Dentro Expo / Sostenibilità, una sfida per imprese e cittadini

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Una delle parole tra le più ricorrenti nei convegni e nei dibattiti tenutisi durante i primi quattro mesi di Expo è sicuramente “sostenibilità”: si tratta di un concetto che è stato declinato in tutte le sue componenti e sfumature – ambientale, sociale, economica e organizzativa – e che si pone senz’altro come la grande sfida per il futuro di imprese e cittadini.

Expo-2015Il concetto di sostenibilità

Che cosa intendiamo con questa espressione? Il termine è usato oggigiorno per definire le caratteristiche di un processo di sviluppo in grado di assicurare il soddisfacimento dei bisogni del presente senza compromettere le necessità delle generazioni future e assicurando adeguati meccanismi di riproduzione di risorse – a partire da quelle naturali – soggette a disponibilità limitata. Uno dei fronti su cui Expo ha aperto la battaglia della sostenibilità a livello globale è quello del cibo. “Dopo averci nutrito per millenni, il Pianeta Terra ha bisogno di nutrimento – si legge nel sito ufficiale di Expo, nella sezione “Short Food Movie” – fatto soprattutto di rispetto, atteggiamenti sostenibili, applicazione di tecnologie avanzate e visioni politiche nuove, per individuare un equilibrio diverso tra risorse e consumi”. E’ soprattutto in materia di rispetto globale dell’ambiente naturale che Expo ha cercato nei mesi scorsi di attirare l’attenzione di visitatori, individuali e corporativi, al fine di stimolare al tempo stesso senso civico e responsabilità sociale d’impresa. L’invito di Expo ad un’azione congiunta in difesa della “casa comune” che è il nostro pianeta ha molto in comune con l’appello lanciato da Papa Francesco con la recente pubblicazione della “Laudato si’”. Nell’enciclica papale si osserva senza mezzi termini come l’uomo, “attraverso uno sfruttamento sconsiderato della natura, rischia di distruggerla e di essere a sua volta vittima di siffatta degradazione”. Per evitare una vera catastrofe ecologica, l’enciclica sottolinea “l’urgenza e la necessità di un mutamento radicale nella condotta dell’umanità”, perché “i progressi scientifici più straordinari, le prodezze tecniche più strabilianti, la crescita economica più prodigiosa, se non sono congiunte ad un autentico progresso sociale e morale, si rivolgono, in definitiva, contro l’uomo”.

Il ritorno economico della sostenibilità

Ad ogni modo, la sfida della sostenibilità non poggia soltanto sul fondamentale richiamo etico all’adozione di comportamenti responsabili, ma anche sulla sottolineatura che l’applicazione sistematica di modelli di responsabilità sociale corporativa da parte delle imprese genera per queste ultime importanti ritorni a livello economico.

Le innovazioni più profonde nei prossimi decenni  nasceranno dall’incontro tra buone pratiche di sostenibilità e filiere produttive, generando benefici che potranno essere distribuiti in un pubblico ampio di stakeholder. Inoltre, è ormai dimostrato che evitare inutili sprechi di energia e risorse naturali e creare contesti di lavoro orientati al benessere di dipendenti e collaboratori rappresentano linee guida fondamentali per generare maggiori efficienza e produttività in qualsiasi organizzazione. La stessa società curatrice dell’Esposizione Universale ha dato il buon esempio con Ia redazione di un minuzioso Rapporto di Sostenibilità, ovvero un documento con cui la società Expo 2015 S.p.A. ha descritto compiutamente le azioni svolte e i risultati finora raggiunti sotto il profilo economico, sociale ed ambientale nell’organizzazione di Expo Milano 2015, anche attraverso il coinvolgimento dei portatori di interessi che partecipano alle differenti iniziative.

