Il bocconiano dice addio all’Alta finanza, «meglio “La Polenteria”»

Gabriele Vitali, a destra, con il socio Silvio Vangelisti
Gabriele Vitali, a destra, con il socio Silvio Vangelisti

Da un paio di anni, chi capita nelle strade affollate del quartiere di Soho, a Londra, può vivere l’esperienza di ritrovare i sapori di casa e il gusto tipico bergamasco in un piccolo ristorante chiamato La Polenteria, che, come dice bene il nome, mette in primo piano (e perfino in vetrina) proprio la polenta e in particolar modo quella tutta orobica di Nicoli.

L’idea è venuta a Gabriele Vitali, originario di Pizzino in Val Taleggio, laurea alla Bocconi, il quale, dopo diversi anni trascorsi nella capitale britannica occupandosi di investimenti finanziari in un grande gruppo bancario, insieme all’amico (bresciano) Silvio Vangelisti, che invece era odontotecnico, ha deciso di fare il grande salto nella ristorazione. Ed è subito stato un gran successo. Prima di tutto per la filosofia totalmente “gluten-free” del menù (ed è stato il primo ristorante italiano a proporlo a Londra), poi per l’ambiente raccolto e intimo, da trattoria moderna, e infine per la cucina generosa e ricca, che mette in campo anche altri classici regionali italiani e non solo la polenta. Anche se quest’ultima rimane la vera protagonista, visto che viene proposta negli antipasti con asparagi, scamorza e uova, o nella versione più esotica con una vellutata di menta e la crema di soia. E poi nei piatti principali, con gli Gnocchi di polenta, tartufo e formaggio, e in preparazioni decisamente più azzardate come nel caso degli Gnocchi di polenta con salmone affumicato e crema di avocado o nel Filetto di maiale con salsa di liquerizia e polenta grigliata. E c’è perfino, a fianco della Panna cotta e del Tiramisù, una “Polenta cheesecake” per chi vuole completare il pasto tematico con un dolce.

piatto - la Polenteria - LondraLa polenta rappresenta il 50% del menù, ma non mancano pasta e ravioli fatti in casa con sapori che virano spesso verso un gusto internazionale, anche perché a La Polenteria la clientela italiana rappresenta solo un quinto degli ospiti che si siedono nei 32 coperti del ristorante. I vini in carta sono esclusivamente italiani, con un’attenzione particolare per quelli bresciani (Benaco e Lugana), ma la filosofia vegana e gluten-free che ispira tutta la proposta consiglia anche di sperimentare in accompagnamento i succhi di frutta freschi o, come sembra essere di tendenza negli ultimi tempi, qualche cocktail.

«La scommessa della Polenteria è stata vinta – racconta Gabriele Vitali -, e siamo molto soddisfatti di come sta andando il ristorante. Al punto che potremmo quasi decidere di aprirne un altro in futuro. Gli inglesi, quando siamo arrivati, non conoscevano la polenta ma hanno iniziato ad apprezzarla e ora la richiedono con continuità. All’inizio avevamo solo quella in carta, con pochi riferimenti, ma abbiamo deciso strada facendo di offrire una scelta un po’ più ampia alla nostra clientela, così sono arrivati altri piatti come le Lasagne vegane, la Burrata con rucola, la parmigiana e le Tagliatelle al pesto rosso. Per dare anche qualche tocco della cucina italiana mantenendo fede alla scelta di soddisfare vegani, vegetariani e amanti del senza-glutine».

La Polenteria esterni - Londra




Confidi e credito alle imprese, Ghidinelli: «Segnali di ottimismo»

Ernesto Ghidinelli - Credito Confcommercio - immagine Abi Eventi
Ernesto Ghidinelli (immagine Abi Eventi)

«Niente di rivoluzionario – precisa -, ma qualche segnale di ottimismo sul rilancio del ruolo dei confidi lo si intravede e in più c’è la mossa della Bce che dovrebbe finalmente finanziare l’economia reale». Volge al positivo il quadro di Ernesto Ghidinelli, responsabile del settore Credito e Incentivi di Confcommercio, che in occasione dell’assemblea annuale della Fogalco (oggi, 16 maggio, al Settecento Hotel di Presezzo) fa il punto sulle novità per il sistema della garanzia consortile e la sua capacità di supportare in maniera efficace il credito delle imprese, soprattutto le più piccole.

