Alfano al Comune di Bergamo: “Disponibile a incrementare le forze di Polizia”

“Le assicuro che nell’ambito delle assegnazioni di personale in programma per il prossimo mese di giugno, non si mancherà di considerare la possibilità, compatibilmente con le risorse disponibili e le eventuali necessità che dovessero emergere in altri contesti territoriali, di un incremento del personale della locale Questura”: il ministro dell’Interno Angelino Alfano risponde così, in una lettera datata 4 maggio 2016, alla richiesta dell’Amministrazione comunale di potenziare le forze di Polizia nella provincia di Bergamo. Alfano si sofferma inoltre sul trend decrescente del numero di reati registrati sul territorio bergamasco nello scorso anno: oltre a un calo complessivo del 6,6% dei reati tra il 2014 e il 2015, il Ministro dell’Interno evidenzia il decremento del 7,9% dei furti e del 15,9% per quello che riguarda le rapine. Effetti positivi anche sul contrasto al crimine, come testimonia l’aumento del 17,3% delle persone arrestate.

“Le forze impiegate nell’ordinario Piano coordinato di controllo – scrive Alfano – sono supportate da consistenti aliquote di persone del Reparto Prevenzione Crimine: nel periodo tra il 1° gennaio 2015 al 14 febbraio 2016 gli equipaggi di questi Reparti impiegati nella provincia di Bergamo sono stati complessivamente 494, per un totale di 1.287 unità. L’azione delle Forze di Polizia, oltre che determinare gli effetti positivi sulla delittuosità, ha consentito di raggiungere risultati lusinghieri sul piano del contrasto al crimine. Il quadro denota la costante attenzione riservata alle problematiche di sicurezza della provincia di Bergamo”. “Prendiamo atto con soddisfazione – commenta il Vicesindaco Sergio Gandi – che il Governo conferma che i delitti, nella provincia e nella città di Bergamo, sono in sensibile calo, di quasi il 7%, come già Prefettura e Comune avevano sottolineato qualche mese fa. Evidentemente, il lavoro che le istituzioni, tutte insieme, stanno conducendo porta a risultati positivi, rendendo le nostre strade e i nostri quartieri più sicuri. Molto positiva è anche la disponibilità del Ministro a considerare le necessità di Bergamo e della sua Questura nelle assegnazioni di personale in programma nelle prossime settimane. Siamo ottimisti”.

 

 




Bergamo, otto residenti su dieci fanno la spesa fuori dal centro

La buona notizia è che il centro di Bergamo è riconosciuto come un luogo vivo e frequentato abitualmente, sia dai residenti sia dai non residenti. Quella cattiva – e non rappresenta certo una sorpresa – è che il tessuto commerciale non è dei più attrattivi. Ma dentro la ricognizione che il Distretto urbano del commercio ha voluto effettuare sul vissuto e sul comportamento di acquisto c’è anche molto altro, un sostanzioso corpus di dati utili non solo per impostare le prossime azioni sul versante commerciale, ma anche per sviluppare il dibattito sul futuro della città.

Dallo studio, affidato al professor Luca Zanderighi di TradeLab, emerge in primo luogo che la frequenza di visita è particolarmente elevata, tanto per i residenti quanto per i non residenti. Nel complesso il 45,6% dichiara di recarsi in centro più volte la settimana, percentuale che sale al 54,6 per chi risiede a Bergamo. A frequentarlo in misura maggiore sono, tra i residenti, le donne e gli over 45, tra i non residenti gli uomini e i giovanissimi. Sono pochi invece coloro che dichiarano che il centro non è una meta di frequentazione abituale.

Il 73% lo considera attrattivo e per molti intervistati (il 31,6%) nell’ultimo anno il centro è ulteriormente migliorato (solo l’8% sostiene che sia peggiorato). Ciò si deve anche alle iniziative messe in campo per Expo 2015, rispetto alle quali la percentuale di coloro che esprimono giudizi positivi (abbastanza e molto soddisfatto) è superiore all’86%. A essere particolarmente apprezzati sono stati i grandi eventi culturali relativi alla riapertura dell’Accademia Carrara (95,6% di soddisfatti) e la mostra su Luigi Veronelli (90%) e il potenziamento della rete wifi (82,1%), ma permane un problema di comunicazione, dal momento che la maggior parte degli intervistati dichiara di non essere a conoscenza di molte delle iniziative realizzate.

