“Smart City Index”, Bergamo scala nove posti in classifica

smartphoneBergamo fa un balzo verso l’alto di nove posizioni e si piazza al 14mo posto dello Smart City Index 2016: un risultato importante per il capoluogo orobico, che nel 2015 si trovava al 23mo posto della speciale graduatoria stilata da Ernest and Young, col patrocinio di Agenzia per l’Italia Digitale e in collaborazione con Ericsson, Tim e Indra. Il rapporto di EY analizza le 116 città capoluogo italiane utilizzando oltre 470 indicatori per classificare lo sviluppo di reti e infrastrutture intelligenti, misurando la loro capacità di innovare e offrire servizi di qualità ai propri cittadini. Un’analisi che come una torta a strati prende prima in esame lo stato delle infrastrutture di rete, poi i “sensori” che rilevano le informazioni, le applicazioni e servizi a valore aggiunto per i cittadini da parte di soggetti pubblici e privati e infine la visione e le strategie messe in campo sulla smartness. In testa alla graduatoria ancora le grandi città metropolitane, ma è evidente il progresso e la crescita di una serie di città medie e medio-piccole, soprattutto settentrionali. In coda soprattutto centri concentrati nel Sud, con Sardegna e Sicilia nelle posizioni peggiori. Ne emerge un’Italia che marcia con una certa velocità nel senso della smart city, con punte di eccellenza davvero significative, ma che è sempre più a “due velocità”.

Nella classifica 2016 in testa è Bologna, davanti a Milano e Torino. Bergamo viene subito dopo Genova e Padova, ma davanti a città come Venezia, Verona, Bolzano, Monza, Napoli. Il punteggio complessivo totalizzato da Bergamo è di 72,6 punti: la nostra città si conferma in prima fascia negli indicatori “Infrastrutture e reti”, “Sensoristica”, “Applicazioni e Servizi” e soprattutto “Vision e Strategia”, parametro con il quale il capoluogo orobico sfiora la top ten nazionale. “Si iniziano a vedere i frutti del nostro lavoro – spiega l’Assessore all’Innovazione del Comune di Bergamo Giacomo Angeloni -. Queste graduatorie lasciano comunque il tempo che trovano, ma il fatto che la nostra città sia riconosciuta a livello nazionale con un balzo in avanti di nove posizioni non può che farci piacere. La volontà dell’Amministrazione è quella di proseguire nella direzione della smartness con determinazione: a dimostrazione, entro il 30 aprile il BergamoWifi pubblico sbarcherà in altri 9 quartieri cittadini”. Le oasi wifi previste sono Piazzale San Paolo, parco Mascagni (Longuelo), via Promessi Sposi (Villaggio Sposi), Via San Sisto/piazzale Emanuele Filiberto (Colognola), Boccaleone (via Gasparini-Isabello), Redona (Parco Turani e chiesa), Malpensata (parco via Mozart), piazza Sant’Anna, Orto Botanico di Città Alta, Monterosso (piazza Pacati e giardino pubblico).

Il documento completo qui: http://issuu.com/francescoalleva/docs/ey-smart-city-index-2016_1_




Verdure come strumenti musicali, al ristorante arriva il “Conciorto”

Gianlugi Carlone e Biagio Biagini
Gianlugi Carlone e Biagio Biagini

Anziché artisti, si definiscono “ortisti” e naturalmente la loro performance non è un concerto ma un “Conciorto”. Già, perché oltre a flauti traversi, sax e chitarre, suonano anche melanzane, carote, zucchine, cetrioli, grazie alle nuove tecnologie (ototo, l’interfaccia arduino-based) che permettono di trasformare oggetti di uso quotidiano in strumenti musicali.

A proporre il singolare spettacolo sono Biagio Bagini, autore di programmi radiofonici per Rai Radio2, e Gianluigi Carlone, leader della Banda Osiris, che saranno di scena a Bergamo venerdì 18 marzo al ristorante culturale In dispArte di via Madonna della Neve 3.

conciorto 2L’orto è lo spazio di riferimento a cui guardano i due suonatori, perché è il luogo dove la parola è come un seme. Che poi getta foglioline che sono note. Che poi diventano piante in forma di canzone. Qui crescono canzoni pop, rock e moderne che raccontano i vissuti di melanzane, peperoni e zucchine, e parlano degli stati d’animo dell’orticoltore, oltre a raccontare le storie di orti di personaggi famosi. Il Conciorto sfrutta il proprio terreno a fini elementari di divertimento intensivo e danno vita a un concerto sostenibile, un vero “live in the garden”.

