Piano sosta, per ora è solo una tosatura con promesse troppo vaghe

parcometroHa scomodato la parola “coraggio” l’assessore alla Mobilità del Comune di Bergamo, Stefano Zenoni, nell’annunciare le modifiche al Piano della sosta. E in effetti ci vuole davvero un bel coraggio a definire “l’Area C di Bergamo” una serie di misure che rappresentano nulla più che una tosatura degli automobilisti, residenti o provenienti da fuori. Un pacchetto di aumenti (compresa l’introduzione di una nuova gabella) a fronte del quale non si garantisce alcunché se non vaghe promesse di investimenti sulla “mobilità sostenibile”.
E dire che proprio su queste colonne, partendo dal riconoscimento del valore dell’assessore, ci eravamo permessi di sollecitare un intervento del Comune su una materia da troppo tempo lasciata nel limbo per mere preoccupazioni elettorali.  “Stiamo lavorando” era l’assicurazione che filtrava da Palazzo Frizzoni. Ci si aspettava di veder spuntare qualcosa di importante, di veramente innovativo, di realmente coraggioso (perché la materia è incandescente, le corporazioni degli automobilisti e dei commercianti sono temibili). E invece, cosa salta fuori? Un aumento del costo dei parcheggi, una estensione del pagamento anche nei giorni festivi, l’introduzione del pagamento anche per il parcheggio dei residenti nelle strisce gialle.

Anche un bambino non particolarmente sveglio capisce che si tratta di una manovra fiscale (da tassazione indiretta) mascherata da Piano della sosta. Una pesca a strascico infiocchettata da parole e paragoni che ad una prima e banale analisi critica mostra la corda. E’ il modo stesso utilizzato dall’assessore Zenoni e dal sindaco Giorgio Gori a legittimare i dubbi. Già tirare in ballo Milano e l’Area C rappresenta una pura mistificazione. Il provvedimento milanese è una “congestion charge”, cioè un pedaggio che si fa pagare a chi entra in una determinata area quale contropartita per l’inquinamento che provoca circolando. Non ha nulla a che vedere con la sosta (a questa, semmai, si aggiunge). Nella velina distribuita ai giornalisti (che se la sono bevuta senza colpo ferire, ahinoi), si dice che i residenti a Milano hanno diritto a 40 accessi gratis all’anno (oltre pagano 2 euro ad ingresso). Non si dice, perché qui cascherebbe l’asino, che i residenti non pagano la sosta nelle strisce gialle. Ergo, se si muovono all’interno dell’Area C oppure se non utilizzano l’auto per andare al lavoro oppure ancora se la utilizzano ma al di fuori degli orari di pedaggio, non sono tenuti al pagamento di alcunché. Assessore Zenoni, ci spiega dove sta la similitudine con le misure che lei vorrebbe adottare?
Il paragone con Milano è improvvido per almeno un’altra ragione. Come chiunque si sia recato almeno una volta nella vita sotto la Madunina, raggiungere il centro con i mezzi pubblici è un giochetto da ragazzi da qualsiasi zona si voglia partire. Perché ci sono parcheggi di attestamento, linee di metropolitana e di tram che consentono di spostarsi in tempi rapidi senza dover necessariamente ricorrere al mezzo privato. A Bergamo non c’è nulla di tutto ciò. Non c’è la metro, ma nemmeno quei due-tre parcheggi di interscambio – che pure sono stati realizzati – sono stati serviti da corsie preferenziali, conditio sine qua non per renderli utili. Aumentare i parcheggi di per sé non servirà a tenere lontane le auto dal centro di Bergamo se non si offriranno reali ed efficienti alternative.

Ed è qui la maggiore criticità del Piano presentato dal Comune (senza dire che sono stati forniti paragoni con un pugno di città utili solo al caso proprio, vere eccezioni in un panorama che offre situazione di segno diverso, con tariffe dei parcheggi più basse  e nessun pagamento della sosta dei residenti, Brescia docet). Da un lato, prendendo per buoni i numeri forniti da Palazzo Frizzoni, si incasseranno 650 mila euro (a fronte di un introito complessivo attuale di 3 milioni di euro, quindi una stangata del 20 per cento), dall’altro si parla di “accelerazione della mobilità sostenibile”, bike e car sharing per intenderci. Un po’ poco e un po’ troppo vago, come reinvestimento. Per la verità, c’è anche un vago accenno al metrobus. Ottimo, se non fosse che il progetto è sul tavolo del sindaco e dell’assessore da parecchi mesi ma da lì non esce. Forse, tirarlo fuori in concomitanza con l’annuncio della tosatura sarebbe stato un segno manifesto della volontà di non limitarsi ad agire sulla leva fiscale. E comunque, è arrivato il tempo di mostrarlo e, soprattutto, di metterlo in cantiere. Insieme, se ne esistono nei cassetti del Palazzo, ad altri progetti che incidano sul sistema della mobilità cittadina.
Sosta e viabilità non sono due compartimenti stagni. Anzi, l’uno è molto condizionato dall’altro. E se si interviene solo su una gamba, il risultato è di ritrovarsi alle prese con un’anatra zoppa. Si fa contento il cassiere, certo, si dà una bella sistemata al bilancio così da gonfiare il petto dicendo che non si aumentano le tasse (quelle dirette…). Ma non si raggiunge di sicuro l’obiettivo di rendere, come si dice nelle premesse, la città più vivibile.

