Il malaffare dilaga. E intanto condanniamo a morte la civiltà

corruzioneOggi, nel definire le malversazioni, le truffe, le corruzioni, i furti, che sono divenuti la semplice quotidianità della cronaca politica, si tende ad usare toni sommessi, a minimizzare, a far passare come normale ciò che, viceversa, in un mondo civile dovrebbe essere un’assoluta eccezionalità. Sotto il capace ombrello del garantismo, che, a un dipresso, significa, dati i tempi biblici della giustizia italiana, né più né meno che oblio, tanto del peccato quanto del peccatore, si riparano ladri e truffatori di ogni risma e di ogni bandiera: sicuri dell’impunità, certi di farla franca e di poter tornare a rubare o a truffare, pressochè indisturbati. Sarà che, dentro il calderone, prima o poi, ci finiscono tutti, il che induce prudenza nel censurare e nel punire certe marachelle; sarà che si teme che il farabutto, ancorché tale, mantenga un grado di potere atto a fartela pagare o a venirti, prima o poi, utile, tutti stanno abbottonati, ogni volta che qualche politico, qualche grand commis, qualche boiardo viene scoperto con le mani nella marmellata. Io non so dire se questo dipenda anche da un’insopportabile assuefazione della gente e da un senso di impotenza, mista a disinteresse, che riducono il nostro popolo ad un gregge belante, in cui ciascuno si fa sempre e solo gli affari propri: fatto si è che, se a uno non tocca direttamente di andarci di mezzo, di quel che accade al prossimo nulla gli frega. E questa è la morte della civiltà: né più né meno.

Quando si perde completamente il senso altruistico della società, che verte sul considerare un torto fatto ad altri come se lo facessero a noi, questa società cessa di esistere: associarsi significa avere interessi comuni e, se questi interessi smettono di essere comuni, l’associazione non ha più senso. Per questo, io dico che chiunque rubi sulla pelle del popolo, che chiunque arraffi, intrallazzi, spadroneggi, alle spalle della gente, è un gran porco. Non è uno che ha sbagliato, uno che è scivolato: è proprio un porco, di quelli che vanno additati al pubblico ludibrio. Poco cambia se si tratti dell’Inps o della sanità, delle case popolari o dei centri di accoglienza: la porcheria è, comunque, gigantesca, perché attenta alla vita stessa della nostra democrazia, della nostra libertà. Il resto sono chiacchiere: cortine di fumo, nebbia per distrarre il pubblico dalla questione fondamentale. Il cavillo, l’appello alla legge, sono semplicemente azioni dilatorie: sistemi di distrazione di massa, per distogliere l’attenzione e la rabbia popolare dal colpevole, dissertando astrattamente sulla colpa e sulla pena, come dei Beccaria fuori tempo massimo. La civiltà giuridica dell’habeas corpus è una bellissima cosa: qui, però, ci troviamo di fronte allo sfacelo della Nazione. Siamo un Paese in cui gente plurindagata, pluricondannata, pluriporciforme, viene serenamente mantenuta ai vertici della pubblica amministrazione, trasferendola, semplicemente, da un settore all’altro, nella fiducia della dimenticanza e nella certezza dell’impunità: un Paese in cui si tagliano le ecografie, in cui si risparmia sulle manutenzioni, in cui si abbandonano i bisognosi, per riempire le tasche di qualche suino in grisaglia. Questo è insopportabile. Non è difficile da digerire: è, letteralmente, insopportabile.

Un politico, un dirigente, un amministratore che rubino, vanno perseguiti con severità esemplare: non sospensione dall’incarico, non censura, ma vent’anni di galera. Non sto mica scherzando: vent’anni di galera mi sembrano pena equa per chi abbia, di fatto ucciso dei vecchietti lasciati senza cure o vessato dei cittadini rimasti senza assistenza, rubando le risorse che a loro avrebbero dovuto essere destinate. Me ne frego dei moderni indirizzi rieducativi, che dicono che la prigione è inutile: sarà anche inutile, ma, certamente, rappresenta un deterrente migliore rispetto al niente. Io lo dico sempre: leva la patente a chi parcheggia sui posti riservati ai disabili e vedrai che, dopo cinque o sei patenti ritirate, a nessuno verrà più in mente di mollare l’auto dove non deve. Allo stesso modo, prendi uno che abbia rubato milioni di euro dirigendo enti pubblici o facendo il politicante e sbattilo in cella, ad apprezzare la bellezza dell’essere uguale agli altri, privato dell’assise onde andava superbo: e vedrai che rieducazione efficace! Perché tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare: e, se la teoria fa a pugni con la realtà, è la teoria che va cambiata. Coi porci ci vogliono i porcari, non gli assistenti sociali: è ora di dire basta a tutto questo girarsi dall’altra parte, far finta di niente. Perché, ammesso e non concesso che, finché non tocca a noi, possiamo fregarcene, adesso, comincia a toccare a quasi tutti. Nel terzo millennio, dunque, la coscienza sociale dipende dalla quantità e non dalla qualità, con tanti saluti alla teoria delle rivoluzioni elitarie di Sorel: così, alla fin fine, mi auguro che le porcate aumentino ancora, superando il limite del sopportabile, in modo che la gente, se Dio vuole, si svegli. E venga la resa dei conti, tanto per i ladri che per i filosofi.




