Lotta allo spreco alimentare, ecco cosa cambia con la nuova legge in arrivo

sprechi-alimentariDonare le eccedenze per negozi di alimentari, panifici, ristoranti, farmacie e negozi di abbigliamento diventa più facile e chi non spreca verrà premiato.

Entra in vigore a giorni la legge per la donazione dei prodotti alimentari e farmaceutici e la limitazione degli sprechi, approvata dal Parlamento in via definitiva il 2 agosto scorso. L’obiettivo è ridurre i rifiuti alimentari e arrivare a recuperare un milione di tonnellate di rifiuti all’anno.

La nuova legge ridisegna l’intero meccanismo della donazione e la rende più facile, aumenta i possibili destinatari e semplifica la procedura amministrativa e fiscale per gli enti pubblici e privati che, senza scopo di lucro, decidono di regalare alimenti, farmaci e altri prodotti a chi è indigente.

Con l’entrata in vigore del nuovo provvedimento, i prodotti che vengono scartati per motivi diversi dalla sicurezza (o dall’efficacia nel caso dei medicinali), potranno essere donati a enti pubblici e privati purché questi li destinino, in via prioritaria, a favore di persone indigenti e non li rimettano in commercio. Non solo le onlus, quindi, ma anche gli enti pubblici, potranno ricevere donazioni.

I prodotti alimentari con la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro” potranno essere usati anche dopo la scadenza. Quindi, il pane invenduto entro le 24 ore dalla produzione, essendo ancora buono, potrà essere donato; allo stesso modo i clienti potranno portare a casa gli avanzi con una family bag, i prodotti agricoli che rimarranno nei campi potranno essere regalati.

Il provvedimento, arriva a soli sei mesi di distanza rispetto a un’analoga legge francese, ma a differenza della norma transalpina, quella italiana si regge sulla logica degli incentivi e non sulle contravvenzioni. Insomma, chi non spreca verrà premiato. Viene istituito infatti un fondo specifico di 1 milione di euro per ciascuno degli anni 2016, 2017 e 2018 destinato a progetti innovativi contro lo spreco, come ad esempio packaging antispreco e family bag. Inoltre viene data la possibilità ai Comuni di incentivare chi dona agli indigenti con uno sconto sulla tassa dei rifiuti (Tari).

Le procedure per donare diverranno inoltre più semplici. Se ora un’impresa, un ristorante, o un supermercato per donare le proprie eccedenze alimentari devono fare una dichiarazione preventiva cinque giorni prima della donazione, a breve basterà invece una dichiarazione consuntiva a fine mese. Al supermercato sarà sufficiente presentare il documento di trasporto, al panettiere gli scontrini.




Aeroporto: Bergamo, Dalmine, Treviolo e Levate chiedono a Sacbo un confronto sulla sicurezza

OrioI primi cittadini di Bergamo, Dalmine, Levate e Treviolo, – membri del Tavolo dei Sindaci aeroportuali – prendendo spunto dall’incidente avvenuto la notte del 5 agosto, fortunatamente senza conseguenze, chiedono a Sacbo di confrontarsi quanto prima con le Amministrazioni dell’intorno aeroportuale sul tema complessivo della sicurezza dello scalo di Orio al Serio. “Sentiamo la necessità – scrivono Giorgio Gori, Lorella Alessio, Federica Bruletti e Pasquale Gandolfi -, nell’interesse dei nostri concittadini, di essere messi a conoscenza dei dispositivi e delle procedure adottati dalla Direzione dell’aeroporto per assicurare la massima sicurezza dei passeggeri e delle popolazioni che vivono nelle vicinanze dello scalo, soprattutto in ragione del contesto fortemente antropizzato in cui è collocato l’aeroporto bergamasco. In particolare, desideriamo conoscere come si intenda evitare che un episodio come quello del 5 agosto – quando un aeromobile in atterraggio ha concluso la sua corsa ben oltre i limiti del sedime aeroportuale – abbia a ripetersi, ovvero quali dispositivi si intendano adottare per neutralizzare il rischio di “overrun”, assicurando la piena sicurezza di persone e cose anche in tale pur remota (ma possibile, come si è visto) eventualità”.




