Buoni pasto elettronici / L’Ascom: “Molti i vantaggi, ma servirebbe un pos unico”

Buoni pasto elettroniciL’introduzione dei buoni pasto elettronici sta creando disagio e preoccupazione tra i pubblici esercizi. Come è noto, dal primo luglio un emendamento alla legge di Stabilità ha introdotto nel settore alcuni cambiamenti, tra cui il passaggio ai ticket elettronici e l’aumento del valore esentasse per questi da 5,29 a 7 euro.
L’adozione dell’e-ticket sta incontrando degli ostacoli: le aziende stentano ad adeguarsi e continuano a emettere buoni cartacei, le società emittenti faticano a dotarle delle card  e i pubblici esercizi sono alle prese con i pos. Il risultato è che  la maggiore detrazione fiscale e contributiva, che è prevista solo per i buoni elettronici, sta coinvolgendo un numero basso di esercizi. “Siamo monitorando la situazione per capire quante aziende passeranno al buono elettronico, che oggi rappresenta il 15% circa del totale – dice Giorgio Lazzari, responsabile dell’area consulenza generale di Ascom -. Il problema è che la card va letta dai dispositivi pos abilitati, come fosse una carta di credito o un bancomat e al momento non c’è un pos unificato per i diversi buoni, ogni marca di ticket ha il suo. Bar e ristoranti dovrebbero quindi dotarsi di più pos e questo significherebbe notevoli spese tra costi di installazione e canoni di noleggio. Inoltre l’utente non può utilizzare il ticket elettronico in maniera cumulativa, oltre la soglia stabilita e nelle giornate non lavorative”.
“Per i negozianti la card porta con sé anche numerosi vantaggi – spiega Lazzari -. Innanzitutto è più sicura perché garantisce una migliore tracciabilità, evita il rischio di incassare buoni falsi o danneggiati, e quindi non rimborsati dalla azienda emettitrice. In secondo luogo è più comoda perché agevola la fatturazione all’azienda emettitrice: fino ad ora i negozi erano costretti a contare i buoni pasto uno ad uno, a sommarli e poi a spedirli. Con le card elettroniche tutto diventa più veloce perché l’importo è già digitalizzato e registrato e il totale e la trasmissione all’azienda emettitrice vengono fatti in automatico”.
Un altro ragionamento andrà sicuramente fatto sullo sconto sempre maggiore che i committenti, pubblici e privati, pretendono ogni anno sul valore dei buoni pasto immessi sul mercato.
L’ultima gara indetta da Consip per i buoni pasto della pubblica amministrazione è stata aggiudicata con sconti fino al 22% sul valore dell’appalto pari a un miliardo di euro. Di conseguenza i circa 200 milioni “mancanti” rischiano di trasformarsi in un costo per consumatori ed esercenti, in termini di qualità del servizio e di minori incassi.

 




Longuelo, arriva un “vero” mercato

Il mercato di Longuelo cresce e si allarga dopo l’estate. Parola del Comune che assicura che per settembre il quartiere potrà contare su un’offerta di almeno 11 banchi. Il bando, che si è chiuso alla fine di giugno, ha visto pervenire a PalaFrizzoni 10 domande per 8 posteggi al massimo. Per la graduatoria bisognerà aspettare ancora qualche giorno: la pubblicazione è attesa per la fine di luglio.

Anche se è ancora presto per capire come sarà il nuovo mercato del quartiere, il Comune non nasconde l’intento di mantenere un equilibrio tra offerta alimentare e non alimentare, come del resto esplicitato dal bando stesso che assegna 4 postazioni per tipologia (con la specifica richiesta di un posteggio per la vendita di prodotti tipici), con la possibilità di colmare l’assegnazione con la merceologia residua. L’attesa è alta sia per i commercianti che per i frequentatori del mercato di un quartiere che ha visto chiudere nel giro di pochi anni supermarket e negozi di alimentari. Oggi la piazza conta solo tre posteggi: due fruttivendoli e un banco di formaggi.

