Porto senza “segreti” all’Avalon

Luca Castelletti
Luca Castelletti

Il “Vinho do Porto”, o semplicemente Porto, è un vino portoghese prodotto nella valle del Douro, terza regione vinicola al mondo ad essere stata oggetto di protezione. Si tratta di un vino liquoroso che viene prodotto esclusivamente con uve provenienti dalla valle che prende il nome dall’omonimo fiume. Tra i vitigni più utilizzati, il Tinta Cão, il Tinta Barroca, il Touriga Nacional, il Touriga Francesa e il Tinta Roriz (detto anche Tempranillo). serata Porto

Sicuramente tra i più conosciuti e apprezzati vini da meditazione, il Porto è diffuso in svariate tipologie commerciali. Che piaccia lo si è visto anche lo scorso mercoledì, quando al circolo Avalon di via Angelo Maj, Luca Castelletti, patron dell’enoteca al Ponte di Ponte San Pietro, ha organizzato una serata di degustazione di Porto vintage, che ha fatto il pieno. Relatore, preciso nel descrivere nascita ed evoluzione del vino liquoroso, Lucio Lorusso. In mescita vini unici, di annate uniche, come, tanto per citare alcune etichette,  il Sandeman del ’78 e il Diez del ’74 o il Feist dell’81. Gli abbinamenti?  Classici, dal formaggio a pasta dura fino al cioccolato. Pubblico numeroso e coinvolto.




Industria alimentare, contratto rinnovato. A Bergamo coinvolti 6mila lavoratori

Heineken Comun Nuovo“La chiusura positiva del rinnovo del Contratto nazionale dell’industria alimentare  riafferma ancora una volta quanto sia importante l’azione sindacale unitaria per ottenere buoni risultati. Un segnale importante, questo rinnovo per la nostra provincia, dove sono presenti aziende multinazionali importanti, che hanno partecipato al tavolo di trattativa a Roma”. Così Gigi Bramaschi, segretario generale della Fai Cisl di Bergamo saluta la firma definitiva sul Ccnl dell’industria alimentare, firmato ieri sera a Roma da Fai Cisl, Flai Cgil, Uila Uil e Federalimentare.

Il Contratto interessa 6mila persone nella nostra provincia, che lavorano  in aziende come Sanpellegrino, Wuber, Parmalat e Heineken. I punti qualificanti dell’accordo danno corpo ai progetti sindacali nella partecipazione dei lavoratori alle dinamiche d’impresa; negli assetti contrattuali, “ora coerenti con la proposta unitaria di un nuovo sistema di relazioni industriali”; nella bilateralità; nella formazione congiunta, nelle nuove modalità su telelavoro e lavoro agile. Il contratto, quadriennale, integra linee guida che rafforzano ed estendono significativamente il secondo livello, rilanciando innovazione, produttività, competitività e condizioni di lavoro dei dipendenti. Viene potenziata ed estesa la bilateralità di settore, che per la prima volta viene definita dal Ccnl. Si dà vita ad un fondo specifico che interviene a sostegno dei lavoratori che perdono occupazione a due anni dalla pensione. Tale fondo interverrà anche per lavoratori che volontariamente vogliono trasformare il contratto da full a part-time e promuoverà il turnover: un vero ponte generazionale. Quanto agli aspetti salariali, non ci si limita ad un’ottica difensiva, ma viene incrementato il potere d’acquisto dei lavoratori attraverso aumenti salariali  pari a  105 euro, condizione necessaria per sostenere il reddito delle persone,  rilanciare  i consumi e contribuire alla ripresa della domanda aggregata. “Le parti sociali attraverso la libera contrattazione e negoziazione diventano oggi più di ieri  vera autorità salariale, protagonisti di una ripresa che coinvolge tutti: lavoratori, imprese e l’intero sistema paese”.




Caffè al bar, «serve un rilancio di prodotti e servizio»

 

Un bar italiano serve in media 175 tra caffè e cappuccini al giorno per un incasso quotidiano di 184 euro. «Cifre che fanno ben comprendere quanto sarà complicato per colossi come Starbucks fare breccia nel mercato italiano» dichiara Luciano Sbraga, direttore dell’Ufficio Studi della Fipe, la Federazione Italiana Pubblici Esercizi che ha fatto il punto su come si evolve il mondo del caffè in un recente convegno organizzato in collaborazione con l’Associazione Italiana Torrefattori.

