L’analisi / Le relazioni industriali alla prova degli scioperi

Scioperodi Davide Mosca*

La Germania sta conoscendo in questi giorni lo sciopero più lungo della sua storia. Il braccio di ferro, questa volta, non interessa la categoria dei piloti e la compagnia Lufthansa, bensì i macchinisti dei treni (sia merci che passeggeri) e la nota società tedesca Deutsche Bahn.

La sigla sindacale tedesca GDL (Gewerkschaft Deutscher Lokomotivführer), che conta poco meno di 20.000 iscritti (approssimativamente il 9-10% del totale dei dipendenti della DB), ha avanzato alla società ferroviaria tre importanti rivendicazioni: una riduzione dell’orario di lavoro settimanale (da 39 a 37 ore), un aumento in busta paga del 5% e la possibilità di rappresentare anche le altre categorie di lavoratori delle ferrovie. In tutta risposta Deutsche Bahn ha fatto notare l’inammissibilità della piattaforma sindacale, rilanciando il confronto con la controproposta di un aumento salariale più contenuto (del 4,7% anziché del 5%, con un’erogazione “una tantum” aggiuntiva di 1.000 euro) unitamente a una risoluzione arbitrale della controversia.

Il negoziato ha però condotto ad un punto morto. Le parti non hanno raggiunto un’intesa e le accuse, reciproche, non sono mancate. Il vero pomo della discordia è consistito nel rifiuto dell’azienda di permettere alla GDL di siglare accordi anche per lavoratori diversi dai macchinisti. Il risultato è stato lo sciopero indetto proprio in questi giorni dal sindacato. La società ferroviaria, dal canto suo, è stata costretta a preparare repentinamente un “piano di emergenza”, che, stando alle promesse, dovrebbe garantire almeno il 30% delle corse. Quel che pare comunque certo è che le ripercussioni sugli utenti saranno inevitabili.

Ad essere messa a dura prova non è solo la pazienza di pendolari e viaggiatori, ma altresì lo sviluppo economico di un intero paese. L’economista Stefan Kipar ha affermato che questo conflitto potrebbe costare al sistema tedesco più di 700 milioni di euro. Oltre il danno si rischia la beffa, sicché l’evento potrebbe minare la reputazione della Germania agli occhi degli investitori stranieri e implicare, inoltre, una revisione al ribasso delle stime di crescita.

Il fronte politico non sta a guardare. Il ministro dell’economia Sigmar Gabriel ha voluto evidenziare l’irresponsabilità della (minoritaria) sigla sindacale GDL, rea di mobilitare le maestranze solo ed esclusivamente per una lotta di potere all’interno della rappresentanza sindacale di categoria. La cancelliera Angela Merkel, dal canto suo, si è resa disponibile per un tentativo di mediazione, auspicando una repentina soluzione. Persino il segretario generale della DBB (Deutscher Beamtenbund), Klaus Dauderstaedt, spera in un accordo tra le parti, invitando a non mostrare pregiudizi verso la possibilità di arbitrato.

Un’assonanza con il caso italiano è innegabile, soprattutto alla luce delle vicende più recenti. Si pensi alla mobilitazione nei trasporti locali che, promossa dai Cub, nei giorni scorsi ha bloccato la città di Milano. Eventi quali l’Expo amplificano il bacino di utenza colpito da azioni conflittuali di tal genere e garantiscono alle sigle sindacali, anche minori, una visibilità sicuramente amplificata. A queste condizioni, il ricorso allo sciopero è quindi ancor più appetibile. Forse sin troppo appetibile se il risultato è un calderone di rivendicazioni che spesso cercano soltanto risonanza. L’Italia non è certo il Far West, una norma di contemperamento tra il diritto allo sciopero (art. 40 Cost.) e i diritti della persona costituzionalmente tutelati c’è ed è la legge 12 giugno 1990, n. 146. Pur tuttavia la coperta è corta, non pochi servizi sfuggono dalla definizione di essenzialità e anche le più piccole sigle sindacali possono tenere in scacco una moltitudine di utenti.

