Tiatiò Onlus, tutti a pranzo e cena per supportare la “Paolo Belli”

Tiatiò cenaSabato 19 settembre Tiatiò Onlus torna con l’incontro gastronomico annuale di solidarietà, reso possibile grazie all’ospitalità della Parrocchia di Borgo Santa Caterina negli spazi del suo Oratorio. E lo fa proponendo interessanti novità gastronomiche a conferma dei punti forti degli anni precedenti, quest’anno rivisitati e migliorati per l’occasione.

Come prima novità, il pranzo: alle 12,30, per soli 35 sostenitori che vorranno prenotare per tempo, sarà possibile condividere con gli organizzatori l’evento “35 X 35”, degustazione di un menù a sorpresa il cui contenuto sarà deciso il giorno stesso in funzione delle offerte del mercato. A fronte di un contributo di almeno 35 euro, saranno servite piccole delizie cucinate con materie prime di massima qualità, ma proposte in versioni estreme, per i palati più attenti e curiosi, sulla falsa riga del menù serale. E’ compresa una bottiglia di vino per ogni coppia di ospiti. Per info e prenotazioni: sek@tiatio.org oppure 347 4328032

La sera, dalle 19,20, Tiatiò Onlus – con l’aiuto del maestro macellaio Franco Cazzamali – si confermerà nella preparazione di pietanze nel segno del consueto dilettantismo appassionato, mescolando conoscenza e passione per i migliori ingredienti con la rivisitazione di alcuni piatti della tradizione gastronomica italiana, reinterpretata con gusto e leggerezza e farcita di sorprese di sicuro interesse.

Le novità investiranno le preparazioni incentrate sul quinto quarto bovino, noto ai gourmet come punta di diamante dell’alimentazione carnivora e ben accolto nelle scorse edizioni, quest’anno riproposte in nuove versioni tropicali.

L'avvocato Vincenzo Coppola, presidente di Tiatiò Onlus
L’avvocato Vincenzo Coppola, presidente di Tiatiò Onlus

Farà il suo ingresso il bertagnì (baccalà) di buona memoria nella cucina del nord, eseguito in modo innovativo con l’introduzione di ingredienti “spericolati”, che nella sessione di assaggio hanno riscosso grande entusiasmo.

Il menù, abbinabile quest’anno alla birra artigianale bergamasca oltre che ai vini delle più varie consistenze, vedrà dunque piatti con ingredienti già presenti nelle scorse edizioni, ma con rinnovate modalità di preparazione alla ricerca di nuovi gusti e sarà completato senza dimenticare le esigenze di vegetariani e vegani, che potranno condividere la tavola con ricette pensate proprio per loro, nel rispetto delle scelte e della qualità, accompagnate dall’ottima polenta che l’anno scorso ebbe un successo inatteso.

Un’attenzione in più è stata riservata all’accoglienza, così da evitare le code che l’anno scorso hanno onorato la manifestazione con un afflusso non previsto, ma che hanno penalizzato molti ospiti, e che si confida di eliminare del tutto con una migliore organizzazione.

Ecco quindi un’occasione per dedicarsi al piacere del cibo più buono, aggiungendo ai sapori della cucina il gusto di contribuire efficacemente alla ricerca medica sulle malattie del sangue, sapendo che l’utile ricavato finirà come ogni anno nelle mani di Paolo Belli Onlus, che dal primo giorno Tiatiò Onlus ha scelto come destinataria della propria raccolta, per non disperdere le risorse in mille rivoli.

 

 




Elementari in gita gratis sugli autobus di Bergamo

bus atb bergamo - città altaI bambini delle 32 Scuole Primarie del Comune di Bergamo possono da oggi viaggiare gratuitamente sugli autobus Atb per raggiungere i principali luoghi d’interesse didattico della città di Bergamo.

Il Comune di Bergamo ha infatti approvato il progetto “FuoriScuola”, che per i prossimi 10 mesi consentirà a migliaia di bambini di spostarsi in città sui mezzi pubblici serviti dall’Azienda Trasporti Bergamo senza costi aggiuntivi per le famiglie.

Si tratta di un vero e proprio “abbonamento straordinario cumulativo”: Atb ha stabilito in 60 euro il costo simbolico dell’abbonamento per ciascuna scuola e il Comune di Bergamo ha coperto l’intera operazione con un contributo di poco più di 1.900 euro.

