Consumi e sostenibilità, il 19 febbraio Città alta a lume di candela

millumino di meno bergamo

La sostenibilità ambientale può anche diventare molto suggestiva. Succede a Bergamo alta venerdì 19 febbraio, in occasione di “M’illumino di meno” la più grande campagna radiofonica di sensibilizzazione sui consumi energetici e la mobilità sostenibile, ideata dalla trasmissione Caterpillar di Radiodue e giunta alla 12esima edizione. Anche quest’anno il Comune di Bergamo aderisce all’iniziativa e spegnerà le luci di Città alta dalle 21.45 alle 22.45, sostituendole con quelle di cento candele (tante quanti i sono rintocchi che il Campanone dispensa puntuale ogni sera alle 22) distribuite tra piazza Vecchia, piazza Mascheroni, piazza Mercato delle Scarpe e la Corsarola.

I ristoranti del borgo, nel frattempo, proporranno la cena a lume di candela e un piatto tipico della Quaresima approfondendo le tradizioni del territorio legate al “consumare di meno”. Premieranno inoltre con un biglietto dell’autobus per il ritorno coloro che presenteranno quello utilizzato all’andata. Città alta sarà infatti chiusa al traffico dalle 20 alle 24 e il servizio della linea 1 sarà potenziato fino all’una, per rendere ancora più green la serata. Oltre a gustarsi le proposte gastronomiche e la speciale atmosfera, sarà possibile cimentarsi in qualche scatto fotografico e partecipare al concorso “Effetto Notte” che assegna una bicicletta elettrica come primo premio, un orologio automatico Locman e un cesto di prodotti biologici al secondo e al terzo classificato.

«In occasione dell’edizione 2016 – spiega l’assessore alle Politiche energetiche del Comune di Bergamo, Leyla Ciagà – abbiamo pensato di proporre una sensibilizzazione che si sviluppasse su più fronti: non solo quello energetico, ma anche quello, inusuale, gastronomico e della mobilità sostenibile, raccogliendo un invito specifico degli organizzatori a promuovere l’uso di mezzi a basso impatto energetico e a incentivare all’utilizzo di mezzi pubblici come simbolo di pace e di rispetto per l’ambiente. Invitiamo tutti i cittadini ad aderire, limitando in occasione del 19 febbraio i consumi energetici e utilizzando, per i propri spostamenti, mezzi alternativi dell’auto».

«L’Ascom Confcommercio di Bergamo – commenta il responsabile delle relazioni esterne, Giorgio Lazzari – è fra i promotori dell’iniziativa che per il primo anno coinvolge tutta Città alta con una serie di appuntamenti. Se è vero che da un lato verrà spenta l’illuminazione, dall’altro Città alta godrà di una luce nuova. Grazie all’impegno dei promotori e dei commercianti verrà creata un’atmosfera unica sia per i bergamaschi che per i turisti. Un plauso va anche ad Atb per lo sforzo organizzativo messo in campo in occasione della chiusura straordinaria di Città alta».

Qui il regolamento




Pubblici esercizi e home restaurant, obblighi a confronto

home restaurantPoiché propone un servizio di somministrazione nei confronti di un pubblico, l’home restaurant, secondo la Fipe, non può essere esercitato in luoghi privati e dovrebbe essere sottoposto ai medesimi obblighi dei pubblici esercizi.

Per dare un’idea delle norme di legge e dei requisiti a cui è assoggettata la somministrazione al pubblico di alimenti e bevande, soprattutto alcoliche, la Federazione ha stilato un elenco, che diventa, di conseguenza, quello delle violazioni imputate agli home restaurant.

La serie conta 22 voci, ma non esaurisce, precisa la Fipe, l’intera gamma delle prescrizioni: somministrazione di cibi e bevande anche alcoliche senza autorizzazione; comunicazione al Questore, in caso di circoli; licenza Utf per prodotti alcolici; mancato accertamento della sorvegliabilità dei locali (di competenza della autorità di Pubblica Sicurezza per quelli posti a livello superiore a quello stradale); violazione delle disposizioni urbanistiche e sulla destinazione di uso degli edifici; assenza di certificazione dei requisiti professionali e morali del titolare; somministrazione di alimenti e bevande senza comunicazione alla autorità sanitaria; assenza piano Haccp; certificazione formazione dipendenti in materia igienico sanitaria; nomina responsabile Haccp ed attestato del relativo corso; inidoneità sanitaria attrezzature; formazione sanitaria addetti; iscrizione Cciaa; iscrizione Inps titolare; eventuale presenza lavoratori in nero; rispetto del divieto di fumare; tabelle alcolemiche in caso di chiusura dopo le ore 24; etilometro a disposizione dei clienti in caso di chiusura dopo le ore 24; indicazione allergeni presenti nei prodotti somministrati; abbonamento speciale Rai per tv o altro apparecchio diffusione musica; versamenti diritti di autore e connessi Siae ed Scf; tracciabilità e rintracciabilità alimenti; sicurezza sul lavoro; corresponsione tassa sui rifiuti a livello di privato e non di pubblico esercizio.




