Bergamo, nasce la “Scuola del curatore fallimentare”

Alberto Carrara
Alberto Carrara

Ben 241 procedure fallimentari dichiarate dal primo gennaio al 30 settembre 2015 e 1.815 fallimenti ancora aperti. In questo scenario, relativo a Bergamo e provincia, nasce la «Scuola del curatore fallimentare» su iniziativa dell’Unione Giovani Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di concerto con l’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili e la Sezione Fallimentare del Tribunale Civile e Penale di Bergamo. Un’attenzione che testimonia quanto la professione, con gli anni della crisi, sia diventata sempre più richiesta e necessaria.

Otto incontri, da ottobre a dicembre 2015, che permetteranno agli iscritti di fare il punto con professionisti di altissimo livello su una delle tematiche più attuali e di recepire gli elementi necessari di base per gestire le procedure concorsuali, con particolare attenzione alla dimensione locale e nazionale del fenomeno fallimentare e con la possibilità, inoltre, di acquisire crediti formativi ad alta qualificazione a un costo contenuto (iscrizione 30 euro per gli iscritti Ugdcec, 120 per i non iscritti).

In particolare, gli incontri, che vedranno il patrocinio della Commissione Procedure Concorsuali e Funzioni Giudiziarie dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Bergamo, prenderanno avvio mercoledì 14 ottobre presso la sede congressuale dell’Ordine, Sala Mosaico ex Borsa merci, con primo focus sui principali adempimenti del Curatore dopo la nomina, dall’accettazione dell’incarico alla convocazione e verbale delle dichiarazioni del fallito fino alla Par condicio creditorum.

«Con la crisi economica, quella del curatore fallimentare è diventata una delle figure più richieste. Numerosissimi, anche nel nostro territorio, sono stati i casi di fallimento e le cessazioni di attività di fronte ai quali il curatore fallimentare svolge un ruolo estremamente tecnico e deve disporre di conoscenze specifiche. Abilità e nozioni che con questo Minimaster intendiamo fornire soprattutto ai nostri iscritti più giovani. Non possiamo che essere soddisfatti, pertanto, della grande attenzione fin ora ricevuta, a dimostrazione di quanto siano utili e necessari questi incontri, nati proprio con l’obiettivo di mettere in circolo le competenze, far crescere le professionalità e raggiungere obiettivi sempre più elevati in quanto a efficienza ed expertise della nostra categoria» – ha dichiarato il dott. Alberto Carrara presidente dell’Ordine.

I successivi incontri si terranno: mercoledì 28 ottobre “Relazione ex art. 33 e i reati fallimentari” ; mercoledì 4 novembre ”Accertamento del Passivo – casi pratici”; lunedì 16 novembre “Revocatoria ex art. 67 L.F”; venerdì 4 dicembre “Il Programma di Liquidazione e i contratti pendenti”; venerdì 11 dicembre “Il Piano di riparto” , venerdì 18 dicembre “La chiusura della procedura”, lunedì 21 dicembre “La riforma del Diritto Fallimentare – D.L. 27.06.2015”.




Il rito del tè inglese ora “seduce” anche i salutisti

téQuello che tiene uniti gli inglesi non è la regina, ma il tè, seguito dal cricket. Nessuno li disprezza, molti li amano, la maggior parte li accetta. Il tè è parte della vita quotidiana tanto quanto la tazzina dell’espresso lo è in quella italiana.

I numeri non mentono. Gli inglesi bevono una media di 165 milioni di tazze di tè al giorno ed il 98% di questi vi aggiungono del latte. Provate a chiedere una fettina di limone e vi guarderanno come se aveste chiesto il sale al posto dello zucchero. Insomma, se smettessero di bere tè, gli inglesi soffrirebbero di disidratazione.

Durante il mio viaggio in India uno dei momenti più memorabili è stata la visita ad una piantagione di tè, dove la nostra guida ci spiegava come lì venisse raccolto e prodotto esclusivamente “tè felice”, spiegando che il raccolto di fronte a noi sarebbe stato venduto all’asta, a Cochin e Guwahati in India, ma anche a Colombo in Ski Lanka, Limbe in Malawi e Jakarta in Indonesia. Non avevo proprio idea che questo prodotto venisse smerciato ancora come in epoca precoloniale. Pensavo andasse direttamente alla fabbrica, impacchettato e poi distribuito. Invece si vende all’asta, e chi compra deve negoziare fino all’ultima foglia.