Il trade-off è il seguente: come conciliare il potere rivendicativo in capo alle organizzazioni sindacali con le necessità degli utenti? Nel parere di chi scrive, la vera soluzione passa per le relazioni industriali. In questo senso, le parti devono essere incentivate a ricorrere a incontri di confronto e composizione dei conflitti direttamente in azienda, ad esempio puntando sull’istituzione di commissioni paritetiche a ciò obbligatoriamente preposte, così da raggiungere in tali sedi aggiustamenti contrattuali e trovare reciproca soddisfazione.

Da un punto di vista giuridico, potrebbe essere utile legare la proclamazione dello sciopero ad una soglia di rappresentatività minima. A questo accorgimento, senza cadere in una burocratizzazione dell’azione collettiva, seguirebbe l’organizzazione dei cosiddetti “pre-strike ballots”, proprio sul modello anglosassone, in modo da assicurare la reale sostenibilità e legittimazione dell’azione collettiva. In caso di una prospettata elevata adesione, per di più, le aziende potrebbero essere incentivate ad andare incontro alle pretese dei lavoratori, scongiurando in alcuni casi l’esplicarsi della “prova di forza”. Qualcosa nelle aule del Parlamento c’è già. I fatti tedeschi sono probabilmente l’ennesima dimostrazione che un dibattito sul punto non è rinviabile. Fare ciò è soprattutto nell’interesse del sindacato, quello degno di questo nome, affinché eviti “effetti boomerang” e non pregiudichi se stesso.

*ADAPT, Università degli Studi di Bergamo




“Poco sale ma iodato!”, incontro informativo all’Ospedale

saleIn occasione della Settimana mondiale della tiroide, l’Ospedale Papa Giovanni XXIII organizza per venerdì 22 maggio, alle 15, nell’area della Formazione (ingresso 55, piano terra) l’incontro “Alimentazione e prevenzione delle malattie della tiroide”.

A tenere l’incontro, a ingresso libero e aperto a tutti, sarà l’endocrinologo Leone Ferrari, che, raccogliendo l’invito dell’Associazione Medici Endocrinologi (AME) e della Società Italiana di Endocrinologia (SIE), di cui fa parte l’Associazione Italiana della Tiroide (AIT), spiegherà come è possibile prevenire le malattie della tiroide a tavola. E’ in particolare lo iodio, contenuto nel pesce e nei crostacei, il micronutriente essenziale per il corretto funzionamento della tiroide. Difficilmente però con l’alimentazione, anche nell’ambito di una dieta varia ed equilibrata, riusciamo ad assumere il fabbisogno giornaliero raccomandato, pari a 150 microgrammi. Una valida alternativa è rappresentata dal sale arricchito di iodio, meglio conosciuto come sale iodato, che consente di coprire il fabbisogno fisiologico giornaliero fornendo 30 microgrammi di iodio per grammo.

“Utilizzare sale iodato al posto del comune sale da cucina è un ottimo modo per prevenire le malattie della tiroide – ha spiega Leone Ferrari, endocrinologo del Papa Giovanni XXIII -. Non bisogna però esagerare, altrimenti si può andare incontro a disturbi legati all’eccesso di iodo. La raccomandazione condivisa a livello scientifico è di non superare i 5 grammi al giorno di sale iodato, quantità che consente di evitare problemi pressori e allo stesso tempo sufficiente per assumere la quantità di iodio utile per il buon funzionamento della tiroide”.

Per le donne in gravidanza il fabbisogno di iodio aumenta, a causa dell’azione degli estrogeni e della maggiore attività della tiroide materna, per assicurare il corretto sviluppo della placenta e del feto.

“Secondo le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, le donne in età fertile, oltre ad utilizzare con costanza e regolarità il sale iodato, dovrebbero assumerne una quantità supplementare ricorrendo a integratori, sia prima che durante la gestazione, e durante tutta la fase dell’allattamento – prosegue Leone Ferrari -. Una quota di iodio assunta dalla madre viene utilizzata dal feto per la propria produzione di ormoni tiroidei. Se l’apporto non è sufficiente, può innescarsi una condizione di ipotiroidismo materno o fetale con conseguenze tanto più gravi quanto più marcato e protratto è il deficit ormonale, compresa la compromissione dello sviluppo intellettivo e cognitivo del bambino”.

Secondo i dati forniti lo scorso anno dall’Osservatorio nazionale per il monitoraggio della iodioprofilassi in Italia, il 29% della popolazione mondiale è esposta a carenza iodica e il 12% degli italiani sono già affetti da gozzo, cioè da un aumento di volume della tiroide.