Sangalli (Confcommercio): “Tagli alla spesa pubblica per sostenere le pmi”

Carlo Sangalli
Carlo Sangalli

“Una rete che funziona nasce da una scintilla, da un innamoramento tra imprese che vogliono fare un pezzo di strada insieme. Per fare una buona rete ci vogliono, anche, metodo, gli strumenti giusti. E, proprio, sugli strumenti, si sono concentrate le nostre attenzioni, in questi anni”. Lo ha detto il presidente di Confcommercio Milano e Lombardia, Carlo Sangalli, durante il suo intervento al convegno “Reti di impresa. Opportunità di sviluppo”, nella sede di Confcommercio, a Milano. “C’è chi si è mosso in rete per sopravvivere alla crisi, chi per cogliere opportunità per Expo, chi per seguire il cambiamento del mercato”, ha sostenuto Sangalli proponendo tre punti di riflessione, “con cui Confcommercio ha abbracciato, con convinzione, il metodo delle reti. Le reti sono ante in una logica manifatturiera ma funzionano, anche, nel terziario, dove, dal 2012, sono cresciute del 10%, con poco meno di 2.500 imprese del commercio, del turismo e dei servizi. Le reti sono, anche, un cambiamento culturale perché il problema delle dimensioni si supera con la collaborazione, sono strumenti di rilancio ma non bisogna creare reti fragili, e qui è il ruolo delle istituzioni e delle associazioni”. Il secondo punto riguarda “il boom delle reti di impresa, tra il 2012 e il 2013, quando Regione Lombardia ha investito risorse e le associazioni si sono impegnate a promuoverle. L’azione pubblica e delle associazioni e il successo delle reti dimostrano che, quando le istituzioni e le associazioni si muovono insieme, si ottengono risultati importanti. I corpi intermedi sono strumenti indispensabili, non una zavorra. Senza di loro, una società sana non può stare in piedi”, ha sottolineato. Terzo e ultimo punto, “la ripresa economica. Dopo sette anni di crisi che hanno indebolito il sistema produttivo e ridotto la ricchezza italiana, tornare a crescere è difficile, i segnali sono fragili, timidi e incerti: il Pil del quarto trimestre del 2015 è stato deludente. Il governo deve vincere la scommessa di trasformare la ripresa statistica in crescita duratura e stabile per il Paese. Il governo deve tagliare la spesa pubblica improduttiva per trovare le risorse necessarie per la riduzione delle aliquote Irpef. Abbiamo il triste primato della pressione fiscale tra le più alte del mondo, creando meno crescita. La ricetta per un Paese equo che torna a crescere e scongiurare il ricorso alle clausole di salvaguardia è meno spesa pubblica e meno tasse”, suggerisce. “Le imprese, mettendosi in gioco, accettano la sfida del cambiamento e i corpi intermedi devono supportarle e accompagnarle con gli strumenti giusti. Le istituzioni devono mettere in condizioni le imprese di lavorare bene”, ha concluso Sangalli.




L’home restaurant si fa largo anche a Bergamo. «Ma servono regole»

immagini fornite da WelcHome Restaurant

 

Ormai da anni la sharing economy sta entrando nella quotidianità di sempre più persone. È una tendenza che coinvolge molti settori e in grado di offrire diverse tipologie di servizi. A volte è il prezzo del servizio stesso, altre volte invece è proprio l’originalità della proposta ad attirare chi si approccia a questo mondo da fruitore. La sharing economy si sta sempre più affermando come un “nuovo modo” di usare, di consumare, di operare. Un modo molto vicino ai recenti stili di vita, che utilizza gli strumenti delle nuove generazioni, diretto e facilmente comprensibile, immediatamente fruibile, per l’appunto… social!

Anche nel mondo del cibo qualcosa è cambiato. Il cibo e tutto quello che ruota attorno al mondo dei fornelli è sempre più social, sempre più ricercato e condiviso. È cambiato l’approccio nei confronti dello stesso, è cambiato il modo in cui si consuma. Il buon cibo è diventato interesse di molti e, probabilmente, prima di questi ultimi anni, tra le cose più fotografate e celebrate. Il bisogno di condividere, l’essere tornati a dare questo valore simbolico al cibo, probabilmente ha stimolato la diffusione e la ricerca di questo tipo di fruizione. Ecco che case private diventano Home Restaurant, luoghi in cui consumare informalmente del cibo preparato dai proprietari, in compagnia di persone sconosciute, oppure con gli stessi “homer”. La logica è quella di condividere le spese, consumando cibo preparato ad hoc, in compagnia e in totale condivisione e conoscenza reciproca. Il metodo è molto simile a quello di un’informale cena con amici, compresa la caratteristica di occasionalità dell’attività. Ma dal momento che l’home restaurant si rivolge a persone spesso non conosciute, non sono ben chiari e compresi quali possano essere i limiti di questa attività, per evitare di concorrere in maniera sleale a quelle attività di somministrazione, in primis i ristoranti, spesso schiacciati tra burocrazia, normative da rispettare e fisco. L’home restaurant manca completamente di regolamento anche per quel che riguarda la sicurezza alimentare, dal momento che non sono semplici cene tra amici, ma vi è la chiara possibilità di creare dei veri e propri micro business.