L’inizio del concerto è alle 21.30. Il costo di ingresso 10 euro.




Slow Food, la proposta della Bassa: «Bergamo unita in una sola Condotta»

slow food bassa bergamasca rit

«La Fao riconosce a Slow Food il più grande progetto mondiale di conservazione della Biodiversità. È il più grande bene della Comunità e noi vogliamo che sia affidato proprio alla Comunità il compito di salvaguardarlo». Parole del vicepresidente nazionale di Slow Food, il bergamasco Lorenzo Berlendis, in apertura dell’assemblea annuale dei soci della Condotta Slow Food Bassa Bergamasca nella sala delle Capriate al Castello di Pagazzano.

Salvare e valorizzare i prodotti della terra è quindi la prima azione di tutela della Biodiversità e Slow Food Bassa Bergamasca intende essere in prima linea su questo fronte con una serie di azioni tutte legate al territorio. Lo ha spiegato bene la fiduciaria della Condotta, Barbara Schiavino, che ha elencato le iniziative messe in campo lo scorso anno: «L’attività 2015, tra i tanti eventi organizzati, è stata caratterizzata da due impegni prioritari proprio sui temi della biodiversità, anzitutto il grande lavoro svolto in vista e all’interno di Expo – ha detto mentre scorrevano le foto degli interventi della delegazione trevigliese al Padiglione Slow Food di Expo a Milano –  e poi la valorizzazione dell’agroalimentare del nostro territorio, con l’indagine e il sopralluogo a tante aziende ed esercizi agroalimentari, la selezione sulla base di criteri di qualità e sostenibilità ambientale ed il successivo inserimento nella nuova Guida nazionale “Fare la spesa con Slow Food”:  ben 25 tra aziende di produzione e di trasformazione e botteghe della Bassa sono state selezionate e pubblicate. Sono gli artigiani del cibo, sono loro i primi difensori della biodiversità». Schiavino ha anche sottolineato l’impegno di Slow Food nel fare rete e nel coinvolgere in eventi e progetti le associazioni del territorio, alcune delle quali presenti in sala.

Per celebrare la ricorrenza del trentesimo anniversario dalla fondazione di Slow Food, Chicco Crippa ha annunciato importanti novità e un calendario ancora più ricco di appuntamenti in grado di coinvolgere tutto il territorio di competenza, la pianura che va dall’Oglio all’Adda. «Due gli ambiti prioritari che confermiamo nel 2016 per diffondere la cultura della Biodiversità e promuovere il diritto  al “cibo buono, pulito e giusto” per tutti, la scuola e quella che noi chiamiamo la “Comunità del cibo”. L’impegno didattico anzitutto: proseguirà la  collaborazione con la Cooperativa Alboran, la rete S.O.S. e Labter Treviglio, in alcuni progetti sulla biodiversità e la cultura del cibo, che coinvolgeranno gli Istituti Superiori della città. Due filmati realizzati dagli stessi studenti hanno mostrato il lavoro della Condotta all’interno della Suola professionale “Lavorare nell’agroalimentare” di Caravaggio, degli istituti professionali ABF e Zenale Butinone di Treviglio. È stato avviato anche il “Progetto Nuova Pelesa”,  un nuovo lavoro di ricerca e comunicazione multidisciplinare che intende approfondire gli aspetti storici, agronomici, culturali ed ambientali di quel sito e del nostro territorio di pianura. Da quest’anno poi l’ulteriore novità di un intervento anche a livello di scuola dell’infanzia con la realizzazione di  un orto didattico all’interno della scuola materna “Il cerchio magico” di Treviglio».

slow food bassa bergamasca - assemblea 2016 - platea ritLa biodiversità sarà protagonista da subito, domenica 10 aprile in occasione della ricorrenza dello Slow Food Day alla Cascina Pelesa di Treviglio, con la raccolta e la Sagra dell’asparago biologico e il successivo giovedì 14 in piazza Garibaldi con la presentazione e degustazione del “menù biodiverso” preparato dagli studenti cuochi e pasticceri di ABF. Imperdibile l’inaugurazione del “Mercato della Terra” (il 9 aprile in piazza Dante a Bergamo), organizzato insieme alle altre due condotte bergamasche.

