Terziario e artigianato, credito agevolato per 20 milioni

fogalco - crebergVenti milioni di euro per favorire l’accesso al credito delle piccole e medie imprese del commercio, del turismo e dell’artigianato bergamasche. Il “Plafond Piccole e Medie Imprese Terziario e Artigianato” è stato attivato dal Credito Bergamasco grazie a una convenzione con Fogalco, la Cooperativa di Garanzia dell’Ascom Bergamo, e Lia Eurofidi Bergamo, entrambe aggregate ad Asconfidi Lombardia. La convenzione ha come punto di forza il rilascio di garanzie a favore della banca. Le linee di credito assistite sono sia a breve termine che a medio e lungo termine e verranno accordate, a condizioni economiche agevolate, agli associati Ascom e Lia.

«Il Credito Bergamasco conferma la sua significativa presenza sul territorio e il suo dinamismoha detto Mario Ratti, presidente del Comitato Territoriale della Divisione Credito Bergamasco nel corso della conferenza di presentazione tenutasi questa mattina in sala Traini alla sede di via San Francesco d’Assisi a Bergamo –. L’accordo sarà sicuramente di grande utilità alle imprese del settore per potenziare gli investimenti avvalendosi di condizioni assolutamente competitive».

Per Bruno Pezzoni, responsabile della Divisione Creberg «si tratta di un intervento che testimonia l’attenzione del Credito Bergamasco verso le necessità dell’imprenditoria locale, un modo concreto per sostenere le imprese mettendo a loro disposizione gli strumenti necessari per superare il profondo e prolungato periodo di crisi».

«La condivisione delle idee imprenditoriali tra banca e confidi crea ricchezza e sviluppo del territorioha sottolineato Riccardo Martinelli, presidente di Fogalco e del Comitato di Controllo di Asconfidi Lombardia –. Questo plafond risponde alla reali esigenze dei nostri imprenditori e la nostra collaborazione con Credito Bergamasco riduce le distanze con effetti positivi sulle  pmi».

Irene Paccani, presidente Lia Eurofidi e membro del Consiglio di Sorveglianza Asconfidi Lombardia ha ricordato come i confidi nascano allo scopo di agevolare le imprese nell’accesso al credito. «L’accordo sottoscritto – ha detto – ci aiuta in questo compito, dando alle imprese l’opportunità di usufruire di risorse finanziarie a tassi agevolati, utili per fare investimenti anche in un periodo di difficoltà».

Per avere informazioni utili e aderire all’iniziativa le imprese interessate possono rivolgersi a tutte le filiali del Credito Bergamasco o alla propria associazione di riferimento.




Treviglio, al via i nuovi corsi di TAE Teatro

Riprendono anche quest’anno i corsi di teatro organizzati dall’associazione culturale TAE Teatro di Treviglio. Per l’anno 2015/2016 sono previsti percorsi distinti per fasce d’età: il primo corso è dedicato ai ragazzi dagli 11 ai 15 anni e si svolgerà in orario pomeridiano (ogni martedì dalle 17.30 alle 19); il secondo è pensato per gli adolescenti dai 16 ai 18 anni (giovedì 18 – 20), e il terzo per gli adulti si terrà in orario serale (ogni mercoledì dalle 19.30 alle 23). Le attività del corso per ragazzi prenderanno il via il 20 ottobre con una lezione gratuita in cui i giovani aspiranti attori potranno confrontarsi con le principali tecniche attorali, mettendosi in gioco in una attività forse insolita, ma di certo educativa e stimolante. Oggetto del corso sarà il teatro, concepito sia come gioco che come linguaggio mediante il quale esprimersi liberamente, attraverso il corpo e la voce. A queste attività viene affiancato l’insegnamento delle principali tecniche del teatro d’ombre e di alcune discipline circensi come giocoleria ed equilibrismo.

TAE AdultiIl corso per gli adolescenti partirà invece il 1° ottobre. Per gli adulti (a partire dai 19 anni) la lezione di prova del corso biennale è prevista il 14 ottobre. In questa occasione si potrà sperimentare in prima persona l’emozione di stare su un palcoscenico, assumendo una prospettiva privilegiata sulle dinamiche sceniche e attoriali. Il laboratorio è rivolto a chiunque si voglia mettere in gioco e scoprire più da vicino il mondo del teatro: non sono infatti richieste precedenti esperienze in ambito teatrale. Le lezioni si svolgeranno nella sede dell’associazione culturale TAE Teatro presso le Cantine Teatrali di via Bellini 2 a Treviglio.

Info: www.taeteatro.org




Comelit sbarca a New York, maxi commessa per l’installazione di videocitofoni

posto esternoLa tecnologia italiana di Comelit Group sbarca Oltreoceano per una fornitura nel cuore di New York, a conferma della crescita della presenza dell’azienda di Rovetta anche nel panorama internazionale. A Comelit è stata infatti affidata la realizzazione dell’intero impianto videocitofonico di Stuyvesant Town-Cooper Village (PCVST), una grande area residenziale di oltre 320.000 mq situata nel distretto di Manhattan. Progettato per accogliere i veterani di ritorno dalla Seconda Guerra Mondiale, il grande insediamento deve il suo nome attuale a Peter Stuyvesant, il primo governatore della colonia olandese del New Amsterdam, e a Peter Cooper, industriale, inventore e filantropo, fondatore della Cooper Union.

PCVST, oggi di proprietà di CW Capital che ne ha affidato l’amministrazione alla CompassRock Real Estate, comprende 11.250 unità immobiliari di diverse tipologie per metrature e prezzi, compresi alcuni appartamenti di lusso. Insomma, una vera e propria città nella città, a due passi dall’East Village, dove abitano oltre 30mila persone protette da un avanzato sistema di sicurezza, con telecamere e apparecchiature di controllo degli accessi. Ognuno dei 110 edifici del complesso è dotato di due videocitofoni Vandalcom Digital, per un totale di 220 posti esterni. Si tratta di un modello realizzato in acciaio inox, studiato per resistere ad eventuali atti vandalici e dotato di una rubrica digitale, indispensabile considerato il numero elevato di utenti residenti in ciascuna torre. Comelit ha fornito anche tutti monitor interni degli 11.250 appartamenti: la scelta è ricaduta su Planux, con monitor a colori e tecnologia ‘Sensitive Touch’.

