A Ghisalba focus sulla tutela dei prodotti lattiero caseari

latteL’assessore regionale all’Agricoltura Gianni Fava interverrà sabato 9 gennaio a un incontro sul tema della tutela e valorizzazione del latte e dei prodotti caseari, organizzato a Ghisalba, in provincia di Bergamo. L’appuntamento è per le 9, alla sala convegni “Le Scuderie” della Banca di Credito Cooperativo dell’Oglio e del Serio. La mattinata di confronto è aperta a rappresentanti del Governo, organizzazioni sindacali e Organizzazioni di prodotto con gli allevatori. Interverranno Angelo Rossi, di Clal.it, con un focus dedicato a “La situazione lattiero casearia, trend e prospettive”; Ettore Prandini, presidente Coldiretti Lombardia e vicepresidente nazionale); Matteo Lasagna, presidente Confagricoltura Lombardia; Giovanni Daghetta, Marco Ottolini, direttore A.O.P. Latte Italia, Associazione Organizzazioni di Prodotto; Paolo Cova, componente della XIII° commissione agricoltura alla Camera e medico veterinario; Angelo Zucchi, capo segreteria del ministro delle Politiche Agricole; modera l’incontro Bortolo Ghislotti, imprenditore. Sono stati invitati i sindaci del territorio, i rappresentanti delle associazioni dei consumatori e gli operatori del settore agrozootecnico.




Inail, il bando 2016 per la sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro

L’Inail mette a disposizione oltre 45 milioni di euro in Lombardia per il miglioramento delle condizioni di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro o per l’adozione di modelli organizzativi e di responsabilità sociale. Tale somma rappresenta la sesta tranche di un ammontare complessivo di oltre un miliardo di euro stanziato dall’Istituto a partire dal 2010.

IL BANDO

Il bando che riportiamo ha l’obiettivo di incentivare le imprese a realizzare progetti per il miglioramento dei livelli di salute e sicurezza sul lavoro. Per “miglioramento dei livelli di salute e sicurezza sul lavoro” si intende il miglioramento documentato delle condizioni di salute e sicurezza dei lavoratori rispetto alle condizioni preesistenti e riscontrabile con quanto riportato nella valutazione dei rischi aziendali.

RISORSE FINANZIARIE DESTINATE AI CONTRIBUTI

Lo stanziamento ai fini del presente Avviso relativamente alla Regione Lombardia è pari a complessivi € 45.432.300.

REQUISITI DEI DESTINATARI E CONDIZIONI DI AMMISSIBILITÀ

I soggetti destinatari dei contributi sono le imprese, anche individuali, ubicate su tutto il territorio nazionale iscritte alla Camera di Commercio Industria, Artigianato ed Agricoltura.

Al momento della domanda, l’impresa richiedente deve soddisfare, a pena di esclusione, iseguenti requisiti:

  •  avere attività in Lombardia l’unità produttiva per la quale intende realizzare il progetto
  • essere in regola con gli obblighi assicurativi e contributivi di cui al Documento Unico di Regolarità Contributiva (Durc);
  • non aver chiesto, né aver ricevuto, altri contributi pubblici sul progetto oggetto della domanda;
  • non aver ottenuto, a seguito della verifica amministrativa e tecnica della documentazione a conferma della domanda online, il provvedimento di ammissione al contributo per uno degli Avvisi pubblici Inail 2011, 2012, 2013 o 2014 per gli incentivi alle imprese per la realizzazione di interventi in materia di salute e sicurezza sul lavoro.

PROGETTI AMMESSI A CONTRIBUTO

Sono ammessi a contributo i progetti ricadenti in una delle seguenti tipologie:

  • progetti di investimento volti al miglioramento delle condizioni di salute e sicurezza dei lavoratori;
  • progetti per l’adozione di modelli organizzativi e di responsabilità sociale;
  • progetti di bonifica da materiali contenenti amianto.

