Legambiente, bandiera verde al Tram delle valli

teb5645.jpgLegambiente Lombardia premia TEB con la bandiera verde per la promozione della mobilità sostenibile ed efficiente anche sotto il profilo ambientale, collegando la città e la Valle Seriana grazie al Tram Bergamo – Albino. Nell’ambito della “Carovana delle Alpi”, giunta quest’anno alla XV edizione, vengono assegnate bandiere verdi per progetti e iniziative virtuose e sostenibili e, al contrario, bandiere nere per denunciare comportamenti di sfruttamento indiscriminato delle risorse. “Siamo molto contenti per questo importante riconoscimento, che ci conferma nell’intenzione di promuovere ed estende lo sviluppo della mobilità su rotaia nel nostro territorio – dichiara Filippo Simonetti, Presidente di TEB. L’aggiornamento del progetto preliminare della seconda linea tramviaria, T2 Bergamo – Villa d’Almè, che è la priorità di sviluppo per TEB, è propedeutico alla realizzazione di un’infrastruttura fondamentale per il benessere economico e sociale della popolazione della città e delle Valli Brembana e Imagna. Il prolungamento della Linea T1 fino a Vertova – continua Simonetti – sta trovando un importante consenso sul territorio e nelle Istituzioni. Il Tram ha contribuito a trasformare il nostro territorio, ampliandone i confini, connettendo le persone ai servizi, generando valore economico, urbanistico e sociale. Il successo di questi sette anni non può che orientare le scelte infrastrutturali del futuro: il potenziamento metrotranviario di Bergamo è certamente strategico per rendere il territorio bergamasco ancora più competitivo”.

Gianni Scarfone, amministratore delegato di TEB: “Siamo un esempio di trasporto pubblico sostenibile ed efficiente per il Paese, come conferma l’interesse di operatori ed amministratori – anche stranieri – che visitano l’infrastruttura e l’Azienda. La Linea T1 Bergamo- Albino è l’ultima grande opera a servizio della mobilità collettiva e su ferro realizzata a Bergamo: un investimento strategico e lungimirante, apprezzato dai cittadini e qualificante per il territorio”. La linea tranviaria Bergamo -Albino, inaugurata nel 2009 sfruttando parte del sedime della dismessa ferrovia storica, collega il centro urbano del capoluogo alla Valle Seriana, per una lunghezza di 12,5 km in 16 fermate. Negli ultimi 7 anni, la Linea T1 ha trasportato oltre 22 milioni di passeggeri per quasi 4 milioni di chilometri, guadagnandosi una pagella da 7+ per la qualità del servizio offerto (indagine di soddisfazione dei clienti 2015).  Nel 2015 sono stati quasi 3,5 milioni i passeggeri trasportati e più di cinquecento mila i chilometri percorsi.

 

 




Alimentari Turani, quando dietro al banco vince la tradizione

Serena Turani
Serena Turani

Ci sono attività che portano con sé la storia di un paese e di intere generazioni di famiglie. Attività che non conta l’insegna, tanto si va da tizio o da caio e tutti sanno chi sono. Sono il baluardo di una tradizione che resiste alle sfide del tempo e risponde alle lusinghe dei centri commerciali a suon di sorrisi, confidenze e servizio.

L’alimentari-salumeria Turani, a Valbrembo, risponde alla perfezione a questo ritratto. È l’unica rimasta delle cinque botteghe storiche del paese. Si è tramandata per tre generazioni e ancora oggi si trova in via Roma, dove è nata settant’anni fa. La sua storia inizia nel 1920 quando Battista Turani e la moglie Celeste Magni aprono una piccola macelleria. Con gli anni arrivano i figli, che, una volta cresciuti, si uniscono ai genitori nella gestione dell’attività e nel 1957 danno vita alla società Fratelli Turani. Germano e Mina si occupano della salumeria-alimentari, Marino e Maria della macelleria e Claudio dell’allevamento di bovini e suini. Sono «anni di sacrifici e di lavoro in cui si faceva tanta fatica». Ma, in compenso, ci sono tanta passione e buona volontà, e quindi si va avanti.

foto storica salumeria Turani - ValbremboNel tempo l’attività di famiglia si divide. A Claudio e Marino va la gestione della macelleria, Germano rimane alla conduzione della salumeria, che fa anche da vendita di pane, frutta e verdura, insieme alla moglie Rosalia Battaglia. La coppia ha due figlie. La maggiore, Marina, si sposa e va a vivere in Germania, mentre Serena, a metà degli Anni 90, dopo aver terminato gli studi da analista contabile, decide di seguire la tradizione e di lavorare nell’attività di famiglia.