Piccole imprese sostenibili

Ma la sostenibilità non è solo un affare per grandi imprese: anche le PMI, le micro imprese e le aziende familiari possono e debbono essere partecipi dei benefici che derivano da un approccio responsabile verso i processi di sviluppo. A questo proposito Ascom effettua un monitoraggio constante delle opportunità che si presentano a beneficio dei propri soci. In questo senso uno degli aspetti cruciali è rappresentato dalla capacità di generare contesti di collaborazione dove sommare gli sforzi e operare in rete. Oggigiorno, infatti, la natura globale delle sfide in corso rende ancor più indispensabile la ricerca di modelli di cooperazione che facciano emergere spazi di incontro tra  istituzioni, imprese e cittadini, in vista di un futuro di sostenibilità che possa arricchire l’esperienza di lavoro e di vita di ognuno di noi.




Aeroporti, il matrimonio tra Sea e Sacbo si può fare

Orio al serio aeroportoI Consigli d’Amministrazione di Sea e Sacbo hanno preso visione dei risultati della ricerca condotta dal rettore Stefano Paleari con l’Università degli Studi Bergamo per valutare la possibilità della costituzione di un unico soggetto a cui afferiscano, anche indirettamente, le gestioni degli aeroporti di Milano Malpensa, Milano Linate e Bergamo Orio al Serio, attualmente gestititi dalle due società. I due Cda hanno riconosciuto la validità della prospettiva indicata e hanno così dato mandato ai presidenti di valutare con gli azionisti, avvalendosi sempre del supporto di Paleari, le possibili soluzioni per rendere operativo il processo d’integrazione.




22 blogger internazionali raccontano Bergamo

i primi blogger arrivati a Bergamo

 

Per cinque settimane consecutive, Bergamo è una delle tappe di BlogVille Italy, il progetto di promozione turistica di Regione Emilia Romagna e Regione Lombardia realizzato insieme al network dei blogger di iAmbassador.net che dal 2012 ospita sul territorio i migliori blogger internazionali del settore viaggi e turismo. Dal 2014 il progetto ha visto il coinvolgimento attivo della Regione Lombardia, che anche per quest’anno ha voluto confermare la sua partecipazione e che ha promosso tra le mete la città di Bergamo, coinvolgendo attivamente Turismo Bergamo, che ospita i blogger e ne coordina la visita in città.

I 22 blogger di viaggio, che hanno come base Milano, provengono da Brasile, Cina, USA, Canada, Francia, Germania, UK, Russia e Scandinavia.

Mercoledì 9 settembre, il primo appuntamento bergamasco. La città è stata visitata dai francesi Adeline Gressin (http://www.voyagesetc.fr/), Céline Simon e Jerome Cantalupo (http://je-papote.com), dal tedesco Michael André Ankermueller (http://www.blogboheme.de) e dalla brasiliana Luisa Antunes (http://www.360meridianos.com).

I prossimi appuntamenti saranno mercoledì 16 settembre, mercoledì 23 settembre, mercoledì 30 settembre e giovedì 1 ottobre.

«È una interessante opportunità per far conoscere e amare la nostra città – dichiara Luigi Trigona, presidente di Turismo Bergamo –. Per il secondo anno Turismo Bergamo partecipa a questa iniziativa. Accompagniamo i blogger tra le vie di Bergamo, facendo incontrare loro i nostri produttori e gustare i nostri piatti. BlogVille è un’iniziativa strategica voluta da Regione Lombardia, a cui Turismo Bergamo partecipa attivamente e che si aggiunge ad una serie di altre azioni in programma tese a migliorare la promozione della nostra attrattività turistica».

Su www.blog-ville.com/tag/lombardia sarà possibile seguire tutte le avventure in terra bergamasca e lombarda dei blogger. Mentre i commenti della scorsa edizione si possono trovare su http://www.blog-ville.com/?s=bergamo




Alimentari, in etichetta torna lo stabilimento di produzione. Ma alla distribuzione non piace

Il Consiglio dei ministri ha approvato lo schema di disegno di legge di delegazione europea che all’art. 4 contiene la delega per la reintroduzione dell’indicazione obbligatoria della sede dello stabilimento di produzione o confezionamento per i prodotti alimentari e per l’adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento n. 1169/2011 in materia di etichettatura. Entrato in vigore a dicembre dello scorso anno, il provvedimento europeo, abolendo quest’obbligo, aveva suscitato le reazioni negative dei produttori e dell’opinione pubblica, che segnalavano un passo indietro nella trasparenza.