Alle scuole aderenti saranno consegnate due speciali card di riconoscimento e due tesserini. Tra le norme di utilizzo, Comune e Atb hanno fissati il numero massimo di 30 persone per gruppo, tra bambini e accompagnatori, e gli orari, dalle 09.30 alle 12 e dalle 14.30 alle 16.30 dei giorni feriali scolastici, in modo da non creare disagio agli altri utenti presenti a bordo degli autobus.

Per organizzare il viaggio la scuola interessata deve solo segnalare, con apposito modulo, non meno di tre giorni prima della data programmata, il luogo di partenza e di arrivo agli indirizzi atbpoint@atb.bergamo.it e servizispeciali@atb.bergamo.it. Le segnalazioni permetteranno all’Atb di dare indicazioni circa orari e percorso.

«Un accordo di questo genere – spiega l’assessore all’Istruzione Loredana Poli – consente di incentivare le attività formative delle scuole primarie per l’anno 2015/16 nei principali luoghi d’interesse cittadino. In questo modo, non solo sarà più semplice organizzare mini-gite o attività extracurricolari in città, non solo si educano i ragazzi al trasporto pubblico e alla mobilità morbida, ma ciò può avvenire senza costi aggiuntivi per le famiglie. Non a caso, e giudicheremo a partire dai risultati di questo primo anno di attività, l’accordo potrà essere rinnovato anche per gli anni a venire».

«Con questa iniziativa abbiamo voluto dare sia una risposta concreta ed innovativa all’esigenza manifestata da molte scuole primarie di Bergamo – commenta Gianbattista Scarfone, direttore generale Atb -, sia completare un quadro di interventi rivolti a tutte le fasce scolastiche favorendo comportamenti e scelte di “mobilità sostenibile”. Oggi quindi siamo in grado di proporre diverse soluzioni dedicate ai bambini delle primarie, agli under 11 con la Junior Card, agli studenti delle superiori e dell’università con sconti sugli abbonamenti».




Restauratore di Beni Culturali, le “dritte” per la domanda di qualifica

restauro - arteGiovedì 17 settembre, alle ore 17, presso l’Italian Makers Village (il Fuori Expo di Confartigianato), di via Tortona 32 a Milano, si terrà il convegno promosso da Confartigianato Lombardia per presentare il nuovo bando pubblico per l’acquisizione della qualifica di Restauratore di Beni Culturali, con il quale termina l’iter per la costituzione del nuovo Albo Restauratori.

I criteri per accedervi, però, non sono semplici e immediati. Per questo motivo Confartigianato Lombardia ha voluto promuovere questo convegno, con l’obiettivo di presentare le linee generali che regolano il bando affrontando anche i quesiti più particolari.

Interverranno il presidente di Confartigianato Lombardia Eugenio Massetti; il presidente di Confartigianato Restauro Vincenzo Basiglio; il responsabile Confartigianato Restauro Patrizia Curiale, la quale ha seguito nell’ambito confederale l’iter legislativo e i rapporti con il Ministero dei Beni Culturali e il soprintendente delle province di Milano, Bergamo, Como, Lecco, Lodi, Monza, Pavia, Sondrio e Varese Filippo Maria Gambari.

Insieme a loro si farà anche il punto della situazione sull’importanza del restauro a tutela e salvaguardia del patrimonio storico del nostro Paese.

Per informazioni e adesioni si può contattare l’ufficio Aree di Mestiere di Confartigianato Bergamo (Alfredo Perico – tel. 035.274.292 – alfredo.perico@artigianibg.com).




Lavoro, trimestre positivo. E calano gli scoraggiati

cerco_lavoro.jpgMigliorano, nel secondo trimestre 2015, tutti gli indicatori sul mercato del lavoro. È quanto emerge dal nuovo comunicato trimestrale che l’Istat rilascia a partire da oggi.

Grazie a una crescita dell’output leggermente più sostenuta, anche la produttività oraria del lavoro ha segnato un modesto recupero su base congiunturale (+0,1%).

L’occupazione stimata dall’indagine sulle forze di lavoro al netto degli effetti stagionali è pari a 22 milioni 446 mila persone, lo 0,5% in più del trimestre precedente (+103 mila), corrispondente a un tasso di occupazione tra i 15 e i 64 anni pari al 56,2%, in aumento di 0,3 punti percentuali.

La crescita congiunturale degli occupati nel trimestre ha interessato entrambi i generi e, tra le diverse tipologie, soltanto i lavoratori dipendenti (+0,8%, pari a 137 mila lavoratori in più equamente ripartiti tra l’occupazione a carattere permanente e temporaneo), mentre sono calati gli indipendenti (35mila unità, -0,6%).

