Chef, a Milano di scena sette stelle internazionali

Per catapultarsi nei sapori e nelle atmosfere dell’alta cucina internazionale può bastare una trasferta a Milano. Da gennaio torna infatti al Bulgari Hotel, in zona Montanapoleone, Epicurea, esclusivo festival culinario giunto alla terza edizione, organizzato dall’hotel e dal suo executive Roberto Di Pinto e ormai diventato un appuntamento fisso della scena gastronomica.

Sette famosi chef, selezionati dal food curator Andrea Petrini, si succederanno ai fornelli per un viaggio tra i sapori e le fragranze delle migliori cucine del mondo.

David Thompson del Nahm di Bangkok
David Thompson del Nahm di Bangkok

Si comincia il 12 e 13 gennaio con David Thompson del Nahm di Bangkok, chef australiano maestro della cucina Thai che ha portato il ristorante al settimo posto della classifica degli Asia’s top 50. Il 16 e 17 febbraio arriva il giovane portoghese Leonardo Pereira, dall’Arejas do Seixto vicino a Lisbona, cresciuto alla scuola di Redzepi e in procinto di aprire un proprio locale a Oporto. A marzo (15 e 16) è la volta di Dominique Crenn (Atelier Crenn, San Francisco) la prima chef donna ad aver ottenuto due stelle Michelin negli Stati Uniti, capace di combinare i sapori intensi della cucina francese con le suggestioni della West Coast.

Si sale ancor di più in graduatoria con le tre stelle di Yannick Alleno dal Pavillon Ledoyen di Parigi (il 26 e 27 aprile), mentre il 17 e 18 maggio tocca ad un altro discepolo di Redzepi, Matt Orlando che da New York si è trasferito a Copenhagen e al ristorante Amass si è guadagnato una stella. Ci sarà spazio anche per chi in Australia ha tratto ispirazione dalla cucina aborigena per dare vita ad una filosofia e ad uno stile unici, lo scozzese Jock Zonfrillo dell’Orana di Adelaide, in programma il 14 e 15 giugno. La chiusura, ad ottobre, sarà affidata a Luca Fantin del Bulgari Restaurant di Tokio, una stella Michelin e miglior che italiano nel mondo per il 2015 secondo Identità Golose.




Artisan Café, il locale fatto in casa che punta su tapas e drink

Concept moderno, mobili d’ artigianato, drink originali preparati con mestiere, tapas, bevande e piatti vegani e uno spazio per eventi, riunioni, meeting, cene aziendali, corsi, ma soprattutto per laboratori destinati ai bambini. Stefano De Gaspari e la moglie Martina Mafezzoni, in via San Bernardino 53, a Bergamo hanno creato un locale all’avanguardia in tutti i sensi, che punta a tutto tondo sul “fatto in casa”.

Non a caso l’hanno chiamato Artisan Cafè, dove artisan sta per artigiano. Insieme hanno studiato e realizzato gli arredi, impiegando legni riciclati, bancali, ferro e cemento, recuperando divani e poltrone vintage in sala e stoviglie e bicchieri nei mercatini d’antiquariato. Stefano ha portato nel nuovo locale la sua passione per i mobili di design (particolarissime le sedie anni Settanta rivestite con manicotti antincendio o cinture di sicurezza e le lampade lavorate con tubi idraulici zincati a forma di omini e dinosauri) e il risultato è un bar bello, intimo e accogliente, un po’ nordico.

«Volevamo creare un nuovo concetto di locale – dice Stefano – un bar diurno dove gustare la colazione o il pranzo in compagnia in un ambiente caldo, ma anche uno spazio polifunzionale per ospitare feste e attività, e la sera un luogo per degustare cocktail particolari e di tendenza accompagnati da tapas».

A poche settimane dall’apertura, il locale, che ha preso il posto del Caffè Letterario, è già conosciuto e apprezzato da una clientela composta per lo più da professionisti e persone di passaggio in cerca di una pausa diversa e di qualità. Malgrado l’età, 39 anni lui, 36 lei, Stefano e Martina sono veterani del settore: nel 2004 hanno aperto lo Tsunami, primo sushi-bar della città, e nel 2008 la Cafeteria di Treviolo, ristorante e lounge bar molto frequentato dagli studenti.