Quanto all’accesso al centro, avviene prevalentemente in auto e moto (circa il 27% usa l’autobus per arrivarvi), si prediligono i parcheggi su strada(61,5%) con un utilizzo ancora solo parziale dei parcheggi in struttura (38,5%), percentuale più elevata per i non residenti (41,7%) che sono anche quelli che sostano per più tempo. Tra le strutture, se il parcheggio di Piazza Libertà è quello più utilizzato dall’intero campione, i residenti tendono a prediligere quelle collocate all’interno del centro, mentre i non residenti parcheggiano maggiormente anche nelle strutture nelle vicinanze. Il tempo impiegato mediamente per raggiungere dal parcheggio la destinazione nel centro di Bergamo è pari a circa 7 minuti. La scelta del parcheggio sembra essere dettata dalla comodità e dalla vicinanza alla meta più che da altre motivazioni. Con riferimento ai mezzi pubblici, invece, il tempo medio impiegato per raggiungere il centro di Bergamo dalla fermata in cui scende è pari a 8 minuti per i non residenti e a 6,6 minuti per i residenti.

Ma cosa vorrebbero i bergamaschi per migliorare per aumentare la vivibilità e l’attrattività del centro? In cima alle lista dei desideri ci sono l’accessibilità (in termini di viabilità, traffico, trasporti pubblici e disponibilità di parcheggi), il senso di sicurezza, la pulizia e la manutenzione degli spazi pubblici. Significativa è però anche la ricerca di momenti di svago e di intrattenimento, infine, alcuni suggerimenti riguardano anche l’offerta commerciale, sia per quanto riguarda il mix merceologico, sia con riferimento agli orari di apertura.

Gli intervistati esprimono l’esigenza di trovare i grandi marchi della distribuzione, della moda e della ristorazione nel centro città. Un dato infatti spicca sugli altri: l’84% della spesa dei residenti (alimentare e non) viene effettuata fuori dal centro cittadino: il 50% verso altri quartieri, il 21,5% verso altri comuni, il 5% su internet. Per i non residenti il centro è attrattivo solo per 1 intervistato su 5. I centri commerciali risultano essere, in questo contesto, una meta di frequentazione e di acquisto per la quasi totalità dei consumatori: il 90% dei non residenti e il 78% dei residenti di Bergamo frequentano centri commerciali pianificati (principalmente Orio Center, Curno e Le Due Torri), con una frequenza di visita che per il 33% degli intervistati è almeno una volta alla settimana (la frequenza è maggiore per i più giovani e tende a decrescere all’aumentare dell’età, in particolare per i non residenti).

L’offerta di pubblici esercizi ha un carattere prevalentemente diurno: un numero consistente di attività, infatti, chiude tra le 18 e le 20 e solo poche restano aperte fino a tarda serata. L’offerta che essi generano sembra pertanto essere adeguata a soddisfare una domanda soprattutto di tipo funzionale (consumi di residenti e lavoratori nell’area, frequentazione da parte di visitatori in concomitanza ad altre attività), ma meno in grado di attrarre domanda in modo spontaneo (frequentazione dell’area come destinazione per i consumi fuori casa, specie serali).

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Roberto Ghidotti

Se i problemi del commercio e della vivibilità del centro sono cosa nota, Roberto Ghidotti, presidente del Duc riconosce allo studio il merito di aver messo in evidenza anche gli aspetti positivi. «L’indagine – dice – ci fa vedere che quello di un centro storico destinato a vedere sempre più ridotte le proprie funzioni è uno stereotipo. In realtà il cuore di Bergamo continua ad essere luogo di socialità, è visto come meta della passeggiata, di incontro e come tale è un riferimento e un punto di attrazione per tutto il territorio. Ora lo sforzo è di fare in modo che alla passeggiata si accompagnino gli acquisti». Come? «Il Distretto ha promosso questa indagine proprio per avere più chiaro il quadro su cui pianificare le proprie azioni – ricorda -. Una linea di intervento riguarda di certo gli eventi e le manifestazioni, che non devono fermarsi a iniziative spot, ma occorre fare un ragionamento anche sull’offerta merceologica, sulla capacità di ridare appeal commerciale con insegne in grado di generare attrazione e valore aggiunto. In questo senso sono importanti la partita sui negozi sfitti e sulle grandi strutture libere, come il palazzo degli Uffici statali. Un altro aspetto è quello dell’offerta di maggiori servizi per il tempo libero e l’aggregazione e su questo versante si deve per forza inserire anche una revisione degli orari di apertura». Il centro non è però all’anno zero. «Lo dimostra il 31,6% di intervistati che hanno dichiarato che le iniziative messe in campo nel 2015 hanno portato a miglioramenti – evidenzia Ghidotti – e pure la manifestazione promossa dall’associazione Bergamo Vive lo scorso sabato, bel momento di collaborazione, coinvolgimento e promozione».