 




Troppi stranieri delinquono, ecco perché sono spregevolmente indignato

reati_sicurezzaAnche ieri c’è stato un episodio di criminalità: stavolta un violento scippo ai danni di una ragazza. Ancora una volta, sia pure con tutte le cautele dettate dalle precise direttive in materia, i mezzi di comunicazione, alla fine, hanno dovuto aggiungere che il delinquente era uno straniero. E io dico basta: non basta agli stranieri, intendiamoci. Basta con questa commedia: con questa conventio ad celandum, in cui tutti fanno finta di nulla, perché il primo che dice che il re gira nudo per strada diventa il bersaglio per ogni tipo di reprimenda. Il re è nudo: qui non c’è giorno in cui non salti fuori che uno straniero, un clandestino, un richiedente asilo, un immigrato, chiamatelo un po’ come vi pare, che tanto avete capito tutti benissimo a cosa mi riferisco, ha commesso un reato. Di solito, si tratta di robetta, furti, scippi, piccole rapine, violenze private: il monopolio dei delitti più importanti ce l’abbiamo ancora noi italiani. E sono soddisfazioni anche quelle! Ma nelle marachelle da taccheggiatori, sui treni o sugli autobus, in quelle piccole violenzine quotidiane che, alla fine, ti lasciano la sensazione di vivere in un far west privo di sceriffi, il monopolio è del tutto straniero: poco cambia se si tratti di romeni o di rom, di marocchini o di ghanesi, sono stranieri. E hai voglia di far finta di niente, quando ce n’è uno al giorno, di questi edificanti episodi.

Eppure, tutti fischiettano con aria indifferente, tanto pesa è la cappa di piombo che aleggia sulle nostre teste: è talmente densa questa opprimente dittatura mediatica e politica, da impedirci perfino di accettare quello che ci dicono i nostri occhi e la nostra mente Ed è la solita storia che vado lamentando da anni: è la teoria che ammazza la realtà, quando la realtà smentisce la teoria clamorosamente. E, siccome la teoria dice che gli immigrati sono risorse, che sono quasi tutti buoni tranne uno o due che sono solo birichini e che vengono da una tradizione simpaticamente ladrona, noi dobbiamo fare finta che le ragazze si scippino da sole, che la violenza la facciano solo gli zii-orchi tra le mura domestiche, che i frontali ubriachi li abbiano nel palmarès soltanto i bergamaschi. Ma possibile che la gente abbia così paura del giudizio di questi arcicensori, autonominatisi custodi delle nostre coscienze? Bastano quattro comandina a costringerci a tapparci occhi, bocca ed orecchie, come le proverbiali tre scimmiette? Basta aprire i giornali: basta seguire le notizie online, ascoltare i telegiornali locali. Lo schema si ripete, ossessivamente: qualche straniero, stufo di bighellonare senza fare un tubo da mane a sera, spinto dalla noia e dalla vigoria dei trent’anni, si cerca qualche svago. E palpa un sedere di qua, violenta una ragazza di là, molesta una signora di su, allunga una mano di giù.

Voi cosa fareste, se foste qui da soli, senza niente da fare fino a sera, se aveste trent’anni e nessuna bergamasca vi si filasse di striscio? Oggiù, anche la carne richiama la sua parte! E queste sono imprese da disperati, non da veri delinquenti: i veri delinquenti sono quelli beccati tre, quattro, cinque volte a spacciare, a rubare, a ricettare, che rimangono qui, protetti da leggi mal concepite ed applicate anche peggio, tra il silenzio della stampa e l’approvazione di quei politicanti che, su queste risorse, hanno costruito la propria fortuna, tanto politica quanto, qualche volta, economica. Così, dico basta: leopardianamente basta. Se tutti quanti s’illudono, se la cantano e se la suonano e sono felici e contenti di tenersi in casa questi problemi, io, perlomeno, non farò parte del coro: io dico che questa teppaglia che commette ogni sorta di reato, tutti i giorni dell’anno, senza soluzione di continuità, a me fa schifo. E che non ce la voglio, a casa mia. E che chi sgarra, deve sloggiare: punto.

So benissimo che non cambierà niente, che non mi si filerà nessuno, che le sciurette della Bergamo bene scuoteranno il capino impermanentato pensando: il solito Cimmino, che individuo spregevole! Verissimo: sono un individuo spregevole. Però, non ho mai rubato cinque lire, mai palpato un sedere non consenziente, mai violato l’altrui proprietà: e questo mi dà il diritto di essere spregevolmente indignato. E una certa praticaccia in opera d’inchiostro mi dà la possibilità di scriverlo, che sono indignato e che voi tutti, ciechi, sordi e muti, avete semplicemente paura. Paura di non rientrare nel canone che qualcuno ha stabilito per voi: a prescindere dal vero. Dal maledetto vero. Così, dico basta: non per arginare il fenomeno, che non è arginabile, ma per non sentirmi anch’io colpevole del disastro, per un sussulto di dignità. E, quando domani, leggerete dell’ennesimo reato commesso da uno straniero, pensate a me, che rido di voi.