Il Parlamento sta lavorando ad una legge delega per la riforma dei confidi. Un’audizione con Rete Imprese Italia si è tenuta anche nei giorni scorsi. Quali sono le richieste?

«Il principio della proporzionalità nell’esercizio della vigilanza, per cominciare. Il fatto cioè che si prevedano oneri e controlli parametrati alla dimensione dei confidi, imporre regole troppo pesanti a organismi con soglie minime di attività è infatti penalizzante. Un secondo aspetto è il coordinamento degli strumenti di garanzia. Negli ultimi due anni si è assistito ad un utilizzo distorto del Fondo Centrale di Garanzia, che anziché essere complementare ai confidi ha finito per essere concorrenziale, utilizzato per la garanzia diretta alle imprese anziché per la controgaranzia e la riassicurazione, determinando perciò un utilizzo non ottimale delle risorse pubbliche».

Come mai si è verificata questa distorsione?

«Perché per le banche risulta più “conveniente” ricorrere direttamente al Fondo anziché passare attraverso i confidi. Per il valore della garanzia ma soprattutto per il fatto che non le obbliga a fare accantonamenti e ciò significa risparmio patrimoniale. Il risultato è che si è ricorsi al Fondo anche in casi in cui non sarebbe stato necessario e che si è generato un forte assorbimento di risorse pubbliche non coerente con le finalità per le quali era stato concepito lo strumento. In pratica il Fondo nasce per le imprese ma al momento sta aiutando le banche».

Si sta però pensando a dei correttivi…

«Di una riforma del Fondo Centrale di Garanzia si sta occupando il ministero dello Sviluppo economico, vuol dire che c’è consapevolezza del fatto che non è utilizzato in maniera ottimale, che è meglio la complementarietà con il sistema dei confidi e si sta programmando un riequilibrio».

Cosa altro propongono i vostri confidi in tema di riforme?

«Maggiore facilità nello sviluppare servizi di assistenza alle imprese in ambito finanziario. Sino ad oggi lo spettro di azione è stato pressoché limitato alla prestazione della garanzia, così si aprirebbe invece la possibilità di aiutare le imprese nelle relazioni con la banca, nella gestione dei flussi finanziari, di realizzare nuove forme di consulenza. Si configurerebbe un’assistenza più ampia e professionale per gli imprenditori, che sino ad ora hanno visto la gestione finanziaria più come un fatto contabile e amministrativo che come capacità di prevedere e programmare i flussi finanziari e far fronte agli imprevisti. Con la crisi molte aziende sono andate in difficoltà proprio per difetto di capacità previsionale, mentre le competenze dei confidi possono essere d’aiuto in questo senso».

Sempre a proposito di riforme, dovrebbe completarsi anche quella del Testo unico bancario relativamente alla supervisione dei confidi “minori”…

«I confidi con attività superiore ai 150 milioni di euro sono sottoposti alla vigilanza della Banca d’Italia, mentre per quelli di dimensione inferiore (tra i quali anche la Fogalco ndr.) le modalità del controllo sono rimaste sino ad oggi in un “limbo”. Ora la procedura si è accelerata ed è in fase di costituzione un organismo di supervisione. Il rafforzamento delle regole comporterà degli oneri, ma offrirà anche una migliore certificazione degli operatori e garanzia agli enti pubblici che collaborano con i confidi».

Le imprese, intanto, hanno ripreso ad investire?

«Qualcosa comincia a muoversi, secondo il nostro Osservatorio, ma proprio per questo occorre che le imprese siano assistite in maniera razionale».

I “rubinetti” del credito si sono riaperti?