Il tasso di disoccupazione è salito lievemente al 12,4%, nella media del trimestre, diminuendo però fino al 12% a luglio. Questi risultati sono stati influenzati dall’andamento degli inattivi, in diminuzione congiunturale nel secondo trimestre dell’anno e nuovamente in aumento nel mese di luglio.

Nel secondo trimestre è da notare che, in base ai dati non destagionalizzati, tra gli inattivi è diminuito il numero degli scoraggiati e delle persone ritirate dal lavoro, mentre sono aumentati sia gli studenti sia gli individui in attesa di risposta ad azioni attive di ricerca.

Le posizioni lavorative dipendenti nelle imprese industriali e dei servizi sono aumentate dello 0,4% su base congiunturale e dello 0,8% su base annua, mentre il monte ore lavorate è cresciuto dello 0,9% e del 2,0%, rispettivamente; congiuntamente, le ore lavorate pro capite sono salite dello 0,6% in termini congiunturali e dell’1,4% su base tendenziale, in parte per la significativa discesa delle ore di cassa integrazione (Cig) (da 30,3 a 18,8 per mille ore lavorate).

Sono infine nettamente aumentate le posizioni in somministrazione (+4,1% in termini congiunturali e +18,7% su base annua).

Il tasso di posti vacanti nelle imprese con almeno 10 dipendenti rimane invariato sul trimestre precedente mentre aumenta di 0,1 punti percentuali rispetto al secondo del 2014.

L’indice destagionalizzato del costo del lavoro per Unità di lavoro dipendente segna una crescita congiunturale dello 0,1%, sintesi di un incremento delle retribuzioni (+0,2%) e di una riduzione degli oneri (-0,3%). Il costo del lavoro registra una variazione positiva anche su base annua, pari a+ 0,9% (+1,3% per le retribuzioni e -0,2% per gli oneri). I diversi andamenti degli oneri e delle retribuzioni sono da attribuire anche agli esoneri contributivi previsti dalla legge di stabilità 2015, finalizzati ad incentivare le assunzioni a tempo indeterminato.

Dal punto di vista settoriale, nel secondo trimestre sono stati significativi sia il recupero congiunturale dell’occupazione nei comparti dei servizi più legati alla dinamica del la domanda interna, sia i segnali positivi anche nelle costruzioni. Nell’insieme dell’economia l’aumento dell’occupazione ha riguardato prevalentemente i lavoratori dipendenti, a tempo sia indeterminato sia determinato, e interessa con particolare intensità anche il Mezzogiorno, particolarmente colpito dalla crisi in questi anni.

 




Rodeschini, per gli 80 anni card prepagata in regalo ai dipendenti

rodeschini carta di creditoSi sono concluse domenica le celebrazioni per i primi 80 anni della Figli di Pietro Rodeschini S.p.A. L’azienda, fondata nel 1935 in Valle Imagna e oggi guidata da Ivan Rodeschini e Roberto Galati, ha scelto la cucina stellata de La Cantalupa-Da Vittorio a Brusaporto per festeggiare con tutti i suoi 50 dipendenti le sue prime ottanta candeline.

La società di Gorle, che oggi con oltre 35mila referenze a catalogo è tra i distributori più importanti in Italia nella vendita all’ingrosso di casalinghi, ferramenta e giocattoli, in questo modo ha voluto regalare a tutti i suoi dipendenti un momento speciale in una location di massimo prestigio.

«Più che un traguardo questi 80 anni vogliono essere un nuovo inizio – ha spiegato il presidente Ivan Rodeschini -, un punto di partenza per continuare a crescere creando nuove opportunità e mantenendo saldo il legame con il nostro territorio. È un momento importante che vogliamo condividere con i nostri dipendenti, che sono parte integrante di questi risultati».

E proprio ai dipendenti dell’azienda è stata riservata una sorpresa finale in collaborazione con Ubi Banca: ogni dipendente riceverà una carta prepagata e ricaricabile Enjoy a marchio Rodeschini con 80 euro in regalo già caricati. Si tratta della prima carta Enjoy personalizzata per un’azienda.




Malevič, arriva la mostra e ispira anche i menù

Si avvicina l’apertura della retrospettiva che la Gamec dedica Kazimir Malevič, l’artista russo (Kiev, 1878 – Leningrado/San Pietroburgo, 1935) fondatore del suprematismo e internazionalmente considerato parte della triade pionieristica che ha aperto le nuove strade dell’arte del XX secolo.