Le imprese possono presentare un solo progetto riguardante una sola unità produttiva e una sola tipologia tra quelle sopra indicate.

AMMONTARE DEL CONTRIBUTO

Il contributo, in conto capitale, è pari al 65% delle spese ammesse ed è calcolato al netto dell’Iva. In ogni caso, il contributo massimo erogabile è pari a € 130.000 mentre il contributo minimo ammissibile è pari a € 5.000.

SPESE AMMESSE A CONTRIBUTO

Sono ammesse a contributo le spese direttamente necessarie alla realizzazione del progetto, le eventuali spese accessorie o strumentali funzionali alla realizzazione dello stesso e indispensabili per la sua completezza. Le spese devono essere sostenute dall’impresa richiedente i cui lavoratori e/o titolare beneficiano dell’intervento. Le spese ammesse a contributo devono essere riferite a progetti non realizzati e non in corso di realizzazione alla data del 5 maggio 2016. Resta a carico dell’impresa ogni onere economico nel caso in cui la propria domanda di contributo non si collochi in posizione utile ai fini del finanziamento nella successiva fase di inoltro online o non superi le fasi di verifica o rendicontazione.

SPESE NON AMMESSE A CONTRIBUTO

Non sono ammesse a contributo le spese relative all’acquisto o alla sostituzione di:

  •  dispositivi di protezione individuale ai sensi dell’art. 74 del D. Lgs 81/2008
  • veicoli, aeromobili e imbarcazioni non compresi nel campo di applicazione del D. Lgs 17/2010;
  • impianti per l’abbattimento di emissioni o rilasci nocivi all’esterno degli ambienti di lavoro,o comunque qualsiasi altra spesa mirata esclusivamente alla salvaguardia dell’ambiente;
  • hardware, software e sistemi di protezione informatica fatta eccezione per quelli dedicati all’esclusivo funzionamento di impianti o macchine oggetto del progetto di miglioramento delle condizioni di salute e sicurezza;
  • mobili e arredi (scrivanie, armadi, scaffalature fisse, sedie e poltrone, ecc.);
  • ponteggi fissi.

Non sono inoltre ammesse a contributo le spese relative a:

  • trasporto del bene acquistato;
  • sostituzione di macchine di cui l’impresa richiedente il contributo non ha la piena proprietà;
  • ampliamento della sede produttiva con la costruzione di un nuovo fabbricato o con ampliamento della cubatura preesistente;
  • consulenza per la redazione, gestione ed invio telematico della domanda di contributo;
  • adempimenti inerenti la valutazione dei rischi di cui agli artt. 17, 28 e 29 del D. Lgs 81/2008 e s.m.i.;
  • interventi da effettuarsi in luoghi di lavoro diversi da quelli nei quali è esercitata l’attività lavorativa al momento della presentazione della domanda;
  • manutenzione ordinaria degli ambienti di lavoro, di attrezzature, macchine e mezzi d’opera;
  • acquisizioni tramite locazione finanziaria (leasing);
  • acquisto di beni usati;
  • acquisto di beni indispensabili per avviare l’attività dell’impresa;
  • costi del personale interno: personale dipendente, titolari di impresa, legali rappresentanti e soci. Nel caso di vendita o permuta di macchine sostituite nell’ambito del progetto di finanziamento il 65% del contributo a carico dell’Inail verrà decurtato della somma pari alla differenza tra l’importo realizzato con la vendita (o con la permuta) e quello della quota parte del progetto a carico dell’impresa (pari al 35% dell’importo del progetto). Nel caso in cui l’importo ricavato dalla vendita (o dalla permuta) sia inferiore o pari alla quota parte del progetto a carico dell’impresa (35% dell’importo del progetto) non verrà effettuata alcuna decurtazione.

MODALITÀ DI PRESENTAZIONE DELLE DOMANDE

Le domande devono essere presentate in modalità telematica, secondo le seguenti 3 fasi successive:

  • accesso alla procedura on line e compilazione della domanda;
  • invio della domanda on line;
  • invio della documentazione a completamento della domanda.