Da segnalare anche due partecipazioni importanti: al Salone del Gusto-Terra Madre di Torino e al festival “Bucineinfiore”, in Toscana, dove con il patrocinio della Pro Loco trevigliese, verranno presentati alcuni prodotti tipici della zona. Nel corso dell’anno, a maggio verrà organizzato un corso di degustazione della birra artigianale e in autunno un corso base di degustazione del vino. Continuerà la collaborazione con Libera nel promuovere l’educazione alla legalità e l’informazione contro la piaga delle Agromafie; proseguirà l’impegno nella difesa del suolo e del territorio agricolo in collaborazione con Legambiente. Insieme a tante altre iniziative: per conoscere l’olio bergamasco e l’attività di frantoio, per visitare aziende locali e degustarne i prodotti, per conoscere il parco dell’Oglio e la sua enogastronomia, per riscoprire storie e ricette di antiche osterie di pianura, per partecipare con “laboratori del gusto” a feste e sagre gastronomiche.

E alla fine, la ciliegina di una proposta “politica” lanciata dalla Bassa alle Condotte sorelle di Bergamo e Valli orobiche: «Uniamoci in un’unica grande condotta provinciale che promuova, in maniera ancora più forte ed univoca in tutta la Bergamasca, la filosofia e l’azione a favore del cibo “buono, pulito e giusto” coordinando tutti i progetti e le iniziative, comunicando con un unico sito Internet, ma organizzandoci in modo decentrato con  delegazioni territoriali».

L’assemblea ha approvato il Bilancio economico e finanziario della Condotta e si è chiusa con il saluto di Slow Food Lombardia portato dalla segretaria regionale Gigliola Casati. L’incontro è proseguito, come vuole la tradizione, in forma conviviale con la cena dei soci a base di prodotti della nostra terra e dei nostri artigiani del cibo. E non poteva mancare un brindisi finale ai 30 anni di Slow Food.

 




Ubi e Italcementi, troppi equivoci sulla responsabilità sociale d’impresa

italcementiAd insistere troppo sulla responsabilità sociale d’impresa alla fine le aziende sono state prese alla lettera. Questo concetto, che non prelude né alla cogestione, né tantomeno all’esproprio, era stato sviluppato negli anni Sessanta per sottolineare l’interscambio tra le aziende e il territorio, più o meno vasto, in cui operano. Poi è diventato uno strumento di marketing, a partire dalle aziende ritenute a torto o ragione inquinanti, che volevano dimostrare che quello che prendono dal territorio, anche in termini di impatto ambientale, lo restituiscono al territorio sotto altre forme. Quando si è iniziato a parlare di ruolo degli stakeholder, come sempre quando non ci si intende nel lessico, si è partiti per la tangente.. Stakeholder sono i “portatori d’interessi”, ovvero chi ha un ruolo influente nei confronti di un’azienda e tra questi ci sono i clienti, i fornitori (lavoratori compresi), i finanziatori, ma anche le comunità locali o l’amministrazione pubblica. L’equivoco è che il riconoscimento di un ruolo non vuole dire avere diritti. Non è che quando un’azienda dice che il cliente ha sempre ragione significa che si mette lui a decidere al posto dell’imprenditore.

Il premio Nobel Milton Friedman già molti anni fa ha bocciato la teoria sulla “responsabilità sociale d’impresa” – già criticata anche da altri perché l’indeterminatezza e la mancanza di priorità tra i vari portatori d’interesse, la rende poco praticabile – sostenendo che i manager sono agenti per conto dei proprietari azionisti e che devono agire nell’esclusivo interesse di questi ultimi. E che utilizzare il denaro degli azionisti per risolvere problemi sociali significa fare beneficienza con i soldi degli altri. Forse Friedman può essere un po’ estremo, ma di certo il suo pensiero non è particolarmente popolare tra i portatori d’interesse bergamaschi dove molti si sentono titolari di più diritti degli stessi proprietari.

