Celadina, in arrivo rotatoria e posti auto

celadina - portone del diavoloLavori in corso a Celadina, dove si sta realizzando la rotatoria su via Borgo Palazzo all’incrocio con via Celadina, a pochi passi dal “Portone del Diavolo”. Il rondò è legato all’intervento urbanistico che ha già portato alla demolizione dell’ex macello, alla bonifica dell’area e alla conseguente realizzazione del nuovo piazzale per spettacoli itineranti, come il tradizionale Luna Park.

«La rotatoria, che sarà completata entro l’estate – fa sapere il Comune -, consentirà l’eliminazione del semaforo veicolare sull’incrocio e un’armonizzazione dei flussi di traffico su una delle direttrici principali in ingresso e uscita tra Bergamo e Seriate, ovvero via Borgo Palazzo».

In questi giorni, per consentire l’allargamento della strada, in modo che vi siano quattro corsie per facilitare l’innesto alla rotatoria e per consentire il passaggio dei mezzi pesanti provenienti dal mercato ortofrutticolo, si è resa necessaria la rimozione di sei alberi. La sede stradale sarà ora adeguata alle nuove esigenze viabilistiche e successivamente sarà ripiantato lo stesso numero di alberi (un genere di frassino) lungo il nuovo asse della via.

Il progetto urbanistico prevede inoltre la futura realizzazione di una nuova strada di collegamento tra via Borgo Palazzo e via Rovelli, il rifacimento della pista ciclabile nella zona compresa tra via Rovelli e la nuova strada e un nuovo spazio per la fermata dell’autobus. All’interno della struttura commerciale, che sarà realizzata nell’ambito della trasformazione dell’ex Europan, saranno previsti circa 500 posti auto a uso pubblico.

Sono molti i cambiamenti in atto in queste settimane nel quartiere di Celadina: proprio nei giorni scorsi è stato anche avviato il cantiere per la riqualificazione di tre strade, tra le quali via Pizzo Tre Signori, e proseguono i lavori di sistemazione dello spazio pubblico Hobbit.




Giovani Ascom, dall’evento solidale 5mila euro per i bambini

L’evento benefico dei Giovani imprenditori dell’Ascom ha fatto ancora centro. La tradizionale serata organizzata dal Gruppo under 40 lo scorso 17 giugno al Chiostro alle Grazie, in città, ha permesso di raccogliere 5mila euro che saranno devoluti all’associazione “Un naso rosso per…”, onlus di Bergamo che sostiene progetti per i bambini ricoverati in ospedale e, in particolare, per supportare le situazioni in cui vi siano disagi economici.

La manifestazione, dal titolo “Per un sorriso in più”, ha riunito gli imprenditori del commercio, del turismo e dei servizi ed aziende sponsor nel segno della solidarietà e di un programma che ha saputo coniugare alla buona cucina e al piacere dell’incontro la musica, il cabaret di Roberto Valentino – conosciuto per le imitazioni di Carlo Verdone, Renato Pozzetto, Giampiero Galeazzi e Romano Prodi -, la bellezza e la moda, con una sfilata di capi per l’estate e da sera.

«Da quando siamo nati, nel 2004, abbiamo sempre avuto un’attenzione particolare verso il sociale – ha ricordato Luca Bonicelli, presidente del Gruppo Giovani Imprenditori dell’Ascom -. Con quest’ultima iniziativa sale a oltre 70mila il totale di fondi raccolti negli anni, che abbiamo destinato al sostegno di diverse realtà di volontariato, legate al mondo della medicina neonatale, della pediatria, dell’ambiente e della tutela artistica. Siamo vicini, in particolare, ai bambini perché sono il nostro futuro e cerchiamo di fare squadra per chi è meno fortunato».

La festa si è conclusa con l’estrazione della lotteria che ha messo in palio come primo premio un viaggio.

Questi i numeri vincenti:

  • primo premio n. A729 (viaggio)
  • secondo premio n. A289  (set valigie)
  • terzo premio n. A352  (robot da cucina)
  • primo premio speciale n. B594 (cesto di tipicità)
  • secondo premio speciale n. B868 (completo bici)

I premi devono essere ritirati entro il 30 settembre in Ascom ( via Borgo Palazzo 137 – Bergamo).