A Chiuduno l’iniziativa di tre amici: «Per noi è divertimento e condivisione»

WelcHome Restaurant - Chiuduno (4)Anche in Bergamasca si possono trovare diverse occasioni per una cena in casa. A Chiuduno, da un piccolo gruppo di amici è nato WelcHome Restaurant (welchomerestaurant.wordpress.com), che non manca di considerare i problemi che questo buco legislativo crea a tutti coloro che volessero intraprendere questa attività, ma anche a chi svolge la tradizionale attività ristorativa. «Io – dice Giancarlo, uno dei tre fondatori – ho tentato più volte di capire come praticare questa attività, ho cercato di informarmi, ma ovviamente le istituzioni non mi sanno dare delle risposte perché in effetti delle risposte non ci sono». L’home restaurant è una pratica che per la legislazione italiana non esiste, nonostante ormai da tempo si sia diffusa e stia diventando sempre più popolare. «Sono molti quelli che mi contattano chiedendo come si fa – racconta ancora Giancarlo – questo vuol dire che c’è interesse a riguardo».

Per i tre ragazzi di Chiuduno questa è una grande passione che non fa pensare ad alcuna intenzione di fare business eludendo la normativa. Infatti organizzano, quando riescono, al massimo una cena al mese e tutto è pubblicizzato sul loro sito web e sulla loro pagina Facebook. Giancarlo, Barbara e Daniele hanno altre occupazioni: commerciante il primo, educatrice all’asilo nido la seconda e operaio il terzo. «Ci conosciamo da alcuni anni – racconta Barbara – e abbiamo sempre fatto delle cene con gli amici, siamo un numeroso gruppo. Come in tutti i gruppi, noi tre eravamo quelli appassionati di cibo e cucina e…è andata a finire che cucinavamo sempre noi». Ma anche la location non è banale, «io abito qui e questo spazio l’ho sempre messo a disposizione dei miei amici – spiega ancora Giancarlo -. I cuochi c’erano, lo spazio anche, ecco che amici, amici di amici, hanno iniziato a chiederci di organizzare delle cene, proponendocele anche loro stessi: dal compleanno da festeggiare tra amici a quello con i parenti, alle cene a tema per passare una serata in compagnia, etc. e il gioco è fatto. Barbara aveva sentito parlare di questa nuova cosa, gli home restaurant e quindi perché non provarci? Noi organizziamo anche una festa in paese e ci piace, appunto, darci da fare: goliardicamente abbiamo iniziato a pensare ad alcune proposte e siamo entrati a far parte di alcune piattaforme di social eating».

Da qui la ricerca delle materie prime a km zero, quasi tutti gli ingredienti (nei limiti del possibile) utilizzati sono prodotti a Chiuduno e dintorni. «Il tutto è più uno sfizio nostro – racconta ancora Barbara –, gli amici ci facevano i complimenti e, attraverso la condivisione con estranei, ci siamo messi alla prova. Ovviamente i menù e le cene rispecchiano molto i nostri gusti: cuciniamo quello che ci piace, dal filetto di maiale in crosta di pancetta con i profumi, alle pere caramellate al miele, fino alle tagliatelle al cacao fatte in casa». «È una vera esperienza sociale – conclude Giancarlo –, per noi divertimento e condivisione. Non è un ristorante e non deve esserlo. A noi piacerebbe che questa pratica venisse considerata, riconosciuta e di conseguenza normata e tutelata». Dalla sua definizione e regolamentazione probabilmente inizia la tutela stessa anche di questa pratica che, non avendo definizione, potrebbe essere facilmente attaccata nonché snaturata per fini diversi da quelli per cui è nata.

La Fipe: «Attività fuori da ogni controllo, un’escalation da contrastare»

Chi non vede di buon occhio gli home restaurant sono i ristoratori e le associazioni di categoria che, per tutelare le attività, chiedono a gran voce che si legiferi in merito. La Fipe, Federazione Italiana Pubblici Esercizi, lo scorso 19 gennaio ha presentato in Parlamento un’audizione chiedendo così la regolamentazione degli home restaurant. L’associazione denuncia «l’enorme diffusione, anche attraverso canali on line e social network» di queste attività e il rischio di costruire un canale alternativo a quello della ristorazione, ma completamente fuori controllo. L’allarme è per la possibilità che l’abusivismo finisca col prevalere sull’attività occasionale e saltuaria, generando così dei meccanismi di concorrenza sleale. «Infatti, si è notato – riferisce l’associazione – che mentre nel passato esistevano pochi operatori che effettuavano tale attività nell’ambito della cerchia delle proprie conoscenze, ora l’abusivismo si è “ingegnerizzato” con la nascita di associazioni o enti similari che raggruppano tali operatori».