“Si tratta, a livello numerico, della più grande fornitura della storia di Comelit: attualmente lo stato di avanzamento dei lavori è al 40% e contiamo di completare l’installazione dell’impianto videocitofonico in un paio di anni – commenta Marco Giugnetti, direttore vendite estero di Comelit Group -. Il progetto su New York ci dà grande soddisfazione anche sul fronte delle prospettive di mercato perché è una nuova ulteriore conferma della crescita del nostro gruppo in ambito internazionale”.esterno

Con un fatturato consolidato che nel 2014 ha sfiorato gli 80 milioni di euro (+8,1% rispetto al 2013) e una quota destinata all’export del 60%, Comelit Group si presenta come una realtà di dimensione internazionale complessa e articolata, con sedi in 13 Paesi. Storicamente consolidata nell’ambito dell’Unione Europea, con una presenza significativa in particolare nel mercato francese e in quello della Gran Bretagna, Comelit Group sta conoscendo importanti e significativi risultati anche nelle aree del Sud-Est asiatico e degli Stati Uniti: “La nostra tecnologia proprietaria, insieme alla completezza dell’offerta, si sta rivelando un ‘arma competitiva vincente. Negli Stati Uniti, in particolare, stiamo crescendo a due cifre ormai da diversi anni, mentre nell’Estremo Oriente, con l’apertura della filiale di Singapore prima e dell’ufficio di rappresentanza ad Hong Kong, siamo coinvolti nella realizzazione di alcuni dei più prestigiosi complessi residenziali” conclude Giugnetti.

 

 




«La democrazia ci ha reso esigenti. Forse anche troppo»

Nell’ex chiesa di Sant’Agostino ristrutturata e restituita alla città, la relazione di apertura dell’anno accademico dell’Università di Bergamo del rettore Stefano Paleari tocca nervi scoperti del Paese come la crisi demografica e la necessità di una nuova industria, la scarsa considerazione per i giovani, maltrattati e dimenticati, e la necessità di investire nel futuro, ma chiama anche ciascuno ad una nuova responsabilità.

«Il nuovo patto europeo deve portare ogni Paese – ha evidenziato -, al di là degli egoismi e delle diverse anime, a dedicare una soglia minima della ricchezza al futuro, cioè agli investimenti. Certo non si tratta di un’azione che premia. Spesso chi la decide non la celebra, talvolta nemmeno vi sopravvive. Ma non possiamo rispondere continuamente all’assillo dei sondaggi di opinione. La legittimazione popolare è essenziale, anche per politiche che non la ritroverebbero una seconda volta. La storia ci dice che è stato salvato Barabba e potremmo dire che per sola alzata di mano forse saremmo ancora tolemaici. La democrazia è responsabilità e potere di scelta, è fiducia, il contrario di webcam e streaming che sono una specie di agopuntura permanente e non l’anticamera della dovuta trasparenza».

Più che nella competizione esasperata, il rettore  individua la strada nel raggiungimento dell’aurea mediocritas di oraziana memoria, «significa “ottimale moderazione”, equilibrio, rifiuto di ogni eccesso». «Rendiamoci anche conto che oggi chiediamo davvero molto a chi ci governa e anche la mia relazione va in questa direzione. In altri termini, la democrazia ci ha reso molto esigenti, forse anche troppo. Anche qui l’equilibrio e la moderazione aiutano una società a progredire e a essere più giusta».

  • Ecco la relazione

CRESCITA E DEMOGRAFIA

paleari inaugurazione anno accademico 2015La tenuta degli attuali livelli di benessere, mai visti in precedenza, è una grande questione per i Paesi europei. Se la misura è quella del Prodotto Interno Lordo l’Europa è su valori stagnanti e, in molti Paesi, assai distanti da quelli di 10 anni fa. L’Italia non sfugge a ciò, anzi è l’avanguardia di un declino che ormai rasenta un decennio. Ogni politica non può prescindere dalla situazione di partenza e dalle tendenze, pena la ricerca di obiettivi che risultano non aderenti alla realtà.

Il nostro Paese affronta oggi due grandi questioni che sono state peraltro già fonte di preoccupazione a partire dall’Unità d’Italia e in particolare in occasione delle due Grandi Guerre: un elevato debito pubblico e una decrescita demografica.

Nel corso del 2014 sono nati 502.000 bambini, il numero minimo dall’Unità d’Italia, contro il milione degli Anni Sessanta. Ebbene, con 500 mila nascite ogni anno e un’aspettativa di vita media alla nascita di 80 anni, senza apporti esterni, il Paese passerebbe, a regime, dagli attuali 60 a 40 milioni di abitanti.

Anche a parità di PIL pro-capite, oggi su valori inferiori a quelli di 10 anni fa, perderemmo il 30% della ricchezza complessiva senza che questo automaticamente trascini con sé la riduzione dell’imponente debito pubblico. Anche se la vita media raggiungesse i 100 anni i fatti non cambierebbero; a regime, planeremmo a 50 milioni di abitanti con il 10% della popolazione di età compresa tra i 90 e i 100 anni.

Questa semplice valutazione ci induce a ricercare da un lato, forti guadagni di produttività finalizzati a elevare la ricchezza unitaria, dall’altro a integrare la popolazione con politiche per la natalità e con flussi migratori tali da incrementare il numero di abitanti e ridurne l’età media. Senza crescita della produttività e senza un governo della demografia il sentiero, purtroppo, è tracciato, con tutte le conseguenze socio politiche del caso. La questione non è quindi relativa al se, ma al come. Il non fare è come il far fare al caso e alle pressioni esterne all’Europa, come del resto è evidente negli ultimi tempi.

Con riferimento alla produttività, ormai stagnante o in regresso da anni nel nostro Paese, occorre modificare radicalmente i modelli organizzativi del lavoro, in particolare nella Pubblica Amministrazione che non è soggetta direttamente all’azione schumpeteriana delle forze di mercato. La riforma della Pubblica Amministrazione è efficace se, almeno, ci porta a fare lo stesso con meno o a fare di più con le stesse risorse; e credo che sia velleitario perseguire questo obiettivo introducendo nuove norme senza al contempo modificare l’intera l’organizzazione, le modalità di lavoro e di remunerazione e il modo con cui essa recepisce gli avanzamenti tecnologici.

La crescita della produttività beneficia, inoltre, della qualificazione delle persone; ciò è fondamentale anche per il pubblico, dove al privilegio di non essere assoggettati direttamente alle forze di mercato occorre rispondere con l’alta professionalità e l’elevata produttività. Gli assetti giuridici e amministrativi, prima ancora delle scelte politiche, portano il nostro Paese in tutt’altra direzione.

I GIOVANI

Un secondo aspetto molto correlato alla questione della crescita riguarda l’attenzione verso i giovani.

Già sono sempre meno, sia in termini assoluti che relativi; oggi sono anche spesso dimenticati e mal trattati. Basta guardare alla dinamica della spesa pubblica di questi ultimi anni e anche le prospettive degli anni a venire per accorgersi che le scelte dimenticano i bisogni delle nuove generazioni.

Negli ultimi quattro anni la spesa corrente è cresciuta in termini nominali di 22 miliardi di euro, quella per gli investimenti è, viceversa, ai minimi storici.