 




Brexit, alla fine sarà Londra a pagare il prezzo più alto

European Union Flags And Union Flags Flying Together As Brexit Vote Date May Be Decided This WeekE’ inutile fasciarsi la testa: comunque vada, ci si abituerà anche alla Brexit, se i sudditi del Regno Unito decideranno alla fine di abbandonare l’Europa facendo una scelta più con il cuore che con la testa (e con il portafoglio). Quello di giovedì  23 giugno si presenta come un referendum contro tutto e tutti. Apparentemente doveva essere una vittoria facile – e il premier Cameron puntava su questo – invece c’è il rischio di una Waterloo, questa volta con gli inglesi nella parte che fu di Napoleone. Non vogliono infatti uscire le banche (che nella City valgono qualcosa), né le imprese, né la locale Confindustria, ma nemmeno i lavoratori. Non lo vuole il partito di maggioranza e buona parte di quello di minoranza. Non lo vuole il Times di Murdoch (anche se lo vuole il Sun, sempre di Murdoch, con una schizofrenia che sembra dettata dall’obiettivo di vincere in ogni caso). C’è poi un consenso generale da parte di tutte le organizzazioni internazionali sul fatto che lanciare l’Europa non convenga né al Regno Unito (né al resto del mondo, anche se questo ovviamente ai britannici interessa meno). Ma ugualmente, la Brexit rischia di passare dimostrando quanto meno uno scollamento tra gli inglesi e le loro istituzioni. In Italia lo chiameremmo voto di protesta, qualunque cosa questo voglia dire.

L’impressione è che più che di isolazionismo sia un’espressione di masochismo quella di rinnegare la scelta europea fatta due generazioni fa, con un altro referendum, nel 1975. I numeri confermano che la Gran Bretagna ha avuto più di quello che ha dato all’Europa. Si è conquistata un ruolo di preminenza nella finanza e nella presenza delle multinazionali anche per il fatto che Londra si presenta come la porta dell’Europa più che del Regno Unito. Le è stato concesso una sorta di status speciale, anche con la non adesione alla moneta unica, ulteriormente potenziato nei mesi scorsi per quanto riguarda la possibilità di chiamarsi fuori da interventi di solidarietà verso altri Paesi europei e di welfare verso altri cittadini europei. Ma come fanno tutti gli euroscettici, per supportare le loro tesi, anche i pro Brexit dimenticano di ricordare i vantaggi per contestare il giogo di Bruxelles, prendendo per riduzione della sovranità, quella che in realtà è sovranità condivisa. E sono temi sui quali Londra si mostra poco coerente perché non più di due anni fa ha sostenuto gli stessi argomenti degli europeisti per disinnescare il referendum sull’uscita dal Regno Unito degli scozzesi (che ora, non si sa quanto provocatoriamente, rivogliono votare in caso di Brexit per ritornare nell’Unione europea).

Se il Regno Unito vuole andarsene, alla fine non vale la pena di fermarla. Chi ci perderà di più alla fine sarà proprio Londra. E se questo non avverrà, forse una spinta definitiva potrà arrivare a seguito dell’omicidio – a questo punto il martirio – della deputata laburista, Jo Fox. Che ha fatto scoprire al mondo seppure post mortem, che lei era una delle più belle persone dell’impegno civile e al Regno Unito che c’è fanatismo irrazionale dietro alla Brexit. L’effetto Fox, come è avvenuto in Italia con l’effetto Berlinguer che ha portato il Pci a un record di consensi alle elezioni o con l’effetto Chernobyl che ha affossato in un referendum il nucleare, potrà dare forse un aiuto decisivo per la permanenza del Regno Unito nell’Europa. Jo Fox così avrà contribuito ad evitare un sacco di problemi al suo Paese, secondo quanto stimano le organizzazioni internazionali: una svalutazione della sterlina stimata nel 10%, lo sprofondamento in recessione già dall’anno prossimo, la fuga di 3 milioni di posti di lavoro verso il Continente insieme a qualche attività e multinazionali, una marginalizzazione del Paese, che dovrà tra l’altro anche rinegoziare con l’Unione europea nuovi accordi commerciali in posizione questa volta di grande inferiorità.

Il mondo non avrà da subire le conseguenze a catena della crisi britannica, mentre l’Europa non avrà un problema in meno, ma un problema diverso. La Ue, infatti, non correrà il rischio di emulazione con la fuga di altri Paesi verso una disgregazione definitiva, ma avrà ancora al suo interno la Gran Bretagna. E qui è da chiedersi se sia meglio avere un socio recalcitrante che ostacola l’attività o avere un gruppo coeso che guarda verso la stessa direzione. Insomma, alla fine, potrebbe essere che dalla no Brexit i danni maggiori li avrà proprio l’Europa, sempre grande di dimensioni, ma anche per questo senza una direzione univoca verso la quale dirigere.