E la città è chiamata a fare rete attorno all’evento per arricchire di contenuti e suggestioni l’offerta ai visitatori.

La sfida che la Gamec ha lanciato alle istituzioni, alle associazioni e alle attività di Bergamo si chiama “Tutti pazzi per Malevič” e tra chi l’ha colta c’è l’Ascom che la rilancia ai ristoratori. I locali sono invitati a pensare e proporre piatti o menù che richiamino, negli ingredienti o nella presentazione, i temi cari al pittore o la sua terra. Riceveranno in cambio dei coupon che offrono uno sconto sul prezzo di ingresso alla mostra da consegnare ai clienti che sceglieranno il piatto a tema e una vetrofania relativa alla mostra e al progetto “Tutti pazzi per Malevič”.

I ristoratori verranno omaggiati di una visita gratuita alla mostra – da concordare con gli organizzatori – per avvicinarsi ai temi e alle visioni del grande pittore. Le adesioni si raccolgono fino al 21 settembre.

La partecipazione al progetto è completamente gratuita. L’obiettivo è  promuovere la rassegna e al contempo rendere i ristoranti della città veri sostenitori dell’evento, riproponendo quel connubio di successo tra ristorazione e cultura che negli anni si è già realizzato in città.

La mostra sarà allestita dal 2 ottobre al 17 gennaio 2016 con 70 capolavori dell’ artista accanto a opere di importanti esponenti russi dei movimenti artistici di inizio novecento.

È possibile scaricare la scheda di adesione dal sito dell’Ascom www.ascombg.it




Food Film Fest, il concorso con tanti eventi intorno

Un’immagine del film “La cuoca del Presidente”

 

Da 15 al 20 settembre a Bergamo va in scena l’unico festival internazionale cinematografico in Italia dedicato a questo tema.

Si chiama Food Film Fest, è promosso dall’Associazione Montagna Italia e dalla Camera di Commercio e vuole diffondere una cultura dell’alimentazione consapevole attraverso un concorso cinematografico internazionale che ha raccolto film da tutto il mondo (cortometraggi e lungometraggi, documentari e film d’animazione) legati al tema del gusto, dell’arte culinaria, della corretta nutrizione e della produzione di cibo, della biodiversità e della memoria gastronomica come patrimonio collettivo da preservare. Ad arricchire il festival una serie di appuntamenti, tra cui degustazioni, convegni ed incontri con diverse realtà del mondo del food.

La kermesse, alla seconda edizione, interesserà piazza Dante, il Quadriportico del Sentierone, la Domus Bergamo e il Monastero di Astino, che ospiterà tutte le sere proiezioni di film fuori concorso.

IL CONCORSO

Sono 22 i film finalisti, scelti dal direttore artistico Luca Cavadini tra gli oltre 100 pervenuti da 30 nazioni. Le proiezioni, ad ingresso libero, si terranno al Quadriportico del Sentierone, da mercoledì, tutte le sere alle ore 20.45.

La giuria del concorso decreterà i vincitori delle singole categorie in occasione della cerimonia di premiazione in programma sabato 19 settembre al Quadriportico del Sentierone alle ore 20.45.

In giuria Emanuele Prati, segretario generale della Camera di Commercio di Bergamo, Silvio Magni di Slow Food, Ivan Bonomi di Coldiretti Bergamo, Caterina Vettore, critica cinematografica e Roberto Amaddeo, ristoratore.

Al termine delle proiezioni, ad arricchire il senso del binomio cinema&cibo, al pubblico delle proiezioni sarà offerta una degustazione guidata di prodotti locati a Km zero in collaborazione con Coldiretti Bergamo, presso la Domus.

FUORI CONCORSO

Ad inaugurare il festival, martedì 15 settembre, sarà il Cesvi. Il presidente Giangi Milesi presenterà il documentario “Sguardo dell’altro-Viaggio in Myanmar” che ha visto come protagonista l’attore bergamasco Alessio Boni. A seguire Valentina Prati racconterà del Progetto Food Right Now, volto a sensibilizzare attraverso la produzione cinematografica la società, in relazione a temi legati alla malnutrizione e denutrizione.

Due luoghi d’eccezione per questa seconda edizione completano il palinsesto delle proiezioni: in piazza Dante, nel Cortile della Camera di Commercio di Bergamo, un menù particolare sarà offerto ai visitatori. Tutte le sere dalle ore 21 si potrà “cenare” con Charlie Chaplin, il Padrino, Nanni Moretti, Fantozzi e molti altri, grazie ad un Cinemenù realizzato in collaborazione con il Museo Interattivo del Cinema di Milano.