Il loro nuovo locale è articolato in 97 metri quadrati di bar e 200 metri quadrati polivalenti. L’offerta food&beverage copre tutto il giorno ma si caratterizza soprattutto per la pausa aperitivo: cocktail anni Trenta rivisitati, infusi alcolici di gin, bitter e sciroppi aromatizzati preparati da loro. «I più richiesti – dice Martina – sono il Montegani a base di gin, bitter al cardamomo, sciroppo allo zenzero e spremuta di pompelmo; l’Honeyescape, brandy, sciroppo al miele, spremuta di arancia e bitter alla cannella; e il White Spritz rivisitazione personale dello Spritz, preparato con Biancosarti, Saint Germain, sciroppo al rosmarino e vino bianco». In accompagnamento, le tapas che spaziano dai sapori italiani alle novità dello street food e sono tutte preparate al momento. «Non ci piace il concetto dell’apericena – spiega Martina – l’aperitivo deve essere un aperitivo, inoltre odiamo gli sprechi. Abbiamo applicato il concetto di eticità al nostro cibo e proponiamo piattini diversi così le persone possono scegliere cosa e quanto mangiare e come e quanto spendere. Perché le tapas? Secondo noi, sono il giusto mezzo dell’aperitivo».

Il progetto Artisan non si ferma qui. Nel 2016 verranno inaugurati uno shop d’artigianato e un pagina di shopping online.

 




Io dono positivo, l’Avis coinvolge 350 studenti

AvisDuecento ragazzi sabato hanno “invaso” il centro Avis del Monterosso per applaudire gli studenti vincitori del concorso – uno per ogni sezione (letteraria, video e grafico/artistica) a cui quest’anno si sono aggiunti, in parallelo, i colleghi delle categoria “over 19” – che ha approfondito il ruolo del volontariato. Per la sezione letteraria il premio è stato attribuito a Claudia Mirabile dell’Istituto Caniana di Bergamo e a Cecilia Ferretti; sempre l’Istituto Caniana di Bergamo con il lavoro di gruppo di Marco Perico, Giorgia Marchetti e ancora Claudia Mirabile ha vinto nella sezione dedicata ai video (menzioni speciali per gli studenti Martina Pedace, Rose Bemudez, Valeria Manenti, Daniel Boer, Federico Rovelli, Cristian Toffetti, Alessia Fumagalli, Cristina Manzoni, Vanessa Monzani, tutti dell’Istituto Zenale e Buttinone di Treviglio). E di nuovo l’Istituto Zenale con Ayrton Muratori e Gianluca Lopopolo è salito sul podio più alto nella sezione grafica, mentre per gli “over 19”, il primo premio è andato a Giovanni Ravasio.

“Né stereotipi, né banalità: nei lavori sono ben rappresentati i valori fondanti del volontariato sia in termini di coesione sociale, che di motore di cambiamento positivo che, infine, di arricchimento personale. E’ davvero un buon inizio. Adesso – ha commentato Oscar Bianchi, congratulandosi insieme a Marzia Marchesi, presidente del Consiglio comunale di Bergamo, con i ragazzi intervenuti alla cerimonia di premiazione – vi aspetto qui, tra i giovani della nostra associazione”. La Giuria (composta da Annibale Pinotti, docente di Storia dell’arte e disegno tecnico, Mario Rota, fotografo, Giovanna Russo, grafica, Francesca Monzani, responsabile comunicazione Avis, Laura Arnoldi, giornalista, Antonia Bertoni, insegnante, e Fabio Fassini di PolarTv) ha selezionato inoltre le dodici opere che compongono il calendario 2016 di Avis provinciale Bergamo che può contare anche sui lavori di Alessia Bellobuono e Trobini Martina, Elisa Manzoni, Enrico Imberti, Nicole Corti, Francesca Innocenti, Matteo Verta con Aldo Gambarini e Francesco Montella, Ester Manicone, Miriam Stornaiuolo, Chiara Carminati e Sara Abati, Ilenia Bonaffini con Sara Armato e Evelin Vicedomino.

Il calendario è disponibile presso la sede Avis del Monterosso (via Da Vinci 4, Bergamo), gli elaborati saranno utilizzati per le campagne promozionali dell’associazione.

 




Sarnico, si amplia l’alberghiero e arriva un polo di alta specializzazione del Natta

Cresce la scuola alberghiera di Sarnico. L’Amministrazione comunale ha destinato un contributo di 120mila euro per ampliare i laboratori dell’Istituto “Serafino Riva”, diventato un centro formativo di riferimento per tutto il Basso Sebino, ma anche per i paesi vicini di Capriolo, Chiuduno, Grumello del Monte e Castelli Calepio.