Approvato il bilancio, ricavi in crescita del 15,5%

orioIl Cda di Sacbo ha approvato il progetto di bilancio relativo all’esercizio 2015 che sarà sottoposto SACBO archivia un bilancio 2015 di gran lunga positivo, caratterizzato dalla quota più alta di sempre dei ricavi e dall’incremento a tre cifre degli utili, in un quadro di consistenti investimenti, sostenuti in proprio, con l’obiettivo di accompagnare la crescita del movimento passeggeri con programmi di adeguamento e potenziamento di spazi e servizi commerciali. E’ quanto emerge dal rendiconto approvato dal Cda e che sarà sottoposto alla prossima assemblea convocata per il 7 aprile. L’attività svolta da Sacbo ha generato ricavi per 116,944 milioni, in crescita di 15,692 milioni rispetto all’esercizio precedente (+ 15,5 %) chiuso con ricavi per 101,252 milioni. I ricavi derivanti dalla gestione tipicamente aeronautica sono risultati pari a 83,450 milioni (in aumento di 10,923 milioni rispetto al 2014), mentre quelli relativi alle attività commerciali non aviation sono stati pari a 29,375 milioni (dato in aumento di 4 milioni rispetto al 2014). La voce relativa ai ricavi diversi è passata da 3,357 del 2014 ai 4,119 milioni del bilancio 2015. Il margine operativo lordo è risultato pari a 28,648 contro i 17,643 milioni del 2014, ed è corrispondente al 24,5 % del totale dei ricavi. Ammortamenti e accantonamenti passano da 9,827 (pari al 9,7% dei ricavi) a 11,720 milioni (10% dei ricavi). Il risultato operativo è pari a 16,928 milioni, corrispondente al 14,5 % dei ricavi, rispetto a 7,817 dell’esercizio precedente. Il saldo delle componenti straordinarie e finanziarie è passato da 0,119 a 1,622 milioni. Il risultato ante imposte è di 18,550 milioni contro i 7,936 del 2014.

Al netto delle imposte di competenza per 6,163 milioni, nel 2015 Sacbo ha conseguito un utile di esercizio di 12,387 milioni (in aumento del 133 % rispetto ai 5,323 milioni dell’esercizio precedente), che il Consiglio di Amministrazione propone di destinare nella misura di 5,811 (pari al 46,9 % dell’utile, equivalente a 1,64 euro per azione) a titolo di dividendo e il restante (6,576 milioni) a riserva straordinaria. Nell’esaminare il bilancio di esercizio 2015, il presidente di Sacbo, Miro Radici, ha rappresentato ai componenti il Consiglio di Amministrazione la propria soddisfazione per il conseguimento di un risultato che rafforza e riflette la solidità patrimoniale, economica e finanziaria della società, sottolineando come tutti i capitoli del rapporto finale corrispondano a una crescita del sistema di infrastrutture e servizi aeroportuali. Le opere completate, in primo luogo il nuovo terminal partenze con gli spazi corrispondenti nell’area arrivi inaugurati nel maggio 2015, e quelle avviate e in corso di realizzazione, consistenti nelle tre piazzole di sosta degli aeromobili e nella creazione della nuova area food, sono frutto degli investimenti che Sacbo ha sostenuto nella misura di 24,5 milioni nel solo 2015 e per un totale di 150 milioni nel periodo 2011-2015, in cui sono stati eseguiti, gli interventi di rifacimento della pista e ammodernamento delle infrastrutture di volo, sui parcheggi e la viabilità esterna, insieme all’ampliamento dell’aerostazione.