Disaggregando la spesa corrente per capitoli, sempre nello stesso periodo, il reddito da lavoro si è ridotto di 4 miliardi di euro, i consumi intermedi sono rimasti nominalmente costanti, il costo delle prestazioni sociali è salito di 24 miliardi di euro, di cui 14 per la sola previdenza.

Fortuna vuole che gli oneri finanziari siano al momento più contenuti che in passato, anche grazie all’integrazione monetaria e ai tassi ridotti dalle politiche della Banca Centrale Europea. Volendo poi disaggregare per funzioni, a fronte di una spesa sanitaria stabile in termini nominali abbiamo assistito al disinvestimento in istruzione e ricerca.

Quando si tagliano gli investimenti, il lavoro e l’istruzione si dà un segnale chiaro di declino e di non attenzione al futuro, si dichiara che questo non è più il Paese per i nostri giovani.

Anche un uomo come Quintino Sella, noto per il suo rigore, per le “economie fino all’osso”, nella ricerca del pareggio di bilancio, non perché ci fosse l’euro ma perché era anche all’epoca conveniente per l’Italia, ammoniva il Parlamento di difendere le “spese produttive”, infrastrutture e istruzione in primis.

LA NECESSITÀ DI UNA NUOVA INDUSTRIA

Questi ultimi anni non ci consegnano un Paese in affanno solo per tendenze demografiche. Se pensiamo alla produzione industriale, mentre gli altri Paesi dell’eurozona sono ritornati ai valori pre crisi, il nostro Paese ha perso quasi un quarto della sua capacità produttiva.

Non si vedono al momento forti e persistenti cambiamenti di trend, malgrado la “bassa marea” del calo dei prezzi delle materie prime, dell’euro meno forte e del costo del denaro ai minimi storici. Come per la pubblica amministrazione, anche il declino della produzione industriale è legato anche all’insufficiente qualificazione delle persone (gli altri Paesi dell’euro presentano tassi di scolarizzazione superiore assai più elevati dei nostri) e a un contesto, occorre dirlo, culturalmente poco favorevole al fare impresa.

Dobbiamo essere consapevoli che un Paese come il nostro privo di materie prime, non può permettersi il mantenimento degli attuali livelli di ricchezza senza il ripristino di un’adeguata capacità industriale. Perdere un quarto della produzione in meno di un decennio è un evento di così rilevante portata da non poter essere sottaciuto, né essere ricondotto alla promozione di incentivi di natura ordinaria.

Il recupero della produzione è alla base della ripresa del lavoro. Anche concettualmente, la decontribuzione previdenziale, oltre a trasferire sulla fiscalità generale il relativo onere, indebolisce ancora di più la storia previdenziale dei giovani e i conseguenti squilibri generazionali. Molto meglio un calo della tassazione sull’impresa e sul lavoro, sugli investimenti e sulle assunzioni qualificate.

Provvedimenti semplici, forti e duraturi.

Diciamo subito, tuttavia, che difficilmente recupereremo il terreno perduto nei settori ridimensionati dalla crisi. Chi è rimasto oggi in questi campi si muove su mercati di nicchia, dove il contraltare del maggiore valore è rappresentato dalle minori quantità e da una grande flessibilità. Anche nei settori tradizionali abbiamo quindi splendide realtà; ma è difficile chiedere loro di più di quello che già fanno.

I settori che oggi crescono a doppia cifra sono quelli che si nutrono per esempio dell’invecchiamento della popolazione; essi richiedono alta qualificazione, moderata fiscalità e snellezza burocratica. Su questi tre assi va costruita una politica industriale; su ciò e non sui decimali di deficit andrebbe richiesta maggiore flessibilità alle Autorità europee. Alta qualificazione significa più cultura, più tecnologia, maggiore conoscenza delle lingue. Moderata fiscalità significa minore spesa pubblica e snellezza burocratica, vuol dire cambiamento delle nostre abitudini, delle nostre pretese, del nostro modo di lavorare.

INVESTIMENTI

Abbiamo detto che il nostro Paese non sta approfittando del basso costo del denaro perpromuovere nuovi investimenti. È lecito chiedersi se abbiamo davvero bisogno di nuovi investimenti.

La situazione andrebbe analizzata nello specifico. Non è mistero, però, prendere atto che gran parte delle nostre scuole ha bisogno di interventi di messa a norma e di riqualificazione che valgono da soli quasi l’1% del PIL, che gli investimenti per passeggero aereo, tanto per fare un esempio, sono il doppio in Europa rispetto all’Italia, che investiamo un terzo di Francia e Germania in ricerca, che non investiamo in prevenzione, né contro il dissesto idrogeologico, né per la cura delle malattie croniche. Stante questa nostra originalità, possiamo solo sperare che tutti gli altri Paesi investano più del necessario.

Il nuovo patto europeo deve portare ogni Paese, al di là degli egoismi e delle diverse anime, a dedicare una soglia minima della ricchezza al futuro, cioè agli investimenti. Certo non si tratta di un’azione che premia. Spesso chi la decide non la celebra, talvolta nemmeno vi sopravvive. Ma non possiamo rispondere continuamente all’assillo dei sondaggi di opinione. La legittimazione popolare è essenziale, anche per politiche che non la ritroverebbero una seconda volta. La storia ci dice che è stato salvato Barabba e potremmo dire che per sola alzata di mano forse saremmo ancora tolemaici. La democrazia è responsabilità e potere di scelta, è fiducia, il contrario di webcam e streaming che sono una specie di agopuntura permanente e non l’anticamera della dovuta trasparenza.

ASSETTI DI GOVERNO

inaugurazione anno accademico 2015Va detto che le tendenze demografiche, gli investimenti, la produttività, l’innovazione e la crescita non sono qualcosa di predeterminato. È vero il contrario, per fortuna. A noi è data la possibilità di intervenire, di deviare il corso. Questo è il ruolo delle Istituzioni e di quello che noi intendiamo per governance, gli assetti di governo.

Ci sono mille modi per produrre ricchezza e almeno altrettanti per distribuirla. Il modo con cui distribuiamo la ricchezza prodotta condiziona, però, la produzione di ricchezza futura. In altri termini, mentre possiamo decidere la distribuzione di un dato livello di ricchezza, la sua modalità distributiva influenza la generazione di ricchezza successiva.

Una distribuzione di ricchezza non legata al merito, acriticamente egualitaria o corporativa, così come eccessi di disuguaglianza e di ingiustizia hanno un effetto negativo sulla prosperità futura di una comunità. Chi mai investirebbe per produrre ricchezza se poi la sua distribuzione non risponde al merito, al contributo che ciascuno ha dato, alla voglia di rischiare pur nei necessari equilibri di accordo sociale? Ci sono troppe ingiustizie, sia per eccesso di uguaglianza sia per eccessivo di disparità.