Non solo, l’attività di somministrazione delle bevande è soggetta a numerosi e complessi adempimenti, a tutela della salute pubblica, ma anche ad esempio per il controllo rispetto alla somministrazione di bevande alcoliche. Per questo motivo, ad ora, la Fipe chiede che le autorità contrastino gli home restaurant, dal momento che in molti casi sono diventate delle vere e proprie attività, completamente fuori controllo. In realtà, il Ministero dello Sviluppo Economico ha fornito una parziale risposta all’assenza di regolamenti, con la risoluzione n. 50481 del 2015, affermando che la disciplina commerciale applicabile agli home restaurant è quelle relativa alle attività di somministrazione di alimenti e bevande al pubblico sia per quanto riguarda il possesso dei requisiti necessari (morali e professionali) sia per l’obbligo di presentazione di una Scia per l’inizio dell’attività, ma nulla di più.

Senza dimenticare la tutela dei consumatori…

Per concludere, entrambe le parti ritengono fondamentale un regolamento. È necessario al fine di tutelare innanzitutto il consumatore per quanto riguarda la sicurezza alimentare, dal momento che le tossinfezioni alimentari sono di natura prevalentemente domestica. Inoltre risulta necessario al fine di tutelare le attività ristorative, sottoposte a rigidi controlli e norme severe, onere che ha un peso economico e non solo. Infine, una precisa regolamentazione risulta necessaria al fine di tutelare anche chi si dedica con passione e dedizione a questa attività occasionale, avendo come fine ultimo il creare una vera esperienza sociale e conviviale, in cerchie più o meno ristrette, con una vera condivisione di esperienze, tempo e spese, senza che diventi un business, rimanendo così un’attività profondamente diversa da quella ristorativa. Probabilmente qualsiasi divieto potrebbe stimolare la diffusione segreta degli home restaurant, completamente fuori controllo, con la minaccia di seri rischi in materia di sicurezza alimentare pubblica, nonché di concorrenza sleale a chi, giorno dopo giorno, si adopera per il rispetto delle normative in materia fiscale e di sicurezza alimentare.

 

 




Maroni: “Priorità all’innovazione, alla crescita e alle reti d’imprese”

Roberto Maroni
Roberto Maroni

“Sul tema delle reti d’impresa abbiamo fatto molto e vogliamo continuare. Il numero dei contratti di rete è triplicato tra il 2012 e il 2013, grazie al progetto ‘Ergon’. Abbiamo finanziato 75 progetti di rete, per un ammontare di 15,6 milioni di euro tra il 2010 e il 2014. Nel 2015 abbiamo attivato anche il progetto ‘manager di reti’, per consolidare le reti d’impresa. Sono stati approvati 28 progetti e i contributi concessi sono stati di oltre 1 milione di euro. Questa é la strada giusta che vogliamo continuare a seguire”.

Lo ha detto il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, intervenendo, insieme all’assessore allo Sviluppo economico Mauro Parolini, all’evento, promosso da Confcommercio, ‘Insieme protagonisti della ripresa – Storie di Reti del Terziario’. “Visti i tagli che vengono da Roma sulla spesa corrente e quindi su iniziative di finanziamento – ha aggiunto Maroni – io credo che sia giusto individuare le priorità. Le priorità sono il sostegno all’innovazione, alla crescita e alle reti d’impresa. Abbiamo investito molto anche sui 9 cluster tecnologici regionali, finalizzati all’innovazione, alla competitività e alla ricerca. Per il biennio 2014-2015 abbiamo stanziato 1 milione di euro a favore di questi cluster, che raggruppano oltre 700 soggetti. Questo è il modello della Lombardia: mettiamo insieme pubblico e privato, le università, le imprese e i centri di ricerca, finanziando la ricerca applicata, quella che dà i risultati”.

Maroni ha poi ricordato la Legge regionale sul turismo e l’attrattività’ del territorio lombardo, che ha lo scopo di “superare la frammentazione e la parcellizzazione, favorendo le reti e i partenariati tra imprese”. “Abbiamo messo 25 milioni per il biennio – ha aggiunto il presidente – e abbiamo lanciato l’iniziativa dell’anno del turismo. La Lombardia è nota per la manifattura, ma è anche la prima regione agricola d’Italia e quella che ha il maggior numero dei siti Unesco. Dobbiamo valorizzare questo enorme patrimonio. Dal 29 maggio partirà dunque l’anno del turismo lombardo, attraverso il quale vogliamo far conoscere le bellezze, le bontà gastronomiche, i luoghi della cultura e i paesaggi della Lombardia”. “Condivido – ha concluso Maroni – l’appello di Confcommercio al Governo a migliorare la spesa pubblica. Noi abbiamo una sanità tra le migliori in Italia e in Europa ed è quella che ha il costo più basso. Il presidente Renzi si era impegnato a introdurre il principio dei costi standard nella Legge di Stabilità, ma questo non è avvenuto. Ha prevalso la logica dei tagli lineari. Faremo fronte a questi tagli senza aumentare i ticket e le tasse regionali, ma, se passasse la linea dell’efficientamento della spesa pubblica, noi ne avremmo un vantaggio”.