“Un monte ricavi massimo da sempre, accompagnato dalla crescita degli utili nella misura del 133%, consegna alla storia dell’Aeroporto di Bergamo un consuntivo record che predispone SACBO, nelle sue varie componenti operative e gestionali, alle sfide future inerenti il consolidamento del movimento passeggeri e la conservazione del valore strategico e logistico delle merci courier – dichiara Radici -. I 10,4 milioni di passeggeri registrati nel 2015 e la continuità del trend positivo nelle prime settimane dell’anno in corso permettono all’Aeroporto di Bergamo di attestarsi saldamente al terzo posto nella classifica degli scali nazionali, preceduto da Roma Fiumicino e Malpensa. Grazie ai livelli raggiunti nel 2015, certificati da ACI Europe, Bergamo passa nel 2016 dal gruppo 3, che comprende gli aeroporti da 5 a 10 milioni di passeggeri annui, in cui è figurato al primo posto per la migliore performance di categoria, al Gruppo 2 (da 10 a 25 milioni di passeggeri)”. In tale scenario il presidente di SACBO inquadra l’avvio dell’iter per il nuovo Piano di Sviluppo Aeroportuale al 2030, di concerto con l’ENAC che per la prima volta in assoluto ha coinvolto gli Enti territorialmente interessati. Un documento indispensabile a sostenere i futuri interventi mirati alla compatibilità e sicurezza delle attività aeronautiche, nonché le opere di servizi.




Confcommercio: in 20 anni le tasse locali sono cresciute del 250%

calcolatrice - fisco - tasseL’aver eliminato la tassazione sulla prima casa ha sì interrotto l’aumento del livello delle imposte locali che imperversava da quindici anni, ma ciò non toglie che la pressione fiscale riconducibile alle Amministrazioni locali resti al massimo storico. E’ una realtà facilmente verificabile grazie ai dati della ricerca “La legge di stabilitá 2016 e le prospettive della tassazione locale in Italia”, realizzata dal Cer in collaborazione con Confcommercio. Ebbene, negli ultimi venti anni (1995-2015) le tasse locali sono passate da 30 a 103 miliardi di euro (+248%), mentre nello stesso periodo di tempo le tasse centrali sono cresciute del 72% da 228 miliardi  a 393 miliardi. Di più: se nel 1998 meno del 9% dell’imposizione diretta era riconducibile alle Amministrazioni locali a fine 2014 tale quota è salita al 15%.

Entrando nel particolare dell’analisi, si scopre che dal 2011 al 2015 le imposte sugli immobili sono cresciute del 143%, passando da 9,8 miliardi a 23,9 miliardi di euro (ma nel 2016 ci sarà un calo del 19% su 2015 grazie alla riduzione sulla prima casa) e che la tassa sui rifiuti è cresciuta del 50%. Nell’anno in corso, infine, le imposte sugli immobili e sui rifiuti cresceranno complessivamente dell’80% rispetto al 2011, passando da 15,4 miliardi a 27,8 miliardi di euro. Notevoli anche le differenze territoriali: un contribuente romano con imponibile Irap e Irpef pari a 50mila euro paga oltre 2mila euro l’anno in più di un “collega” trentino,. mille euro in più di un milanese e 1.550 in più di un fiorentino. Quanto alle prospettive, nel 2016-17 la tassazione locale dovrebbe scendere al 5,5% del Pil, sempre grazie alla decisione governativa di eliminare l’imposizione sulla prima casa. Il peso delle imposte dirette locali resterebbe invece fermo al suo livello massimo (2,2% del Pil) per tutto il 2016, per scendere di due decimi solo nel 2017. Per quanto concerne infine la spesa pubblica, il responsabile dell’Ufficio Studi Confcommercio, Mariano Bella, ha sottolineato che “sarebbe scorretto negare che non si sia fatto nulla negli ultimi tempi, ma una vera e propria riduzione non c’è ancora”.




Ubi, il patto dei bresciani vincola il 12% del capitale

Dopo il “Patto dei Mille” di Bergamo (65 azionisti in rappresentanza del 2,27% delle quote), ecco che nella galassia Ubi nasce un altro Patto di consultazione sul capitale. A dar vita al sodalizio alcune tra le principali istituzioni, famiglie imprenditoriali e professionisti residenti nel Bresciano e in altre province in cui la banca opera. Il nocciolo duro del Patto fa riferimento ai soci raccolti nell’Associazione Banca Lombarda e Piemontese e raggruppa azionisti di Lombardia, Piemonte, Veneto, Trentino ed Emilia Romagna. Ad oggi hanno aderito al Patto 173 azionisti che hanno apportanto circa l’11,95% del capitale. Il patto è di consultazione e voto per la nomina del Consiglio di sorveglianza e ha l’obiettivo di sostenere lo sviluppo nel medio e lungo termine del gruppo Ubi Banca. Alberto Folonari è il presidente del patto, mentre Aldo Poli ed Enrico Minelli sono i vicepresidenti.