«Nonostante i tassi interbancari siano negativi c’è ancora grande difficoltà di accesso al credito, perché le banche non lo ritengono conveniente per piccoli importi. La Bce da giugno metterà però in campo una misura storicamente nuova prestando denaro alle banche a tassi negativi per gli impieghi destinati a certi target. In pratica, remunera le banche mentre le finanzia. È una manovra di politica espansiva che finanzia finalmente l’economia reale, la guardiamo con interesse perché potrebbe smuovere una situazione che diversamente rischia di rimanere di stagnazione».

Tirando le somme dei correttivi in atto, il ruolo dei confidi non pare affatto superato…

«I confidi servono alle banche e servono alle imprese. La conoscenza che hanno dei settori economici e dei territori è ormai diventata necessaria per l’attività delle banche, che per ragioni di operatività hanno fatto certi passi, e per gli imprenditori rappresentano un supporto importante per ragionare sui numeri, i tempi e le forme tecniche dei finanziamenti. Per le piccole imprese, del resto, il credito bancario è lo strumento pressoché esclusivo per far fronte alle necessità finanziarie. Poiché la situazione economica resta grave è più opportuno agire su ciò che si può fare rapidamente, migliorare ciò che c’è già, mettendo i confidi in condizione di lavorare con meno adempimenti e più possibilità operative».

 




“Sette Terre” cresce e diventa wine partner dei Maestri del Paesaggio

Da sinistra in piedi: Fabio Leoncini (Tellurit), Eligio Magri (Eligio Magri), Cristina Papetti (Sassi della Luna), Simonetta Ferrario (Caminella), Laura Micheli (Valba) e Carlo Ravasio (Sant’ Egidio). Da sinistra accovacciati: Daniel Pennacchio (Cascina Lorenzo) e Antonio Lecchi (Casa Virginia)
Da sinistra in piedi: Fabio Leoncini (Tellurit), Eligio Magri (Eligio Magri), Cristina Papetti (Sassi della Luna), Simonetta Ferrario (Caminella), Laura Micheli (Valba) e Carlo Ravasio (Sant’ Egidio). Da sinistra accovacciati: Daniel Pennacchio (Cascina Lorenzo) e Antonio Lecchi (Casa Virginia)

“Sette Terre” sale a otto, s’appresta a far da portabandiera dei vini bergamaschi in un grande evento internazionale in programma a Bergamo, e, soprattutto, conferma i suoi principi costituenti, in primis il profondo legame con la terra. O meglio, con le terre, la Maiolica, la Marna di Bruntino, la Volpinite, il Sass de Luna, l’Arenaria, il Flysch e le Torbiditi, quell’insieme di sedimenti che caratterizzano l’arco collinare bergamasco e che sono in grado di regalare nettari dalla forte personalità a chi sa coglierne le peculiarità. È da queste “miniere” che nascono i vini degli otto Viticoltori Indipendenti di Bergamo. L’Associazione non ha neanche due anni di vita, eppure cresce e consolida il proprio cammino esaltando il terroir e la massima espressività del vino. «Il tutto – annota il presidente Carlo Ravasio – all’insegna della sostenibilità ambientale e con l’obiettivo di rendere i consumatori bergamaschi nuovamente orgogliosi dei propri prodotti. Abbiamo del resto i mezzi e un ambiente armonioso, dobbiamo solo decidere se fare o meno qualcosa di diverso». «Non siamo in antitesi con nessuno, sia ben chiaro – puntualizza Ravasio -. L’importante è che tutti i produttori portino avanti il territorio, che si faccia distretto, crescita e valore. La terra, aggiunge il presidente – è un passato che insegna. A noi il compito di osservare e trovare la giusta armonia per produrre qualità».