Il banco di formaggi Gareggioli
Il banco di formaggi Gareggioli

«Il mercato deve rappresentare un servizio per il quartiere, garantendo la possibilità di fare la spesa a due passi da casa- spiega Abramo Gareggioli, specializzato nella vendita di formaggi, storica presenza a Longuelo-. L’importante è la diversificazione, fondamentale per destare interesse ed aumentare la frequentazione. Purtroppo non sempre accade così. Ad esempio, a Presezzo – uno dei mercati in cui siamo presenti oltre a Osio Sotto, San Pellegrino, Verdello e Calusco – ci sono cinque banchi quasi uguali e ben tre fruttivendoli. Speriamo che non accada lo stesso qui, anche perché questa è una buona piazza e, compatibilmente con la crisi che ha ritoccato i consumi di tutti, la clientela non manca mai».

Natalia Mangiapane
Natalia Mangiapane

Più che un mercato vero e proprio quello di Longuelo è un posteggio per due banchi storici, cui si è aggiunto da poco il fruttivendolo che di solito fa base in Piazza Sant’Anna tre giorni a settimana: «È difficile crearsi una clientela quando la gente è abituata da anni a servirsi all’altro banco – allarga le braccia Natalina Mangiapane, da quattro anni ambulante nel settore ortofrutta -. Speriamo che il mercato si allarghi e che non vi siano altri fruttivendoli: due banchi su tre sono già sufficienti».

Riccardo Pagliaroli
Riccardo Pagliaroli

Riccardo Pagliaroli da quasi trent’anni è una presenza fissa in via Mattioli e il via vai è continuo al suo banco di frutta e verdura: «Questa è una buona piazza, lavoriamo da sempre molto bene e i banchi sono un importante servizio per il quartiere, specialmente per gli anziani e per chi vuol fare la spesa a due passi da casa. Non manca chi arriva dai comuni vicini, diventati anno dopo anno nostri clienti affezionati. Speriamo che i nuovi posteggi siano assortiti per merceologia e che a fianco dei banchi alimentari non manchino abbigliamento e articoli di merceria».

Le aspettative della clientela sono alte. Laura Briosi, da quasi 15 anni ogni giovedì fa la spesa a Longuelo: «Sarebbe bello poter contare su nuovi banchi – spiega mentre sceglie frutta e verdura -. Mi piacerebbe vedere un mercato simile a quello del sabato allo stadio. Ben venga un mercato più grande, basta che con diventi una casbah».

Laura Briosi
Laura Briosi

Rosa Marina Piccinelli
Rosa Marina Piccinelli

 

La signora Rosa Marina Piccinelli ogni volta che va a trovare sua nipote a Longuelo, da Borgo di Terzo, va ancora a fare le spese, con un’energia invidiabile alla sua età. «Da 28 anni faccio la spesa qui, ormai sono una cliente affezionata. È un mercato in miniatura ma mi sono sempre trovata bene ad acquistare formaggi e frutta e verdura. Non posso che essere contenta che arrivino nuovi banchi»«.

Luigi Prussiani
Luigi Prussiani

Luigi Prussiani della “Taberna La Coronne”  sta tornando al lavoro con una cassetta piena di insalate per il locale: «Da tre anni al giovedì mi servo spesso qui per frutta e verdura. Anche se vado sempre di corsa, l’arrivo di nuovi banchi non può che essere una buona notizia, specialmente per il quartiere che ha visto ormai la scomparsa dei negozi di alimentari, del supermercato Pellicano e del macellaio».

Luigia Marza e Giovanni Comi
Luigia Marza e Giovanni Comi

Giovanni Comi e Luigia Marza quando vengono in città da Capriate non mancano mai all’appuntamento del giovedì con le bancarelle alimentari: «Da quattro anni facciamo acquisti qui e ci siamo sempre trovati molto bene. Avremo un motivo in più per tornare se il mercatino si arricchisce di nuovi banchi». In coda altri clienti arrivano da Curno, ma anche da Ponte San Pietro e da Treviolo. Non male per un mercato con soli tre posteggi.