Agenzie viaggi, la crisi incalza. Ma non tutti

La richiesta è chiara: il riconoscimento da parte della Regione Lombardia dello stato di crisi delle agenzie di viaggio, per l’erogazione in tempi rapidi degli ammortizzatori sociali e l’attivazione di strumenti contrattuali e legislativi per ridurre l’attività all’effettivo fabbisogno di ore lavorative. Sono i contenuti dell’accordo tra Fiavet, la federazione delle agenzie di viaggio del sistema Confcommercio, e le sigle sindacali del settore per sostenere le imprese, le cui difficoltà si sono accentuate dopo gli attacchi terroristici.

«Che la situazione sia critica non c’è dubbio – conferma Bruno Colombo, direttore tecnico della Turisberg -. E la nostra agenzia ne è un esempio. Dopo quasi 50 anni (l’apertura è del 1967 ndr.), ci siamo trasferiti in uno spazio più piccolo. Da via Camozzi a via Taramelli, al numero 25/c, giusto una cinquantina di metri di distanza, ridimensionandoci per necessità anche nel personale e rinunciando a quattro persone». Il terrorismo ha rappresentato un duro colpo. «Oltre alla crisi economica che continua a farsi sentire e a limitare le possibilità di spesa – spiega Colombo – la paura di viaggiare per il rischio attentati ha bloccato anche quei clienti che avrebbero avuto la possibilità di farlo, penalizzando ulteriormente il settore. Sull’inverno le ripercussioni sono state notevoli ora sembra che ci siano segnali di ripresa, come emerso anche dalla Bit».

Ma non è solo la contrazione del mercato a pesare, l’eccessivo carico di adempimenti, costi, fiscalità si fa sempre meno sostenibile e la concorrenza sleale incalza, da qui la richiesta di qualche attenzione da parte delle istituzioni. «L’attività delle agenzie di viaggio – prosegue – non è mai stata presa in considerazione a nessun livello di governo, eppure siamo una componente importante dell’industria del turismo. Sino ad ora siamo soltanto stati gravati da obblighi e burocrazia, senza alcun riconoscimento o sostegno. Basti pensare che nella riforma della legge regionale sul turismo era assegnata alle Pro Loco la possibilità di organizzare viaggi e soggiorni. La norma è stata corretta proprio in questi giorni e riduce l’ambito di azione delle Pro Loco al territorio comunale, ma dà chiaramente l’idea di quanto poco sia stato considerato il ruolo delle agenzie viaggi». Ora la categoria chiede qualche segnale concreto di aiuto, altrimenti il rischio è di rimpiangere aziende e posti di lavoro. «Servirebbe qualche sostegno sul fronte della tassazione – dice Colombo – e sicuramente misure che facilitino la gestione del personale. Le nostre sono attività legate alla stagionalità, ma non si può ricorrere a personale avventizio perché servono capacità e professionalità, la possibilità di periodi di cassa in deroga o altri strumenti è importante».

Fiavet e sindacati chiedono anche alla Regione un tavolo nel quale  affrontare finalmente il problema dell’abusivismo, quel fenomeno per cui proliferano organizzatori più o meno improvvisati, dalle imprese di autoservizi che propongono tour e soggiorni ai vari “consulenti” che offrono pacchetti “fatti in casa” contattando direttamente i fornitori, senza avere i requisiti professionali e le coperture che sono invece obbligatori per le agenzie e, spesso, sfuggendo pure al fisco.

«Il problema esiste e ovviamente pesa di più in un momento in cui i consumi si sono ridotti e faticano a recuperare», commenta Alessandro Brignoli, responsabile della filiale bergamasca del gruppo Uvet Viaggi, nel quale è confluita, dal maggio del 2014, la sua agenzia, Lord Bry, su viale Papa Giovanni a Bergamo. «Negli ultimi due anni si sta però registrando un ritorno all’agenzia – rileva -. Chi ha partecipato a viaggi e vacanze “irregolari” si è probabilmente reso conto che quel risparmio che andava cercando non era poi così evidente e ha preferito tornare da chi garantisce affidabilità e consulenza». Dal suo punto di vista il panorama non è però troppo negativo. «Ho scelto di far parte di un grande gruppo perché si aprivano nuove prospettive professionali – precisa -, non perché le cose andassero così male, ovviamente relativamente al periodo al 2008 in poi». La sua svolta dà un po’ la misura dei nuovi orizzonti ai quali può aspirare un’agenzia viaggi. «Uvet è un gruppo storico che conta più di 1.400 punti vendita sul territorio nazionale – racconta – e si sta strutturando per agire da protagonista nell’offerta turistica. Ha acquisito, ad esempio, il maggior portale per la vendita dei voli del mercato scandinavo ed estenderà il sistema in Germania, Francia e nei paesi latini, ha strutture di accoglienza di proprietà e, a partire dall’Expo, ha cominciato a muoversi sull’incoming con una rete nazionale. Sono evoluzioni che richiedono grandi risorse e che non tutti possono affrontare. Realtà piccole e medie hanno ovviamente difficoltà a mettere in campo nuove iniziative e progetti di sviluppo, soprattutto ora che l’accesso al credito è praticamente impossibile».