«La caffetteria è il prodotto di punta del bar italiano e costituisce circa un terzo del relativo volume d’affari – dichiara Luciano Sbraga -. Si tratta di un bene dal consumo estremamente ampio su tutto il territorio italiano, ma che ha bisogno di un rilancio in termini di qualità, sia del prodotto stesso che del servizio. Questi attori sono spesso pregiudicati da una competitività serrata e dalla presenza di realtà poco qualificate lungo tutta la filiera produttiva e distributiva. Serve una svolta anche per quanto riguarda il rapporto con i fornitori che deve essere improntato ad una maggiore qualità degli approvvigionamenti, insieme all’esigenza di rinnovare il parco attrezzature, come ad esempio il bancone, l’attrezzatura più importante di un locale: secondo la ricerca Fipe “Il bar – I rapporti di filiera” infatti, nel 94% dei casi l’acquisto risale ad oltre 6 anni fa, e in 8 casi su 10 ad oltre 10 anni».

Entrando nel dettaglio delle vendite di caffè per tipologia di pubblico esercizio, le 175 tazzine di caffè e cappuccino sono così ripartite: una media di 220 è venduta nei lunch bar, seguita da 202 dei morning bar e 200 nei bar non specializzati. Chiudono la classifica con 170 tazze i bar multipurpose e solo 85 gli evening bar.

Dal punto di vista occupazionale, nel mondo del bar sono impiegate 363mila persone, di cui 206mila dipendenti (media annua 2014). Nel corso del 2014 il 18% delle richieste di personale espresse dalle imprese ha riguardato la professione del barista. In diversi casi le imprese hanno lamentato la difficoltà di reperimento del personale per l’inadeguatezza dei candidati.

I dati della Fipe toccano anche la questione dei rapporti di filiera, che registrano un elevato tasso di fidelizzazione: nell’80% dei casi infatti i fornitori sono gli stessi da oltre sei anni e nel 60% dei casi (più nel beverage che nel food) da oltre 10 anni. La fiducia è la parola a cui più ricorrono gli esercenti per descrivere i criteri sulla base dei quali seleziona i fornitori. Seguono professionalità e qualità dei prodotti; solo nel 16% dei casi i gestori fanno riferimento al prezzo che il fornitore pratica.

La multicanalità è un requisito a cui gli operatori non rinunciano alla ricerca della migliore opzione: il 60% infatti effettua confronti tra fornitori prima di acquistare la merce. Non manca tuttavia uno zoccolo di esercenti per i quali la ricerca di fornitori alternativi non ha motivo di essere, grazie alla piena fiducia nei confronti dei fornitori abituali.

Per quanto riguarda infine le attrezzature, le macchine del caffè nella maggior parte dei casi vengono prese in comodato d’uso dai torrefattori; in ogni caso per il futuro le intenzioni di investimento per rinnovare o arricchire la propria dotazione di attrezzature riguarda un buon numero di imprese. In particolare nel biennio 2015 – 2016 il 14% delle imprese ritiene di dover acquistare nuove attrezzature e nel triennio successivo la percentuale sale al 25%. In definitiva il 40% circa degli intervistati acquisterà nuove attrezzature nell’arco dei prossimi cinque anni.

Per quanto riguarda la catena del valore, infine, i dati di Fipe mettono in luce come il prezzo del caffè subisce un incremento di 9 volte nel passaggio dai crudisti ai torrefattori fino agli esercenti.




La pipì nel cespuglio e l’errata percezione del diritto

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Stefano Rho

Mi piacerebbe tornare sull’argomento del professore che piscia in un cespuglio e, undici anni dopo, lo licenziano per una falsa autocertificazione, perché, secondo me, la cosa, oltre ad essere adatta a diventare un apologo sulla scuola italiana, rappresenta anche un significativo esempio di come venga percepita le giustizia in Italia. La storiella, ormai, credo la conosciate tutti, dato il cancan mediatico che ha accompagnato la vicenda: denunce sui giornali, interpellanze parlamentari, manifestazioni studentesche e così via. Il punto centrale di tutta questa situazione surreale, però, temo risieda altrove: non nel fatto che sia pazzesco verbalizzare una pisciata in un cespuglio, nottetempo, in un posto a casa di Dio. Nemmeno nel venialissimo peccatuccio di dimenticarsi dell’episodio all’atto dell’autocertificazione per l’immissione in ruolo: sarebbe meglio ricordarsele, certe bagattelle, ma può capitare. Penso perfino che lo Schwerpunkt non consista tampoco nella draconiana, quanto ridicola, severità di un licenziamento in tronco, per una bambocciata del genere: sebbene la scuola si sia dimostrata, tanto per cambiare, ottusamente forte coi deboli e debole coi forti, neppure questo mi pare il dato essenziale.