Fiorella Sorti
Fiorella Sorti

Chi è del quartiere saluta come una benedizione l’allargamento del mercato: «Ormai qui non è rimasto neanche un negozio. È una vera impresa fare la spesa. Per fortuna che c’è il mercatino, con ottimi prodotti e prezzi contenuti. È da anni che aspettiamo qualche banco in più, non vediamo l’ora che la piazza si ingrandisca» spiega Fiorella Sorti.

 

 




“Portafoglio indossabile”, l’accessorio cult arriverà anche a Bergamo

Jole Capparrone
Iole Capparrone

In tempo d’estate capita di imbattersi in aspetti interessanti e originali legati al mondo dell’innovazione. Sebbene maturate in contesti lontani dalla realtà locale, alcune soluzioni promettono di affermarsi e di essere ricercate. Il riferimento, nel caso specifico, è al mercato della moda, che vive di idee e ritorni in auge. Talvolta accade che l’originalità prenda spunto da antiche usanze e un’opportuna rivisitazione renda l’innovazione strumento di successo.

È il caso del “portafoglio indossabile”, scaturito dalla creatività della stilista Iole Capparrone, con radici sulla costa del sole di Salerno, e diventato oggetto cult grazie all’apparizione nella pellicola “The Ipperealism Theory“ di Vincenzo Caiazzo, proiettata all’ultima edizione del Festival cinematografico di Cannes.

portafoglio indossabile 2Il portafoglio indossabile – che in autunno sarà presentato e venduto anche a Bergamo – è una cintura a vita alta, di 14 cm., con taschine nascoste per riporvi carte di credito, banconote e documenti. Un’innovazione attinta dall’antica usanza delle donne d’altri tempi, che erano solite riporre il portamonete nel proprio reggiseno, sia come nascondiglio, sia per praticità. Iole Capparrone (che ha lavorato per Yes London, Alcott, Bikkembergs, Vivienne Westwood) ha pensato bene di coniugare la sicurezza e la comodità con l’estetica. Ed ecco fatto. L’accessorio mostra la sua utilità quando si passeggia o si va in discoteca, durante lo shopping quando si può fare a meno della borsa e non si corre il rischio di essere derubate. Una cassaforte da indossare senza che ciò alteri l’eleganza e la linea della figura femminile. Un oggetto che si presta a essere modellato su diverse tipologie di abito, pronto a fare la sua apparizione nelle vetrine dei negozi di abbigliamento. Con un’anteprima spot in programma a Pisciotta, alle porte di Capo Palinuro, nella serata di domenica 16 agosto in occasione dell’ottava edizione del “Premio Internazionale Iolanda Cappuccio”, quando sarà proiettato “The Ipperealism Theory” e il portafoglio indossabile sarà celebrato come accessorio innovativo di moda.

 




Ubi Banca e ICE, accordo per sostenere le imprese all’estero

Il Gruppo UBI Banca e l’ICE – agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane – hanno siglato un accordo biennale di collaborazione per orientare le imprese clienti del Gruppo interessate a operare sui mercati internazionali e sostenerne le attività attraverso una serie di servizi specifici di assistenza, consulenza e sviluppo di azioni promozionali.

Attraverso l’accordo sottoscritto, il network internazionale di UBI Banca si integra con gli 80 Uffici in 64 Paesi che l’Agenzia ICE mette a disposizione. In particolare l’Agenzia fornirà pacchetti di servizi a tariffe agevolate per le aziende clienti del gruppo bancario, condividendo informazioni sul Paese, sulle opportunità commerciali, sulle gare internazionali e su investimenti da e per l’Italia.

“Il nostro modello di business internazionale è fortemente incentrato sul sostegno alle aziende che si muovono a diverso titolo sui mercati esteri. La presenza del nostro Gruppo all’estero è quindi studiata in funzione delle esigenze delle imprese italiane nelle diverse aree del mondo.”, sostiene Rossella Leidi, Chief Business Officer di UBI Banca, “L’accordo con l’Agenzia ICE rafforza la nostra proposta e ci consentirà di essere ancora più efficaci nella fase di supporto operativo ai nostri clienti”.