È lei, oggi, a raccontare questi settant’anni di lavoro e dedizione. «Ricordo la mia infanzia con mia sorella Marina, tra scaffali e bancone, seduta in vetrina a guardare i miei genitori servire pazientemente i clienti. Lavoravano sempre, anche la domenica. Un ciclo continuo. Allora tutti i prodotti erano rigorosamente sciolti, dalla pasta allo zucchero, al caffè, all’olio. Si pesavano su una bilancia e si facevano i calcoli a mano. Era un altro tipo di lavoro rispetto a quello che si pratica oggi».

Questi vent’anni in negozio insieme ai miei genitori – commenta ancora Serena – sono stati anni di confronti e di fatiche, ma anche di tanti momenti di gioia. Tra noi c’è sempre stato, oltre al naturale rapporto affettivo, anche un solido rapporto lavorativo. Loro sono stati i miei maestri, mi hanno insegnato i segreti per curare la longevità di una attività. Ammiro la semplicità, la generosità, l’onestà e la grande ironia di mio padre e la professionalità, il rispetto e la dedizione di mia madre». Quella di Serena è una dedica d’amore e di ringraziamento soprattutto al papà per quello che ha fatto per la famiglia e il paese.

Rosalia e Germano Turani
Rosalia e Germano Turani

Oggi la guida della bottega è passata a lei. Germano fa da coadiuvante ma Serena ammette che «è ancora l’anima del negozio e va benissimo così. È un uomo diretto e scherzoso. E poi è una persona di cuore, non sa dire di no. Il negozio è la sua vita. Senza morirebbe». Insieme lavorano tra tradizione e rinnovamento. E anche i tre nipoti appena possono vanno in negozio per dare una mano. Serena ha portato tra gli scaffali alcune novità: ha rinnovato il locale, ammodernato gli arredi, acquistato un nuovo banco frigorifero e cambiato alcuni prodotti, sempre mantenendo la qualità e prezzi giusti, perché «per andare avanti e per poter reggere il confronto con la grande distribuzione bisogna avere prodotti buoni e prezzi concorrenziali».

Alcune cose sono rimaste dei punti fermi e sono il vanto del negozio: i salami stagionati in cantina e la famosa pancetta nostrana di Germano – che sono delle vere specialità a Valbrembo e che lui offre ai clienti durante l’attesa – nonché l’atmosfera familiare. «Con i clienti c’è un buon rapporto. Quando mio papà consegna la spesa si ferma spesso a bere un caffè e fare due chiacchiere e quando viene a mancare un nostro cliente facciamo di tutto per essere vicini ai familiari. È bene riconoscerlo: una parte importante del successo del nostro negozio è merito proprio dei nostri clienti, che ci hanno permesso di lavorare, di mantenere viva la nostro attività grazie alla loro fedeltà, ai loro consigli e al buon rapporto che si è mantenuto negli anni». «Il mio desiderio? Poter lavorare con i miei il più a lungo possibile – confida Serena – cercando di migliorare ulteriormente il servizio verso i miei clienti».




Bergamo in cifre: crescono imprese, popolazione, turismo e studenti

Bergamo in Cifre, il compendio statistico che ogni anno consente di leggere i cambiamenti e i comportamenti in atto in città, è stato presentato stamane dal Comune. Una lunga serie di dati, organizzati in un file scaricabile dal profilo www.issuu.com del Comune di Bergamo, per conoscere con precisione le dinamiche cittadine. Un documento trasparente e facilmente leggibile, utile a tutti i cittadini. Innanzitutto i dati demografici: nel 2015 la popolazione cittadina è cresciuta di circa 400 persone. Bergamo conta ora 119.554 abitanti, confermando il trend di leggera crescita avviato lo scorso anno dopo il picco negativo di due anni fa, quando la città perse quasi 2000 abitanti. Le famiglie di due o più persone rappresentano il 55% della popolazione cittadina, i nuclei composti da una sola persona sono il restante 45%. Il quartiere più popoloso rimane il centro città, con quasi 17mila abitanti, a Celadina ben 9.242 e in Borgo Palazzo 8.798. I meno popolati Grumello del Piano, i Colli e Bergamo Alta. Crescono ancora la popolazione anziana (si conferma il costante trend degli ultimi 25 anni in città), che sfiora ormai quota 30mila, e quella giovane per il secondo anno di fila: sono 200 in più gli abitanti tra i 18 e i 30 anni in città, 15.237 persone, il 51% dei quali vive in coppia con figli.

