Due borse di studio in memoria del professor Notarstefano

NotarstefanoNella sala consiglio del Rettorato dell’Università di Bergamo sono state consegnate 2 borse di studio alla memoria del professor Cosimo Notarstefano, docente di Legislazione del Turismo e di Aspetti giuridici, culturali e linguistici dell’Unione Europea presso le Facoltà di Lingue e Letterature Straniere delle Università degli Studi di Bergamo. A lui è dedicato il sito web www.cosimonotarstefano.it, che raccoglie tutte le pubblicazioni del docente. “Le borse di studio sono un desiderio di mio figlio, che amava i suoi studenti ed era capace di stare ore a parlare con loro e aveva un’attenzione particolare per le condizioni disagiate” ha commentato la madre del professore Katia Mastropaolo Notarstefano, che ha personalmente consegnato le borse di studio a Elena Barcella e Mauro Conti, iscritti al primo anno del corso di laurea magistrale di Progettazione e Gestione dei Sistemi Turistici. Entrambi utilizzeranno la borsa di studio per il programma Double Degree che li porterà negli Stati Uniti, uno specchio della volontà dell’Ateneo di creare per tutti gli studenti un’opportunità di studiare o fare un tirocinio in un contesto internazionale. Al ricordo del Rettore Remo Morzenti Pellegrini si è unito il professor Maurizio Gotti direttore del Dipartimento di Lingue, letterature straniere e comunicazione, la professoressa Rossana Bonadei collega del prof. Notarstefano e il professor Andrea Macchiavelli. Scomparso improvvisamente tra il 5 e il 6 gennaio 2011, Cosimo Notarstefano ha insegnato anche presso le Università di Bari e del Salento. Jean Monnet Professor dal 1996 (Chair di Diritto dell’Unione Europea) svolgeva attività di consulenza giuridico-economica, studi di fattibilità, programmazione territoriale e project-financing per organismi internazionali (UE, CUM/UNESCO, OMT, CNR) ed enti locali (Regioni, Province, Comuni). Autore e curatore di 70 pubblicazioni scientifiche e divulgative su tematiche attinenti l’Unione Europea (tra cui i Tomi “Thesaurus Multilingue del Turismo”, “Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa”, “Guida didattica all’impostazione LEADER”), dal 2003 era Coordinatore del Polo “Euromediterraneo Jean Monnet” promosso dalla DG EAC della Commissione Europea. Responsabile scientifico di diversi progetti afferenti ai P.I.C. Urban, Interreg, Leader, Equal e dei Campus europei del patrimonio, ambiente e turismo. Relatore a numerosi convegni nazionali ed internazionali su cooperazione internazionale, partenariato interuniversitario, turismo, patrimonio culturale, sviluppo sostenibile, programmazione comunitaria e diritto dell’UE.




In Fiera gli stati generali della scuola del futuro

Le migliori esperienze della scuola del futuro in Italia a confronto in una giornata di lavoro alla Fiera di Bergamo: sono gli Stati Generali della Scuola Digitale, in programma il 26 maggio 2016 a partire dalle ore 8.30 in via Lunga e organizzati da Comune di Bergamo, Ufficio Scolastico per la Lombardia Bergamo, Fondazione Tim e Associazione Impara Digitale, in collaborazione Ente Fiera Promoberg, Associazione BergamoScienza e con il patrocinio della Provincia di Bergamo. A un anno dal lancio del Piano nazionale Scuola Digitale l’appuntamento degli Stati generali è un momento fondamentale di confronto e di dialogo tra tutti gli attori dell’innovazione nel mondo scuola verso una didattica per competenze centrata sullo studente come protagonista del proprio apprendimento. Già 1.200 tra docenti e operatori del settore si sono registrati per partecipare all’evento. Un programma davvero articolato, tra panel tecnici, gruppi di lavoro e buone pratiche, per una giornata che offrirà uno spaccato della scuola del futuro nel nostro Paese. Interverranno Davide Faraone, Sottosegretario del Miur, Ivan Scalfarotto, Sottosegretario del MISE, Giorgio Gori, Sindaco di Bergamo, David Lanfrey, Donatella Solda e Mila Spicola del Miur, Laura Galimberti, coordinatore edilizia scolastica della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Alberto Mingardi, vicepresidente di Fondazione TIM, Dianora Bardi dell’Associazione ImparaDigitale, e tanti altri. Per accreditarsi, basta inviare una email a francescoalleva@comune.bg.it, indicando i propri contatti e la testata giornalistica di riferimento.




Fondazione Donizetti, Gori dice no alla proposta di Ceci e Tentorio

Teatro Donizetti“La proposta dei consiglieri Ceci e Tentorio non può essere ricevuta, perché si basa sul riconoscimento della non rilevanza economica del servizio culturale e della gestione teatrale: tutte le proposte dei consiglieri sono regolate infatti dal codice dei contratti e quindi rilevanti da un punto di vista economico. Significa che prevedono necessariamente una gara, a meno che il soggetto che si propone di collaborare col Comune non sia un soggetto di diritto pubblico”. Il Sindaco di Bergamo Giorgio Gori ha così risposto in Consiglio Comunale alla lettera aperta che nei giorni scorsi gli esponenti delle minoranze hanno inviato alla stampa in merito alla questione Fondazione Teatro Donizetti, della quale si sta modificando lo statuto. Una risposta motivata in primo luogo da una sentenza relativa al Teatro Petruzzelli di Bari, sentenza che giudicò appunto il servizio teatrale economicamente rilevante. Gori poi entra nel merito giuridico della questione, rimarcando quanto una fondazione sia e un istituto di natura privatistica: “ma un conto è la natura di un ente, e un conto sono le regole che quest’ente deve seguire. E’ importante non fare confusione. Noi infatti non abbiamo proposto di modificare la natura della FTD, che resterebbe privata anche se ne modificassimo la governance a favore del Comune. Riteniamo invece necessario, e a questa necessità proponiamo di rendere coerente la governance, che la Fondazione operi come ente di diritto pubblico, ai sensi della Direttiva comunitaria 18/2004 e del Dlgs 163/2006, confermato nel nuovo Codice degli appalti”. “Il parallelismo con quanto avvenuto per l’Accademia Carrara è francamente improponibile: – ha anche chiarito Gori – il presupposto, nel caso della Carrara, era infatti che ci fosse, già consolidata, una platea di soci sostenitori che contribuisse a coprire il deficit strutturale di gestione. Per il Donizetti abbiamo in questo momento solo donazioni volte alla ristrutturazione dello stesso e non alla gestione delle attività successive”.