Lotta alla ludopatia, Fusini: «Ecco perché riteniamo sbagliata l’ordinanza del Comune»

Gratta_e_Vinci

di Oscar Fusini*

La premessa è d’obbligo. Non amo il gioco, ma questo non m’impedisce di condividere il pensiero di quanti ritengono che una società solidale debba fare il possibile affinché esso rimanga nella sfera del ludico allontanando i rischi di uno sconfinamento nel patologico. Il quadro d’insieme non è dei più confortanti, ne siamo ben consapevoli. Complice anche la crisi, che non dà tregua, la spesa in lotterie, gratta e vinci e dintorni continua a crescere e troppo spesso contribuisce a generare drammi e a sottrarre risorse ai consumi primari e al reddito delle famiglie. Il flusso di denaro che il gioco muove è imponente. Ma, va detto, in larghissima parte resta ai gestori nazionali e allo Stato. Ai commercianti – che rischiano di pagare un prezzo anche in termini d’immagine quali “erogatori” del gioco – rimane davvero ben poco, anche se utile al sostegno dell’attività. Oggi, per fortuna, la consapevolezza generale sul fenomeno – che ha assunto dimensioni allarmanti – è diffusa e condivisa. È un primo traguardo, importantissimo, a cui deve tuttavia far seguito un secondo e più delicato passaggio: prevenire il dramma che il gioco spesso porta con sé e contribuire a far tornare la spesa su canali più “sani”.

Già, ma come si può arrivare a questa difficile meta? Qui le differenze di veduta sono purtroppo abissali. Per noi, raggiungere l’obiettivo significa, innanzitutto, porsi una questione fondamentale di approccio al fenomeno: meglio agire sull’offerta di gioco, come ha scelto di fare il Comune di Bergamo, o è preferibile agire sulla domanda, sulle persone più esposte al rischio di sconfinare nell’abuso patologico? Non abbiamo dubbi: molto meglio intervenire là dove il problema ha la sua genesi, lavorare sulle cause che possono aprire la strada al dramma, aiutare le persone più esposte al rischio ludopatia. È un punto cruciale, una scelta metodologica che riteniamo virtuosa. Dobbiamo quindi, in prima battuta, porci degli interrogativi e cercare delle risposte per capire perché un ragazzo, disoccupato o meno, sceglie di passare una serata davanti a una slot; perché un’anziana decide di gettare via la pensione in Gratta e vinci; perché la solitudine, la difficoltà economica, sociale e affettiva agiscono spesso come motivazioni che spingono al gioco compulsivo.Aiutare queste persone “fragili” è decisivo, per noi un passo irrinunciabile nell’ottica di una strategia di contenimento del gioco patologico. Bisogna però essere pronti all’ascolto, confidando in quella “squadra” di medici, psicologici, assistenti sociali, educatori, ma anche volontari (spesso ex giocatori, passati dall’altra parte della barricata) ai quali va la nostra stima per il lavoro che svolgono. Certo, poi servono progetti, risorse finanziarie e organizzazione e, soprattutto, grandi sforzi, non sempre accompagnati da altrettante gratificazioni. Ma tant’è.

Da non esperto, mi vien da dire che la partita da giocare non è molto dissimile da quella di contrasto alla droga (che è illegale, ma circola) e all’alcol (che è legale oltre una certa età, ma è consumato spesso oltremisura, anche da giovanissimi che non potrebbero comprarlo). È vero, bisognerebbe investire in un momento in cui le casse degli Enti pubblici non sono particolarmente ricche. Questo tuttavia non avviene. E allora dovremmo forse avere il coraggio di dircelo che i Comuni preferiscono destinare risorse su altre priorità. E così accade che la risposta al problema del gioco diventa sempre univoca e mirata verso l’offerta, trovando facili ordinanze, grandi proclami e gettando il ruolo di capro espiatorio sulle spalle di chi possiede slot machine o vende i “Gratta e vinci”. Con l’aggravio di cartelli obbligatori da esporre (e che nessuno legge), obblighi, divieti, sanzioni, sanzioni e ancora sanzioni. Questa è l’attuale, diffusa e migliore risposta che la politica sa dare al problema? Solo annunci, leggi ed ordinanze? I risultati? Consensi bipartisan e molti “Mi piace” su Facebook.

Oscar Fusini
Oscar Fusini

La scelta del divieto, che sfocia nel proibizionismo, come unica soluzione al problema non funziona. Lo racconta la storia e la nostra esperienza nelle campagne condivise con l’Ast (ex Asl) sull’alcol. È inutile nascondersi dietro a un dito: chi vuol giocare continuerà a farlo, troverà altre strade per alimentare la sua fame di azzardo, virerà anche sulle piattaforme internet, a volte ai limiti del legale, con tanti saluti ai controlli e alla possibilità di aiuto. Giocherà finché non si sarà rovinato se qualcuno non interverrà prima per fermarlo. E non saranno certo i divieti, in certi orari, a cambiare le sue abitudini. Pura utopia. Chi è sceso nel baratro, è disposto a muoversi, a percorrere chilometri pur di giocare, basta vedere cosa accade addirittura in Autogrill, in autostrada. L’unico limite del giocatore patologico lasciato al suo destino sono i soldi che ha in tasca. Finché riuscirà a trovarne continuerà sulla strada dell’azzardo. Ecco perché, anziché bastonare con obblighi, divieti e multe l’incolpevole barista, dovremmo “sfruttare” la sua sensibilità, perché lui, a volte, è l’unico che conosce e potrebbe fermare il giocatore: non chiudendogli la porta in faccia, ma parlandoci insieme.