Prerequisito necessario per accedere alla procedura di compilazione della domanda è che l’impresa sia in possesso di un codice ditta registrato negli archivi Inail.

Le richieste possono essere presentate a partire dalla data del primo marzo 2016 ed inderogabilmente fino alle ore 18 del giorno 5 maggio 2016 sul sito www.inail.it – sezione Servizi online.

In caso di ammissione al finanziamento, il progetto deve essere realizzato (e rendicontato) entro 12 mesi (365 giorni) decorrenti dalla data di ricezione della comunicazione di esito positivo.

Maggiori informazioni allo
Sportello del Credito della cooperativa Fogalco
via Borgo Palazzo, 137 – Bergamo
tel: 035.41.20.321 (responsabile del servizio Matteo Milesi)



Supermercati, a Bergamo ha chiuso l’Unes di via Maj

Il nuovo anno si è aperto con un supermercato in meno a Bergamo. Il 31 dicembre ha cessato l’attività l’U2 di via Angelo Maj, all’angolo con via Pinamonte da Brembate, una struttura non da poco conto nel panorama distributivo della città, con i suoi quasi mille metri di superficie, tra alimentare e non, e una presenza consolidata negli anni. Il negozio era gestito direttamente dal marchio Unes (altri punti vendita invece sono in franchising), che fa capo al gruppo Finiper, e nel 2011 aveva assunto l’insegna U2, la formula che ha detto addio alle promozioni e alle carte fedeltà a favore di “prezzi bassi tutto l’anno” e di una spesa veloce.

unes via pinamonteLa nuova veste aveva portato anche una decisa accelerazione sul versante “green” con soluzioni all’avanguardia dal punto di vista del consumo energetico e dell’impatto ambientale, a cominciare dall’illuminazione e dai sistemi di refrigerazione fino all’utilizzo di materiali riciclati, alla proposta di prodotti sfusi e al recupero delle bottiglie di plastica. Sempre nel 2011, di fronte alla crisi economica, il supermercato, come altri della catena, aveva introdotto lo sconto del 10% per gli over 65 sulla spesa effettuata il mercoledì.

La chiusura conferma l’estrema variabilità della geografia commerciale in città come nel resto del territorio, la difficoltà a mantenere posizioni in un panorama sempre più competitivo e con consumi che offrono solo timidi segnali di recupero.




La Fim Cisl offre formazione ai giovani. Tirocini di nove mesi a diplomati e laureati

cislGiovani in Formazione per il cambiamento. Con questo spirito, la Fim Cisl di Bergamo si apre ai giovani in un’ottica di rinnovamento del sindacato. E lo fa con un progetto rivolto a chi ha meno di 35 anni, diplomato o laureato, che porterà a un’esperienza all’interno del sindacato del metalmeccanici della durata 9 mesi, con tirocini retribuiti.

“Il tutto – spiegano Luca Nieri, segretario generale della Fim orobica, e Andrea Donegà, responsabile nazionale di Fim Giovani – va nell’ottica di rinnovamento e ringiovanimento del Sindacato. Ci apriamo ai giovani per accoglierli e farsi contaminare dall’entusiasmo e dalla freschezza delle nuove idee. Il percorso formativo – insiste Nieri – partirà naturalmente dalla storia e dai valori fondativi del Sindacato, dalle sue conquiste e dalla valorizzazione della memoria, per approdare a un rinnovamento che non suoni come rottamazione, ma come sviluppo di una identità da condividere e aggiornare”. Il progetto dei tirocini Fim, nella fase di selezione, presterà una particolare attenzione al fine di sviluppare una maggiore presenza femminile nell’organizzazione; saranno privilegiati i percorsi formativi svolti nelle facoltà di Giurisprudenza, Economia, Sociologia, Scienze Politiche, Scienze della comunicazione, Scienze della Formazione; saranno tenute in debito conto le esperienze di impegno sociale nel volontariato, nell’associazionismo politico, sociale, civile ecc. I ragazzi scelti saranno protagonisti di momenti formativi specifici anche presso la nostra scuola di formazione ad Amelia, fiore all’occhiello nel campo della formazione FIM. Chi è interessato può mandare il Curriculum a info.fim@cislbergamo.it, oppure chiamare la Fim Cisl di Bergamo (035.324.391) entro il prossimo 15 gennaio.