Bergamo, ad agosto il commercio non va più in ferie. Molti i negozi aperti

 

negozio commessa shoppingDimentichiamoci la città fantasma, anche quest’anno la Bergamo del commercio non va in vacanza: molti i bar, i ristoranti e i negozi che hanno deciso di rimanere aperti anche ad agosto scongiurando il rischio per i consumatori di peregrinare tra le saracinesche chiuse. L’elenco delle attività e dei negozi che ad agosto non si fermano è nutrito. L’80% dei bar e ristoranti sono ancora aperti, mentre 6 negozi di elettrodomestici, cosmetici e casalinghi su 10 garantiscono l’acquisto. Anche in provincia il commercio non s’è fermato in questi giorni. Nelle località turistiche – montagne e laghi d’Iseo e di Endine – quasi tutti negozi, bar e ristoranti rimangono aperti, e negli altri paesi garantiranno il servizio un ristorante e un bar su due e il 40% dei negozi e degli alimentari. «I dati relativi alle chiusure sono in linea con quelli dello scorso anno – dice Oscar Fusini, direttore di Ascom Confcommercio Bergamo -. I commercianti hanno ridotto i giorni di chiusura o resteranno aperti. Prima facevano quindici giorni di ferie ad agosto, ora fanno mediamente una settimana. La maggior parte delle chiusure si concentra dal 14 al 20 agosto, alcune attività chiudono questa settimana e una minoranza quella dal 21 al 27 agosto». «Bergamo – spiega ancora Fusini – ha un’offerta commerciale a ridosso della città pressoché sempre aperta ed esiste anche una dimensione turistica che sta crescendo, ma i clienti non vengono solo da fuori». Se bar e negozi sono aperti è anche perché c’è richiesta da parte dei residenti. «Agosto per la nostra città è un mese di lavoro, soprattutto nel settore dei pubblici esercizi e dei ristoranti che intercettano tanti bergamaschi che non vanno in vacanza. Complice la crisi, il periodo vacanziero si è accorciato e tanti cittadini decidono di trascorrere il mese di agosto a casa. Pertanto i commercianti si sono adeguati, tenendo aperto e garantendo, oltre ai servizi offerti, una città più sicura e vivace».

 




La frutta a Bergamo? Poca ma creativa

In Lombardia, secondo i dati recentemente comunicati dalla Coldiretti regionale, sono coltivati a frutta 7.859 ettari, con decine di varietà: dai kiwi alle mele, dalle pere ai meloni, dai mirtilli alle pesche. Quasi il 60% dei frutteti, con 4.864 ettari, è concentrato in provincia di Mantova, il 14%, pari a 1.132 ettari, in Valtellina e circa il 7% rispettivamente a Brescia con 544 ettari e a Pavia con 556 ettari. Bergamo è in posizione più defilata. Il suo territorio possiede circa 195 ettari coltivati a frutta, collocandosi dopo i 397 ettari di Cremona e prima degli 87 di Milano, dei 79 di Como, dei 70 di Varese, i 58 di Monza, i 40 di Lecco e, infine, i 23 di Lodi.

Le specie coltivate in misura prevalente in Lombardia rimangono le pere e le mele, anche se negli ultimi dieci anni si è potuto vedere un deciso incremento del terreno destinato alla coltivazione dell’Actinidia (kiwi). La provincia di Bergamo non rispecchia la generale vocazione lombarda, infatti le maggiori estensioni, con esclusione della coltivazione dell’uva, rimangono quelle che storicamente hanno caratterizzato questi territori. Secondo dati forniti sempre dalla Coldiretti, la presenza del castagno si afferma quella predominante, con i suoi 60,68 ettari sul totale di circa 195. Al castagno, in termini di estensione della coltivazione, segue il noce, con i suoi 22,75 ettari di terreno coltivati. E poi in ordine il pero, il melo, l’albicocco, il pesco e il ciliegio. A questo punto arriva anche l’Actinidia con 5,20 ettari coltivati. Tra i piccoli frutti svetta il lampone che si aggiudica ben 14 ettari, molti, considerando che in genere gli impianti di piccoli frutti non raggiungono grandi estensioni e le aziende in provincia che si dedicano alla loro coltivazione sono molto piccole. A seguire la mora, il mirtillo e il ribes.

Ma come far sopravvivere aziende e comparti di queste dimensioni in un mercato che spesso soffoca i piccoli produttori? Diversificando la propria attività o vendendo prodotti trasformati e pronti all’uso, che possono generare un valore aggiunto, meglio ancora se unici. Non a caso molti piccoli agricoltori si sono dedicati alla produzione di confetture artigianali, anche se nel tempo, anche in questi settore, l’offerta si è moltiplicata. C’è anche chi ha iniziato a pensare a qualcosa di diverso per davvero e sta raccogliendo molte soddisfazioni.