L’assemblea dell’Ascom / La galleria fotografica

Ecco la gallery fotografica della 71esima assemblea dell’Ascom Confcommercio Bergamo che si è tenuta lunedì 23 maggio nella nuova sede da poco inaugurata (Servizio fotografico di Gian Vittorio Frau)




Perché noi bergamaschi siamo dei poveri fessi

tutor-comoTorno or ora, come ogni maggio che Dio manda in terra, dal festival della storia di Gorizia: una kermesse da 45.000 presenze in tre giorni, cui gli organizzatori dimostrano la bontà di invitarmi. Non ho intenzione, tuttavia, di attaccarvi la solita mella su quanto siano bravi i Goriziani ad organizzare manifestazioni storiche e quanto ne siano incapaci da queste parti. Dopo la boutade dell’assessore che fa iniziare la Grande Guerra il 23 di agosto, presumo che non valga la pena di spendere altre parole sull’argomento. No, le mie considerazioni sono di altro genere, e riguardano aspetti che travalicano una valutazione semplicemente politico-amministrativa, per invadere il campo dell’antropologia o, se preferite, della psicosociologia. Insomma, per farla breve, ho elaborato la forte convinzione che noi siamo i più cretini d’Italia. Noi Bergamaschi, intendo: pensiamo di essere chissà quali furboni, invece siamo dei poveri fessi. Tutto ce lo urla a chiare lettere, ma noi, caparbiamente, procediamo col crapone basso,e  non ce ne accorgiamo.

Cominciamo dai trasporti: sorvolo sul fatto che, nel nostro territorio, abbiamo un’autostrada intasata come lo scarico di un bidet ed un’altra che non serve a nulla e che costa come il fuoco. Tra Milano e Brescia, ossia dove ci siamo noi, funziona un affaretto che si chiama “tutor”, anche se dovrebbe chiamarsi “fregator”, visto che frega e non tutela: il “tutor”, se la tua velocità media è superiore a quanto stabilito dal codice, ti bacchetta, a suon di multone. Il che sarebbe buono e giusto, se la cosa funzionasse ovunque così: se la legge, una volta di più, si dimostrasse uguale per tutti. Perché, credete che in tutta Italia esistano questi simpatici oggettini che controllano la velocità di crociera degli automobilisti? Nemmeno per sogno: tornando da Gorizia sono stato superato da ogni sorta di veicolo a quattro e due ruote per cui i limiti di velocità sembravano essere lirica trecentesca. Dovendo deviare su Conegliano, per evitare una coda gigantesca, ho potuto apprezzare le virtù velocistiche degli utenti delle Autovie Venete, che, tra Portogruaro e Sacile abbattono il muro del suono con peculiare assiduità. Insomma, noi paghiamo e loro corrono.

Ma veniamo all’annosa questione dei parcheggi, su cui, a Bergamo, si scrive e si dice di tutto: a Gorizia, le zone blu sono relativamente poche, non esistono autosilos perché la gente parcheggia in parcheggi pubblici gratuiti, esattamente come si faceva anche da noi, quando i bilanci comunali erano meno periclitanti: senza troppe balle, senza chiacchiere ecologiche, senza scuse, i Goriziani lasciano l’automobile, anche in centro, parcheggiata nelle piazze e ai bordi delle vie, e vanno in giro a piedi. Certo, Gorizia è piccolina: siccome, invece, a Bergamo, per andare a piedi dalla Torre del Galgario a piazza Pontida ci vogliono due mesi, ecco spiegati gli inghippi. O non sarà che questa bella storia dei parcheggi sia soltanto un sistema per spennare la gallina dalle uova d’oro, ossia noialtri babbalei nati tra i due fiumi?