Siamo certi – ha sottolineato il direttore generale dell’Agenzia ICE, Roberto Luongo – che la collaborazione con UBI Banca e le Banche del Gruppo UBI offrirà interessanti opportunità di sviluppo per le nostre aziende e non possiamo che essere soddisfatti di un accordo che ci consente di mettere a disposizione le nostre migliori risorse in tema di promozione del prodotto italiano nel mondo. Questo Accordo inoltre – ha proseguito Luongo – ben si inserisce nello spirito dei Roadshow per l’internazionalizzazione delle imprese italiane, un’iniziativa che stiamo portando avanti da gennaio 2014 e che, per la prima volta, vede tutti i soggetti pubblici e privati del Sistema Italia, impegnati in un’azione congiunta di medio termine su tutto il territorio”.

Il Gruppo UBI Banca, infatti, offre un supporto alla propria clientela attraverso i 32 Centri Estero attivi in tutte le aree di presenza del Gruppo in Italia, gli Uffici di Rappresentanza in Cina (Hong Kong e Shanghai), Brasile (San Paolo), India (Mumbai), Russia (Mosca) e la struttura della business consultancy a Vienna attraverso la quale sono presidiati i Paesi dell’Europa dell’Est. E’ inoltre prevista entro il 2015 l’apertura dei nuovi Uffici di Rappresentanza negli Stati Uniti (New York) e negli Emirati Arabi Uniti (Dubai).

 




Orio, in sei mesi salito del 15% il numero di passeggeri

Orio al serio aeroportoIl Consiglio di Amministrazione di Sacbo – preso atto delle indicazioni pervenute dalla Provincia di Bergamo, che ha designato in sua rappresentanza Giampietro Benigni in qualità di consigliere al posto del dimissionario Enrico Piccinelli – ha analizzato i dati semestrali che indicano un incremento significativo del movimento passeggeri, nell’ordine del 32% rispetto allo scorso anno, quando però le attività di volo si sono fermate dal 13 maggio al 1° giugno per consentire i lavori di rifacimento della pista. Il totale complessivo dei passeggeri, da gennaio a giugno 2015, assomma a 4.913.750. Il trend di crescita attuale è nell’ordine del 15 per cento, a cui concorre con 9 punti percentuali l’incremento del load factor sui voli di linea. Segno positivo anche per le merci aeree, con un totale di 60.483 tonnellate. I risultati operativi del primo semestre 2015, ottenuti con un totale di movimenti aerei comparabile a quello degli anni 2012 e 2013, consentono di conseguire gli obiettivi prefissati in termini di budget economico-finanziario.




Un milione per i negozi storici. Ecco il bando

LOGO NEGOZI STORICI LOMBARDIAÈ stato pubblicato sito della Regione lombardia il Bando “Innovare la tradizione” che mette a disposizione un milione di euro per la valorizzazione dei negozi storici. Le domande di finanziamento potranno essere presentate solo on line attraverso la piattaforma www.siage.regione.lombardia.it, a partire dalle ore 12 del 24 settembre 2015 e fino alle ore 12 del 15 ottobre 2015, salvo esaurimento risorse. Fino al 29 luglio sarà invece possibile presentare eventuali nuove richieste di riconoscimento storico ai sensi della normativa regionale.

Beneficiari della misura sono infatti gli esercizi commerciali iscritti nel Registro regionale dei luoghi storici lombardi, che hanno ottenuto il riconoscimento dalla Regione di “insegna storica e di tradizione” o di “negozio-locale storico” e di “storica attività”.

Tre gli abiti di intervento:

  • Innovazione
  • Riconversione e sviluppo di impresa
  • Ricambio generazionale, trasmissione di impresa, rilancio occupazionale

I contributi sono a fondo perduto e coprono il 70% dell’investimento fino ad un massimo di 20mila euro. La spesa minima è di 8mila euro.