Non solo: anche ammettendo che la proposta di Ceci e Tentorio fosse ricevibile, “non c’è nessun beneficio rispetto al punto obiettivamente più critico di tutta la faccenda, ossia la maggior durata e complicazione di una gara europea rispetto all’affidamento diretto che era stato sognato quando la Fondazione era stata costruita. La proposta di Tentorio e Ceci non porta alcun miglioramento, visto che è del tutto allineata alla nostra”. Gori attacca Tentorio sul punto più politico della lettera aperta di qualche giorno fa, ovvero sia la “privatizzazione” della gestione dei servizi culturali: “un passaggio in netto contrasto con tutto quello che Tentorio ha dichiarato in quest’aula in occasione dell’affitto del ramo d’azienda BOF: allora assistemmo a un elogio accalorato della gestione pubblica, mentre ora sentiamo parlare di una gestione privata più agile e al passo con i tempi. Ma la gestione pubblica attuale del Donizetti ha dimostrato grandi risultati, tra i migliori in Italia quest’anno. Allora di cosa parliamo?”

Durante la seduta è stato smontata dalla Giunta anche l’affermazione che 23 teatri italiani su 29 avessero scelto una Fondazione di diritto privato come ente di gestione. “Il Teatro di Ferrara è retto da una Fondazione in cui tutti e 5 i membri del Cda sono di nomina pubblica; nel Cda della Fondazione che gestisce il Teatro di Brescia 8 componenti su 15, quindi la maggioranza, sono nominati dal sindaco; il Teatro Ponchielli di Cremona è gestito da una Fondazione il cui Cda è maggioranza pubblica; il Teatro di Treviso è retto da una Fondazione di cui 7 membri su 9 sono di nomina pubblica; il Teatro Regio di Parma è gestito da una Fondazione il cui Cda è nominato per 3/5 dal sindaco; nel Cda che gestisce il Teatro di Modena siedono 5 membri (su 7) di nomina pubblica; a Reggio Emilia 4 su 5 sono di nomina pubblica. Tutti questi teatri sono assimilabili a enti pubblici”. Gori dimostra inoltre che la Fondazione debba comportarsi comunque come un soggetto di diritto pubblico, semplicemente dimostrando che l’ente trae la maggior parte dei propri finanziamenti da soggetti pubblici. “La Fondazione sarebbe tenuta a seguire le procedure di “diritto pubblico”, ove anche i privati mantenessero la maggioranza in Cda e il suo statuto non venisse modificato, se la sua attività fosse finanziata in modo maggioritario da soggetti pubblici.”

I dati parlano chiaro: visto che vanno considerati “pubblici” i 3,5 milioni deliberati dalla Fondazione Cariplo a favore della Fondazione perché è stato lo stesso Consiglio comunale di Bergamo a indicare a Fondazione Cariplo quella destinazione, il risultato dice 10.346 su 18 milioni di euro circa provengono da finanziamenti di natura pubblica, le risorse private sono pari a 3/3.5 milioni di euro ancora da raccogliere da trattative in corso o attraverso una sottoscrizione popolare. Stesso discorso vale anche per la gestione dei servizi comunali: se il Comune continuerà a sostenere le attività del Donizetti così come ha fatto in questi anni (in modo diretto o trasferendo risorse alla Fondazione Donizetti), il totale dei contributi pubblici (2,5 milioni di euro dal Comune e dal Fondo Unico dello Spettacolo) risulterà con ogni probabilità superiore ai ricavi di fonte privata (oggi pari a 1,4 milioni), anche a fronte delle attività di valorizzazione prevedibili dopo la ristrutturazione (anche in virtù di un auspicabile aumento del contributo FUS e di quelli di fonte comunitaria). “Per invertire il rapporto dovremmo sostanzialmente raddoppiare i ricavi di fonte privata, cosa in assoluto non impossibile, ma francamente poco probabile”.

“Ecco perché rispondo cortesemente, ma convintamente no alla richiesta di una “pausa di riflessione” avanzata dai consiglieri Tentorio e Ceci, – ha concluso il Sindaco Gori – nonché alla loro proposta di non toccare lo statuto.  L’approfondimento tecnico-giuridico è stato assolutamente accurato e adeguato all’importanza del tema e ha coinvolto tutti gli esperti della Fondazione Donizetti. Se così non fosse stato la Fondazione non si sarebbe orientata a modificare lo statuto. Ci sono molteplici e solide ragioni tecniche e giuridiche che ci spingono ad accogliere questa impostazione. E c’è anche una ragione politica. La via della Fondazione di diritto privato, assistita da una raccolta fondi di chiara prevalenza privata e dalla procedura del project di servizi, avrebbe teoricamente consentito – ove la Fondazione si fosse aggiudicata la gara per il project – un’esecuzione dei lavori probabilmente più spedita e fors’anche più economica. Ma così non è stato, per le ragioni che abbiamo ricordato e che portano tutti, anche i consiglieri Tentorio e Ceci, a ritenere opportuna, anzi necessaria, una gara europea. Quanto alla gestione però, alle ragioni giuridiche vogliamo accompagnare anche una convinzione: che non sia affatto acquisito che i servizi culturali gestiti con modalità pubbliche funzionino male, come dimostrano proprio i servizi gestiti direttamente dal Comune. Così come è tutt’altro che dimostrato che un soggetto di diritto pubblico non sia in grado di favorire l’afflusso di capitali privati. Siamo sicuri che la Fondazione Teatro Donizetti a maggioranza pubblica sarà anzi in grado di fare molto bene sia l’una che l’altra cosa.”