Una linea chiara, sintetizzata al meglio dal motto “La terra, l’ambiente, la qualità, l’anima di Bergamo nel bicchiere”, un insieme di valori che l’Associazione ha “sposato” nel luglio del 2014, al momento della nascita, e che si sta rivelando premiante visto che il numero dei soci è in crescita. Due i nuovi ingressi: Sassi della Luna, azienda agricola di Cenate Sopra guidata da Cristina e Claudio Papetti, e Tellurit di Pontida, nelle mani di Fabio Leoncini, amministratore delegato del Gruppo Innowatio, con sede al Kilometro Rosso e attivo nel settore energetico, che tre anni fa ha rilevato i vigneti dal farmacista Losa. È vero, nel frattempo dalla compagine è uscita l’azienda più grande, “Le Corne” di Grumello del Monte, tra i fondatori del sodalizio, ma trattasi, precisa Ravasio, «non di un disconoscimento dei nostri valori ma di una scelta legata a una fase progettuale dell’azienda».Logo Sette Terre

Ad oggi, pertanto, le aziende che compongono l’associazione sono Caminella di Cenate Sotto, Cascina Lorenzo di Costa Volpino, Eligio Magri di Torre de’ Roveri, Sant’Egidio di Sotto il Monte, Valba e Sassi della Luna di Cenate Sopra, Casa Virginia di Villa d’Almé e Tellurit di Pontida, per un totale di 43 ettari vitati, 200mila bottiglie prodotte e 39 etichette. Altre richieste d’ingresso da parte di produttori bergamaschi sono al vaglio dell’Associazione. «Tuttavia – evidenzia il vicepresidente Antonio Lecchi – avanziamo con cautela perché vogliamo che all’adesione corrisponda anche una fedele condivisione dei nostri principi sia morali che qualitativi, vogliamo che il serio viticoltore dopo le fatiche e l’impegno per la sua migliore produzione, sia premiato dalla scelta del consumatore e che lo stesso diventi orgoglioso di bere e promuovere la qualità della viticoltura della terra bergamasca. Il tempo è passato, le guerre, la mezzadria, la riforma agraria del 1947 hanno portato a fare ai tempi delle scelte soprattutto di autarchia, oggi possiamo permetterci di parlare di ricerca, di valore e soprattutto d’impegno per la migliore qualità».

L’Associazione Sette Terre vuole essere sempre vicina alla cultura, al cibo ed al rispetto dell’ambiente, per questo motivo ha deciso di essere wine partner al grande evento internazionale “I Maestri del Paesaggio” in programma dal 7 al 25 settembre prossimi in Città alta. «È un momento di eccellenza legato alle tematiche del paesaggio – commenta Ravasio – che coinvolge un’intera città. Ci sentiremo orgogliosi portabandiera della qualità del vino bergamasco: speriamo che tanti ristoratori ed enotecari facciano un sforzo, provino a credere al nostro territorio e sentano anche loro il profumo della nostra terra».

 

 