Quello che vorrei sottoporre all’attenzione dei miei pochi, fedeli e pazientissimi lettori è il risultato finale di tutta la spiacevole vicenda. A nessuno, per la verità, sembra essere venuto in mente che, tra l’avere regole stupide e il non aver regole affatto, possano esistere delle regole sensate. E che le regole seguono, per solito una logica di coerenza: se uno, per esempio, avesse svaligiato una banca, ma fosse, nella vita normale, un bravissimo dentista, avrebbe poco senso organizzare un sit-in dei suoi pazienti fuori dal tribunale per reclamarne la scarcerazione. Insomma, il caso dell’insegnante dimentico mi pare che abbia messo a nudo il concetto, un tantinello fantasioso, che abbiamo della giustizia e dei suoi meccanismi. Il fatto è che il malcapitato docente, bravissimo a quel che mi si dice, nonché padre di numerosa prole, non andava licenziato perché la ragione del licenziamento è risibile, non perché è bravo a fare il suo mestiere: non so se rendo l’idea?

Il primo problema, perciò, riguarda la percezione del tutto sbagliata che gli Italiani hanno del diritto: non dei loro diritti, ma proprio del diritto, dello Jus. E’ la norma generale che, se si rivela ingiusta, va modificata o, in subordine, diversamente interpretata: e questo non in base alle medaglie al valore deIl’imputato, ma all’inconsistenza dell’imputazione. Il secondo punto è che, come la responsabilità penale è del tutto personale, così sembra che vengano percepiti i diritti medesimi: una visione assolutamente singola e personalizzata della legge, che, viceversa, è quanto di più collettivo e pubblico possa immaginarsi. Come questa norma balzana, ve ne sono altre decine, che fanno ridere i polli e che ingabbiano i cristiani, mentre i malandrini se la ridono bellamente, continuando a malandrinare: solo che ce ne accorgiamo solo quando ci toccano. Fino a quel momento, ci disinteressiamo del tutto dell’ormai endemica disfasia tra la ratio giuridica e le norme del nostro diritto: ci preoccupiamo degli omicidi stradali quando qualcuno stira una persona a noi cara, ci lamentiamo dell’incertezza della pena se vediamo a spasso il ladro che ci ha svuotato l’appartamento, manifestiamo davanti al tribunale se ad essere vittima di una burocrazia assurda è il nostro insegnante. Altrimenti, ce ne stiamo lì, a coltivare il nostro orticello, serenamente sbattendocene di tutte le altre vittime, di tutte le altre ingiustizie, più o meno patenti.

Questo, signori, si chiama egoismo. E su questo vorrei porre l’accento: io spero vivamente che al professore in questione venga restituita la sua cattedra, con tante scuse, ma non perché Misiani fa le interpellanze o perché quattrocento ragazzi, qualche professore ed un megafono si traslano in piazza Dante un sabato mattina. Io vorrei che gli venisse restituita la sua cattedra perché è giusto: perché la ragione del suo licenziamento è stupidamente sbagliata. E che questa applicazione tanto pedissequa quanto miope della legge non dovesse toccare più a nessuno: compresi quelli che non hanno dalla loro parlamentari interpellanti o manifestazioni megafonanti. Rendo l’idea? Mi direte: ma noi non sappiamo nulla di altri casi, magari in Sardegna o nelle Marche, ci mobilitiamo qui e ora, perché di questo siamo al corrente! Orbene, è proprio qui la questione: se la norma va contro il sentimento di giustizia, si cancelli la norma, così non capiterà di nuovo, quantunque ed ovunque! E le tonitruanti interpellanze lascino il posto agli emendamenti: le prime sono aoristive, puntuali, individue, mentre i secondi lasciano una traccia nella civiltà giuridica di un Paese. Aggiungo che, nello specifico, sarebbe bene che i cittadini imparassero la distinzione, nemmeno troppo sottile, tra un certificato del casellario richiesto da privati e quello richiesto dalla Pubblica Amministrazione, onde evitare spiacevoli equivoci. Ma, forse, con una scuola che butta via milioni di euro per l’educazione alla legalità, sarebbe chiedere troppo.




Maroni replica a Delrio: “La Pedemontana va completata”

“Ho letto le dichiarazioni del ministro Delrio e mi hanno molto sorpreso. Avevo parlato con lui e, oltre ad annunciarmi che sarebbe venuto in Lombardia entro metà febbraio per fare il punto, mi aveva anche detto che proprio Pedemontana sarebbe entrata nel “piano Juncker”. Del resto, qualche giorno fa, abbiamo già avuto un incontro a Palazzo Chigi proprio su Pedemontana, perché fosse inserita nel “piano Juncker”. Quindi, se le sue dichiarazioni sono state riportate correttamente, mi hanno molto sorpreso”. Lo ha detto il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, rispondendo alle domande dei giornalisti su Pedemontana, a margine di un convegno di Federfarma. “Per quanto mi riguarda – ha confermato il governatore – Pedemontana va completata, non c’e’ il minimo dubbio. E’ un’opera strategica, quindi lascio le polemiche a chi vuole farle. Il nostro impegno e’ completare l’infrastruttura nei tempi previsti”.




