmente dopo due o tre anni di assenza dal mercato del lavoro, anche se si è molto qualificati e si hanno competenze elevate. Una soluzione per favorire il reinserimento lavorativo può essere rappresentata dall’impiego di transizione. Questo tipo di impiego facilita la transizione dalla disoccupazione all’impiego nel settore privato, come è stato dimostrato laddove è stata messa in atto. La Banca Centrale Europea potrebbe finanziare un posto di lavoro di transizione per tutti coloro che siano a disposizione per quel lavoro con una retribuzione salariale minima stabilita”.

Un detto popolare afferma che il buongiorno si vede dal mattino. Ma ad oggi, mentre il governo ha dato il via libera all’aumento della Tasi, non si sente ancora parlare di taglio dei costi e delle spese inutili. Per quale ragione in Italia è tanto difficile tagliare le spese? La responsabilità va ricercata nella mancata volontà della classe politica o – per incapacità o mancanza di volontà – nei burocrati che scrivono leggi, decreti legge e decreti attuativi?

”Gli sprechi vanno sempre  eliminati, in modo  che queste risorse possano essere rimesse nell’economia. Con una maggior efficienza di gestione si può arrivare ad  abbassare le tasse. Ma questo non è sufficiente, serve incrementare il deficit italiano. Bisogna guardare al deficit come ad un’opportunità e non ad un limite: da sempre i Paesi che hanno un deficit pubblico elevato sono contraddistinti dalla maggior crescita. Visto che ai politici italiani piace tanto spendere  e spandere, non resta che aumentare la spesa pubblica per far tornare a girare l’economia. I parametri di Maastricht hanno creato solo impoverimento e disoccupazione.  Con la disoccupazione al 12,6% i tagli alle tasse efficaci per far ripartire l’economia dovrebbero arrivare a 100 miliardi di euro, ossia esattamente dieci volte tanto quello che si annuncia di voler fare”.




La lettera / Io, precario, mi chiedo se esiste ancora il diritto al lavoro

disoccupato“Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell’impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro e alla protezione contro la disoccupazione”; “Ogni individuo, senza discriminazione, ha diritto ad eguale retribuzione per eguale lavoro”; ”Ogni lavoratore ha diritto ad una remunerazione equa e soddisfacente, che assicuri a lui stesso e alla sua famiglia un’esistenza conforme alla dignità umana”.

Era il 1978 e in procinto di cominciare il mio primo giorno di lavoro, mio padre mi lesse questi tre passi contenuti nella Dichiarazione dei Diritti Umani, approvata nel lontano 1948 dall’Assemblea delle Nazioni Unite, pregandomi di tenerli sempre a mente.

Sono passati trent’anni e ieri ho fatto la stessa cosa con mio figlio: gli ho letto gli stessi passi, chiedendogli di non dimenticare mai le parole appena ascoltate; alla fine mi ha detto “non preoccuparti”.

Sarà che sono invecchiato, ma è tutta sera che penso a quel “non preoccuparti”, che non ha il sapore del “non preoccuparti, me le ricorderò”, ma piuttosto del “non preoccuparti, adesso ci sono io a prendermi cura di te”.

Io ho 55 anni e sono da tempo un dipendente precario: l’ultima impresa per la quale ho lavorato, mi ha pagato l’ultimo stipendio “intero” due anni fa, poi ha cominciato a centellinarlo, un mese si, due mesi no, poi una piccola parte, una sorta di contentino quando facevo il mio malumore. E io intanto non ho mai smesso di presentarmi in ufficio con puntualità e non c’è stato giorno in cui abbia lavorato con meno impegno o con minore responsabilità, fidandomi delle parole del titolare “mi devono entrare dei soldi, poi vi pago” o “è questione di qualche giorno, massimo di un mese e saldo i miei debiti con voi”.

Poi un giorno è cominciata la trafila della cassa integrazione: prima ordinaria, poi straordinaria, un periodo tremendo pieno di confusione, di false speranze e di tante arrabbiature. Ho chiesto aiuto ai sindacati, per essere aiutato a difendere i miei interessi e per capire come muovermi senza fare passi falsi; ho pagato la “tessera” e almeno all’inizio sono stato preso in considerazione e la mia realtà fatta di diritti violati sembrava interessare a qualcuno; anzi mi sono state fatte anche delle promesse, che mi hanno galvanizzato, ma poi tutto è lentamente scemato e chi mi diceva “non preoccuparti, che risolviamo”, ha cominciato a dire “c’è poco da fare” perché nel frattempo la mia azienda ha dichiarato fallimento.