 




Stella e Pagnoncelli parlano del fenomeno migratorio

Gian Antonio Stella
Gian Antonio Stella

Il complesso tema dell’immigrazione è ancora una volta al centro dell’interesse di Bergamo Festival, nell’incontro in calendario domani alle 18 al Centro Congressi Giovanni XXIII, Bergamo. Gian Antonio Stella, inviato ed editorialista del “Corriere della Sera” in dialogo con Nando Pagnoncelli parlerà di “Invasioni barbariche. Isterie collettive e dimensioni reali del fenomeno migratorio”. Lo scrittore, da tempo si occupa di dare una lettura il più possibile razionale e oggettiva del fenomeno migratorio; esso tocca la memoria corta del popolo italiano che non più di un secolo fa si è riversato con numeri impressionanti in altre aree del mondo. Non bisogna dimenticare che «siamo tutti emigranti» afferma Stella e che è necessario raccontare bene la storia e correttamente la cronaca per sottrarsi ai fantasmi dell’inquietudine e alla tentazione del razzismo. Ingresso gatuito previa iscrizione on line sul sito: www.bergamofestival.it.




Bergamo celebra il casoncello. Venerdì convegno e street food in Città Alta

“De Casoncello. Storie di Bergamo e di Casoncelli” è l’appuntamento gastronomico interamente dedicato alla celebre pasta ripiena. L’evento è in programma a Bergamo il prossimo 13 maggio. Una data non casuale. Come riferito dal nostro collaboratore Leonardo Bloch su Affari di Gola del maggio 2015, c’è un preciso riferimento storico che attesterebbe la paternità bergamasca del casoncello. Uno di questi riporta, appunto, la data del 13 maggio 1386, giorno in cui, secondo quanto scritto dal notaio Castello Castelli, in Città Alta si tenne una gran festa, allietata da musiche e danze, cui presero parte più di 2.000 abitanti, ovvero almeno un quarto della rada popolazione urbana di quel periodo. Il cronista dell’epoca riporta puntigliosamente che nell’occasione furono offerte agli astanti più di cento torte, termine che allora designava un timballo salato, e trecento taglieri di artibotuli, altrimenti detti casoncelli.

deCasoncelloOltre sei secoli sono trascorsi da quell’evento, e oggi Bergamo si appresta a celebrare il “compleanno” del casoncello, in Città Alta, grazie all’iniziativa promossa dalla Camera di Commercio e dal Comune di Bergamo. Iniziativa che coinvolgerà il pubblico in due momenti distinti. Si parte al mattino con un convegno sulla storia del casoncello che, dalle 10, all’ex Borsa Merci, riunirà esperti di gastronomia, storici della cucina e della storia bergamasca, chef stellati, esperti di marketing e attori che analizzeranno sotto tutti gli aspetti questo prezioso scrigno ripieno che da oltre 630 anni è il “cibo della festa e della condivisione. Tra i relatori Massimo Montanari, Paolo Massobrio, Alessandro Parenti, Giulio Orazio Bravi, Roberta Garibaldi, Silvia Tropea Montagnosi, Umberto Bombana, Enrico Cerea e Maurizio Tabani. Al termine, la degustazione di casoncelli preparati da Chicco Cerea, del ristorante Da Vittorio. In serata, invece, il secondo appuntamento, in Città Alta, con lo “Street Casoncello” che coinvolgerà la Comunità delle Botteghe. La Corsarola, in particolare, sarà teatro di una festa enogastronomica e “apparecchiata” per celebrare il compleanno  storico. Davanti ai ristoranti del Borgo antico, verranno allestiti spazi dedicati alla degustazione del casoncello, in abbinata ai piatti della  tradizione bergamasca come polenta con mais autoctoni, formaggi  DOP e Principi delle Orobie, vino, carni di bruna alpina originale. E’ prevista anche l’esibizione di musici in costume. Spazi di comunicazione visiva firmeranno l’ intero percorso e saranno il contenitore di uno story telling: totem posti alle vie d’accesso (funicolare, Colle Aperto, piazza Vecchia, eventualmente Fara e San Vigilio), cartelli sagomati di grandi dimensioni collocati lungo la via, stendardi appesi da casa a casa. I cartelli sagomati saranno l’occasione per dipanare i diversi momenti del racconto storico medioevale: ogni elemento illustrerà un episodio dell’intera storia, che avrà il suo epilogo in Piazza Vecchia.

Il programma del convegno sul casoncello

 




La nuova Ascom, «dedicata a tutti coloro che hanno la forza di fare impresa»

La fiducia come prima pietra della nuova Ascom e una dedica «a tutti coloro che hanno la forza e la volontà di fare impresa, a tutti coloro che aprono convinti che ne valga la pena non soltanto perché lo dicono i bilanci ma perché credono nelle idee, nelle fatiche e nei successi. A chi resiste e spera e ha il coraggio di dire “sono un imprenditore”».Così il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli ha sintetizzato il valore della rappresentanza nella giornata di inaugurazione della nuova sede dell’Ascom di Bergamo, ricordando come sia responsabilità delle associazioni oggi dare un segnale forte per il futuro, riscrivendo la propria mission all’insegna dell’innovazione e della competitività, per essere sempre all’altezza delle esigenze degli associati. «Questa inaugurazione – ha detto – avviene in un momento giusto. Le imprese hanno bisogno di ottimismo e hanno bisogno di un riferimento per guardare al futuro con certezza. Stiamo registrando lievi segnali di ripresa – ha ricordato – ora questo risveglio deve trasformarsi in vera crescita. E la strada è una sola: tagliare la spesa pubblica improduttiva così da trovare risorse per una riduzione generalizzata delle aliquote Irpef, aumentando la possibilità di spesa. Perché è con il rilancio dei consumi che si può uscire prima e presto da questa incertezza».