Bisogna poi essere credibili nell’azione, e non possiamo esserlo se scegliamo la strada di vietare il gioco quando, contestualmente, è lo stesso Stato che lo alimenta, opera rincari e trae ingenti profitti. Mettere paletti non serve e, alla fine, colpisce anche il gioco non patologico. È giusto questo? Noi crediamo che il gioco, se lecito e responsabile, è anche una forma di svago, oltre che una fonte di guadagno per gli esercenti, per i baristi-tabaccai e per i loro dipendenti. Tanti locali senza slot rischiano di abbassare la serranda e di lasciare senza lavoro i propri collaboratori. È questo che si vuole? Siamo convinti che esista il percorso virtuoso che può salvare il gioco ludico, prevenire le ludopatie e salvaguardare le attività sul territorio. Ma questo percorso non può passare dai divieti, perché allora bisognerebbe dire no anche a chi si batte per la riapertura del Casinò a San Pellegrino (quanta gente si è rovinata al tavolo verde!).

Noi siamo gente concreta, pronta a dare un contributo alla causa. Dove ci sono le condizioni economiche, suggeriamo all’esercente (ma lui già lo sa) di togliere le slot e di investire sull’attività prevalente (servizi per bevande e cibi) e, comunque, su proposte che aumentino la qualità complessiva dell’offerta al cliente. Come associazione offriamo assistenza legale e contrattuale per chi deve risolvere problemi e contratti con i gestori dei giochi. Questo è il nostro lavoro! Garantiamo il credito per gli investimenti necessari a rilanciare i locali, collaboriamo con l’Ast nelle campagne di prevenzione. Eroghiamo in convenzione la formazione agli esercenti per la prevenzione della ludopatia, partecipiamo a convegni, campagne promosse dai consorzi dei Comuni, scriviamo per informare gli esercenti degli obblighi e dei divieti. Pochi “Mi piace”, molta sostanza.

*direttore di Ascom Confcommercio Bergamo

 




Solstizio d’estate, nei panifici un omaggio alle future mamme

Con l’arrivo dell’estate ecco un altro appuntamento di Stagioni di Pane, il progetto dell’Aspan, realizzato in collaborazione con Ascom, che coinvolge panificatori e consumatori finalizzato a promuovere la ricchezza culturale e sociale del pane nelle diverse occasioni dell’anno a seconda delle stagioni e delle ricorrenze più significative.

Il 21 giugno segnerà il primo appuntamento estivo del programma con un tributo speciale alle donne in dolce attesa. Del resto, la natura si scopre in primavera e in estate è nel pieno della sua energia vitale, proprio come quella che si nasconde dietro una nuova nascita. Ed il pane è lì ad accompagnare ogni momento della nostra vita, in ogni stagione!

Le future mamme che domani si recheranno nei panifici aderenti all’iniziativa potranno esprimere le loro emozioni provate durante la gravidanza (gioia, apprensione, aspettativa, immaginazione…) nel Pan… cione appositamente predisposto e ricevere un gustoso omaggio. La loro attesa sarà così premiata come del resto quella dell’agricoltore che, proprio in questo periodo, potrà raccogliere il prezioso grano dopo averlo seminato in autunno!

Per ulteriori informazioni: www.aspan.it www.facebook.com/Stagioni-di-Pane-di-Aspan

I panificatori aderenti all’iniziativa

1. Panificio Giovanni Paolo Rota – via Campofiori, 17 – Almè
2. Panificio Bravi snc – via Santissimo Redentore, 31 – Bagnatica
3. Capello srl – via Corridoni, 39  – Bergamo
4. Panificio Rota Biasetti – p.zza Pontida – Bergamo
5. Panificio Ghirardi Marcello – via Broseta  – Bergamo
6. Panificio Zucca snc – piazza Giovanni Battista, 18 – Casnigo
7. Panificio Bonadei Giuseppe – via A. Cifrondi, 5 – Clusone
8. Panificio Finardi snc – via Merena, 21 – Curno
9. Panificio Bana – via Largo Vittoria, 15 – Curno
10. Dal Furner di Fraschetta snc – via Roma, 7 – Fontanella
11. Panificio Musoni snc – via Grandi, 25 – Lovere
12. Panificio Ricuperati Armando & C. – via Balilla, 20 – Romano di Lombardia
13. Panificio Ferrandi srl – via dei Mille, 25 – Treviglio
14. Panificio Suardelli di Suardelli Sergio & snc – via Antonio Locatelli, 54 – Urgnano




Treviglio, il Duc al nuovo sindaco: «Un piano contro il caro-affitti»

«Il Distretto del Commercio può essere lo strumento per il confronto tra amministrazione comunale e commercianti su tutti i temi e le iniziative che hanno un impatto sulle attività commerciali locali, in particolare per gli eventi culturali».