 




Alla Mai l’assemblea di Federmanager

Domani, alla Sala Furietti della Biblioteca Civica Angelo Mai, in Cittàù Alta, si terrà alle 17,30, l’assemblea dei soci di Federmanager. Aprirà i lavori la presidente Bambina Colombo, cui seguirà anche l’intervento di Stefano Cuzzilla, presidente nazionale Federmanager. Al termine è prevista una cena sociale alla Taverna del Colleoni in Piazza Vecchia, offerta ai soci. Per eventuali accompagnatori il costo è di 60 euro. Al fine di facilitare il raggiungimento della sede dell’Assemblea, Federmanager ha predisposto un servizio di navetta con partenza dal Piazzale dello Stadio di Bergamo alle 17.




I casi virtuosi / «Su Facebook c’è anche la cliente che non ti aspetteresti mai»

da sinistra: Paolo Gozzoli e Patrizia Pavese, Elena Valietti, Norberto Piersigilli e Daniele Caccia

Anche il più tradizionale dei negozi può fare innovazione, dandosi di un’identità precisa, selezionando i prodotti, differenziandosi, comunicandolo con efficacia e migliorando gli aspetti gestionali. Il quadro e le leve illustrate nel proprio intervento dal responsabile delle Politiche per lo sviluppo di Confcommercio, Fabio Fulvio, si sono tradotte in casi concreti nelle quattro testimonianze d’impresa presentate all’assemblea dell’Ascom.

La trattoria Visconti di Ambivere, fondata nel 1932, ha portato la sua tradizione in rete ed ha voluto che il suo quinto sito fosse anche facilissimo da gestire, aspetto fondamentale per le piccole realtà che non possono contare su personale dedicato per la comunicazione. Grazie alla collaborazione con la start up bergamasca Onlime le news del sito si aggiornano automaticamente dai post sulla pagina Facebook. «Ma la prima e vera innovazione – ha sottolineato Daniele Caccia – è stata nell’andare controcorrente nella proposta, nel preparare le ricette storiche della Bergamasca e della nostra famiglia in risposta all’appiattimento dei sapori». Il web poi offre la possibilità di entrare nel locale, pregustare i piatti, conoscere i volti di chi lavora in sala, in cucina, sapere delle novità di stagione e pure di regalare un cena con pochi click. Con un’accortezza: «Ai chi arriva sul sito occorre dare le informazioni che interessano di più, come orari, giorno di chiusura e sopratutto i prezzi. Noi facciamo i casoncelli con la ricetta della bisnonna Ida e diciamo che costano 10,50 euro. Chi va sul sito è contento di sapere quanto sono buoni, ma lo è ancora di più se sa quanto spende».

Chi invece ha scelto l’on line per il proprio business è Makemedia Sas di Costa Volpino, con il portale Oltrevela.com, il maggiore per il settore della vela e della nautica in Italia, che annovera tra i propri clienti anche la nazionale e gli olimpionici di vela e che consegna persino sulla spiaggia o in barca. L’attività è partita dieci anni fa, ma è un’evoluzione continua. «Non è così semplice presentare il prodotto in maniera adeguata – ha affermato Patrizia Pavese che ha avviato l’attività con il marito Paolo Gozzoli -, ogni volta cerchiamo di aggiungere dettagli tecnici, fotografie, descrizioni. È un continuo mettersi in discussione, non basta pubblicare un prodotto. E poi c’è la parte tecnologica, che noi sviluppiamo in casa, e gli investimenti sui motori di ricerca e i siti comparatori». Insomma, anche chi parte innovativo e digitale non si può fermare!

Un nuovo modo di fare negozio è invece Legami, in largo Rezzara a Bergamo che è bar, libreria e store di oggetti ricercati e di design. «Puntiamo sull’aggregazione e il coinvolgimento – ha spiegato il retail manager Norberto Piersigilli – ma perché l’idea funzioni occorre anche metodo. E quindi misurare i passaggi, selezionare i prodotti, essere i primi ad averli, analizzare la redditività, sapere sempre cosa c’è, a quanto si vende, qual è la marginalità, altrimenti si rischia di rincorrere i problemi». Altro importante capitolo è quello del personale, che il negozio ha voluto qualificato per ogni area. «Innovazione è vedere da un punto di vista diverso – ha concluso -. Il negozio è stato aperto sette/otto anni fa, ma non era quello che è oggi».

A confermare l’importanza delle tecnologie digitali è la cliente che non ti aspetti. «Una signora anziana mi ha detto di aver visto su Facebook le fotografie di piatti e prodotti scattate in negozio», ha svelato Elena Valietti, titolare dell’omonimo ortofrutta a Zanica, che propone anche gastronomia vegana e composizioni di frutta. «Non pensavo ci fosse così tanta gente che utilizza questi sistemi, invece è stata la chiara conferma che sui social e on line bisogna esserci. Certo comporta sacrifici, voglia di imparare e mettersi in gioco». Cosa che lei fa da sempre con convinzione anche sul versante dell’offerta, con insalate, minestroni, piatti tradizionali e vegani partendo dalla sua materia prima, quella frutta e verdura che conosce benissimo. «Siamo noi fruttivendoli a scegliere ogni giorno la migliore».




