Comitato Quarenghi, stroncata da un malore la presidente Giulia Martinelli

Giulia MartinelliUn malore improvviso ha portato via ieri sera Giulia Martinelli, presidente del Comitato quartiere Quarenghi e instancabile promotrice del confronto e delle iniziative per ridare sicurezza e attrattività alla via. Sessantasei anni, sposata con due figli, è stata trovata esanime nella casa che aveva a Scanzorosciate dai familiari accorsi perché non rispondeva al telefono e l’intervento dei mezzi di soccorso non ha potuto che constatare il decesso.

Spirito concreto e coraggioso, è stata instancabile portavoce dei problemi di illegalità e degrado intervenuti con la concentrazione senza controllo nella via di attività e abitanti stranieri, ma ha anche promosso la collaborazione tra i residenti per rianimare con progetti e proposte la zona.

In una passeggiata lungo la via, in cui ricostruiva il passato di arteria centrale della città, piena di botteghe, così spiegava la missione dell’organismo che presiedeva. «Il Comitato, creato nel 2002 e poi rinvigorito nel 2006, si occupa di incanalare il malcontento in azioni positive, di rafforzare il rapporto tra i residenti e segnalare alle istituzioni ciò che non va, mentre l’Associazione, nata nel 2008, è la realtà che promuove iniziative».

«La situazione è senz’altro migliorata rispetto ad un tempo, quando c’erano dei veri e propri assembramenti sui marciapiedi e i problemi di sicurezza erano all’ordine del giorno – ci diceva invece nemmeno un mese fa, lo scorso 27 marzo, quando la nostra testata è tornata a fare visita in via Quarenghi -. Fortunatamente quegli anni sembrano essere ormai lontani», rilevava.

Giulia Martinelli faceva parte anche del Consiglio delle donne del Comune di Bergamo, un altro impegno che testimonia la volontà di partecipare alla vita della collettività.

La salma è composta nella casa a Scanzorosciate. I funerali si terranno martedì alle ore 15 nella parrocchiale di Scanzo.

Ecco la sua ultima intervista

 




Non ne posso più di dovermi sempre giustificare

campo-romIo non mi giustifico. Scusate il francese, ma mi sono rotto le palle di giustificarmi. Quando andavo al liceo, siccome ero di destra, se volevo parlare in assemblea dovevo, a titolo preventivo, dichiarare che ero antifascista: pregiudiziale antifascista, la chiamavano, le anime belle del “Sarpi” democratico, che, tra una rivoluzione e l’altra, andavano a far casino o importavano cocaina dentro i libri. Poi, quando mi sono fidanzato, ho dovuto giustificarmi perché non ero uno scout cattolico, perché non mi vestivo con le pezze sul sedere e non mi piaceva girare in braghette dicendo “Buona caccia!”. Oggi, che ho abbastanza lavoro e abbastanza denaro da strafregarmene di pregiudiziali antifasciste e sindromi di Peter Pan, mi tocca continuare a giustificarmi. Devo giustificare il fatto, ad esempio, che preferisca gli italiani agli stranieri. In realtà, non è affatto così: io vorrei che italiani e stranieri godessero semplicemente di uguali diritti ed uguali doveri, però vorrei che coglieste l’esempio.

Se io dico di amare di più casa mia che casa d’altri, la mia Heimat piuttosto che la tua, devo fare mille premesse: che io non sono razzista, che non sono leghista, che accetto tutti quanti, che gli africani mi sono simpaticissimi, che contro i rom (guai a chiamarli zingari!) non ho proprio nulla, e così via. Altrimenti, mi coprono d’insulti.

Se oso dire che molti stranieri non si sognano nemmeno di pagare il biglietto su autobus e treni, sono un razzista. Se mi azzardo a raccontare dei furti operati dagli zingari, apriti cielo! E lo stesso, se passiamo dalle preferenze in materia di culture e di civiltà a quelle in materia sessuale. Sorvolo sull’episodio grottesco del ricercatore accusato di sessismo perché aveva postato su Facebook una foto della figlia con una tutina rosa: sorvolo non perché sia un episodio dappoco, ma perché la replica del signore in questione è stata, in pratica, una giustificazione, in cui dichiarava apertis verbis la sua adesione all’ideologia gender. Io non aderisco a un bel nulla: io non mi giustifico più, ve l’ho detto.

Questo sta diventando un mondo di pazzi: di libertà obbligatorie. Una dittatura insopportabile, in cui le catene e le carceri sono sostituite dal vaniloquio di un pensiero unico asfissiante. Per conto mio, entro l’ambito della legge, ognuno può far quello che vuole: ognuno. Non solo gli ognuno che vanno bene a me. E, del pari, nell’ambito della legge, almeno finchè anche quella non verrà modificata per tappare la bocca ad ogni dissenso, voglio poter dire che a me lo spettacolo di due uomini che limonano non mette punto allegria. Che esteticamente, anzi, mi muove una certa ripugnanza. Lo posso dire? Posso dire che vedere uno che non paga il biglietto, costringendo me a pagarlo il doppio, mi fa un tantino incazzare? Posso dire che vedere donne con lattanti narcotizzati in braccio, che chiedono l’elemosina sedute per terra, mi fa un effetto da romanzo di Dickens? Qualcuno mi illumini: posso dirlo o è un reato? Perché, se è un reato, allora voglio che sia un reato anche dire che il tennis è uno sport noioso rispetto alla pallanuoto. E voglio che sia un reato lamentarsi perché ci sono evasori fiscali che stabiliscono la residenza a Montecarlo. Oppure ci sono gusti buoni e gusti cattivi, reati belli e reati brutti? E chi decide cosa è buono e cosa è cattivo? La Boldrini? Torquemada? La Madonna Pellegrina?