All’indomani delle elezioni che hanno portato Juri Imeri (centrodestra) alla guida dell’amministrazione trevigliese, il Distretto del commercio locale è pronto a svolgere un ruolo sempre più strategico per l’economia cittadina. «In campagna elettorale avevamo presentato a tutti i candidati sindaci della città un documento con diverse proposte – spiega il presidente Roberto Ghidotti -. Le nostre idee, a parole, sono state apprezzate da tutti. Ora che le elezioni sono terminate, chiediamo un confronto molto concreto e sereno sul commercio. Ci aspettano cinque anni per affrontare in maniera organica le prospettive e le potenzialità del commercio trevigliese».

Come è la salute dei negozi della città?

Roberto Ghidotti
Roberto Ghidotti

«Treviglio, nei dati, è uno dei pochi paesi della Bergamasca dove la rete commerciale è aumentata. È un buon punto di partenza, ma serve un flusso di clienti importante e possibilmente stabile. In questo senso le attività culturali e di animazione sono strategiche. Il Distretto ha al suo interno due soggetti che si occupano di animazione e promozione del territorio, la Pro Loco e la Fiera Agricola, inoltre collabora in alcuni casi con Pianura da Scoprire. Può essere un supporto importante all’Amministrazione, per pianificare e coordinare iniziative efficaci di valorizzazione del territorio. Nei prossimi giorni chiederemo un incontro con il sindaco e gli assessori. Proporremo una programmazione periodica, almeno trimestrale, degli eventi e delle manifestazioni che raggruppi il maggior numero possibile di iniziative, distinguendo tra eventi a valenza locale ed eventi a valenza sovra-locale o caratterizzanti. Questo per migliorare la distribuzione degli eventi in calendario e consentire una migliore pianificazione della comunicazione».

Nello specifico, quali proposte farete?

«Cercheremo di trovare insieme misure che favoriscano l’utilizzo delle strutture e degli spazi comunali per la realizzazione di iniziative private e soluzioni per razionalizzare il calendario delle iniziative in modo da evitare sovrapposizioni o iniziative gemelle. Sul fronte più propriamente commerciale un tema molto sentito in centro storico è quello degli affitti elevati e dei locali sfitti. Proponiamo all’Amministrazione di occuparsi del problema aprendo un tavolo di confronto con i proprietari e le agenzie immobiliari che gestiscono i locali commerciali per modulare l’affitto e ridurre l’Imu sui locali affittati in via continuativa e di dare luogo a qualche misura di sostegno per i commercianti, ad esempio un contributo per l’affitto alle nuove attività per il primo anno».

Altre questioni calde sono i parcheggi e il centro storico…

«Vanno trovate nuove soluzioni per regolamentare le soste in modo da facilitare lo shopping e va migliorata la segnaletica dei parcheggi. Si può verificare la disponibilità dei commercianti a omaggiare ai clienti dei buoni parcheggio magari anche con un sistema di carte fedeltà inter-attività che trasformi i punti in buoni parcheggio. Per vivacizzare il centro storico rimangono valide le propose fatte dai commercianti di via in passato: predisporre una segnaletica commerciale adeguata a inizio via, introdurre elementi di arredo urbano, e sviluppare attività di animazione in più punti del centro storico e non solo nelle piazze centrali».

E in merito alla Ztl?

«È un tema molto delicato che divide a metà i commercianti tra i favorevoli alla soluzione attuale e quelli che vorrebbero ridurre l’area riportando le auto in centro per un orario più esteso o addirittura liberando completamente dalla limitazione alcuni tratti. Si tratta di valutare le opinioni di operatori e cittadini e affrontare la questione su basi oggettive».