Gandi: «Lavoriamo insieme sulla rigenerazione urbana»

Sergio Gandi
Sergio Gandi

Dopo i tagli alle tasse (216 euro in meno per ogni cittadino dalla riduzione della Tari e dell’Imu e dall’abolizione della Tasi), il rafforzamento della condivisione («a volte c’è un po’ di ritardo ma non c’è progetto che non venga discusso anche con voi»), gli sforzi per rendere la città più attrattiva, testimoniati da una crescita del turismo del 20%, e quelli per migliorare l’efficienza delle infrastrutture (dai parcheggi alla grande copertura wifi), della mobilità, con il progetto qualificante del metrobus, e della sicurezza, è la rigenerazione urbana la sfida alla quale è chiamato il Comune di Bergamo.

Ricorre ad un concetto caro al mondo del commercio tradizionale, sviluppato da Confcommercio, il vicesindaco Sergio Gandi, nell’intervento all’Assemblea dell’Ascom. «Conosciamo bene il problema nei negozi sfitti, che rappresentano il 10% del totale – ha detto – e poi c’è quello dello svuotamento di grandi contenitori, dal Teatro Nuovo agli Uffici statali che saranno liberi tra poco, alla sede di Confindustria. È qui che davvero serve mettere in campo l’innovazione», ha sottolineato utilizzando la parola chiave della giornata di lavori. «L’Amministrazione è chiamata ad intervenire sugli strumenti urbanistici, a ridurre i vincoli e offrire più flessibilità, ma occorre anche un rinnovato protagonismo da parte delle attività commerciali, come quello che abbiamo visto sabato nella splendida iniziativa in centro di Bergamo Vive». E se un ingrediente fondamentale per guardare al futuro è la fiducia, «a livello locale la si costruisce condividendo un’idea comune di città e lavorando insieme».

Perlita Serra
Perlita Serra

Anche la Provincia ha portato il proprio saluto con Perlita Serra, che è anche sindaco di Curno, uno dei Comuni a maggiore densità di centri commerciali. «La nuova Provincia – ha ricordato – sta faticosamente cercando un assetto che permetta di essere quell’ente che favorisce il trasferimento dell’attrattività della città su tutto il territorio e di continuare a mantenere alta la capacità di innovare».




Fusini: “Il commercio tradizionale dovrà affrontare una nuova grande sfida”

Oscar Fusini
Oscar Fusini

di Oscar Fusini*

Nell’affrontare il tema dell’innovazione nel Terziario non si può non riprendere la prefazione alla collana delle Bussole di Carlo Sangalli. Venuto di recente a Bergamo per l’inaugurazione della nostra nuova sede, il presidente di Confcommercio ha ribadito che occorre superare l’idea, o il pregiudizio, che l’innovazione appartenga solo alle attività industriali e del terziario avanzato. L’innovazione – è bene rilevarlo – non è solo tecnologica, di prodotto o di processo. E’ presente anche nei nostri settori. Il commercio, il turismo e i servizi restano una componente tra le più vivaci ed esprimono grande innovazione innanzitutto nell’idea che li accompagna (quindi nella proposta di valore al cliente) ma anche nei nuovi modelli organizzativi, di marketing, di business, nei nuovi formati distributivi e nei nuovi modi di interagire con i clienti, con o senza l’utilizzo di nuove tecnologie. In altri termini, il terziario esprime continua e grande innovazione. Basti vedere quante attività innovative – dai negozi ai ristoranti, dalle attività di servizi alle imprese e alle persone – si affermano con le loro novità nella nostra provincia, nei centri urbani, direzionali e commerciali.

Un secondo aspetto mi riporta più vicino al tema. Ed è il tentativo di rispondere alla domanda su come si evolverà il rapporto tra il commercio tradizionale e quello virtuale e quali effetti si produrranno sui consumi e sull’occupazione. Su questo tema vedo alternarsi studi e ricerche, alcune ottimistiche, che minimizzano il fenomeno, altre più catastrofiste secondo le quali nel giro di pochi anni tutto o quasi si comprerà in rete mentre i centri urbani perderanno i negozi. Detta così sembrerebbe del tutto passivo il nostro ruolo ed inevitabile la dismissione delle attività tradizionali per cercare fortuna in altri settori. Non è così. Il destino del nostro mondo e la sopravvivenza delle imprese sono nelle nostre mani e nella capacità di innovare, investire e cambiare dei nostri imprenditori. Di questo dobbiamo innanzitutto prenderne consapevolezza per cercare di trovare gli strumenti di reazione più adeguati. Noto, infatti, che siamo un po’distratti. Perché siamo ancora concentrati sulla questione della concorrenza tra piccoli esercizi e grandi strutture di vendite e ci sfugge che il mondo sta velocemente cambiando. Oggi la partita nel commercio, lo scontro in atto, è tra acquisto tradizionale e virtuale, tra innovazione, servizi e prezzo e, quindi, su come i diversi canali di vendita rispondono alle nuove esigenze dei consumatori.

A noi che siamo persone d’associazione ci piace pensare innanzitutto positivo e crediamo che si possa raggiungere una crescita equilibrata, almeno nei principali settori del commercio. In alcuni settori, dove la standardizzazione del prodotto è totale (libri, cd, tecnologia ecc.) vedremo salire a quote maggioritarie il canale Internet. In altri comparti, invece, come l’alimentare, e anche là dove l’acquisto risponde ad esigenze di tipo emozionale (abbigliamento, calzature ecc.) l’acquisto tradizionale manterrà la sua predominanza. Insomma non ci saranno solo acquisti in Internet, ma certamente l’economia sarà sempre più digitale. I negozi resisteranno ma saranno chiamati loro stessi a un percorso di integrazione della vetrina Internet e del commercio elettronico nell’attività tradizionale. Internet per molti imprenditori tradizionali dovrà diventare un alleato per ampliare e diversificare il mercato prima ancora che un avversario. Questo non succederà senza fatica. La sharing economy e il web stanno cambiando gli stili dei consumatori, come fece la televisione negli anni ‘50. Vantaggi non ne arriveranno purtroppo per chi resterà passivo. Come direbbe il mio amico Fabio Fulvio, responsabile del settore delle Politiche per lo sviluppo di Confcommercio e autore del libro “Il negozio nell’era di Internet”, servono metodo e investimenti per fare innovazione, imparando a misurare le performance, sviluppando una reale strategia offline e online e selezionando, formando e gestendo e motivando il personale. Il commercio tradizionale è atteso quindi a un nuova grande sfida. Innovare per competere. La sua capacità di innovare e la passione dei nostri imprenditori mi rendono fiducioso.