In molte situazioni, ad esempio, c’è troppa poca differenza tra il salario di chi lavora e il sussidio o tra salario e pensione. In certi casi non diventa più nemmeno conveniente impegnarsi nella vita e nel lavoro, soprattutto per i giovani. Nell’Università, per esempio, gli stipendi più alti sono ormai quelli dei docenti in pensione e i più bassi quelli dei giovani ricercatori.

Ho l’impressione che le scelte degli ultimi anni siano state troppo timide e troppo lente, non sufficienti per vincere l’inerzia di stratificazioni decennali e la forza delle dinamiche internazionali. Anche la prossima legge finanziaria pare costruita per rispettare “sentenze” e impegni pregressi piuttosto che per aggredire palesi disuguaglianze. Occorre dare più visibilità alla destinazione delle entrate dello Stato. Sarebbe maggiormente accettabile, anche per chi dovesse pagare dazio, un bilancio “orizzontale” dove la parte da cui si prende vede la parte a cui si destina.

DALL’ITALIA ALL’EUROPA

È indubbio che tutti questi ragionamenti vadano visti alla luce di come ci guarda l’Europa. Un termine che fino a venti anni fa era un sogno politico, dopo il Secolo delle guerre. E che oggi molti iniziano a vivere come un incubo.

Io credo che chi si aspetta la costruzione europea come un processo poco accidentato, debba guardare all’indietro a quello dell’unificazione italiana, ancora peraltro molto da compiere. Anche qui la questione non è se, ma come. Non è se si all’Europa, ma quale e in quale modo. Chi ha dubbi sul futuro dell’Europa come realtà unita abbia il coraggio, consapevole della Storia, di indicare un’alternativa e di immaginarne le future conseguenze.

UNA NUOVA EUROPA

Non basta più però difendere per inerzia l’idea di Europa. Oggi l’Europa ha bisogno di un nuovo inizio. Serve una discontinuità. Per esempio l’elezione diretta di un Presidente a cui competano le scelte politiche in materia di difesa, politica estera, monetaria ed educativa.

Le generazioni che oggi hanno meno di quarant’anni sono quelle che noi identifichiamo come “Erasmus”. Queste ragazze e questi ragazzi sono diventati maggiorenni con la nascita dei vettori low cost e con la diffusione di Internet. La cornetta telefonica è per loro un vago ricordo che presto verrà sostituito anche nelle icone dei cellulari. Molti di questi giovani sono poliglotti, senza appartenere alla nobiltà, e possono candidarsi a guidare il nostro Continente nel nuovo secolo.

Così come la forza degli Stati Uniti d’America di questi decenni è nata dal crogiolo delle differenze, che hanno trovato alimento anche dal dramma e dalle atrocità del nazismo, così oggi l’Europa può rinascere dal dramma di altre guerre e di altre povertà e svolgere un ruolo preminente per il Mondo. Un futuro più prospero per i popoli europei è nelle nostre possibilità se saremo forti nelle identità e aperti nelle sensibilità.

QUALE SOCIETÀ VOGLIAMO

Ma è altrove che ci porta questa riflessione, che non vuole e non può essere di natura solo economica. La ricerca di una nuova via per la crescita porta a mettere in discussione ciò che è stato considerato come “acquisito” da troppo tempo, ovvero l’idea di società che abbiamo.

E’ interessante questa fase della nostra storia. Dopo aver soddisfatto in gran parte i bisogni primari come l’alimentazione, l’abitare, la mobilità e una serie, così elevata da non essere avvertita, di comodità, inimmaginabili ancora oggi per gran parte dell’umanità, stiamo affrontando il futuro con pochissime categorie mentali e per lo più all’interno di modelli individuali e non collettivi. Anche chi governa una moltitudine, guarda agli individui, è abile nell’intercettarne i bisogni del momento, è astuto nel convincere che l’interesse di tutti non è altro che l’interesse individuale più votato.

Eppure, basterebbe fermarsi un attimo e chiedersi: quale società vogliamo, quale mondo? Anche la conquista del consenso, se non porta con se un’idea di società, è neve di primavera destinata a sciogliersi alle prime difficoltà.

DIRITTI COME CONQUISTA

Una vita degna in tutte le sue fasi non è necessariamente una vita colma di ricchezze, di diritti e di rivendicazioni. C’è una bella frase proprio di S. Agostino: “la felicità è desiderare ciò che già si possiede”. I diritti di cittadinanza, e più in generale tutti i diritti, non vanno visti come punto di partenza e definitivamente acquisito, ma come conquista che deriva dall’esercizio continuo dei doveri di cittadinanza, che comprendono tutti i doveri.

D’altronde, i diritti acquisiti, come tutte le conquiste, se non sono sostenibili, si traducono nell’acquisizione di fatto dei diritti altrui, quelli dei più deboli, di chi “sta fuori”, di chi non è ancora nato.

I SISTEMI EDUCATIVI

platea inaugurazione anno accademico 2015Eppure il nostro Paese ha sperimentato fin dal dopo guerra un’originalità in Europa nel dibattito sul modello di società. Oggi possiamo dire che il comunismo è stato storicamente e sommariamente “a tutti poco o niente”; facciamo in modo però che la risposta non sia “a pochi quasi tutto”. Affinché questo avvenga non è sufficiente attivarsi per correggere la tendenza in termini caritatevoli, ma occorre anche costruire le condizioni per una società più giusta.

E questo ha il suo inizio in un solido e universale sistema educativo. L’istruzione, i valori ovunque vengano acquisti sono la materia prima di una società più equilibrata e quindi più giusta. Il nostro Paese ha molta strada da fare al riguardo. La Rai ha insegnato la lingua comune agli italiani e oggi le televisioni di altri Paesi insegnano da tempo la nuova lingua franca.

CAMBIAMENTO ED EQUILIBRIO

Occorre cambiare. Ma così come i diritti e i doveri sono due facce della stessa medaglia, il cambiamento in una società complessa non è rivoluzione, ma evoluzione. E l’evoluzione è il passaggio da un equilibrio a un altro in un processo incessante e senza fine di adattamento. Non c’è reversibilità nella natura, malgrado le leggi della medesima, e così non c’è vero cambiamento senza un percorso equilibrato che lo renda irreversibile.

L’equilibrio non è in antitesi al cambiamento, non è staticità, è punto di incontro mobile di un processo evolutivo.

CAMBIAMENTO E GLOBALIZZAZIONE

Un ruolo, in questo processo di cambiamento, è certamente giocato dai processi di globalizzazione, di interazione tra parti lontane, di condivisione, di conoscenza reciproca; non solo quindi passaggio di merci. La globalizzazione può però agire per “armonizzare” il mondo, così come per “omogeneizzarlo”. Nel primo caso la globalizzazione è difesa delle identità e delle differenze intorno a valori condivisi, nel secondo è miscellanea indigesta che toglie spazio alle comunità e alle loro storie evocando periodiche forme di rigetto.