L’obbligo di indicare la sede dello stabilimento riguarderà gli alimenti prodotti in Italia e destinati al mercato italiano. Allo stesso tempo partirà a breve la notifica della norma alle autorità europee per la preventiva autorizzazione. Era stato il ministro delle Politiche Agricole, Martina a chiedere di tornare all’obbligo di indicazione dello stabilimento e ad annunciare l’intenzione del governo di lavorare anche sul fronte europeo per quanto riguarda le norme comunitarie. L’approvazione da parte del Consiglio dei ministri «è un passo importante – ha dichiarato Martina – che conferma la volontà del governo di dare indicazioni chiare e trasparenti al consumatore sullo stabilimento di produzione degli alimenti. Diamo una risposta anche alle tantissime aziende che hanno chiesto questa norma e hanno continuato in questi mesi a dichiarare lo stabilimento di produzione nelle loro etichette. Non ci fermiamo qui, porteremo avanti la nostra battaglia anche in Europa, perché l’etichettatura sia sempre più completa, a partire dall’indicazione dell’origine degli alimenti. Per noi si tratta di un punto cruciale, perché la valorizzazione della distintività del modello agroalimentare italiano passa anche da qui».

Di diverso avviso il mondo della distribuzione rappresentato da Confcommercio. «L’aver attribuito anche al ministero delle Politiche Agricole e Forestali la competenza in materia di etichettatura dei prodotti alimentari rischia di produrre una grave penalizzazione per tutto il sistema distributivo italiano – commenta l’organizzazione -. E la reintroduzione dell’obbligo di indicazione in etichetta dello stabilimento di produzione ne è il primo esempio. Infatti questo provvedimento non solo non è una misura che aumenta la competitività del made in Italy, ma rischia anche di tradursi in costi e oneri aggiuntivi per i soli operatori nazionali considerato che la norma si potrà applicare solo ai prodotti confezionati in Italia non essendo prevista a livello europeo e configurandosi, pertanto, come un chiaro caso di gold plating (l’introduzione, in sede di recepimento di direttive europee, di adempimenti ed oneri ulteriori rispetto a quelli definiti dal regolatore comunitario ndr.). Per questi motivi Confcommercio chiede che venga quanto meno assicurato a tutte le imprese della distribuzione italiana un congruo lasso di tempo per smaltire i prodotti già etichettati (senza l’indicazione dello stabilimento) e critica fortemente l’«ipotesi, peraltro non prevista nel regolamento 1169 del 2011, dell’ introduzione di un obbligo generalizzato di indicazione dell’origine degli ingredienti. Materia che, in ogni caso, impone un ampio confronto con tutti i soggetti interessati».




Scuola al via, per denunciare droga e bulli c’è l’sms

sms bullismo 2Con l’inizio dell’anno scolastico forze dell’ordine e istituzioni serrano le fila attorno alla prevenzione e al contrasto di fenomeni come bullismo e spaccio di stupefacenti. L’analisi della situazione e le azioni sono state discusse in una riunione in Prefettura che ha visto la presenza, oltre che del prefetto Francesca Ferrandino, dei rappresentanti delle Forze di Polizia, del Dirigente Scolastico provinciale Patrizia Graziani e del vicesindaco di Bergamo Sergio Gandi.

Tra gli aspetti rilanciati, il  progetto “Un sms per dire no a droga e bulli”, un’iniziativa promossa e sviluppata dal Ministero dell’Interno, grazie alla quale studenti, genitori ed operatori scolastici attraverso il proprio cellulare potranno contattare il numero 43002, per segnalare la presenza di spacciatori all’esterno delle scuole e casi di bullismo, ferma restando la funzione dei numeri di emergenza.

Il messaggio viene letto dagli operatori della Polizia di Stato, garantisce la massima riservatezza a chi denuncia tali episodi e consente alle Forze di Polizia di intervenire con rapidità.