Poi noi lo vediamo impacchettato in modo più o meno elegante, venduto a caro prezzo da Harrods e Fortunum and Mason o attraverso i supermercati e la grande distribuzione a prezzi molto accessibili. I turisti continuano ad acquistare le belle scatolette di metallo contenenti la miscela, irrinunciabile souvenir anche nel mondo della globalizzazione.

Pur godendo di ottima salute, e continuando ad influenzare l’immaginario popolare, il tè e le sue varianti ai vari sapori si sono evoluti molto negli ultimi anni.

La frenesia per cibi e bevande salutari ha fatto impennare il consumo di tè verde, specialmente tra donne e giovani. I dati parlano chiaro: una tazza su otto non è più di tè tradizionale, ma di una miscela verde o alle erbe che promette benefici per la salute. La caccia agli antiossidanti passa da quel che beviamo.

Negli ultimi due anni sono fioriti, specialmente nella zona est di Londra, bar specializzati in questa bevanda, da servire come cocktail, e quindi mescolati con alcol, o come Bubble tea, un drink asiatico da bere freddo con dei grani di tapioca. Bello da vedere, ma non sono sicura in fatto di gusto. Nel centro di Londra e nei grandi alberghi il rito dell’afternoon high tea si celebra a ritmo serrato, con prenotazioni e liste d’attesa per ogni giorno della settimana, dalle tre alle sette di sera. I turisti lo amano, affascinati dal rituale fatto di torte, pasticcini e tramezzini presentati in modo impeccabile, come in una commedia di Oscar Wilde.

Non solo più il tè delle cinque.

Sono inoltre spuntati molti nuovi brand, alcuni ancora di nicchia, altri che hanno conquistato un pubblico ampio e in crescita, che fanno leva su un consumatore giovane, informato e sensibile all’ecologia: dal tè etico di Hampstead Tea, coltivato senza sfruttare i braccianti e l’ecosistema, all’australiano T2, con un packaging accattivante e boutique simili a negozi di design, a Kusmi, costoso ma buonissimo, al più sofisticato e francese di Mariage Frères.

www.italiangirlinlondon.com




Festa del patrono, i cuochi cucinano per la mensa delle autolinee

torta meleIl 13 ottobre ricorre la nascita di San Francesco Caracciolo, patrono dei cuochi d’Italia. È in questa occasione che l’Associazione cuochi bergamaschi si mette al servizio della città e offre il pranzo ai poveri e alle persone disagiate che gravitano nei pressi della stazione.

Lo fa preparando un menù speciale per lo spazio mensa “posto caldo” gestito dal servizio Esodo del Patronato San Vincenzo alle autolinee. Al lavoro ci sono gli allievi di quarta dell’Abf di Bergamo, coordinati dallo chef Raffaele Auriemma.

Il menù prevede “Pizzocchero verticale ai formaggi brembani”, “petto di tacchino alle spezie aromatiche” e “Torta morbida di mele con salsa vaniglia”.

I cuochi che vogliono dare il proprio contributo in cucina o per il servizio sono i benvenuti. Basta contattare info@cuochibergamo.it o scrivere sulla pagina Facebook “Associazione cuochi bergamaschi”