L’istituto da qualche anno fatica a contenere gli studenti e a dare risposta alle esigenze dell’offerta formativa, soprattutto per quanto riguarda la scuola alberghiera. Di qui la scelta dell’Amministrazione di mettere mano alla cassa e di ampliare gli spazi mettendo a disposizione l’ex Scuola di Arti e mestieri, vicina all’istituto, e un capannone attiguo. Il progetto di ristrutturazione prevede la realizzazione di una cucina, una sala e spogliatoi al pian terreno della palazzina e di nuove aule nei piani superiori. I lavori partiranno tra qualche mese e dovrebbero concludersi in tempo per l’apertura dell’anno scolastico 2017-2018.

La ristrutturazione, oltre ad allargare e qualificare la scuola alberghiera, permetterà l’arrivo a Sarnico di un polo di alta specializzazione post diploma del “Natta” di Bergamo. I corsi ITS (Istituti Tecnici Superiori) saranno annuali o biennali con una didattica innovativa e flessibile, un percorso che offrirà una formazione di alto livello con mille ore annue di cui 300 in azienda per un massimo di due anni. Si partirà dalle figure ricercate nel mondo del lavoro e si creerà un percorso ad hoc finalizzato. «L’istituto Riva – spiega il dirigente scolastico professore Valeriano Varani – riflette le due vocazioni economiche del territorio, quella più storica delle guarnizioni che rappresenta una realtà importante per il presente e il futuro e quella, più recente, turistica». «L’ampliamento andrà a beneficio di tutto l’istituto ma per la scuola alberghiera è fondamentale – dice – . Gli studenti in quattro anni sono saliti da 400 a 800, la struttura non consente più di effettuare il programma didattico. Con la ristrutturazione potranno essere realizzati nuovi laboratori, un auditorium, uno spazio eventi e locali per la formazione».

L’istituto Riva raccoglie studenti da circa 40 paesi. La maggior parte arriva da Foresto Sparso, Gandosso, Sarnico, Paratico, Gorlago, Grumello, ma anche da Montello, Cortefranca, Erbusco e qualcuno da Chiari. Il Comune di Sarnico, capofila e coordinatore del  progetto, ha fatto la sua parte, ora inviterà i Comuni vicini a contribuire alle spese.




Credito, perché è bene cominciare a spulciare i bilanci delle banche

credito45541.jpgLa Bce chiede all’Italia di fare al più presto pulizia dei prestiti bancari di difficile rientro. Le ipotesi sono una bad bank, ovvero un istituto deficitario dove concentrarli, o uno smaltimento per altre strade, come la cessione a istituti specializzati nell’immondizia bancaria, che comprano a forte sconto i “non performing loans” (i prestiti non performanti) per procedere poi all’incasso del più possibile con le cattive più che con le buone, abbandonando quel minimo di garbo al quale gli istituti di credito sono comunque costretti. L’importante è che non appesantiscano più i bilanci degli istituti, frenandone tra l’altro l’operatività, dato che la qualità degli attivi condiziona il rispetto dei requisiti patrimoniali

Un rapporto Abi-cerved sostiene che il tasso dei crediti difficili scenderà sensibilmente, ma solo nel 2017. E allora questa “nuttata” lunga almeno un anno sarà ricca di patemi per tutti. Per i debitori, per le banche, per i loro azionisti e anche, per l’effetto del bail in (il coinvolgimento in caso di necessità di risanamento), anche dai correntisti. Il salvataggio dei quattro istituti commissariati (Etruria, Marche, Carife e Carichieti), condotto in maniera accorta e previdente dal governo, nonostante la cattiva pubblicità strumentale che ne è stata fatta, non sarà infatti più possibile. Grazie alla tempestività dell’intervento del decreto sono stati limitati i danni e sono stati colpiti “solo” quanti erano azionisti o avevano strumenti finanziari equivalenti ad azioni, come le obbligazioni convertibili. Dall’inizio dell’anno anche chi è semplice correntista di una banca in dissesto rischia di rientrare nel pagamento del dissesto, almeno per il deposito superiore ai 100 mila euro.