E veniamo al costo della vita, ossia alla sopravvivenza, che è materia di cui m’intendo ben più che di storia. A Bergamo, tutto quanto, dagli affitti ai taxi, dai campi da tennis alla biancheria, costa mediamente più che altrove: non parlo della Sila o del Campidano, parlo di province limitrofe o analoghe alla nostra. Dunque, mi domando e vi domando in cosa possa consistere questo valore aggiunto: qual è il fattore che fa lievitare i prezzi bergamaschi. Io ho il sospetto che la cosa possa, in parte, derivare da una certa mancanza di arbitrio ‘elegantiarum’ da parte dei clienti orobici, ma non si può spiegare tutto con le sciurette a caccia di griffe. Piuttosto rimarcherei l’idea di tontaggine, perché, anche qui, noi ci dimostriamo dei tonti: ci sorbiamo le chiacchiere del venditore, laddove dovrebbero essere il leguleio ed il retore ad usare bene le parole, e i venditori le merci, va da sé. Ascoltiamo rapiti, annuiamo, ordiniamo ed imbustiamo paccottiglia, magari beandocene: tanto può la suggestione sul raziocinio. E potrei continuare a lungo ad elencare materie in cui il Bergamasco mantiene, con i suoi donativi, il resto del Paese, oppure dove si fa gabbare da qualche dulcamara.

Un ultimo esempio: la manutenzione stradale. Uno capisce di essere arrivato a Bergamo anche solo dai rimbalzi dei propri ammortizzatori: l’asfalto dell’asse interurbano è imbarazzante. Eppure, qualcosina in tasse lo scuciamo, tutti assieme: dove vanno a finire quei cumuli di palanche? Ma, tanto, chi dilapida, chi ci frega, chi fa pagare a noi per le magagne di tutti, sa benissimo che il vero carattere della razza bergamasca non consiste nel rimanere come brace sotto la cenere, sibbene come mulo sotto il basto o, se si preferisce, come il pio bove, solenne come un monumento, ma bovinamente disponibile a trarre l’aratro dove il bifolco desideri, con pia e bovinissima solerzia. Ecco, questo pensavo, tornando da Gorizia: che noi siamo proprio condannati, dal nostro peggior difetto, che è anche la nostra maggior virtù, ad essere sempre trattati come i più pirla del reame, per la nostra proverbiale tendenza a rispettare le regole, a starcene in coda, a pagare il dovuto, a contribuire, insomma. Mi piacerebbe immaginare che, come Brighella, a forza di fregature, ogni tanto mettiamo mano al bastone: ma questo, ahinoi, succede solo nelle commedie dell’arte. Nella commedia che si chiama Italia, siamo irrimediabilmente condannati a subire supinamente. E, a giudicare dal successo di pubblico e di critica di certi personaggi locali, verrebbe quasi da pensare che, in fondo in fondo, ci faccia perfino piacere.




Formaggi, il prezzo (alto) è quello giusto

A volte il prezzo è caro, ma può essere quello giusto. Nel senso che, per molti addetti ai lavori, l’unica speranza di sopravvivenza per alcune produzioni casearie di qualità sarà adeguare certi prezzi alla media europea. Con una fascia sempre più estesa di consumatori che, pur di avere l’eccellenza sulle proprie tavole, è disposta a pagare anche qualcosa in più. Ne è un convinto assertore Roberto Rubino, dirigente e ricercatore presso l’Unità di Ricerca per la Zootecnia Estensiva di Bella (Potenza), grande conoscitore di tutto il patrimonio caseario italiano e presidente di Anfosc, l’Associazione Nazionale Formaggi Sotto il Cielo, nata nel 1995 per tutelare e valorizzare i formaggi prodotti esclusivamente con il latte di animali allevati al pascolo. Un purista dei grandi Cru, quindi, Rubino, la cui opinione è molto ascoltata sia dagli addetti ai lavori che dai consumatori, perché disinteressata e non legata a singoli interessi di bottega.

Roberto Rubino - presidente AnfoscPresidente Rubino, a volte i consumatori restano sorpresi per il prezzo molto elevato di alcuni formaggi d’eccellenza: ma forse questa è l’unica arma che ha la filiera per poter sopravvivere, viste le soglie minime pagate per il prezzo del latte….

«Salvo rarissime eccezioni, i prezzi dei formaggi sono tutti livellati verso il basso. Possiamo trovare bottiglie di vino da un euro e da 4.000 euro. Invece nei banchi dei supermercati i prezzi dei formaggi sono quasi identici, molto vicini uno all’altro. E, secondo me, questo è il vero problema del settore….».