La prossima volta, alla stazione, non mandateci i vigili ma i pittori

motorini multeSi torna a parlare di multe. L’argomento è scottante: soprattutto per chi ci si è scottato. Siamo in Italia, ridente Paese, dove il causidico impazza, in virtù delle molteplici interpretazioni che si possono attribuire alla legge: alla ratio di una legge, intendo, ma anche alla sua applicazione fenomenica. Perfino nelle questioni di importanza, qui da noi, si ha sempre il sospetto che l’interpretazione della norma non sia, come dovrebbe essere, cristallina ed imparziale, ma risenta di viraggi, diciamo così, ambientali. Faccio un rapido esempio, giusto per farmi capire: se in una causa di divorzio o in una separazione si è una donna, si hanno impercettibili ma concrete speranze che un giudizio ti dia ragione; se si appartiene ad una categoria sociale protetta, facilmente non si pagherà il fio delle nostre marachelle, e così via. Fino ad arrivare a sentenze che condannano il derubato e non il ladro: ma qui siamo nei paradossi della giurisprudenza creativa. Quindi, il sospetto che, dietro all’inflessibile braccio della legge ci sia, qualche volta la, viceversa flessibile, umana contingenza, ci sfiora e, talvolta, ci dà perfino una pappina. Nel caso delle multe, questo sospetto diventa qualcosa di più: un indizio, se non una prova. Questo, però, non deve servire a giustificare il trasgressore, quanto, semmai, a criticare il sistema: il sistema multifero, in primis ed il Sistema con la esse maiuscola, più genericamente.

Perché, nel caso delle multe ai motorini fuori della stazione di Bergamo, è verissimo che esista un vasto parcheggio, proprio davanti alle pensiline delle autolinee, a poche centinaia di metri dal luogo delle contravvenzioni, ma è altrettanto vero che i motociclisti multati, spesso, i dieci minuti in più non ce li hanno. Va detto anche che il sito in questione appare un tantino, come dire, più esposto all’ablazione del motoveicolo da parte di quei gentiluomini che interpretano alla lettera il ruolo di una stazione, stazionandovi, appunto, con l’aria del guappo bighellone. Magari, si dirà il pendolare, tra uno spaccio e l’altro, potrebbe prender loro l’uzzolo di riciclarsi come ladri di scooter: viviamo in un’epoca di flessibilità, e anche le risorse si devono adeguare. Così, mettici la fretta, mettici la comodità, mettici il timore del furto e mettici pure il fatto che lo attende un viaggio in vagone bestiame fino a Milano, il pendolare trasgredisce e mette il motorino dove non dovrebbe.

Il Cimmino che è in me, con ghigno diabolico, a questo punto, dovrebbe esclamare: e, allora, paga! Dura lex sed lex. Solo che, il Mazzelli che è in me, bonario e padano, mi sussurra: e tutti gli altri? I tifosi dell’Atalanta e le sciurette della Montessori? Quelli che piantano il suv in via Manara, per vedersi i Mercatanti? Quelli che parcheggiano dove non devono, tanto paga Pantalone? Questa non è una giustificazione, certo: anzi, sfiora il benaltrismo. Tuttavia, l’operazione contro i pendolari sa troppo di sistema facile facile di fare cassa, pestando dei calli che non sono attaccati a piedi di gente che, poi, possa far casino: in altre parole, il solito sistema all’italiana di raccogliere danè. Equivalente, per intenderci, al prelievo fiscale sulle categorie a reddito fisso, per tappare i buchi degli evasori a reddito variabile: meglio poco a tanti che tanto a pochi. Anzi, ai pochi, ai felici pochi: gli Happy Few di Enrico V ad Azincourt.

A parziale discolpa dei tanto vituperati vigili, devo dire che sono proprio pochini, per una città che, in certi giorni e a certe ore, ospita centinaia di migliaia di persone: spesso, queste operazioni a “gatto selvaggio” sono solo un tentativo di tamponare, perché prevenire non si può, per ragioni di organico scarso e, talvolta, utilizzato un po’ a pera. E, allora, a prevenire dovrebbero pensare altri: creando nuovi parcheggi, tanto per le auto quanto per le moto. Facilitando l’uso di navette. Rendendo meno psichiatrico il tracciato delle piste ciclabili. Insomma, non limitandosi ad operazioni di facciata, con workshops a ripetizione: perché lodarsi pubblicamente, ai poveracci che vanno in stazione alle sette di mattina, non cambia proprio niente. Qualche parcheggino in posizione strategica, invece, sì. Altrimenti, la gente, dopo i suoi bei dodici giri nel periplo disperato alla ricerca di un posto dove fermarsi, pianta la macchina dove non deve o parcheggia lo scooter dove non può: e fioccano le multe.