Durante la riunione sono state concordate ulteriori linee operative che concorreranno all’attività di contrasto dello spaccio di stupefacenti all’esterno delle scuole. Grazie alla stretta, consueta collaborazione tra mondo della scuola e Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri e Guardia di Finanza le situazioni di criticità potranno essere segnalate direttamente a referenti individuati tra gli appartenenti alle Forze di Polizia, che avranno  contatti con i dirigenti scolastici

Continuerà, inoltre, l’attività di sensibilizzazione, promossa dall’Ufficio Scolastico Provinciale, con la collaborazione delle Forze di Polizia e della Azienda Sanitaria Locale, nei confronti di alunni, genitori ed operatori scolastici.




Renzi vola a New York e il mio fegato s’ingrossa

Renzi Pennetta VinciBerlusconi non mi piaceva: non gli ero ostile politicamente e nemmeno m’infastidiva il suo esibizionismo da ganassa. Però, le ferite che è riuscito ad infliggere al Paese, involgarendolo, introducendo la sua logica secondo cui la cultura non conta nulla, perché non produce guadagni immediati, e la sua idea utilitaristica e bottegaia di umanità, davvero non posso perdonargliele. E ancor più, se possibile, non mi piace Renzi. Ci sono azioni che, pur nella loro assoluta ininfluenza sul piano politico e storico, rappresentano, per così dire, delle icone epocali: quella di Renzi che vola, con un aereo di Stato, a New York a vedere la finale degli Open, secondo me, è il marchio che bolla questo politicante toscano, che governa l’Italia senza che nemmeno un Italiano gliel’abbia chiesto, come un monumento assoluto alla più spensierata arroganza, alla più indifferente, teatrale ed egoistica gestione del potere. Devo, a questo punto, fare due premesse.

La prima è che io gioco, con esiti catastrofici, a tennis da tutta la vita: amo questo sport psichiatrico ed individuale e credo di conoscerne ed apprezzarne molte sfumature. Ne ammiro le regole civilissime, le abitudini sportive ed eleganti e il pubblico, educato e, quasi sempre, competente: in poche parole, lo trovo uno sport perbene. Proprio per questo, lo contrappongo da sempre al football, sport bellissimo, ma afflitto da un retromondo di una volgarità e di una scorrettezza impressionanti, oltre che da un pubblico tra i meno competenti e più incivili. Inevitabilmente, in Italia, questo mi ha portato a lamentare sempre l’insopportabile deriva calciocentrica delle televisioni: soprattutto di quelle pubbliche, che dovrebbero tener conto dei gusti e delle esigenze di tutti. Per fortuna, di riffa o di raffa, i tornei ATP e WTA sono visibili in chiaro su reti specialistiche, e, quando posso me li guardo con grande godimento. Tutti, tranne gli Slam, che sono esclusiva delle Pay TV e che, perciò, sono preclusi a chi non sottoscriva qualche abbonamento.