Settimocielo – Camerata Cornello

Disidratata e confezionata, diventa snack per ogni occasione

settimocieloL’azienda agricola Settimocielo è nata nel 2009 a Camerata Cornello per volere di Alberto Sangalli che, nonostante provenisse da un altro settore, con dedizione ha scelto la vita all’aria aperta e in montagna. Sostenuto da questa motivazione ha avviato il suo progetto, che nel corso del tempo ha subito non pochi cambiamenti, nell’ottica dell’affinare le prospettive, fare ricerca e man mano raddrizzare il tiro cercando di proseguire per la strada giusta. All’inizio della sua attività, la produzione di frutta con la conseguente trasformazione in confettura non era molto diffusa, ma in pochissimo tempo questo impiego ha preso sempre più piede e Alberto ha deciso di cambiare direzione. Nel frattempo si è specializzato sempre più nella coltivazione e in tutto quello che ruota attorno ai piccoli frutti, immaginandone anche altri utilizzi. Ecco che la disidratazione, la forma più antica di conservazione scoperta dall’uomo, ha catturato il suo interesse ed… ecco fatto!

Alberto Sangalli
Alberto Sangalli

«Abbiamo iniziato a disidratare la nostra frutta – spiega Sangalli – e a confezionarla in sacchetti. Questo per permetterne un facile utilizzo ovunque, quasi fosse una caramella. A scuola, a casa, in ufficio, durante lo sport, un prodotto facile da consumare che mantiene tutte le proprietà della frutta, senza l’aggiunta di zucchero». Le sfoglie di frutta si possono anche utilizzare in altri modi, ad esempio nello yogurt per colazione, per arricchire gelati o dolci e così via. Un prodotto sano e comodo «che ha avuto molto successo – spiega ancora Sangalli – anche se a volte l’utilizzo è talmente semplice che non viene subito capito. Per questo motivo abbiamo deciso di iniziare a venderlo direttamente anche tramite il web. In questo modo possiamo raccontarlo e farlo conoscere». L’ultima invenzione di Alberto? La frutta disidratata e polverizzata, pronta da unire all’acqua per creare delle favolose e golose bibite e bevande.

Bacche di goji, lamponi, mirtilli, uva spina e frutti di bosco sono solo alcune delle proposte dell’azienda. Tutta la frutta utilizzata è coltivata in montagna e lavorata poche ore dopo la raccolta. Le diverse tipologie vengo anche abbinate in funzione delle proprie nutritive: goji e mirtillo, lampone e sambuco, sono solo degli esempi.

Tropico dei Colli – Bergamo

Le specie esotiche crescono in città

Giulia Serafini e Mirko Roberti
Giulia Serafini e Mirko Roberti

Quando due giovani laureati con una passione sfrenata per l’agricoltura e la medesima grande sensibilità si incontrano succedono cose che nemmeno si possono immaginare. E quindi, anche la frutta tropicale si fa bergamasca, grazie all’impegno e alla passione di Giulia e Mirko, che insieme hanno dato vita a Tropico dei Colli, progetto sperimentale su terreni ai piedi di Città alta, tra San Colombano e Valtesse, che presto ha ricevuto riconoscimento al concorso “Luberg 2015 – Diventa imprenditore”.

Detto, fatto ed è partita l’avventura. «Non ho mai immaginato che mi sarei occupata di agricoltura – spiega Giulia Serafini, classe 1990 –, infatti mi sono diplomata al classico e poi non sapevo davvero che fare. Un giorno mia mamma mi consigliò di provare ad informarmi per la facoltà di Agraria. In realtà ciò che mi ha più affascinato è stato il fare qualcosa a cui non avevo mai pensato, che non avevo considerato. È stato subito amore. Ho appena conseguito la laurea magistrale in Agraria». Attualmente lavora come guida all’Orto Botanico di Bergamo, dopo esperienze in varie aziende agricole. «Durante un corso – prosegue ancora Giulia – ho incontrato Mirko e abbiamo scoperto di condividere le stesse idee e sensibilità. Lui mi ha raccontato delle sue sperimentazioni con piante tropicali ed era già tutto chiaro: dovevamo farlo».