Inoltre, nel cortile del Monastero di Astino, una cornice eccezionale accoglierà tutte le sere del festival un evento spin-off dalle ore 21 film fuori concorso con ingresso libero: un viaggio alla scoperta delle tavole di tante culture attraverso gli occhi di registi e sceneggiatori da tutto il mondo, in una location millenaria.

Il Festival si concluderà domenica 20 settembre con la proiezione serale dell’acclamato film “La cuoca del Presidente” di Christian Vincent che racconta la vera storia della cuoca Daniéle Delpeuch all’Eliseo.

APPUNTAMENTI PER TUTTI I GUSTI

Oltre al concorso cinematografico e fotografico, Food Film Fest si arricchisce di una serie di eventi collaterali nei luoghi che si affacciano su piazza Dante con importanti sinergie dal mondo del food.

Confermano la loro presenza le condotte bergamasche di Slow Food che proporranno quattro Laboratori del Gusto dedicati a carne, mais antichi, formaggi e vino Barolo (partecipazione su prenotazione: prenotazioni@slowfoodbergamo.it).

Coldiretti, oltre alle gustose degustazioni serali, proporrà sabato 19 alle ore 17 un Convegno dal titolo “Agri-Cultura: l’influenza della tradizione agricola bergamasca nella futura evoluzione sociale ed economica del territorio”.

Fa il suo esordio al Food Film Fest il Parco dei Colli di Bergamo che si mostra in Città con un convegno sabato 19 alle ore 11 al Quadriportico per raccontare (e far degustare) i prodotti d’eccellenza del Parco. Ma si parlerà anche di prodotti ortofrutticoli e del mercato più importante di Bergamo con Renzo Casati, presidente di Bergamo Mercati; di biodiversità con Paolo Valoti e il Centro di Ricerche per la Maiscoltura; di formaggi con Francesco Maroni e il Progetto Forme; di cibo e salute con il dermatologo Luigi Naldi del Centro Gised di Bergamo; di ricette e racconti con Maria Gabriella Bassi e il Club Soroptimist di Treviglio; di documentari legati al mondo del food con il cineasta Beppe Manzi in collaborazione con la Mediateca Provinciale e di film d’animazione con Andrea Bozzetto dello Studio Bozzetto, produttore della serie d’animazione di Expo Show.

Nello Spazio Enoarte, inoltre, Massimo Zanichelli, wine writer de L’Espresso sabato 19 alle ore 19 condurrà il pubblico in un viaggio tra arte e vino (evento su prenotazione comunicazione@montagnaitalia.com, tel. 035 237323), senza dimenticare la fotografia, con la mostra di Virgilio Fidanza al Quadriportico, dal titolo “Cucina Casalinga” in collaborazione con la galleria Quarenghicinquanta.

www.montagnaitalia.com/foodfilmfest2015.html




Sorte: “L’integrazione rafforza il sistema lombardo”

“La notizia che Sea e Sacbo vanno verso un’integrazione societaria, non può che essere accolta positivamente poiché rafforza il sistema aeroportuale lombardo, uno dei più dinamici di tutta Europa”. Lo ha detto l’assessore regionale alle Infrastrutture e Mobilità, Alessandro Sorte, commentando quanto emerso oggi dai consigli di amministrazione delle due società. “I numeri e le performance dei tre aeroporti – ha continuato l’assessore – sono positivi così come, dopo la stagione di Expo, anche la crescita dei flussi turistici ha rilanciato la mobilità aerea. Ora la palla passa nel campo degli azionisti, ma è necessario che la Lombardia possa avere un ruolo da protagonista. L’impegno della Regione, nel sostenere il sistema infrastrutturale che collega gli scali lombardi alla rete viaria e ferro viaria nazionale, è il volano dello sviluppo del sistema stesso. E la Regione rivendica un ruolo di primo piano nella compagine degli azionisti”. “Una garanzia perché – ha concluso Sorte – le strategie di crescita rispondano alle esigenze dei territori e del Paese. Lo sviluppo del sistema aeroportuale non ha casacche ne’ schieramenti politici, ma il compito preciso di dare sostegno allo sviluppo e alla crescita economica della Regione e del Paese”.