Coldiretti in campo con la vendita di riso solidale in Città Alta

riso agricoltoriAnche l’agricoltura bergamasca scende in campo per dare il proprio sostegno  alla campagna “Abbiamo riso per una cosa seria” promossa da Focsiv (Federazione Organismi Cristiani di Servizio Internazionale Volontario) per combattere le speculazioni sul cibo nel mondo che costringono alla povertà 800 milioni di piccoli agricoltori obbligati a migrare con effetti disastrosi per la comunità, per l’ambiente e la sicurezza alimentare. Nel mercato di Campagna Amica, in Piazza Mascheroni, in Città Alta a Bergamo, domenica 15 maggio, dalle 8,30 alle 18, verrà dato uno spazio ai volontari del Celim  per la vendita del riso della Filiera Agricola Italiana. Il ricavato delle donazioni ricevute per ogni pacco distribuito sarà destinato a 38 interventi di agricoltura familiare dei Soci della Focsiv a favore di 114.248 famiglie di contadini nelle aree più povere del mondo. “Abbiamo ritenuto doveroso fare qualcosa di concreto – spiega la presidente di Agrimercato Campagna Amica Lucia Morali – perché non si può restare insensibili di fronte al dramma della fame e delle migrazioni. Il riso  è stato scelto come simbolo perché è l’alimento più consumato, soprattutto tra i più poveri, e viene coltivato in quasi tutti i Paesi”. Oltre il 70% di quanti sono vittime della fame sono agricoltori a livello familiare, soprattutto piccoli produttori nel Sud del mondo, minacciati dalla distorsione nei sistemi di produzione e distribuzione degli alimenti che favorisce l’accaparramento delle terre e provoca la fuga dalle campagne verso i Paesi più ricchi dove spesso li attendono la sofferenza, l’emarginazione e il rischio del caporalato. Coldiretti s’impegna a sostenere e a promuovere l’iniziativa di  Focsiv – Volontari nel mondo che per la  prima volta offre  la possibilità di intervenire attivamente per garantire il diritto al cibo e la dignità di chi lavora la terra con un Sms solidale da cellulare con una telefonata da rete fissa di casa al 45594, fino al 18 maggio. L’obiettivo è quello di sostenere nel mondo l’agricoltura familiare che libera dalla schiavitù, combatte l’abbandono della terra, il caporalato e spezza la catena dello sfruttamento che sottopaga i prodotti agricoli ed il lavoro nei campi. La campagna “Abbiamo riso per una cosa seria” contribuirà anche alla costruzione del Villaggio solidale, che sarà realizzato in Puglia da Coldiretti e Focsiv, per dare ospitalità agli immigrati sottraendoli allo sfruttamento del caporalato, garantendo loro un regolare contratto di lavoro per la raccolta stagionale del pomodoro nelle imprese agricole.




“Maggio musicale”, le orchestre studentesche a Palazzo Frizzoni

Palazzo Frizzoni apre alla musica dei più giovani in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Territoriale di Bergamo: torna infatti il Maggio musicale a Palazzo, con quattro appuntamenti con le orchestre degli studenti delle scuole bergamasche. Centinaia di giovani s’ impegneranno nelle prossime settimane in una rassegna che negli scorsi anni è stata molto apprezzata dai bergamaschi e ha saputo richiamare centinaia di persone nel cortile del Municipio di Bergamo. Primo appuntamento sabato 14 maggio alle 10.30, con l’Orchestra Stabile dell’Istituto Comprensivo “Fratelli d’Italia” di Costa Volpino: “Siamo molto felici di poter aprire ancora una volta il Palazzo alla città e ai cittadini – sottolinea Marzia Marchesi, Presidente del Consiglio Comunale di Bergamo – in questi ultimi due anni si sono susseguiti numerosi eventi aperti al pubblico, dalle Giornate Fai di Primavera ai concerti alle mostre alle commemorazioni, un modo di sottolineare l’appartenenza di Palazzo Frizzoni alla città e ai suoi cittadini. Non a caso abbiamo deciso di realizzare un baby pit stop all’interno del Comune, cercando di rendere vissuto e vivibile da tutti la sede comunale e mantenendone sempre le porte aperte”. Venerdì 20 maggio, alle 20.30, appuntamento con l’Orchestra della scuola media Donadoni, sabato 28 maggio, alle 17, toccherà all’Orchestra Giovanile SMIM di Bergamo e Provincia e martedì 31 maggio chiuderanno il Maggio musicale le Orchestre dell’Istituto Comprensivo Mazzi alle ore 20.30. In caso di pioggia i concerti del 14, del 20 e del 31 maggio si svolgeranno nella Basilica di S. Alessandro in Colonna, in via S. Alessandro n°35. Il concerto del 28 maggio verrà invece annullato.

 

 




“Costruire il domani”, Bombassei e Gori immaginano il futuro digitale con Quintarelli

Libro QuintarelliIl nostro domani non può che essere influenzato e dominato da una forte presenza del digitale: dobbiamo quindi essere in grado di prevedere quale futuro aspetta la nostra società e la nostra economia. Questo in estrema sintesi può essere il messaggio dell’ultimo libro di Stefano Quintarelli, informatico, professore e politico italiano, deputato dal 2013, uno dei pionieri nell’introduzione commerciale di Internet in Italia. “Costruire il domani. Istruzioni per un futuro immateriale” è non solo il titolo del libro, ma anche il tema del confronto che Comune di Bergamo e Confindustria Bergamo organizzano lunedì 16 maggio, alle 18.30, nella Sala Giunta della sede di via Camozzi 70 di Confindustria. Un confronto che vedrà coinvolti, oltre Quintarelli, il direttore di Confindustria Guido Venturini, il Sindaco di Bergamo Giorgio Gori e l’imprenditore e parlamentare Alberto Bombassei (ingresso gratuito).