Il fiore di Feijoa
Il fiore di Feijoa

L'Asimina
L’Asimina

«Io ho studiato Architettura Ambientale al Politecnico di Milano – spiega Mirko Roberti – e nutro da sempre una grande passione per il mondo vegetale. Studio e coltivo da anni diverse specie di piante utili con una particolare attenzione per i fruttiferi non convenzionali. Amo particolarmente gli alberi da frutto». Ma perché proprio piante tropicali? «Per fare una cosa nuova con delle specie molto rustiche, che si possono coltivare senza grandi interventi fitosanitari – spiega Giulia –, ma anche che possano offrire un prodotto unico. Grazie alle ricerche di Mirko abbiamo capito quali fossero le specie ben adattabili e abbiamo iniziato le sperimentazioni dall’inizio, con i vivaisti». Un approccio estremamente glocal, con l’obiettivo di trovare anche altri coltivatori, anche con piccoli appezzamenti, disposti a credere in queste cultivar. Per il momento le specie coltivate sono tre: il kiwi arguta, un piccolo kiwi rosso dalla buccia liscia e sottile, dolcissimo, da mangiare intero come una ciliegia; la Feijoa, scoperta da un ricercatore portoghese, da cui ha preso il nome, ha un profumo, una consistenza e un sapore unici, nonché un fiore stupendo ed è utilizzabile per gelati e sorbetti; l’Asimina, un frutto cremoso, dal sapore molto tropicale originaria del Nord America.

Francesca Belotti – Chiuduno

Frullati e dolci, ecco l’agri-streetfood

street food - Francesca Belotti - Chiuduno (1)A volte le cose succedono per caso e qualcuno ci scopre una grande passione. È quanto accaduto a Francesca Belotti, classe 1983, che ha dato vita nel 2010 a Castelli Calepio all’azienda agricola che porta il suo nome. «Mio papà Marino – racconta Francesca – aveva acquistato questo terreno con l’obiettivo di fare un investimento. Per diletto ho quindi cominciato a coltivare qualche pianta di piccoli frutti, su suo consiglio». Papà Marino e mamma Flora da sempre lavorano nel settore floricolo, con varie esperienze commerciali alle spalle. Esperienze che hanno sicuramente spinto e influenzato anche Francesca che pian piano si è dedicata alla coltivazione, partendo da zero e imparando giorno dopo giorno. Ma come accade spesso a chi si approccia con passione a una cosa nuova, ha visto molte opportunità per commercializzare la sua frutta e non se n’è lasciata scappare nemmeno una. «Prima ho pensato al periodo invernale e ho iniziato a trasformare parte della frutta in confettura, ma poi rimaneva l’estate. Come potevo valorizzare la mia frutta?», si è chiesta e da lì l’idea: uno street food a base di frutta! Coppette di frutta fresca, frullati di ogni tipo, dolci.

street food - Francesca Belotti - Chiuduno (2)

Partecipa a numerose sagre e un po’ meno agli eventi dedicati allo street food perché al momento non sono sostenibili a livello di spese per un’azienda agricola come la sua. Ma l’idea c’è, la direzione l’ha trovata e perfino il successo. «La gente vuole arrivare alla fonte – evidenzia – quindi attraverso la partecipazione ai mercati, il passaparola e i social network sono riuscita a raggiungere molte persone. Ora ha in cantiere anche altre iniziative, come cene in azienda, aperitivi e altro ancora». Per tutto il periodo estivo è possibile acquistare la frutta fresca direttamente in azienda. Anche nel periodo invernale è presente una piccola bottega in una bella casetta in legno in cui è possibile acquistare le conserve e altri prodotti del territorio.




Protezione civile, Claudia Campana alla guida del CCV di Bergamo

Da sinistra: Claudia Campana, Diego Suardi e Marzio Moretti
Da sinistra: Claudia Campana, Diego Suardi e Marzio Moretti

Da una decina di anni è in prima linea a sostegno della prevenzione dei rischi, nel soccorso delle popolazioni colpite, nel contrasto e superamento delle emergenza insieme ad altri volontari. La seriatese Claudia Campana, iscritta dal 2007 nel Gruppo comunale di Seriate di Protezione civile, che coordina dal 2011, è la neo eletta presidente del nascente Comitato di Coordinamento del Volontariato su scala provinciale. Denominato CCV di Bergamo, comprende 120 realtà tra gruppi comunali e associazioni volontarie di Protezione civile, per un totale di circa 5 mila persone. Scelta tra una rosa di 22 candidati da tutta la provincia, in corsa per la nomina di delegato, Campana afferma: «Mi metto a disposizione insieme agli altri 10 delegati dell’esecutivo del Comitato per supportare la Provincia di Bergamo nella mitigazione dei rischi e nella gestione dei volontari, persone in gamba che si spendono con anima e cuore per gli altri. Credo molto nella collaborazione tra gruppi e volontari e mi adopererò per questo». Nel c orso delle elezioni per la nomina dell’esecutivo del Comitato di Coordinamento del Volontariato su scala provinciale, la carica di vicepresidente è andata a Marzio Moretti, presidente dell’Associazione Orobie Soccorso di Endine Gaiano. Come Segretario è stato nominato Diego Suardi, coordinatore del Gruppo comunale di Torre Pallavicina.