Al momento ci si trova di fronte a “crediti non performanti” per poco meno di 200 miliardi di euro, secondo gli ultimi dati Abi. Ma la Bce sospetta che l’impatto finale sulle banche possa essere peggiore di quanto appare ed ha avviato una serie di verifiche, per capire, tra l’altro, se sono adeguate le garanzie a presidio del credito. Ad esempio, nel settore immobiliare a fronte di mutui ci sono ipoteche accese sulla base di perizia per un importo che si aggira sull’80% del valore dell’immobile a garanzia perché fortunatamente la fase del mutuo facile, a volte anche superiore al 100% della perizia, in Italia è durata poco. Però il calo dei prezzi del mercato degli immobili, specie se di livello non elevato, sta comportando che la garanzia dell’ipoteca è una tutela sempre più parziale. I vigilanti della Bce vogliono capire insomma se ci possono essere sorprese negative per l’istituto in caso si trovino nella necessità di dover vendere all’asta un immobile ipotecato per mutui non pagati per recuperare il credito.

Cosa può fare il governo in questi casi, oltre a raccogliersi gli strali, anche se immeritati? Poco come intervento diretto, mentre può fare molto indirettamente, con una politica che crei veramente le condizioni per una crescita diffusa, a partire dalla tutela della popolazione, tipicamente il ceto medio, che contrae mutui in modo che non si trovino nelle condizioni di non pagare. E potrebbe fare qualcosa per rendere i sistemi di recupero crediti più efficienti degli attuali, dove per principio il debitore ha sempre ragione.

Cosa può fare il cittadino per non trovarsi coinvolti nel bail-in. Il primo dato è quello di ricorrere all’informazione finanziaria: nonostante quello che si dice, è almeno dal 2013 che Banca Etruria è quanto meno chiacchierata. Un altro dato è quello di guardare ai bilanci degli istituti. Lavoro non facile e poco piacevole, ma che può risultare molto interessante. Oppure guardare all’ammontare dei crediti deteriorati e soprattutto alla sua loro percentuale sull’attivo. Tre istituti da soli hanno quasi 190 miliardi di crediti deteriorati lordi: Unicredit 80,7, Intesa Sanpaolo 64,4 e Montepaschi 47,4. Ma mentre per i primi due questi pesano rispettivamente il 4,5% e il 5,1% dell’attivo, per il Montepaschi rappresentano il 14,3%. Tra i grandi istituti solo Carige (6,7 miliardi, pari al 28% dell’attivo) ha una percentuale peggiore. Sopra il 10% sono anche Creval (12,5%), Banco Popolare (11,5%) e Bper (10,9%). Sotto il 10% si trovano Ubi (8,5%), Bpm (7,5%). Popolare Sondrio (6,1%) e Credem (2,3%). Sono crediti lordi e molto dipende da quanto sono coperti dalle riserve e dalle garanzie che ora la Bce vuole verificare. Ma quando non ci sono problemi con il lordo, nel ragionamento con il netto non può che esserci un miglioramento.




Arrivano 8 milioni di euro per il collegamento Bergamo-Orio

Orio al serio aeroportoUna lettera datata 5 gennaio 2016, nella quale il Ministro alle Infrastrutture Graziano Delrio risponde al Sindaco di Bergamo Giorgio Gori, e un ordine del giorno firmato dai parlamentari bergamaschi del Partito Democratico, approvato dalla Camera a fine dicembre e impegnativo per l’Esecutivo: il Governo Renzi si impegna alla realizzazione del raddoppio della tratta ferroviaria Ponte San Pietro-Bergamo-Montello e ad investire sul collegamento ferroviario tra la città e l’aeroporto. Una notizia di grande importanza, che può rappresentare un punto di partenza importante per quello che riguarda lo sviluppo di strategie di mobilità sostenibile nella provincia di Bergamo.

“Dopo tanti anni, finalmente siamo di fronte ad una svolta – è il commento del sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, che ha incontrato la stampa insieme al Ministro Martina, ai deputati del Partito Democratico Sanga, Carnevali e Misiani, e al presidente della Provincia Rossi -. Per le infrastrutture del nostro territorio il 2016 può davvero rappresentare “la volta buona” , e questo grazie al lavoro di squadra delle rappresentanze istituzionali del Partito Democratico – al Governo, in Parlamento e sul territorio – oltre che al contributo della Regione”.