* direttore Ascom Confcommercio Bergamo

 

 




Il punto degli Autosalonisti, dei Giovani Imprenditori e del settore Abbigliamento

La 71esima assemblea dell’ Ascom è stata anche l’occasione per fare il punto sulle problematiche vissute dalle categorie

Loreno Epis, presidente degli Autosalonisti di Ascom Bergamo

Loreno Epis
Loreno Epis

“L’inaugurazione della nuova sede ha portato maggior visibilità e prestigio alla nostra Associazione. Ma al contempo ha alzato le aspettative di tutti, dipendenti e associati. Ecco perché oggi il vero “Driver” di questa nuova avventura dovrà essere la capacità di rispondere ai bisogni degli associati, accelerare la sfida verso il rinnovamento”. A parlare è Loreno Epis, presidente degli Autosalonisti dell’Ascom, che ha ricordato come in veste di consigliere nazionale di Federmotorizzazione, ha partecipato all’evento internazionale del settore Automotive, chiamato NADA, a Las Vegas. “Qui – evidenzia Epis – ho potuto constatare come l’innovazione tecnologica e commerciale siano alla base del mercato e danno eccellenti risultati sul piano economico. Sappiamo che il nostro paese è molto differente sotto l’aspetto legislativo, culturale e economico rispetto agli Usa, ma le tendenze che emergono Oltreoceano tendono spesso a ripresentarsi in Europa e in Italia dopo qualche anno. Affinché l’innovazione possa veramente prendere piede sarà tuttavia necessario modernizzare maggiormente il nostro paese, che è ancora in ritardo e augurarci un reale cambio di passo della politica italiana, soprattutto come attenzione verso il nostro settore. Insomma, se vorremo veramente migliorare il nostro “sistema Italia” – ha dichiarato Epis – dovremo tutti insieme impegnarci per un cambiamento della politica verso i settori economici”. “Sebbene le auto – tornando al mio settore – si comprino ancora nei concessionari e negli autosaloni, Internet sta diventando un passaggio obbligato per i tanti in procinto di cambiare l’auto. Ecco perché le sfide saranno la formazione e l’assistenza sul versante delle nuove tecnologie. Abbiamo già in programma la partenza di un nuovo percorso per i nostri associati mirato alla formazione “ad hoc” sull’uso della tecnologia e degli strumenti web finalizzati ad ogni singola realtà impegnata nella filiera Automotive. Da un punto di vista associativo – continua Epis – auspico invece l’unificazione dei due gruppi di categoria del settore auto, tra vetture nuove e usate, in un’unica categoria per rafforzare e coordinare gli sforzi in questo settore. Questo è in linea con quanto la nuova Federmotorizzazione sta facendo nella rappresentanza del settore auto. Bergamo, e questo lo posso tranquillamente confermare, è una provincia all’avanguardia nel settore Automotive per qualità dei servizi dei concessionari e degli autosaloni. E, grazie al lavoro dell’Ascom, è anche avanti nella rappresentanza. Questo è motivo di prestigio. Ma – ha concluso il presidente -. non ci dobbiamo fermare, anzi dobbiamo puntare a traguardi sempre più importanti”.

 

Luca Bonicelli, presidente del Giovani dell’Ascom Bergamo

Luca Bonicelli
Luca Bonicelli

Per Luca Bonicelli, presidente del Giovani Ascom Bergamo – Gruppo che nei giorni scorsi ha organizzato un workshop dedicato al tema dell’innovazione nelle pmi – “innovare significa cambiare. Cercare risposte nuove per esigenze nuove e vecchie e per crescere in un mercato sempre più dinamico e competitivo. Ma soprattutto significa imparare ad essere mutevoli rispetto ad un mondo dinamico”. “Quello che ci hanno lasciato questi lunghi e interminabili anni di crisi – ha affermato Bonicelli – non sono solo difficoltà. Io penso anche alle nuove occasioni. Vanno colte, ma in ogni caso occorre operare uno scarto rispetto al passato. Occorre pertanto una maggiore formazione, più investimenti, perché il metodo si può apprendere solo qualificandoci mentre l’investimento è alla base dello sviluppo di qualsiasi attività d’impresa. Innovare – ha proseguito il presidente – significa fare rete o, come si diceva in passato, fare sistema tra organizzazioni, perché nel momento in cui le difficoltà sono grandi e comuni, il confronto può arricchire il dibattito e coordinare le risposte”. “Per questo voglio ringraziare l’Ascom e il suo presidente che mi daranno la possibilità di ospitare, in concomitanza con l’evento benefico annuale del prossimo 17 giugno, anche un convegno nazionale dei Giovani Imprenditori di Confcommercio sul tema delle reti. Perché in un convegno nazionale possiamo offrire le nostre proposte e cogliere spunti positivi dagli altri. Se lo scambio e la contaminazione di idee possono essere utili a livello nazionale non dobbiamo dimenticare che la rete deve promuovere innanzitutto il territorio e il suo tessuto produttivo. In questo mi piace ricordare le azioni del Coordinamento provinciale dei Giovani – cui partecipano anche i Giovani imprenditori di Confindustria, di Confartigianato e Ance – che quest’anno proporrà spunti e argomenti in un nuovo ciclo di incontri formativi. Cambiano, infatti, i settori – ha concluso Bonicelli – ma i problemi e le risposte sono gli stessi. Innovazione formazione ed investimento restano le chiavi per affrontare il futuro”.