A volte però dei prezzi anche alti, o forse è meglio dire giusti, vista la qualità, si avvantaggia solo l’ultimo tratto della filiera casearia, quella della distribuzione: c’è un modo per riequilibrare l’intero sistema?

«Con i prezzi bassi non si avvantaggia nessuno. Anzi è proprio la distribuzione a risentirne perché non è in grado di offrire un’ampia gamma di prodotti a prezzi differenti».

Lei conosce benissimo tutti i formaggi italiani, a livello di prezzi, ma anche sul fronte della qualità. Ci può fare qualche esempio di formaggio sottovalutato, che meriterebbe più attenzione da parte dei consumatori e del mercato? E ci sono invece formaggi sopravvalutati?

«Gran parte dei formaggi al pascolo sono sottovalutati. A volte in maniera vergognosa. Esempio classico è il Ragusano: pascolo obbligatorio, latte crudo, siero-innesto, tini di legno, locali di stagionatura naturale. Eppure gli allevatori prendono solo due centesimi in più rispetto al latte industriale. E che dire del Montasio d’alpeggio, dei Nostrani trentini o della Fresa sarda. Non credo invece che vi siano formaggi sopravvalutati, perché c’è troppo appiattimento verso il basso».

In riferimento ai formaggi, lei ha anche creato un suo modello di classi di qualità: può dirci brevemente in cosa consiste?

«Sappiamo che il latte non è tutto uguale e sappiamo anche che la grande differenza la fa il pascolo e i concentrati. La qualità aromatica e nutrizionale del latte dipende essenzialmente dalla quantità di erba che l’animale mangia e soprattutto dal numero di erbe diverse contenute nella razione. Perché ogni erba apporta un patrimonio di molecole diverse. I concentrati hanno lo stesso effetto dell’acqua nel vino. Ne aumentano il volume ma ne diluiscono sapore e aroma. Il settore si salva se riusciamo a dare “a ciascuno il suo” prezzo».

Già, ma come?

«L’ideale sarebbe utilizzare lo stesso metodo in uso nel mondo del vino: ogni bottiglia ha il suo prezzo a prescindere dal nome del vino e anche se è una Doc. Però il mondo del vino è troppo distante. Ecco perché ho pensato alle classi di qualità, un po’ come si fa con gli elettrodomestici o il baccalà. Le classi sono sei (tre per i sistemi al pascolo e tre per quelli alla stalla) e si basano essenzialmente sulla razione alimentare e sul ruolo dei concentrati. Insomma, meglio mangia l’animale è più il latte e il formaggio saranno “di classe superiore”».

Lei si è sempre battuto contro l’omologazione del latte, che non può essere tutto uguale, ma va valorizzato, specie se italiano di qualità: le recenti misure varate dal ministro bergamasco Martina vanno in questa direzione o c’è ancora molto da fare?

«Non mi risulta che vi siano ancora misure che vanno nella direzione da me auspicata. Noi dobbiamo uscire dalla logica che il latte è tutto uguale, che il prezzo deve essere unico, che dobbiamo mangiare italiano. Noi produciamo molto meno di quello che consumiamo. E non tutto il latte italiano è uguale. Quindi il prezzo deve essere diverso, altrimenti chiude l’azienda che produce il miglior latte».

Secondo lei quale sarà il futuro del formaggio italiano? Riuscirà a contrastare adeguatamente il mercato mondiale delle imitazioni che, a forza di tonnellate di Parmesan e affini, sta minando la nostra credibilità?

«Il problema non sono le imitazioni o le importazioni di latte. Insisto, il problema è l’omologazione, il prezzo unico. Fra poco compreremo formaggi a prezzi stracciati perché la produzione di latte è in eccesso e perché non si tiene conto della qualità. Dobbiamo legare il prezzo alla qualità reale, non quella che ci raccontano (grasso, proteine, cellule somatiche e carica batterica)».

Formai de Mut dell'Alta Valle BrembanaFra i formaggi bergamaschi quale apprezza di più? Ci sono secondo lei, prospettive per allargare il mercato dei formaggi orobici anche all’estero in futuro?