Il Padreterno mi ha dato un cervello perché lo usassi, e io cerco di usarlo: e il mio cervello mi dice che non esistono libertà migliori e libertà peggiori, che non puoi essere un giorno Charlie e, il giorno dopo, lamentarti delle “Sentinelle in piedi”. Io non amo la satira sfrenata di Charlie Ebdo e neppure lo spettrale silenzio delle sentinelle: ma credo che abbiano entrambi pieno di diritto di esprimere la propria opinione. Credo, anzi, che chiunque lo abbia: il matto che inneggia ai gulag come il fanatico che predica l’Armageddon. Senza giustificarsi: perché non c’è un tribunale del popolo che detenga la verità assoluta e che stabilisca il torto e la ragione delle idee. Si devono lasciar libere: sarà la gente a decidere se siano furbate o scemenze. Oppure, un tribunale del popolo esiste, anche se io non mi sono mai accorto della sua investitura. In tal caso, non mi limiterei a rifiutarmi di giustificare i miei gusti e le mie opinioni, ma inviterei i miei lettori a fare l’unica cosa che gli uomini che amino la libertà devono fare quando sono soffocati da una dittatura. La rivoluzione.




“Sapori di terra e di mare”, in tavola il pesce azzurro

pesce-azzurro-insiemeUn’attenzione speciale oggi deve essere dedicata al mondo ittico, perché le condizioni dei mari e delle diverse specie di pesci sono particolarmente critiche. Slow Food valli orobiche con conviviale “Mangiamoli giusti: il pesce azzurro”, in programma il 16 aprile, intende riflettere sul problema cercando di dare alcune indicazioni su come modificare le nostre abitudini di acquisto e consumo per contribuire a un’inversione della rotta sia al ristorante sia a casa. La serata è in programma al ristorante “Sapori di terra e di mare”, in via Pitentino 16 a Bergamo. Protagonista il pesce azzurro accompagnato dai bianchi di Castel Juval. Il menù prevede Trilogia di pesce azzurro (Sarde in saor, battuta di alici, sgombro marinato), Ravioli di carciofi violetto con ragù di palamita su vellutata di pomodori fiaschetto di Torre Guaceto, Ricciola in crosta di asparagi su morbido di polenta di mais biancoperla e Crostatina con cremoso al cioccolato fondente, banane caramellate e gelato al pistacchio di Bronte.

Il costo per i soci è di 35 euro, 40 per i non soci. Info e prenotazioni: condotta@slowfoodvalliorobiche.it – 335-336 334.




Expo, albergatori bergamaschi di umore nero: “Le prenotazioni languono”

alberghi reception

Della tanto attesa corsa alle prenotazioni per l’Expo, a Bergamo non c’è traccia. A pochi giorni dall’apertura della manifestazione milanese le richieste negli alberghi sono al palo e maggio potrebbe essere un bagno di sangue in quanto a visitatori. L’effetto Expo insomma, non si è verificato, ancora. Colpa dei problemi e dei ritardi nel completamento dei lavori dell’area espositiva? Della tassa di soggiorno che fa aumentare i prezzi per alcuni alberghi orobici? Dei collegamenti poco efficaci tra Bergamo e Milano?  Gli albergatori, in uno sforzo di positività, spostano al mese di giugno le speranze di accaparrarsi i turisti della kermesse milanese ma gli umori non sono dei migliori.

Giovanni Zambonelli
Giovanni Zambonelli

Dice Giovanni Zambonelli presidente degli Albergatori bergamaschi Ascom: “Le prenotazioni sono completamente ferme, escluso qualche gruppo e qualche sporadica prenotazione individuale stiamo lavorando con la solita clientela. Speriamo nel last minute o addirittura nel last second”. “Eravamo convinti che le prenotazioni sarebbero arrivate ma non è stato così. Maggio sarà un disastro – conferma Alessandro Capozzi dell’Hotel Città dei Mille di Bergamo -. Arrivano richieste, ma si tratta quasi sempre di gruppi di studenti. Probabilmente il ministero ha dato indicazione alle Scuole di far partecipare i ragazzi a Expo nel mese di maggio. Comunque sia si tratta solo di contatti”. Anche sul fronte dei superstellati il trend è di attesa: “Non si sta muovendo ancora molto, non abbiamo fatto previsioni, per il momento siamo fiduciosi – dice Gianluigi Galeota, front office manager del Relais San Lorenzo in città -. Lavoriamo principalmente con il last minute quindi siamo più in ritardo degli altri in quanto a prenotazioni”. A Stezzano la tassa di soggiorno da poco introdotta dall’Amministrazione sta esercitando il suo primo importante effetto negativo: “Le prenotazioni arrivano molto a rilento – afferma Maurizio Nugnes dell’Arte Hotel -. Ci contattano  gruppi di studenti da tutta Italia e alcuni dall’Europa chiedendo soprattutto per i mesi di giugno, settembre e ottobre, ma poi non confermano. E dei pochi gruppi che avevamo molti hanno disdetto dopo aver saputo che dovevano pagare la tassa di soggiorno. Gli indicatori dicono di avere fiducia che qualcosa arriverà. Stiamo a vedere. Con 20 milioni di visitatori previsti, dovremmo avere molti più turisti dello scorso anno, ma è difficile dirlo. Il target è turistico, quindi deciderà all’ultimo”.