La Settimana mondiale della tiroide si celebra quest’anno dal 18 al 25 maggio e lo slogan è “Poco sale ma iodato: la prevenzione delle malattie tiroidee si fa mangiando sano”. Scopo della manifestazione è sensibilizzare l’opinione pubblica e il mondo scientifico sui crescenti problemi legati alle malattie della tiroide. La partecipazione all’evento è libera e gratuita fino ad esaurimento dei posti disponibili.

 

 




Il ristorante a casa? «Un’attività economica soggetta a regole»

Aprire un ristorante nella propria abitazione è una tendenza che sta prendendo sempre più piede in Italia. Il cosiddetto home restaurant, che sulla scorta di esperienze già diffuse all’estero, dà la possibilità di cenare a casa di appassionati di cucina e conoscere persone nuove stando attorno a una tavola.

Un fenomeno che, per quanto social e informale, è stato riconosciuto come un’attività economica a tutti gli effetti e, dunque, soggetta a requisiti professionali, igienico sanitari e a una serie di norme in materia di sicurezza, urbanistica ed edilizia, a cominciare dalla Scia da presentare al comune di residenza.

A stabilirlo è una recente risoluzione del ministero dello Sviluppo Economico che fa chiarezza su come possano configurarsi questo tipo di iniziative, che hanno come principale canale di promozione e contatto Internet e sono in rapida diffusione (se ne stima una media di 200-300 nelle grandi città come Roma, Milano, Napoli, Torino, Venezia). «Anche se esercitata solo in alcuni giorni dedicati e tenuto conto che i soggetti che usufruiscono delle prestazioni sono in numero limitato, non può che essere classificata come un’attività di somministrazione di alimenti e bevande, in quanto, anche se i prodotti vengono preparati e serviti in locali privati coincidenti con il domicilio del cuoco, essi rappresentano comunque locali attrezzati aperti alla clientela» si legge nella risoluzione (n. 50481 del 10 aprile 2015) del Mise (Direzione generale per il Mercato e la concorrenza) che risponde all’istanza di una Camera di Commercio.

«Infatti – prosegue la nota -, la fornitura di tali prestazioni comporta il pagamento di un corrispettivo e, quindi, anche con l’innovativa modalità, l’attività si esplica quale attività economica in senso proprio, di conseguenza non può considerarsi un’attività libera e pertanto non assoggettabile ad alcuna previsione normativa tra quelle applicabili ai soggetti che esercitano un’attività di somministrazione di alimenti e bevande».

La Direzione ricorda di aver già classificato (nota n. 98416 del 12-6-2013) come un’attività vera e propria di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande «quella effettuata da un soggetto che, proprietario di una villa, intendeva preparare cibi e bevande nella propria cucina fornendo tale servizio solo su specifica richiesta e prenotazione da parte di un committente e quindi solo per gli eventuali invitati». Pertanto la direzione ritiene che, previo possesso dei requisiti di onorabilità nonché professionali (di cui all’articolo 71 del decreto legislativo 26 marzo 2010, n. 59 e s.m.i.), gli home restaurant sono tenuti a presentare la Scia o a richiedere l’autorizzazione, nel caso si tratti di attività svolte in zone tutelate.

«Ben venga l’innovazione che rispetta le regole!» è stato il commento di Lino Enrico Stoppani, presidente della Fipe e vicepresidente Confcommercio. «La risoluzione del Ministero – ha detto – ripristina, senza spazio per dubbi e interpretazioni, le regole per una competizione leale e corretta: a parità di attività ci vuole parità di regole, di tributi e di obblighi. Non è, infatti, ammissibile, prima di tutto per garanzia e sicurezza dei cittadini, che ci possano essere modalità diverse di fare ristorazione: da un lato quelle soggette a norme e prescrizioni rigorose a tutela della qualità e della salute; dall’altro quelle senza vincoli, senza controlli, senza tasse, senza sicurezze igieniche. Il settore della ristorazione è sempre più attento e aperto all’innovazione e alla sperimentazione di nuove formule, come dimostrano le migliaia di imprese che nel nostro Paese si sono conquistate la fiducia e l’apprezzamento dei clienti. Ben vengano quindi nuove idee e nuovi approcci, purché siano sostenute da un corretto spirito imprenditoriale, da trasparenza e da lealtà verso i consumatori e verso lo Stato».