Confcommercio Lombardia in campo per sostenere le agenzie viaggio

viaggio aereo vacanzaIl presidente di Fiavet Lombardia Luigi Maderna, anche in rappresentanza di AINeT e Federviaggio e il segretario generale di Confcommercio Lombardia Giovanna Mavellia, sono intervenuti nei giorni scorsi in IV Commissione “Attività Produttive e Occupazione” del Consiglio Regionale per una audizione sullo stato di difficoltà delle agenzie di viaggio, anche a seguito dei recenti fatti di terrorismo internazionale. Durante l’incontro è stata presentata una panoramica sull’andamento del comparto e sono state evidenziate alcune priorità: contrasto all’abusivismo, sostegno alla competitività e adeguamento degli studi di settore. Particolare attenzione è stata inoltre evidenziata rispetto all’accesso al credito delle imprese del settore attraverso i consorzi fidi.




Smog, Gori propone misure automatiche se l’emergenza supera un numero stabilito di giorni

smogIeri pomeriggio allo spazio Viterbi di via Tasso il vicepresidente della provincia Jonathan Lobati ha incontrato i 37 sindaci dell’area critica per un confronto sugli alti livelli di polveri sottili che si sono verificati nelle ultime settimane nel capoluogo e nelle aree limitrofe. La creazione di un tavolo permanente sul tema dell’inquinamento atmosferico, che consenta di mettere in atto misure di prevenzione senza attendere l’emergenza, è uno degli impegni di cui la Provincia si è fatta carico per contribuire a contenere l’inquinamento da PM10. “La nuova Provincia è la Provincia dei Sindaci, ci teniamo a trovare una soluzione condivisa per essere preparati al verificarsi di condizioni come quelle dei giorni scorsi” ha detto Lobati. L’intenzione di via Tasso è infatti quella di convocare i sindaci con cadenza regolare e di creare un gruppo di lavoro tecnico che definisca un protocollo operativo.  “E’ un bene che la Provincia prenda in mano la situazione, perché la città da sola non può fare da coordinamento e alcune misure adatte alla città, come le targhe alterne, risultano difficilmente praticabili in altri Comuni”  – ha detto nel suo intervento il sindaco di Bergamo Giorgio Gori, che ha portato alcune proposte tra cui la previsione di alcune misure antismog che possano scattare automaticamente ogni qual volta i livelli di PM10 dovessero superare il limite per un numero stabilito di giorni consecutivi. Gli amministratori che sono intervenuti hanno sottolineato l’importanza di misure che siano coordinate, e la necessità di affiancare alle restrizioni un’adeguata campagna di informazione e sensiblizzazione dei cittadini.

Ecco le proposte che la Provincia di Bergamo ha presentato al tavolo con i Sindaci. Nel triennio 2016/2017/2018 si impegna:

  1. a convocare i Sindaci dell’area critica di Bergamo al superamento dei limiti di emissioni previsti dalle norme vigenti per coordinare efficaci misure anti-smog su tutta l’area creando un tavolo permanente sul tema;
  2. ad aumentare i controlli delle emissioni sulle caldaie delle utenze domestiche ben oltre i 13000 controlli previsti sul territorio provinciale nell’ultimo bando europeo affidato;
  3. a efficientare le centrali termiche di tutti gli edifici provinciali partendo dagli istituti superiori con impianti più vecchi e non sezionabili;
  4. a rendere automatico il vincolo di riduzione delle temperature degli edifici provinciali da 20° a 19 ° al sopraggiungere di situazioni di emergenza come quella che stiamo affrontando in questi giorni e comunque consigliare il mantenimento di temperature più basse durante il restante periodo di accensione degli impianti;
  5. a rinnovare gradualmente l’attuale parco auto provinciale con mezzi che rispettino gli standard di omologazione EURO 6 o superiori;
  6. a prevedere che almeno 1 terzo dei nuovi mezzi sia ad alimentazione gas metano, gpl, elettrica o ibrida;
  7. a sollecitare le istituzioni sovra ordinate perché garantiscano idonei finanziamenti per permettere il mantenimento dell’attuale copertura di rete di trasporto pubblico su tutto il territorio provinciale;
  8. a sollecitare le compagnie di distribuzione del gas metano o altro a fornire i dati di tutte le utenze allacciate sul territorio della Provincia e prevedere controlli più mirati e puntuali;
  9. a privilegiare progetti di mobilità sostenibile con particolare riferimento alla creazione di piste ciclabile e linee di trasporto diverse da quelle su gomma;
  10. a invitare il Governo a introdurre idonee politiche di defiscalizzazione degli abbonamenti di trasporto pubblico per fini lavorativi;
  11. a istituire un tavolo ambiente aperto oltre che alle istituzioni anche ai gruppi e alle associazioni per raccogliere e monitorare con le realtà della società civile le iniziative più utili per rispondere in chiave territoriale agli obiettivi fissati dalla conferenza di Parigi.



Il signor Carrara e il supplizio del polpettino

Il polpettino realizzato secondo la ricetta pubblicata nel “Libro de arte coquinaria” di Martino da Como

Seppur spogliato della pensione d’anzianità dai giacobini, la cui ferrea propensione ai tagli – al tempo non schiva di quelli di teste – pare essere tornata in auge ai nostri giorni, fa sfoggio di inossidabili estro e sagacia l’ottuagenario Carlo Goldoni che nel 1787 dà alle stampe a Parigi le proprie memorie. Nell’autobiografia l’impareggiabile commediografo fornisce prova di non comune lucidità ripercorrendo nei più minuti dettagli un florilegio di ormai remote rimembranze. Tra queste spicca il resoconto di una scampagnata di oltre cinquant’anni prima nell’agro circostante Milano, effettuata in compagnia di un amico bergamasco dal tutt’altro che imprevedibile cognome di Carrara.

È un giorno d’estate del 1733, e la coppia di bighelloni, varcata quella Porta Tosa che oggi si troverebbe all’altezza di piazza Cinque Giornate, si incammina in aperta campagna alla volta delll’Osteria della Cazzuola per una frugale merenda. Già all’epoca la metropoli – nota il drammaturgo veneziano – ha fama di ville gourmande, tant’è che i suoi abitanti sono soprannominati lupi lombardi dai più sobri fiorentini. “Non si fanno in Milano passeggiate, ne’ si mette insieme divertimento di qualunque sorte sia, in cui non si discorra di mangiare: agli spettacoli, alle conversazioni di giuoco, a quelle di famiglia, siano esse di cerimonia o di complimento, alle corse, alle processioni, alle conferenze spirituali inclusive, sempre si mangia.”

Carlo Goldoni
Carlo Goldoni

Giunti a destinazione, i due gitanti comandano uno spuntino a base di gamberi, uccelletti e polpettino. Dalle vivande settecentesche della storica osteria, in contrapposizione alle più tarde e moderniste lusinghe del risotto allo zafferano e della costoletta impanata, promana un nostrale sentore d’arcaico. I crostacei sono quelli d’acqua dolce dei quali già nel tredicesimo secolo, a dar retta a Bonvesin de la Riva, in riva ai Navigli si divoravano più di sette moggi al giorno. La cacciagione minuta, che in abbinamento alla polenta rappresenta un’irrefutabile icona gastronomica del circondario di Bergamo, tra XVII e XVIII secolo pare altresì una voce regolarmente impressa anche sui menù delle taverne milanesi – quella dei Trì Merla aveva particolare rinomanza per i suoi passaritt.