Bergamo in cifreCresce leggermente la popolazione straniera in città: sono 19.206 persone, il 16,1% degli abitanti. Il record di stranieri a Bergamo fu registrato nel 2013, con oltre 20mila abitanti pari al 16,5% della popolazione complessiva. Quasi 4000 sono cittadini di nazionalità boliviana, 1.766 rumeni e 1.635 ucraini. Per quello che riguarda i dati economici, cresce il numero delle imprese attive in città: nel 2015 sono 13.692, circa un centinaio in più rispetto al 2014, 80 in più rispetto al 2013, 170 in più rispetto al 2012. Durante l’arco del 2015 è cresciuta la variazione dei prezzi, che si mantengono però a livelli di oltre 3 punti percentuali più bassi rispetto al 2012. Cresciuti notevolmente anche i flussi turistici in città: nel 2015 gli arrivi registrati sono stati 283.129, quasi 50mila in più rispetto al 2014, quando furono 238.759. Si tratta di un dato record, che attesta una crescita di oltre 80mila turisti in più rispetto al 2009: in totale sono state trascorse in città 535.444 notti, dato di quasi 50mila unità superiore a quello del 2010, che rappresentava il record degli ultimi anni.

Cresce il numero degli studenti dell’Ateneo bergamasco: nel 2015 raggiunta quota 16.326, oltre 500 studenti in più rispetto al 2014. Sono invece circa 25mila gli studenti delle scuole secondarie in città, poco più di 6000 quelli delle scuole primarie, 3127 i bambini che frequentano le scuole dell’infanzia. Il 2015 è stato anche l’anno record della GAMeC, che ha attirato ben 73.461 visitatori, tra mostre temporanee e collezioni permanenti: un dato davvero importante, che polverizza il risultato 2014 (quando i visitatori furono circa 38mila) e quello 2013 (quando si registrarono 28mila visitatori). I dati di visite dell’Accademia Carrara, riaperta il 23 aprile 2015, irrompono nella statistica, portando a quota 152.461 il numero di visitatori del comparto della cultura che affaccia sui due lati di piazzetta Carrarra. Si conferma il sistema bibliotecario urbano, impressionano i dati su dotazione libraria e utenza della biblioteca Angelo Mai, considerando soprattutto che è stato chiuso a lungo per restauro il salone Furietti e che la biblioteca stessa ha sospeso i servizi per due mesi per consentire il riallestimento della propria principale sala. Rispetto al 2014 crescono i dati degli spettatori del Teatro Donizetti: record di pubblico per BergamoJazz, con quasi 600 spettatori in più rispetto all’edizione 2014. La prosa registra 51.770 spettatori, la lirica oltre 16.116: si attendono dati record dall’anno 2016, sul quale influirà lo straordinario successo di pubblico registrato dalla prima stagione del direttore artistico Maria Grazia Panigada. Per quello che riguarda la lirica non sono conteggiati i dati della Donizetti Night voluta da Francesco Micheli, che avrebbero di fatto raddoppiato il numero di spettatori della stagione. Interessante infine il numero di spettatori dei musei civici: nel 2015 sono stati 277.023, con il Museo storico (che registra un dato record di quasi 100mila visitatori, quasi il doppio del 2011) e l’orto botanico (complice l’apertura della Valle della Biodiversità di Astino) nella parte del leone. Scendono i dati di Museo di Scienze Naturali e museo Archeologico, ma per la prima volta il numero di visitatori non è più legato alla semplice percezione e al conteggio manuale degli usceri, bensì ai biglietti emessi, novità introdotta nell’agosto 2015.

Scarica qui Bergamo in Cifre 2015: http://issuu.com/francescoalleva/docs/bergamo_in_cifre

 

 




Riaperta la Nuova Cremasca, aeroporto di nuovo raggiungibile. Radici: “Lo scalo resta sicuro”

Orio

E’ stata riaperta stamane la Nuova Cremasca invasa ieri mattina dal cargo DHL uscito fuori pista in fase di atterraggio. Ora la superstrada è percorribile su tutte e due i sensi di marcia. Pertanto sono raggiungibili sia l’aeroporto sia Orio Center. Vista comunque la situazione, Sacbo, nel confermare che i voli sono regolari, invita i passeggeri a recarsi in aeroporto con largo anticipo rispetto all’orario di partenza, anche in virtù della giornata di grande traffico.