Home restaurant – la risoluzione del ministero dello Sviluppo economico



ExpOAB, il 23 maggio la notte degli architetti

OAB-card - CopiaSarà il centro città il palcoscenico naturale dell’evento biennale organizzato dall’Ordine degli Architetti PPeC della Provincia di Bergamo il 23 maggio prossimo. La “Notte OAB” (Ordine Architetti Bergamo), che gode del patrocinio del Assessorato alla Cultura, Turismo, Tempo Libero, Marketing Territoriale, Expo del Comune di Bergamo, si svolgerà in città, sarà dislocata in più sedi con un programma multiplo e permetterà pertanto a tutta la cittadinanza di prendervi parte.

Un evento, quindi, aperto anche ai non addetti ai lavori con l’obiettivo di avvicinare sempre più ad un pubblico eterogeneo la figura dell’architetto. Questa edizione sarà denominata Notte Expoab e avrà un filo rosso con il tema centrale dell’Expo: “Nutrire il pianeta, energia per la vita” ha infatti ispirato il tema conduttore della giornata, ovvero ‘Energia per l’abitare’.

L’evento, avrà inizio alle 14,30 presso l’Auditorium S. Alessandro con un convegno cui prenderà parte l’antropologo Franco La Cecla, l’architetto paesaggista João Nunes dello studio PROAP di Lisbona, gli architetti Massimo Alvisi dello studio Alvisi Kirimoto + Partners di Roma, Simone Sfriso dello studio Tamassociati di Venezia, Giovanni La Varra dello studio Barreca & La Varra di Milano e l’architetto designer Ilaria Marelli.

Il convegno potrà essere seguito in filodiffusione sia dal Quadriportico di piazza Dante, sia dall’Urban Center e sarà anche trasmesso presso l’Incubatore d’imprese di Cividate Camuno grazie alla collaborazione con l’Associazione architetti Camuni “ArCa”.

Il secondo appuntamento del programma si svolgerà dalle ore 19,00 presso lo spazio Domus in Piazza Dante, con la presentazione ufficiale degli eventi e delle attività dell’Ordine. Dalle 21 in poi spazio alla convivialità con il party che avrà luogo presso la Domus Bergamo e il Quadriportico del Sentierone. I partecipanti potranno anche visitare presso l’Urban Center la mostra Extreme Wood dedicata ad architetture sostenibili realizzate in legno che verrà inaugurata in questa occasione.

“Prendendo spunto dal tema di Expo ‘Nutrire il pianeta, energia per la vita’ abbiamo liberamente reinterpretato il tema in chiave architettonica trasformandolo in energia per l’abitare – ha dichiarato la presidente dell’Ordine degli Architetti Alessandra Ferrari, nel presentare ufficialmente l’iniziativa -. Questa energia è l’impegno consapevole che ogni progettista mette in campo per intervenire sugli spazi di vita di ciascuno, poiché il centro del ragionamento è l’uomo. Parleremo di “case cose e città”, un gioco linguistico per indicare le diverse scale del ragionamento: dal paesaggio al design”. “Abbiamo scelto il centro città come luogo inedito per celebrare il nostro evento biennale dedicato all’Architettura e a tutti gli architetti della nostra provincia per avere un contatto diretto con la cittadinanza e trasmetterlo in più sedi darà a più partecipanti l’opportunità di prendervi parte. Come Expo, anche la Notte Expoab sarà un evento inclusivo dal carattere internazionale: oltre agli ospiti stranieri che interverranno al nostro convegno, abbiamo chiesto un contributo di idee ad architetti e personaggi di spicco della cultura sul tema “Qual è l’energia per l’abitare che va messa in campo oggi?. Con i filmati selfie che raccoglieremo costruiremo un video, che farà da spunto per l’inizio della conferenza e che sarà condiviso sul sito internet dell’Ordine” ha concluso Alessandra Ferrari.




Mostre evento, per ogni euro investito il visitatore ne spende 14

Un evento – grande, medio o piccolo che sia – trasforma la morfologia economica, infrastrutturale, mediatica e sociale di un territorio e il turismo ne beneficia con ricadute positive molto ampie.