L’analisi / Lavoro, perché politica e informazione dovrebbero cambiare registro

Lavoro Jobs Act

Da quando il ministero del Lavoro ha scelto di pubblicare mensilmente i dati provenienti dal sistema delle comunicazioni obbligatorie, ossia da aprile di quest’anno, sembra che l’unica certezza a riguardo dei numeri del lavoro sia la confusione che ne è scaturita. Lo ha fatto notare il presidente dell’Istat Giovanni Alleva, non solo nell’ultima discussa intervista rilasciata a Carlo di Foggia del Fatto Quotidiano, poi parzialmente smentita, ma anche in precedenti occasioni dove ha introdotto il tema di una auspicabile integrazione comunicativa dei dati forniti da Ministero, Istat e Inps.

Cominciata sulla scia già monotona del “tira e molla” interpretativo dovuto alle apparenti contraddizioni tra i dati amministrativi e le statistiche Istat, la noia della numerologia estiva è stata rotta prima dalla polemica sulla dimensione del calo degli iscritti alla Cgil, e poi l’altro ieri dal grosso errore commesso dal Ministero del lavoro nel conteggio del saldo tra attivazioni e cessazioni di contratti a tempo indeterminato da gennaio a luglio.

Il fatto più sorprendente è che l’errore non è stato commesso durante un routinario calcolo, bensì durante un’operazione inconsueta, svolta una tantum dal ministero che non contempla tra le sue pubblicazioni calendarizzate quelle dei dati “settemestrali”. In via Vittorio Veneto dovevano quindi avere qualcosa di nuovo da comunicare, occasione che avrebbe meritato un’accortezza particolare. Data l’intenzionalità, dopo l’errore (ammesso e corretto, ma non comunque al meglio della chiarezza) è risultato facile accusare una volta di più gli ambienti vicini al Governo di stare conducendo una vera e propria propaganda al servizio dell’ultima riforma del lavoro. La brutta figura in cui è incappato il ministero rischia però di far divergere ancora di più l’attenzione degli osservatori dal punto centrale della comunicazione politica del Jobs Act, che non è la semplice affermazione della sua efficacia in termini numerici. Ben oltre: è piuttosto la contesa di una visione del lavoro, dove per chi si occupa di lavoro con gli occhi della comunicazione, più importanti e determinanti restano le parole utilizzate, i concetti per i quali i numeri svolgono il ruolo di “imbottitura” (per un’analisi dal punto di vista della filosofia politica si veda F. Seghezzi e M. Tiraboschi). E’ importante insomma la forma che durante i processi di riforma le forze politiche (e sindacali) tentano di conferire alla rappresentazione del mercato del lavoro come dovrebbe apparire sotto la plasmatura degli interventi normativi. In questo processo di conquista dell’opinione la comunicazione renziana sembra aggiornata alle più recenti e fortunate teorie della comunicazione politica. Non solo quelle relative allo storytelling e alla narratività, anch’essa esplicitamente dichiarata fondamentale da importante da Renzi, ma anche quelle provenienti dalla linguistica cognitiva e dagli studi inaugurati da George Lakoff, professore dell’Università di Berkeley che da qualche tempo si sforza di istruire i politici democratici americani circa il potere del linguaggio.

Semplificando molto, una parola non è mai solo una parola, soprattutto se viene utilizzata per realizzare una metafora, magari largamente condivisa nella cultura di riferimento. Utilizzando delle metafore molto semplici si possono mappare entità astratte su altre realtà concrete, trasferendovi le relative implicazioni di significato e le connotazioni emotive. A questo si aggiunge che il modello dell’elettore razionale, secondo questa visione, è irrealistico. Le persone non fanno le loro scelte di voto sulla base della valutazione consapevole di dati statistici. Nelle valutazioni siamo invece soggetti all’influenza determinante di riflessi emozionali inconsapevoli, suscitati dalla concezione metaforica della realtà. A livello basilare alcune metafore sono connesse a sensazioni positive, altre a sensazioni diametralmente opposte. Con la semplice presentazione dei numeri insomma non si ottiene nulla se non si collocano questi dati nella cornice (il frame) più utile a comunicare un’interpretazione della realtà. Si potrebbe osservare anche il caso del Jobs Act sotto questa luce, per lo meno per porre al centro il suo valore simbolico. Si potrebbe dire che il Jobs Act, “madre di tutte le battaglie”, rottamatore dello stesso refrain della rottamazione, non ha per obbiettivo il solo consenso popolare, ma un consenso caratterizzato emotivamente, rassicurato e rinfrancato dal nuovo trionfo della “stabilità” dei “posti di lavoro”. “Lavoro” come parola di “speranza”, per stessa definizione di Renzi. Il lavoro come realtà sociale che si narra attraverso una metafora molto semplice secondo cui “stabilità” è “sicurezza” e “precarietà” è “insicurezza”.

