Bergamo città senza contanti? I dubbi e le proposte dell’Ascom

Non tutto ciò che è tecnologico è per forza conveniente per un’impresa. Ci ha tenuto a sottolinearlo il direttore dell’Ascom Oscar Fusini nel corso dell’incontro “Senza contanti Bergamo è avanti!” organizzato a Loreto dal circolo 2 di Bergamo del Pd – con la partecipazione, tra gli altri, dell’assessore all’Innovazione del Comune di Bergamo Giacomo Angeloni e degli onorevoli Antonio Misiani e Sergio Boccadutri – per misurare come sono cambiate le abitudini dei cittadini con il progetto cashless city, volto a diffondere e incrementare l’utilizzo dei pagamenti elettronici tramite ogni tipo di carta e Pos.

Non è aumentando i Pos che crescono le transazioni

Se la propensione a utilizzare la moneta elettronica è più scarsa in Italia che all’estero, intanto, non dipende dalla diffusione dei terminali (Pos). «Il numero dei Pos nel 2014 in Italia era pari a 31 per mille abitanti, la più alta densità in Europa, più di Francia (24) Germania (9) Regno Unito (26) e Spagna (26) con una variazione in aumento dal 2010 al 2014 del + 37%, la più alta nella Ue», ha spiegato Fusini. «La dotazione complessiva di Pos nel nostro Paese risulta in linea rispetto agli altri principali paesi dell’area euro, mentre ci sono evidenti divari relativamente al numero di operazioni effettuate per ogni singolo Pos e per persona (34 operazioni per abitante, solo l’8,8% del Pil)».

Questo è perché il consumatore non possiede carta di credito o debito o perché non la vuole usare per svariati motivi (abitudine alla modalità di spesa, tempo del pagamento, sicurezza del pagamento, plafond carte, monte spesa volontario, scarsa abitudine al controllo bancario, rintracciabilità dell’acquisto). «L’assenza del Pos nel punto vendita è solo una delle motivazioni – ha evidenziato Fusini – mentre è l’unico aspetto sul quale si concentra l’attenzione».

Il nodo dei costi

Tanto è vero che l’obbligo di installare il Pos in Italia è stato esteso in pratica a tutte le attività, comprese quelle in cui la spesa è il più delle volte di piccola entità. «Secondo una ricerca del dicembre 2015 dei nostri colleghi dell’Unione del commercio di Sondrio – ha ricordato il direttore dell’Ascom bergamasca -, l’accettazione del pagamento elettronico per l’acquisto di un giornale quotidiano di € 1,30 (margine lordo € 0,244) con commissione Pagobancomat del 0,686% si riduce a + € 0,005 mentre con commissione carta di credito al 2,20% diventa addirittura negativo a – € 0,015. Allo stesso modo nel caso di un tabaccaio per la vendita di un pacchetto di sigarette di € 5,20 (aggio lordo 10% pari a € 0,52) nel caso di pagamento elettronico con commissione Pagobancomat pari a 0,686 l’aggio lordo scende a € 0,254 e nel caso di carta di credito con commissione al 2,20% scende addirittura a € 0,176».

«Esiste – quindi – un problema evidente di costi per talune merceologie i cui margini commerciali sono troppo bassi (tabaccai, edicolanti, agenzie viaggio, benzinai ecc.) o per i quali la spesa media è troppo bassa (bar panifici ecc.). Infine esistono costi fissi troppo rilevanti per esercizi nei quali l’utilizzo del Pos è limitato da parte della clientela. Nell’attuale contesto, gli oneri ricadono infatti solo ed unicamente sulle imprese, lasciate peraltro sole a cercare di strappare, da una posizione di minorità, condizioni contrattuali dignitose da soggetti che spesso sembrano operare in condizioni di vero e proprio oligopolio». «L’avvio, il mantenimento del servizio e le commissioni sui pagamenti rappresentano – ha evidenziato -, soprattutto per le imprese con margini di redditività e volumi di fatturato molto ridotti, un ulteriore aggravio a carico di settori già pesantemente vessati dalla crisi. I costi di noleggio, le commissioni percentuali le altre spese sono paradossalmente più alte per coloro che incassano poco rispetto a coloro che transano molto con un’incidenza spesso insostenibile».

Le proposte dell’Ascom

Oltre ai costi, anche problemi di affidabilità e inefficienze nel sistema frenano un utilizzo più ampio della moneta elettronica da parte delle piccole aziende commerciali. Se la diffusione in queste realtà è comunque auspicabile, per migliorare la sicurezza e il servizio, ecco allora alcune proposte dell’Associazione per fare in modo che l’aumento delle transazioni con Pos diventi economico anche per loro.