«Il Formai de Mut è il mio preferito. A volta esprime una complessità delicata e fine che raramente si ritrova in altri formaggi. Per i formaggi bergamaschi ci potrebbero essere grandi prospettive. Dovremmo diversificare, ampliare l’offerta e esaltare al massimo la qualità con una cura maniacale dei dettagli. Ripeto: se si vendono vini a 4.000 euro, prosciutti a 1.000 euro, perché non si può vendere un formaggio a 1.000 euro? Questo è lo sforzo che dobbiamo fare: allargare la forbice fra il formaggio meno caro e quello più caro per permettere a tutti di gustare e ritrovare il proprio prodotto».




IseoExpress, da Orio i turisti viaggiano gratis verso la passerella di Christo

IseoExpress 2IseoExpress amplia la sua offerta e porta gratis i turisti in arrivo con i voli all’aeroporto di Bergamo verso la passerella di Christo. Regione Lombardia e Provincia di Bergamo, in collaborazione con Turismo Bergamo, dedicano un servizio speciale all’evento dell’anno “The Floating Piers”. Con il progetto “IseoExpress” viene organizzato un servizio di navetta gratuito che darà la possibilità ai turisti in arrivo all’Aeroporto di Milano/Bergamo di visitare l’opera di Land Art dell’artista mondiale Christo e accedere alle bellezze del nostro lago di Iseo. «E’ un’opportunità che mettiamo a disposizione dei turisti che arriveranno ad Orio – afferma Luigi Trigona, presidente di Turismo Bergamo –. Il potenziamento del servizio è frutto dello sforzo delle diverse istituzione ed è segno dell’importanza che l’aeroporto ha sul territorio e del valore che il turismo riveste per la nostra economia. Questa iniziativa è inoltre un segnale di attenzione nei confronti dei turisti che decidono di visitare le bellezze del lago d’Iseo. Li accogliamo e li facciamo viaggiare gratis, insomma li “coccoliamo per farli innamorare di Bergamo e della sua provincia.».

Dal 18 giugno al 3 luglio 2016 i passeggeri che sbarcano dai voli in arrivo all’Aeroporto di Milano/Bergamo avranno la possibilità di usufruire gratuitamente del viaggio di andata verso Sulzano e di ritorno verso l’aeroporto. Il servizio è disponibile con prenotazione obbligatoria tramite un semplice click, collegandosi al sito dedicato al progetto: www.iseoexpress.it oppure su www.visitbergamo.net e www.iseolake.info . E’ possibile anche prenotare la navetta direttamente all’Info Point di Turismo Bergamo, situato nell’area arrivi dell’aeroporto. Partenza e ritorno hanno orari fissi. L’andata verso Sulzano (con accesso zona ZTL) è disponibile alle: 8, 12 e 16; il rientro è fissato per le 14, 18 e 22.30. Le navette saranno occasione di promozione del territorio, a bordo infatti i turisti troveranno un “Welcome kit” con materiale promozionale di Bergamo e della Regione Lombardia.

 

 




Polpenazze, un weekend di festa con i sapori del Garda

È partito il conto alla rovescia per uno dei più popolari eventi enogastronomici del lago di Garda: dal 27 al 30 maggio torna la Fiera del vino Valtènesi-Garda Classico Doc di Polpenazze del Garda, nel Bresciano, storica manifestazione nata nell’immediato Dopoguerra che taglia quest’anno il traguardo della 67esima edizione.

Dopo il record del 2015, quando si sono conteggiati oltre 30mila visitatori nel ponte del 2 giugno, la Fiera torna in scena mantenendosi fedele ad una formula di successo, legata alle finalità originarie di promozione del territorio attraverso i suoi vini ed i suoi sapori.

In primo piano, come sempre, il concorso enologico ufficiale istituito nel 2006 dal ministero per le Politiche Agricole per le Doc Garda Classico e Valtènesi: le commissioni di assaggio assegneranno la qualifica di Vino Eccellente ai vini che abbiano raggiunto almeno il punteggio di 85/100. Saranno inoltre assegnati dei premi speciali al miglior Valtènesi e Valtènesi Chiaretto, attribuiti dall’amministrazione comunale, ed al miglior Garda Classico, istituiti con il contributo della Banca di Credito Cooperativo del Garda.