Carnevale, Bergamo punta sul teatro. Ecco tutti gli eventi

Bergamo_CARNEVALE_2016Anche quest’anno il Carnevale a Bergamo si festeggia a teatro, con un fitto calendario di laboratori, eventi, spettacoli e giochi promosso dall’assessorato alla Cultura del Comune, la direzione artistica di Maria Grazia Panigada e il coinvolgimento di tantissime realtà cittadine (dall’Accademia Carrara ad Alchimia Cooperativa Sociale, dal Civico Museo Archeologico alla Fondazione Adriano Bernareggi, Fondazione Bergamo nella storia, Fondazione Donizetti, GAMeC, Gruppo studio musica popolare, I burattini Cortesi, Ludonauti, Ludoteca Giocagulp, Ludoteca Parco Locatelli, Masques et Bergamasques, Teatro Donizetti, Teatro Prova, Teatro Sociale).

Al centro del programma la grande festa al Teatro Donizetti nel pomeriggio di sabato 6 febbraio. Verranno per l’occasione valorizzati i bellissimi spazi del maggior teatro cittadino con incontri, laboratori, momenti di gioco destinati non soltanto ai bambini, ma anche alle loro famiglie. Come lo scorso anno l’iscrizione alle attività è gratuita, basterà prenotarsi ai numeri 035 4160 623/612.

«Carnevale come momento del ribaltamento, del gioco, delle tante possibilità – sottolinea Maria Grazia Panigada –. Il Teatro Donizetti apre le sue porte e diventa stanza delle meraviglie. I suoi saloni, ma anche gli angoli più nascosti, verranno attraversati dal gioco del Carnevale. Bambini, ragazzi e adulti assumono il ruolo di protagonisti, scegliendo fra laboratori in cui fare esperimenti divertendosi sull’arte, sussurando storie ai più piccoli nel luogo misterioso del retropalco, seguendo un grande mascheraro che svela la composizione delle sue opere. Al centro della festa una piazza coperta, il nuovo ridotto e le sue logge, in cui la dimensione ludica invade lo spazio offrendo giochi per diverse età».

Nel pomeriggio di domenica 7 febbraio al Teatro Sociale di Città Alta, sarà protagonista la magia con lo spettacolo “L’omino della pioggia. Una notte fra bolle, acqua e sapone” di e con Michele Cafaggi, inserito nella rassegna GiocarTeatro, mentre nel pomeriggio di martedì 9 febbraio al Teatro Donizetti Daniele Cortesi allestirà lo spettacolo di burattini “Il mantello fatato ovvero Gioppino nell’antro dell’orco”, una fiaba avventurosa e ricca di colpi di scena nella classica tradizione burattinaia bergamasca. Il programma raccoglierà poi le proposte realizzate sul territorio a partire dai laboratori a tema offerti dalle ludoteche.

CARNEVALE A TEATRO
Sabato 6 febbraio ore 15 -18| Teatro Donizetti

Ridotto Gavazzeni

Ludobus Giochingiro

a cura di Cooperativa Alchimia
Ludoteca carica di giochi in legno di diverse tipologie adatti a tutti e gestita da animatori professionisti, per restituire spazio e tempo al gioco.
Età: per tutte le fasce d’età
Partecipazione: libera
PERCORSO ROSSO

Balconata Ridotto Gavazzeni

Ludonauti

a cura di Ludonauti
Animazione ludica attraverso l’utilizzo di giochi da tavolo intelligenti, innovativi e divertenti. Attraverso tecniche originali ed accattivanti sarà proposta una nuova modalità di aggregazione per preadolescenti, adolescenti, giovani e adulti.
Età: dai 10 anni in su
Partecipazione: libera. Max. 30- 40 partecipanti
PERCORSO ARANCIO

Sala Conferenze

La stagione del mio cuore

a cura dei Servizi Educativi della GAMeC
I bambini saranno condotti in un viaggio incantato nelle immagini che il giovane fotografo statunitense Ryan McGinley, in mostra alla GAMeC dal 19 febbraio, dedica al tema delle quattro stagioni. Il laboratorio – tra arte e narrazione – accompagnerà ciascuno in un processo di identificazione con una delle stagioni e si concluderà con l’ingresso quasi teatrale in una delle grandi fotografie proposte, dando vita a una nuova immagine. Uno scatto documenterà questo momento magico.
Il laboratorio è condotto da Romina Capelli, Educatrice museale GAMeC, e Francesca Ferrandi, fotografa.
Età: 3-11 anni
Partecipazione: libera su iscrizione. Max. 20 partecipanti per laboratorio
Durata: ogni laboratorio avrà la durata di 80 minuti
Orari: 15.00 (3-5 anni)|16.30 (6-11 anni)
PERCORSO GIALLO