Premiata a Milano la rete d’imprese promossa dall’Ascom

GoinBergamoÈ stato premiato oggi, lunedì 15 febbraio 2016, a Milano il progetto GoinBergamo, la rete di impresa promossa da Ascom Bergamo che riunisce, tramite l’ecosistema digitale E015, i distretti dell’attrattività, le loro attività commerciali, i punti di interesse e le manifestazioni promosse. Il progetto ha ottenuto un riconoscimento nell’ambito del convegno “Insieme, protagonisti della ripresa. Storie di Reti del Terziario”, promosso da Confcommercio Lombardia sul valore, le aspettative e risultati delle imprese che hanno intrapreso percorsi di aggregazione di rete.

GoinBergamo è il risultato di un anno e mezzo di lavoro messo a punto dal servizio digitale di Ascom E015 FOR SMART COMMUNITIES con lo scopo di creare un “luogo” virtuale dove far confluire in modo univoco e con uno stesso linguaggio tutte le informazioni utili per vivere e visitare il territorio: dagli aggiornamenti sui trasporti e sul traffico, alle informazioni sugli eventi culturali, sui servizi di pubblica utilità, sui principali luoghi di interesse e sulle attività commerciali. Al progetto hanno preso parte i dieci distretti dell’Attrattività della Bergamasca (Valli in Famiglia, Fontium et Mercatorum, La Valle dei Sapori, Lemine Valle Imagna, Isola Bergamasca, Brembo e Colli, Gate, Iseo Lake, Viaggio alla Scoperta della Pianura bergamasca tra il Serio e l’Oglio, Bassa pianura bergamasca) e i loro 177 comuni di appartenenza, che globalmente contano 731 mila abitanti e 7.670 attività commerciali. Tutte le formazione raccolte durante l’anno e mezzo di lavoro stanno confluendo, secondo un processo che durerà qualche mese, nel portale www.goinbergamo.it e tra breve anche in un App, che consentirà ai turisti ed ai visitatori, ma anche ai cittadini del territorio, di scoprire i lati più interessanti e nascosti dei luoghi bergamaschi semplicemente “guardandosi attorno” con la telecamera ed il display del proprio smartphone, su cui compariranno informazioni aggiuntive e di approfondimento relativamente al luogo, al monumento o all’oggetto che si sta inquadrando.

Sul portale i dati raccolti sono stati suddivisi in macroaree punti di interesse, itinerari, eventi e attività commerciali e promozioni. Il compito del portale non è solo quello di raccogliere dati per dare informazioni ai turisti e utenti del territorio, ma anche fare da collettore di tutti le informazioni provenienti dai dieci distretti dell’attrattività bergamaschi per metterli a disposizione di siti internet, APP già esistenti, info-Point. In tal modo tutte le informazioni relative al territorio bergamasco saranno fruibili in un unico formato standardizzato e a vantaggio di qualunque soggetto – pubblico o privato- che le potrà utilizzare per promuovere e generare interesse verso le proprie iniziative e attrattive territoriali.

A Milano a ritirare il riconoscimento per Ascom erano presenti: il presidente Paolo Malvestiti, il direttore  Oscar Fusini, insieme a Roberto Ghidotti e Giorgio Puppi, che hanno seguito il progetto e a Nicola Viscardi, imprenditore che ha collaborato alla realizzazione della rete d’imprese.




L’indagine / Imprese, la carica delle reti. In Lombardia crescono del 25%

Crescono in Lombardia le reti d’impresa. Nel 2015 sono state circa 500 le imprese lombarde che hanno stipulato un contratto di rete portando a 2.435 il numero complessivo delle imprese lombarde in rete (sulle 13mila italiane: la Lombardia è la prima Regione per numero di imprese in rete, doppia quasi l’Emilia Romagna).

Dopo l’agricoltura (+35%) è il settore dei servizi (+24%) ad aver registrato la crescita più intensa dei contratti di rete, secondo i dati Unioncamere. Milano è l’area con il maggior numero di imprese coinvolte (835). E proprio nella sede milanese di Confcommercio si è tenuto l’evento “Insieme, protagonisti della ripresa. Storie di Reti del Terziario” organizzato da Confcommercio Lombardia con la presentazione dell’indagine TradeLab sulle aspettative e i risultati delle imprese che hanno intrapreso percorsi di aggregazione di rete.

Evento aperto da Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, e dal presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni. Con gli interventi di Renato Borghi (vicepresidente vicario della Confcommercio lombarda) e Luca Zanderighi (professore ordinario di Economia e gestione delle imprese dell’Università degli Studi di Milano, che ha presentato i dati dell’indagine). Da tre imprenditori, poi, è arrivata una testimonianza diretta della propria esperienza di rete (Dario Bossi con la rete “Photop”; Luigino Poli con la rete degli albergatori “La Milano che conviene” e Diana Da Ros con “MB Circle” ed “MB Wedding”). L’incontro, moderato da Oscar Giannino, si è concluso con la consegna, da parte di Confcommercio Lombardia, di un riconoscimento alle 23 reti di impresa più attive di commercio, turismo e servizi. Tra queste anche l’Ascom di Bergamo per il progetto “GoinBergamo – I Distretti del Commercio in Rete”, che mette in rete i distretti dell’attrattività, le loro attività commerciali, i punti di interesse e le manifestazioni tramite l’ecosistema digitale E015 e la realizzazione del portale e della webapp www.goinbergamo.it.