 




Sarnico si prepara per il Busker Festival

busker sarnico

Sarnico si prepara ad essere presa d’assalto per il Busker Festival. Sono oltre 40mila le presenze stimate per la nuova edizione, in programma da giovedì 30 luglio a domenica 2 agosto. I numeri anche quest’anno sono quelli delle manifestazioni di livello internazionale: 280 spettacoli, 150 artisti da tutta Europa, 42 compagnie e 26 postazioni. Per quattro giorni giocolieri, mangiafuoco, acrobati, attori, ballerini e musicisti invaderanno con la loro energia e la loro arte, le luci e i colori il lungolago, il centro storico, le piazze e gli angoli più suggestivi di Sarnico e di Paratico. Alla regia ci sarà come sempre la Proloco, affiancata dai commercianti protagonisti di due iniziative: l’apertura dei negozi fino a mezzanotte per consentire lo shopping serale, e “il Busker del gusto”, un corner di cucina da strada con tante proposte per spuntini veloci.

Per i pubblici esercizi i giorni del festival sono una grande occasione che permette di guadagnare in pochi giorni mesi di lavoro. «Il festival è un appuntamento molto importante per Sarnico e i commercianti – dice Antonio Arcangeli, presidente di Sarnicom -. Bar e ristoranti sono pieni fino alle tre di notte e hanno un riscontro di cassetto immediato. E per i negozi di abbigliamento e calzature il festival rappresenta una vetrina unica per farsi conoscere». «Purtroppo in quei giorni i clienti vanno di fretta, fanno storie perché vogliono il tavolo in fretta per non perdere gli spettacoli e non si godono le nostre proposte –  lamenta Rosanna Tengattini dell’Enoteca Tresanda -. Forse si dovrebbe puntare anche ad altro, ad esempio iniziative che permettano ai visitatori di godere davvero il paese e le sue offerte».

 

 




La replica / Zenoni: “Sui diplay siamo in linea con le altre esperienze italiane ed estere”

Parcheggi displayEgregio Cesare Zapperi,

mi permetto di scriverLe in merito all’articolo “Belli i display, ma senza indirizzi è una caccia al tesoro” apparso qualche giorno fa su La Rassegna.it. Nel ringraziarLa per aver posto l’attenzione sul sistema di indirizzamento ai parcheggi in struttura della città, una significativa miglioria implementata da questa Amministrazione, Le vorrei dire che ho letto alcune considerazioni che richiedono chiarimenti da parte mia. Innanzitutto, mi pare emerga dal Suo testo una sensazione che non credo corrisponda alla realtà, ovvero che l’Amministrazione abbia inaugurato un sistema “immaturo”, imperfetto, tanto per fare alla svelta. Non è così e vengo spiegarmi. Il progetto del sistema di indirizzamento ai parcheggi é stato elaborato nel suo insieme e nei dettagli da professionisti del settore ed é stato oggetto di molti mesi di lavoro, senza alcuna fretta. La sensazione di “immaturità ” che Lei descrive pare derivare essenzialmente dall’assenza sui pannelli dell’indicazione dell’indirizzo dei parcheggi. Orbene, tale indicazione non è stata inserita consapevolmente dai progettisti e, non a caso, è assente in quasi tutti i sistemi di indirizzamento esistenti in Italia.

Le ragioni sono varie. Innanzitutto lo spazio sui cartelli é limitato e la dimensione del carattere non può scendere sotto certi limiti per ragioni di leggibilità. Le dizioni riportate sui cartelli non sono le ragioni sociali dei parcheggi, scelte in modo acritico dall’Amministrazione, ma invero sono le dizioni scelte dai parcheggiatori stessi, nei limiti dello spazio disponibile. Ogni gestore avrebbe potuto scegliere l’indirizzo al posto della ragione sociale, ma in piena autonomia ha scelto quello che oggi compare. Inoltre, i pannelli con le informazioni in tempo reale sono solo un tassello del sistema di segnaletica, poiché alle postazioni dinamiche seguono alcuni cartelli statici che guidano l’automobilista ai parcheggi. Anche su questa tipologia di segnali l’Amministrazione sta svolgendo un lavoro di riassetto per renderli più frequenti.