Con poca gioia di tutti: dei contravventori che devono sganciare qualche decina di euro, dei vigili che ci fanno la solita figura da persecutori crudeli, del giornalista che si ritrova a dover ripetere sempre le stesse cose. Che si riducono, in sostanza, ad una: la città si governa per i cittadini. Tirare due strisce bianche per terra, anziché farle blu o gialle o non farle affatto, può cambiare in meglio la loro vita. Perciò, la prossima volta, alla stazione, anziché i vigili, mandateci i pittori. Oppure, multate tutti quanti e non solo i poveri cristi delle sette di mattina: una bella città blindata. E, fuori dal Comune, scriveteci “Kommandantur”.




Web, e-bike sharing e giovani artisti: le mosse del Lago d’Iseo per il salto di qualità

L'Assessore Parolini e il Sindaco Guizzetti firmano la lettera d’intenti per la realizzazione del progetto unitario di promozione turistica del lago d'Iseo da 300mila euro

Dopo anni di impegno, iniziative e buoni propositi da parte delle amministrazioni lacustri il turismo del Lago d’Iseo sembrerebbe pronto a fare il tanto auspicato salto di qualità. La Regione Lombardia e il Comune di Lovere, in qualità di capofila, hanno firmato alla Sede territoriale di Regione Lombardia a Brescia una lettera di intenti per la realizzazione del progetto di valorizzazione e promozione turistica del Sebino, che coinvolge il ‘G16’ del Lago d’Iseo, l’aggregazione formata dai Comuni della sponda bergamasca e bresciana.

La Regione mette a disposizione 300.000 euro per migliorare l’accoglienza, rendere più efficace la promozione, soprattutto sul web, accrescere le performance di incoming e valorizzare questa rinnovata forma operativa di unità in grado di favorire l’aggregazione tra le realtà locali pubbliche e private.

«Oltre ai contenuti di questo progetto, che produrranno ricadute positive sull’intera filiera del turismo e sull’economia locale di quest’area – afferma Mauro Parolini, assessore regionale al Commercio, Turismo e Terziario – presentiamo un risultato ancora più importante: l’unità delle due sponde del Lago d’Iseo in un piano di promozione armonico e innovativo. La frammentazione ha infatti indebolito nel tempo l’efficacia della promozione: solo insieme si riescono a cogliere le grandi opportunità che sta offrendo un settore in costante crescita come quello del turismo».

Negli ultimi anni Regione Lombardia ha impiegato ingenti risorse e assunto un ruolo da protagonista nel guidare il passaggio dal passato industriale allo sviluppo della vocazione turistica di quest’area. Sono stati investiti più di 15 milioni di euro in attività di promozione, interventi di infrastrutturazione, viabilità e riqualificazione del territorio. Inoltre sono stati finanziati i Distretti dell’Attrattività in occasione di Expo e i lavori per il completamento degli itinerari ciclo-pedonali sulla sponda orientale del lago, molto importati per lo sviluppo del cicloturismo, con un impegno economico di 900.000 euro. «Ora – afferma Paolini – siamo finalmente tutti orientati in un’unica direzione per consolidare questo sforzo e compiere quel salto di qualità che il turismo “Made in Sebino” merita».

L’annuncio dell’istallazione di Christo prevista per l’inizio estate prossima ha contribuito ad accelerare tutti i processi avviati per cogliere al meglio le opportunità offerte da questa performance. L’opera del famoso artista bulgaro proietterà infatti il Lago d’Iseo nel mondo e per quindici giorni questi luoghi potranno godere della stessa ribalta globale che hanno avuto altri siti che hanno accolto le sue istallazioni, come il Reichstag di Berlino, il Pont Neuf di Parigi o il Central Park di New York. «L’evento – spiega l’assessore regionale – ha inoltre ispirato un’attività complementare contenuta nel programma e denominata Young Artists Factory, che ha l’obiettivo di fondere arte e paesaggio e di fare dei Comuni del Lago d’Iseo coinvolti in una vera e propria vetrina di arte e creatività contemporanea per giovani artisti».