 

 

 




Troppi giudizi parziali, così declina la nostra convivenza civile

scuolaL’idea che ci sia un giudice, a Berlino come altrove, ci rassicura da almeno trecento anni: da quando è stato introdotto il moderno concetto di diritto, se ci fate caso, tutta la nostra esistenza si è fondata sulla pacificante illusione che qualcuno valuti equamente e decida di noi e dei nostri rapporti con il mondo esterno. Ci sono maestri e professori che giudicano del nostro impegno e della nostra vocazione per le lettere o per le matematiche, confessori che misurano il nostro grado di probità, psicologi che ci dicono se e quanto siamo felici, colonnine arancioni che ci informano circa il nostro rispetto dei limiti di velocità e così via. Insomma, la nostra vita è costantemente monitorata e, quando necessario, riallineata da dei giudici, che, imparzialmente, ci assegnano palline bianche o palline nere, ci fanno avanzare o retrocedere, ci ammoniscono o ci premiano. Le suocere, in un certo senso, sono, a loro volta, giudici succedanei, se rendo l’idea. Tutto questo, come ogni trovata di origine illuminista, è molto bello, utile ed appagante, in teoria, salvo scontrarsi con la dura realtà: maestri e professori che scaricano sugli alunni le proprie personalissime nevrosi, confessori che abusano della catechista, psicologi che si inventano farneticazioni proiettive e colonnine arancioni che servono solo a fare cassa, non contribuiscono certamente a consolidare la nostra fiducia nei giudizi e nei giudici. E massime in un posto come l’Italia, in cui il grado di clientelismo, di corruzione e di imbarazzante lassità morale raggiunge picchi da manuale.

Dunque, la questione non è più quella della presenza o meno di un giudice, a Berlino come altrove, ma quella della credibilità del giudice. Non mi riferisco, naturalmente, solo alla magistratura, ossia ai giudici deputati e stipendiati allo scopo di difendere il diritto ed applicare la legge, sibbene a tutte le figure il cui compito, istituzionale o tradizionale, sia quello di esprimere giudizi. Che dire di insegnanti, ad esempio, che, in sede di scrutini o di esami di maturità, operano in modo irrituale (e sono buono usando questo aggettivo) per farla pagare agli studenti che stanno loro di traverso? E che dire di concorsi pieni di errori, di manipolazioni, di pasticci, che devono essere rifatti ogni volta per vizi formali e sostanziali? Qualche dubbio ci viene, non è vero? E questo dubbio, questa idea che la legge non sia mai uguale per tutti, che a me per uno scontrino da due euro diano un multone e a te, per una truffa milionaria, non facciano niente, è come un tarlo, che corrode la nostra fiducia nella società, nello Stato, nella gente che ci circonda. E’ la morte dell’idea comunitaria di istituzioni. Ognuno, perciò, vive nel sospetto di essere gabbato: guarda al proprio vicino come ad un potenziale competitore, chiedendosi di quali appoggi goda, chi lo abbia raccomandato, a chi si sia rivolto. E’ la società clientelare, che si contrappone alla società del diritto, casomai volessimo dare un nome alle cose.

Anche a me, nel mio piccolo, è capitato mille volte di scontrarmi con questa bruttissima realtà: giudici che danno ragione ai ladri, in quanto enfants du pays e torto al forestiero che ha dalla sua la legge, professori che insufflano nel collega che ti deve esaminare pregiudizi devianti, vigili che si mostrano implacabili verso la tua pagliuzza e malleabilissimi verso le altrui travi…eh, cari miei, troppe ne ho viste. E chissà quante ne avrete viste voi! In definitiva, è come se sapere che, a Berlino come altrove, ci sia un giudice non ci bastasse più: non ci fidassimo più del criterio con cui chi ci giudica viene scelto ed opera. E capirete che non è una bella sensazione. Però, così stanno le cose: questo è il punto di arrivo di una lunghissima catena di impercettibili cedimenti etici. Un poco alla volta, il cittadino comincia a smettere di credere che esista un sistema virtuoso, basato sulla semplicissima regoletta del “chi ha ragione vince”, “chi merita passa”, “chi rispetta è rispettato”, e si addentra, suo malgrado, nella jungla del “chi ha la raccomandazione più forte vince”, “chi imbroglia passa”, “chi è forte è rispettato”: in questo modo, la società civile diventa una società mafiosa, piano piano, a piccolissimi passi. E le reazioni del nostro bravo cittadino possono essere solo due: o cerca di opporsi alla fanga che gli sale lungo i polpacci, e allora vivrà una vita di rabbie e di delusioni continue; oppure si adegua, si attrezza, cerca di ritrovare nell’agenda il numero di telefono di quel suo compagno delle medie che adesso fa il sostituto procuratore, contatta l’amico primario per saltare anche lui la fila, raccomanda il figlio al dirigente scolastico che gli deve un favore.