Infine, nei molti navigatori satellitari oggi disponibili, il nome ufficiale del parcheggio é quasi sempre indicizzato nel database, tanto quanto l’indirizzo. Alla luce di tutto questo, concluderei interpretando diversamente il riferimento del Sindaco all’assenza dell’indirizzo sui cartelli, pronunciato durante la conferenza stampa. Non si è trattato dell’autodenuncia di un “errore madornale”, quanto dell’invito a valutare la fattibilità di una miglioria per un servizio già oggi perfettamente in linea con le altre esperienze italiane ed estere. Inoltre, le mie parole su possibili miglioramenti in futuro, si riferivano essenzialmente alla possibilità di installare nel tempo nuovi pannelli dinamici su altre strade della città, con ulteriori investimenti.

La ringrazio e la saluto cordialmente.

Stefano Zenoni

Assessore alla Pianificazione territoriale e Mobilità del Comune di Bergamo

 

Caro assessore

anzitutto grazie per la cortesia e la puntualità della risposta, segno di attenzione non scontato. Le spiegazioni, tuttavia, ci convincono poco o nulla. Un punto, in particolare, risulta singolare: lei dice che le “dizioni riportate sui cartelli non sono le ragioni sociali dei parcheggi, scelte in modo acritico dall’Amministrazione, ma invero sono le dizioni scelte dai parcheggiatori stessi”. Ecco, è anche peggio di come paventavamo. Il Comune, o meglio l’Atb, scuce 200 mila euro ma la scelta del contenuto la delega al privato. Tutto legittimo, per carità, ma ci pare una procedura un po’ così… Giusto, poi, osservare che lo spazio a disposizione sui pannelli è limitato e quindi richiede una indicazione sintetica.

Ci permettiamo sommessamente di far osservare che per l’automobilista seguire, per esempio, la freccia “via Paleocapa” sia più agevole (e comprensibile) che quella che indica “Central parking”. Nessun dubbio, inoltre, che i database dei navigatori siano aggiornati su indirizzi e denominazioni sociali dei parcheggi, ma converrà, caro assessore, che non tutti sono dotati di tecnologia (o ne hanno dimestichezza) e che una richiesta volante per strada sull’ubicazione, per esempio del “car service fly”, riceverebbe come risposta una scena muta. Queste, almeno, sono le nostre perplessità, da uomini della strada. Se si riveleranno eccessive o infondate ne saremo solo lieti perché ciò che conta è la bontà del servizio.

È apprezzabile, infine, il tentativo di una interpretazione autentica, post conferenza stampa, delle parole del sindaco. Ma lei stesso conferma che auspicava una miglioria del servizio con l’aggiunta degli indirizzi. Ergo, non si vede dove stia l’equivoco. Ma tant’è. Pur da punti di vista diversi, condividiamo l’idea che sul fronte della viabilità sia necessario investire per mettere Bergamo al passo con le città più evolute. A differenza di qualche suo predecessore, lei sembra avere le idee più chiare, al di là di talune timidezze. Aggiustamenti e incidenti di percorso sono fisiologici, l’importante è andare avanti tenendo la barra dritta.

C.zap.




Bistecca con Qr Code, la risposta dell’allevatore bergamasco alle truffe alimentari

Francesco MarchettiAnche un giovane agricoltore bergamasco è stato protagonista della consegna degli Oscar Green Lombardia 2015 che si è tenuta allo Spazio Sforza di Expogate, a Milano.

Francesco Marchetti, 29 anni, della Basella di Urgnano, è stato premiato nell’ambito della categoria “Fare rete” per la migliore esperienza in concorso: Smartphone e Qr Code per una bistecca doc.