È quanto emerso  dallo studio sui grandi e piccoli eventi commissionato da Federalberghi e CFMT (Centro di Formazione Management del Terziario) e realizzato  da Ciset /Ca’ Foscari Venezia, presentato nel corso del convegno “#GRANDIEPICCOLIEVENTI – opportunità per il turismo/volano per il territorio”, che ha aperto i lavori della 65esima Assemblea Generale Ordinaria di Federalberghi sul Lago di Como.

«Il grande evento è importante per lo sviluppo dell’immagine del Paese che lo  ospita e delle infrastrutture che si realizzano, mentre il piccolo è bello per la ricchezza immediata che crea sul territorio», ha commentato il presidente, Bernabò Bocca nel suo intervento inaugurale al convegno.

Dall’indagine emerge comunque un monito ben preciso: l’organizzazione dell’evento deve partire alcuni anni prima e proseguire, ad esempio nella gestione delle infrastrutture, per gli anni successivi in modo da evitare quelle “cattedrali nel deserto”, come la realizzazione di nuove strutture ricettive, in cui spesso sì trasformano i contenitori realizzati per l’occasione.

Bocca ha quindi sottolineato che «esiste un effetto  moltiplicatore che porta a raccogliere per ogni euro investito per ristrutturazioni e costruzione di nuove opere per un grande evento circa 1,4 euro di risorse nel sistema economico, per un  vantaggio del 40% in grado di contribuire alla crescita del Pil nazionale. Mentre per un piccolo evento il solo effetto derivante dalla spesa dei visitatori è addirittura maggiore e rimane più ancorato al territorio, con una contabilizzazione immediata».

TRE CASI DI STUDIO

La ricerca nel suo complesso ha preso in esame i seguenti casi: Genova 2004 e Liverpool 2008 quali capitali della cultura europea, Torino 2006 per le Olimpiadi invernali, Roma per il Giubileo del 2000, Trapani per l’Evento velico, Mantova 2002 per la mostra “La celeste galleria” e Bologna 2014 per la mostra “La ragazza con l’orecchino di perla”.

Giubileo 2000
  • 1,6 miliardi di € di finanziamenti a Roma per manutenzioni, restauri e ristrutturazioni che hanno attivato circa altri 640 milioni di €.
  • II contributo al PIL nazionale è stato di circa 1 punto percentuale.
Genova 2004 – Capitale Europea della Cultura
  • Il 75% dei circa 265 milioni di € investiti è stato destinato a interventi strutturali, attivando circa altri 80 milioni di €.
  • Genova 2004 è stata l’occasione per proseguire gli investimenti avviati negli anni ’90 in occasione dei Mondiali di Calcio e dell’Anno Colombiano.
Torino 2006 – Giochi Olimpici Invernali
  • Il 65% dei circa 3,3 miliardi di € investiti è stato destinato a interventi strutturali, attivando circa altri 960 milioni di €.
  • Il contributo medio è stato di circa 1 punto percentuale al PIL italiano del 2006 e di 3 punti percentuali al PIL regionale tra il 2005 ed il 2009.
  • Circa il 70% dei residenti ha visto nelle Olimpiadi un’occasione per realizzare impianti sportivi ed infrastrutture che altrimenti non sarebbero mai nati.

LE MOSTRE-EVENTO

Prendendo ad esempio due grandi mostre-evento, “La Celeste Galleria” a Mantova nel 2002 e “La ragazza con l’orecchino di perla” a Bologna nel 2014, si ricavano due dati molto concreti, che somigliano a una costante: i visitatori, a fronte di ogni euro investito, hanno speso dai 14 ai 16 euro. Il valore aggiunto, sempre a fronte di ogni euro investito, è andato dai 5 ai 6 euro a visitatore. E se l’alloggio è risultato la voce maggiore, sono stati  anche particolarmente interessanti i dati sulla ristorazione e fra i prodotti enogastronomici e dell’artigianato locale.

RICADUTE PER IL TURISMO

Per quanto riguarda il flusso turistico si rileva un aumento di arrivi e presenze nell’anno dell’evento in generale, con un trend superiore a quello tendenziale. Dopo il calo fisiologico che caratterizza l’anno post evento, si evidenzia negli anni successivi una crescita più vivace rispetto al periodo antecedente l’evento. Come si riscontra anche un incremento del tasso di occupazione nel settore ricettivo e, negli anni successivi, un aumento del peso in termini di flussi della destinazione ospitante sul totale regionale e del tasso di internazionalizzazione (quota turisti stranieri).