In seconda battuta, sono del tutto certo che Renzi non distingua una racchetta da tennis da un colapasta: dirò di più, che non gliene freghi nulla di chi vinca Wimbledon o il Roland Garros, fosse pure il suo dirimpettaio. Ora, un presidente del consiglio, non si dice bravo, ma, almeno, normale, dovrebbe pensare agli Italiani e non a se stesso: sempre, solo, esclusivamente a se stesso. Non dovrebbe considerare l’Italia come il proprio parco giochi e gli strumenti istituzionali come i suoi passatempo. Questo, nello specifico, significherebbe preoccuparsi di quegli Italiani che non possono mai vedere il proprio sport preferito sulle tv di Stato (e sono milioni di praticanti), facendo pressioni perché la Rai diventasse un tantino meno parziale nei propri, già desolanti, palinsesti. Invece, cosa fa il Nostro? Prende l’aereo e va a vedersi la finale, tanto per fare un siparietto ad usum delphini. E noi? Dovremmo applaudire? Sentirci felici per lui? Ma chissenefrega se Renzi si vede la finale a scrocco? Se stringe due mani, bofonchia due imparaticci in un inglese da film comico, proclama la grandezza dell’Italia, del tennis italiano, delle tenniste italiane, risale a bordo e torna a casa sua, nella nostra vita non cambia un bel nulla. Anzi, semmai il nostro fegato s’ingrossa, nel vedere dei privilegiati che non sanno neppure chi siano le finaliste degli Open, volare a New York a fare un po’ di cabaret. Ecco, per questo Renzi davvero non mi piace: perché dimostra una totale, abissale, irresponsabile mancanza di rispetto per la gente. Denuncia un’arroganza degna, non di Berlusconi, ma di qualche dittatorello nordafricano d’altri tempi. E, domani, spenti i riflettori e smaltita la sbronza di felicità, sulla Pennetta, sulla Vinci e su tutte le bravissime atlete che fanno onore al nostro Paese, calerà di nuovo il sipario: torneremo a sorbirci interviste, moviole, dirette, di partite di serie A, B, C e D. Mentre lui, Renzi, siederà in soglio, idol placato. Ecco, io questo modo di concepire le istituzioni, la politica, l’amministrazione del Paese, proprio non riesco a digerirlo: mi pare ignobile, inaccettabile. E, a volte, anche una semplice partita di tennis, che, in fondo, non cambia nulla, può essere la cartina tornasole di un Paese di sudditi e non di liberi cittadini. E di satrapi, travestiti da uomini di governo. Perché a New York, Renzi non ha rappresentato l’Italia, ma solo se stesso: non puoi rappresentare qualcuno di cui ignori tutto e di cui niente ti importa. Così, l’Italia vera si stringe attorno alle nostre due bravissime tenniste, abbracciandole e condividendone la gioia, da lontano, senza voli di Stato e comparsate da due lire. E, mannaggia, senza nemmeno poterle vedere.




Morzenti: “In Università non ci sarà un uomo solo al comando”

Remo Morzenti Pellegrini
Remo Morzenti Pellegrini

“Valorizzare le differenze dei saperi, creare una filiera formativa permanente e puntare sulla qualità sostenibile”. Sono questi, in massima sintesi, i progetti del nuovo rettore dell’Università di Bergamo, Remo Morzenti Pellegrini, eletto ieri ufficialmente in seconda votazione in via De Caniana, dopo il ritiro in momenti diversi degli altri tre candidati, Giancarlo Maccarini, Piera Molinelli e Paolo Riva. Morzenti, 47 anni di Clusone, laureato all’Università degli Studi di Bergamo e direttore del dipartimento di Giurisprudenza ha ottenuto 216 voti, 8 in più del quorum necessario conquistando la fiducia dei professori di prima e seconda fascia, ricercatori di ruolo e a tempo determinato, personale tecnico-amministrativo e rappresentanti degli studenti. Guiderà l’ateneo per sei anni, a partire dal 1° ottobre. Fino a tale data rimarrà in carica il suo predecessore Stefano Paleari. Nessuna anticipazione sui nomi che andranno a comporre la nuova squadra di governo. “Comporla sarà la mia prima decisione come rettore – dichiara Morzenti -. Fino ad oggi mi sono concentrato a spiegare le mie idee e le mie proposte. Le elezioni non erano politiche ma la misurazione di un progetto. Da lunedì ci penserò. Si tratta di una decisione delicata che deve essere molto ponderata. Potremmo metterci qualche giorno in più”. “Di sicuro – assicura il nuovo magnifico – non ci sarà un uomo solo al comando. Il mio ruolo come rettore sarà di essere una sorta di direttore d’orchestra. Il rettorato di Paleari si è mosso in questa direzione e non posso che continuare con questo metodo. Con prospettive diverse perché sono diversi il periodo e il contesto. La priorità sarà creare una squadra di prorettori che sia all’altezza di un’istituzione così complessa com’è l’Ateneo e di un mondo universitario che oggi è fortemente competitivo.

Il suo nome è riuscito a creare unità all’interno dell’Università, quale è stato il segreto per attirare tanti consensi?