Da tempo, verificata l’impossibilità di parlare di aumento dell’occupazione, il governo si concentra infatti sulla comunicazione dell’obbiettivo qualitativo del Jobs Act. Quello che è comunque importante notare è che la comunicazione della riforma che va sotto l’insegna anglofona, vezzo linguistico connotato dal tratto della modernità, è sede di un antinomia che ben pochi operatori della comunicazione e dell’informazione hanno messo in rilievo: appartiene al genere narrativo della “rivoluzione”, addirittura “copernicana”, ma contemporaneamente come manifestazione di questo frame viene additato il recupero e il consolidamento del tradizionale “posto fisso”, rassicurante per la visione del futuro dei cittadini, e molto facile da comprendere rispetto a una generica organizzazione post-fordista complessa da interpretare e quindi anche da comunicare.

Più che di una affermazione dei principi di tutela e dei valori democratici, si tratta di una proiezione pacificante del passato che si fa forte di metafore talmente radicate nel modo di parlare di lavoro da essere quasi morte, cioè da non avere altri termini corrispettivi nel vocabolario che possano rappresentare lo stesso concetto. È proprio il caso di quel “posto fisso” in luogo del “tempo indeterminato”, ma anche proprio del cosiddetto “posto di lavoro”. Un’espressione piuttosto estranea in altri contesti, come quello statunitense, dove i nostri “posti di lavoro” sono più comunemente “Jobs” che “Job post”.

“Posto fisso” è quasi una tautologia che evoca l’idea di un alveare occupazionale, fatto di celle da occupare. Questa tendenza a rappresentare il mercato del lavoro nei termini di una geometria rigida potrebbe essere alla base della tentazione quasi-automatica di sovrapporre i dati sulle attivazioni di contratti (quelli delle Comunicazioni Obbligatorie) ai dati Istat sulle persone occupate. Gli andamenti dei cicli produttivi suggerirebbero invece sempre più di intendere il lavoro più letteralmente come uno scambio e un contratto, una risposta a una domanda che scorre con dinamiche a singhiozzo e che sfugge alle maglie strette e regolari della tradizionale organizzazione del lavoro e della classificazione dei mestieri. Questo effetto interpretativo persiste anche se si considera il supposto portato “rivoluzionario” del Jobs Act: da un lato la rimozione della storica barriera ideologica dell’articolo 18, dall’altro il recupero della relativa quota di “sicurezza” così perduta con l’introduzione di un nuovo sistema di politiche attive.

Invero la rimozione dell’articolo 18 non sembra poter “ammorbidire” e “flessibilizzare” la struttura del mercato del lavoro, ma semmai può renderla effettivamente “instabile”. Basterebbe pensare che negli Stati Uniti, dove qualcosa di simile all’articolo 18 non è mai esistito, le categorie tradizionali sono comunque ritenute dagli stessi giudici inadeguate a identificare correttamente le professionalità sorte nell’ambito dell’economia digitale che sta trainando l’occupazione. La metafora proverbiale usata da uno di essi, “Square peg for round hole”, pare fatta apposta per spiegare l’inadeguatezza del nostro “posto fisso” come paradigma del nuovo. Quanto alle politiche attive, basta notare invece la completa assenza nel bagaglio lessicale di governo e giornalisti del termine che meglio descriverebbe la “sicurezza” nel nuovo ideale mercato del lavoro, ossia quella “continuità” che dovrebbe andare a braccetto con la metafora basilare secondo cui “dinamicità” (o “flessibilità”) è “sicurezza” e che non avrebbe comunque nulla in contrasto con l’espressione letterale del “tempo indeterminato”. Il corrispettivo ideale contrattuale in questo senso potrebbe essere considerato lo staff leasing. La metafora non funzionerebbe però in termini di effetti comunicativi, perché non fa parte dell’esperienza comune e dei lavoratori italiani. Molto più semplice fare leva sulle diffuse e iper-narrate vicende di intermittenza e brevità delle esperienze di lavoro per trasmettere l’idea che il modello del posto fisso torna a difendere dalla precarietà del rapporto, mascherando quella “precarietà” che è del mercato. Rilevante in questo senso il progressivo disuso dell’innovativa etichetta “tutele crescenti”, invero quasi contradditorio in questa rappresentazione del crescente stato di salute dell’occupazione. Significativo anche che Matteo Renzi si sia sempre ben guardato dal fare affermazioni a riguardo della “selettività” o della “inoccupabilità” dei giovani, laddove nel disegno della flexicurity, l’acquisizione e il mantenimento delle competenze corrispondenti ai bisogni delle aziende, sono considerate dai più come il vero perno della sicurezza del lavoratore.