Aggiunge Nugnes: “E’ difficile che partano le prenotazioni se circolano notizie che i padiglioni non sono ancora pronti. Anche perché il biglietto per Expo non costa poco e pagare 35-40 euro per vedere una cosa non finita, anche a livello logistico, non lo vorrà fare nessuno. Quindi speriamo che le richieste di soggiorno partano da giugno e luglio”. “Poi c’è un altro grosso problema – segnala il titolare dell’Arte Hotel -. Bergamo rispetto a Torino ha un sistema di trasporto deficitario. Per arrivare in città dalla Fiera di Milano ci vuole un’ora, mentre da Torino alla Fiera bastano 30-40 minuti”. Le scarse prenotazioni e la conseguente caduta di fiducia negli arrivi hanno portato alcuni albergatori ad abbassare i prezzi. Ad oggi per una doppia con mezza pensione il prezzo medio proposto per i mesi di maggio-giugno è intorno ai 100 euro. “A Milano per l’Expo i prezzi sono aumentati solo nel centro – afferma Zambonelli -. A Bergamo, sia in centro che in periferia, i prezzi sono più o meno gli stessi dell’anno scorso. Anzi in qualche caso sono anche scesi: in periferia, ad esempio, i prezzi sono più bassi”. “Sicuramente – chiude il presidente degli albergatori bergamaschi – le voci che l’Expo non sarà pronto non aiutano ad aumentare l’attrattività e neppure aiuta che per raggiungere la Fiera ci si metta meno da Torino che da Bergamo. Sono dati oggettivi, non vuol dire cercare scusanti, ma uno che si muove fa questi ragionamenti”. Decisa la bocciatura della tassa di soggiorno da parte di Zambonelli: “Non aiuta il turismo, anzi lo danneggia. E la prova Expo lo sta dimostrando in modo concreto”.

 




Bettoni: “La Brebemi va valutata negli anni, non ogni settimana”

BrebemiNei giorni scorsi, l’assemblea dei soci ha approvato all’unanimità il bilancio 2014 della Società di Progetto Brebemi.  I ricavi dei soli 5 mesi della gestione autostradale ammontano a 11,7 milioni mentre i costi operativi dell’intero anno ammontano a 14,2 milioni con una perdita d’esercizio di 35,4 milioni.  A distanza di pochi mesi dalla apertura dell’infrastruttura (il 23 luglio dello scorso anno) , i volumi di traffico sono in aumento ed hanno registrato un incremento del 17% ed i ricavi del 35%. Ulteriori aumenti dei volumi di traffico e del numero degli utenti  sono attesi tra poche settimane quando verrà completata l’apertura della Tangenziale Esterna di Milano da Melegnano ad Agrate (il 16 maggio) che interconnetterà  la A35 Brebemi alla rete autostradale esistente della A1 e della A4. Altri importanti appuntamenti per il completamento dell’opera sono previsti entro pochi giorni, quali l’apertura al traffico della variante di Bariano, che dovrebbe favorire il traffico proveniente da Crema indirizzandolo ai caselli della A35, e la riqualificazione della Mandolossa in prossimità di Brescia. Rimane in attesa di risoluzione il “nodo Corda Molle” di Brescia che ritardando l’interconnessione con la A4 a Brescia Est, continuerà a penalizzare per qualche tempo la nuova autostrada.  Intanto sono state appena aperte le due nuove aree di posteggio Adda Nord e Adda Sud nei pressi di Caravaggio che favoriranno la sosta ed il ristoro degli utenti in transito da Milano e da Brescia.

“Vogliamo continuare a crescere e siamo confortati dalla soddisfazione dei nostri clienti che considerano la A35 Brebemi un’autostrada sicura, veloce ed efficiente – afferma il presidente, Francesco Bettoni. Un’opera di questo tipo va misurata negli anni, non settimana dopo settimana, e una volta che l’opera sarà completata e verrà assicurata l’interconnessione con la rete infrastrutturale, la Brebemi potrà sviluppare a pieno il suo forte  potenziale”. “Per quanto riguarda il dovuto riequilibrio del nostro piano economico, questo ci è stato approvato dalla nostra concedente Cal e siamo ora in attesa delle risposte definitive da Roma – prosegue Bettoni. Sia chiaro, nessuno ci sta regalando nulla, abbiamo realizzato, con soldi privati, opere per 911 milioni per migliorare la viabilità dei comuni attraversati ed altre opere di compensazione chieste dal territorio, che sono costate più del puro tratto autostradale”.