Soddisfatto il sindaco del Comune di Lovere e capofila del G16 Giovanni Guizzetti: «La firma della lettera d’intenti relativa al progetto di eccellenza “Valorizzazione turistica dei grandi laghi lombardi” – dice – rappresenta il coronamento di un percorso avviato con l’assessorato regionale al Turismo lo scorso novembre e il punto di partenza per nuovi progetti che potranno essere sviluppati anche grazie alla nuova legge regionale sul turismo. Un percorso che, in questi mesi, ha portato i sedici Comuni rivieraschi del Sebino e le province di Bergamo e Brescia ad elaborare per la prima volta un progetto condiviso di promozione e valorizzazione turistica integrata del lago d’Iseo. Saranno realizzate azioni finalizzate a caratterizzare il Sebino come un unicum dal punto di vista paesaggistico-naturalistico e storico-culturale e ad attivare un servizio sperimentale di mobilità sostenibile su tutto il lago – spiega Guizzetti – e una parte importante delle risorse sarà destinata all’avvio di un’innovativa campagna di promozione e veicolazione dell’immagine turistica del Sebino sui social e sul web, alla valorizzazione del patrimonio artistico del territorio, all’implementazione della rete d’informazione turistica del lago e alla realizzazione di attività ed eventi che lo promuovano quale “factory” per giovani artisti».

Progetto di valorizzazione del Lago d’Iseo

Il progetto di Valorizzazione del Lago d’Iseo è promosso in collaborazione con il Comune di Lovere, capofila di 16 Comuni della sponda bergamasca e bresciana del Lago d’Iseo (Lovere, Costa Volpino, Castro, Riva di Solto, Solto Collina, Tavernola Bergamasca, Parzanica, Predore, Sarnico, Pisogne, Marone, Sale Marasino, Sulzano, Iseo, Paratico e Monte Isola) che unitamente alle Province di Bergamo e Brescia hanno condiviso la necessità di una promozione turistica coordinata di quest’area turistica.

Le azioni
  • Caratterizzazione turistica del territorio del Lago d’Iseo come un unicum dal punto di vista sia paesaggistico-naturalistico che storico-culturale (realizzazione e istallazione nei sedici Comuni di totem informativi).
  • Servizio sperimentale di e-bike sharing.
  • @lagodiseo – comunicazione innovativa (realizzazione blog emozionale #lagodiseo, apertura e gestione profili social, social wall, photowalk, organizzazione contest fotografico su Instagram e blogtour, realizzazione e stampa brochure bilingue di promozione turistica unitaria del lago d’Iseo e implementazione dei portali www.iseolake.info e www.balneazionelagoiseo.it e sistema di co-marketing IAT.
  • Percorsi di valorizzazione del patrimonio artistico del Sebino e Young Artists Factory (per valorizzare il Lago utilizzando i suoi luoghi come vetrina di arte e creatività contemporanea).
  • Potenziamento della rete di informazione turistica del lago d’Iseo. Formazione attraverso attività di confronto per il personale degli I.A.T., degli info point e degli uffici turistici del lago d’Iseo.
  • Installazione e manutenzione dei touch screen con informazioni e contenuti multilingue



In via Tasso inaugurato il nuovo “Ufficio Europa”

In Via Tasso, a Bergamo, è stato inaugurato il nuovo “Ufficio Europa”, struttura congiunta di Comune e Provincia di Bergamo che supporterà con azioni concrete i Comuni e gli Enti del territorio che vorranno avviarsi nella ricerca di finanziamenti europei. “Abbiamo l’obiettivo di mettere il territorio bergamasco sempre più al passo con l’Europa. Per questo inauguriamo l’Ufficio Europa, costituito insieme al Comune di Bergamo, con lo scopo di raccogliere idee, competenze e risorse per affrontare al meglio le sfide che ci attendono”, dichiara il presidente Matteo Rossi.

Al taglio del nastro sono intervenuti Matteo Rossi, presidente della Provincia di Bergamo, Giacomo Angeloni, assessore all’Innovazione del Comune di Bergamo, Fabrizio Spada, direttore dell’Ufficio di Milano della Commissione Europea, Giovanni Sanga, deputato, Patrizia Graziani, dirigente Ufficio scolastico provinciale e Gianpietro Benigni, presidente dell’associazione Giovani Idee.