Nel 1989, ancora studente, Quintarelli ha fondato MI.NE.R.S. (Milano Network Researchers and Students), la prima associazione telematica studentesca italiana che ha realizzato la prima rete indipendente di posta elettronica in Italia ed il primo sistema telematico per l’iscrizione ad esami universitari. Dal 2011 è stato direttore dell’Area Digital del Gruppo 24 Ore da cui si è dimesso quando alcuni partiti politici del terzo polo lo hanno candidato a commissario dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni. Nel 2014 è stato nominato presidente del Comitato di Indirizzo dell’Agenzia per l’Italia digitale dal Consiglio dei Ministri. “Il futuro insomma – si legge sulla quarta di copertina del suo libro – non va indovinato, va immaginato. Il futuro è fatto di strade che ci vengono incontro. Viste da qui, non sono affatto sentieri già battuti ma varchi che si aprono, forme che si tracciano, dati disseminati su pattern che s’intrecciano col presente ma sono ancora tutti da ritracciare”: il libro vuole essere quindi un modo per immaginarsi un mondo digitale, connesso e veloce, con tutto quel che ne consegue per le aziende del nostro Paese.

 




T2, lettera d’intenti per la linea Teb da Bergamo a Villa D’Almè

teb5645.jpgE’ stata firmata in mattinata, nella sede TEB di Ranica, una lettera d’intenti per sostenere la realizzazione della linea tranviaria T2 da Bergamo a Villa D’Almè. Il documento è stato condiviso e siglato dal Presidente TEB Filippo Simonetti, dal presidente della Comunità Montana della Valle Brembana Alberto Mazzoleni, dal vicepresidente del Consorzio del Parco dei Colli di Bergamo Angelo Colleoni, dal consigliere delegato alla Pianificazione Territoriale della Provincia di Bergamo Jonathan Lobati e dall’assessore alla Mobilità ed Urbanistica del Comune di Bergamo Stefano Zenoni. Il tavolo di lavoro tra gli Enti è stato concordato a fronte dell’impegno economico che hanno previsto sia la Comunità Montana della Valle Brembana che il Parco dei Colli di Bergamo – proponendosi quali partner diretti del progetto – per l’aggiornamento dello studio preliminare della seconda linea tranviaria, ritenendo lo sviluppo dell’infrastruttura fondamentale per il benessere economico e sociale della popolazione della Valle e dell’hinterland cittadino. Filippo Simonetti, presidente TEB: “Il segnale che raccogliamo è di unità di visione e condivisione di prospettiva per rendere sempre più concreto l’obiettivo della linea T2. Da tempo stiamo dialogando con le amministrazioni locali del territorio per approfondire gli elementi chiave su cui aggiornare il progetto preliminare redatto nel 2009; il documento di oggi rappresenta non solo la volontà di proseguire questo percorso, ma anche e soprattutto un preciso impegno degli enti territoriali coinvolti. TEB continuerà a verificare le disponibilità dei partner pubblici e privati interessati allo sviluppo e alla realizzazione della linea tranviaria Bergamo – Villa d’Almè, che rappresenta per tutti una delle priorità strategiche nel sistema delle infrastrutture dedicate alla mobilità collettiva del territorio bergamasco”.