IL RUOLO DELLA SCIENZA, IL RAPPORTO FRA I SAPERI

Personalmente auspico che in questo processo di cambiamento, la nostra società sappia recuperare una posizione di leadership per l’educazione, la ricerca, la scienza, il cosiddetto “soft power”.

Educazione e ricerca, che intendo in equilibrio fra i saperi, dove si possa riconoscere la ricchezza della conoscenza umanistica come di quella scientifica, in un rapporto fra le discipline che si arricchiscono vicendevolmente.

In un dialogo fra Einstein e Chaplin, si riporta che il fisico abbia detto all’attore: “Ciò che ammiro di più della vostra arte è che è universale. Non dite una parola e il mondo intero vi capisce!”. E che la risposta di Chaplin sia stata: “È vero. Ma la vostra gloria è più grande. Il mondo vi ammira anche se nessuno vi capisce”.

LA COMPETIZIONE NEL SISTEMA EDUCATIVO

Al nostro sistema educativo, piuttosto che di trasformare la società, è stato chiesto di competere. E in molti casi si è voluto tradire l’essenza stessa della parola che significa “andare insieme”, “convergere a un medesimo obiettivo”, avere una tensione per il miglioramento. Si è intesa la competizione come “spettacolo di gladiatori”, dove vince chi non viene eliminato. Il pollice dell’Imperatore oggi è più democraticamente sostituito dal “popolo della rete” che promuove con gli “I like” e punisce con gli improperi come ai tempi dell’Antica Roma.

La competizione, come il merito sono virtù di una comunità perché inducono a migliorarla.

L’idea autentica di competizione va difesa soprattutto dai migliori. Il vincitore che elimina i vinti non potrà ripetersi. Il numero uno è tale perché esiste il secondo e il terzo. Chi sta dietro continuerà a giocare se si riconoscerà nelle regole di valutazione e se si potrà migliorare fino a insidiare chi è davanti. E chi è davanti sarà impegnato a non farsi superare. Questa è la competizione, la non omologazione, l’esaltazione delle diversità, la spinta alla qualità diffusa e al miglioramento. E concedetemi un pizzico di ironia sulle tante classifiche che giudicano scuole, università, città, sistemi sanitari, Paesi: non avete l’impressione dell’impiego di un enorme numero di classificatori nei confronti di un minor numero di classificati?

D’altro canto, a detta dei principali studiosi di pedagogia, sono le differenze in contrapposizione al conformismo gli elementi vincenti di un buon sistema educativo. Il cattivo esito di molte riforme europee degli ultimi vent’anni è forse spiegato, per dirla come Ken Robinson, dal tentativo eccessivo all’omologazione dei sistemi educativi.

LA QUALITA’ MEDIA

La competizione che migliora è quella che difende e alza la qualità media. Forse dobbiamo essere in grado di apprezzare anche il fatto che nel nostro sistema di alta educazione non si raggiungano vette a livello mondiale, ma che il livello nel suo complesso sappia difendere una buona qualità media, come riconosciuto proprio dagli altri Paesi. L’”Aurea mediocritas” di Orazio significa “ottimale moderazione”, equilibrio, rifiuto di ogni eccesso.

LA MODERAZIONE ANCHE VERSO CHI GOVERNA

Rendiamoci anche conto che oggi chiediamo davvero molto a chi ci governa e anche la mia relazione va in questa direzione. In altri termini, la democrazia ci ha reso molto esigenti, forse anche troppo.

Anche qui l’equilibrio e la moderazione aiutano una società a progredire e a essere più giusta.

CONCLUSIONE/ SALVAGUARDIA DI CIO’ CHE ABBIAMO RAGGIUNTO

Alla fine di questo percorso, che è partito dalle grandi questioni del nostro Paese, per allargare lo sguardo all’Europa, ad una nuova definizione di società, e all’esigenza di cambiamento, vorrei riaffermare il concetto di “conquista continua”, mai acquisita per sempre, come una pianta che occorre adeguatamente irrorare.

Talvolta si ha l’impressione di ritenere definitive alcune grandi conquiste dell’ultimo secolo e speriamo che l’Europa possa compiere il primo secolo di pace.

Così non è: “Armi, acciaio e malattie”, per dirla come il biologo Jared Diamond, continuano ad essere elementi da cui non si può prescindere anche per creare lo spazio per più incisive politiche di pace e di integrazione.

Per questo è davvero essenziale comprendere l’importanza della scienza, delle scienze, delle tecnologie per evitare un sicuro declino, quandanche non assoluto, certamente comparativo.

Un Paese senza grandi tensioni emotive, se non nella forma di risentimento; un Paese che non accetta di vivere con i propri mezzi, che chiede di allungare l’estate coltivando l’illusione di poter fare a meno delle formiche, un tale Paese non può nemmeno difendere ciò che la Storia gli ha consegnato.

Detenere grandi patrimoni culturali non è garanzia per evitare il declino. La Grecia e il Medio Oriente sono un monito. Non è per decreto o per editto che meglio conserveremo i nostri capolavori. In un Paese che smette di generare ricchezza ciò appare sempre più un lusso che non ci possiamo più permettere.

Sappiamo dalla storia che la correzione degli squilibri può avvenire per umana virtù o per brutale necessità. Auspichiamo che le grandi questioni possano essere affrontate evitando guerre e violenze; per questo servono istituzioni forti, affinché la legge della forza non sostituisca la forza della legge.

DEDICA

coroVoglio concludere la mia riflessione con una dedica.

Non a una o più persone; anche senza menzione, sono certo che a molti la mia dedica personale è già arrivata.

Voglio fare una dedica a una comunità. Quella delle persone che “fanno fatica”, che danno prima di ricevere, che servono prima di essere servite, non solo i più deboli ma quelli che ogni giorno si impegnano nello studio, nel lavoro, nella vita.

Il fare fatica, talvolta anche la fatica di rispettare la legge, è il migliore esercizio del dovere e l’anima di ogni organizzazione.

Le persone che fanno fatica hanno il diritto e il dovere di chiedere un’Italia e un Mondo migliori.

 




Food Film Fest, ecco i vincitori

da: “L’universo è un pasto gratis” di Fabio Maiorino

 

Due premi all’Italia, uno ad un film di animazione dal Brasile e uno al Belgio. Sono i risultati della seconda edizione del Food Film Fest, concorso internazionale di cinematografia sul tema del cibo, organizzato a Bergamo dall’associazione Montagna Italia e dalla Camera di Commercio. Il festival ha selezionato 22 finalisti tra oltre 100 lavori pervenuti da 30 nazioni. Le proiezioni, ad ingresso libero, si sono tenute al Quadriportico del Sentierone.