«Promuovere la realizzazione di piattaforme efficienti in grado di superare gli attuali schemi di produzione ed erogazione dei servizi di pagamento, riducendo i livelli di intermediazione finanziaria tra consumatore/cliente ed esercente», ha cominciato Fusini. E poi imporre l’effettivo tetto massimo alle commissioni interbancarie sulla base dei contenuti del Regolamento della Commissione Ue sulle commissioni interbancarie; sviluppare offerte “a pacchetto” particolarmente convenienti, sulla base di quanto è stato già fatto con i conti correnti di base per le fasce più disagiate della popolazione in seguito all’obbligo di dotarsi di un conto corrente; consentire a tutte le imprese di beneficiare delle economie di scala derivanti dall’aumento complessivo dei volumi transati che le nuove normative dovrebbero indurre, creando una relazione diretta, ed inversamente proporzionale, tra l’incremento dei volumi transati e la riduzione delle commissioni bancarie applicate alle imprese su ogni operazione; in ogni caso, in materia di obblighi Pos, introdurre principi di gradualità e sostenibilità, limitando gli obblighi di istallazione a operatori economici con livelli di fatturato al di sopra di predeterminati livelli ed imponendo la non utilizzabilità per talune merceologie».




Bergamo “capitale” europea della gastronomia, alla Bit la presentazione

L’intervento del sindaco di Bergamo, Giorgio Gori

La Lombardia Orientale sotto i riflettori alla Bit, la Borsa internazionale del turismo di Milano, per il titolo di Regione Europea della Gastronomia che sfoggerà nel 2017.

Il sistema che riunisce i territori di Bergamo, Brescia, Cremona e Mantova nella promozione del patrimonio enogastronomico e delle bellezze naturali, storiche e artistiche ha messo sul piatto le proprie carte nel corso di una conferenza stampa allo stand delle Regione Lombardia alla quale hanno partecipato il sindaco di Bergamo Giorgio Gori, di Brescia Emilio Del Bono, di Cremona Gianluca Galimberti, il vicesindaco di Mantova Giovanni Buvoli, insieme con Danilo Maiocchi, direttore generale della Direzione Commercio Turismo e Terziario della Regione, e Roberta Garibaldi dell’Università di Bergamo, direttrice scientifica del progetto

La proposta è di scoprire e gustare – lentamente, facendo esperienza – l’eccellenza del food and drink in un contesto che va dal lago di Garda al fiume Po, dalle Alpi alle colline, con città d’arte, di storia e di tradizione e sei siti patrimonio dell’Umanità.

conferenza stampa Bit regione europea gastronomiaIl “pacchetto”, che ora può contare anche sul sito dedicato www.eastlombardy.it, è forte di 22 ristoranti stellati (di cui due 3 stelle), 10 tra i migliori ristoranti nella guida Gambero Rosso, 22 ristoranti Identità Golose. E poi vini (con 2 Docg, 13 Doc e Igt), acque minerali, come la S. Pellegrino, 16 prodotti Dop, 9 Igp, 11 Presìdi Slow Food e tanti prodotti artigianali di qualità, valorizzati anche attraverso l’importante presenza delle 8 Strade del Vino e dei Sapori. Ci sono inoltre 753 agriturismi e 115 fattorie didattiche e, per quanto riguarda l’innovazione e la ricerca della qualità nella produzione, migliaia di aziende con coltivazioni o allevamenti Dop e Igp. Numeri e realtà che posizionano la Lombardia Orientale ai vertici delle classifiche relative alla gastronomia.

Completano l’offerta turistica oltre 143mila posti letto, una fitta rete di trasporti, due grandi aeroporti, l’alta velocità ferroviaria, una forte presenza di strutture ricettive complementari quali campeggi e B&B.

Con questo progetto la Lombardia Orientale valorizza il patrimonio enogastronomico, arricchendo in modo innovativo l’offerta turistica con l’integrazione delle filiere e, in particolare, di tre target tematici:

  • turista enogastronomico: un target prettamente attento al food&wine, quindi con un’offerta dedicata ai principali profili. I gourmet, appassionati e raffinati; i foodies, attivi sperimentatori; gli enogastroculturali, attenti alla dimensione culturale del cibo; i lifestyle enogastronomici, buon cibo se in un locale trendy; attenti alla cucina sana, ma anche responsabile; con bisogni speciali, ed in ultimo turisti enologici
  • turista culturale e leisure: potrà scoprire le città d’arte, il ricco patrimonio artistico e i numerosi siti Unesco, i paesaggi collinari del Garda, in connubio con una offerta culinaria di tutto rilievo
  • turista sportivo, attivo: legato alla montagna, alla tradizione alpina, al cicloturismo e agli sport di acqua dolce nei laghi o negli importanti fiumi, dove potrà godere nel 2017 di insoliti break fra salute e gusto.