Bar della Platea

Crash Mask

a cura dei Servizi Educativi della Fondazione Adriano Bernareggi
Prendendo ispirazione dai Crash Toys di Dario Tironi – originali sculture realizzate usando interamente spazzatura, dai tappi ai giocattoli rotti, dai vecchi telefoni a viti e bulloni – i ragazzi ricreeranno in 2D le maschere della Commedia dell’Arte. Potranno così sperimentare un originale modo di riciclare e far nascere arte dagli scarti e contemporaneamente ricorderanno personaggi della tradizione italiana ormai dimenticati come Arlecchino e Colombina.
Età: 8-12 anni
Partecipazione: libera, su iscrizione Max. 15 partecipanti per laboratorio
Durata: ogni laboratorio avrà durata di 50 minuti
Orari: 15.00 | 16.00 | 17.00
PERCORSO VERDE

Sala Riccardi

Travestimenti ad arte

a cura dei Servizi Educativi dell’Accademia Carrara
Per trasformarsi in un personaggio dell’Accademia Carrara non è sufficiente indossare una parrucca o una gorgiera. Bisogna essere abili e fare molta attenzione ai dettagli! Insieme percorreremo la storia del ritratto e ci divertiremo a travestirci in un perfetto set fotografico.
Il laboratorio è condotto da Lura Zambelli.
Età: 6-9 anni
Partecipazione: libera, su iscrizione. Max. 20 partecipanti per laboratorio
Durata: ogni laboratorio avrà durata di 75 minuti
Orari: 15.00 | 16.30
PERCORSO AZZURRO

Camerini

Laboratorio di trucco

con Laura Busetti, a cura della Fondazione Donizetti
Carnevale è la festa dei colori quindi via libera alla fantasia!!
I bambini troveranno ombretti, matitine e brillantini per poter arricchire il loro trucco o per crearne uno nuovo. Se il trucco già c’è… nessun problema! Potranno truccare e trasformare la mamma o il papà! E se ci fosse bisogno di un consiglio… ci sarà una truccatrice a loro completa disposizione!!
Età: per tutte le fasce d’età
Partecipazione: libera
PERCORSO VIOLA

Retro palco

Carnevale: racconti di sogni e di colori

a cura di Candelaria Romero
Un angolo calmo in mezzo all’allegria del carnevale. Storie di sogni e di colori dedicati a tutti quelli
che amano le fiabe.
Età: 3-11 anni. Si richiede la presenza di un adulto
Partecipazione: libera. Max. 30 partecipanti per turno
Durata: ogni narrazione avrà la durata di 20 minuti; 2 narrazioni per turno
Orari: 15.00 | 16.00 | 17.00
PERCORSO ROSA

Sala Missiroli

Il Signore delle Maschere

a cura di Franz Cancelli
Franz Cancelli, in un conferenza spettacolo, svelerà i segreti della realizzazione delle sue misteriose maschere, utilizzando trine, carte e stoffe colorate. L’artista mostrerà inoltre i suoi estrosi cappelli costruiti con materiali di recupero, comparsi nei servizi di moda più fashion.
Età: per tutte le fasce d’età
Partecipazione: libera
Orari: 15.00 |16.30
PERCORSO BLU

Martedì 9 febbraio ore 16 | Teatro Donizetti

Ridotto Gavazzeni

Il mantello fatato ovvero Gioppino nell’antro dell’orco

testo, regia e burattini di Daniele Cortesi
Recitazione e animazione: Daniele Cortesi e Daniele Macchi
Lo spettacolo vede in scena ben tredici personaggi, coinvolti in una classica fiaba avventurosa e ricca di colpi di scena.
Delizia, figlia di re Baldovino, disobbedisce al servitore Arlecchino, si inoltra da sola nel bosco e viene rapita da una banda di briganti che la vende all’orco Barbacane e alla strega Cunegonda. Incaricati di liberarla saranno il caporal Brighella Cavicchio e il soldato semplice Gioppino Zuccalunga.
Età: 3-10 anni. Si richiede la presenza di un adulto
Partecipazione: libera fino ad esaurimento posti
Durata: 60 minuti