Ecco i premi e le motivazioni

CATEGORIA ANIMAZIONE – 1° PREMIO

CASTILLO Y EL ARMADO di Pedro Harres

CASTILLO Y EL ARMADO di Pedro HarresIl regista afferma che la sfida più grande è stata quella di combinare in un’unica visione la dimensione contemplativa e violenta della natura. Ci riesce perfettamente con grande realismo e un tratto grafico efficace, attraverso la crudeltà del giovane pescatore che lotta contro se stesso e

perde sia nei confronti della propria esistenza, sia nel vano tentativo di trasformare il risultato della sua cruenta battaglia col “mostro” marino, in succulento banchetto. Non sempre il cibo consola, spesso dal mare della vita si pesca amaro.

CATEGORIA DOC – 1° PREMIO EX AEQUO

DAILY LYDIA di Marco Zuin

il regista Marco Zuin ritira il PremioIl cibo è tra le molte sfide che Lydia deve affrontare per vivere con la sua famiglia. Insieme alla dignità, della quale sembrano cibarsi quasi esistenzialmente. Marco Zuin riesce a umanizzare un quadro difficilmente immaginabile a noi occidentali, e lo fa in punta di obiettivo, con uno stile e una semplicità elegante, commovente, mai stucchevole. La musica e la fotografia fanno il resto, una bellissima opera d’arte.

CATEGORIA DOC – 1° PREMIO EX AEQUO

HIMSELF HE COOKS di Valerie Berteau

HIMSELF HE COOKS di Valerie BerteauColori e sapori nella sacralità di centinaia di mani che preparano cibo per le migliaia di fedeli in preghiera al Tempio d’Oro di Amritsar, in India. La cucina più grande del mondo che quotidianamente si mette in moto in un silenzio quanto mai affascinante. L’assenza di dialoghi rende la musicalità della verità ancora più ricercata ed allo stesso tempo comprensibile. Il cibo è elemento fondante di una comunità religiosa, è sussistenza, è cultura senza confini, è ordine disciplinato e consapevole.

PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA

L’UNIVERSO È UN PASTO GRATIS di Fabio Maiorino

Fabio Maiorino e Tiziana Maiorino ritirano il Premio

È un’opera dedicata alla comunicazione televisiva, quella di qualità che ancora c’è, basta sceglierla. Il suo maggior pregio è specifico nella sua diretta funzione: spiega la fisica attraverso il cibo e la preparazione di pregevoli manicaretti. E lo fa impeccabilmente con umorismo, semplicità,rigorosa sostenibilità sia scientifica che tecnica e soprattutto con l’ingrediente più gradito, si fa capire.

NELLA SEZIONE FOTOGRAFICAMauro Bertolini premiato da Enrico Radicchi (slow food)

Il premio è andato a Mauro Bertolini, autore di uno scatto dedicato alla preparazione dei casoncelli alla bergamasca.




Dalla “Popolare” un social-bond per supportare l’Opera Bonomelli

Popolare_BondLa Banca Popolare di Bergamo, Gruppo UBI Banca, ha annunciato l’emissione del prestito obbligazionario “solidale” (Social Bond) “UBI Comunità per Associazione Opera Bonomelli Onlus” per un ammontare complessivo di 5 milioni di euro destinato a nuovi risparmi, i cui proventi saranno in parte devoluti a titolo di liberalità all’Associazione Opera Bonomelli Onlus, a sostegno del progetto “Casa – Lavoro” rivolto al sostegno dei cittadini accolti nella struttura. I soggetti interessati sono persone in condizione di fragilità sociale (perdita del posto di lavoro, crisi ed esclusione dal nucleo famigliare) e fragilità personale (difficoltà o incapacità a sostenere una esistenza in totale autonomia in quanto bisognosi di un sostegno relazionale, di un punto di riferimento che dia loro sicurezza). Queste persone accolte nella struttura dopo aver svolto un percorso di aiuto, finalizzato prevalentemente a supportare le fragilità individuali (che può durare dai sei ai quindici mesi), sono sostanzialmente pronte ad intraprendere un nuovo “viaggio” nella società, ricostruendo un loro progetto di vita. Questo avviene se vengono garantite alcune condizioni: un reddito, un’abitazione e un supporto relazionale degli operatori dell’Opera Bonomelli nella fase iniziale di autonomia, il principale obiettivo che si propone il progetto in questione.

Le obbligazioni emesse dalla Banca Popolare di Bergamo hanno taglio minimo di sottoscrizione pari a 1.000 euro, durata 3 anni, cedola semestrale, tasso fisso lordo annuo pari a 0,60% per il primo anno, 0,85% per il secondo anno e 1,20% per il terzo anno; possono essere sottoscritte dal 21 settembre 2015 al 22 ottobre 2015, salvo chiusura anticipata o estensione del periodo di offerta. L’offerta è riservata a chi apporta nuove disponibilità durante il periodo di collocamento. Le obbligazioni non sono destinate alla quotazione in nessun mercato regolamentato o sistema multilaterale di negoziazione: saranno negoziate in contropartita diretta nell’ambito del servizio di negoziazione per conto proprio. L’importo devoluto da Banca Popolare di Bergamo all’Associazione Opera Bonomelli Onlus, a titolo di liberalità, può arrivare fino a 25mila euro in caso di sottoscrizione dell’intero ammontare nominale delle obbligazioni oggetto dell’offerta.

“La Banca Popolare è molto sensibile alle tematiche sociali e lo strumento del Social Bond è un’ottima soluzione per sostenere concretamente tanti progetti meritevoli – commenta il presidente Giorgio Frigeri -. “Siamo orgogliosi quindi di poter sostenere una storica realtà come Opera Bonomelli, così conosciuta e stimata a Bergamo, un ente che da anni ha come obiettivo principale ricostruire una vita decorosa a persone che vivono in strada, sfrattate, sole, senza lavoro, a soggetti con problemi di dipendenza. Per la nostra Banca sostenere il progetto “Casa – Lavoro”, dopo altre importanti iniziative sociali ed etiche in tutte le aree dove siamo presenti con le nostre filiali, significa ribadire ancora una volta il nostro impegno nel collaborare con quelle Associazioni che sviluppano progetti a beneficio di comunità che fanno parte del nostro territorio e inevitabilmente della nostra vita”.