L’indagine, invece, ha coinvolto imprenditrici e imprenditori del terziario che, nell’ultimo triennio, hanno costituito o sono entrati a far parte di una rete d’impresa: nel complesso 21 reti d’impresa.

Le aziende che fanno rete

Dall’indagine emerge come l’86% delle aziende inserite in una rete d’impresa operi in Lombardia: il 36% a Milano e area metropolitana, quasi il 30% a Monza Brianza. In prevalenza sono imprese che appartengono al settore del commercio (45%), seguite dai servizi (25%) e dal turismo (22%). E sono soprattutto pmi: il 56% ha meno di 5 addetti e il 19% occupa almeno 10 persone. Il fatturato dichiarato (dato 2014) è inferiore ai 500mila euro per il 51% delle imprese mentre il 28% dichiara un fatturato di oltre 1 milione di euro. Dal punto di vista della composizione giuridica, il 45% delle aziende nelle reti d’impresa è una società di capitali; il 33% una società di persone e il 22% è costituito da ditte individuali. La rete d’impresa coinvolge in maniera significativa le imprese più giovani: quasi il 40%, infatti, svolge la propria attività da meno di 15 anni e tra di esse il 14% ha iniziato ad operare dopo il Duemila. Nel 70% dei casi il titolare dell’azienda che fa parte di una rete d’impresa è uomo. Un quarto degli imprenditori ha meno di 50 anni e il 25% ha conseguito una laurea o un master: essenzialmente fra quelli più giovani. Ma che caratteristiche hanno le aziende che fanno parte di una rete d’impresa? Il 63% delle imprese è indipendente, il 37% partecipa o è partecipato finanziariamente da altre imprese. Chi opera in una rete d’impresa è in genere comunque già abituato ad avere legami con altre realtà del territorio: il 42% fa parte di un Distretto e il 16% di un consorzio.

Realtà giovani e “formalizzate”

Le reti d’impresa sono giovani: costituite per oltre il 90% tra il 2014 e il 2013 (l’adesione delle imprese a una rete ha di fatto coinciso con la costituzione della rete stessa). E sono “formali”: l’86% delle imprese ha infatti stipulato un contratto di rete (più del 62% di chi attualmente fa invece parte di reti “informali” non ritiene sia necessario stipulare nel prossimo futuro un contratto di rete). Poco più del 28% delle imprese fa parte di una rete d’impresa con un fondo patrimoniale comune e personalità giuridica; quasi il 22% a una rete con un fondo patrimoniale comune e il circa 36% a una rete “light” (senza fondo patrimoniale comune e personalità giuridica). Le imprese sono comunque più interessate a consolidare l’esperienza di rete con una maggiore condivisione di azioni e cultura manageriale piuttosto che a costituire un modello contrattuale più “hard” (con un fondo patrimoniale comune).

Le imprese che aderiscono al contratto di rete hanno un elevato grado di collaborazione: il 60% svolge attività in comune e il 31% ha comunque una frequente consultazione con le altre aziende. È ancora molto limitata la presenza di un manager di rete. Le reti d’impresa sono per lo più di piccole e medie dimensioni – il 47% con meno di 5 imprese e il 49% con più di 10 – e sono in particolare localizzate a Milano area metropolitana (quasi il 62%) e nelle altre zone della Lombardia (poco più del 27%).

Opportunità e difficoltà

Perché le imprese del terziario aderiscono a una rete d’impresa (risposte multiple nell’indagine)? Il 76% per politiche di marketing e di comunicazione in comune, il 54% per sviluppare nuovi prodotti/servizi. Molto importante anche la riduzione dei costi operativi (acquisti in comune, razionalizzazioni della struttura dei costi) sottolineata da circa un terzo delle imprese.

Le maggiori difficoltà che si incontrano nell’avvio della rete riguardano, da un lato, i diversi adempimenti amministrativi necessari (30%) e, contestualmente, reclutare e coinvolgere le imprese (28%). Un aspetto, quest’ultimo, sentito in particolare nel settore commerciale: bene, quindi (e importante, rileva Confcommercio Lombardia, può essere in questo senso il ruolo del sistema associativo) iniziative territoriali che favoriscano incontro e confronto fra potenziali partecipanti a una rete.

Il ruolo dell’associazione di rappresentanza e di categoria è importante, assieme alle imprese, anche nel predisporre un contratto di rete giudicato molto e/o abbastanza complesso da oltre l’80% delle imprese. Più del 56% degli imprenditori si rivolge alle associazioni per chiedere supporto nello start up della rete. Significativo anche il coinvolgimento di consulenti/figure professionali (più del 32%). Supporto in particolare per il contratto di rete (informazioni 40% e formalizzazione il 34%). Poi il matching tra imprese (19%) e la definizione degli obiettivi della rete (16%).