Abbraccio delle Mura, i partecipanti viaggeranno gratis sui pullman dell’Atb

abbraccio delle muraAnche l’Atb aderisce all’Abbraccio delle Mura del prossimo 3 luglio, l’iniziativa pensata dal Comune di Bergamo e da VisitBergamo per sostenere la candidatura Unesco delle Mura di Bergamo Alta e dei sistemi di difesa veneziani tra il XV e il XVII secolo. Si tratta dell’unica candidatura italiana per il 2017, progetto transnazionale che include ben tre Regioni italiane e tre diverse nazioni, Italia, Croazia e Montenegro. Domenica 3 luglio tutti i partecipanti che indosseranno la maglietta dell’evento potranno viaggiare gratuitamente su tutta la rete ATB: il Comune di Bergamo consiglia di raggiungere Bergamo Alta a piedi o con il trasporto pubblico, utilizzando i parcheggi periferici e in struttura cittadini per poi recarsi sulle Mura con le funicolari, la linee 1 e la 3, evitando di congestionare le direttrici di traffico principali. Città Alta sarà chiusa al traffico. Aderiscono anche i Comuni della Provincia alla manifestazione, raccogliendo l’invito del Sindaco di Bergamo Giorgio Gori e del Presidente della Provincia Matteo Rossi: nella mattinata di oggi sono pervenute alla segreteria organizzativa le entusiastiche adesioni di Cene, di Boltiere e di Chiuduno.

Ferve intanto il lavoro nella segreteria organizzativa dell’evento: raggiunta e superata ieri quota 3mila iscritti. La partecipazione all’evento è assolutamente gratuita e bastano pochi click sul sito VisitBergamo.net per iscriversi all’Abbraccio delle Mura. Nei cinque Centri Commerciali Esselunga della Provincia sarà possibile ritirare, presentando la conferma di iscrizione che viene inviata email a tutti i partecipanti, il kit indispensabile in vista del 3 luglio: maglietta, bandana colorata e tutte le iniziative legate all’evento saranno reperibili nei supermercati di Bergamo, in via S. Bernardino 78 e via Corridoni 30; di Curno, in via Bergamo 48; di Stezzano, in via Guzzanica 60/62; di Nembro, via Cascina Colombaia 3.

 




Dopo la batosta / Renzi, difficile evitare un atterraggio di fortuna

Matteo Renzi
Matteo Renzi

Ce la racconti come vuole, Matteo Renzi, ma ha perso. E pure di brutto. Vada, se non l’ha già fatto, ad accendere un cero a Beppe Sala che, salvando la ghirba a Milano sia pure affannosamente, gli ha consentito di evitare la disfatta.

Magra consolazione perché il quadro che esce dal secondo turno delle elezioni comunali ci conferma in una ipotesi-sensazione che avevamo già espresso alla vigilia dei ballottaggi: è iniziata la Renzexit. Chi vuol sussultare, lo faccia. Chi crede che si tratti di un’esagerazione ha tutto il diritto di farlo. Ma solo gli illusi possono pensare che dopo una simile batosta (a Roma i grillini che il premier irrideva hanno preso più del doppio del suo candidato e a Torino una bandiera come Fassino è stata mestamente ammainata) il baldanzoso e irruente Renzi possa andare al referendum, da lui stesso già immaginato come il punto di non ritorno per la sua esperienza politica, con reali speranze di farcela.

Proviamo a riavvolgere il nastro. In poco più di due anni il segretario Pd ha aperto fronti di guerra in ogni dove. Prima dentro il suo partito, mettendo alla porta solo i cacicchi (D’Alema) più pericolosi ma non tutti. E ci stava. Ma quando ha messo il naso fuori si è immedesimato nel famoso draghetto Grisù, quello che voleva fare il pompiere ma che lanciava fiammate ogni volta che apriva la bocca. Giù legnate al sindacato e giù sciabolate alle organizzazioni di categoria. Poi caccia continua a (presunti) gufi, cornacchie e volatili vari. Il tutto scandendo ossessivamente il mantra “noi dobbiamo cambiare il paese, solo noi possiamo farlo. Gli altri pensano solo agli inciuci” (e lui trafficava con Verdini e con gli avanzi del berlusconismo).

Il 40 per cento che aveva conquistato alle Europee del 2014 lo aveva illuso (con la compiacenza, sia chiaro, dei giornalini e dei grandi commentatori sempre pronti a baciare la pantofola del capopolo di turno). Ci ha campato sopra per un po’, ma alla fine le chiacchiere, come icasticamente dicono a Roma, “stanno a zero”.

Il Pd è un partito a pezzi, non governato da una classe dirigente di yuppies dall’accento toscano, del tutto fuori controllo in periferia (così che incidentalmente possano emergere eccezioni sorprendenti come quella di Varese). Il governo è stato piegato a sprecare immani energie nella battaglia per il referendum costituzionale. L’economia non riparte, ai risparmiatori truffati dalle banche non è ancora stata data risposta, il malaffare continua a perpetuarsi mentre a Roma litigano sui tempi della prescrizione.