Per combattere le truffe nel piatto e difendere la qualità del proprio lavoro, Francesco ha deciso di sfruttare le opportunità offerte dalle nuove tecnologie. Nella sua azienda ha quindi scelto di tracciare la carne delle sue mucche grazie a un Qr Code che permette al consumatore, usando un semplice smartphone, di sapere tutto sulla vita dell’animale: dalla sua provenienza al peso alla nascita, dall’alimentazione fino alla razza. «Vorrei che il consumatore – sottolinea Francesco – si rendesse conto di cosa sta portando a casa. La trasparenza è l’arma più efficace che noi produttori abbiamo per far capire come viene fatto il nostro prodotto».

Anche questa edizione di Oscar Green ha raccontato storie di idee e lavoro, di coloro che in tempo di crisi hanno scommesso sull’agricoltura come leva per rilanciare il Paese. A livello regionale le nuove imprese agricole sono sempre più giovani: tra il primo trimestre 2014 e lo stesso periodo del 2015 quelle aperte da persone con meno di 40 anni d’età sono salite di oltre il 32%, passando da 112 a 148. Il record – spiega la Coldiretti Lombardia – spetta alle province di Lecco, Como e Sondrio, con una generale prevalenza delle aree di montagna.

«L’agricoltura è un’attività che, nonostante le difficoltà, affascina le nuove generazioni – dice il delegato di Giovani Impresa Coldiretti Bergamo Daniele Filisetti -; è ormai consolidato il trend che vede sempre più giovani scegliere l’agricoltura come esperienza di lavoro per costruire il proprio futuro».

Infatti oggi il 54 per cento dei giovani – spiega un’indagine Coldiretti/Ixe’ – preferirebbe gestire un agriturismo piuttosto che lavorare in una multinazionale (21%) o fare l’impiegato in banca (13%). Nel primo trimestre 2015 delle 56 nuove aziende agricole avviate in provincia di Bergamo, 19 sono condotte da giovani, più del doppio rispetto agli inizi attività registrati lo scorso anno nello stesso periodo.




Dentro Expo / Pane in festa. Capello: “In campo per valorizzare il territorio”

banner pendezza

Quella organizzata a Expo domenica 19 luglio, in occasione della Giornata Mondiale del Pane, è stata davvero una ricorrenza in grado di onorare il protagonista assoluto della tavola, il pane. Per questa celebrazione, che si gemella con la Giornata Mondiale dell’Alimentazione, in calendario il 16 ottobre prossimo, alcuni dei Paesi partecipanti hanno preparato il loro pane con l’intento di innalzare il valore di un alimento che rappresenta l’occasione per parlare della storia, delle tradizioni e della geografia di ogni territorio. Il finale, perfetto riflesso del cibo come simbolo unificatore e di dialogo tra i popoli, ha visto una parata di profumi e folklore dove sono sfilati, giusto per ricordarne alcuni, il Koba del Madagascar, il Khobez palestinese, i panini al formaggio brasiliani, il tedesco Bretzel, l’Injera con il sorgo dall’Eritrea. Anche la Federazione Nazionale Panificatori con una delegazione di 36 fornai provenienti da diverse province (Milano, Lodi, Piacenza, Bergamo, Cremona, Vicenza, Treviso, Verona, Pavia) ha realizzato un laboratorio di panificazione, dando mostra delle proprietà del nostro pane e della professionalità che contraddistingue i panificatori, sempre più attenti a cogliere le esigenze del consumatore e a coniugare qualità e sostenibilità.

 Panificatori ad Expo: tra semi e cacao, un’isola piena di energia

Volendo leggervi una metafora partendo dalla sua posizione, va detto che il laboratorio da cui sono uscite le profumate forme di pane italiano preparate dai nostri fornai è stata allestita in un’isola lungo il Decumano posta tra il padiglione della Malesia (progettato attorno alla forma di quattro semi, simbolo di crescita) e il Cluster del Cacao, il Cibo degli Dei, simbolo di energia. Niente male, se si pensa di voler raccontare il prodotto che ogni giorno ci raggiunge con la sua immutata bontà e al tempo stesso, come ha più volte precisato nei suoi interventi Roberto Capello, presidente di Aspan e di Ferderpanificatori, “cresce, evolve e si adegua agli scenari eno-gastronomici del territorio, del quale diventa un elemento forte d’identificazione”.