 

Diego Pedrali, presidente del Gruppo Abbigliamento e Calzature Ascom Bergamo

Diego Pedrali
Diego Pedrali

Diego Pedrali, presidente del Gruppo Abbigliamento e Calzature Ascom Bergamo ha evidenziato come “la situazione della nostra economia è ancora difficile”. “Ogni giorno noi commercianti rischiamo tutto, mentre lo Stato, che con lo sperpero mostruoso crea danno al mondo imprenditoriale, ci zavorra – accusa Pedrali -. Ormai abbiamo utilizzato tutte le riserve accantonate negli anni, il nostro benessere per il futuro, ed è rimasto ben poco. Avremmo bisogno di un miglior rapporto con il sistema bancario, di maggior sostegno da parte dello Stato e delle Istituzioni. Uno di questi potrebbe essere, per esempio, quello di rivedere il capitolo delle concessioni commerciali, perché il territorio bergamasco non ha più bisogno di altri centri commerciali, ma di far rivivere i negozi del centro della città e di ogni paese, che sono la linfa vitale per il vivere quotidiano (comodità per l’acquisto, sicurezza, luce nei quartieri). Una sfida sicuramente non facile da realizzare, se non con l’aiuto appunto delle istituzioni”. “La presenza di troppe attività della stessa merceologia e il loro alto  turnover, quasi repentino – annota ancora Pedrali – crea solo confusione, perché condizionano la professionalità dei commercianti storici. A tutto questo si aggiunge una pressione fiscale che crea solo un problema di sopravvivenza oltre a quello non marginale dell’occupazione. Ecco perché auspico che la nostra Associazione continui ad essere un punto di riferimento per noi imprenditori, dove trovare, come sempre è successo fino ad oggi, la massima e sincera collaborazione da parte di tutto il personale”.

 

 




L’assemblea dell’Ascom / Fulvio: «Ecco le mosse per rilanciare le attività nell’era di Internet»

Fabio Fulvio durante il suo intervento all'assemblea dell'Ascom
Fabio Fulvio durante il suo intervento all’assemblea dell’Ascom

Come può sopravvivere il commercio tradizionale nell’era di Internet? Secondo Fabio Fulvio, responsabile del settore Politiche per lo sviluppo di Confcommercio, intervenuto oggi all’Assemblea annuale Ascom, ci sono delle strategie che permettono ai negozi di vicinato di competere e di rimanere sul mercato. Ad esempio, utilizzare le tecnologie digitali per migliorare l’esperienza di acquisto del cliente, integrare le attività online con quelle in negozio, ma anche puntare con decisione sugli aspetti che distinguono un negozio rispetto ai suoi nuovi concorrenti online, ovvero rapporto personale col cliente, competenza, servizio e “presenza” sul territorio.  E ancora, rafforzare l’esperienza nello store, estendere la clientela con web e social e rivolgersi al mercato straniero con piattaforme di e-commerce.

Il tema è di grande attualità e interesse. Secondo l’analisi di Confcommercio Imprese per l’Italia quasi un consumatore su due ha fatto o fa acquisti on line (il 55,6% contro il 44,4% che non l’ha mai fatto). E quasi uno su tre (il 29,9%) acquista via web con frequenza. Il profilo dell’«heavy e-shopper» (che acquista on line di abitudine) è uomo, di età inferiore ai 45 anni, celibe e vive in centri medio-piccoli. Poi ci sono i consumatori che non hanno ceduto alle lusinghe dell’e-commerce e continuano a comprare solo nei negozi (di norma sono donne sposate, sotto i 45 anni che vivono in città). In mezzo, figurano quelli che cercano su Internet e poi comprano in negozio (uno su due) e coloro che, al contrario, vanno in negozio per provarsi un capo e, poi, lo comprano a un prezzo più basso online, i cosiddetti clienti Topo, Try Offline Purchase Online, ovvero prova in negozio, compra su Internet.

Fabio Fulvio
Fabio Fulvio

L’evoluzione di Internet ha cambiato in modo profondo le regole del commercio. In mezzo al moltiplicarsi di portali on line con migliaia di prodotti disponibili, guide, consigli, recensioni, forme di interattività e ai nuovi servizi di mobile commerce che indicano al cliente, in tempo reale, gli esercizi della zona che offrono lo stesso articolo con relativo prezzo, i negozi di vicinato rischiano di rimanere tagliati fuori.

«Oggi ogni negozio compete non soltanto a livello geografico con altri negozi o formati distributivi del suo territorio, ma anche, e sempre di più, con altri venditori (virtuali o misti) a volte localizzati a migliaia di chilometri di distanza – ha spiegato Fulvio -. Anche se, ed è un paradosso solo apparente, sono le grandi superfici a soffrire maggiormente i nuovi concorrenti online di oggi e di domani».

Anche nell’era di Internet i negozi possono ritagliarsi il proprio spazio, in certi casi, di enorme successo. «L’innovazione è alla portata di tutti e l’imprenditore che innova è anche quello che esce prima e più competitivo dalla crisi. È necessario conoscere le trasformazioni che ci attendono per poter rispondere e poterle sfruttare a proprio vantaggio». Secondo Fulvio, un piccolo negozio può fare quattro cose. «Innanzitutto, deve imparare a misurare la propria performance. Raccogliere i dati, fare una analisi della clientela, del magazzino, delle vendite, del personale e della struttura, quindi fissare degli obiettivi e delle azioni».