A far da cornice alla fiera sarà il centro storico medievale di Polpenazze, dalla cui piazza si gode di una delle più spettacolari visuali sul lago di Garda e la Valtènesi: qui saranno ospitati gli stand delle 22 cantine ospiti, oltre al Borgo Bio, l’angolo dedicato alle aziende che praticano l’agricoltura biologica. I visitatori potranno degustare i vini del territorio muniti di sacca e bicchiere acquistati all’ingresso. Non mancherà la Corte degli Assaggi, dove sarà possibile effettuare degustazioni guidate e comparate di tutti i vini premiati al concorso abbinati ai migliori formaggi della zona. Alla Dispensa del Gusto infine si servirà l’immancabile spiedo gardesano, da sempre un must della Fiera di Polpenazze: ad arricchire la quattro giorni sono previsti inoltre spettacoli, mostre, musica dal vivo tutte le sere e, in chiusura, un grande spettacolo pirotecnico.




A Bergamo 335 persone in lista d’attesa per un trapianto

OspedaleAl Papa Giovanni XXIII, sabato 28 maggio, a partire dalle 15, si festeggia la Giornata nazionale per la donazione di organi e tessuti. Nell’Hospital street il Coordinamento al prelievo e trapianto d’organi e tessuti del Papa Giovanni e le associazione attive in questo campo (AIDO; ADMO, Avis, Amici della pediatria, Associazione Italiana Cardiotrapiantati, Amici del trapianto di fegato, L’Orizzonte di Lorenzo e ANED) saranno a disposizione di chi vuole capire meglio perché è così importante dichiarare personalmente la propria volontà in tema di donazione e non lasciare questa scelta  ai propri familiari. Alle 16 è in programma la presentazione della associazioni coinvolte e della Banca del latte, in fase di creazione nell’Unità di Patologia neonatale del Papa Giovanni, e che è la concretizzazione di una possibilità nuova per il territorio bergamasco di donare: non organi e tessuti dopo la morte, ma latte dalle neomamme generose, che ne hanno in più di quello che serve al proprio bambino e vogliono destinarlo ad altri neonati che possono trarre grandi benefici dal latte materno, come i piccoli gravemente prematuri o che hanno gravi malattie dell’apparato gastroenterico o disfunzioni metaboliche.

A seguire l’attenzione si sposterà sul tema dell’emergenza – urgenza, con gli operatori del Pronto soccorso del Papa Giovanni che spiegheranno perché hanno scelto anche quest’anno di aderire alla Settimana nazionale promossa dalla Società Italiana di Medicina di Emergenza Urgenza. Infine, alle 17, il pomeriggio si concluderà con il concerto del Coro dell’Accademia Centro Studi Musicali di Bergamo, che interpreterà i più grandi successi di Lucio Battisti e degli ABBA. “Con questa iniziativa vogliamo che sempre più persone capiscano che donare gli organi dopo la morte è un atto di enorme generosità, che consente di ridare una concreta possibilità di vita a chi è in lista per un trapianto e speranza ai loro famigliari e amici. È il più grande dono che una persona posso fare ad un’altra e lo stesso discorso vale per chi dona il sangue e il midollo osseo – ha commentato Mariangelo Cossolini, coordinatore al Prelievo e trapianto d’organo della provincia di Bergamo -. Ma condividere questo principio non è sufficiente, bisogna anche formalizzare questa volontà senza rimandare a domani. Per poter donare gli organi è sufficiente iscriversi all’AIDO, portando sempre con sé una dichiarazione di volontà alla donazione contenente i propri dati anagrafici (cognome, nome, luogo e data di nascita), il numero di un documento di identità, la data e la firma, oppure comunicando la propria volontà quando ci si reca in Comune per il rinnovo della propria carta d’identità, se il proprio paese è tra gli 88 aderenti al progetto Donare gli organi: una scelta in Comune”. Solo a Bergamo 197 persone attendono un rene, 40 un cuore, 78 un fegato, 6 un pancreas e 14 un polmone, per un totale di 335 persone in lista d’attesa per un organo. Dall’inizio dell’anno al Papa Giovanni sono stati eseguiti 15 trapianti di rene, 5 di cuore, 25 di fegato e 2 di polmone. 15 invece i donatori segnalati a Bergamo e provincia, 8 dei quali sono poi diventati donatori effettivi (dati aggiornati ad aprile 2016).