L’offerta contempla percorsi del gusto inediti firmati da grandi cuochi e numerosi eventi enogastronomici, distribuiti durante il corso dell’anno: dalle piccole sagre alle grandi manifestazione internazionali, come il Festival del Franciacorta, Pianeta Gourmarte o la Festa del Torrone, incluso un grande evento di apertura e di chiusura del 2017, che offriranno opportunità ludiche e di degustazione dei numerosi prodotti tipici locali. Il 2016, che vedrà Mantova Capitale Italiana della Cultura, è considerato un importante momento di lancio per un 2017 dedicato al cibo e al saper fare cibo. Senza dimenticare il Monteverdi Festival, che nel 2017 celebra i 450 anni della nascita del compositore cremonese, o il conosciutissimo Festival della Letteratura di Mantova.

«Essere Regione Europea della Gastronomia  – hanno spiegato i promotori – è anche una strategia basata sulla collaborazione, per favorire lo sviluppo locale socio-economico, attraverso un approccio di rete a filiera corta, che includa in una rete di impresa i numerosi attori locali, affinché si promuovano attraverso azioni congiunte promozionali. Attività di sensibilizzazione per la cittadinanza, progetti ad hoc per le scuole, convegni, presentazioni pubbliche e workshop con l’obiettivo di informare e sensibilizzare alla sostenibilità, alla cultura del cibo, alla qualità, alla riscoperta delle tradizioni e all’innovazione. Nella certezza che la cultura passa anche da ciò che mangiamo».

Ben chiari gli obiettivi finali. Se oggi sono 11,5 milioni le presenze nella Lombardia Orientale, di cui il 62% stranieri, con una permanenza media di 3,1 giorni. La sfida raccolta dai territori è quella di ampliare, mettendosi insieme, la propria attrattività con una strategia che punta a creare un’offerta che sia maggiormente targetizzata, più vicina alle esigenze del visitatore, più esperienziale ed emozionale, in grado di toccare il cuore e la mente dell’ospite prendendolo per la gola, più sostenibile ed eticamente accettabile, più innovativa e più attrattiva con numerosi prodotti.

 

 




Svincolo dell’A4, da Comune e Provincia uno studio sul traffico

rondò A4 caselloMigliorare l’accessibilità da e per la città di Bergamo così da rendere più fluida la connessione del casello dell’autostrada A4 anche rispetto all’aeroporto e alle via d’accesso con le Valli. Queste le priorità convenute durante il Tavolo convocato dall’assessore regionale alle Infrastrutture e Mobilità, Alessandro Sorte, cui hanno partecipato parlamentari, consiglieri regionali e amministratori locali. “Oggi Bergamo si impone come un modello – ha detto Sorte perché ha saputo fare squadra rispetto ad alcune priorità. Questo gioco di squadra che va aldilà di giochi ed  appartenenze politiche ci ha consentito di portare risultati interessanti in tutta la bergamasca. Penso alle varianti di Zogno e Cisano, alla fermata ferroviaria dell’ospedale di Bergamo e all’ampliamento ferroviario della tratta Bergamo-Ponte San Pietro che Rete ferroviaria Italiana finanzierà con 14 milioni euro”.

Lo svincolo in questione risulta attraversato da un consistente flusso di traffico, essenzialmente da e verso l’autostrada. Rappresenta la porta di accesso all’aeroporto di Orio al Serio, costituisce l’intersezione tra i flussi est-ovest quelli in entrata e uscita dalla Città. Le criticità sono relative alla pericolosità che deriva dalla frequenza e dalla vicinanza dei punti di conflitto nell’attuale conformazione a tre livelli. “Comune e Provincia – ha spiegato Sorte – si sono assunti l’impegno di sviluppare uno studio del traffico sul nodo. I presenti al Tavolo di oggi hanno condiviso la necessità di affiancare e potenziare questo di lavoro in modo tale da poter poi chiedere al Ministero di inserire nel Piano finanziario di Autostrade per l’Italia la riqualificazione del Rondò di Bergamo. Oggi abbiamo anche firmato una lettera da mandare al ministro Delrio così da farci trovare con la progettazione conclusa quando l’opera sarà inserita nel Piano”.




Attenti, perché c’è anche una dittatura della memoria

memoria storicaOggi mi piacerebbe parlarvi di memoria. Di come funziona la memoria, intendo. Per uno storico, la memoria è qualcosa di diverso da quel complesso insieme di processi elettrochimici che ci porta a fare riemergere dal nostro magazzino cerebrale frammenti del passato. Diciamo che, in un certo qual modo, per me la memoria è come per il salumiere la pancetta coppata: non voglio insinuare di possedere una memoria tesa e senza cotenna, però, oltre ad essere un fatto personale, per quelli come me, la memoria è anche un lavoro. Lo so che non suona tanto bene: viviamo in un’epoca in cui l’apparenza è tutto e, pertanto, anche la memoria si riveste di panni splendidi e viene raccontata con formidabili ricorsi alla retorica più raffinata. Solo che, sotto il vestito, molto spesso, non c’è nulla: la memoria manca, e rimane soltanto l’abito, indossato da un manichino privo di vita. Perché la storia, che della memoria rappresenta, per così dire, un distillato di libera vendita, o la si racconta tutta e la si racconta meglio che si può, oppure è meglio non raccontarla per niente.