In quest’ottica apprezza la decisione di anticipare al 2017 il taglio dell’Irpef. «Siamo ad un bivio tra stagnazione e crescita – ha ribadito – ed ognuno deve fare la propria parte. La nostra è quella di dare voce ad un settore che rappresenta più del 40% del Pil e dell’occupazione. Siamo sì il settore terziario, ma non certo secondi a nessuno». E la stoccata va ai piani del governo di eliminare i corpi intermedi. «I corpi intermedi che lavorano e che funzionano non sono la zavorra del Paese, ma hanno obiettivi e capacità di connessione. Senza di loro una società sana non può stare in piedi, nel tempo si indebolisce»

Che l’Ascom di Bergamo abbia interpretato appieno questo ruolo lo ha testimoniato la platea ampia a trasversale presente all’evento, dagli amministratori alle istituzioni, al mondo delle imprese. Di un buon lavoro portato avanti insieme ha parlato il ministro delle Politiche agricole, ambientali e forestali Maurizio Martina in un video. «Expo ha dato risultati importanti e non scontati per i territori – ha ricordato -, ma era solo il primo tempo, ora bisogna tenere il punto e continuare lo sforzo per il futuro. C’è stato un buon lavoro di squadra, il governo ha messo in campo misure significative, il 2016 sarà fondamentale per la ripresa. La nuova e bella sede è una metafora delle pagine ancora da scrivere insieme».

Anche il sindaco di Bergamo Giorgio Gori ha evidenziato «la vitalità e la capacità di innovazione dell’Ascom, che presidia attività che sempre più definiscono l’identità della città». «Nel confronto non ci si è mai fermati al lamento, ma si sono affrontati e si stanno affrontando cambiamenti rilevanti. Il mondo del commercio è chiamato ad un’ulteriore forte evoluzione, sempre più rivolta al servizio, e l’Ascom può fornire agli imprenditori gli strumenti per affrontarla».

Da parte del presidente della Provincia Matteo Rossi e dell’assessore regionale alle Infrastrutture e mobilità Alessandro Sorte la consapevolezza che «nessuno può trainare da solo», parole di Rossi. «Bergamo in questo senso ha inaugurato una strada e la sta portando avanti con buoni risultati paradossalmente nel momento in cui le risorse sono sempre meno». «La politica – ha dichiarato Sorte – deve unirsi per portare infrastrutture e opere pubbliche sul territorio perché è questo che può fare ripartire l’economia. Bergamo in passato è stata divisa, ora siamo orgogliosi del modello che abbiamo messo in campo».

Di un gran giorno ha parlato giustamente il presidente dell’Ascom Paolo Malvestiti, «perché segna l’inizio di un nuovo percorso e allo stesso tempo corona il lavoro fatto nei nostri 70 anni di vita». «La nostra Associazione è cambiata e continuerà a farlo per essere più efficace, più aperta e ricettiva rispetto alle sfide dei nuovi mercati e dei nuovi consumi. Abbiamo infatti l’obiettivo che la nostra associazione diventi sempre di più la casa del commercio del turismo dei servizi e del terziario e per farcela dovremo convergere sempre più il nostro operato sull’innovazione, favorendo processi di investimento, di qualificazione e di crescita».




Responsabilità sociale, 850mila euro a disposizione delle pmi

Per  favorire la diffusione della responsabilità sociale nelle micro, piccole e medie imprese lombarde, Regione e Unioncamere Lombardia hanno predisposto un Bando che stanzia 850mila euro per incentivare progetti a valenza sociale, ambientale e/o culturale che prevedano il coinvolgimento dell’impresa a favore della comunità locale sulle tematiche di “sviluppo locale sostenibile”, “green economy” e “innovazione sociale”.
Il bando andrà a finanziare, tramite contributi a fondo perduto nella misura massima del 50% (valore minimo di contributo pari a 10.000 euro fino a un massimo di 50.000 per progetti non inferiori a 20.000 euro). Le domande di contributo devono essere presentate a partire dalle ore 10 dell’11 maggio 2016 fino alle ore 10 del 30 giugno 2016 tramite il sito http://webtelemaco.infocamere.it.

Ambiti di intervento

Il bando intende finanziare, tramite contributi a fondo perduto, progetti presentati da parte delle imprese (MPMI lombarde) nei seguenti ambiti di intervento:

  • attività a favore della comunità locale per lo sviluppo sostenibile legate all’impatto aziendale sul territorio e/o finalizzate a rispondere ai bisogni della comunità locale stessa (a titolo di esempio: recupero di strutture architettoniche con finalità di utilità sociale adottando tecnologie innovative/eco-compatibili, progetti di coinvolgimento delle comunità locali, azioni di integrazione, coinvolgimento e controllo di filiere “corte” e responsible sourcing, acquisti solidali sul territorio, sensibilizzazione e sostegno alla comunità locale per consumo critico, realizzazione di orti urbani, tutela paesaggistica, recupero di tradizioni e memoria storica, collaborazione con strutture scolastiche e formative sul tema della Responsabilità Sociale, volontariato d’impresa, ecc.);
  • attività legate allo sviluppo della “green economy” per la sostenibilità ambientale con ricadute dirette e misurabili sul territorio (ad esempio: mobilità sostenibile, riqualificazione di aree verdi, riduzione degli sprechi e delle emissioni, product life-cycle, management ambientale, miglioramenti della qualità delle emissioni, acque, riduzione dei rifiuti, ecc.);
  • attività di innovazione sociale con il coinvolgimento della società civile, volontariato e “terzo settore” (ad esempio: soluzione di problematiche territoriali socio-economiche, progetti di coesione sociale coinvolgendo le fasce sociali più deboli, integrazione sociale, sicurezza dei luoghi e contesti socio territoriali, ecc.).