La ‘descalation’ dalla Scandinavia all’America Latina avviene così: un cittadino alla volta. Ti affidi a giudici che ti fregano una, due, tre volte, finché non ne puoi più e, anziché ad un giudizio nella cui imparzialità e serietà non credi più, ti affidi alla protezione di un padrino. E l’Italia è piena di questi piccoli e grandi padrini: di gente che ti dice “ci penso io”, “lascia fare a me”. Professionisti, funzionari, politicanti, che, con aria paciosa e col sorriso dell’amico vero ti oliano le serrature, ti tengono aperta la porta. Nulla di penale, come dicono in televisione: no certo, nulla di penale, ma moltissimo di morale. I danni che derivano alla qualità della nostra vita civile da questo andazzo e dall’assoluta sfiducia in figure terze che diano dei giudizi universalmente accettati, basati su criteri di imparzialità e serietà, sono enormi e, temo, irreparabili. Perché questo personalismo, questo egoismo trasformato in sistema, mina alle radici l’idea stessa di convivenza civile: ci ributta indietro di secoli, quando la libertà non era un diritto limitato solo da altri diritti, ma un privilegio, concesso da un potente ad uno meno potente. E quel sistema si chiamava feudalesimo.




“Maestri del Paesaggio”, seminario ad alta quota all’Ostello Curò

L'Ostello Curò
L’Ostello Curò

Quanto è wild la nostra terra? C’è spazio per il selvaggio nei luoghi che abitiamo? Nell’ambito della VI edizione della manifestazione I Maestri del Paesaggio International Meeting of Landscape, Garden and Design, organizzato dal Comune di Bergamo in collaborazione con l’associazione Arketipos, a Bergamo dal 7 al 25 settembre prossimi, torna l’appuntamento con Alpine Seminar, il ciclo di conferenze in quota dedicato al paesaggio. Sabato 10 e domenica 11 settembre, all’Ostello Curò, struttura del CAI di Bergamo collocata in alta Valle Seriana al margine occidentale della Conca del Barbellino, a circa 1.900 metri di altezza, si ritroveranno paesaggisti e pensatori del verde per indagare l’importanza del wild in città, in regione e nella macro-area alpina. L’abbandono delle aree agricole montane, l’avanzata del bosco, l’equilibrio tra l’esigenza di produrre e realizzare beni agroalimentari, offerte turistiche, infrastrutture, e la necessità del tutelare le specie animali e vegetali dei territori saranno al centro del dibattito che vedrà la partecipazione di Renato Ferlinghetti, geografo e naturalista del Centro studi sul territorio “Lelio Pagani” – Università di Bergamo, Enrico Bassi, naturalista e consulente scientifico del Parco Nazionale dello Stelvio, Maurizio Dematteis, giornalista e ricercatore, direttore della rivista Dislivelli, Luca Pellicioli, medico veterinario, membro del Comitato Scientifico Centrale CAI e del gruppo “Grandi Carnivori”, Tiziana Stangoni, dottore forestale libero professionista, presidente dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali delle province di Como-Lecco-Sondrio e Patrizio Daina, naturalista. Obiettivo: fare luce su quali sono le caratteristiche del paesaggio odierno, quale il grado di selvatichezza, quale il valore nelle recenti dinamiche evolutive dell’elemento wild, ragionando sulla necessità di rinselvatichire alcune aree, sui problemi e sulle opportunità che questo comporta e, dunque, sulle relazioni tra i diversi attori del territorio quali agricoltori, allevatori, ambientalisti, turisti, cacciatori, tecnici del territorio e funzionari. Il seminario è a numero chiuso e gode del sostegno della Fondazione Lombardia per l’Ambiente. La quota di partecipazione con pensione completa all’Ostello e Rifugio Curò è di 70 euro o 50 euro se studenti o docenti di istituti secondari superiori e di università. Le due giornate consentono di acquisire crediti formativi ad architetti e agronomi e forestali.