Insomma, per farla breve, una storia raccontata male è un lavoro male eseguito, per un professionista della storia: affondare le unghie in una spugna, graffiare una lavagna, produrre un suono sgradevole. Prendere un microfono e rivolgersi ad una platea per tenere una lezione di storia non è esattamente come cantare una canzoncina o recitare una filastrocca: si suppone che la gente si aspetti da te almeno due cose, ossia la scientificità e l’onestà intellettuale. Intendo dire che queste due prerogative vengono, solitamente ritenute prerequisiti dal pubblico: il presupposto che ti muove ad assistere ad una conferenza storica è che, in quella sede non ti raccontino grossolane stupidaggini o panzane sesquipedali. Invece, purtroppo, molto spesso, per una ragione o per l’altra, vi sono dei relatori che raccontano un mucchio di sciocchezze. Alcuni per semplice incapacità: non tutti gli imbianchini maneggiano lo stucco veneziano con la dovuta abilità e non tutti gli storici lo fanno con la storia. Altri per patente malafede: perché sponsorizzati da qualche ideologia, da qualche partito di dementi, da qualche mainstream culturale.

Il problema della memoria, in quei casi, si riduce ad un’elementare questione commerciale: se un imbianchino ti rovina gli stucchi di casa, non lo paghi, lo paghi di meno oppure, in casi estremi, lo citi per danni. Se uno storico ti inculca nella testa idee sbagliate, criminalmente sbagliate intendo, idee che fanno di te una persona peggiore, non c’è modo di rivalersi: dirò di più, non c’è, spesso, modo di accorgersene. E la memoria, tanto individuale quanto collettiva, va a farsi benedire: i processi mnesici sono materia plastica. A differenza di quel che si può pensare, la memoria è influenzabile: iniettando all’interno di un sistema di memorie un virus, questo sistema può mutare, adeguarsi, modificare perfino i propri presupposti culturali. Vi sembra complicato? In realtà è semplicissimo: se io sento ripetere per anni lo stesso concetto storico, del tutto sbagliato e che utilizzi parole chiave semanticamente sbagliate, un po’ alla volta modificherò la mia memoria, adeguandola ai parametri che mi sono stati inculcati. Esiste, perciò, una guerra delle parole, che riguarda, specialmente, quelle che esprimono i concetti più alti, complessi ed importanti della nostra vita civile: chi riesce ad appropriarsi di determinati campi semantici avrà vinto la battaglia della memoria. Sarà la sua memoria a diventare la memoria di tutti.

Parole come “pace”, “democrazia”, “Olocausto”, “libertà”, non sono più vox media: non sono più, nella nostra memoria, riferibili indistintamente a qualunque consorzio umano, ma sono diventate appannaggio di una parte, di una metà della mela. E, quel che è peggio, all’interno di questa già di per sé deprimente lotta per il predominio linguistico, si è sviluppata una specie di manicheismo: chiunque contraddica parole e concetti di questa memoria indotta si colloca a mezzo tra la lesa maestà e l’iconoclastia. C’è, in definitiva, una dittatura della memoria, miei cari lettori: delicata, sotterranea, strisciante, ma pur sempre dittatura. Non si può possedere una memoria, tanto individuale quanto nazionale, che non risponda a certi parametri culturali, semantici, politici. E non esiste confronto tra i ricordi: non si dice condivisione, che sarebbe oggettivamente impossibile, ma neppure rispetto, in questo valzer di correttezze formali, per la memoria altrui. Capirete che, anche ammesso che la memoria dominante fosse la più vera, la più giusta, la più, per così dire, memorabile, si tratterebbe, comunque, di vessazione o di manipolazione della storia: se, poi, come sempre accade nelle vicende umane, questa memoria è incompleta, perfettibile, talvolta del tutto mendace, ci troviamo di fronte ad una violenza inaccettabile. E, a questo punto, non lo storico, ma l’uomo deve domandarsi: perché la accettiamo?




Malvestiti: «Ascom più efficiente grazie alla nuova sede»

Paolo Malvestiti
Paolo Malvestiti

«Con quale spirito avremmo potuto ancora parlare di innovazione ai nostri imprenditori senza aver dato, noi per primi, un esempio forte?». Chi, come Paolo Malvestiti, ha fatto del pragmatismo la propria cifra imprenditoriale, la risposta l’ha già insita nella domanda. Contano i fatti. Conta che l’Ascom abbia rivoluzionato la vecchia sede storica, ricostruendola integralmente con un concept moderno, innovativo e più funzionale alle mutanti esigenze degli associati. E conta che la gamma di servizi, già di per sé ampia, sia in fase di ulteriore definizione e potenziamento all’interno di un rinnovato disegno strategico che vede appunto questa componente prevalere sempre più sulla funzione sindacale. Step decisivi, annota il presidente dell’Ascom, in grado di dare un senso compiuto al percorso di crescita dell’Associazione di categoria, sempre in prima linea per sfidare la crisi.