Oggi il tutto è in mano ad un legale e ancora una volta rimango in attesa: dietro a questo fallimento ci sono un mare di debiti non pagati e molti lavoratori (dipendenti, fornitori…) che insieme alle proprie famiglie sperano di riavere quello che spetta loro. Io cerco di essere positivo, ma francamente non so se riuscirò più a ricevere i ventimila euro di stipendi arretrati e il TFR di una vita di lavoro, di sacrifici e di impegno costante. Intanto il mio ex titolare ha aperto un’altra azienda, questa volta intestata a sua suocera e ha ripreso a lavorare come se niente fosse. Io continuo a credere che ogni individuo abbia diritto al lavoro, a delle condizioni soddisfacenti per potersi esprimersi nel migliore dei modi e ad una vita dignitosa, caratterizzata dal rispetto. Ma al tempo stesso ho il sospetto che siano concetti destinati a diventare pura teoria, perché concretamente non viene fatto nulla per migliorare lo stato delle cose e per fermare chi conduce una vita a scapito degli altri, cavalcando la filosofia del “mors tua vita mea”. Non sono pentito di aver letto a mio figlio qualche passo della Dichiarazione dei Diritti Umani, perché è con certi valori che desidero affronti la vita e perché esistono dei diritti a cui ogni essere umano deve potersi appellare per la sola ragione di essere al mondo. Alcune volte mi viene da pensare che documenti come la Dichiarazione dei Diritti Umani siano solo una pantomima, una sorta di grande rappresentazione scenica per rallegrare i cuori scontenti e portare conforto alle persone tristi, ma spero di sbagliarmi. Però a mio figlio non lo dico, mi spiacerebbe vivesse con questo sospetto.

Roberto, Bergamo




Romano, «in arrivo un nuovo piano parcheggi»

sebastian nicoli - sindaco romano di lomabardiaL’amministrazione comunale di Romano va incontro alle esigenze dei commercianti riprogettando il piano dei parcheggi, sia a pagamento sia gratuiti. La situazione è stata ereditata dalla precedente giunta, guidata da Lamera. Il nuovo piano partirà entro l’anno. «Una volta piazza Fiume era tutta a strisce bianche, con la conseguenza che le auto, spesso stanziali, saturavano i posti – spiega il sindaco, Sebastian Nicoli -. Oggi dobbiamo rivedere tutti i parcheggi, compresi quelli dell’ospedale, della stazione e della circonvallazione a ridosso del centro storico. È riduttivo e poco sensato concentrarci in una solo zona, guardiamo all’insieme per creare una giusta rotazione». Al vaglio dei funzionari comunali ci sono l’introduzione di formule di sosta breve per chi deve fare delle commissioni veloci e l’eliminazione di alcuni paradossi come il divieto per gli abbonati di parcheggiare in piazza Fiume.

Chi gestisce attività in centro lamenta anche la scarsa vigilanza su questuanti e venditori abusivi. «La nostra politica è di perseguire i molesti – prosegue il primo cittadino -, la sinergia di lavoro tra vigili e carabinieri ha abbassato il numero di furti, che avvenivano durante le ore del mercato, il giovedì mattina. Quanto agli abusivi, posso assicurare che chi mette il proprio banco, è registrato e ha tutti i permessi per farlo».

A marzo partirà anche la sperimentazione delle telecamere intelligenti in grado di selezionare immagini che saranno inviate alle forze di polizia. Il primo occhio elettronico sarà installato nei pressi del monumento ai caduti. Sarà un’iniziativa di tutela che punisce chi non può entrare nella ztl. Non tutti i commercianti sono però favorevoli, considerandolo un ulteriore ostacolo per chi lavora con fornitori che vengono da fuori. «È un’azione di salvaguardia per chi lavora – motiva Nicoli -. Un centro storico con una buona vivibilità per i pedoni è più bello e appetibile». Anche il Comune si è attivato nel promuovere l’attrattività del paese con iniziative nei weekend, come “Romano medievale” con le rievocazioni in costume, lo scorso settembre. «Ricordo una domenica con un migliaio di persone, non romanesi, che passeggiavano per le vie del centro, i negozi erano tutti chiusi, con l’eccezione dei bar affollatissimi, ma la mattina dopo avrebbero aperto tutti, con molti meno vantaggi: mi sono domandato il senso – lamenta il sindaco -. Se il commerciante vuole fare affari, oltre all’imprenditorialità e alle capacità innovative, deve cambiare mentalità».