Cambiano i CSC del Comune, più partecipazione per i cittadini

Palazzo FrizzoniCSC comunali, si cambia: nel Consiglio Comunale di stasera si vota il nuovo regolamento dei Centri Socio Culturali del Comune di Bergamo, un documento reso necessario dalla cancellazione avvenuta circa un anno fa delle Circoscrizioni, a cui i centri hanno fatto capo negli ultimi anni. “Venendo meno le Circoscrizioni – spiega Nadia Ghisalberti, assessore alla Cultura e Tempo Libero del Comune di Bergamo – si è resa necessaria innanzitutto l’attribuzione della loro gestione, affidata ora alla Direzione Cultura, e la stesura di un regolamento che, nella relazione previsionale e programmatica della giunta, era prevista entro il 2105”.

I CSC sono attualmente 10, in Borgo Palazzo, Celadina, Fontana, Grumello, Lazzaretto, Longuelo, Malpensata, Monterosso, Pignolo e Villaggio Sposi. I CSC sono servizi culturali territoriali di prossimità: “Tutti i cittadini – continua Ghisalberti -hanno diritto di accedervi senza discriminazioni, favoriscono la ‍partecipazione, il coinvolgimento e la coprogettazione con il volontariato presente nel quartiere. Il nuovo regolamento manterrà queste finalità e le caratteristiche che i Centri hanno avuto finora, contribuendo allo sviluppo e alla promozione di attività di crescita culturale o semplicemente di occupazione del tempo libero. Soprattutto nell’ambito della riforma della partecipazione e con l’istituzione degli operatori di quartiere, i CSC hanno un ruolo fondamentale ovvero quello di luogo pubblico dove rafforzare la coesione sociale del quartiere di riferimento, sia attraverso il collegamento con le reti sociali sia attraverso il coinvolgimento delle singole persone”.

Il nuovo regolamento stabilisce che ogni centro abbia un operatore socio culturale individuato tramite un bando di appalto che ne definisce requisiti, compiti, competenze e che dovrà essere in grado di relazionarsi con l’utenza, di gestire un gruppo di lavoro e interpretare al meglio le funzioni a lui attribuite nel regolamento. Gli orari di apertura saranno decisi tenendo presente le esigenze del territorio e le disponibilità di budget dell’Amministrazione. L’organo di gestione stabilito dal regolamento che andrà in votazione domani sarà la Commissione Culturale, composta da 5 membri nominati dalla Giunta tra utenti o residenti del quartiere di riferimento che abbiano compiuto almeno il sedicesimo anno di età e che poi eleggeranno a maggioranza semplice il Presidente.

“L’Amministrazione – prosegue Ghisalberti – vede nei CSC un presidio pubblico di natura culturale e sociale con un’impronta di partecipazione dal basso, un servizio di massima partecipazione, di scambio con le associazioni, di progettualità condivisa con il territorio. Si tratta di un cambio di impostazione importante rispetto al passato, ovvero alla gestione circoscrizionale, quando i partiti e le parti politiche si spartivano i posti delle commissioni. E’ utile ricordare anche la storia delle Circoscrizioni, nate negli anni ’70 su una forte richiesta di partecipazione che veniva dai cittadini, fallite per essere di fatto diventate dei piccoli parlamentini teatro delle contrapposizioni partitiche che hanno svuotato le finalità per cui erano nate: partecipazione e decentramento dei servizi che è quanto chiedono i cittadini.”

Il compito principale dei CSC, secondo il nuovo regolamento, sarà proprio quello di favorire le relazioni e la partecipazione ad una co-progettazione di interventi sul quartiere secondo esigenze espresse dal territorio di riferimento. “In tutto questo – chiosa Ghisalberti – una spartizione su base di appartenenza ad un gruppo consiliare stonerebbe e non rappresenterebbe solo un’ingerenza dei partiti nella vita dei quartieri.”

Nella nomina dei componenti delle Commissioni conterà un curriculum e a vagliare le richieste di disponibilità saranno la Giunta e il Sindaco.