CARNEVALE IN CITTÀ ALTA
Domenica 7 febbraio ore 16.3o | Teatro Sociale

L’Omino della Pioggia – Una notte tra acqua, bolle e sapone

di e con Michele Cafaggi, musiche originali Davide Baldi, regia Ted Luminarc
Piove, la finestra è aperta e in casa ci vuole l’ombrello. Che strano questo omino tutto inzuppato: fa uno starnuto ed esce una bolla di sapone. Anzi due. Anzi moltissime bolle di sapone. Ma cosa succede? La casa si riempie di bolle di tutte le dimensioni, minuscole e giganti, schiumose e trasparenti come cristallo. Intanto la pioggia non smette di cadere. E tra poco scenderà pure la neve. Ecciù!
Uno spettacolo comico e magico, un viaggio onirico e visuale accompagnato dalla magia delle piccole cose e da spettacolari effetti con acqua e sapone.
La rassegna Giocarteatro è in collaborazione con il Teatro Prova.
Età: dai 3 anni in su
Partecipazione: libera fino ad esaurimento posti

Lunedì 8 febbraio ore 14.30 (primo turno) e 15.30 (secondo turno) | Civico Museo Archeologico

Aula didattica del Civico Museo Archeologico | piazza Cittadella 9

Indietro nel tempo tra Regine e Faraoni

Truccabimbi e laboratorio sull’antico Egitto.
Età: 6-11 anni
Partecipazione: a pagamento con prenotazione obbligatoria. Max 15 partecipanti per turno
Durata: 60 minuti
Costo: 5 € a bambino
Prenotazioni: tel. 035 28607 ( martedì-sabato 09.00-12.30, 14.30-17.30)

Sabato 6 febbraio e martedì 9 febbraio dalle 15 alle 18 | Fondazione Bergamo nella Storia

Convento di San Francesco | piazza Mercato del Fieno 6/A

Con quella faccia da Zanni!

in collaborazione con Teatro Viaggio
Laboratorio gratuito di costruzione della maschere e improvvisazione teatrale nel corso del quale, con l’utilizzo di materiali semplici (acqua, carta, tempere…), i bambini avranno l’opportunità di creare le maschere della Commedia dell’Arte e mettendole in scena con una breve rappresentazione. Tutti i materiali saranno forniti da Teatro Viaggio.
Età: 7-11 anni
Partecipazione: libera con prenotazione obbligatoria. Max 12 partecipanti
Durata: 60 minuti
Prenotazioni: 035 247116

CARNEVALE IN LUDOTECA

Martedì 9 febbraio ore 16

Ludoteca Giocagulp

Viva il Carnevale

Festa in maschera in Ludoteca.
Età: 3-11 anni (fino ai 6 anni si richiede la presenza di un adulto)
Partecipazione: libera
Prenotazioni: ludotecaredona@comune.bg.it, tel. 035 360320




Seriate, «non è col coprifuoco che si rilancia il centro»

Anche Seriate, per cercare di arginare il disturbo ai residenti nelle ore notturne che si verifica nel centro storico, ha scelto limitare gli orari di apertura delle attività commerciali ed artigianali. In piazza Bolognini, via Colombo, via Dei Tasca, via 4 Novembre, via Parietti e nella parte alta di via Decò e Canetta (dal civico 1 al 46) una modifica al regolamento di Polizia Urbana, approvata dal Consiglio comunale del primo febbraio, impone la cessazione alle 22 di «tutte le attività di somministrazione di alimenti e bevande, di esercizi di vicinato, di artigianato alimentare e non alimentare, e in generale di servizi vari alla persona», e stabilisce una sanzione di 500 euro per le infrazioni.

Nell’area – da tempo un nodo critico che la città vorrebbe risolvere e riscattare dal declino – coesistono alcune attività diurne, come il tappezziere, il parrucchiere, il negozio di abbigliamento, quello di articoli per animali e di abiti usati, con bar e kebab che lavorano anche la sera e sono gestite per lo più da stranieri. Hanno trovato sede qui anche alcune associazioni con l’obiettivo di far vivere un po’ di più la piazza, che è stata riqualificata, e aumentare il presidio.

«L’obbligo di chiusura alle 22 è stato colto con un certo favore dai negozi aperti di giorno – commenta il presidente dell’Associazione delle Botteghe di Seriate, Marino Esposito -, perché in effetti il problema della sicurezza è avvertito, ci sono state liti, vociare e schiamazzi da parte delle persone che si ritrovano in questi locali e la percezione è che sia sempre di più un luogo a rischio. È però solo un intervento tampone, non certo una soluzione. Non si può pensare di rilanciare una zona facendo chiudere in anticipo le attività. Il rischio è che arrivi ancor meno gente di prima, che diventi una  ancor più isolata, dove possono addirittura avere più buon gioco delinquenza e attività illegali».