I progetti dovranno avere impatto dettagliato e oggettivo ed essere realizzati in Lombardia.

Dotazione finanziaria

La dotazione finanziaria ammonta complessivamente 850.000 euro, stanziati da Regione Lombardia, Direzione Generale Sviluppo Economico e gestite da Unioncamere Lombardia.

Soggetti beneficiari

I beneficiari sono le MPMI che, al momento della presentazione della domanda e sino alla data di erogazione del contributo, siano in possesso dei seguenti requisiti:

  • essere micro, piccola o media impresa con riferimento all’allegato I del Reg. UE n. 651/2014; sono comunque escluse le società semplici che non svolgono attività commerciale;
  • avere sede legale e/o sede operativa in una provincia lombarda ed essere in regola con il pagamento del Diritto Camerale Annuale salvo decadenza dall’agevolazione concessa;
  • avere legali rappresentanti, amministratori (con o senza poteri di rappresentanza) e soci per i quali non sussistano cause di divieto, di decadenza, di sospensione previste dall’art.67 D.Lgs. 159/2011 (Codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, nonché nuove disposizioni in materia di documentazione antimafia). I soggetti sottoposti alla verifica antimafia sono quelli indicati nell’art. 85 del D. Lgs. 159/2011;
  • non trovarsi in stato di fallimento, di liquidazione (anche volontaria), di amministrazione controllata, di concordato preventivo o in qualsiasi altra situazione equivalente secondo la normativa vigente;
  • non essere destinatarie di ingiunzioni di recupero pendente per effetto di una decisione di recupero adottata dalla Commissione europea ai sensi del Reg. (UE) 1589/2015 in quanto hanno ricevuto e successivamente non rimborsato o non depositato in un conto bloccato aiuti che lo Stato è tenuto a recuperare in esecuzione di una decisione di recupero adottata dalla Commissione Europea ai sensi del Regolamento (UE) 1589/2015;
  • rispettare, in sede di pagamento, il requisito della sede legale o unità operativa sul territorio regionale;
  • non essere impresa in difficoltà secondo la definizione di cui all’art. 2 punto 18 del Reg. UE 651/20114;
  • avere assolto gli obblighi contributivi ed essere in regola con le normative sulla salute e sicurezza sul lavoro di cui al D. lgs. n. 81/2008 e successive modificazioni e integrazioni

Tipologia dei contributi

Il contributo a fondo perduto verrà concesso nella misura massima del 50% delle spese sostenute ammissibili (al netto di Iva) con un valore minimo di contributo pari a 10.000 euro fino a un massimo di 50.000 euro. Verranno pertanto presi in considerazione solo i progetti con spese ammissibili non inferiori a 20.000 euro più Iva.

Ogni soggetto richiedente potrà presentare una sola domanda di contributo che sarà erogato all’impresa sulla base della rendicontazione delle spese effettivamente sostenute a conclusione degli interventi e al superamento dell’investimento minimo delle spese ammissibili.

Spese ammissibili

Le spese ammissibili potranno essere sostenute a partire dalla data di pubblicazione del bando e sono:

  • costi del personale dipendente dei soggetti impegnati nel progetto nella misura massima del 10% del totale dei costi eleggibili del progetto;
  • consulenze tecniche esterne specifiche e strategiche ai fini della realizzazione dell’intervento e caratterizzate da un contenuto altamente specialistico;
  • costi per acquisti di beni e servizi specifici per la realizzazione dell’intervento
  • costi per promozione e pubblicità che derivino direttamente dalle esigenze di realizzazione del progetto (p.e. diffusione di informazioni, realizzazione di brochure e/o pubblicazioni, promozione tramite canali online, etc.);
  • costi di locazione di spazi che derivino direttamente dalle esigenze di realizzazione del progetto (p.e. aule per formazione, sale per convegni e conferenze, ecc.)
  • costi per il noleggio e/o l’acquisto, implementazione o adeguamento di software, hardware e strumentazione necessari e finalizzati alla sperimentazione prevista dal progetto
  • spese generali di funzionamento e gestione, derivanti dal progetto ed assunte esclusivamente per lo stesso e non superiore al 5% della spesa totale ammessa al contributo

Non sono ammesse a rendicontazione altre tipologie di spesa.

Presentazione delle domande

Le domande di contributo devono essere presentate a partire dalle ore 10 dell’11 maggio 2016 fino alle ore 10 del 30 giugno 2016 a Unioncamere Lombardia esclusivamente tramite il sito http://webtelemaco.infocamere.it.