Presidente, una svolta…

«Assolutamente sì. E non è ancora finita»

Nel senso che?

«Che abbiamo ancora alcuni passaggi da completare. Vede, siamo sempre più costretti a fare i conti con cambiamenti rapidi e complessi e il dovere verso i nostri associati ci impone di mettere in atto scelte e strategie ben definite per rimanere al passo coi tempi. Pertanto, abbiamo bisogno di inserire nell’organizzazione forze fresche, professionalmente preparate, capaci di leggere l’evoluzione dei mercati e di indicare le nuove direzioni di marcia all’Ascom».

Nuova sede, nuovi vertici?

«È evidente. Oggi, dopo la lunga e felice stagione di Trigona – che non finiremo mai di ringraziare – abbiamo un nuovo direttore, Oscar Fusini, altrettanto capace, che può contare su uno staff di collaboratori che già da tempo ha intrapreso un percorso di aggiornamento. Ebbene, ritengo importante che l’evoluzione e il cambiamento interessino anche i vertici. Dobbiamo essere coerenti con il rinnovamento. Altrimenti è tutto inutile. Nuovo abito, nuove forze, per riprendere la sua domanda».

Sede AscomRiguarderà anche Lei, presidente?

«Ho già fatto cenno alle mie intenzioni: nel 2017, quando avremo le elezioni, non mi ricandiderò».

È una decisione definitiva?

«Sì, lo scriva pure. Ufficializziamo».

Nel frattempo?

«Come le stavo dicendo, lavorerò al rafforzamento della squadra di governo. Voglio dare all’Ascom l’opportunità di far leva su persone più rappresentative dell’attuale momento storico ed economico».

Non c’è il rischio che si perdano preziose competenze?

«La scommessa sarà quella di creare un connubio virtuoso tra l’esperienza di alcuni componenti dell’attuale Consiglio e l’effervescenza dei giovani chiamati a interpretare al meglio le nuove complessità del mercato».

Per molti, lasciare non sarà un momento facile….

«Posso immaginarlo. Ma per tanti di noi è tempo di uscire. Bisogna cambiare. Guardi, non l’ho mai detto prima, ma io stesso, già da un po’, ho capito che ho fatto il mio tempo. E ora che abbiamo completato il grande salto con la nuova sede, mi rendo conto che abbiamo la responsabilità di mettere in squadra persone capaci di cogliere le nuove evoluzioni commerciali».

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È da tanto che batte sul tasto del cambiamento…

«È assolutamente necessario. Dobbiamo metterci in testa che il commercio tradizionale nel tempo diminuirà sempre di più. Dovrà vedersela con altre forme di distribuzione, come la vendita online, a cui dobbiamo guardare con molta attenzione. È in atto una rivoluzione nell’approccio all’acquisto da parte dei consumatori e non possiamo farci trovare impreparati».

Di qui anche la scelta della nuova sede…

«Esatto. Un nuovo abito per essere più efficienti, accrescere le nostre potenzialità e dare più dinamicità a servizi come l’area legale, l’internazionalizzazione, l’innovazione tecnologica, l’ambiente e la sostenibilità, per citare alcune funzioni. Solo così potremo offrire risposte adeguate alle nuove esigenze degli associati che si trovano spesso a fare i conti con un mercato che è diventato particolarmente competitivo e selettivo».

Colpa della crisi?

«Non solo. Le cito un aspetto, sui tanti. Oggi i grandi brand hanno forti impatti sui territori. Grazie alla leva del marketing, sono in grado di orientare le propensioni al consumo e di concentrare in tempi anche relativamente brevi, e col massimo dei profitti, veri e propri fenomeni commerciali. Diventano “registi” del mercato, insomma, e condizionano i piccoli operatori costretti ad inseguire per cavalcare l’onda del momento. Ma alla fine è un gioco sfiancante per chi non ha i mezzi delle grandi catene».

sala corsiCome se ne esce?

«Qui entriamo in gioco noi, con le nostre consulenze, i nostri servizi e il nostro appoggio. Detto questo, credo che la dote vincente di un imprenditore oggi sia quella di saper dare una svolta netta, se necessario, alla propria attività. Se un commerciante si rende conto che il suo prodotto è maturo, deve avere il coraggio di guardare altrove. In altre parole, deve coltivare le capacità di sbagliare meno e di saper leggere l’evoluzione del mercato grazie alla conoscenza, alla professionalità e a una dialettica vincente col cliente».

Serve un bel salto culturale, però…

«Non a caso l’Ascom, con il suo polo di formazione a Osio Sotto, supporta ad ampio raggio chi vuole accrescere il proprio bagaglio professionale. E sempre non a caso, negli anni, ha aperto anche 10 delegazioni periferiche, distribuite in tutta la provincia, per essere più vicina agli operatori. Una scelta strategica, quella di andare noi sul territorio, proprio per lanciare un segnale preciso agli associati, ma anche per capire meglio le problematiche degli imprenditori».