Imprese femminili, Bergamo sul fondo classifica

donnaimpresaA Bergamo l’impresa è meno rosa che nella media italiana. Nella classifica sul tasso di “femminilizzazione” delle imprese, ovvero la percentuale delle imprese guidate da donne sul totale, la nostra provincia si colloca nei bassifondi, in compagnia, per altro, delle cugine lombarde. A mostrarlo è l’Osservatorio per l’imprenditoria femminile di Unioncamere e InfoCamere, sulla base dei dati del primo trimestre 2015.

Con 18.381 imprese femminili su uno stock di 95.531, pari al 19,24%, la Bergamasca è 93esima su 105 province, con un indice al di sotto della media nazionale (pari al 21,55%, ovvero 1.295.942 imprese su 6.013.167), ma superiore a quello lombardo (18,20%). A guidare la graduatoria sono Benevento, Avellino, con un 30% di imprese femminili, seguite da Chieti, Campobasso, Frosinone, Isernia. Le donne imprenditrici sono, in generale, più presenti nelle regioni del centro e del sud, prima che al nord, dove non solo il numero totale delle imprese è più alto, ma le dimensioni aziendali sono differenti.

Non a caso fanalino di coda è Milano, con  quasi 60mila imprese femminili su 362mila, ovvero un indice di femminilizzazione del 16,48%, e la classifica muta se si prendono in considerazione solo le aziende artigianali. In questo caso Bergamo guadagna 10 posizioni, piazzandosi 83esima, e Milano diventa 65esima.

A livello lombardo nella classifica generale è Sondrio la più rosa (40esimo posto con un tasso del 23,31%), seguono Pavia (71esima), Mantova (85), Cremona (88), Brescia (89), Bergamo (93), Lecco (98), Lodi (99), Como (100), Monza e Brianza (104) e, come detto, Milano (105).

L’analisi per settori a livello nazionale dice che è alla voce “altre attività di servizi per la persona” che le imprenditrici sono più presenti (58,63%), a seguire l’assistenza sociale non residenziale (56,88%), la confezione di articoli di abbigliamento (42,59%), i servizi di assistenza sociale residenziale (40,06%) e le agenzie di viaggio (37,42%).

Se poi si guarda all’apporto delle donne all’interno del mondo artigiano (nel quale le 214.815 imprese artigiane a guida femminile rappresentano quasi il 16% del totale imprese artigiane esistenti) si accentua l’apporto, in diversi casi davvero sostanziale, ad alcuni dei settori di punta del made in Italy.

Infatti, l’incidenza dell’imprenditoria artigiana femminile, oltre ad essere determinante nelle altre attività dei servizi alla persona (64,17%), nelle attività creative, artistiche e di intrattenimento (50,46%), nei servizi di informazione (45,97%), diventa addirittura maggioritaria nella confezione di articoli di abbigliamento (55,94%), e assume un notevole peso specifico nel tessile (dove la componente femminile incide sul totale degli artigiani per il 42,30%), con punte del 50% di imprenditrici impegnate nell’arte del finissaggio dei tessuti, del 47% nel confezionamento di articoli di biancheria per la casa, del 57% nella fabbricazione di altri materiali tessili (quali nastri e passamanerie) e del 42,3% nella realizzazione di tulle, pizzi e ricami. Importante, inoltre, l’apporto femminile all’artigianato legato alla fabbricazione di bigiotteria (52,89%), alle lavorazioni in ceramica e porcellana (42,41%) alla fabbricazione di articoli in pelle (31,09%) ed all’alimentare (25,32%).

Le imprese femminili in ogni provincia




Sorte a Delrio: “Ora il collegamento ferroviario con l’aeroporto di Orio”

orioUn dossier di 45 pagine con le 37 opere infrastrutturali da realizzare. Lo ha consegnato il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, al ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, a margine della cerimonia di inaugurazione della Tangenziale est esterna di Milano (Teem). “È uno strumento programmatico – ha spiegato Maroni – che sintetizza tutte le opere che vanno completate o realizzate in ambito viario, a cominciare dalla Pedemontana”. Rivolgendosi al ministro, Maroni ha detto: “Voglio che la Regione abbia in te l’interlocutore per quanto riguarda il governo del sistema complessivo delle infrastrutture. Visto che qui le opere le facciamo e le terminiamo nei tempi, ci candidiamo a realizzare altre infrastrutture come la Salerno-Reggio Calabria”.