Un caso è quello di Ubi dove in vista della prossima assemblea per il ricambio dei vertici tutti dicono la loro, dimenticando che l’unico diritto di parola spetta solo agli azionisti, che non sono più tutti uguali tra loro, come nella Popolare, ma hanno un peso diverso a seconda di quante azioni hanno. Il fantomatico e indistinto territorio ha un potere importante, come cliente, fornitore e portatore di interessi, ma è bene non confondere i ruoli: parlare di diritti sulla governance che al momento in Italia non hanno neanche i lavoratori, al contrario di quanto accade in altri Paesi come la Germania, è sicuramente fuori luogo.

Un altro caso è quello di Italcementi. Del gruppo cementiero è stata annunciato a luglio il passaggio del controllo alla tedesca Heidelberg, una volta raggiunte le autorizzazioni da parte degli Antitrust di mezzo mondo, con successiva Offerta pubblica d’acquisto sulle azioni rimanenti. Si tratta di una vendita tra azionisti privati che sta seguendo tutte le regole, quindi al di là della legittima preoccupazione dei lavoratori per l’esito dell’operazione sul piano occupazionale, non si capisce perché i sindacati si lamentino del fatto che il governo non mostri di volersi fare parte attiva nella vicenda. Si sta parlando di cemento che neanche in Francia, notoriamente molto protezionistica, è un settore considerato strategico per gli interessi nazionali (tanto è vero che Ciments Français è stata venduta a Italcementi e Lafarge si è fusa con Holcim), quindi non si capisce su cosa debba intervenire il governo e soprattutto a quale titolo.

Ci si scontra anche in questo caso nella classica visione a prospettive variabili. Ci si professa per il libero mercato quando vuol dire fare quello che si vuole in maniera tendenzialmente anarchica, senza dover rispondere a nessuno, ma quando sono gli altri a professarlo a nostro (presunto) danno, allora ci si ricorda della responsabilità sociale d’impresa, magari a sproposito. La costituzione italiana, articolo 42, del resto riconosce e garantisce la proprietà privata. Di cogestione o di dittatura del proletariato non c’è traccia.




“No Triv”, a certe Regioni la storia ha insegnato davvero poco

No TrivCom’è noto (o, meglio, com’è ignoto), il 17 aprile, gli Italiani saranno chiamati a votare per un referendum, conosciuto come “No Triv!”, in riferimento alla materia del voto, ossia le trivellazioni marine a scopo estrattivo. Non è tanto dell’argomento specifico del referendum, in realtà, che vi vorrei parlare, quanto del come, in questo benedetto Paese, si affrontino (o, meglio, non si affrontino) dei temi che, alla fine, ci riguardano tutti quanti. I meno giovani tra voi ricorderanno certamente gli adesivi col sole che ride e la dicitura “Energia nucleare? No grazie!”, in tutte le lingue del globo: faceva enormemente figo, tra le fanciulle di ispirazione demo-radicale, esibire la spilletta “No Nukes”, insieme agli immancabili zoccoloni di cuoio e alla borsa di Tolfa. Faceva figo, certo: però, per quella moda scema, adesso noi andiamo mendicando energia elettrica dai nostri vicini, che ce la vendono grazie alle loro centrali nucleari. Queste, peraltro, sono spesso a un tiro di sasso dalla nostra frontiera, che è come se fossero qui da noi, quanto a rischi. Insomma, il peccato senza il piacere. Perché, trascinati da un battage senza alcuna base scientifica, sull’onda delle emozioni chernobylesche dell’anno prima, milioni di bravi Italiani hanno votato per lo smantellamento delle centrali nucleari italiche, nonché per l’abbandono di qualsivoglia politica energetica basata sui reattori: insomma, grazie ad un ecologismo superficialotto e fondato più sui pregiudizi che sui giudizi, ci abbiamo rimesso un sacco di palanche, che, oggi avrebbero potuto servire a spingere la ricerca verso le fonti rinnovabili.