L’aspetto sul quale intervenire è semmai quello della vigilanza. «Con più controlli di certo la zona potrebbe essere percepita come più sicura – prosegue Esposito –, ma probabilmente sono costi che l’Amministrazione non può sostenere e così ha deciso la via più breve. Capisco che ci siano delle ragioni oggettive e serie, in linea generale non si può però pensare di penalizzare le attività commerciali, che se sono in regola devono poter lavorare, anche perché poi chiudono e se ne vanno si siamo di nuovo daccapo con il problema dell’abbandono».

Difficile dire cosa si potrebbe fare per far rinascere il centro storico «è un problema complesso, bisognerebbe decidere innanzitutto cosa si vuole per questa zona e procedere ad una completa ricostruzione – afferma il presidente delle Botteghe -. Così com’è, dal punto di vista commerciale ha un’attrattività pari a zero. Non c’è passaggio, non ci sono parcheggi, non ci sono servizi o strutture, come la posta o una scuola, che in qualche modo portino la gente a frequentarlo, in pratica non c’è un motivo che spinga a passarci: è al centro della città ma per la gente è come se fosse lontano 10 chilometri. Ed è un peccato perché la piazza riqualificata è davvero bella».

A chiedere un piano che vada oltre l’emergenza è anche l’associazione Seriate Recuperare il Centro Storico. «Da anni – scrive in un comunicato sul proprio sito -, segnaliamo la presenza di esercenti di attività commerciali che non si preoccupano di rispettare le norme del vigente regolamento di polizia locale determinando una difficile convivenza civile con i residenti e determinando spesso condizioni di invivibilità e forte insicurezza. Ad oggi la situazione è decisamente degenerata. Ciò richiede un intervento immediato, anche se è vero che, come da anni la nostra l’associazione chiede, è necessario attuare un progetto di rigenerazione urbana capace di ricostituire condizioni sociali ed economiche indispensabile ad un recupero duraturo ed integrato con il sistema della città». «Ad oggi questo non si è visto – denuncia l’associazione -, abbiamo sempre osservato azioni strumentali a spot che, come dimostra la necessità di introdurre una variante al regolamento di Polizia urbana, non hanno determinato nessun miglioramento».

L’Associazione chiede ora una «strategia risolutiva questa volta però condivisa e concertata con tutte le parti interessate sedute al tavolo di lavoro». Una richiesta che avanzano anche le minoranze, che evidenziano anche una certa contradditorietà nelle azioni dell’Amministrazione. «All’indomani del Consiglio comunale che ha approvato la limitazione degli orari – scrivono Stefania Pellicano e Damiano Amaglio, rispettivamente capogruppo di Pd e Lista Civica Albarto – analizzando la bozza di bilancio preventivo 2016 in Commissione bilancio, abbiamo appreso che sono previsti incentivi per gli operatori del centro storico. Ora, con una mano si dà e con l’altra si toglie, ma qual è il criterio? Chiediamo al Sindaco di aprire un confronto vero e di coinvolgere anche le associazioni di categoria invitandole al prossimo tavolo istituzionale per il recupero del centro storico, affinché ci offrano il loro prezioso supporto nel tentativo di mettere ordine e delineare un progetto organico ed efficace». «Le questioni di ordine pubblico si affrontano con gli strumenti di ordine pubblico, non certo limitando la libertà di chi lavora ed è vittima dell’inciviltà e del degrado al pari di tutti gli altri», concludono.




Con i sommelier alla scoperta dei vini rossi dal mondo

Il nuovo mondo enologico è una realtà con grandi potenzialità. È il chiaro concetto emerso dal primo incontro-degustazione dell’anno “Vini rossi dal mondo”, organizzato dalla delegazione di Bergamo dell’Associazione Italiana Sommelier. L’evento si è tenuto a Villa Patrizia di Petosino, il ristorante gestito da un sommelier “storico” come Antonio Lecchi.

Introdotto dalla delegata provinciale dell’Ais, Roberta Agnelli, Guido Invernizzi, docente Ais – alle spalle numerosi viaggi nel mondo per visitare i territori vinicoli – ha presentato i nuovi vini, le loro sensazioni olfattive e gustative.

Le produzioni servite sono state spiegate con il supporto video per far meglio comprendere anche il contesto geografico visto che le 6 cantine selezionate sono sparse in mezzo mondo. La degustazione ha confermato la qualità, anche a prezzi interessanti, di molte di queste nuove realtà, oltre alla tipicità unica di alcuni vitigni.

Abbinati ai piatti preparati dalla brigata di Villa Patrizia, sono stati serviti: Malbec Norton Barrel (Argentina), Karasi Areni (Armenia), Jura “L’ami  Karl” Domaine de la Pinte (Francia), Syrah Sula (India), St. Clair Pinot noir (Nuova Zelanda) e Diemersfontein Pinotage (Sudafrica).