Tra le opere contenute nel dossier figurano, oltre alla Pedemontana, anche le varianti di Zogno, Cisano e Vercurago, l’Interconnessione tra Pedemontana e Brebemi (IPB) e la tangenziale di Treviglio; la Cassanese bis e il potenziamento della Rivoltana e la variante Trescore-Entratico sulla Statale 42 ‘del Tonale. Sul piano ferroviario, nel dossier sono inseriti anche la realizzazione della linea Seregno-Bergamo e l’innesto sulla linea Bergamo-Treviglio e il potenziamento del nodo ferroviario di Bergamo, con connessioni all’aeroporto di Orio al Serio e all’ospedale. Su quest’ultimo fronte è intervenuto anche l’assessore alle Infrastrutture e Mobilità della Regione Lombardia, Alessandro Sorte, il quale – approfittando della presenza del ministro Delrio – ha voluto ricordare come “la Lombardia sia fortemente impegnata nel potenziamento del trasporto ferroviario sul quale, negli ultimi anni, è cresciuta la domanda dei cittadini. Per questo sollecitiamo Governo a fare un salto di qualità anche nelle connessioni coi grandi aeroporti regionali. Se sono a buon punto gli impegni per portare l’alta velocità ferroviaria a Malpensa, vanno stretti i tempi per il collegamento interno tra i due gate. E’ necessario anche realizzare un intervento specifico su Orio al Serio, potenziando il nodo ferroviario di Bergamo e studiando le opportune connessioni per lo scalo aeroportuale”.




Aperta la Teem, Brebemi spera nel grande balzo

TeemCon l’apertura, sabato, dell’intera tratta della Tangenziale Est Esterna di Milano, finalmente la A35 Brebemi entra a far parte del sistema viabilistico autostradale della Lombardia e della rete autostradale nazionale. Si completano così tutte le connessioni autostradali previste nel quadrante Est di Milano, nel progetto di ridefinizione viabilistica dell’area, nel cui ambito Brebemi è stata progettata e realizzata. Con Teem si completa un ulteriore tassello del progetto di riassetto della viabilità del quadrante sud est della regione Lombardia, così come era stato pensato al momento dello studio e dell’approvazione dello stesso. A35 Brebemi è ora raggiungibile sia dagli utenti della A4 provenienti da Milano, Torino, Como, Varese e Monza sia dagli utenti della A1 provenienti da Milano, Genova, Pavia, Lodi e Bologna. Si aggiunge quindi all’offerta viabilistica, nell’anno di EXPO, un ulteriore servizio di mobilità per tutto il territorio interessato dall’opera, con un miglioramento dei collegamenti da e per Milano, da e per Brescia e il Lago di Garda. Ulteriori passi in avanti dal punto di vista viabilistico saranno assicurati dalle imminenti aperture al traffico di altre nuove infrastrutture realizzate da Brebemi: la variante di Bariano che favorirà i collegamenti con Crema e la nuova Mandolossa completamente riqualificata che favorirà i collegamenti con le Valli Bresciane. Si rimane in attesa che vengano sbloccati i collegamenti diretti con Brescia Est e con la A21, tramite il completamento del raccordo autostradale con la stessa A21, la cosiddetta Corda Molle. “I dati positivi sul traffico degli ultimi mesi sono in linea con le nostre previsioni e l’apertura dell’intera tratta di TEEM ci aiuterà a crescere ulteriormente come numero di utenti e come servizio al territorio – afferma il Presidente di A35 Brebemi, Francesco Bettoni. Questo importante passo di interconnessione all’interno delle rete autostradale è in linea con il progetto approvato originariamente e contribuisce a confermare la A35 Brebemi come un’autostrada moderna, veloce, sicura ed efficiente all’interno del panorama viabilistico italiano.”