Non solo, ma abbiamo sul nostro territorio decine di testate nucleari americane, su cui le vestali del cielo pulito e dei praticelli verdi non hanno nulla da ridire: eppure, una centrale nucleare non è progettata per esplodere, mentre una testata atomica sì. Aggiungo che le nostre centrali dismesse, per il cui spegnimento sono stati spesi miliardi, non sono affatto spente: il nocciolo è vivo e vegeto, e lotta insieme a noi. Se quel maledetto referendum del 1987 si è rivelato un monumento all’italica idiozia, oltre che una jattura di vaste proporzioni, quello del mese prossimo si sta dimostrando anche peggiore. Tanto per cominciare, quasi nessuno ha capito cosa riguardi: anzi, moltissimi neppure sanno ancora che il 17 aprile si voterà: dibattito zero, informazione zero, sensibilizzazione zero. Dal che deduco che, compresa la stupidità della proposta regionale di abrogazione (perché il referendum, stavolta, non proviene da una raccolta di firme, ma è di iniziativa di alcune Regioni), si sia preferito fare decadere il quesito referendario col non raggiungimento del quorum: altre palanche buttate al vento. In seconda battuta, questo referendum si limiterebbe, in caso di vittoria del sì, ad evitare la possibilità di rinnovo della concessione di trivellazione fino ad esaurimento di giacimenti, per chi già stesse trivellando, all’interno delle 12 miglia marine dalla costa: nuove trivellazioni in quell’area sono già proibite e oltre le 12 miglia, semplicemente, non si possono proibire. Come dire che l’unico risultato serio di un simile voto sarebbe quello di fare interrompere, allo scadere delle concessioni, l’estrazione di gas naturale (perché di gas e non di petrolio si tratta), lasciando lì impianti, pipelines e strutture preesistenti e limitandosi a lasciare intatto ciò che rimane dei giacimenti: non si capisce per quale motivo e con quale giovamento per l’equilibrio ecologico dei siti.

Senza contare che qualcun altro, magari sloveno o croato, partendo da fuori delle 12 miglia, potrebbe, per mezzo di perforazioni a quarantacinque gradi, succhiarci il gas di sotto al sedere, tanto quanto. Difatti, davanti alla palese insensatezza di questa prospettiva, che ci leverebbe una fonte energetica, senza migliorare in nulla l’impatto ambientale, i promotori hanno dovuto ammettere che questo referendum è stato chiesto soprattutto come segnale politico: avete capito bene? Per lanciare il loro segnale, questi simpaticoni non usano un tappetino ed un fuocherello, come i Sioux: usano il fabbisogno energetico nazionale, vale a dire le nostre tasche. E il fondamentale messaggio è: abbandoniamo i combustibili fossili e puntiamo sulle fonti rinnovabili. Che è cosa buona e giusta, intendiamoci. Però, mentre il governo si decide ad investire seriamente sulle rinnovabili, ad incentivare seriamente l’installazione del fotovoltaico e a sperimentare seriamente nuovi sistemi di produzione e stoccaggio dell’energia elettrica, noi vorremmo poter evitare di dipendere in tutto e per tutto dagli altri, per il nostro fabbisogno energetico. Anche perché non si capisce per quale ragione dobbiamo sempre perseguire una politica di dipendenza e di sottomissione nei confronti di questo e di quello, quasi che qualcuno avesse interesse a mantenerci in un perenne stato di sudditanza: schiavi politicamente ed economicamente di padroni che ci siamo scelti da soli. E, a forza di referendum politici e di segnali, se qualcuno ci chiude i rubinetti, finiremo a remengo. Altro che trivelle…




Sebino e Valcavallina, «l’evento Christo grande opportunità per gli agenti immobiliari»