Ora, attribuire una certa responsabilità in questa descrizione complessiva anche ai giornalisti potrebbe apparire dubbio o esagerato. Alleva lo aveva fatto esplicitamente con riferimento al trattamento dei dati, e lo ha fatto anche l’ex presidente dell’Istituto, nonché ex ministro del Lavoro, Enrico Giovannini. Relativamente a questo piano, in pochi nella categoria hanno fatto autocritica (in modi diversi lo hanno fatto Stefano Feltri e Marta Fana). Certo è che leggendo i giornali, a fronte di continue accuse di propaganda e dell’uso frequente dell’espressione “posto fisso” anche post articolo 18 e dell’aggettivo “precario” come genere della specie “flessibilie”, non si rinvengono invece particolari critiche al corredo concettuale utilizzato dal Governo. Le categorie insomma rimangono le stesse. Di fronte ai forti segnali di cambiamento, una comunicazione sia della politica sia dell’informazione, onestamente orientata al futuro dovrebbe domandarsi se il lavoro come lo abbiamo conosciuto sinora sia perpetrabile a oltranza, o se forse non convenga abituarsi per tempo a parlarne in termini diversi; se non in sostituzione, almeno in aggiunta a quelli più tradizionali ormai inadeguati a rappresentare la realtà di molti nuovi lavori e del futuro che attende i giovani. La questione è delicata. Basta ricordare quelle che furono le reazioni alle parole dell’allora premier Mario Monti quando parlò, forse indelicatamente, di “noia”; tuttavia, per ricalcare il famoso invito di Lakoff a “non pensare all’elefante”, si potrebbe aiutare le nuove generazioni dicendo loro: “Non pensate al posto fisso. Almeno non più di quanto pensiate alle vostre competenze”.




Nuovi talenti in cucina, la Regione premia cinque bergamaschi

Luca Vezzoli
Luca Vezzoli

Anche cinque giovani bergamaschi sono stati premiati domenica ad Expo dalla Regione nell’ambito del concorso “New Talented Italian Chef for Expo 2015”, iniziativa rivolta agli studenti dei centri di formazione lombardi con l’obiettivo di offrire loro una vetrina.

Elisa Zanella
Elisa Zanella

Nella sezione dedicata alla rielaborazione di ricette tradizionali sono stati selezionati i piatti di Luca Vezzoli ed Elisa Zanella, entrambi allievi dell’ente di formazione Ikaros a Grumello del Monte ed entrambi premiati con una menzione speciale, mentre nella seconda edizione, denominata “Zero Sprechi” che richiedeva idee per riutilizzare avanzi o parti solitamente scartate, a segnalarsi per Bergamo sono stati Vanessa Cambianica (Ikaros), Roberto Beretta (Azienda bergamasca formazione, sede di Bergamo) e Mattia Crippa (Engim Lombardia, Brembate di Sopra).

Vanessa Cambianica
Vanessa Cambianica

La prima edizione del concorso ha premiato 51 giovani chef di 18 scuole specializzate presenti in Lombardia, il bando “Zero Sprechi”, ne ha selezionati 49 provenienti da 15 scuole diverse.

I riconoscimenti sono stati assegnati dall’assessore regionale all’Istruzione, Formazione e Lavoro Valentina Aprea nel corso di una vera e propria festa tra musica e showcooking. Tra le ricette cucinate per l’occasione anche il “Casoncello con pasta di salame e mele della Val Brembana in crema di mais spinato rosso di Gandino” realizzato da Luce Vezzoli, il “Risotto mantecato alla scarola bergamasca, crema di Strachitunt e gelatina di mele della Val Brembana” di Elisa Zanella, la torta di riso allo zafferano creato da un’alunna del Centro Opere Femminili Salesiane di Cinisello Balsamo, la “Miascia a modo mio” della Fondazione Enaip Lombardia di Como e l’originale “Omaggio a Bergamo” con l’Arlecchino in riso di Vanessa Cambianica, quest’ultimo con menzione per la particolare sezione di “Zero sprechi”, insieme al “Gecello-gelato realizzato con baccelli e piselli caramellati” inventato da un’alunna dell’Opera Diocesana Preservazione della Fede (O.P.D.F) di Stradella (Pavia).

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