Studi di settore, i nuovi correttivi tengono conto dell’efficienza produttiva

studi-di-settoreGli studi di settore saranno sempre più rispondenti ad ogni attività imprenditoriale. E’ questo quanto emerso dalla riunione tenutasi il 9 aprile  dalla Commissione degli Esperti sugli studi di settore, che ha espresso parere favorevole in merito ai correttivi anticrisi per 204 studi di settore relativi al periodo d’imposta 2014 inviati dalle associazioni di categoria. Tali correttivi, varati dal Sose con il placet degli esperti, tengono conto della particolare e difficile congiuntura economica dello scorso anno. Per raggiungere questo scopo, sono state analizzate numerose informazioni provenienti da diverse istituzioni: il Ministero dello Sviluppo Economico, la Banca d’Italia, l’Istat, le Associazioni di Categoria- tra cui Confcommercio-  gli Osservatori Regionali ed altri istituti di ricerca. «Su questo ricco patrimonio informativo si è concentrata l’attenzione della Commissione, ricorrendo ad una nuova metodologia basata sui modelli lineari misti, al fine di stimare l’effetto della crisi economica sui ricavi/compensi tramite la componente “random” – spiega Vincenzo De Luca, responsabile dell’area fiscale della Confcommercio-  . Tra i vantaggi della nuova metodologia vi è una maggiore robustezza sul piano statistico, nonché la possibilità di analizzare e scartare i soggetti anomali». La riunione della Commissione ha evidenziato come, in base ai dati 2013 esaminati,  oltre  il 70% delle imprese risulti congrua: «Anche quest’anno sono risultati naturalmente congrui 7 contribuenti su 10 – continua De Luca-.  A livello nazionale, infatti, è emerso che il 71,4% dei contribuenti interessati dagli studi di settore 2013 risulta naturalmente congruo (per l’anno precedente la percentuale era del 73,3%), mentre il 9,5% è risultato congruo per adeguamento. Il dato dei contribuenti che hanno utilizzato, per il 2013, il campo annotazioni per motivare casi particolari di non congruità ammonta a 338.445, mentre sono 63.484 i soggetti che lo hanno adoperato in relazione alla crisi economica».
Sono quattro i correttivi per la crisi 2014, approvati dalla Commissione. Le modifiche interessano quattro categorie: i correttivi congiunturali di settore, quelli territoriali, quelli individuali e gli interventi relativi all’analisi di normalità economica. La prima categoria (congiunturali di settore) prende in considerazione la contrazione dei margini e del minor utilizzo degli impianti. La seconda categoria, invece, prevede l’introduzione di un fattore di correzione applicato al ricavo/compenso teorico per singola area territoriale. La tipologia dei congiunturali individuali ha l’obiettivo di adattare la funzione di ricavo/compenso in presenza di una contrazione del livello di efficienza produttiva riferibile al singolo soggetto e tiene conto della ritardata percezione dei compensi a fronte delle prestazioni rese. L’ultima categoria di correttivi (relativi all’analisi di normalità economica), infine, fa riferimento all’indicatore “durata delle scorte” ed è applicabile nel caso di aumento di merci e prodotti invenduti in magazzino e contrazione delle vendite.
Sono interessati dalle prime tre categorie di correttivi tutti gli studi di settore, con l’esclusione dei professionisti che utilizzano il modello a prestazioni. La quarta categoria, invece, riguarda i contribuenti che, seppur coerenti rispetto alla gestione delle esistenze iniziali, hanno subito una situazione di crisi, nel periodo, tale da presentare una contrazione dell’efficienza produttiva nel 2014 rispetto al triennio 2011-2013.
L’attività di monitoraggio dell’andamento dei settori economici effettuata sul territorio nazionale ha esaminato, oltre alle informazioni fornite dalle Associazioni di Categoria, anche i dati relativi alle comunicazioni ed alle dichiarazioni annuali Iva 2014. Le elaborazioni sono state realizzate su un panel di circa 2,1 milioni di contribuenti che hanno applicato gli studi di settore nel quadriennio 2010-2013.
Ora non resta che attendere l’applicazione concreta dei correttivi per valutare l’impatto dei nuovi studi di settore e il loro trasferimento nel mega software Gerico.




Servizi per gli animali in città: Comune sufficiente, discreta l’Asl

passeggiata-cane-parcoVita da cani, non sempre è una frase retorica. Fuor di metafora, infatti, è davvero dura la vita in Italia per i nostri amici a quattro zampe, in almeno sei città su dieci: pochi servizi, informazioni carenti ai cittadini, scarsi controlli, politiche disomogenee. Un nuovo rapporto di Legambiente “Animali in città” – che valuta le performance che Comuni e Asl dichiarano di offrire ai cittadini che hanno animali d’affezione e, in generale, per la migliore convivenza in città con animali padronali e selvatici – svela un quadro in chiaroscuro, quello di un paese che è ancora poco pet friendly.

Dal report – elaborato in base alle risposte ad un questionario inviate da 85 capoluoghi e 74 aziende sanitarie locali – emerge che nel 59% delle città le cose non vanno bene e che invece, per esempio, a Prato e Terni il sistema funziona mentre a Napoli c’è la Asl migliore. Soltanto il 35% delle città si può dire sia “amica degli animali” arrivando alla sufficienza; arriva al buono il 3,5% (Modena, Ferrara e Verona), ottimo solo per il 2,5% (Terni e Prato). Bergamo non svetta, ma si difende. La performance del Comune è stata giudicata sufficiente da Legambiente, discreta quella dell’Asl.

Più nel dettaglio, tra le Aziende sanitarie raggiungono una performance sufficiente, ossia almeno 30 punti su 100, 22 aziende sanitarie su 74 che hanno risposto, pari al 30% del campione, mentre hanno una performance discreta, ossia almeno 40 punti su 100, 13 aziende sanitarie (Asur 3 Macerata, Asur1, Avezzano-Sulmona-L’Aquila, Firenze, Brescia, Asti, Roma G, Mantova, Milano, Ausl Umbria 2, Como, Bergamo, Lecco), pari al 17,5% del campione, ed infine solo 1 azienda sanitaria (Napoli 1 Centro) supera i 50 punti su 100, ossia poco più dell’1% del campione, e quindi ha un performance ottima.

PUNTEGGI OTTENUTI DAI COMUNI CAPOLUOGO E LE RELATIVE PERFORMANCE
Punteggi ottenuti dai comuni capoluogo e relative performance

Quanto ai comuni capoluogo, rispetto al quadro dei regolamenti comunali e/o ordinanze sindacali relativi agli animali, risultano superare il 50% del punteggio massimo totalizzabile 10 città (Verona, Modena, Trieste, Roma, Cremona, Napoli, Lecco, Foggia, Terni, Firenze) pari all’11,7% del campione. Rispetto alla risorse impegnate ed ai risultati ottenuti in alcuni elementi chiave, emerge solo 1 città (Como), pari all’1,1% del campione. Rispetto invece all’organizzazione delle strutture e i servizi offerti al cittadino, superano il 50% ben 17 città (Terni, Massa, Prato, Perugia, Ferrara, Modena, Gorizia, Genova, Catania, Roma, Venezia, Udine, Bergamo, Cremona, Pesaro, Arezzo, Trento) pari al 20% del campione.