2.647 posti letto tra alberghi, campeggi, agriturismo, rifugi, ostelli, b&b e case vacanze. Sono i numeri del turismo del Sebino bergamasco, della Valcalepio e della Valcavallina, che dal 18 giugno al 3 luglio saranno interessati dal grande evento della passerella dell’artista Christo, che collegherà Sulzano e Monte Isola. Il conto alla rovescia è iniziato. Mentre si sta definendo la logistica (parcheggi e mobilità) per accogliere i visitatori, la corsa alla prenotazione in alberghi e b&b è a pieno regime e promette di far registrare il tutto esaurito nelle strutture ricettive del lago. In base ai dati trasmessi a Regione Lombardia e riferiti dall’Osservatorio turistico della Provincia di Bergamo nell’area si trovano 34 alberghi (20 sul Sebino e 14 in Val Cavallina), per un totale di 1.506 posti letto. Poi ci sono un campeggio, con 334 posti letto, i b&b (64, con la capacità di accogliere 357 turisti), 15 affittacamere per un totale di 115 posti e 12 case vacanze con 104. Negli ostelli – sono due, uno sul Sebino e l’altro in Val Cavallina – potranno trovare una sistemazione 102 persone. Un’altra opportunità sono i rifugi: sono 2, entrambi sul Sebino, con la capacità di ospitare 39 turisti. Ma non bisogna dimenticare la disponibilità di alloggi data dalle seconde case, soprattutto nelle località più turistiche.

Secondo le previsioni, i visitatori dell’evento Christo saranno 600mila da tutto il mondo e almeno 50mila al giorno passeranno in Bergamasca. Dati alla mano, l’offerta ricettiva del lago bergamasco rischia di non essere sufficiente ad accogliere tutte le richieste. E proprio le seconde case potranno risultare strategiche nel potenziare l’offerta di ospitalità.

Luciano Patelli
Luciano Patelli

«La gestione degli affitti, se ben fatta, può offrire delle grandi opportunità per l’evento e per il turismo futuro – dice Luciano Patelli, presidente di Fimaa Ascom Bergamo, la federazione degli agenti immobiliari -. Gli alberghi sono pressoché tutti già esauriti e vista la limitata offerta ricettiva, si apre un’occasione unica per la nostra categoria di valorizzare e incentivare il segmento “case vacanza”, come è accaduto a Milano in occasione di Expo». «La passerella di Christo rappresenta un’occasione unica da gestire al meglio affinché possa trasformarsi in una occasione di sviluppo per gli agenti e per il turismo del Sebino – aggiunge Patelli -. Per questo, pensiamo di organizzare un incontro formativo rivolto agli agenti del Sebino e della Val Cavallina per dare tutte le informazioni, le indicazioni e la contrattualistica per trasformare case e appartamenti sfitti in case vacanze per il periodo dell’evento».

La ricettività al 31 dicembre 2015

tabella ricettività Sebino e Valcavallina
fonte: Osservatorio turistico provinciale

 




Italiani di ciclismo, Cassani promuove Seriate

da sinistra: Bevilacqua, Riva, Dagnoni, Colleoni, Cassani e Amadori
da sinistra: Bevilacqua, Riva, Dagnoni, Colleoni, Cassani e Amadori

A Seriate si scaldano i motori per i Campionati Italiani di ciclismo su strada Under 23 ed Elite, che il Team Colpack organizzerà a Comonte nel weekend del 25 e 26 giugno.

Questa mattina si è svolto il sopralluogo di quello che sarà il percorso che nei prossimi giorni verrà approvato dalla Struttura Tecnica Nazionale per essere poi ufficializzato in via definitiva. Con il presidente della S.T.N. Ruggero Cazzaniga, hanno partecipato al sopralluogo il coordinatore delle Nazionali azzurre Davide Cassani ed il CT della Nazionale Italiana Under 23 Marino Amadori. Con loro, a rappresentare il Comitato Lombardo della Fci, c’erano il presidente Cordiano Dagnoni con Gabriele Peruzzo (S.T.R.) ed il tecnico Giovanni Riva; il presidente del Comitato Provinciale di Bergamo della Fci Claudio Mologni. A fare gli onori di casa il presidente del Team Colpack Beppe Colleoni, con i tecnici Antonio Bevilacqua, Gianluca Valoti e Rossella Dileo. In rappresentanza del Team 2003, che collaborerà con la Colpack nell’organizzazione, c’erano il presidente Antonio Torri, con i direttori di organizzazione Patrizio Lussana e Jochen Trapletti.