Università, gli insegnanti di domani si formano a Bergamo

generica universitàAl via il nuovo corso di laurea quinquennale in Scienze della Formazione Primaria, attivato dall’Università degli Studi di Bergamo già dal prossimo anno accademico 2016-2017, in anticipo quindi di un anno rispetto alle previsioni di pochi mesi fa. Un risultato che l’Ateneo è riuscito a ottenere grazie soprattutto al sostegno e alla collaborazione del MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca), venendo incontro alla domanda delle famiglie e delle parti sociali del territorio, che da molto tempo chiedevano di aprire questo nuovo Corso di laurea a Bergamo. Da metà ottobre all’Università di Bergamo partiranno le lezioni del nuovo corso ad accesso programmato, con 95 posti a disposizione, disponibili in seguito al superamento della prova di selezione nazionale prevista il 6 ottobre alle ore 11. Le preiscrizioni al test si svolgeranno dal 17 agosto al 27 settembre. Il corso di Scienze della Formazione primaria dura cinque anni, alla fine dei quali si è abilitati alla professione di insegnanti per le scuole primarie e per le scuole dell’infanzia e garantisce accesso diretto al concorso nazionale, senza altri corsi di formazione. Il corso di studio, che avrà delle caratteristiche distintive rispetto a tutti gli altri già attivati in Regione Lombardia, sarà incardinato presso il Dipartimento di Scienze umane e sociali, ma per la sua natura interdisciplinare si avvarrà delle competenze di tutti i docenti degli altri Dipartimenti della nostra Università e di quelle di esperti del mondo della scuola. A differenziare il nostro corso sarà infatti l’intensa attività che svolgeremo in collaborazione con le scuole e un profilo internazionale. La maggior parte dei corsi prevede infatti che gli studenti abbiano una conoscenza diretta della pratica didattica, così come si svolge concretamente nelle classi, e maturino la capacità di riflettere scientificamente su tale esperienza. Le istituzioni scolastiche diventano in questo modo veri e propri laboratori per la teoria e la pratica dell’alternanza continua e critico-riflessiva tra aula universitaria e ambiente scuola. Tutti i nostri studenti dovranno inoltre trascorrere periodi di studio o tirocinio all’estero presso istituzioni con cui saranno stipulate apposite convenzioni.

Il nostro corso di studi dedicherà una particolare e specifica attenzione ai maestri non laureati, che da anni prestano servizio e desiderano approfondire la loro preparazione. La loro esperienza lavorativa sarà infatti riconosciuta ai fini del percorso universitario e le attività di tirocinio si svolgeranno nelle loro stesse sedi. I maestri non laureati che si iscriveranno al nostro corso di studio si impegneranno anche come tutor per gli altri studenti: la nostra ambizione è quella di far diventare il nostro corso una vera comunità di pratica e di apprendimento. “L’avvio già dall’anno accademico 2016/2017 del nuovo Corso di Laurea in Scienze della Formazione primaria – commenta Remo Morzenti Pellegrini, Rettore dell’Università di Bergamo – rappresenta una grande opportunità per il nostro Ateneo e per il territorio. Si attendeva da tempo questa notizia che giunge dopo uno lavoro congiunto con le parti sociali e il mondo della scuola bergamasca che ora avrà un punto di riferimento nazionale per la formazione e sperimentazione didattica dei futuri insegnanti. Il Dipartimento di Scienze umane e sociali del nostro Ateneo, inoltre, grazie soprattutto a questo riconoscimento ministeriale tanto atteso, promuoverà un’avanzata formazione teorico-pratica nell’ambito delle discipline psicopedagogiche, metodologico-didattiche, tecnologiche e della ricerca che caratterizzano il profilo professionale di un insegnante della scuola dell’infanzia e primaria, anche attingendo dalle competenze dei docenti di tutti i Dipartimenti della nostra Università”.




L’Uno contro Zero è legge, i piccoli rifiuti elettrici si portano in negozio

Uno Zero negozioDisfarsi di un vecchio cellulare, di un mp3 player, ma anche di un rasoio elettrico, un tablet, un phon, una radiolina o delle lampadine diventa più facile. I piccoli elettrodomestici ora si possono riconsegnare ai negozi senza l’obbligo di acquistarne di nuovi. È diventato operativo venerdì 22 luglio scorso, il Decreto Ministeriale 121 del 31 maggio 2016  meglio conosciuto come “uno contro zero”.  Il decreto impone ai negozi con una superficie di vendita di almeno 400 mq l’obbligo di ritirare gratuitamente e smaltire i Raee, i rifiuti elettrici ed elettronici con dimensioni fino a 25 cm. Fino ad ora si potevano riconsegnare in modo gratuito in negozio i vecchi prodotti elettronici ma solo a fronte di un prodotto nuovo da portare a casa.
Già previsto nella normativa generale sui Raee entrata in vigore due anni fa, con questo decreto l’Uno contro Zero diventa a tutti gli effetti operativo.
Lo scopo è aumentare la raccolta dei rifiuti elettrici e adeguarsi alla direttiva Ue che impone a partire dal 2016 agli Stati membri la raccolta del 45% in peso dell’immesso a consumo, pari in Italia a circa 7,5 kg pro capite ogni anno. «I rifiuti elettronici di piccole dimensioni rappresentano una risorsa di materie prime dal momento che il 95% può essere riciclato, ma sono quelli più difficili da raccogliere – spiega Giancarlo Dezio, direttore generale di Ecolight – si stima infatti che solamente il 15% segua un corretto percorso di raccolta».
Per i negozianti il nuovo obbligo comporterà un maggiore impegno. Ecolight ha studiato  dei cassonetti specifici per la raccolta dei micro RAEE e delle lampadine a risparmio energetico da collocare all’interno dei centri commerciali e in prossimità dei grandi punti vendita che permettono ai negozianti di rispondere agli obblighi di legge e li sollevano dalla compilazione di moduli.