Funzionano le reti d’impresa?

Le reti d’impresa funzionano: oltre i due terzi degli imprenditori dichiara di aver ricevuto un beneficio effettivo con l’adesione alla rete. Il beneficio riguarda soprattutto l’aumento della gamma di prodotti/servizi offerti (42%) e la riduzione dei costi o la possibilità di accedere a nuovi segmenti di mercato (assieme il 28%). Per il 47% delle imprese l’adesione alla rete è stata in linea con le attese. Più del 23% ritiene di aver avuto effetti superiori alle aspettative mentre il 29% si attendeva di più. Con riguardo all’organizzazione aziendale interna e allo sviluppo di nuove opportunità di mercato, il giudizio positivo è di circa la metà delle imprese.

Il rapporto con le banche

È un punto ancora critico: solo 15% ritiene che l’adesione alla rete d’impresa abbia effettivamente migliorato il livello di solidità finanziaria e affidabilità nei rapporti con gli istituti di credito.

Gli sviluppi

Nelle azioni future emerge soprattutto l’esigenza di consolidare il livello di operatività delle imprese in rete (33%) ed è sentita l’esigenza di una maggiore visibilità esterna della rete stessa (quasi il 40%).

Il ruolo delle associazioni

Per Confcommercio Lombardia il giudizio sui dati emersi dall’indagine è complessivamente positivo: dopo una prima iniziale sperimentazione, gran parte delle imprese sembra pronta ad affrontare il consolidamento della rete d’impresa e del suo progetto strategico. Occorre, però, accrescere il livello di cultura manageriale e rafforzare la governance delle reti. E le associazioni d’impresa – conclude Confcommercio Lombardia – hanno, in questo processo, un ruolo decisivo.




Pmi, in cinque territori arriva la consulenza gratuita e su misura

progettiterrito.jpgCon l’obiettivo di favorire lo sviluppo del sistema produttivo ed economico, ripartono i Progetti Territoriali, l’iniziativa finanziata dalla Camera di Commercio di Bergamo che, con la collaborazione delle Organizzazioni di categoria e delle Istituzioni dei territori coinvolti e la realizzazione di Bergamo Sviluppo, va ad incontrare le imprese nelle aree stesse in cui lavorano ed offre supporto su misura.

L’edizione 2016 interessa cinque territori provinciali (Pianura Bergamasca, Valle Seriana, Valle Brembana, Valle Imagna e Laghi Bergamaschi) e sosterrà 90 imprese locali, che potranno beneficiare di consulenze personalizzate gratuite (per un totale di 3.060 ore) e di iniziative seminariali.

Destinatarie dei Progetti Territoriali sono le micro, piccole e medie imprese (Mpmi) appartenenti a tutti i comparti produttivi, ad esclusione di quello agricolo, attive e iscritte al Registro delle Imprese della Camera di Commercio di Bergamo, in regola con il pagamento del diritto annuale camerale, con sede legale e/o operativa in uno dei 187 comuni delle aree territoriali interessate.

Per presentare i Progetti e raccogliere le richieste di adesione da parte delle imprese interessate sono stati organizzati sette focus group. La partecipazione agli incontri costituirà titolo preferenziale per l’accesso alle successive fasi del progetto.

Ecco il calendario

giovedì 18 febbraio ore 20.30

LEFFE

Sala Consiliare del Comune, in via Papa Giovanni XXIII 8

lunedì 22 febbraio ore 20.30

ROMANO DI LOMBARDIA

sede della Banca di Credito Cooperativo dell’Oglio e del Serio, in via G. B. Rubini 2

venerdì 26 febbraio ore 20.30

SANT’OMOBONO TERME

sede della Comunità Montana Valle Imagna, in via Vittorio Veneto, 90

lunedì 29 febbraio ore 20.30

LOVERE

sede della Comunità Montana, in via del Cantiere 4

giovedì 3 marzo ore 19.30

TREVIGLIO

sede della Cassa Rurale Banca di Credito Cooperativo di Treviglio, in via C. Carcano 6

lunedì 7 marzo ore 20.30

ZOGNO

sala della Green House, in via Locatelli 111

mercoledì 9 marzo ore 20.30

SARNICO

Comune di Sarnico, in via Roma 54

Sul sito di Bergamo Sviluppo le imprese interessate possono iscriversi on line ai focus group del territorio di appartenenza oppure scaricare i moduli cartacei da inviare a Bergamo Sviluppo via mail o via fax.