Quanto al polpettino, è del tutto ingannevole lo scontato rimando ad una pallottola di carne trita che la denominazione parrebbe sottendere. Si tratta invece di un involtino la cui ricetta, di sicure origini padane, è riportata per la prima volta nel quattrocentesco Libro de arte coquinaria di Martino da Como: una fettina di vitello, cosparsa di semi di finocchio e velata di un battuto di lardo ed erbe, viene arrotolata su sé stessa e quindi arrostita allo spiedo. Ad una pietanza affine doveva forse alludere un paio di secoli prima lo stesso Bonvesin de la Riva, quando menzionava un ripieno a base di noci, uova, cacio e pepe con cui i suoi concittadini solevano farcire le carni nel periodo invernale.

Metropoli delle polpette – definiva Milano il medico-poeta Giovanni Raiberti. Ed all’ombra della Madonnina morfologia e terminologia del morsello di carne hanno inevitabilmente finito per distinguersi da quelle della consuetudine. Se polpettino sta per saltimbocca, è con la voce mondeghili che vengono invece designate quelle che altrove si chiamano polpette. Il dualismo, di marchio squisitamente lombardo, è attestato anche dal ricettario del Cocho Bergamasco, che a fine seicento distingue rispettivamente tra polpette di carne cruda – simili a quelle di Martino da Como – e quelle di carne trita cotta, a propria volta affini ai mondeghili.

Questi ultimi, il cui appellativo deriva dalla storpiatura meneghina dell’ispanico albondeguillas, rappresentano in apparenza uno dei plurimi imprestiti iberici alla cucina milanese. In realtà l’apparentamento è d’ordine più lessicale che gastronomico. Non si è certo dovuto attendere l’arrivo in Italia degli aragonesi per apprendere a cucinar polpette: già nel ricettario latino di Apicio fanno infatti comparsa numerose preparazioni (isicia) in guisa di trito appallottolato di carne o di pesce, variamente aromatizzate. Una delle basi predilette dagli antichi romani per la preparazione della pietanza era peraltro rappresentata dal fegato di porco. E non è certo casuale che, tra gli ingredienti dei mondeghili, baleni l’arcaicizzante richiamo della mortadella di fegato.

Ma torniamo alla scampagnata di Carlo Goldoni e dell’ineffabile Carrara. Il loro spuntino all’Osteria della Cazzuola viene troncato sul nascere dall’estemporanea apparizione di un’avvenente giovinetta in lacrime. Il veneziano, incorreggibile donnaiolo, appura che la fanciulla – per singolare combinazione sua concittadina – è fresca reduce da una disavventura di seduzione ed abbandono, e si fa in quattro per rincuorarla. Il compare, da buon bergamasco, pare invece persuaso che le lusinghe della galanteria non debbano in alcun modo venir anteposte a quelle della tavola – o che comunque non sia opportuno indulgervi a stomaco vuoto -, e scalpita perché si dia senza indugi inizio alla merenda. Ma Goldoni, del tutto incurante delle rimostranze dell’amico, seguita imperterrito a blandire la giovane. Alla fine si addiviene ad un compromesso, e l’agognato pasto è servito negli alloggi della donna ponendo termine al tantalico supplizio cui è sottoposto il povero Carrara.

L’epilogo della vicenda è, assai prevedibilmente, del tutto teatrale. Il commediografo lascia discretamente intendere di essere riuscito ad intessere con l’affascinante concittadina una tenera amicizia, che si protrae per qualche mese. L’idillio è tuttavia falciato dai cannoni dei Savoiardi agli ordini di Carlo Emanuele III, che nel dicembre del 1733 cingono d’assedio il capoluogo lombardo. Goldoni, che in quel mentre svolge le funzioni di attaché del Console della Serenissima presso il Granducato di Milano, è costretto a riparare a Crema al seguito del diplomatico. La giovane amante resta invece in città, ed i due finiscono perdersi di vista – apparentemente senza eccessivi struggimenti. Ed il vorace Carrara? Rimedia un posto da corrispondente della Repubblica di Venezia su raccomandazione dello stesso Goldoni. Anche tra i marosi del burrascoso secolo dei lumi, è dunque e comunque bene tutto quel che finisce bene.