“Al Carroponte” è tempo di Alto Adige

canederliIl 27 maggio, Al Carroponte – l’eno bistrot di Bergamo in via De Amicis – propone una degustazione che vede come protagonisti i vini e i prodotti gastronomici dell’Alto Adige. Il menù prevede, dopo l’apertura con il Pinot bianco Plattenriegl 2014, il Micro Pork Burger con speck e gnocchi di patata fritti annaffiato dallo Chardonnay Select Art Selezione Flora 2013. A seguire, Krapfen ripieno di confettura di cipolle e crema inglese salata (Sauvignon Select Art Selezione Flora 2013), Tiroler Knodel canederli tirolesi con pane raffermo e salumi (Pinot Nero Patricia 2013), Lachsforellenfilet filetto di salmerino cotto sulla pietra con barbabietola e rafano (Trattmann Mazon Riserva Pinot Noir selezione Flora 2012) e Strudel in semifreddo. Il costo a persona è di 55 euro.

Info e prenotazioni: 035 2652180, info@alcarroponte.it – www.alcarroponte.it




Bergamo, domenica nuova chiusura del centro

bergamo centro pedonale 2Ritorna l’isola pedonale del centro cittadino: al termine del passaggio delle 438 auto d’epoca (intorno alle ore 13 circa) riapriranno tutte le strade interessate dal transito della storica carovana della Mille Miglia, rimarrà pedonale l’area del centro fino alle ore 19, comprese piazza Matteotti e viale Roma. Si tratta del quarto appuntamento del 2015 con la pedonalizzazione del Sentierone e del centro piacentiniano, un’iniziativa realizzata dal Comune di Bergamo in collaborazione con il Distretto Urbano del Commercio e in accordo con le associazioni di categoria di Ascom e Confesercenti.

In concomitanza con la pedonalizzazione pomeridiana del centro di Bergamo, l’azienda Fra.Mar offrirà alcuni momenti di intrattenimento itinerante, partecipando alla valorizzazione del centro cittadino e della sua godibilità in assenza di traffico. Fra.Mar, sensibile per vocazione aziendale ai temi del pulito, sostiene le attività dell’amministrazione comunale nel rispetto dell’ambiente e della mobilità sostenibile e inserisce la proposta di domenica nell’ambito delle numerose attività a vantaggio della comunità, tra cui i prossimi interventi di pulizia conservativa di alcuni tratti delle Mura cittadine.

Non finisce qui: allo Stadio Atleti Azzurri d’Italia l’Atalanta scende in campo alle 15 contro il Genoa. Il Comune di Bergamo conferma la Zona Traffico Limitato dello stadio, attiva 2 ore prima e mezz’ora dopo l’inizio della partita.

Le linee di trasporto pubblico ATB che raggiungono la zona stadio sono, come di consueto, la 2, 6, 9 e 11. Grazie all’accordo economico con ATB, anche quest’anno in occasione delle partite casalinghe dell’Atalanta del campionato 2014-2015, tutti i possessori del biglietto e abbonamento Atalanta potranno utilizzare gratuitamente per tutto il giorno le corse dell’intera rete ATB e TEB.

A tal fine, sarà sufficiente esibire al personale l’abbonamento o il biglietto valido per la partita di campionato prevista per quel giorno. Inoltre, come previsto dall’accordo siglato tra Atalanta e ATB, verranno effettuati alcuni servizi integrativi per l’intensificazione delle corse festive.

Sono attive le speciali navette che il Comune di Bergamo e ATB hanno pensato per collegare il centro città ad Astino, che proprio in questi giorni torna a vivere con l’inaugurazione della Valle della Biodiversità e la riapertura dell’ex Monastero: all’andata partenza dalla fermata di Porta Nuova (Cappello d’Oro) e si prosegue alla Stazione (fermata linea 1 lato FS), in via Carducci (Auchan), al parcheggio della Croce Rossa Italiana (Loreto), in via Lochis (Campo Sportivo) e infine ad Astino. Il percorso del ritorno con direzione centro città, si snoda lungo lo stesso asse rispettando quasi tutte le fermate del tragitto di andata: Astino, la fermata alla Chiesa di Longuelo, il parcheggio della Croce Rossa Italiana (Loreto), via Carducci (Auchan), Porta Nuova (Cappello d’Oro) e arrivo in Stazione alla fermata della linea 1, lato FS. La linea di collegamento, nominata «Expo-Astino», è attiva ogni sabato e domenica a partire dal 16 maggio 2015, dalle ore 10 alle ore 20, con un autobus ogni 20 minuti in partenza dalla fermata di Porta Nuova e Astino (alle 00, 20 e 40 di ogni ora).