I punti chiave del percorso e del sopralluogo sono stati il rettilineo d’arrivo di Comonte – dove tradizionalmente si conclude la Medaglia d’Oro Domenico e Anita Colleoni alla memoria, che festeggerà quest’anno la ventesima edizione con il tricolore – e la salita del Colle dei Pasta.

Sia Cassani che Amadori commentano concordi: «Il percorso proposto è sicuramente bello e di qualità, degno di un Campionato Italiano ed il vincitore sarà sicuramente un atleta di valore e interessante anche in chiave azzurra».

 




Recupero di Astino, sopralluogo della Regione all’ex monastero

Un primo incontro conoscitivo, un sopralluogo per entrare in contatto con la realtà dell’ex monastero di Astino: si può riassumere così la visita di stamane del sottosegretario Ugo Parolo a uno dei gioielli della città di Bergamo, un incontro a cui hanno preso parte tutti (Comune e Provincia di Bergamo, Parco dei Colli, Val d’Astino, MIA e appunto Regione Lombardia) i componenti del Comitato dell’Accordo di Programma finalizzato alla ridefinizione delle destinazioni urbanistiche, della modalità d’uso e degli interventi sul compendio immobiliare sito in Valle d’Astino.

“Si è trattato del primo incontro – spiega l’assessore all’Urbanistica del Comune di Bergamo, Stefano Zenoni – dopo l’adesione all’accordo di programma da parte della Regione, una visita per conoscere il sito e la situazione attuale degli spazi nonché la bozza di proposta della MIA. Ne è emersa la volontà di proseguire con il progetto di recupero dell’ex Monastero in vista della nascita della scuola di alta formazione gastronomica”. “L’obiettivo è quello di permette agli attori dell’accordo di programma di portare a termine l’ambizioso progetto di restauro e riutilizzo plurifunzionale a forte valenza pubblica dell’intero e meraviglioso complesso di Astino e del suo territorio circostante. Il tutto, naturalmente, dovrà tener conto della grande valenza ambientale e paesaggistica della zona coniugando le necessità di sostenibilità economica con la tutela del paesaggio e patrimonio storico artistico. La Regione c’è”  ha dichiarato Ugo Parolo, sottosegretario di Regione Lombardia ai Rapporti con il Consiglio regionale, Politiche per la Montagna e Macroregione alpina (Eusalp), a seguito del Comitato tenutosi questa mattina.




Mi diplomo e poi? Un ciclo di incontri aiuta nelle scelte

Che fare dopo il diploma, come cercare lavoro, come avviare un’attività professionale in proprio? A tutte queste domande cercherà di rispondere, a partire dal 23 marzo, il ciclo di appuntamenti “Infowed – I mercoledì dell’Informagiovani”.

Si tratta di una serie di incontri pomeridiani di gruppo, pensati per approfondire alcune richieste dell’utenza relativamente alle scelte post diploma e ai primi passi nel mondo del lavoro: come orientarsi nella vasta offerta formativa, come cercare lavoro e di quali strategie e accortezze tener conto, in quali modi analizzare ed individuare le proprie competenze per arrivare ad una scelta professionale mirata, quali le opportunità ed i primi passi per trasformare buone idee in attività imprenditoriali, con un focus sulle opportunità nell’area delle arti.

Spazio Informagiovani è un servizio del Comune di Bergamo che offre una consulenza info-orientativa in diversi ambiti rivolta ai giovani e alle loro famiglie: studio e formazione, lavoro, tempo libero, mobilità, volontariato.

  • Il ciclo si apre mercoledì 23 marzo (ore 14.30-16.30) con l’incontro “Mi diplomo…e poi?”, organizzato per i diplomandi delle scuole secondarie di 2° grado. Diplomarsi è il primo passo, poi si aprono molte strade: il lavoro, la formazione, l’università. Quali sono gli strumenti utili per orientarsi e conoscere i diversi itinerari per esplorare l’offerta formativa e lavorativa del territorio?