 




Tute blu, a Bergamo calato il numero di licenziati nel 2015

Sono stati quasi seimila (5773) i licenziamenti nel settore metalmeccanico lombardo nel 2015: 2.700 unità in meno nel raffronto con il 2014. Nella comparazione con il 2013, c’è una riduzione di 1.200 unità: il calo dunque risulta abbastanza significativo. A scanso di equivoci si tratta ancora di numeri importanti, che danno la cifra di una situazione molto delicata. Soltanto nel mese di dicembre si possono contare mille esuberi tra le tute blu, quasi la metà rispetto all’ultimo mese del 2014 (1890). Nel dicembre 2013 invece a perdere il lavoro furono in 533. Com’è noto, si tratta di lavoratori  licenziati collettivamente da imprese che hanno attivato la procedura di mobilità. Guardando nello specifico, la parte del leone a dicembre l’hanno fatta i comprensori di Bergamo con 264 licenziamenti (925 su base annua contro i 1.123 del 2014)) e Milano 255 (1960 spalmati su 365 giorni). A seguire i distretti di Monza (144, un quarto rispetto a tutto il 2015) e Varese (108, contro i 405 dell’intera annualità). Significativi anche i numeri di Pavia e Brescia, rispettivamente con 63 e 55 risorse messe in mobilità. Chiudono la graduatoria Cremona e Como, appaiate con 40 licenziati, Lecco (27), Mantova (20), Sondrio (11) e Lodi (3).

“La diminuzione dei licenziati non deve trarre in inganno perché c’è una diminuzione della struttura industriale e della base occupazionale. Rimangono numeri molto alti, tenendo presente il numero elevato dei cassintegrati e che tendenzialmente difficilmente ad oggi hanno le condizioni per rientrare nel mondo del lavoro”, commenta Mirco Rota, segretario generale della FIOM Cgil Lombardia. “L’alto numero dei licenziati – continua il segretario delle tute blu lombarde – dovrebbe mettere il Governo nelle condizioni di riflettere sull’avvenuto taglio degli ammortizzatori sociali. Perchè come vedremo nei prossimi mesi le aziende procederanno ai licenziamenti per fronteggiare la crisi, non potendo più ricorrere a misure alternative. Da parte della Regione Lombardia  ci aspettiamo un intervento ancora più concreto rispetto alle crisi industriali, che sono il vero tema da affrontare per intervenire sulla crisi e il numero dei licenziati”

 




La giornata del mais, lunedì il punto su coltivazione e mercato

generica mais ritLunedì 8 febbraio, dalle 9.30, alla Sala Mosaico della Camera di commercio di Bergamo si terrà la Giornata del Mais organizzata dal Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria CREA – Unità di ricerca per la maiscoltura di Bergamo, diretta da Carlotta Balconi, con la collaborazione della Regione Lombardia. Quest’anno il tema affrontato è “Il mais: opportunità di mercato, coltivazione e reddito”. Durante il convegno si tratteranno anche i seguenti argomenti: il mercato del mais: prospettive per il 2016 (Dario Friso), linee guida per il controllo delle micotossine (Amedeo Reyneri), le nuove vie del miglioramento genetico (Gianni Barcaccia), monitoraggio dell’areale maidicolo mediante telerilevamento (Alberto Crema). A seguire una tavola rotonda moderata da Lorenzo Andreotti dal titolo “Mais italiano: che mercato ci aspetta?”. Interverranno Coldiretti Bergamo, Confagricoltura Bergamo, MiPAAF, Associazione Granaria di Milano, Assosementi, Ami, Aires, Assalzoo, Confai, Roquette Group.

Nella sessione pomeridiana saranno presentati i risultati delle attività di sperimentazione agronomica realizzate nel corso della campagna maidicola 2015 da CREA, Unità di Ricerca per la Maiscoltura di Bergamo, in collaborazione con altre istituzioni di ricerca. Gli interventi saranno dedicati alle reti nazionali di sperimentazione agronomica (Gianfranco Mazzinelli), alla performance agronomico-qualitativa degli ibridi da trinciato (Michela Alfieri), all’attività di sperimentazione del Registro nazionale delle varietà (Anna Giulini, Giovanni Corsi) e all’attività di miglioramento genetico (Fabio Introzzi, Luigi Degano). Un contributo sarà dedicato alle micotossine e al livello di contaminazione nelle produzioni maidicole italiane, rilevato tramite la rete di monitoraggio nell’ambito del Progetto Rete Qualità Mais finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (Sabrina Locatelli). Infine una prospettiva di valorizzazione nutrizionale del mais per l’alimentazione umana (Elisabetta Lupotto).