Rispondendo al sindaco di Bergamo sulla Ponte-Bergamo-Montello, il ministro Delrio scrive: “L’opera è assolutamente alla mia attenzione unitamente al collegamento ferroviario tra Bergamo e l’aeroporto. Il Contratto di Programma RFI/MIT 2012-16 parte investimenti comprende il Raddoppio Ponte S. Pietro – Bergamo – Montello tra gli interventi “Comprehensive network: linee regionali Lombardia” con un costo totale pari a 70 M€, di cui 6 M€ coperti da finanziamento nello schema di aggiornamento 2015, per la progettazione definitiva e per la realizzazione di una prima fase funzionale. Date le disponibilità finanziarie, RFI ha confermato la priorità, condivisa nelle recenti interlocuzioni propedeutiche alla sottoscrizione dell’Accordo Quadro sui servizi ferroviari, di realizzare la nuova fermata di Bergamo Ospedale con l’eliminazione del PL di Via Martin Luther King, in maniera tale da garantire la compatibilità con il successivo raddoppio della linea. Per quanto attiene l’intervento di raddoppio, si conferma la disponibilità a finanziare per fasi il progetto, dando priorità al tratto Ponte S. Pietro – Bergamo. A valle del completamento della progettazione che definirà anche il costo della suddetta ulteriore fase funzionale, potranno essere inseriti i relativi fondi già nell’aggiornamento 2016 del Contratto di Programma MIT/RFI.”

Nella primavera 2016 avrà luogo il prossimo aggiornamento del Contratto di Programma di RFI/MIT, nel quale si prevedranno ulteriori novità e finanziamenti per la realizzazione dell’opera, decisiva per quello che riguarda il miglioramento dei trasporti e della mobilità del territorio dell’hinterland di Bergamo. Buone notizie anche per quello che riguarda il collegamento tra la stazione ferroviaria di Bergamo e l’aeroporto di Orio al Serio: nei giorni immediatamente precedenti le festività natalizie il Governo ha infatti stanziato 8 milioni di euro per la progettazione esecutiva del collegamento, già oggetto di un recente studio di fattibilità commissionato dal ministro dei Trasporti ai vertici di RFI (costo stimato, 110 milioni di euro), sul quale lo stesso ministro Delrio ha dichiarato: “La nostra determinazione a sostenere lo sviluppo di metropolitane di superficie e di collegamenti ferroviari con gli aeroporti principali avrà sicuramente in Bergamo uno degli esempi fattivi di realizzazione”.




Via Quarenghi, due cinesi fermati con 100 chili di gamberetti senza etichettatura

gamberiCento chili tra gamberi e mazzancolle, tenuti in confezioni senza etichettatura, senza documenti di trasporto, senza scadenza: un sequestro di notevole importanza quello disposto ieri dalla Polizia Locale del Comune di Bergamo in via Quarenghi. Un’operazione scaturita nella mattinata di giovedì, quando gli agenti della Locale hanno fermato a un posto di controllo un furgone, al volante del quale vi era un cittadino cinese di 36 anni, Z.X., residente in provincia di Pordenone. Nel vano posteriore dell’autocarro gli agenti trovavano alcuni scatoloni che contenevano parrucche; accanto a questi 5 scatoloni di gamberetti essicati, per un peso complessivo di Kg 75, e ben sei confezioni di mazzancolle essicate, del peso di altri Kg 24. Ogni confezione risultava priva di ogni tipo di etichettatura, di data di scadenza e di documentazioni inerente il trasporto e la destinazione. Veniva quindi richiesta la collaborazione del personale dell’ASL di Bergamo perché provvedesse a prelevare campioni degli alimenti per un controllo più approfondito.

Tutta la merce veniva posta immediatamente sotto sequestro, mentre il conducente e il legale rappresentante della società (un altro cittadino cinese, C.Q., trentanovenne residente a Padova) venivano deferiti all’Autorità Giudiziaria per il reato di cattiva conservazioni di alimenti (all’art.5 della Legge 283/1962). “Un intervento – sottolinea il ViceSindaco e Assessore alla Sicurezza Sergio Gandi – che dimostra l’attenzione nel presidio del territorio da parte degli agenti della Polizia Locale, che vorrei ringraziare per la professionalità e l’accuratezza dimostrate durante i controlli, che si tengono costantemente nella via. Il 2016 si apre con un altro intervento di notevole importanza per il corpo di Polizia Locale e che conferma l’efficacia della collaborazione con il personale dell’Azienda Sanitaria Locale.”