Addio 2015, un anno all’insegna del controsenso

Botto_CapodannoQua, tutti si affannano a raccogliere album fotografici del 2015, a ricordare quel che hanno fatto, e cercare di dare un nome ed un carattere a questi 365 giorni: io, dal mio rifugio filosofico-montano, guardando alle cose d’Italia, come la poiana osserva le greggi che sgambettano giù in valle, felicitando di bagole e belati sentieri e tratturi, direi che è stato l’anno del grottesco. Tali e tanti sono stati, infatti, i paradossi, i nonsense, le gioppinate di questo 2015, che altra definizione, davvero, non mi viene. Un anno all’insegna del più assoluto irrealismo: dodici mesi votati al racconto di un mondo che non esiste, di una vita che nessuno vive e, soprattutto, di una cecità trasformata in visione del mondo.

Paradosso dei paradossi: dei ciechi che hanno una visione! Perché, va detto, da anni ed anni ormai, questo nostro Occidente mignolo mignolo, che ristagna fra le Alpi e Lilibeo, ha perso contatto con le cose reali: insegue fanfaluche, frasi ad effetto divenute carne, vangeli da ubriachi. Però, fino a quest’anno, non avevo ancora visto l’idiozia sostituire l’intelligenza e farsene beffe, cancellando con un colpo di spugna tutti i fenomeni reali in grado di smentire i dogmi: va bene raccontarsi che le cose vanno bene, ma non si può fare finta di essere d’estate, quando si è d’inverno, solo perché sul libretto rosso dei pensieri di qualche palamidone rincoglionito c’è scritto che dev’essere estate tutto l’anno, andiamo!

Prendete la scuola, malata terminale d’Italia, origine di tutte le nostre magagne, fucina di disoccupati, di svogliati e di analfabeti: la scuola, rifugio di martiri e lazzaroni, extrema ratio per qualunque laureato senza prospettive. Pensate che sia sempre stata così, la scuola italiana? Ennò: quarant’anni fa ce la invidiavano in tutto il mondo, la nostra scuola: lo so che, detto oggi, sembra fantascienza, eppure era proprio così. Se, oggi, la scuola fa schifo, non credete che, forse forse, si potrebbero prendere in considerazione un paio di riflessioni un tantino fuori del coro? Del tipo: non è che, magari, le teorie didattiche estruse dai baldi pensatori dal ’68 ad oggi si siano rivelate un’autentica, scusate il francesismo, cagata? E non è che, magari, qualcuno possa essersi sbagliato: che il vecchio sistema, riveduto e corretto, con meno cravatte e grembiuli e un po’ più di tecnologia, andasse molto meglio del guazzabuglio facilista vomitatoci addosso dai pedagogisti e dai docimologi coccolati da certa sinistra?

Insomma: possiamo tenere un pochino conto della realtà, oltre che della teoria? E se la teoria produce spazzatura, concludere che, in definitiva, quella teoria stessa è spazzatura? Ho parlato della scuola, perché è l’esempio forse più eclatante di questa cecità volontaria, ma lo stesso si potrebbe dire per la sicurezza, i servizi sociali, la sanità. Per non parlare della cultura, della filosofia, del sapere: parole che, a un dipresso, qui da noi non significano più nulla. Eppure, a fronte di questo irrealismo cretineggiante e frivolo, vi sono esempi di interventismo pragmatista, che si dimostrano, se possibile, ancora più desolanti. Prendiamo l’idea di proibire i botti di Capodanno, ad esempio. Si tenga presente che chi scrive è, da sempre, acerrimo nemico dei botti: fastidiosi, pericolosi, del tutto estranei alla nostra tradizione insubre, che vorrebbe rami d’agrifoglio, semmai, e liete canzoncine. Però, se devi proibire dei prodotti, perché sei convinto che vadano proibiti, fallo a giugno: non lanciare proclami draconiani il 29 dicembre, quando, ormai, un sacco di poveri fessi ha dilapidato patrimoni in miccette e raudi e, soprattutto, quando le fabbriche di fuochi e il loro indotto sono in trepidante attesa del picco di vendite.