Di crisi non si parla nemmeno alla Ovet di viale Papa Giovanni, al contrario. «Da noi l’occupazione è in crescita – afferma il responsabile Luca Prandini – negli ultimi tre anni sono state assunte tre persone e siamo saliti a 18 dipendenti. Il fatturato sale del 5% l’anno, su volumi già importanti». La ricetta sta nella struttura e nella proposta, costruita e consolidata a partire dal 1972, ma anche nella capacità di specializzarsi. «Abbiamo un settore pellegrinaggi, uno per i gruppi, un ufficio solo per i viaggi di nozze, il settore turistico e quello del business travel, tutti seguiti da addetti specializzati. Mi rendo conto però che altre aziende, soprattutto quelle più piccole e meno strutturate hanno dei problemi. Il fatto è che c’è una saturazione dell’offerta, oggi è superiore alla richiesta ed una selezione è inevitabile».

Sulla presenza dell’abusivismo concorda: «Il nostro è stato un settore sempre poco controllato e di persone che operano in maniera irregolare ce ne sono, anche alla luce del sole. Il fatto è che tutti pensano di essere in grado di organizzare un viaggio, un po’ come tutti pensano di essere fotografi, ma la professionalità è un’altra cosa e fortunatamente c’è chi se ne rende conto e sceglie l’agenzia».




Fiavet e sindacati, accordo contro la crisi e l’abusivismo

viaggio aereo vacanzaRicorso prioritario agli ammortizzatori sociali applicabili (come la Cassa integrazione in deroga, i contratti di solidarietà, i fondi di integrazione salariale) che devono essere rapidamente erogati dalla Regione. Attivazione di tutti gli strumenti contrattuali e legislativi per ridurre l’attività all’effettivo fabbisogno di ore lavorative. Sono alcuni fra gli strumenti indicati nell’accordo tra Confcommercio Lombardia, Fiavet Lombardia e le organizzazioni sindacali dei lavoratori Filcams-Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil Lombardia siglato a Milano per affrontare le gravi difficoltà delle agenzie di viaggio lombarde e dare sostegno alle imprese. “Chiediamo alla Regione Lombardia il riconoscimento dello stato crisi del nostro settore – spiega Luigi Maderna, presidente di Fiavet Lombardia – e la convocazione di un tavolo di gestione con il quale, finalmente, si punti l’attenzione in particolare contro l’abusivismo che danneggia le agenzie di viaggio. Le nostre imprese sono gravate di costi e imposizione fiscale che chi svolge abusivamente l’attività di agente di viaggio non ha”. “Ma in quest’accordo sindacale – aggiunge Maderna – è anche molto importante la programmazione, coerentemente con l’organizzazione aziendale, di corsi di formazione per accrescere competenze e conoscenze dei lavoratori”.




Sanità e arresti: caro Maroni, troppo facile fare gli arrabbiati

Fabio Rizzi e RobertoMaroni
Fabio Rizzi e RobertoMaroni

Ma guarda un po’. Roberto Maroni è arrabbiato. Anzi, nell’aula del Consiglio regionale ha usato un’espressione meno istituzionale. “Sono incazzato” ha tuonato nel commentare l’arresto per tangenti del consigliere leghista (e padre della legge di riforma del sistema sanitario) Fabio Rizzi. Certo, come no? Ma che devono dire i cittadini. E soprattutto, cosa devono pensare i leghisti che forse hanno ancora impressa nella memoria l’immagine di quella sera del 10 aprile 2012 alla Fiera di Bergamo? La “notte delle scope”, come non ricordarla. “E’ ora di ripulire il pollaio” stava scritto sulle magliette indossate dagli allora barbari sognanti (Rizzi era tra i più esagitati) mentre sul palco, con un Umberto Bossi costretto all’umiliazione delle scuse di fronte ai militanti, Roberto Maroni agitava la ramazza. Parole al vento, promesse largamente disattese. Perché lasciata la guida della Lega (portata ai minimi termini e risollevata solo da Matteo Salvini) ed eletto al vertice della Regione, l’ex ministro degli Interni si deve essere distratto. O forse dall’ultimo piano del Pirellone ha perso di vista il pollaio, dove mentre lui si dedicava a lanciare inutili referendum o ad usare il palazzo per campagne propagandistiche contro il disegno di legge sul riconoscimento delle unioni civili tra le galline ruspanti del Carroccio evidentemente si sono intrufolati anche galletti spregiudicati e aggressivi. Ma, soprattutto, affamati di becchime.