“La mia non è stata una autocandidatura. Fino al 16 giugno nemmeno ci avevo pensato, poi è nata questa esigenza di unitarietà e cosi mi sono candidato. Chi si propone alla guida di un ateneo credo debba essere trasversale. Mi hanno riconosciuto questa attitudine e hanno apprezzato il metodo dell’ascolto e della condivisione. Sono due valori che ho imparato a fianco di Paleari e che mi permettono di affrontare il nuovo incarico con serenità. Nel 2009 quando ho iniziato l’impegno al suo fianco credevo, come amministrativista, che la cosa più importante fosse la specializzazione. In questi sei anni con lui ho acquisto la consapevolezza che il valore più importante è la trasversalità, saper leggere discipline diverse. Ho imparato a dialogare con economisti, filosofi, psicologi. Il valore aggiunto del nostro ateneo è di far dialogare tra loro discipline diverse. E il numero delle iscrizioni è la conferma lampante che la contaminazione dei saperi è la strada giusta. Il leit motiv del mio rettorato sarà questo: valorizzare le differenze”.

Ci saranno iniziative per andare incontro alle esigenze del mercato del lavoro e dei giovani laureati?

“Finora l’orientamento universitario consisteva nell’indirizzare al meglio gli studenti alla fine del loro percorso delle superiori. È giunto il momento di anticipare l’orientamento, dando agli studenti delle scuole superiori l’opportunità di conoscere l’Università già al terzo- quarto anno. Penso a iniziative di ospitalità in ateneo, con la possibilità di assistere alle lezioni. Ci sono già esperienze analoghe in altri atenei. L’avvicinamento con il mondo del lavoro deve iniziare prima di iscriversi all’Università. Il nostro ateneo deve intervenire prima e anche dopo l’uscita dal percorso universitario. Chi si laurea a Bergamo deve avere la possibilità di tornare in Università per avere un appoggio e un aiuto a inserirsi nel mondo del lavoro, e poter seguire percorsi più professionalizzanti di alta formazione. Dobbiamo dialogare con il mondo delle imprese, delle professioni e rimettere in fila la filiera che accoglie lo studente prima che decida cosa fare e dopo l’Università. Creare, in altre parole, una filiera formativa permanente”.

Ritiene che il supporto del territorio all’ateneo sia soddisfacente o enti e istituzioni dovrebbero fare di più?

“La soddisfazione più grande è quando le istituzioni ma anche le persone ti dicono “come va la nostra Università?”. Dentro questo “nostra” c’è tutto. L’Università di Bergamo non è una torre d’avorio ma un osservatorio permanente della società di Bergamo, nella quale è immersa. Tutti noi sentiamo la vicinanza del territorio. Spero che questa fiducia venga rinsaldata con il nuovo patto”.

Quali sono le criticità e le sfide future per il nostro Ateneo?

“Il programma di un rettore è una piattaforma culturale, non qualcosa di statico su cui ci si confronta. A fronte del programma c’è una società che cambia velocemente e profondamente. Non mi spaventano i cambiamenti ma la rapidità con cui avvengono. L’Università di Bergamo è una nave attrezzata per uscire in mare aperto, ma è un mare tempestoso. La sfida sarà dare risposte veloci e continuare a puntare sulla qualità sostenibile”.

Perché uno studente dovrebbe scegliere l’Università di Bergamo?

“Perché entra in una comunità dove i docenti, il personale tecnico amministrativo e gli studenti hanno l’orgoglio di far parte di questo ateneo. In questi giorni, finita la competizione, la comunità si è rinsaldata. Questo responsabilizza ancora di più il mio mandato che non ha solo una responsabilità accademica ma anche sociale”.