“Pmi in sofferenza. Ecco sei proposte per il rilancio”

Rete Impresa ItaliaLe piccole e medie imprese devono tornare al centro dell’agenda di politica economica del governo Renzi. A chiederlo è il presidente di turno di Rete Imprese Italia, Massimo Vivoli, che, in occasione dell’assemblea annuale dell’associazione che comprende anche Confcommercio, ha lanciato un piano in sei punti per il rilancio delle pmi. Primo punto: non è più rimandabile l’attuazione reale e completa dello Statuto delle Imprese, in tutte le sue parti, “rendendolo finalmente uno strumento operativo”. Secondo punto: “Dobbiamo risolvere la questione fiscale”. Per Vivoli “serve una riforma che riduca sensibilmente la pressione fiscale sui cittadini e su tutte le Imprese, di qualsiasi dimensione esse siano. E che introduca la detraibilità delle spese per l’adeguamento alle nuove normative”. L’incidenza del peso delle tasse sulle pmi supera il 61%. In media, le sole imposte locali costano alle pmi oltre 11mila euro l’anno.

Sempre in tema di fisco “vanno resi più semplici e chiari gli adempimenti”. Anche attraverso l’uso dei nuovi strumenti telematici, come la fatturazione elettronica e l’invio telematico dei corrispettivi. Terzo punto è mettere in campo, anche attraverso i Confidi, strumenti che riescano a ridare credito al sistema delle Imprese e facciano da moltiplicatore della politica monetaria dellaBce. Il quarto punto è la riduzione del carico regolatorio che grava sulle Imprese. Il quinto step è la richiesta di lanciare un “piano d’azione” per le pmi e gli imprenditori. Un piano che, “alla stregua di quanto fatto con il Jobs Act per il lavoro dipendente, li sostenga nella transizione alla digitalizzazione e nell’implementazione dei processi di internazionalizzazione”, ha spiegato Vivoli. Sesta, ed ultima proposta: istituire un sostegno alle nuove Imprese per traghettarle verso il consolidamento, aumentandone il tasso di sopravvivenza, attraverso un piano di riduzione delle imposte per i primi anni di vita. Bisogna “estendere i provvedimenti di fiscalità agevolata a tutte le nuove Imprese”, ha concluso Vivoli.

Il Rapporto Ref ricerche -Globali e digitali, le Pmi oltre la crisi

 

 




UBI Banca, emesso un social bond a favore di Save the Children

ubi45.jpgUBI Banca ha annunciato l’emissione del prestito obbligazionario “solidale” per un ammontare complessivo di 20 milioni di euro denominato “UBI Comunità per Save the Children”. Il contributo verrà destinato al sostegno dell’intervento integrato di contrasto alla povertà educativa attraverso i 16 Punti Luce, centri “ad alta densità educativa” destinati a bambini e adolescenti in età compresa tra i 6 ed i 16 anni, in territori privi o carenti di opportunità educative per minori. L’intervento prevede la realizzazione di attività educative, ludico ricreative, artistiche, culturali, sportive di qualità per bambini e ragazzi nei Punti Luce attivati da Save the Children, l’Organizzazione internazionale dedicata dal 1919 a salvare i bambini in pericolo e tutelare i loro diritti.

Per i bambini e ragazzi che versano in situazioni di particolare disagio saranno inoltre attivati, in collaborazione con gli attori locali competenti, dei piani di sostegno individuali – delle doti educative- finalizzati ad offrire beni e servizi personalizzati. Le obbligazioni emesse da UBI Banca hanno taglio minimo di sottoscrizione pari a 1.000 euro, durata 3 anni, cedola semestrale, tasso annuo lordo pari allo 0,80%. Possono essere sottoscritte dal 13 maggio 2016 al 30 giugno 2016, salvo chiusura anticipata o estensione del periodo di offerta. UBI Banca devolverà all’ Organizzazione un contributo pari allo 0,50% del valore nominale delle obbligazioni sottoscritte. Il contributo complessivamente devoluto a Save the Children, a titolo di liberalità, può arrivare fino a 100.000 euro in caso di sottoscrizione dell’intero ammontare nominale delle obbligazioni oggetto dell’offerta. I beneficiari diretti delle attività dell’Organizzazione sono circa 6400 bambini e adolescenti dei Punti Luce operativi, ad oggi, sul territorio nazionale, mentre quelli indiretti sono famiglie, istituzioni ed enti privati chiamati a collaborare attivamente con l’obiettivo di creare una “comunità educante”, che ottimizzi energie e risorse a beneficio dei giovani del territorio. Le obbligazioni non sono destinate alla quotazione in nessun mercato regolamentato o sistema multilaterale di negoziazione: saranno negoziate dai collocatori in contropartita diretta nell’ambito del servizio di negoziazione per conto proprio ai sensi dell’art. 1, comma 5, lettera a) del D.Lgs. 58/1998 (TUF). Per una più dettagliata informativa circa le condizioni, i costi e rischi che comporta l’investimento si rinvia alle Condizioni Definitive e alla Nota di Sintesi, ed in particolare alla sezione “Fattori di Rischio”, relative all’emissione.