PUNTEGGI OTTENUTI DALLE ASl E LE RELATIVE PERFORMANCE
Punteggi ottenuti dalle Asl e relative performance

Nle report c’è poi un capitolo dedicato alle opportunità che si hanno nelle città di avere spazi aperti dedicati, facilmente raggiungibili, dove poter giocare e rilassarsi nel corso delle quotidiane e ripetute uscite con il proprio amico a quattro zampe. Anche in questo caso i dati mostrano una realtà assai differenziata. A Napoli, il caso peggiore, risulta un’area dedicata ogni 191.914 cittadini e una distribuzione spaziale ogni 23,4 kmq. Siena è la più virtuosa con un’area dedicata ogni 3.636 cittadini e una distribuzione spaziale ogni 7,9 kmq. Bergamo ha un’area dedicata ogni 6.641 cittadini e una distribuzione spaziale ogni 2,2 kmq. “Le politiche del settore in Italia – è l’appello della direttrice generale di Legambiente, Rossella Muroni – devono passare da una fase pioneristica ad una in cui diventino patrimonio diffuso in tutto il Paese”.




Stezzano, domenica c’è il “polenta day”

polenta stezzano ritPuò essere a ragione definito un polenta day. Quella in programma domenica 12 aprile al Cascinetto (via Mascagni 13) di Stezzano non è infatti solo un pranzo a tema, ma una full immersion nel giallo del piatto più simbolico della Bergamasca. Promossa dalla lista civica Stezzano Bene Comune, l’iniziativa, che si apre alle 11, prevede la presenza di esperti ad illustrare gli aspetti storici e locali (Daniele Vitali) e botanici (con l’agronomo Marco Bertolino) e una mostra con pannelli fotografici e multimediali. Il pranzo, alle 13, propone tre variazioni sulla polenta: nella preparazione classica servita con salsicce e cipolle, taragna e bianca con baccalà alla vicentina. Il costo è di 12 euro per gli adulti e 8 per i bambini e comprende dolce, acqua, vino e caffè.

Per info e prenotazioni per il pranzo 347 3149190




La maestra di Madrid ora produce pasta a Zogno

Pasta - ivan e maria luisa - Pasta&pasticciUn pastificio dalla storia particolare, o meglio, con una storia recente molto interessante e ancora tutta da scrivere.

I protagonisti sono due: Ivan e Maria Luisa, i due attuali giovani conduttori di questa piccola attività. «Io ho fatto per anni l’operaio metalmeccanico – spiega Ivan – e, durante le vacanze estive, tre anni fa mi sono recato in Sardegna. Nell’ostello dove pernottavo ho incontrato Maria Luisa, originaria di Madrid, in vacanza per fare trekking. È stato un colpo di fulmine. Sono tornato a casa e per un anno abbiamo viaggiato entrambi per vederci il più possibile, poi, un anno e mezzo fa circa, ci siamo sposati in Andalusia».

E in tutto questo cosa c’entra il pastificio? La madre di Ivan da tempo gestiva il pastificio e, quando i due giovani dovevano decidere in quale luogo stabilirsi, se in Italia oppure in Spagna, non si sono lasciati sfuggire l’opportunità di gestire il pastificio di famiglia, mettendosi in gioco totalmente. «Io lavoravo come maestra alle scuole elementari – dice Maria Luisa – e, se qualcuno anche solo 4 o 5 anni fa mi avesse detto che ora avrei imparato a cucinare per professione, probabilmente l’avrei preso per pazzo».

Un po’ di incoscienza, la voglia di fare qualcosa insieme e poco tempo per imparare: Ivan alla pasta e Maria Luisa in cucina. Entrambe le attività sono funzionali alla richiesta della piccola rivendita. La produzione di pasta si dedica essenzialmente al fresco: casoncelli, ravioli ripieni di ricotta e spinaci, tortellini e poco altro. Poi la sfoglia, con cui produrre i vari formati di pasta lunga. In negozio si possono acquistare anche gnocchi, torte salate e dolci preparati in proprio. Tra i primi piatti si trovano le lasagne, le crespelle e i pizzoccheri che Maria Luisa ha imparato a preparare dalla madre di Ivan.

Un’esperienza appena iniziata, tutta da costruire. L’impegno, la creatività, il coraggio e, come detto, quel pizzico di incoscienza sono gli ingredienti che, se mescolati bene, possono portare a grandi risultati.

 




Bergamo e l’Expo, un alfabeto per riflettere

A meno di due mesi dal taglio del nastro, l’Expo prova ad accendere i motori, anche se come tutte le cose (belle e brutte) della nostra Italia, sapremo davvero di avercela fatta solo la mattina del 1° maggio: e dato che si dà il caso sia anche la festa dei lavoratori, l’auspicio è che davvero tutti per quella data abbiano svolto il loro compito al meglio. Anche perché poi per sei mesi saremo davanti a una lente d’ingrandimento mondiale: qualsiasi grande, fantasiosa iniziativa verrà salutata con applausi planetari, ma anche qualsiasi flop verrà pesantemente denunciato al pubblico ludibrio di mass media pronti a tutto pur di addentare l’osso. In quanto a Bergamo, in questi mesi di vigilia ha proceduto a strappi: per un po’ si è lasciata andare ad annunci roboanti, poi ha preferito procedere a fari spenti o quasi, anche se ora si sta tornando al momento degli annunci. Vedremo cosa succederà, intanto proviamo, con un classico abc turistico-gastronomico dell’evento, a capire come il territorio intende rispondere all’appello.