 

Chi è Remo Morzenti Pellegrini




Il Messico incontra Bergamo. Oggi show cooking e balli

Bergamo, Piazza della Libertà
Piazza della Libertà

Lunedì 14 settembre il Messico “invaderà” Bergamo: a pochi mesi dalla visita della delegazione messicana a Palazzo Frizzoni e agli spazi del Cra.Mac., in occasione di EXPO 2015, lo stato centramericano presenta a Bergamo il suo cibo e la sua cultura a partire dalle 15 in una speciale giornata. Un incontro reso possibile dall’impegno e dalla collaborazione tra Comune di Bergamo, Confindustria Bergamo e CREA. Proprio la scorsa settimana il sindaco di Bergamo Giorgio Gori aveva aperto i lavori del convegno avvenuto nel padiglione dei cereali e tuberi ad Expo sulla cultura e l’incontro tra il mais bergamasco e quello messicano.

Diversi i momenti che caratterizzeranno la giornata: il primo, in programma alle 15, rappresenta un vero e proprio incontro tra la cucina bergamasca e quella messicana, in un evento di show cooking con protagonisti il cuoco bergamasco Chicco Coria e lo chef messicano Alejandro Santander, ai fornelli del SAPS Agnelli Cooking Lap di Lallio.

Alle 17.45 la sfilata da Palazzo Frizzoni a Piazza della Libertà, dove (in caso di pioggia Auditorium Piazza della Libertà) alle 18 il Ballett de Yucatan, formato da giovani studenti provenienti da scuole e facoltà universitarie di varie città del Messico, si esibirà con un repertorio di oltre 10 balli molto diversi tra loro, danze tipiche dell’Africa, dei Caraibi, ma anche provenienti dalla Spagna e dalle tradizioni delle civiltà precolombiane. I ballerini del gruppo di Carlos Acereto – oltre ad aver fatto diverse tournee nazionali ed essersi presentato nei teatri più importanti del Messico – si sono esibiti a Cuba, Puerto Rico, Venezuela, Svezia, Danimarca, Olanda, Francia e nelle principali città degli Stati Uniti d’America. Nel 2000 il Governo dello stato dello Yucatan ha premiato il direttore Carlos Acereto Canto con una medaglia al merito artistico.

Alle 19 il terzo momento all’insegna della cultura messicana: piazzetta Santo Spirito si trasforma in un palcoscenico per la rappresentazione di una Cerimonia Maya. Si tratta della “Ts’ iits ja’il u káajsa ‘al Meyaj”, una consacrazione rituale di un gruppo di sacerdoti maya durante la quale si invoca il creatore Junab K’uj, datore della vita, unità di misura e di movimento, e si celebra un rito per attrarre l’unione dei quattro elementi: fuoco, aria, terra e acqua. I protagonisti della cerimonia sono la Guida spirituale, J-Men, e il suo aiutante Iits’ak.




A Costa Volpino è nato il “Giardino degli abbracci”

 