Un dialogo centro-periferia destinato a migliorare

«È evidente. Possiamo dire che con la nuova sede il rapporto tra Bergamo e le delegazioni sarà ulteriormente ottimizzato, potenziato e funzionale, tutto a beneficio dei nostri associati».

Presidente, nella scelta dei materiali è stata data una forte prevalenza al vetro. Casuale?

«È stata una scelta precisa. Vogliamo dare un segnale di dinamismo e di effervescenza e, soprattutto, rafforzare la nostra identità di casa trasparente».

Lei ha seguito passo passo i lavori. Che esperienza è stata?

«Indimenticabile. Un bell’impegno, che ho potuto affrontare – voglio sottolinearlo – grazie allo straordinario apporto della famiglia che ha saputo mandar avanti egregiamente l’azienda sobbarcandosi anche la mia parte. In questo anno e mezzo ho gestito grandi responsabilità e ho conosciuto persone straordinarie, in linea con i valori in cui credo».

Ascom scaleQuali valori?

«Le rivelo un piccolo segreto. Ogni anno trascrivo sempre una frase, da una agenda all’altra, che per me è sacra: “Il valore della persona sta nella sua identità non nella sua comunicazione”. È profonda, e per me è una verità assoluta. Ecco, ho conosciuto molte persone vere e pochi venditori di fumo».

Per chiudere, c’è un messaggio che vorrebbe inviare agli associati alla vigilia dell’inaugurazione della nuova sede?

«Lo so che sembrerà retorico, ma mi piacerebbe che ogni imprenditore sentisse l’Ascom come parte integrante del suo mondo, un partner affidabile pronto a dare una mano. Perché è importante avere un supporto qualificato, un consulente d’aiuto nelle varie fasi di sviluppo. Oggi più di ieri».

(Servizio fotografico di Gian Vittorio Frau)




Edicole e librerie, prorogato al 19 febbraio il bando Voltapagina

bando VoltapaginaÈ stato prorogato alle ore 12 di venerdì 19 febbraio 2016 il temine per l’invio delle domande di finanziamento realtive bando “Voltapagina!”, con il quale la Regione Lombardia ha stanziato un milione di euro di contributi per interventi di innovazione e valorizzazione dei punti vendita di libri, giornali, riviste e periodici.

Edicole e librerie possono richiedere un contributo a fondo perduto nella misura del 70% per le spese relative ad arredi, attrezzature, opere murarie, acquisto di software, hardware o interventi di efficientamento energetico, sostenute a partire dal 18 settembre 2015 o da sostenere nei successivi 18 mesi dall’approvazione della richiesta. L’investimento minimo ammissibile è di 2.000 euro, mentre l’importo massimo del contributo concedibile è di 10.000 euro per impresa.

Lo Sportello del Credito della Fogalco, la cooperativa di garanzia dell’Ascom, è a disposizione per fornire informazioni e assistenza per la predisposizione della richiesta.




Davide Ferrario nuovo presidente di Bergamo Film Meeting

Davide Ferrario
Davide Ferrario

Cambio di presidenza all’Associazione Bergamo Film Meeting Onlus. Dopo otto anni, il professor Alberto Castoldi, ex-rettore dell’Università di Bergamo, passa il testimone al regista Davide Ferrario, nominato presidente nell’ultima riunione del Consiglio Direttivo. Ferrario, nato a Casalmaggiore, 1956, è regista, fotografo, produttore e scrittore. Inizia a lavorare nel campo del cinema negli anni ’70 come critico cinematografico e saggista, per poi dedicarsi a tempo pieno alla scrittura e alla distribuzione con Lab 80 film, di Bergamo. Lavora, in seguito, in qualità di agente italiano per alcuni registi americani indipendenti come Spike Lee, John Sayles e Jim Jarmusch. Il suo debutto alla regia è del 1989 con La fine della notte, giudicato “Miglior film indipendente” della stagione. Dirige poi sia opere di finzione che documentari, che sono stati presentati in numerosi festival internazionali, da Berlino al Sundance, a Venezia, Toronto, Locarno. Tra gli altri: Tutti giù per terra (1997), Guardami (1999), Dopo mezzanotte (2007), La strada di Levi (2009) e i lavori realizzati con Marco Paolini.
Indipendente, non è solo regista ma guida, al contempo, la propria casa di produzione, la Rossofuoco. Il suo ultimo film di finzione è La luna su Torino (2013). Nel 2015 racconta uno dei tesori d’Italia da poco riaperto al pubblico, l’Accademia Carrara di Bergamo, nel documentario L’Accademia Carrara – Il museo riscoperto. Collabora con diverse testate giornalistiche e radiofoniche ed è anche autore di romanzi: Dissolvenza al nero (Premio Hemingway 1995) è stato tradotto in molte lingue e adattato per lo schermo da Oliver Parker. Nel 2010, è uscito per Feltrinelli Sangue mio.