 

A come Alimentazione

Arrivare a un Expo su un tema universale come quello dell’alimentazione da un lato è molto affascinante, dall’altro nasconde più di un’insidia: il tema unisce tutti i popoli, perché porta il dibattito su due grandi argomenti, che gli inglesi chiamano “food safety”, ossia la sicurezza degli alimenti, e “food security”, cioè la certezza di un’adeguata nutrizione. Sia per l’Expo sia per il Fuori Expo sarà fondamentale avere sempre chiaro questi due filoni perché le derive consumistiche legate alla “grande abbuffata” sono sempre dietro l’angolo. Guai se questo grande evento venisse solo ricordato per i piatti di porchetta o gli ettolitri di vino venduti.

B come Balzer

Con la cosiddetta DomusWine sarà uno dei crocevia (sorta di Gourmarte estivo) dell’offerta di eccellenza agroalimentare della città, versione Expo. L’idea del direttore Promoberg Stefano Cristini (con il placet della Camera di commercio) di un bar storico che diventa il cuore dell’enogastronomia nazionale, con degustazioni, incontri tra grandi produttori, eccellenze italiche da scoprire o riscoprire, può diventare vincente, ma ha bisogno di robuste sinergie (e di poche gelosie…) per decollare…E soprattutto, visto che lavoreranno gomito a gomito, con l’augurio che non si pestino i piedi con la Domus dedicata ai vini voluta dal Comune.

C come Castelli (Malpaga)

Forse è la volta buona che ci accorgiamo del grande patrimonio di castelli che Bergamo può offrire. L’iniziativa di creare un circuito è finalmente realtà e aiuterà a scopreire tesori nascosti. Su tutti Malpaga, che accanto alla vocazione storica di dimora colleonesca, ha saputo ritagliarsi negli ultimi anni una mission agroalimentare e di energia ecosostenibile che ne fanno un esempio rarissimo in tutto il Nord Italia. Magari finirà che tedeschi e svedesi  prenderanno d’assalto (stavolta il ponte levatoio resterà abbassato) le sue sale affrescate, le libagioni medievali, le tante piste ciclabili, mentre noi continueremo a pensare che si tratti solo di uno dei tanti castelli della Bassa.

D come Dopo che succederà?

EXpo abc (2)Non è ancora iniziato lo show, ma molti sono già chiedersi cosa sarà del dopo Expo. Se l’evento sarà uno di quei soliti carrozzoni usa e getta, poco o nulla cambierà, se invece emergerà qualche buona idea magari riusciremo a risalire la china che ci ha visti un tempo (ma mica nelle guerra puniche, solo una manciata di anni fa) capitale mondiale del turismo, ora scesi al quinto posto, superati da Australia, Usa, Francia e Inghilterra (sigh) e ormai incalzata persino da Croazia ed Emirati Arabi. L’Expo, si sa, in passato ha già fatto fare il salto di qualità a tanti bacini, basta ricordare Siviglia ’92 e Lisbona ’98: se la Lombardia coglierà l’occasione, non essendo solo capitale della moda e del food, ma avendo laghi e montagne, storia e cultura quasi sempre inespresse, dal 2016 si potranno scrivere pagine nuove sul fronte dell’accoglienza.

E come effetto Gori

Il movimentismo del sindaco ha spiazzato gli altri enti che in alcune fasi della vigilia sono apparsi un po’ indietro se non nei preparativi, nella comunicazione. Lui invece sforna idee a ripetizione per il Fuori Expo e si è messo in testa di fare di Bergamo la capitale italiana del vino almeno per i sei mesi dell’Esposizione: impresa ardua, ma se ci riesce….In questo solco, sta cercando di ridare slancio ad Astino, rispolverando giustamente il nome di un mito mondiale come Veronelli (se non ora, quando?) e schiera un ex colonna Slowfood, molto competente e determinato, come Raoul Tiraboschi per fare da stratega dell’intera offerta che si concentra attorno alla Domus di Piazza Dante: dato che la struttura resterà in eredità anche dopo l’Expo, l’augurio è che possa finalmente ridestare dal torpore il Sentierone, facendolo tornare cuore pulsante della città.

F come Formaggi

Inutile girarci attorno: sono loro la vera eccellenza della Bergamasca riconosciuta in tutto il mondo. Vanno bene i vini, sono ottimi i salami, ma è l’abilità dei nostri casari, la sapienza dei nostri affinatori, che dovremmo mettere in mostra, magari accompagnando qualche turista sugli alpeggi del Camisolo, in val Taleggio o in qualche caseificio importante, per fargli capire che questo è un mondo non solo fatto di cose buone, ma soprattutto di grandi uomini, che hanno tramandato un tesoro culturale prima ancora che gastronomico, ai figli, e ai figli dei loro figli. E poi resta una risorsa economica preziosa: i numeri ci dicono che solo in Bergamasca il caseario si avvicina al miliardo di euro di fatturato, mica bruscolini…

G come Giornalisti

EXpo abc (3)Voraci, onnivori, state certi che troveranno qualche magagna nell’organizzazione dell’Esposizione a livello milanese, ma anche locale. E il timore è che non facciano neppure una gran fatica a scovarne. Ecco perché la comunicazione degli eventi Expo dovrà essere maneggiata con gran cautela. Altrimenti qualsiasi iniziativa potrà trasformarsi in un boomerang insidiosissimo da schivare. E più passeranno le settimane e più succulento diventerà sparare sul pianista. Quindi, lo diciamo contro i nostri interessi, da queste parti si prepara un Expo, molto ma molto “schiscio”….