 

 




L’associazione Colognola per il suo futuro: “Purtroppo ignorati i nostri ripetuti appelli”

L’associazione “Colognola per il suo futuro” è netta nel commentare l’incidente all’aeroporto. “Fortunatamente – scrive – l’incidente è avvenuto alle quattro del mattino e non ha avuto risvolti più drammatici, ma non osiamo pensare cosa sarebbe potuto accadere se esso si fosse verificato durante le ore del giorno, con la strada intensamente trafficata”. L’Associazione in una nota ricorda che “la cittadinanza si è rivolta a tutte le istituzioni, esponendo le preoccupazioni causate dall’abnorme crescita dello scalo, che è ad alta criticità perché insiste su un territorio densamente antropizzato, con cui un traffico aereo tanto intenso risulta assolutamente incompatibile”. “Si pensi che la pista è a soli 3mila metri dal centro città, che lateralmente allo scalo – a poche centinaia di metri di distanza – c’è il grandissimo e affollatissimo centro commerciale di Oriocenter, che la stragrande maggioranza dei decolli avviene su un’unica traiettoria che sorvola aree densamente abitate ed attraversa in pieno il quartiere di Colognola, che conta più di 7.000 abitanti e 5 scuole con circa 2.000 studenti”. “Eppure, a dispetto di quanto prescritto dal decreto di Via (valutazione impatto ambientale) del 2003, che ha autorizzato lo sviluppo ponendo però precisi limiti alla crescita ed indicando precisi criteri proprio per salvaguardare il territorio, il traffico aereo – annota Colognola per il futuro – è aumentato a dismisura, stracciando tutti i limiti imposti dai documenti autorizzativi. Il Via è scaduto nel 2015 ed il nuovo Psa (piano di sviluppo aeroportuale) proposto parla di un’ulteriore, inconcepibile crescita del traffico aereo”, sostiene l’associazione. Nonostante fosse previsto dal 2003, non è stato mai approvato il piano di rischio (nelle zone a rischio, a quanto ci consta, dovrebbero essere incluse anche le aree laterali alla pista, per l’ampiezza di un chilometro) e le istituzioni, soprattutto i ministeri dei Trasporti e dell’Ambiente che sono più interessati al problema, hanno ignorato gli appelli dei cittadini per un monitoraggio più attento della situazione”.

“Anche noi, residenti di Colognola, ci siamo mossi in tutte le direzioni: lettere e solleciti agli enti interessati, due ricorsi al Tra di Brescia ed al Consiglio di Stato per vedere finalmente annullata la zonizzazione acustica aeroportuale che aveva illegittimamente incluso il quartiere negli intorni aeroportuali, nonostante le sue caratteristiche di residenzialità. Abbiamo vinto i ricorsi ma non è cambiato nulla in concreto. Abbiamo fatto una petizione alla Ue, abbiamo inviato un esposto alla Procura di Bergamo, segnalando le tante criticità dello scalo, non ultimo proprio quello della sicurezza. Eppure – commenta amara l’associazione – anche l’esposto è stato archiviato”. “Così siamo al paradosso di un aeroporto che, essendo praticamente seduto sulla città e potendo pertanto avere al massimo le dimensioni di un city airport, è invece diventato il terzo scalo nazionale per traffico passeggeri. In quale altro paese civile accade questo? Impatto ambientale e sicurezza continuano ad essere problemi sottaciuti, anzi ignorati, ma noi che viviamo quotidianamente questa assurda situazione siamo estremamente preoccupati, non solo per le condizioni di vita che siamo costretti a sopportare, ma anche per le possibili conseguenze di incidenti, come quello accaduto stanotte. Ciò che più ci sconcerta – conclude l’Associazione – è il silenzio delle istituzioni, che ignorano gli appelli della cittadinanza e che finora nulla hanno fatto per tutelarne i diritti e per salvaguardare il territorio: la città ed i Comuni dell’hinterland”.