Le scope sono rimaste nello sgabuzzino e, anzi, il presidente della Regione che si era proposto come moralizzatore ha lasciato che avessero campo libero, tanto più sul terreno più fertile (quello sanitario), personaggi spregiudicati, come l’assessore forzista Mario Mantovani, finito in manette pochi mesi fa, e appunto Fabio Rizzi, a cui Maroni ha concesso l’esclusiva di scrivere, con la collaborazione compiaciuta del consigliere regionale bergamasco Angelo Capelli (che ora si mostra contrito per non avere capito chi gli stava a fianco…), nientemeno che la riforma della sanità lombarda. Dove, vedi un po’, è stato dato un impulso al riconoscimento pubblico delle cure odontoiatriche, quelle in cui operava la zarina Paola Canegrati in società con la compagna del medesimo Rizzi.

Ora fa scena mostrarsi arrabbiati (e ti credo…) e chiedere che chi ha sbagliato paghi. Ma è troppo facile liquidare tutto come una responsabilità “di singoli”. E no, cari Maroni, Capelli, Salvini e via cantando. La responsabilità penale è personale, ovvio. Quella politica no, invece. Quella vi compete in pieno. Da almeno due punti di vista. Anzitutto, per non avere introdotto quella discontinuità nei metodi di governo della sanità pubblica che in passato avevano già provocato guasti e scandali (il sistema Formigoni ce lo siamo dimenticati?). Quando la politica decide il destino delle carriere professionali dei manager e determina le sorti delle aziende che vivono di appalti pone le condizioni perché si infiltrino i poco di buoni e i furbetti.

La seconda responsabilità riguarda la selezione della classe dirigente. Per limitarci agli ultimi due casi, i disinvolti intrecci societari di Mario Mantovani prima e le discutibili frequentazioni di Fabio Rizzi poi dovevano mettere in allarme chi ha la responsabilità di guidare la baracca e consigliarlo a provvedere di conseguenze, specie se si è fatto sfoggio di sensibilità anti-malaffare. Inutile star qui a cercare di capire se Maroni non sia intervenuto per ragioni di opportunità politica, di equilibri di potere o perché, più semplicemente, non ha mai sentito puzza di bruciato. Ognuno dia la risposta che preferisce. Di certo, visto quel che è successo e la vergogna che ha investito la Regione, forse sarebbe più opportuno lasciare il Pirellone e ritirarsi in campagna. Magari a curare un pollaio. Vero, stavolta.