Di fronte a questo scenario un premier responsabile avrebbe dovuto rivoltarsi ancor più le maniche nel tentativo di mobilitare tutte le energie possibili per invertire la rotta. Al contrario Renzi, vittima del suo carattere da gradasso in giacca e cravatta, ha minacciato di imbracciare il lanciafiamme…

È davvero puerile, dopo quel che è successo a Roma e Torino, sentirlo commentare “vedremo cosa sapranno fare i grillini…”. Cosa ha fatto e cosa sta facendo lui gli italiani lo stanno vedendo e non pare che ne siano più così entusiasti. Forse è arrivato il momento di guardarsi allo specchio e di fare ordine in casa propria. Sempre che ve ne sia ancora il tempo. Perché la Renzexit è ampiamente avviata. Smarcamenti e riposizionamenti sono già iniziati poche ore dopo l’apertura delle urne. Allacciate le cinture, turbolenze in vista. L’equipaggio è pronto per un atterraggio di fortuna ad ottobre. Sarà molto difficile evitarlo.




Turismo estivo, Bocca (Federalberghi): “C’è fiducia”. Lombardia in testa per gli arrivi

lovere porto turistico“È ormai ai blocchi di partenza la stagione turistica estiva 2016, alla quale guardiamo con profonda fiducia, nonostante le incognite determinate sia dalle incerte condizioni meteorologiche registrate finora nel nostro Paese, sia dall’ormai imminente referendum sulla Brexit che per il mese di giugno sta facendo segnare qualche rallentamento dai mercati europei, sia dalle tensioni internazionali dovute alla crisi economica ed agli attacchi terroristici”. È questo il commento del presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, alle analisi realizzate dal Centro Studi della Federazione che mettono in luce l’importanza che i grandi flussi del turismo estivo rivestono per l’economia nazionale e per la creazione di posti di lavoro. Nel periodo giugno-settembre gli esercizi ricettivi italiani (alberghiero ed extralberghiero) accolgono circa 54,9 milioni di persone, per un totale di 235,7 milioni di pernottamenti, che equivalgono al 50% degli arrivi annui ed al 61% delle notti dormite.

I turisti stranieri in Italia generano quasi il 51% degli arrivi estivi (27,9 milioni), quota di mercato che si è sensibilmente ampliata negli ultimi anni (era infatti al 46% nel 2010), mentre il numero degli italiani è rimasto pressoché stabile. La Germania è di gran lunga il nostro principale mercato con 6,2 milioni di arrivi e 34,7 milioni di presenze durante l’estate, seguita dagli Stati Uniti (2,4 milioni di arrivi e 5,9 milioni di presenze) e dalla Francia (quasi 2 milioni di arrivi e 6,8 di presenze). Le località preferite dai maggiori fruitori stranieri dell’Italia in estate sono il mare, i laghi e la montagna per i tedeschi, le terme e le città d’arte maggiori e minori per austriaci, francesi ed inglesi, le città d’arte maggiori e minori nonché le aree interne per gli statunitensi e le città d’affari/shopping ed il mare per i russi.

Per quanto riguarda i flussi interni sono gli accenti lombardi quelli che maggiormente si riconoscono nelle varie località turistiche. È infatti la Lombardia la regione che offre il maggior contributo all’economia delle vacanze estive con 6 milioni di arrivi, seguita dal Veneto con 2,5 milioni e dal Lazio con 2,4 milioni. Sul fronte occupazionale durante l’estate le imprese del turismo diventano una vera e propria ‘fucina’ dando lavoro a poco più di 1,1 milioni di dipendenti, con un picco nel mese di agosto pari a circa 1,12 milioni. Il comparto alberghiero è quello che risente maggiormente della stagionalità con un numero di dipendenti ad agosto pari a 316 mila unità che risulta più che doppio (+111%) rispetto per esempio al mese di novembre (quando gli occupati sono 150 mila). La regione con più lavoratori è la Lombardia con circa 171 mila dipendenti, seguita dall’Emilia Romagna (113 mila), dal Veneto (108 mila) e dal Lazio (104 mila). “In vista dell’approvazione del piano strategico nazionale sul turismo – conclude Bocca – ribadiamo l’esigenza di incentivare la riqualificazione dell’offerta, contrastare l’abusivismo, ridurre la pressione fiscale, investire sulla promozione, potenziare le infrastrutture di supporto alla mobilità, semplificare le procedure, riformare il modello di governance”.