Se non sei del tutto scemo o, peggio, del tutto incompetente in materia di realtà, non fare il sindaco: fai il brahmino, stattene in riva al Gange a gambe incrociate e ripeti tutto il giorno frasette senza senso. Perché non si gioca, in nome del coup de theatre, con la vita delle persone. Insomma, vuoi per eccesso di teoria, vuoi per eccesso di prassi, la sensazione è che questo 2015 sia stato il trionfo dell’imbecillità, del mero controsenso, della patente inettitudine, da parte di chi prende le decisioni per noi, di prenderle con un minimo di sale in zucca. E, viste le prospettive, perfino augurarsi reciprocamente un felice anno nuovo assume i toni del paradosso grottesco: come potrà mai essere migliore, se non si cambia radicalmente direzione? Se non altro, potremo incolpare il 2016 di ogni nefandezza per il fatto che è bisestile: è che, in Italia, sono bisestili anche le persone!




Borgo Santa Caterina, oggi i locali possono chiudere alle 2 di notte

Come è avvenuto per la vigilia di Natale, anche per la notte del 5 gennaio 2016 il Comune di Bergamo ha autorizzato la chiusura posticipata alle ore 2 del giorno successivo per tutti gli esercizi di
somministrazione di alimenti e bevande di via Borgo Santa Caterina e delle vie limitrofe, accogliendo la richiesta dei gestori.

L’autorizzazione è concessa in deroga all’ordinanza dello scorso luglio che, per contenere il disturbo ai residenti, ha limitato gli orari di apertura e chiusura delle attività commerciali di alcune vie della città dalle 6 del mattino alle 00,30 del giorno successivo (un’ora dopo per i locali che soddisfano certi requisiti). La deroga vuole «offrire ai cittadini che intendono festeggiare questo particolare momento dell’anno la possibilità di trattenersi presso tali pubblici esercizi anche oltre gli orari stabiliti di chiusura al pubblico».

Resta fermo il rispetto dei limiti di rumore stabiliti dalla specifica normativa in materia.




Bonus alberghi, domande per 77 milioni. Ecco quelle ammesse

albergoA fronte dei 20 milioni stanziati per l’anno 2014 sono pervenute domande per oltre 77 milioni di euro, l’86% delle quali nei primi quattro minuti del “click day”, il via libera alle domande online fissato lo scorso 19 ottobre. Sono i risultati della prima tranche del Tax Credit, il credito d’imposta a favore delle imprese alberghiere che effettuano interventi di ristrutturazione della struttura, previsto dal governo per il triennio 2014 – 2016.

Il bonus alberghi, pensato per migliorare la qualità dell’offerta ricettiva italiana ma anche per favorire le imprese dell’edilizia e dell’arredo, è esito della richiesta congiunta di FederlegnoArredo e AICA – Associazione Italiana Confindustria Alberghi. Viene concesso per le spese complessivamente sostenute dal primo gennaio 2014 al 31 dicembre 2016. Il credito è ripartito in 3 quote annuali di pari importo ed è utilizzabile esclusivamente in compensazione. Fra le spese agevolabili, la ristrutturazione edilizia e l’acquisto di mobili: componenti di arredo, cucine professionali, arredi outdoor.

Solo per i mobili le richieste sono state pari a 27 milioni 118 mila euro, a fronte dei 2 milioni disponibili, ovvero il 10% del plafond complessivo.