 Antiche tradizioni e nuove tecnologie: il pane buono

24mila panini da 30 gr ottenuti dalla lavorazione di 600 chilogrammi di farina hanno rapito i visitatori che, in fila lungo il decumano, attendevano ansiosi di assaggiare la bontà del nostro pane fresco artigianale e conoscere le diverse tecniche di panificazione nonché le caratteristiche e la provenienza della farina e del lievito impiegati. Il tutto accompagnato dalla presenza costante dei panificatori che mentre lavoravano sapientemente la preziosa farina, trasudavano passione per una professione che quotidianamente ci offre i suoi frutti. Messaggio peraltro esplicitato dal loro slogan: “Il pane fresco artigianale – Certe cose le fa di notte solo il tuo fornaio”

Buono e vicino. Gli ingredienti della Panediversità

L’utilizzo di materie prime provenienti dal territorio e l’attenta analisi dei processi di produzione, sono alla base dell’impegno promosso da diverse province italiane che si stanno muovendo in questo senso, per valorizzare i propri territori e sviluppare un’idea di consumo a Km zero che, nella filiera del pane, promuove e sviluppa la “Panediversità”. Il concetto è ben riassunto nel progetto Qui Vicino, adottato da Aspan Bergamo e da altre province lombarde, concordi nel ritenere la biodiversità una caratteristica da perseguire anche attraverso la conversione delle colture a grano e la produzione di pane “locale” che, sempre citando Capello “sappia coniugare la professionalità dei panificatori e una farina realizzata con grano coltivato localmente. Il nostro obiettivo è infatti contribuire alla valorizzazione del territorio e delle economie locali, riducendo nel contempo i costi ambientali, ad esempio quelli legati al trasporto del grano da luoghi distanti”.

 Più consumo di energia meno consumo di alimenti

Oggi, la tecnologia e la meccanizzazione generano una richiesta energetica alta rispetto ai tempi in cui il lavoro fisico dell’uomo era predominante rispetto a quello delle macchine. Da ciò ne consegue che, in generale, l’uomo necessita di un fabbisogno energetico minore. Tutto ciò, accompagnato anche dalla ricca offerta di cibi e dalla continua ricerca di qualità delle filiere agroalimentari, porta alla conclusione che oggi si mangia meno ma meglio. E’ proprio in quest’ottica che i panificatori di oggi adottano un approccio produttivo che si basa sull’analisi prima e sul rispetto poi, delle esigenze del consumatore e del territorio senza lasciarsi condizionare eccessivamente dal retaggio della tradizione. Del resto, come precisa Capello, “Il pane oggi non è più solo un alimento che serve a riempire la pancia, ma deve accompagnare ed esaltare il cibo. E questo lo dicono bene anche i dati del consumo di pane. Nel periodo dell’Unità d’Italia se ne consumava poco più di un chilo al giorno, negli anni ’70 circa quattro etti ed oggi siamo intorno ai 100 grammi”.

Consumo consapevole, strategie a confronto

Il tema ha trovato grande eco ad Expo e sono molte le occasioni che la manifestazione offre alle aziende, per confrontarsi e trovare insieme nuove strategie per la sicurezza alimentare e contro lo spreco di cibo. La Festa del Pane, o lo stesso Cluster dedicato ai cereali, sono solo alcuni degli spunti e delle opportunità che Expo offre e che possono tradursi in contatti, cooperazioni e progetti di sviluppo che allargano la visuale alle esperienze di altri paesi. L’attenzione a un consumo consapevole può realizzarsi anche con un gesto semplice come spezzare il pane acquistato dal fornaio vicino casa, salvaguardando così sia la salute e l’integrità dell’ambiente sia la professionalità dei nostri panificatori.