Accesi cinque totem, la città diventa più smart

Si sono accesi i cinque totem multimediali di orientamento per cittadini e turisti, collocati in Piazzale Marconi a Bergamo e inaugurati oggi da ATB Mobilità e Comune di Bergamo, in occasione della Settimana Europea della Mobilità. I cinque totem di indirizzamento pedonale sono distinti in due tipologie: due, con informazioni statiche, come ad esempio mappe e cartine del nodo intermodale e dei servizi urbani in partenza dalla Stazione FS di Bergamo; e tre, dotati anche di informazioni dinamiche, a scorrimento, che informano l’utente sui mezzi trasporto pubblico urbano, extraurbano e tramviario presenti nella principale area di interscambio della città, a breve  integrati con le informazioni sui servizi ferroviari e aeroportuali di collegamento a Bergamo. totem dinamicoIl sistema è predisposto anche per la visualizzazione di altre informazioni: condizioni del traffico stradale sui principali assi viari ed autostradali di Bergamo, tariffe ed eventuali agevolazioni per l’utilizzo di mezzi pubblici disponibili, tempi medi di attesa (es. servizio Taxi, deposito bagagli, etc.), disponibilità dei noleggi (Bike Sharing, Car Sharing, Bike e Car Rental, etc.), iniziative ed eventi del territorio e condizioni meteo, anche regionali. Oggetto dello studio iniziale è stata quindi l’area di Piazzale Marconi, che rappresenta per Bergamo un luogo strategico per la presenza di numerosi terminal di trasporto: la stazione ferroviaria, la stazione autolinee urbane ed extraurbane, il capolinea della linea tramviaria Bergamo-Albino, l’interscambio con il trasporto pubblico per la connessione con l’Aeroporto  “Il Caravaggio” di Orio al Serio, il servizio di Bike Sharing. Oltre al valore di interconnessione, l’area è centro di aggregazione urbana, attrattore di eventi e manifestazioni, principale luogo di accoglienza turistica. Grazie al sistema di orientamento sviluppato tramite strutture segnaletiche polifunzionali per pedoni (wayfiding), cittadini e viaggiatori possono da oggi acquisire facilmente le informazioni aggiornate sui servizi di trasporto e muoversi più facilmente tra i principali luoghi di interesse della città.

L’aggiornamento delle informazioni presenti sui totem, dotati di Monitor TFT, avviene attraverso una connessione web ad alta prestazione con Modem 4G LTE, funzionale anche come punto di accesso (Access Point) per la connessione Wifi offerta al pubblico. Il sistema è inoltre dotato di un software di controllo remoto in grado di fornire, in tempo reale, lo stato di funzionamento delle installazioni, al fine di favorire, al bisogno, interventi di manutenzione e riparazione, mirati e tempestivi. Il sistema di wayfiding utilizza “E015 Digital Ecosystem”, un ambiente digitale di cooperazione per lo sviluppo di applicazioni software integrate, realizzato nell’ambito dei progetti sostenuti dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, dalla Regione Lombardia, dalla Provincia e dal Comune di Milano per EXPO 2015 con l’obiettivo di favorire la standardizzazione e la diffusione delle informazioni su protocolli condivisi ed interoperabili. Gli aderenti all’ecosistema E015 concordano di adottare un modello di riferimento tecnologico per la condivisione dei propri dati/servizi e per arricchire l’offerta di applicativi agli utenti finali che, nelle intenzioni, dovrebbe continuare anche oltre l’esposizione universale. Expo Milano 2015 ha messo a disposizione le soluzioni tecnologiche a supporto del progetto, integrandolo nella piattaforma tecnologica di servizi per l’evento (Expo Service Delivery Platform) e rendendola accessibile  a tutti i partner interessati. Il progetto è stato realizzato da ATB Mobilità, con il supporto di Steer Davies Gleave, società di consulenza internazionale tra le più importanti nel settore dei trasporti. Il valore complessivo del progetto, comprensivo delle analisi iniziali, dello studio grafico, della fornitura, della messa in servizio e della manutenzione per i prossimi tre anni, è di circa 140mila euro. “Con questa realizzazione, ATB prosegue nella politica degli investimenti e dello sviluppo dei servizi, confermandosi come Azienda protagonista sul territorio locale nel settore della mobilità – dichiara Alessandro Redondi, Presidente ATB.

“Dopo il sistema di indirizzamento ai parcheggi in struttura; l’upgrade tecnologico del servizio bikesharing La BiGi e l’estensione della rete con le due nuove stazioni di Bianzana e S. Fermo; l’attivazione dei totem multimediali in piazzale Marconi; ATB allunga il passo e lavora nella direzione di una città sempre più “smart”, capace quindi di informare i cittadini, i pendolari in transito dalla Stazione e i numerosi turisti in visita a Bergamo. Un investimento importante che potrà essere incrementato nel tempo con l’aggiunta di nuovi totem e l’integrazione di ulteriori informazioni”.

“L’attivazione dei 5 totem informativi rappresenta un’ulteriore tappa nel programma che il Gruppo ha intrapreso da tempo per rendere sempre più accessibili e moderni i servizi di trasporto e di mobilità a cittadini e turisti – dichiara Gianbattista Scarfone, Direttore Generale ATB. “Con questa realizzazione, una delle più avanzate in Italia, si completa l’idea progettuale proposta da ATB, per il miglioramento dell’infomobilità in Piazzale Marconi, ritenuta area strategica per l’aggregazione, l’interscambio, l’intermodalità e da attrezzare, quindi, con le tecnologie più avanzate. I totem di Piazzale Marconi, forniti da Aesys azienda leader del settore, contribuiscono ad aggiungere un ulteriore tassello al disegno più ampio che comprende: l’indirizzamento ai parcheggi; la gestione delle Ztl con telecamere; il sistema di monitoraggio in tempo reale del servizio degli autobus e quello di gestione intelligente dei semafori sugli gli assi stradali est – ovest e nord – sud; il rinnovato servizio di bike sharing La BiGi;  la App ATB Mobile che consente a cittadini e turisti di accedere a tutti i servizi di ATB; e tutti quegli investimenti in tecnologia e servizi che contribuiranno a migliorare la mobilità dei cittadini a Bergamo”. “Grazie all’accensione dei totem in piazzale Marconi si attua davvero quel polo intermodale, finora mai del tutto realizzato – dichiara Stefano Zenoni, assessore alla Mobilità del Comune di Bergamo. Le segnaletiche di indirizzamento dei flussi pedonali daranno vita a quella grande stazione a cielo aperto che è nella nostra visione, dove confluiscono ferrovia, autobus di città, Teb, servizi extraurbani e taxi. Il lavoro dell’amministrazione sull’area dimostra l’attenzione alle problematiche dell’area: attraverso il progetto di riqualificazione di Ines Lobo, ai lavori per la realizzazione del parcheggio del metropark e al trasloco di Bergamoscienza all’Urban Center crediamo di poter migliorare la fruizione dell’area, sottraendola sempre più alla periferia e includendola progressivamente alle aree centrali della città”.