Agenti immobiliari, più facile lavorare nell’Ue

agente_di_comme.jpgLavorare nei Paesi dell’Unione Europea diventerà più facile, almeno per alcune professioni. È entrata in vigore la European Professional Card (EPC), una certificazione elettronica che velocizza e rende meno oneroso il riconoscimento dei titoli professionali negli altri Paesi. La tessera per ora interessa cinque categorie: infermieri, farmacisti, fisioterapisti, agenti immobiliari e guide alpine. Ma potrebbe essere presto estesa ad altre professioni. La novità è contenuta nel decreto legislativo che recepisce la direttiva 2013/55. Il testo è stato approvato in via preliminare dal Consiglio dei ministri a novembre scorso per essere sottoposto al parere della Conferenza Stato-Regioni e delle competenti Commissioni parlamentari, prima dell’approvazione definitiva dell’Esecutivo. Grazie alla nuova tessera, agenti immobiliari, farmacisti, fisioterapisti e guide alpine potranno trasferire la propria attività in un altro Paese dell’Unione, anche solo in via temporanea, evitando le pratiche e i tempi burocratici necessari alla conversione dei titoli. Si tratta di un passo importante, perché nonostante i vari tentativi compiuti finora per armonizzare i sistemi scolastici, negli stati europei rimangono ancora molte differenze (chi ha provato a lavorare in un altro paese Ue sa quanto sia difficile far riconoscere i titoli di studio).  La tessera vale sia per i professionisti italiani che intendono esercitare in un altro Paese sia per i professionisti europei che vogliono esercitare in Italia e consente di esercitare in tutto il territorio comunitario.  Funziona come un passaporto’ elettronico e testimonia che il professionista ha superato tutte le procedure per ottenere il riconoscimento della qualifica professionale nel Paese ospitante.
Per Annarita Fioroni responsabile Confcommercio Professioni «la tessera professionale deve essere un’opportunità per i professionisti del nostro Paese per l’accesso al mercato europeo».«L’esperienza maturata  dall’applicazione della tessera professionale europea ai settori che attualmente possono richiederla – dice – sarà un banco di prova per capire punti di forza e debolezza e fare una valutazione complessiva dell’efficacia dello strumento per la competitività dei nostri professionisti. Soprattutto in un momento in cui c’è bisogno di interventi di sostegno per questa categoria in  un mercato che tende a svalutare competenza e professionalità».
In un momento di forte difficoltà per tutto il mondo professionale la EPC rappresenta una possibilità per i professionisti di allargare il proprio orizzonte di lavoro aprendo a un mercato  europeo in cui fino ad oggi solo in  pochi hanno potuto confrontarsi, spesso proprio a causa di difficoltà burocratiche.
Spiega Luciano Patelli, presidente di Fimaa provinciale «con la tessera europea la categoria degli agenti immobiliari acquista una buona carta per equipararsi agli altri agenti europei ed essere riconosciuti tra professionisti all’interno della Ue. Da anni ci sono grandi investitori italiani che acquistano dove il mercato è in buona salute: a Praga, a Londra, sulla costa Mediterranea della Spagna. La tessera europea ci accredita in modo istantaneo, e così ci dà la possibilità di collaborare con i colleghi europei, senza il timore da parte loro di incorrere in truffatori, e anche di aprire agenzie fuori dai confini italiani in modo semplice».

LA PROCEDURA PER IL RILASCIO DELLA TESSERA EUROPEA

– Per ottenere la tessera basta collegarsi al sito dell’Unione europea e registrarsi, compilare tutti i campi richiesti dalla domanda telematica (generalità, professione, formazione, esperienza lavorativa, modalità con la quale si prevede di esercitare la professione, Paese ospitante), allegare copie digitali dei documenti richiesti, e inviare la propria domanda. Per avere risposta bisognerà attendere tre settimane per le domande di esercizio temporaneo all’estero e fino a 3 mesi se si intende stabilirsi definitivamente in un altro Paese Ue, con il vantaggio di poter seguire on line l’avanzamento della domanda. La  concessione della card prova il superamento dei controlli amministrativi previsti dalle norme comunitarie e attesta che le qualifiche del professionista sono state riconosciute dal Paese ospitante o hanno soddisfatto le condizioni per la prestazione temporanea di servizi. Dopo la verifica in alcuni casi (a seconda delle proprie qualifiche e del paese indicato) potrebbero essere indicate al richiedente misure compensative per il riconoscimento delle qualifiche nello stato estero (si parla di eventuali prove attitudinali o tirocini). La direttiva sulla EPC prevede anche un meccanismo di allerta: segnalerà su tutto il territorio UE i professionisti colpiti da una sanzione disciplinare o penale che abbia incidenza sull’esercizio della professione.

 




Musica d’ambiente, la Siae proroga i termini per il pagamento

SiaeLa Siae ha deciso di prorogare il termine di pagamento per l’abbonamento di musica d’ambiente al 18 marzo prossimo. La proroga si è resa necessaria poiché la Siae, su sollecitazione della Fipe, la Federazione che riunisce i pubblici esercizi, sta attivando un nuovo portale web per consentire agli operatori di svolgere tutte le operazioni relative all’abbonamento attraverso il canale on line. La Fipe, con la propria delegazione, si è da tempo attivata presso gli uffici Siae per la realizzazione di questo servizio innovativo che servirà a semplificare ed accelerare tali adempimenti burocratici, con un notevole risparmio di tempo per gli operatori del settore, giustamente impegnati nelle loro attività. Il portale si affiancherà alle consuete modalità di pagamento dei diritti d’autore (uffici territoriali Siae e Mav) fermo restando l’obbligo di munirsi del certificato Fipe per ottenere lo sconto. In fase di prima applicazione, il portale sarà attivo solo per i rinnovi degli abbonamenti, pertanto, qualora un’attività debba richiedere per la prima volta l’abbonamento alla musica d’ambiente dovrà recarsi, come di consueto, presso le sedi territoriali competenti della Siae. Siae che sta provvedendo in questi giorni all’invio dei Mav per il pagamento, che riporteranno il codice di accesso al nuovo portale. Le indicazioni per il suo utilizzo verranno fornite a breve, la Siae sta infatti predisponendo un manuale per l’utenza che verrà pubblicato sul sito e inviato anche alla Fipe per la sua maggiore diffusione.