Maggiori informazioni e assistenza allo

Sportello del Credito della cooperativa Fogalco

via Borgo Palazzo, 137 – Bergamo

tel: 035 4120321 (responsabile del servizio Matteo Milesi)




Dal castello ai grattacieli, la scalata di Christian ai fornelli

Christian Fantoni (2)
Christian Fantoni

La favola di Christian Fantoni iniziò in un castello. Suo padre era giardiniere e guardiano del Palazzo Fogaccia di Clusone mentre sua madre era la cuoca personale del principe Giovanelli. È in quel luogo dall’atmosfera magica, spesso meta ambita di grandi cuochi e professionisti dei fornelli, che questo chef bergamasco maturò una crescente passione per le arti culinarie. Ma, dopo gli studi all’istituto alberghiero e la gavetta in alcuni ristoranti del nord Italia, dovette suo malgrado lasciare la sua Valle Seriana alla volta della Somalia dove lo attendeva il servizio militare nei paracadutisti. Fu un periodo duro che cambiò radicalmente la sua vita. «Tornato in Italia – racconta Cristian – lasciai la mia ragazza dell’epoca e non avevo più vincoli che mi legassero a Bergamo. Così, con l’aiuto del bergamasco Pierangelo Cornaro, decisi di andare a lavorare in America».

Sono trascorsi più di trent’anni da allora. Oggi di esperienza Fantoni ne ha maturata moltissima e non solo come cuoco. A 43 anni ha giù aperto diverse trattorie a Milwaukee, Philadelphia, Washington, Mexico City, Miami, Boston, New Jersey e un grand hotel nell’Aqua building di Chicago. Ha lavorato anche per locali rinomati tra cui il “Bella Blu” di Enrico Proietti, chef trentino molto conosciuto a New York. Da qualche tempo Christian Fantoni è il cuoco di punta di RPM Italian, un raffinato ristorante che promuove con classe e qualità la cucina mediterranea.

Il menù è ricco di specialità, dalle fresche burrate ai toast con pan ciabatta, dalle insalate con il pecorino toscano alle focacce fatte in casa. Per non parlare delle numerose paste fatte a mano, ripiene e non: a piatti più classici come pappardelle alla bolognese, spaghetti alla carbonara, tortelloni in brodo e gnocchi di patate si alternano più sofisticati ravioli di spinaci con astice o caramelle ripiene di salsiccia con impasto bicolore al tartufo nero e salsa di taleggio. C’è poi una sezione dedicata ai piatti senza glutine che, in America, pare siano diventati un vero must sia per gli intolleranti che per i maniaci della linea. E per accontentare tutti gli stranieri e i loro bizzarri stereotipi sulla cucina tricolore, Fantoni è pronto a cucinare anche quelle pietanze che gli americani definiscono, chissà perché, “Italian classics” ovvero spaghetti con le polpette e pollo con il formaggio.

Sebbene gli statunitensi abbiano una visione distorta delle vere specialità italiane, non ci si può permettere di prendere questo mestiere sottogamba, soprattutto in una metropoli interattiva come Chicago dove il passaparola si trasmette a colpi di click: «La ristorazione è diventata molto competitiva – conferma Fantoni – devi essere sempre al 100% perché se sbagli qualcosa ti mettono in croce». Per il momento RPM Italian si difende bene piazzandosi su Tripadvisor al 43esimo posto su 7.359 ristoranti a Chicago.

L’INTERVISTA

«Internet è essenziale, ormai la maggioranza delle prenotazioni arriva da qui»

Quando è arrivata la svolta americana?

«Dopo il servizio militare nei paracadutisti in Somalia e nell’operazione Vespri siciliani, ho voluto partire per nuovi orizzonti. Con l’aiuto del bergamasco Pierangelo Cornaro, mi sono trovato a Los Angeles, nel famosissimo ristorante Rex, frequentato quotidianamente da attori famosi. In quel locale sono stati girati anche parecchi film. Ho cominciato a lavorare con una compagnia americana per la quale ho aperto molte trattorie in giro per gli Usa e anche un grand hotel nell’Aqua building di Chicago, il Radisson Blu, con la supervisione del Food & beverage. Giunto a New York ho lavorato per San Domenico NYC, Le Bernardin (il miglior ristorante di pesce a NY), Le Cirque. Ho aperto locali a Mexico City, Miami, Boston, New Jersey e poi, in società con altri colleghi Italiani, ho aperto il Barbaluc. Ho guidato la cucina al “Fiamma” con il grande Michael White, ho lavorato per il mitico Enrico Proietti al “Bella Blu” e i suoi ristoranti. Poi dopo 13 anni di lavoro nella Grande mela, mi sono trasferito a Chicago dove ora vivo. Ho lavorato al ristorante italiano “Filini” e sono stato l’executive chef per tre anni al 437 Rush di Chicago, un ristorante italiano con influenza di steak house. Ora sono il cuoco di RPM Italian».

RPM Italian - Chicago - chef Christian FantoniIn tutti questi anni è riuscito a far conoscere la cucina bergamasca nel mondo?

«I piatti che piacciono agli americano sono moltissimi. Tra i più conosciuti ci sono i Casoncelli, la polenta, il risotto ai porcini, il brasato, i salumi come la pancetta e il salame».

Quali sono gli aspetti positivi di lavorare all’estero nel settore della ristorazione?

«Gli americani mangiano fuori casa parecchio, quindi per noi cuochi c’è sempre molto lavoro. Inoltre non sei legato alle solite cose, puoi affrontare diversi aspetti della cucina, ti puoi anche permettere di esagerare…».

E quelli negativi?