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Costa Volpino crea un giardino speciale, pensato per i bambini in difficoltà. Si chiama “Il Giardino degli Abbracci’ ed è uno dei primi parco giochi in Italia per disabili. La struttura nasce su iniziativa dell’Assessorato ai Servizi Sociali di Costa Volpino e del gruppo di genitori che hanno dato vita allo spazio “La Stanza di Lulù” ed è il risultato di una rete di solidarietà e impegno che ha coinvolto famiglie e imprese private della zona.
“Il progetto è nato circa un anno fa ed è stato finanziato quasi interamente dai privati  – spiega Patrick Rinaldi, assessore ai servizi sociali di Costa Volpino -. L’Amministrazione ha pagato gli scavi poi alcune imprese locali, a partire dalla stessa che ha realizzato gli scavi, e alcuni cittadini hanno contribuito alle spese per realizzare e allestire il parco. Volevamo che fosse un progetto della Comunità, che fosse l’esempio di come insieme si possano fare progetti di grande valore sociale e così è stato. L’iniziativa ha da subito raccolto grande generosità e partecipazione. Addirittura una bimba ha rinunciato a realizzare le bomboniere della sua cresima per comprare un pannello musicale per il parco”.
Il giardino è stato realizzato in uno spiazzo di verde vicino alla Domus civica, alla Stanza di Lulù e alle sedi delle associazioni di volontariato e ospita un’altalena attrezzata per la salita con la carrozzina, uno xilofono verticale con canne di varie dimensioni e un martelletto dove i bimbi in carrozzina e i bimbi non vedenti potranno suonare, targhe in braille, cespugli di erbe aromatiche, pietre con scolpiti in bassorilievo visi con varie espressioni (il gioco consisterà nel chiudere gli occhi, toccare le pietre e capire la loro espressione), una casetta per lo scambio di libri in braille e in simboli. A breve verrà inoltre posata una giostra interrata e posta al livello del prato per permettere anche ai bimbi in carrozzina di salire. “Il nome Giardino degli abbracci viene da un’iniziativa che abbiamo promosso lo scorso natale sotto i portici “Free Hugs” (abbracci liberi) – dice Rinaldi – l’abbraccio rende l’idea dell’accoglienza e della vicinanza, l’abbiamo trovato perfetto per il parco”.
Il Giardino sarà aperto a tutti i bimbi, non solo ai piccoli con disabilità. E’ stato inaugurato domenica 13 settembre, alle 16, con uno spettacolo di giocoleria, laboratori,  letture di avvicinamento alla Lis (Lingua dei segni) e un momento di abbracci liberi con i ragazzi e le ragazze del gruppo ‘Free Hugs’. E ci sarà anche un pannello che darà le istruzioni su come abbracciare: le prime regole sono avvicinarsi piano e chiudere gli occhi.
Per la durata dell’inaugurazione l’Amministrazione promuoverà un’iniziativa insolita, l’inversione dei parcheggi: il piazzale del municipio offrirà solo un posteggio per i normodotati, gli altri saranno tutti riservati ai disabili per sensibilizzare i cittadini a non occupare in modo improprio i posteggi riservati “Forse così la gente capirà l’importanza dei parcheggi riservati per chi non può camminare o ha difficoltà a farlo” afferma Rinaldi.

 

 




Patata di Martinengo, otto giorni da protagonista

 

Otto giorni – da domenica 13 a domenica 20 settembre – per scoprire la Patata di Martinengo, varietà a pasta bianca dalle pregiate qualità gastronomiche, riconosciute anche da Luigi Veronelli e protette dalla De.Co. la Denominazione Comunale. La sagra, organizzata dal Comune della Bassa e giunta alle 13esima edizione, si apre la domenica mattina con la biciclettata “Natura e Gusto” con partenza alle 9 da piazza Maggiore verso l’azienda florovivaistica Moretti e con tappa successiva all’Azienda Agricola Bassani Fabrizio per la visita alle colture. Chi vuole può proseguire pranzando al ristorante “Al Martinenghì” con menù convenzionato a base di patate di Martinengo (info e prenotazioni alla Pro Loco – Iat, tel. 0363 986031).

Durante tutta la settimana sarà poi possibile pranzare e cenare nei cinque locali del paese che partecipano alla rassegna proponendo menù a tema a prezzo fisso (dai 25 ai 3o euro a seconda dell’insegna), che vedono protagonista la patata locale interpretata in molteplici varianti, dai più classici gnocchi, purè, rosti ai tortini e alle torte salate fino ai muffin, in versione salata (con salsiccia e fonduta di Branzi) e persino da dessert (strudel di mele e patate con nuvola di panna). C’è pure la pizza, a base di mozzarella, julienne di patate di Martinengo, rucola con tartufo di Norcia.

I ristoranti del circuito sono: Martinenghì, Agriturismo Il Campo Rosso, Caffè Centrale, 3 Lanterne e Trattoria al Tiro.

Domenica 20 la manifestazione si conclude con una serie di eventi in piazza. Ci saranno l’esposizione e la vendita della patate e degli altri prodotti tipici, locali e De. Co, la mostra di antichi attrezzi del mondo contadino, la visita guidata ai luoghi e ai monumenti della città, la sfilata storica nel borgo a cura del Gruppo Folcloristico Bartolomeo Colleoni, per finire (ore 17.30)  con la degustazione di piatti preparati con patate di Martinengo, a cura dello chef Chicco Coria.

www.comune.martinengo.bg.it