Aeroporto, ampliata la capacità del piazzale aeromobili

L’aeroporto di Orio amplia ulteriormente la sua capacità del piazzale aeromobili. In coincidenza con i movimenti aerei charter da e per Madrid, predisposti per il trasporto degli spettatori presenti alla finale di Champions League di sabato 29 maggio allo stadio di San Siro a Milano, è diventata operativa la nuova area di piazzale aeromobili realizzata su lato ovest su una superficie di 27mila mq (17mila in calcestruzzo e 10mila in asfalto). I lavori, da tempo programmati ed eseguiti con un investimento di circa 5 milioni, hanno consentito di aggiungere tre piazzole per aeromobili classe Charlie (del tipo Boeing 737 e Airbus 320) in self-manouvering e una piazzola per il deicing, insieme due nuove torri faro. Nei prossimi mesi le nuove piazzole potranno essere impiegate per ospitare due aeromobili classe Echo in modalità pushback. Allo stato attuale l’aeroporto dispone di 30 piazzole sul fronte aerostazione e 6 in area nord per aeromobili classe Charlie e altre 6 per aeromobili in classe Echo (del tipo Boeing 747 e 777 e Airbus 340), a cui se ne aggiungeranno altre due entro fine 2016. L’adeguamento della capacità delle infrastrutture di volo consente all’Aeroporto di Milano Bergamo di ottemperare alle esigenze operative, garantendone la massima efficienza in ogni situazione.




Fibra ottica, la Provincia cede le quote di Big Tlc

Buone notizie per Big Fibra, la società partecipata della Provincia che ha l’obiettivo di portare la fibra ottica in tutto il territorio bergamasco: la cessione delle quote di Big Tlc, società controllata al 100% che si occupa di servizi di telefonia e connessione internet, è andata buon fine. La procedura di gara si è conclusa con l’aggiudicazione provvisoria: la vincitrice risulta essere MC Link spa, società di Roma quotata in Borsa sul mercato AIM (quello delle piccole e medie imprese). Due milioni e 50mila euro la cifra offerta (la base d’asta era 900mila euro). Una grande risultato per Big Fibra (che fino a pochi mesi fa si chiamava Abm Ict, ma che su spinta del presidente Matteo Rossi ha voluto cambiare nome per dare il segno di una svolta rispetto al passato) che si lascia alle spalle l’attività di carattere più commerciale per quella, più consona a una società pubblica, di investire per lo sviluppo della rete.​

“Siamo riusciti a convincere le banche creditrici di Big Tlc a non prendere direttamente questi due milioni di euro, ma a farli confluire su un conto che gestiremo insieme – spiega l’amministratore unico di Big Fibra Aldo Cattaneo -. Potremo anche utilizzarli per fare investimenti, purché con il consenso delle banche”. Ma da questa cessione ci si aspetta anche un altro vantaggio, derivante dalle nuove possibilità di investimento del soggetto privato: “Il contratto di locazione della rete, che è di proprietà di Big Fibra, prevede che chi l’ha in gestione possa fare investimenti, che verranno poi ripagati dalla proprietà alla scadenza del contratto, nel 2029 – spiega Cattaneo –. Sicuramente una società privata avrà più disponibilità e saprà cogliere opportunità di crescita molto meglio di una società pubblica, che ha tutti i vincoli e le difficoltà che conosciamo”.

Degli oltre 550 chilometri di rete realizzati finora, infatti, circa 400 sono stati realizzati prima del 2009 grazie agli investimenti della Provincia e a prestiti bancari, mentre dopo quella data i 150 chilometri ulteriori sono il frutto della crescita e dei ricavi che Big Tlc ha saputo realizzare, pur negli anni della crisi, e che le hanno consentito di passare nel giro di 5 anni  da un passivo di 2 milioni di euro a chiudere il 2015 con un attivo di 250mila euro. Solo due anni fa la stessa gara per la cessione delle quote era andata deserta. “Obiettivo raggiunto! Siamo riusciti a compiere un passo molto importante e rilanciare la società chiarendo meglio la sua funzione – commenta il presidente Rossi -. Un anno fa avevo lanciato la sfida, che passava anche attraverso il cambio di nome, da oggi continuiamo con determinazione perché parliamo di un’infrastruttura che è ormai diventata fondamentale, come l’elettricità o il gas, per rilanciare la competitività del tessuto imprenditoriale bergamasco. Voglio ringraziare in modo particolare il presidente Cattaneo e la dott.ssa Capodicasa che con tutti i dipendenti hanno fatto un grandissimo lavoro di squadra”.