«La lontananza dei familiari, soprattutto durante le feste, quando non si sta bene, o in certi momenti più particolari».

Caramelle RPMA quali chef si ispira?

«A Pierangelo Cornaro. È sempre stato un idolo per me perché ha fatto cose stupende per la Bergamasca».

Quanto è importante Internet per un ristoratore?

«Internet è diventato essenziale per la ristorazione, abbiamo un sito dove vengono messe foto, eventi e tutto ciò che riguarda il ristorante. Puntiamo soprattutto su Facebook, Instagram e Twitter. Ormai la maggioranza delle prenotazioni arriva da Internet».

Qual è il suo rapporto con le recensioni di Tripadvisor?

«È un sito molto importante. A volte ci sono clienti che non riescono a dirti le cose in faccia e quindi si sfogano su sui siti. Noi cerchiamo di usare tutto ciò per migliorare».

Come sono cambiati la ristorazione e il rapporto con i clienti grazie ai nuovi media?

«È diventato un settore molto competitivo, devi essere sempre al 100% perché se sbagli qualcosa sei crocifisso. Lo stress della cucina è anche dovuto a tutti gli show culinari che trasmettono in tv. Ora tutti pensano di essere chef e vogliono inventare i propri piatti».

Cosa le manca di Bergamo?

«Mi mancano la mia famiglia, la bella cenetta preparata dalla mia mamma, le mie montagne, le escursioni nei boschi in cerca di funghi e le gite al lago».




Formaggi, a Cogne l’affinatore “stellato” è bergamasco

Il sapere e la bravura degli affinatori bergamaschi si fanno strada anche al di fuori dei confini provinciali. E forse non c’è da stupirsi visto che i migliori prodotti orobici rimangono quelli legati al mondo caseario. Capita così, girando dalle parti di Cogne, in Val d’Aosta, di incontrare nello stellato Petit Restaurant, ospitato all’interno dell’Hotel Bellevue, un orobico Doc, trasferitosi ai piedi del Gran Paradiso. Si tratta di Roberto Novali, quarantottenne originario di Leffe che ormai da circa tre lustri cura la selezione di prodotti caseari che finiscono sul carrello dei formaggi. Avvicinatosi alla professione quasi per caso, visto che prima lavorava nel settore del tessile, Novali è diventato un punto di riferimento del ristorante e i clienti si affidino a lui per selezionare i formaggi da degustare al tavolo e per avere delucidazioni sulla provenienza.

D’altro canto il suo è un lavoro meticoloso, che parte dalla selezione dei prodotti freschi da portare a maturazione e passa attraverso le strategie di affinatura, fino ad individuare momento ideale per presentare il formaggio in sala. Con scelte spesso originali. Per fare un esempio, il Parmigiano Reggiano qui viene cosparso di olio di oliva per sopperire alla mancanza di umidità essendo Cogne a 1.500 metri di altezza. E poi c’è stata la decisione, che ormai risale a più di dieci anni fa, di affidarsi solo a formaggi rigorosamente italiani, tra i quali non possono certo mancare quelli bergamaschi. Dal Roccolo alla Formaggella della Val Gandino, dal Taleggio fino ai caprini della Via Lattea, che Novali conta di inserire a breve nel carrello.

Carrello formaggi - Petit Restaurant Cogne - affinatore Roberto Novali

Anche se i rapporti più stretti e proficui sono quelli raggiunti con Alvaro Ravasio di CasArrigoni di Peghera, in Val Taleggio. «Poi – rivela candidamente l’affinatore -, è chiaro che il formaggio più utilizzato qui in Val d’Aosta rimane la Fontina, della quale si fa un utilizzo davvero massiccio. Basti pensare che all’anno ne vengono consumate ben 200 forme, distribuite tra il ristorante, il Bar à Fromage e la Brasserie du Bon Bec in centro al paese. Tutte e tre sono locali della famiglia Roullet che è proprietaria dell’albergo e che possiede anche un alpeggio».

I riconoscimenti per il lavoro svolto, tra l’altro, non sono mai mancati, visto che negli anni, e in un paio di occasioni, il carrello di formaggi curato da Roberto Novali è arrivato alle finali nazionali giungendo sempre tra i migliori d’Italia. Ma non è tutto. Novali si occupa anche dell’orto che si trova vicino all’albergo e dal quale arrivano verdure e erbe per il ristorante, oltre a svolgere, nei due mesi circa durante i quali l’albergo rimane chiuso, opere di piccola manovalanza. Insomma, è un bergamasco tuttofare, che si rimbocca le maniche e che sfodera con nonchalance un dialetto orobico di tutto rispetto. Che forse non è più così complicato da capire per i valligiani e per i clienti dell’albergo i quali ormai conoscono bene l’affinatore bergamasco.

 




“Premio Qualità Italia”, torna il concorso enologico

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Torna il Concorso enologico nazionale “Premio Qualità Italia 2016” organizzato dalla Scuola di Alta Formazione e Perfezionamento Leonardo di Città Sant’Angelo, in Abruzzo.

Il concorso – approvato dal ministero delle Politiche Agricole e reduce da un’edizione, quella dello scorso anno, con cantine di tutte le regioni d’Italia e con numerosi riconoscimenti agli organizzatori – si appresta a registrare una partecipazione ancora più significativa, dal momento che le adesioni stanno arrivando in numero maggiore da molte regioni.