Una seconda azione è quella di sviluppare una strategia offline, «definire la specificità della propria impresa, distinguersi al limite della unicità è l’elemento fondamentale sui cui si basa tutto il resto – ha detto Fulvio -. È consigliabile scegliere un gruppo di potenziali clienti su cui offerta, competenze, caratteristiche possono fare la differenza e selezionare assortimento dei prodotti e fornitori e conoscere molto bene i prodotti che si vendono. Solo se vi riconoscono come punto di riferimento per i prodotti che vendete sarete credibili per altre attività». Inoltre vanno curati in modo scientifico la vetrina e l’esposizione dei prodotti. Accorgimenti anche molto semplici, come gli shelf talker (piccole descrizioni), catturano l’attenzione e fanno vendere di più, assicura Fulvio. Spazio poi alla personalizzazione al massimo livello dei servizi, dalle modifiche sartoriali al prodotto fatto dal cliente, alla creazione di comunità di clienti.

Assemblea Ascom_2016La terza azione consigliata riguarda lo sviluppo di una strategia on line: «Nessun business può sopravvivere oggi senza un sito web. Il minimo sindacale – ha dichiarato Fulvio – è avere un sito fatto bene, che esponga e dia visibilità al proprio negozio e ai prodotti e servizi. Rispetto ai social non vanno sottovalutati la loro potenzialità e l’impegno che richiedono». Per cui sì a Facebook, Instagram e simili, ma solo se si ha tempo per rispondere alle richieste che si ricevono. Anche l’e-commerce è una opportunità ma è come aprire un altro negozio, da collegare al primo, quindi va valutato e studiato con attenzione.

L’ultima strategia riguarda l’aspetto più importante di ogni attività di servizio: «la selezione, formazione, gestione e motivazione del personale «perché un’impresa si distingue per le persone che ne fanno parte», ha concluso l’esperto.




Malvestiti: «Tre i fattori decisivi per le imprese: competenze, aggregazioni di rete e innovazione»

assemblea Ascom 2016

 

di Paolo Malvestiti*

Grazie di essere intervenuti a questa nostra assemblea. La vostra presenza oggi è segno di affetto e di stima nei confronti della nostra Associazione. La nuova sede che oggi ci accoglie, inaugurata con successo 15 giorni fa, è il frutto del lavoro e della collaborazione di tutti coloro che hanno messo a disposizione tempo ed energia per far crescere la nostra Ascom. La nuova struttura, come avete avuto modo di vedere in questi mesi, è bella accogliente e funzionale e vuole essere il simbolo di chi ha resistito con tenacia per ripartire dopo la crisi. Questo non è infatti un punto di arrivo, ma l’inizio di un nuovo percorso che ha nuove sfide e nuovi traguardi. Come ha detto il presidente Sangalli durante la cerimonia di inaugurazione, è necessario essere sempre innovativi, competitivi e all’altezza delle esigenze dei nostri associati. Oggi siamo pronti a potenziare quei servizi che vengono evidenziati dall’associato secondo i suoi nuovi e vecchi bisogni. La logistica, l’accoglienza e l’attenzione al cliente rappresentano fattori che determinano la qualità della prestazione e la soddisfazione dell’utente, tanto nei servizi innovativi quanto in quelli tradizionali che rappresentano ancora oggi la spina dorsale dell’associazione. Perciò l’Ascom è chiamata a stare al passo con i tempi, a cogliere i mutamenti che il terziario offre, e a rafforzare quel barlume di positività e di ripresa che si sta intravedendo. Dall’inizio dell’anno infatti, i dati nazionali registrano un incremento del clima di fiducia delle imprese, sia per quel che riguarda la situazione economica generale, sia per l’andamento delle singole attività. Sembra che la via della ripresa sia stata imboccata, anche se sarà ancora lunga e complessa.

Da un’analisi fatta dalla Federazione nazionale del settore alimentare risulta che lo scontrino medio negli ultimi sei mesi è aumentato e il dato è accompagnato anche da un leggero incremento del numero dei negozi. Questi elementi positivi sono confermati dall’Osservatorio del Credito di Confcommercio che ha evidenziato negli ultimi mesi una crescita della fiducia degli imprenditori, un aumento del livello dei ricavi, e un miglioramento della situazione relativa all’occupazione. Dall’Osservatorio nazionale emerge anche che è in crescita la capacità delle imprese di far fronte ai propri impegni finanziari e che si è consolidata la percentuale di imprese che si rivolgono alle banche o ai consorzi fidi per chiedere credito. A livello locale anche gli ultimi dati camerali documentano un recupero su base annua del commercio al dettaglio dell’1,8%, mentre è meno brillante il quadro congiunturale della grande distribuzione -2,7%, dei servizi degli alberghi e dei ristoranti con -0,5%. Si può dire comunque che dopo sette anni di crisi il clima di fiducia è maggiore. Non possiamo però parlare ancora di una concreta ripresa della domanda, perché continua a pesare il quadro incerto a livello nazionale e internazionale, dove permane una situazione di grande instabilità economica e sociale.

Questo fattore, insieme all’incidenza della burocrazia, al mancato taglio della spesa pubblica improduttiva e all’insostenibile pressione fiscale nazionale e locale, ricade sulla domanda interna e frena gli spiragli di ripresa. Anche i dati sulla stima del Pil nel primo trimestre del 2016 diffusi alcuni giorni fa dall’Istat confermano la timida ripresa in atto, anche se in altri paesi europei si sperimentano tassi di crescita ben più sostenuti rispetto a quelli italiani. Allo stato attuale il prodotto lordo italiano è ancora inferiore di quasi il 4% rispetto al 2011 e di quasi sette punti nei confronti del 2008.  E’ mancata dunque quell’accelerazione necessaria a trasformare la ripresa statistica in crescita vera e propria. Dentro questo contesto, le nostre imprese sono impegnate ad affrontare le sfide importanti legate al cambiamento imposto dai mutamenti nella tecnologia e dalla globalizzazione dell’attività economica. Oggi per resistere sul mercato non basta più il radicamento sul territorio ed i legami con il tessuto produttivo locale.