Bergamo da record, una famiglia su due ha un cane in casa

caneUna famiglia su tre ha un cane in casa e le province più “dog friendly” sono Bergamo, Brescia e Mantova. E’ quanto emerge da un’analisi di Coldiretti Lombardia sui dati Asl diffusa in occasione della cinquantesima esposizione internazionale canina che si apre domani, sabato 9 gennaio, alla Fiera di Milano-Rho. Fra esemplari di razza e meticci sono più di un milione e 300 mila gli animali registrati in Lombardia e il loro numero è cresciuto del 10% negli ultimi due anni. Bergamo – spiega la Coldiretti regionale – ha il record con il 47% delle famiglie con un cane, segue Mantova con il 44% e Brescia con il 43%. Le province sotto la media regionale sono Milano con il 18%, Monza con il 25% e Varese con il 29%. Per quanto riguarda gli altri territori: a Como il 32% delle famiglie ha un amico a quattro zampe, a Cremona il 34%, a Lecco il 36%, a Lodi il 37%, a Pavia il 35% e a Sondrio il 36%. Nelle zone di campagna – spiega Coldiretti Lombardia – è più frequente trovare abitazioni con cani, ma si tratta di una presenza che anche in città si sta diffondendo, come dimostrano le varie aree di sgambatura che vengono predisposte dai Comuni e anche dai regolamenti sulla gestione degli animali all’aperto, su strade, giardini e marciapiedi.

“In Lombardia – spiega Ettore Prandini, presidente della Coldiretti regionale – sono attivi 256 allevamenti, ai quali si aggiungono 195 pensioni, 96 canili e altre 238 strutture dedicate a questi animali. Gli allevamenti lombardi, per razze che vanno dal Golden Retriever al Samoiedo, dal Labrador al Bracco, hanno raggiunto altissimi livelli di qualità, con selezioni di esemplari di grande salute e con tutte le caratteristiche delle razze di riferimento. Ma gli allevatori sono importanti anche come consulenti per chi vuole responsabilmente fare la scelta di portarsi un cane a casa”. Il costo di gestione di un cane – spiega Coldiretti Lombardia – cambia a seconda della razza e delle dimensioni, in generale però bisogna tenere conto di una spesa media di 200 euro all’anno per vaccini e profilassi, oltre a 30 euro al mese per un’alimentazione di livello medio alto. Mentre per quanto riguarda l’acquisto, i prezzi oscillano fra i 300 e i 1.500 euro a seconda della razza e dell’esemplare scelto. Altra cosa sono invece le adozioni nei canili.

“Se si prende un animale in allevamento si hanno maggiori certezze su assenza di patologie genetiche e sui tratti caratteriali – spiega Paola Daffunchio, che dal 1989 alleva Golden Retriever e Samoiedo presso l’agriturismo Biancospino di Casteggio, in provincia di Pavia – in ogni caso chi assegna un cane a una persona deve aiutare anche a fare una valutazione sull’animale giusto: possono anche piacermi gli alani, ma devo essere consapevole che tenerne uno in un monolocale di 40 metri quadrati a Milano sarà molto complesso e forse è il caso di scegliere un’altra razza”. Roberto Marni, che presso la sua azienda agricola La Contea di Graffignana, in provincia di Lodi, alleva Labrador e Cavalier King, aggiunge: “Bisogna valutare che cosa si vuole e quali sono le razze più adatte per le proprie esigenze”. Un cane da caccia ha necessità di movimento diverse da uno da semplice compagnia. “C’è ancora chi fa adozioni emozionali basate sull’estetica o sull’incontro – conclude Paola Daffunchio – ma si sta affermando sempre più la cultura della scelta responsabile e informata”.

La Lombardia – spiega la Coldiretti  regionale – detiene poi il record italiano dei cani microchippati e inseriti nell’Anagrafe regionale: in provincia di Bergamo sono quasi 217mila, a Brescia oltre 228mila, a Milano 267mila, a Monza Brianza più di 90mila, a Como 81mila, a Cremona quasi 52mila, a Lecco quasi 51mila, a Lodi oltre 35mila, a Mantova sfiorano i 76mila, a Pavia superano gli 85mila e a Sondrio sono quasi 29mila. In Italia – stima la Coldiretti Lombardia – ci sono 8 milioni e mezzo di cani per i quali, insieme a gatti, furetti, conigli e altri animali di affezione si spendono un miliardo e 830 milioni di euro all’anno in cibo, crocchette e scatolette.