“A nostro parere – conclude Ghisalberti – questo è un cambiamento che va nella direzione di favorire la partecipazione dei singoli cittadini, non solo come soggetti attivi dentro un’associazione, ma anche come persone caratterizzate dal desiderio di un volontariato civico che può esprimersi attraverso appunto la partecipazione attiva nei CSC senza dover passare attraverso un partito rappresentato in consiglio comunale.”

Il regolamento prevede l’attivazione di convenzioni con le realtà del territorio attraverso convenzioni per la gestione degli spazi dei CSC in orari in cui non è presente l’operatore o in co-presenza e anche l’accesso ai servizi di prestito interbibliotecario. Viene reso possibile anche l’utilizzo fuori dagli orari di apertura da parte delle associazioni. Il regolamento sancisce una verifica di efficienza ed efficacia dei CSC sulla relazione finale redatta dalla Commissione ogni fine anno: verranno indicati i dati relativi alle numero utenti, le attività di prestito librario, la fruizione di servizi, la progettualità condivisa con il territorio, i finanziamenti ottenuti e il bilancio sociale.




Ubi Banca, l’assemblea dà il via libera alla trasformazione in spa

ubi-bancaL’assemblea straordinaria di Ubi Banca, convocata a Brescia, ha approvato la trasformazione in spa. È la prima delle dieci banche popolari interessate dalla legge promossa dal governo Renzi ad abbandonare la forma cooperativa. I sì sono stati 4.976, 25 i no e 31 gli astenuti. Un «passaggio storico» ha detto in assemblea il ceo, Victor Massiah. In assemblea, al momento del voto erano presenti 5.032 soci, in proprio e per delega. La maggioranza a favore della trasformazione in spa è stata bulgara, pari al 98,88% degli intervenuti. Per approvare la trasformazione in spa, sulla base delle regole introdotte dal Parlamento, era sufficiente una maggioranza dei due terzi dei votanti. «Stiamo cambiando un vestito ma non è la forma giuridica che fa la banca ma gli uomini, che penso che siamo molto consapevoli delle responsabilità che hanno», ha detto il presidente del consiglio di gestione Franco Polotti. All’assemblea straordinaria presenti 4.551 soci, di cui 2.501 in proprio, in rappresentanza del 20,56% del capitale. “La scelta di Ubi Banca di procedere alla trasformazione in spa – ha detto presidente del consiglio di sorveglianza, Andrea Moltrasio – contribuirà alla stabilità dell’istituto. Non soltanto il governo, non solo Bankitalia, non solo la Bce, l’Fmi e il Comitato di Basilea, ma anche la Consob in Parlamento: tutti gli enti si sono espressi a favore di questo cambiamento. Assecondare questo cambiamento ha senso proprio per la stabilità del nostro istituto”. Moltrasio ha dato anche indicazioni sul diritto di recesso. Per chi volesse esercitarlo il tempo richiesto dalla procedura sarà di «sei mesi». Nel fissare il tetto la banca ha cercato il «giusto equilibrio» tra il diritto dei soci di monetizzare le proprie azioni «e il dovere di mantenere patrimonio alla banca per reggere eventuali intemperie nei mercati”.




Vent’anni senza Mia Martini, le suore Sacramentine le dedicano uno spettacolo

A vent’anni dalla scomparsa di Mia Martini, l’Istituto delle suore Sacramentine di Bergamo le dedica un recital che mette in luce oltre alle doti di artista il suo impegno nella promozione dei valori umani e sociali.

Lo spettacolo di beneficenza è in programma sabato 10 ottobre alle ore 20.30 nella sala teatro dell’Istituto, in via Sant’Antonino. È realizzato in collaborazione con l’associazione-laboratorio musicale “I ragazzi di Mimì” di Belforte di Gazzuolo (Mn) e con la scuola di ballo “Mery” di Semonte di Vertova.

Proporrà i brani dell’artista interpretati dai cantanti abbinate alla danza e coreografie sulla voce stessa di Mia Martini, compresi alcuni balli delle suore missionarie che provengono dal Brasile, dall’Ecuador, dall’Africa, dall’isola della Samoa, oltre che dall’Italia.