Infowed proseguirà nelle prossime settimane toccando le altre tematiche in programma, pensate principalmente per i giovani sino ai 25 anni. Filo conduttore degli incontri sarà il lavoro: l’idea è di fornire un orientamento ampio, che parta da un supporto per rileggere e capitalizzare all’interno del proprio curriculum vitae le molteplici esperienze che i giovani vivono parallelamente ai percorsi formativi, ma di cui spesso faticano a riconoscere il valore in termini di conoscenze e competenze acquisite, per finire con uno sguardo sulle possibilità di crearsi un lavoro autonomo, passando anche attraverso gli addetti ai lavori: suggerimenti su come presentarsi al meglio alle aziende, forniti direttamente da chi si occupa della selezione del personale, e una data interamente dedicata al lavoro nel mondo artistico.

Ecco il calendario dei prossimi incontri
  • Mercoledì 6/04 (h. 14.30-16.30) “Una scelta professionale ben fatta”. Una buona scelta professionale va fatta con “stile”: un workshop dedicato a conoscere meglio il proprio stile personale per orientarsi in maniera efficace nella scelta della professione secondo le proprie caratteristiche e competenze.
  • Mercoledì 27/04 (h. 17-19) “Offerte di lavoro e ricerca del personale: chi, cosa e come?”. Le aziende che assumono giovani, quali canali e strumenti utilizzano per la loro ricerca? Cosa si aspettano dalle persone che incontrano? Chi sono i loro candidati ideali? Parliamone con gli addetti ai lavori.
  • Mercoledì 18/05 (h. 17-19) “Lavorare nell’Arte”. L’arte non è solo una passione, un sogno, un hobby: può essere anche una risorsa per trovare e creare lavoro. Incontriamo chi ha esperienza in questo settore per esplorare le opportunità in campo artistico e culturale offerte dal territorio.
  • Mercoledì tra maggio e giugno (da definire) “Non cerco lavoro: lo voglio creare!” – Infowed incontra il progetto Job in 3.0: Ciclo incontri sull’autoimprenditorialità. Come muovere i primi passi per trasformare una buona idea in un’impresa giovane e innovativa o in un’attività autonoma.

Il calendario degli incontri ancora in fase di definizione verrà pubblicato sul sito www.giovani.bg.it; la partecipazione è prevista previa iscrizione via mail – informagiovani@comune.bg.it, o telefono – 035 399675; l’iscrizione si intende per ogni singolo incontro e non vincola dunque a partecipare all’intera rassegna.

Per informazioni: Spazio Informagiovani del Comune di Bergamo, via del Polaresco 15 (quartire di Longuelo) tel. 035 399675-676 informagiovani@comune.bg.it; orari di apertura: lun-mer-ven dalle 15 alle 17 (è preferibile fissare un appuntamento).




Avete un’idea imprenditoriale? Ecco lo Sportello che vi dice se è ok

PointS.TE.P, il Servizio per TEstare Progetti d’impresa, è il nuovo sportello a supporto della creazione d’impresa che propone un percorso di assistenza personalizzata di massimo 8 ore per “testare” un’idea imprenditoriale e comprenderne le concrete opportunità di affari. Attraverso un processo strutturato di validazione dell’idea imprenditoriale, che si avvale di percorsi, metodologie e strumenti innovativi provenienti dall’ecosistema startup (lean startup e customer development), l’aspirante imprenditore viene accompagnato a verificare alcuni aspetti della propria idea e a svolgere alcune attività per: abituarsi al confronto con il mercato; semplificare la costruzione di un piano d’impresa; sperimentare processi di apprendimento interattivo; apprendere nuovi metodi e strumenti derivanti dall’ambito startup. Obiettivo del servizio, che si colloca nella fase “embrionale” di un progetto d’impresa, è favorire la raccolta di informazioni sulle reali potenzialità dell’idea presentata dall’aspirante imprenditore. Lo sportello riceve gratuitamente, previo colloquio con il referente del Punto Nuova Impresa di Bergamo Sviluppo, il venerdì mattina, dalle 9 alle 13, nella sede di Bergamo Sviluppo al Point – Polo per l’Innovazione Tecnologica di Dalmine, in via Pasubio 5/ang. via Einstein. Il servizio è realizzato nell’ambito del progetto Incubatore d’impresa gestito da Bergamo Sviluppo e finanziato dalla Camera di commercio di Bergamo.