 

 




Car sharing a Bergamo, pubblicato il bando per l’affidamento del servizio

car SharingPubblicato oggi sulla Gazzetta Ufficiale dell’Ue il bando per l’affidamento del servizio di car sharing nel Comune di Bergamo (previsto con delibera della Giunta comunale di Bergamo) che definisce gli aspetti economici e le caratteristiche del servizio. Lo ha comunicato l’ATB. Già presente in altre città italiane, il car sharing consente di effettuare spostamenti all’interno della città ad un prezzo conveniente, ritirando l’auto in un punto e riconsegnandola in un altro, con minori limitazioni di traffico e parcheggio. Ai partecipanti si richiede l’obbligo di realizzare e gestire il servizio applicando le tariffe indicate nel piano economico e finanziario presentato in sede di gara, assumendosi il rischio operativo di gestione: ATB ha stimato in 10 milioni di euro il valore del contratto per l’intera durata della concessione (5 anni), con attivazione del servizio entro i 90 giorni  dall’affidamento. Il car sharing dovrà essere svolto con le caratteristiche del tipo“free floating” e cioè con distribuzione libera sul territorio e secondo la modalità “one way”, ovvero con la possibilità di lasciare l’auto in un punto diverso da quello del prelievo.

Il servizio dovrà essere assicurato continuativamente, tutto l’anno, 24 ore su 24, e i mezzi utilizzati potranno essere prelevati e rilasciati liberamente all’interno dell’area di copertura indicata nel territorio del Comune di Bergamo, con l’obbligo di comprendere anche il collegamento con l’aeroporto di Orio al Serio. L’area di utilizzo, ovvero l’area nell’ambito della quale potranno essere utilizzati i mezzi, dovrà coincidere con l’intero territorio nazionale, con l’obbligo per il cliente di riconsegnare il mezzo all’interno dell’area di copertura prevista nel Comune di Bergamo/Aeroporto di Orio al Serio. Il parco auto dovrà essere costituito da un numero minimo di 60 autovetture appartenenti ad una o più tipologie: autovetture elettriche; autovetture ibride (elettriche/altro); autovetture alimentate a metano o GPL; autovetture con omologazione Euro 5 o superiore. La riscossione delle tariffe sarà curata direttamente dal concessionario al quale spettano interamente i ricavi della gestione. Alle autovetture utilizzate per il servizio sarà permesso di sostare gratuitamente nelle aree a pagamento e nelle aree riservate ai residenti del Comune di Bergamo, e di accedere liberamente alle zone a traffico limitato della città, con la sola eccezione di Città Alta e via XX Settembre. Il concessionario dovrà corrispondere ad ATB un canone annuo, per ogni vettura utilizzata per il servizio, a titolo di parziale rimborso dei minori ricavi della gestione della sosta, corrispondente a quanto indicato nell’offerta economica. Il termine di presentazione delle offerte è fissato per venerdì 24 giugno 2016; successivamente ATB procederà all’aggiudicazione dell’offerta economicamente più vantaggiosa. La documentazione relativa al bando car sharing Bergamo sarà pubblicata lunedì 16 maggio 2016 sul sito www.atb.bergamo.it