La serata realizza un sogno di suor Laura Fontana, segreteria generale dell’Istituto, che ha conosciuto personalmente l’artista e voleva trasmettere la grandezza e la sensibilità della persona. «Dotata di grande simpatia, molto diretta e spontanea, profonda e capace di comunicare intensamente con i suoi canti», la descrive. E spiega: «Vogliamo riscoprire il profilo psicologico e umano e la spiritualità che ha animato la vita di questa donna, di questa artista, voce che ancora vive tra noi grazie al suo repertorio, ricco di profondissime intuizioni e di intense interpretazioni. Lo facciamo in casa dell’Istituto, dove si respira il carisma delle Suore Sacramentine, un dono dello Spirito, carisma profondo che abilita a scavare nell’interiorità più profonda dell’essere».

L’evento raccoglierà fondi per sostenere la onlus missionaria “Colori di solidarietà”, in particolare un progetto in Tanzania per dare case a donne e bambine. L’ingresso è libero.

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Ecco perché anche l’Ascom è scesa in campo per combattere le ludopatie

furto-slot20141.jpgAnche l’Ascom aderisce al progetto “Jackpot. L’importante è non partecipare” strumento con cui l’Ambito territoriale di Seriate ha deciso di combattere il gioco d’azzardo patologico. La nostra collaborazione a questo importante iniziativa, che vede coinvolti 11 comuni e molte istituzioni, non è né estemporanea né dovuta ad una sensibilità personale. Sul tema della ludopatia e del giusto consenso al gioco lecito da anni l’Ascom si sta muovendo. Tra i nostri associati, molti sono coloro che hanno deciso di non installare negli esercizi slot machine; altri invece, pur tenendole, sono molto sensibili al tema. Noi non siamo né a favore né contro il gioco, siamo per il gioco lecito!

Il tema delle slot machine è comunque complesso. Innanzitutto c’è da tener presente un aspetto fondamentale: l’eccessiva spesa per il gioco sta sottraendo ricchezze ad altre tipologie di consumo nei bar e nei negozi. Chi ci guadagna è solo lo Stato! La seconda sottolineatura da fare è sul valore dell’introito del gioco lecito per i pubblici esercizi. Nella Bergamasca ci sono circa 2.000 attività che hanno al loro interno le slot, di queste 1.200 circa sono bar e 600 esercizi commerciali. Purtroppo, molte vivono sui ricavi del gioco e quindi il pensare di fermare il gioco lecito significa far chiudere un buon numero di attività. Su questo è quindi necessario fare una riflessione. Secondo noi è innanzitutto fondamentale promuovere una formazione adeguata, perché le nostre attività commerciali possano sostenersi senza ricorrere esclusivamente al gioco lecito, mettendo in campo la loro creatività e professionalità. Questo è un primo passo importantissimo.

Il secondo passo, altrettanto importante, è diffondere una cultura della prevenzione contro il gioco patologico. La consapevolezza dei gestori di bar e esercizi non deve essere incentivata solo dallo sgravio Irap previsto dalla legge regionale, ma non ancora attiva, o attraverso un pacchetto di agevolazioni sulle tariffe locali, che comunque sarebbero utili. Serve anche in questo caso formazione. La nostra Associazione, grazie ad un protocollo firmato con l’Asl, negli ultimi mesi ha organizzato otto corsi e formato 180 gestori, ora ha in programma altri nove corsi da ottobre a fine dicembre e formerà altri 200 gestori. Nel giro di due anni stimiamo che mille piccoli imprenditori all’anno (essendo la cadenza dell’obbligo formativo biennale) possano essere sensibilizzati e quindi diventare attivi nella prevenzione delle ludopatie. I contenuti del corso devono essere ancora affinati con tutti gli attori in campo, al fine di favorire la conoscenza del fenomeno, aumentare la sensibilità al tema ed attivare il codice di autodisciplina messo a punto con l’Asl.

E’ uno sforzo che noi stiamo facendo e che stiamo chiedendo anche ai nostri imprenditori. Ci sembra quindi che questa sia la strada giusta e di sistema per reagire in maniera forte ad un grave problema che esiste e che non può essere affrontato solo a colpi di ordinanza e di sanzioni.

*direttore dell’Ascom di Bergamo