Bergamo, il 6 marzo la sfilata di mezza Quaresima

Sfilata mezza Quaresima“Bergamo città del folclore” e la sfilata di mezza Quaresima, con la parata dei carri lungo le vie di Bergamo, si terranno quest’anno dal 4 al 6 marzo. L’evento – che nella scorsa edizione ha visto la partecipazione di circa 4mila figuranti e di oltre 30mila spettatori, prenderà il via il venerdì, alle 20,30, in Piazza Vecchia, con lo spettacolo folcloristico con i Gruppi presenti alla manifestazione. Il giorno successivo, sabato 5 marzo, alle 18, sotto i portici dove ha sede il Ducato di Piazza Pontida, si terrà l’inaugurazione della mostra dei bozzetti “Ègia 2016” realizzati dagli studenti della Scuola d’Arte Andrea Fantoni. Dalle 18 alle 20 gli studenti stessi saranno presenti per illustrare al pubblico i loro bozzetti. Alle 20.30, sempre in Piazza Pontida, avverrà la presentazione dei carri che parteciperanno alla sfilata della domenica e l’elezione de “La Ègia piò bela”. Quindi seguiranno la recita della poesia del “Rasgamènt de la Ègia”, la premiazione degli autori dei bozzetti “Ègia 2016” e il Rasgamènt de la Ègia. Durante lo spettacolo è prevista anche l’esibizione dei Gruppi Folcloristici stranieri presenti alla manifestazione.

Domenica 6 marzo, dalle 10 alle 12 (sotto i portici di Piazza Pontida) gli studenti della Scuola d’Arte Andrea Fantoni saranno presenti per illustrare al pubblico i loro bozzetti, mentre al Quadriportico del Sentierone sarà in programma l’ esibizione dei gruppi folcloristici. Dalle 10 alle 14 partirà l’ammassamento dei carri e dei gruppi al piazzale della stazione delle Autolinee e nelle vie Bonomelli e Bono. Alle 15 l’inizio della sfilata con partenza dall’inizio di Viale Papa Giovanni XXIII e termine in Piazza Pontida. Qui, alle 18.30, si terrà la premiazione dei Carri/Gruppi da parte del Duca Smiciatöt del Ducato di Piazza Pontida e della rappresentanza comunale. In caso di pioggia la sola sfilata sarà spostata alla settimana successiva.




Guide turistiche, ecco l’identikit. A Bergamo sono 140

In Italia le guide turistiche abilitate sono 17.100. Di queste, 1.389 si trovano in Lombardia e 140 a Bergamo. A comporre la prima banca dati del settore è stata Confguide, sindacato nato nel 2013 in seno a Confcommercio con l’obiettivo di contrastare il fenomeno dell’abusivismo e garantire servizi di qualità, che in occasione della Bit ha presentato anche la prima indagine, commissionata a Isnart, per fotografare le caratteristiche professionali, i principali target di clientela e le sinergie tra stakeholder del comparto.

I numeri sono ricavati dagli elenchi ufficiali disponibili online presso i siti istituzionali delle Regioni e Province italiane. In ambito regionale, la maggior parte dei professionisti è iscritta in provincia di Milano (417). Bergamo si colloca al quarto posto, dopo il capoluogo, Brescia (166) e Mantova (153). Seguono Pavia (112) e Como (102). Il record di operatori è in provincia di Roma, con 2.797.

Dallo studio emerge che 9 guide su 10 esercitano effettivamente la professione e nel 50% circa dei casi si tratta dell’attività primaria, svolta in misura prevalente. Quattro guide su 10 hanno anche altre abilitazioni professionali: l’80% associa la qualifica di accompagnatore turistico, mentre l’11,8% è anche direttore tecnico di agenzia di viaggi e il 10,6% è guida ambientale o escursionistica.

L’identikit dice che la professione è esercitata in prevalenza da italiani (87,9%) e madre lingua straniera (12,1%), con una prevalenza, per questi ultimi, di provenienza dalla Russia, dalla Francia, dalla Germania e dal Giappone. Le guide hanno un’età media di 43 anni (il 38% ha tra i 31 ed i 40 anni, il 32,1% tra i 41 ed i 50 anni), sono laureate (83,5% delle guide turistiche abilitate) in conservazione e tutela dei beni culturali, in storia dell’arte o archeologia (38%) oppure in lingue straniere (27%).

I principali committenti sono le agenzie di viaggi (indicate dal 55,7% delle guide) ed i Tour Operator (39,7%), seguiti dalle associazioni culturali (27,7%) e dalle scuole (25,1%), mentre la richiesta arriva da clientela privata per il 24% delle guide turistiche abilitate e da enti pubblici per il 6,3%.