Se il consumatore fa i conti col picco dell’eccesso

iphone ipadI consumatori stanno perdendo il gusto di fare acquisti. L‘appetito del consumatore, che si pensava insaziabile, sta prendendosi una pausa, forse di riflessione. Non lo dico io, ma giganti come Apple e Ikea, che rappresentano il pinnacolo del consumismo degli ultimi dieci anni. Oggetti belli, utili e a cui ambire nel caso di Apple, accessibili e democratici nel caso di Ikea. Guardando agli ultimi risultati pubblicati qualche settimina fa dal gigante di Cupertino, le vendite di Iphone sono stagnanti, mentre quelle di Ipad, sono passate dai 21 milioni del 2014 ai 16 milioni del 2015.  Ikea, che ci ha venduto candele e accessori per la casa, quando invece volevamo comperare solo un paio di mensole, lo ha capito prima degli altri. Sa che le nostre case, probabilmente più piccole di quelle in cui abitavano i nostri genitori, sono ormai piene di candele, tappeti e appendiabiti, magari proprio targati Ikea. Sanno che, per continuare a venderci nuove librerie Billy e divani letto con nomi di tennisti svedesi, ci devono aiutare a disfarci di quelle precedenti. E visto che  un mobile Ikea non sopravvive ai traslochi, e soprattutto, una volta montato, non può essere smontato e rimontato in una nuova casa (e qui parlo per esperienza personale), ha pensato di offrire un servizio di riciclo, che verrà presto lanciato nel nostro continente.

Ormai sembra che solo i paesi in via di sviluppo vogliano comperare ai ritmi serrati con cui compravamo venti o trent‘anni fa. I migliori capitalisti hanno sempre saputo che le società inique non sono un terreno fertile dove fare affari e crescere, per questo Henry Ford decise di pagare bene, e di gran lunga al di sopra della media, i suoi operai. Da questa settimana Walmart, la catena di supermercati più grande degli Stati Uniti, ha iniziato a pagare un minimo salariale di dieci dollari all´ora ai suoi 1.4 milioni di dipendenti. In termini economici, si tratta di un passaggio degli introiti dal capitale alla forza lavoro. Visto che Walmart si trova sulla stessa barca di Ikea e Apple, con i consumi stagnati e, per certi prodotti, con il segno meno, ha quindi deciso di dare un incentivo ai propri dipendenti, rendendoli più motivati, e probabilmente felici. Con questa mossa, fa inoltre capire ai propri clienti, milioni e milioni in tutta America, che le loro spese quotidiane non vanno ad arricchire soltanto gli azionisti, ma servono a migliorare la vita di chi riempie gli scaffali e sta alle casse.  Quando le società occidentali erano povere, rispetto ad adesso, gli economisti si concentravano su come stimolare i consumi e come produrre maggiori quantità di beni. Oggi la domanda che i consumatori si fanno davanti ad un acquisto è spesso: “mi renderà felice?”. Molti di noi hanno lavori che non rendono soddisfatti, che servono a comperare il nuovo tablet o pagare le vacanze. Oggetti o esperienze che hanno lo scopo di rendere sopportabile la nostra esistenza, non certo di migliorarla o di farci, magicamente, fare cose interessanti sul lavoro, o avere un impatto positivo sugli altri.

 




Pubblici esercizi, cresce la spesa dei turisti stranieri

ristoranteL’attrazione che i turisti stranieri nutrono nei confronti dell’Italia non conosce crisi, visto che nel corso del 2015 hanno speso circa 8,4 miliardi di euro in tra bar e ristoranti. Lo ha reso noto la Fipe, che in occasione della Bit ha fatto il punto sull’andamento del turismo internazionale nello Stivale, destinato a crescere in modo significativo anche per il 2016. “Le previsioni dell’Ufficio Studi della Fipe – ha dichiarato il direttore Luciano Sbraga – parlano di una spesa complessiva nel fuoricasa che arriverà a sfiorare i nove miliardi di euro. Un’ ulteriore conferma del valore di un settore, quello dei pubblici esercizi, che si dimostra ancora una volta uno dei fiori all’occhiello per l’intero sistema ricettivo e uno dei punti di forza nell’ attirare la clientela di tutto il mondo con proposte di qualità. Previsioni che fanno ben sperare per il futuro dell’intero settore, come anticipato in autunno dai dati positivi del Rapporto Ristorazione 2015: in base alle nostre previsioni, infatti, oltre l’80% dei consumatori ha in programma di spendere maggiormente nel fuoricasa nei prossimi mesi”. Entrando nello specifico dei dati Fipe, cappuccini, caffè, panini, pizza e gelati sono i prodotti più apprezzati dai turisti a cui si devono aggiungere pranzi e cene completi, talvolta in ristoranti gourmet. Ma il valore della ristorazione non si misura soltanto in termini di spesa ma, anche e soprattutto, per la capacità di generare attrazione verso l’Italia e soddisfazione da parte dei turisti. Ai primi posti della motivazione dei loro viaggi i turisti – secondo la Fipe – indicano il patrimonio culturale e l’enogastronomia, mentre gli aspetti considerati più importanti, durante la vacanza, risultano il sentimento di ospitalità degli italiani e, ancora, la qualità del mangiare e del bere. Parlando invece di destinazioni preferite, le pagelle dei turisti confermano che la ristorazione resta un punto di forza trasversale a tutte le tipologie di località.