H come Hotel

La sfida dell’Expo passa anche attraverso l’ammodernamento dei nostri alberghi. Qui, anche il presidente della Camera di commercio Malvestiti assicura che si è lavorato molto per renderli più accoglienti e pronti a reggere l’urto per il grande evento. Però sappiamo tutti che il giudizio degli ospiti si giocherà magari anche solo sui piccoli particolari, che però, specie per gli stranieri fanno la differenza. Sapremo ad esempio offrire al visitatore cinese almeno una teiera nella sua camera? Avremo un frigobar con vodka sempre a disposizione per i russi? Potremo schierare idromassaggi i patiti del wellness, o avere a disposizione biciclette per il turista scandinavo? Lo scopriremo solo vivendo…

K come Kilometro Rosso

Ovvero la grande occasione perduta. Il flop della mancata organizzazione, per fondi insufficienti, della mostra mondiale della tecnologia agroalimentare ha già creato imbarazzi e portato a litigi e scaricabarile assortiti che hanno avuto persino qualche riflesso sulla composizione dei consiglieri per la nuova Camera di commercio. L’idea era bella, il progetto faraonico, la fine del sogno dolorosa. Il guaio è che alcuni soggetti non hanno mai elaborato del tutto quel “lutto” di non avercela fatta e Bergamo, anziché pensare in grande, ha distribuito le sue energie in mille rivoli. Vedremo se pagherà l’approccio minimalista…

I come Inferiority Complex

EXpo abc (1)È quello che Bergamo deve scrollarsi da dosso: uno degli sport più amati da queste parti è sempre stato il mugugno da battitori liberi: bene se è votato a migliorare se stessi, male se sfocia nel disfattismo a 360 gradi. Expo in fondo siamo noi: se mostreremo la nostra parte migliore, pur senza voler strafare, anche chi incontrerà la nostra azienda, il nostro locale, le nostre proposte gastronomiche, potrà alla fine esserne affascinato. Mai come stavolta il nichilismo potrà risultare indigesto…

L come Lingue straniere

Tanto bello l’italiano, pittoresco il dialetto bergamasco, ma esistono ancora, ad oggi, fondati dubbi circa la capacità dell’intero sistema di sfoggiare non dico uno slang  cinese o russo, ma almeno un inglese accettabile. Tutti, dal negoziante al conducente della funicolare di Città Alta, dal ristoratore-albergatore al personale dei musei, devono avere consapevolezza che le lingue straniere non possono più essere considerate un optional da un territorio che voglia fare del turismo una delle sue carte vincenti. L’Expo, come moltiplicatore di visitatori e di “questions” (o preguntas, fate voi),  sarà una gigantesca centrifuga che su questo tema alla fine emetterà un verdetto (forse senza ritorno) circa le nostre aspirazioni.

M come Maestri del Paesaggio

Con l’Expo in contemporanea, Piazza Vecchia green diventerà a settembre il fiore all’occhiello dell’offerta Fuori Salone di Bergamo: forse a qualcuno può essere sfuggito, ma se accanto allo spettacolo green ci sarà un’offerta adeguata sul fronte food, Bergamo dovrebbe credere maggiormente in questo suo asso nella manica. Soprattutto adesso che la kermesse ha strizzato l’occhio all’agroalimentare di qualità, affidandosi a un’esperta di eccellenze sia in cantina che in cucina come Francesca Negri: vediamo se il mix funzionerà: aspettative alte…

N come Navigare a vista

Non aspettiamoci sfracelli dall’Expo. Non è la panacea dei nostri mali. Ma potrebbe aiutarci a capire quali sono i nostri difetti, dal punto di vista, del turismo, dell’ospitalità e dell’offerta complessiva, forse più di un rapporto Ocse. Il consiglio è quello di non esultare al primo traguardo raggiunto, alla prima comitiva di cinesi che coprirà di elogi Città Alta. L’Expo è come una corsa a tappe che dura sei mesi: va bene vincere le volate, ma poi bisogna arrivare in fondo senza il fiatone.

O come Ordini

O commesse, come preferite. Qui Bergamo si è difesa assai: ha costruito padiglioni, creato persino la Porta dell’Expo come la Vitali o li ha rivestiti come ha fatto Gualini per Palazzo Italia, o ne ha creato i pavimenti come la Recodi per quello giapponese e della Coca Cola, o ancora li ha abbelliti con un’esplosione floreale come è avvenuto per il padiglione francese o kazako. La vera sfida sarà andare oltre, nel senso che è già avviato l’iter per l’Expo di metà mandato ad Astana in Kazakistan nel 2017 e per la prossima edizione di Dubai 2020: la vera abilità per i nostri operatori sarà quella di far fruttare i contatti e proseguire il percorso virtuoso iniziato quest’anno.

P come Palma il Vecchio

Il maestro è lì, da ammirare, con tutta la magìa che ne consegue. Visitatori ne verranno tanti, molti solo per le sue opere (e c’è qualcuno che ha pensato di abbinare un menù, una ricetta, alla mostra più importante dell’anno, altri vorrebbero sposare l’evento a un ristorante: ma i pacchetti dovranno esserci tosti, fantasiosi e abbondanti per rubare clienti all’immaginifico palinsesto milanese…). Resta però un fatto (e attendiamo smentite): in tempi così cupi e impopolari per le banche, l’evento più importante di Bergamo è stato ideato e finanziato da un istituto di credito. Meditate….