Responsabilità sociale, premi per 11 aziende bergamasche. C’è anche l’Aspan

L'assessore Parolini (al centro) con i premiati bergamaschi
L’assessore Parolini (al centro) con i premiati bergamaschi

Sono 11 le imprese bergamasche premiate per la responsabilità sociale nel corso dell’evento in programma oggi – mercoledì 17 febbraio –  nell’Auditorium di Piazza Città di Lombardia a Milano, momento conclusivo della raccolta delle buone prassi promossa dalle Camere di Commercio della Lombardia e giunta alla sesta edizione.

Protagoniste sono tanto le piccole e medie imprese quanto le grandi aziende e le cooperative che si sono distinte per il loro impegno e comportamento virtuoso e responsabile verso la società, l’ambiente e gli stakeholder in generale (personale, clienti, fornitori, comunità locali). Queste imprese hanno scelto di rendere pubblico il loro impegno, facendo da esempio ma anche sottoponendosi al vaglio di tutte le parti interessate: consumatori, lavoratori, organizzazioni non governative, a testimonianza della loro serietà e trasparenza.

L’edizione 2015 ha preso il via il 15 luglio scorso. L’iter di adesione si è svolto tutto on-line sul portale www.csr.unioncamerelombardia.it con la chiusura delle iscrizioni a fine dicembre. È seguita un’accurata fase d’istruttoria per valutare richieste e documentazioni conclusasi con la lista definitiva delle aziende premiate.

Per la Bergamasca il riconoscimento va a: Asilo nido La stellina (Azzano San Paolo), asilo nido Starlight (Stezzano), Aspan Servizi (Grassobbio), cooperativa La Terza Piuma (Bergamo), salumificio Gamba Edoardo (Villa d’Almé), Il Susino (Caravaggio), Ivs Italia (Seriate), O.P. Raggio di Sole società agricola cooperativa (Gorlago), Orto Bellina (Gorlago), Politerapica (Seriate), Sidip World (Canonica d’Adda), realtà che hanno quasi tutte già scritto negli anni scorsi il proprio nome nel repertorio regionale delle buone prassi.

Espressione del mondo associativo, Aspan Servizi, società che fa capo all’associazione dei panificatori bergamaschi, ha messo sul piatto ben tre iniziative. Il progetto di filiera di territorio, oggi denominato “QuiVicino”, mira a garantire una continuità alla produzione di pane con grano coltivato localmente, contribuendo a valorizzare l’economia locale in termini di occupazione, impatto ambientale, valorizzazione del paesaggio, differenziazione colturale e attenzione agli aspetti nutrizionali (il grano tenero raccolto diventa farina di tipo “1”, più ricca in fibre). Si tratta di un’inizativa che ha raggiunto rilevanza regionale, avendo coinvolto agricoltori, dopo gli agricoltori bergamaschi, quelli di altre province lombarde.

C’è poi il percorso didattico che ruota attorno al personaggio di “Capitan Pan Pan” per parlare e far conoscere il mondo del pane nell’ambiente scolastico. Portato avanti fino all’anno scolastico 2014-15  – con i patrocini dell’Ufficio scolastico provinciale, dell’Assessorato all’istruzione della provincia di Bergamo e del Comune di Bergamo – ha coinvolto alunni e insegnati dalle scuole materne alle medie offrendo l’opportunità di approfondire tematiche legate all’educazione alimentare e, più in generale, alla crescita dei ragazzi, e promuovendo, al contempo, la conoscenza e la collaborazione con le imprese di panificazione del loro quartiere. L’associazione ha inoltre finanziato una Borsa di studio, in convenzione con l’Università di Pavia, per quattro anni a partire dal 1999/2000 per un progetto di sorveglianza sanitaria a favore degli addetti del settore e successivamente sostenuto il “Progetto stress lavoro correlato per il settore della panificazione artigianale” a beneficio di tutti gli operatori.

In totale le realtà premiate in Lombardia sono 136: oltre alle 11 della provincia di Bergamo, 14 di Brescia, 5 di Como, 3 di Lecco, 2 di Lodi, 11 di Mantova, 53 di Milano, 5 di Monza/Brianza, 10 di Pavia, 18 di Sondrio e 4 di Varese. L’evento vede la presenza del presidente della Regione Roberto Maroni, dell’assessore allo Sviluppo Economico Mauro Parolini e di Giandomenico Auricchio, presidente Unioncamere Lombardia.