C’è bisogno di altro, come ci indica il rapporto OCSE commissionato dalla Camera di Commercio che individua cinque obiettivi strategici per la transizione verso un’economia a più alto valore ed a una superiore intensità tecnologica:

  1. accrescere le competenze dei lavoratori e del territorio,
  2. sbloccare il potenziale di innovazione,
  3. incrementare l’attrattività del territorio,
  4. promuovere la competitività delle piccole e medie imprese.

Paolo Malvestiti
Paolo Malvestiti

Oltre a queste leve, grazie alle proposte e alle iniziative di Imprese & Territorio e Confindustria Bergamo, che ringrazio, dovremo approfondire anche il tema delle politiche del lavoro così fortemente integrate con lo sviluppo e il destino del territorio, e questo sarà il quinto obiettivo. Per i settori del terziario in particolare, la trasformazione che guiderà le tendenze dei prossimi anni sarà legata a tre linee principali: maggiori competenze, aggregazioni di rete e innovazione. Il tema delle aggregazioni di rete e dei distretti è importantissimo in quanto essi sono strumenti che contribuiscono ad accrescere la competitività e il posizionamento delle aziende sui mercati. In questi anni i Distretti del Commercio e dell’Attrattività hanno saputo evolversi dall’originaria funzione di valorizzazione dei centri urbani a forte vocazione commerciale fino a diventare veri e propri strumenti di marketing territoriale che legano commercio, turismo, attrattività.

Come associazione ci siamo dati il compito di fare sinergia con le amministrazioni comunali e con la Regione Lombardia per avviare nuove misure a sostegno di aree cittadine interessate alla desertificazione, incentivare l’apertura di nuove attività, monitore i negozi sfitti e trovare nuove collocazioni potenzialmente utili a riattivare i centri urbani. E’ una partita questa che resterà strategica anche nei prossimi anni perché, se da una parte il numero delle imprese dei nostri settori è tornato a crescere grazie all’aumento della natalità, resta però molto alto il numero di coloro che hanno scelto di abbassare le serrande. Altro fattore strategico per la crescita delle imprese, è l’internazionalizzazione, non più esclusiva dell’industria e dell’artigianato, ma anche del commercio perché alla luce del positivo traino offerto da Expo 2015, sono sempre di più le imprese che comprano, vendono o intermediano in mercati più ampi e globali.

Sono certo che ciò che determina il cambiamento dell’impresa sono l’innovazione e la flessibilità ossia un modo diverso di porsi nei confronti dei bisogni dei clienti. L’innovazione non è solo tecnologica, ma risiede in tutti quei modelli organizzativi e di marketing che prevedono l’utilizzo di nuove tecnologie. Nei prossimi anni inoltre, la qualificazione professionale continuerà ad essere fondamentale per ciascuna azienda che sarà chiamata a competere ad ogni livello. E anche noi come Ascom proseguiremo la strada di formazione del personale per migliorare e crescere. Certamente la nuova sede con i suoi spazi per i corsi, convegni e riunioni, favorisce il confronto e l’aggiornamento continuo per gli associati e il personale interno. Nell’ottica dell’innovazione, anche in Ascom prosegue la strada di potenziamento della comunicazione, dell’informazione e dell’aggiornamento e questo attraverso i nostri mezzi di comunicazione digitali e cartacei. Sarà nostro compito anticipare i cambiamenti nel rispetto delle persone e della loro identità, proponendo una rete di funzioni che siano sempre più integrate, innovative ma anche propulsive e solidali.

L’Ascom dovrà sempre di più qualificare i propri servizi, senza dimenticare di essere un’Associazione con caratteri propri che ne contraddistinguono la visione e la missione, che si traducono nel sostegno all’impresa, nella salvaguardia del territorio e nella valorizzazione delle categorie. Sempre più impegnativo in questa fase di trasformazione del terziario è il compito svolto dalle nostre aree consulenza, fiscale, gestionale, lavoro, formazione e dalla neonata area tecnica amministrativa che cercano di rispondere sempre più tempestivamente ed adeguatamente alle esigenze più diverse dei nostri associati. Non voglio infine dimenticate il lavoro svolto dalla nostra Fogalco sul tema dell’accesso al credito fondamentale nel costruire un rapporto sano tra le imprese e il sistema bancario. “Innovare per competere” è il tema della nostra 71° assemblea che ben sintetizza le nostre azioni future e che approfondiremo nella seconda parte, grazie alla presenza di Fabio Fulvio responsabile delle politiche per lo sviluppo di Confcommercio Imprese per l’Italia e degli imprenditori che racconteranno le loro esperienze di innovazione.

Ringrazio loro per aver accettato il nostro invito e Confcommercio per la pubblicazione della collana “Le Bussole” e in particolare di quella dedicata al “Negozio nell’era di internet” una guida che ha suggerimenti utili per i tanti commercianti che ogni giorno alzano la saracinesca in un contesto sempre più competitivo, e per i giovani che vogliono intraprendere una attività nel terziario. Le Bussole sono strumenti concreti che aiutano a mantenere il negozio moderno, qualificato e al passo con i tempi. Come è al passo con i tempi la nostra associazione che deve saper produrre e diffondere innovazione per offrire un adeguato supporto alle imprese del terziario bergamasco. Concludo, ricordando che tutti i risultati raggiunti sono il frutto delle buone relazioni con le principali istituzioni del territorio e del lavoro dei miei più stretti collaboratori, a partire dai due vicepresidenti, Martinelli e Zambonelli, dai presidenti di categoria e dal Consiglio direttivo, che ho l’onore di presiedere, e dal direttore Oscar Fusini. Altrettanto dico per i preziosi funzionari e collaboratori della struttura. La fiducia che i nostri soci ripongono nell’Associazione è sicuramente il risultato del serio lavoro e del costante impegno di tutti che ci stimola e ci incoraggia a guardare avanti e a progettare altri ambiziosi traguardi.

*presidente Ascom Bergamo