È iscritto ad associazioni, cooperative, sindacati o società di servizi il 44,3% delle guide turistiche abilitate, di cui il 73,7% fa riferimento ad associazioni di categoria ed il 17,3% a cooperative. Circa 6 guide turistiche abilitate su 10 sono iscritte al registro Iva, mentre il regime fiscale più adottato è la ricevuta di lavoro occasionale (29,2%) ed il regime dei minimi per le partite Iva (26,2%). Ad assicurarsi con una polizza Rc terzi è il 37,1% delle guide.

Si lavora tutta la settimana (circa il 50% delle guide dal lunedì al giovedì, il 63,7% soprattutto di venerdì e l’83% circa nel week end), soprattutto a primavera (83,3%) e in estate (64,2%), ma per circa la metà delle guide c’è lavoro anche in autunno mentre è stagione di visite guidate anche l’inverno solo per il 17,2%.

Circa il 55% delle visite guidate viene svolto in lingua: in prevalenza inglese (57,6%), seguito a distanza dal francese (15,5%), dal tedesco (10,1%), dallo spagnolo (6,6%), dal russo (5,1%) e dal giapponese (3,1%).

L’indagine ha anche analizzato i contatti tra le guide e gli altri operatori della filiera turistica attraverso le strutture alberghiere certificate Ospitalità Italiana. Il 77,8% di queste ha dichiarato di essere in contatto con associazioni e/o guide turistiche e il rapporto nasce principalmente da un’iniziativa delle guide stesse, che si presentano di persona (modalità di contatto segnalata dal 43,5% degli operatori alberghieri) oppure inviano un’email (22,6%), mentre si rivolge ad associazioni di categoria il 31,5% delle strutture e passa attraverso agenzie di viaggio e Tour Operator il 13,1%. Il 71% degli operatori alberghieri Ospitalità Italiana dichiara di avere ospiti interessati a svolgere visite guidate, con un’incidenza media del 20% circa sulla clientela complessiva della struttura. A rivolgersi agli albergatori per una visita guidata sono soprattutto gruppi di amici o familiari (target indicato dal 54,2% delle strutture), seguiti dalle famiglie (38,6%) e dalle coppie di vacanzieri (33,3%). Il 64,3% degli albergatori si rende disponibile a supportare la propria clientela nella ricerca di una visita guidata sul territorio e la richiesta avviene in prevalenza tramite una telefonata diretta svolta dall’operatore dell’hotel alla guida (indicata dal 60,2% delle strutture) o tramite e-mail (49,1%), mentre solo il 19,4% degli albergatori passa attraverso un’associazione di categoria e il 9,3% si rivolge ad agenzie di viaggio o Tour Operator per richiedere il servizio adatto alle esigenze della propria clientela. Si tratta di un servizio per il quale la clientela degli hotel esprime evidente soddisfazione: basandosi sui commenti e sulle informazioni raccolte presso gli ospiti che hanno richiesto una visita guidata sul territorio, gli operatori alberghieri esprimono un voto medio di 8,4 (su un massimo 10) per le attività delle guide turistiche sperimentate dalla propria clientela.




Gros Market, due gruppi interessati a rilevare le attività

LombardiniSpiragli di ottimismo si aprono nella vicenda Gros Market di Dalmine. Si stanno infatti concretizzando due proposte di acquisto da parte di altrettanti gruppi operanti nel settore, interessati a rilevare l’attività dalla famiglia Lombardini. “Il nostro maggiore auspicio è che i 180 lavoratori siano salvaguardati, così come le attività di tutti e sei i negozi del gruppo”. Alberto Citerio, segretario generale di Fisascat Cisl Bergamo, sta conducendo le trattative con Lombardini per la vicenda dei Gros Market “restituiti” da Carrefour nonostante l’accordo stretto tra i due gruppi meno di tre anni fa. Tra questi anche il negozio di Dalmine, nel quale lavorano 52 persone. Le notizie che giungono, dunque, parlano di due gruppi interessati a rilevare attività e lavoratori e che la cosa si possa concludere in breve tempo, almeno entro il prossimo 31 marzo, data in cui Carrefour restituirà definitivamente i negozi a una proprietà che non può più gestirli, avendo Lombardini chiuso ogni attività nel settore. Unica alternativa alla chiusura e alla mobilità pe rutti i dipendenti, dunque, è la cessione dei negozi ad un terzo soggetto.

“Ci auguriamo naturalmente che queste prospettive diventino al più presto realtà – sottolinea Citerio. I negozi devono proseguire la loro attività, come a Dalmine si sta tuttora facendo. Infatti, il sindacato sta facendo il possibile perché l’attività commerciale non si fermi, e fino a oggi ci siamo riusciti, anche solo per quello che il Gros Market rappresenta, dal punto di vista sociale e “storico” per la città che lo ospita. E anche e soprattutto per le 52 famiglie che su di esso fanno conto per il proprio sostentamento”. Per questo, FISASCAT CISL ha sempre richiesto e sostenuto che Carrefour mantenesse il livello commerciale di ogni punto vendita. “Adesso Lombardini si adoperi affinché con i soggetti interessati si possa arrivare a un accordo nel più breve tempo possibile”.