Q come Qualità

Ci siamo riempiti la bocca per decenni su questo concetto, un tempo un po’ labile, ora sempre più stringente e obbligato. Qualità però vuol dire tante cose, spesso si crede possa rispondere a determinati canoni piovuti dall’alto. Giusto, ma anche sbagliato: la vera qualità, addirittura l’eccellenza, è decretata dal cliente. E’ lui il giudice supremo di quanto andremo a proporre dentro e fuori l’Expo: potremmo dirci bravi dieci volte, fare tutto a puntino, organizzare per il meglio, ma se poi arriva dall’altra parte del mondo un visitatore e comincia a far le pulci su un particolare che noi abbiamo trascurato, allora sarà giusto fare autocritica. Senza però far drammi assoluti: anche in questo caso sarà la maggioranza a decretare successi e fallimenti.

R come Ristoranti

?????Mai come alla vigilia dell’evento sono fiorite nuove aperture in città e fuori. Locali di cucina regionale, etnica, di tendenza hanno moltiplicato l’offerta, quasi a esorcizzare una crisi che invece aveva fatto strage d’insegne negli anni passati. Vediamo se almeno alcuni ristoranti (e non ci riferiamo solo ai “mostri sacri”) sapranno cogliere l’occasione, scegliendo un tema, un accostamento, un binomio che possa premiare anche altre vocazioni del turista: dall’arte alla cultura, fino all’ecoturismo. E chissà che, puntando a valorizzare le materie prime del territorio, all’ombra di quest’annata in cui un po’ tutti saremo sotto esame, possa spuntare qualche nuovo locale stellato…

S come Spinato e i suoi fratelli

In conclusione, finirà per essere il mais il cuore dell’offerta bergamasca a Milano. Dal centro di Stezzano capiremo forse come, grazie alle nuove varietà, saremo in grado, nel nostro piccolo, di nutrire il pianeta. In fondo non era questa la vera mission alla base dell’Esposizione universale? Qui invece qualcuno vorrebbe trasformare la rassegna in una sorta di Disneyland all’italiana, o peggio, in una Sagra della porchetta grande firme. A quel punto a vincere sarebbero solo il colesterolo e qualche commerciante con tanto di pelo sullo stomaco.

T come Turismo Bergamo

L’Expo è una grande sfida sul fronte agroalimentare, ma per la nostra provincia diventa la prova del fuoco per capire se davvero questo territorio potrà vantare in futuro una vocazione turistica sincera, riuscendo finalmente a capitalizzare parte di quei milioni di passeggeri che annualmente sforna lo scalo di Orio e che di solito ci lasciano le briciole. Poi c’è l’approccio culturale da non sottovalutare: il presidente di Turismo Bergamo, Luigi Trigona, si è infatti spinto oltre, parlando per il centro città, negli ultimi anni sempre meno vivo e perdente nei confronti dei faraonici centri commerciali, di “un nuovo Rinascimento, che leghi l’arte, la cultura e il piacere di stare a tavola”. Una sfida difficilissima, ma se arrivasse qualche risultato, specie legato all’aggregazione di questa comunità, sarebbe di per sé già un successo.

U come Ultima occasione

Forse è esagerato, ma in tanti pensano che quella dell’Expo sia davvero l’ultima chiamata per capire se Bergamo può diventare, come meriterebbe per tante eccellenze (nei formaggi, nella quarta gamma, persino per i ristoranti stellati) una delle terre a più alta vocazione turistica legata all’enogastronomia. Se l’esame sarà superato potremo prepararci a questo Progetto Erg: no, non è un prodotto petrolifero, bensì il coronamento di un percorso che nel 2017 vedrà Bergamo capitale delle Regioni gastronomiche d’Europa, vetrina invidiabile, da sfruttare “senza se e senza ma”….

V come Valcalepio

L’Expo potrebbe far fare il salto di qualità definitivo al nostro vino principe. Il presidente Medolago Albani e il delegato Expo Enrico Rota ce la stanno mettendo tutta, favoriti dall’imprimatur enologico che il sindaco Gori, attraverso Bergamo Wine e la direzione Tiraboschi, hanno dato all’intero palinsesto. L’importante è che, ospitando in questi mesi tanti Cru celestiali sul territorio (leggi Barolo, Barbaresco, Amarone, Brunello e compagnia), il nostro taglio bordolese non finisca per fare la fine del vaso di coccio tra i vasi di ferro. Ci vuole originalità e autorevolezza per imporsi, ma il direttore Cantoni è uomo navigato: ce la si può fare…

W come Web

Inutile negarlo: gran parte dell’offerta Expo del nostro territorio passerà attraverso le piattaforme on line: molteplici, variegate, coloratissime. Sono già operativi molti siti, alcuni davvero utili alla causa, altri che funzionano bene sul piano estetico, meno su quello pratico. La domanda è sempre la stessa: siamo sicuri che remino tutti nella stessa direzione, o a forza di link e di rimandi, di ripetizioni e di traduzioni in lingua un po’ troppo banali, il gioco di specchi non finisca per rendere strabici i visitatori?

Z come a Zonzo

… Nel senso di girovagare senza una meta fissa. Si annuncia un Expo talmente immaginifico e dispersivo che il visitatore rischia di vagare un po’ alla cieca, stordito dalle tante offerte, dagli odori e dai sapori che potrebbero distrarlo o addirittura disarmarne le velleità. I territori limitrofi come Bergamo dovranno quindi essere pronti a raccogliere le migliaia di visitatori in fuga da Milano: attenzione però, il passaparola straniero funzionerà solo se avremo qualcosa di diverso e più interessante da dire rispetto alla faraonica offerta. In quel caso potrà davvero succedere di tutto….