 

 




Trapiantati, partita la dodicesima Granfondo

la partenza della Granfondo trapiantati
La partenza della Granfondo trapiantati

Ha preso il via questa mattina dall’Ospedale Papa Giovanni XXIII la dodicesima edizione della Granfondo nazionale trapiantati, organizzata anche quest’anno dall’Associazione Amici del Trapianto di Fegato, in collaborazione con l’Ospedale di Bergamo, con l’intento di diffondere il tema della donazione degli organi a scuole, istituzioni, associazioni di volontariato ed ospedali di tutta Italia.

Quest’anno la tradizionale pedalata si svolgerà in Liguria fino al 26 settembre e sarà dedicata a Luisa Savoldelli, trapiantata di fegato tre volte, venuta a mancare lo scorso ottobre: “Era uno dei punti di riferimento dell’Associazione e in particolare nella manifestazione della Granfondo ciclistica – ha commentato Valentina Lanfranchi, Presidente dell’Associazione Amici del trapianto di fegato-. Esprimeva spesso riconoscenza ai donatori e non perdeva occasione per sollecitare le persone affinché si moltiplicasse l’impegno per la sensibilizzazione alla donazione degli organi. Abbiamo fatto tesoro dei suoi insegnamenti e oggi con ancora maggiore determinazione porteremo avanti questi principi”.

Il programma di questa edizione prevede cinque tappe, che porteranno i partecipanti da Bergamo a San Remo, con visite agli ospedali S. Matteo di Pavia e S. Martino di Genova, alle scuole di Pavia, Ovada, Arenzano e Finale Ligure e ai Comuni di Ovada e San Remo, per un totale di più di 380 km. Un percorso che vuole dare speranza a chi deve subire questo intervento delicato e sensibilizzare tutti sul tema della donazione degli organi. “Questa iniziativa vuole essere anche un modo per dimostrare come il trapianto può trasformare la vita di una persona, portandolo in pochi mesi da una situazione di grave insufficienza d’organo alla possibilità di pedalare per 80 chilometri al giorno per diversi giorni consecutivi – ha spiegato Mariangelo Cossolini, responsabile del Coordinamento prelievo e trapianti dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII e medico della manifestazione -. Inoltre è una conferma dei dati emersi dal progetto del Centro Nazionale Trapianti “Trapianto…e adesso sport”, di cui siamo i referenti per la Lombardia: lo sport migliora il benessere generale del trapiantato permettendo un corretto stile di vita con effetti che allungano la sopravvivenza dell’organo trapiantato. Nell’ambito di questo progetto quest’estate abbiamo creato un nuovo filone che ha previsto per i trapiantati percorsi di trekking sulle montagne bergamasche, dedicando l’iniziativa a Luisa, grande appassionata di montagna”.

I dati, fino ad agosto di quest’anno, parlano di un importante aumento dei trapianti eseguiti al Papa Giovanni XXIII, ben 124, con già 11 interventi in più rispetto al totale di quelli eseguiti nello stesso periodo lo scorso anno. Molto positivo anche il bilancio sul fronte della donazione: con 9 donatori segnalati e 11 prelevati in più rispetto allo scorso anno e soprattutto una netta diminuzione delle opposizioni, che si attestano al 10,3% (al 13% se si considera l’intera provincia di Bergamo), percentuale inferiore alla media regionale (26,1% circa) e nazionale (30% circa).

“Questi risultati sono in gran parte dovuti al lavoro dei nostri operatori che ha portato alla creazione di due nuove procedure, una clinico-organizzativa e una sulle modalità di relazione con i familiari del potenziale donatore, che ha reso più efficace il nostro lavoro in terapia intensiva – ha spiegato Carlo Nicora, direttore generale dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII -. Ciò non toglie che senza l’attenzione e la sensibilità dei cittadini nulla potremmo fare. È per questo che iniziative come questa sono fondamentali, perché fanno riflettere sulla necessità di decidere se diventare o meno donatori. La mancanza di una scelta chiara su questo fronte complica situazioni già difficili e riduce la possibilità di dare una speranza a chi è in lista d’attesa”.

 




Treviglio apparecchia via Sangalli per aiutare i bimbi africani

La Pro Loco Treviglio con gli Amici di via Sangalli, l’Associazione Commercianti Trevigliesi Professionisti e Artigiani, con il patrocinio del Comune di Treviglio promuovono Cenarbeneficando: la sera del 25 settembre la via Sangalli ospiterà una preziosa tavolata di 250 metri in una raffinata ed elegante coerografia per una cena a scopo benefico. 400 i posti a tavola. Il ricavato della manifestazione contribuirà alla costruzione di un asilo per 250 bambini in Etiopia.

www.prolocotreviglio.it




Addio a Enzo Rossi, un capitolo di storia delle librerie

Enzo Rossi

Enzo Rossi si è spento all’età di 95 anni e con lui se ne va un’ampia pagina della storia delle librerie a Bergamo. La sua insegna, specializzata nella scolastica, ha rappresentato un punto di riferimento per tanti studenti. Ma anche per gli appassionati lettori, a quali era sempre pronto a consigliare il titolo giusto, interpretando appieno il ruolo del libraio.

Durante le sue visite in redazione per scambiare qualche commento sulla vita della città e il mercato librario, ci aveva raccontato che la sua passione era cominciata rovistando tra i volumi della nonna, che faceva la maestra. Passione che si è trasformata in mestiere nel 1952, quando, dopo un’esperienza come rappresentante di testi scolastici, ha aperto la sua prima libreria in via Zambonate. Nel ‘61 si è trasferito al numero 4 di via Paglia, mentre nell’83 ha aperto la sede all’angolo tra via Paglia e via Paleocapa, chiusa dai figli nel 2011 di fronte alle difficoltà del settore.

Enzo rossi Premiato AscomAll’attività commerciale Rossi ha sempre affiancato l’impegno associativo. Negli Anni 60 è stato presidente provinciale dell’Unione cattolica italiana commercianti, nello stesso periodo è stato tra i fondatori della Fiera del libro. Mentre dal 1982, per 22 anni, è stato presidente del Gruppo librai e cartolai dell’Ascom. Tra le sue battaglie quella per la regolamentazione degli sconti. «Il prezzo di un libro – affermava – è fissato dalla casa editrice e stampato sulla copertina, per questo i piccoli librai non possono permettersi di effettuare sconti. Il rischio è che sparisca la figura del libraio indipendente, un professionista qualificato in grado di consigliare, di reperire i testi, di conquistare la fiducia dei clienti e di promuovere, di conseguenza, la lettura».

Nel 2005 l’Ascom gli aveva assegnato un riconoscimento per la lunga attività sindacale, nel corso dell’assemblea annuale. Di lui non si può nemmeno dimenticare la gloriosa militanza negli alpini e nei gruppi partigiani cattolici.

I funerali si tengono lunedì 21 settembre alle ore 15 al Tempio Votivo di Bergamo partendo dall’ospedale Papa Giovanni XXIII.