Ecco perché non sarò più “complice” di questa finta democrazia

elezioniQuando hai un congruo numero di primavere sulle spalle, fossero pure spallacce da alpino come le mie, il ballo sull’aia perde, di necessità, un poco del suo fascino primordiale: non dico che si diventi saggi, ma, perlomeno, non ci si abbandona a sogni di idilli agresti e di gonne a balze fruscianti nel fremere della giga e della passacaglia. Ricordo la sincera emozione con cui seguivo le vicende elettorali, quando la nebbia dorata dei diciott’anni o poco più mi rendeva cieco alla noia e alla disillusione: la ricordo come ricordo i batticuore liceali, i foruncoli o il motorino che arrancava in salita. Sostanzialmente, ero un idiota. Amavo a vanvera e, col senno di poi, a vanvera votavo. Non che oggi non sia un idiota, intendiamoci: però, perlomeno, so distinguere tra l’amore e un Frecciarossa che si avventa verso le mie terga, tra una competizione elettorale seria ed una ridicola ordalia. Lo dico perché, come molti di voi – anzi, più di molti di voi – ci ho disperatamente creduto in questa specie di stanco cerimoniale che chiamano democrazia: confondevo, lo ammetto, il concetto squisitamente politologico di democrazia con quelli, straordinariamente più umani, ma meno applicabili al reale, di giustizia, civiltà, senso della comunità.

Invece, ho capito, coll’implacabile incedere degli anni, che la democrazia è un’altra cosa: è una disgustosa alchimia, un tecnicismo, un astratto comporre tessere di un domino che non ha come scopo la vittoria del bene, ma solo la vittoria del proprio bene, fosse pure estendibile a milioni di persone. Io, oggi, ve lo confesso, odio i politici navigati: quelli che ti prendono per il gomito e, in disparte, ti parlano della politica come se fosse un argomento ieratico, da iniziati. Ti fanno capire, con questo gesto viscidamente inclusivo, che anche tu fai parte dell’eletta schiera degli illuminati, ma che gli altri, quelli che votano, sono come plastilina, sono gregge di ovini, miti ma inevitabilmente portati a seguire un cane da pastore. E, dietro a questa miseranda attività carbonara ci sono i partiti: l’istituzione centrale della democrazia e, al contempo, la più inutile delle creature della modernità. A cosa servono i partiti: ve lo siete mai chiesto? Invadono le pagine dei giornali e gli schermi televisivi, portano alla ribalta emeriti cialtroni presentandoli come inarrivabili guru, debordano giganticamente, costano cifre enormi, si intrufolano in ogni licita, in qualunque, concorso, in tutti gli appalti: a quale scopo? Cui prosunt? A se stessi, cari i miei due lettori: semplicemente a se stessi.

Ormai, i partiti esistono unicamente per mantenere la propria determinante quanto superflua presenza nella vita del Paese: sono loro la democrazia e non rappresentano il popolo sovrano, ma le corporazioni, le categorie, la curva. Quindi, perchè mai andare a votare? A che serve porsi tante domande, cercare tante risposte, se, alla fine, sulla bilancia della politica, il tuo voto vale quanto quello dei decerebrati che passano le ore in fila per comprare un cellulare, che scrivono la preferenza che gli hanno detto di scrivere, che, magari, sperano nel successo di questo o di quello per mangiarci su, per riempircisi le tasche? Ve la faccio breve: non serve a niente. Perché la democrazia ha fallito: non è affatto la miglior forma di governo possibile, è semplicemente l’unica rimasta. E, finchè non se ne troverà una nuova, che soppianti le teorie politiche nate nel XVIII secolo, ce la dobbiamo tenere. Ma non con il mio voto: non con la mia correità, please.

Questo è il mio commento ai risultati delle amministrative: chissenefrega se ha vinto Sala contro Parisi, se Roma ha votato in massa per la Raggi, se Fassino ci ha tolto il disturbo ed è rientrato nel suo loculo. Cambierà poco o nulla, perché la democrazia non è più in grado di cambiare le cose: perfino i tempi della politica si sono dilatati al punto che, tra una campagna elettorale e l’altra, l’elefantiasi delle strutture impedisce a chiunque di riuscire a completare anche solo un frammento degli ambiziosissimi programmi della vigilia. E, allora, io, trilussianamente, vi confesso che me ne strabatto: Franza o Spagna purchè se magna! Anzi, spero, nel fondo del mio vecchio cuore di rivoltoso e teppista, che, ad un certo punto, da una parte si magnerà troppo e, dall’altra, si magnerà troppo poco, perché, solo così, forse, la gente capirà che è tutta una gran presa in giro: che nessuno cambierà mai, dal di dentro, un sistema che gli ha concesso lusso e potere, autorità e fama, a prescindere da qualsivoglia merito individuale. La rivoluzione, insomma, la faranno gli affamati, gli sfruttati, i vilipesi. La gente perbene, che ha sempre subito gli insulti di una finta democrazia rappresentativa, costruita a suo esclusivo danno. E, intorno all’albero della libertà, questa volta, non ci saranno i giacobini a zampettare come baccanti: loro penderanno dai rami, insieme agli abiti lisi e stropicciati di monsieur Voltaire.