Anche quest’anno l’organizzazione si propone di mettere in evidenza la migliore produzione italiana per le categorie dei vini ammessi al concorso. Il tutto per valorizzare le tipicità italiane e regionali, premiare lo sforzo delle aziende produttrici e stimolare il continuo miglioramento qualitativo dei prodotti contribuendo così alla divulgazione del brand Italia nel mondo.

Le cantine interessate a partecipare devono far pervenire i campioni alla Scuola di Alta Formazione e Perfezionamento Leonardo entro il 3 giugno prossimo. Le degustazioni inizieranno il 15 giugno e la premiazione avrà luogo il giorno 9 luglio.

PremioQualitàItaliaIl regolamento, la scheda d’iscrizione e il verbale di prelievo sono consultabili sul sito ufficiale www.premioqualitaitalia.it e i contatti di riferimento sono: concorso@premioqualitaitalia.it, tel. 085 21963.

I vini premiati saranno oggetto per l’intero 2016 di particolari azioni promozionali da parte della Scuola.
Le categorie di vino a concorso sono:
• Igt (Indicazione Geografica Tipica: rossi, bianchi e rosati)
• Doc (Denominazione di Origine Controllata: rossi annate 2015, 2014, 2013, 2012, 2011 e precedenti, bianchi annate 2015, 2014 e precedenti, rosati)
• Docg (Denominazione di Origine Controllata Garantita: rossi, bianchi e rosati)
• Vini Frizzanti (Rossi Doc e Igt, Bianchi Doc e Igt, Rosati Doc e Igt)

 

 




Brexit, tra aziende e immigrati lo scenario si fa incerto

BrexitSi tratta di un momento storico l’elezione di un sindaco musulmano in una grande e multiculturale metropoli europea. Da venerdì Sadiq Khan è alla guida di Londra. In un momento in cui si innalza un fervore anti immigrazione e slogan populisti cavalcano la paura destata dagli attentati di Parigi e Bruxelles, si tratta di una bella notizia. Figlio di un autista di autobus pakistano e di una sarta, cresciuto in una casa popolare nel sud di Londra con altri sette fratelli, non poteva essere un candidato più diverso da Zac Goldsmith, telegenico e con un sorriso da copertina, figlio di un multimiliardario ed ecologista, studente prima a Eton e poi a Cambridge. Il nuovo sindaco di Londra, una città dove circa un residente su otto è musulmano, avrà un bel da fare davanti a sé. Quello che però tutti non sanno, è il fatto che i suoi poteri non sono vasti quanto sembrano. Londra ha un sindaco eletto dal residente solo dal 2000. Contrariamente alle città italiane, o a quelle americane, i suoi poteri riguardano il sistema dei trasporti, le forze dell’ordine e l’edilizia, ma non nella loro totalità. E’ come se avesse nelle sue mani solo cinque bottoni dell’intera stanza. Di certo, come molti londinesi, è un perfetto rappresentante di tante identità che non sarebbero facilmente coniugabili in altri luoghi nel mondo. Parlando di sé, si definisce: londinese, europeo, di fede islamica, di origine pakistana, un padre, un marito. E’ riuscito ad attrarre l’odio e le minacce delle frange più tradizionaliste della comunità islamica quando, nel ruolo di parlamentare, ha votato a favore delle nozze gay, e attrarre il voto dell’ elettorato conservatore, che non si sentiva rappresentato dalle visioni anti Europa di Goldsmith.

Non è il solo sindaco musulmano d’Europa. Ad accompagnarlo c’è, a Rotterdam, il sindaco di origine marocchina Ahmed Aboutaleb, è divenuto uno dei politici più amati nel suo Paese, ed è stato indicato da alcuni come un papabile primo ministro dell’Olanda in un futuro vicino. L’Olanda, non dimentichiamoci, che ha manifestato negli ultimi anni accesi sentimenti anti islam. Ma se da un lato Londra affida le chiavi della città a un politico che rappresenta il successo dell’integrazione, il resto del Paese sembra andare nella direzione opposta e si interroga  su come potrebbe apparire lo scenario dell’immigrazione in caso si votasse per la Brexit. Uno scenario che non piace alla City e alle grandi aziende, ma che ha numeri e statistiche interessanti. Se l’Inghilterra lasciasse l’Europa, chi già vi risiede non verrebbe cacciato via. Ma per i nuovi arrivati la faccenda si complicherebbe. E sa da un lato abbiamo chi cerca lavoro, dall’altra abbiamo le aziende che negli ultimi decenni si sono abituate a impiegare manodopera, o competenze più qualificate, provenienti dall’Europa. Due milioni e 200 mila lavoratori europei si trovano, impiegati a tempo pieno nello UK. Di questi, quasi un milione sono concentrati nella capitale, mentre oltre 2 milioni di immigrati vengono dal resto del mondo, Europa esclusa. Il dieci percento di questi sono impiagati nell’industria manifatturiera, quasi 500 mila sono nel settore turistico tra hotel, ristoranti e un numero simile è nella finanza, rappresentando circa il 7 percento dell’intero settore. Nessuno davvero sa che cosa accadrebbe in caso di uscita dall’Europa, perché nessun paese prima d’ora l’ha fatto. Di certo l’Inghilterra continuerà ad avere bisogno di immigrati, altrimenti chi servirà i clienti nei bar della capitale, e lavorerà negli hotel? O dove si troveranno degli ingegneri qualificati?