 




Birrai emergenti, l’Hop Skin di Curno in lizza per il titolo

bittificio Hop Skin - Curno - Gioia Ravasio e Paolo Algeri - rit

Il Birrificio Hop Skin di Curno, dei giovani imprenditori Paolo Algeri e Gioia Ravasio, è tra i finalisti della settima edizione del premio nazionale “Birraio dell’Anno”, il riconoscimento che premia i migliori artigiani della birra italiana. L’evento, ideato e organizzato da Fermento Birra con la sponsorizzazione di VDGlass, si terrà a Firenze, da venerdì 15 a domenica 17 gennaio al teatro Obihall.

Il birrificio bergamasco figura tra i 5 candidati al titolo di Birraio Emergente 2015, che viene riconosciuto ai produttori con meno di due anni di esperienza, selezionati interpellando oltre 80 esperti del settore.

La kermesse fiorentina si annuncia come un vero e proprio tributo alla birra artigianale italiana, nell’anno dei festeggiamenti dei 20 anni dalle prime aperture, grazie ad un’offerta ultra-selezionata composta da 100 birre artigianali alla spina, prodotte dai migliori 20 birrifici artigianali e dai 5 migliori birrifici emergenti, servite e raccontate dai birrai stessi o dal personale qualificato di Fermento Birra.

L’appuntamento sarà accompagnato da street food di qualità, degustazioni-show e da incontri di approfondimento nell’area dedicata. I vincitori saranno proclamati dal noto degustatore Lorenzo “Kuaska” Dabove.

I candidati al titolo di Birraio dell’Anno 2015

Agostino Arioli del Birrificio Italiano di Limido Comasco (CO)
Alessio Selvaggio del birrificio Croce di Malto di Trecate (NO)
Bruno Carilli del Birrificio Toccalmatto di Fidenza (PR)
Donato Di Palma del birrificio Birranova di Triggianello (BA)
Emanuele Longo del Birrificio Lariano di Dolzago (LC)
Fabio Brocca del Birrificio Lambrate di Milano
Francesco Mancini del Birrificio del Forte di Pietrasanta (LU)
Gino Perissutti, birrificio Foglie d’Erba di Forni di Sotto (UD)
Giovanni Campari del Birrificio del Ducato di Roncole Verdi di Busseto (PR)
Jurij Ferri del birrificio Almond ’22 di Loreto Aprutino (PE)
Leonardo di Vincenzo del Birrificio Birra del Borgo (RI)
Lorenzo Guarino del Birrificio Rurale di Desio (MB)
Luigi “Schigi” D’Amelio del birrificio Extraomnes di Marnate (VA)
Marcello Ceresa del birrificio Retorto di Podenzano (PC)
Nicola Perra del birrificio Barley di Maracalagonis (CA)
Pietro di Pilato del birrificio Brewfist di Codogno (LO)
Pietro Fontana del Birrificio Birra del Carrobiolo (MB)
Riccardo Franzosi del Birrificio Montegioco di Montegioco (AL)
Simone Dal Cortivo del birrificio Birrone di Isola Vicentina (VI)
Valter Loverier del birrificio Loverbeer di Marentino (TO)

e quelli al titolo di Birraio Emergente 2015

Andrea dell’Olmo del birrificio Vento Forte di Bracciano (Roma)
Josif Vezzoli del birrificio Birra Elvo di Graglia (Biella)
Matteo Pomposini e Cecilia Scisciani del birrificio MC 77 di Serrapetrona (Macerata)
Paolo Algeri e Gioia Ravasio del Birrificio Hop Skin di Curno (Bergamo)
Stefano di Stefano del birrificio Argo di Lemignano (Parma)




Sanità, Maroni: “Nostro obiettivo resta quello di abolire i ticket”

“Li abbiamo già ridotti e vogliamo continuare a farlo fino ad abolirli. Con i tagli del Governo è sempre più difficile e complicato, ma il nostro obiettivo non cambia: far pagare meno la Sanità ai cittadini lombardi”. Lo ha detto il Presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, parlando dei ticket sanitari a margine di una conferenza stampa nella quale è stato presentato il Forum sulla Salute promosso da Regione Lombardia e dai tre Distretti Rotary del territorio, che si terrà sabato 23 aprile 2016, a Milano.