La riapertura è frutto di lavori compiuti a ritmo serrato. “Entro 24 ore sarà garantito il ritorno alla normalità” aveva promesso ieri mattina il Coordinamento dell’emergenza con il settore viabilità della Provincia di Bergamo svoltosi in Prefettura con l’obiettivo di fare il punto della situazione dopo l’incidente. La previsione è stata mantenuta. Il vertice – che ha coinvolto il questore, il prefetto, i sindaci di Orio, Seriate, Grassobbio e Azzano, oltre ai rappresentanti dei carabinieri, della protezione civile, dei Vigili del fuoco e della Croce Rossa – ha infatti pianificato gli interventi e definito i tempi di risoluzione dell’emergenza in ogni dettaglio. E così, grazie all’impiego di mega-gru, già ieri sera, alle 19,30, l’aereo finito fuori pista è stato rimosso e posizionato in un’area limitrofa all’aeroporto. Liberata la sede stradale, s’ è potuto dare il via al corposo lavoro di asfaltatura della Nuova Cremasca e di ripristino di guard rail, new jersey e segnaletica. Il traffico, nel frattempo, è stato reindirizzato sulle arterie comunali del territorio di Grassobbio, Orio e Azzano. La Procura di Bergamo ha intanto aperto un fascicolo in relazione all’incidente accaduto a Orio affidato dal procuratore capo Walter Mapelli e affidato al pm di turno, Letizia Ruggeri.

Le parole di Radici

“L’Aeroporto di Bergamo costituisce un sistema collaudato di sicurezza operativa, certificato sulla base delle tecnologie più avanzate di cui sono dotate le infrastrutture di volo. Quanto accaduto non può inficiare la qualità e l’importanza degli sforzi profusi per rendere lo scalo all’avanguardia in tema di sicurezza, né tanto meno metterne in discussione la funzionalità”. Così si esprime Miro Radici, presidente di SACBO, a seguito dell’incidente aereo occorso all’aeromobile cargo in fase di atterraggio all’aeroporto di Bergamo. “Alla luce dell’accaduto, desidero ribadire l’impegno volto ad assicurare l’obiettivo primario della sicurezza e garantire la piena collaborazione con gli enti interessati”. orio3

“Superata la fase dell’emergenza, il pensiero va ai due piloti coinvolti, ai quali va l’augurio di pronta ripresa – prosegue Radici -. Nel contempo ci scusiamo per i disagi provocati alle migliaia di passeggeri che nelle prime opere del mattino attendevano di partire”. “Desidero rivolgere la mia gratitudine ai vigili del fuoco, prontamente intervenuti sul luogo dell’incidente per mettere in sicurezza l’aereo, all’ENAC e all’ENAV che hanno permesso di coordinare tutte le fasi dell’emergenza e del ritorno all’attività operativa, alle forze dell’ordine (Polaria, Polizia di Stato e Polizia Stradale, Carabinieri, Polizia Locale, Guardia di Finanza) e alla Protezione civile che hanno gestito la viabilità e presidiato l’aerostazione nei lunghi momenti critici. Inoltre il mio pensiero va al personale operativo di SACBO, che da un lato ha assistito i passeggeri e dall’altro consentito di riprendere in tempi brevi l’attività, e a tutti coloro che svolgono le loro mansioni all’interno dell’aeroporto per garantirne l’operatività”.

 




Grumello, ennesimo supermercato. I commercianti: “Inutile parlare con l’Amministrazione”

penny market grumello del monte - rit

Non c’è pace per i negozianti del centro di Grumello del Monte. Dopo quattro mesi di cantiere e la chiusura a senso unico della strada principale affacciata sulla piazza, il commercio cittadino riceve un’altra “bastonata”. A distanza di poco tempo hanno aperto nella zona due supermercati, e presto nel nuovo centro commerciale dovrebbero essere inaugurati dei nuovi negozi. Tra gli esercenti, la rabbia lascia il posto allo sconforto. «Stanno aprendo un supermercato ogni cento metri. A maggio l’MD Discount, poche settimane fa il Penny Market. Ora sono tre a poca distanza l’uno dall’altro – dice Ivan Gottardi dell’alimentari Garbelli -. Noi abbiamo una clientela affezionata da tanti anni ma un giretto al Penny i nostri clienti lo fanno». «Gli affari hanno già risentito del senso unico della strada – spiega -. Ci siamo messi fuori dai negozi: se prima passavano cento auto ora ne passano 30 e soprattutto il sabato pomeriggio non vale quasi la pena lavorare. Senza contare la crisi generale dei consumi».

«Come comitato avevamo chiesto informazioni prima che aprisse il Penny, per sapere che tipo di supermercato fosse e se potevamo fare qualcosa per impedirlo. Ma ormai la decisione era stata presa» dice Ilary Belotti del Comitato Vivi Grumello, titolare del negozio di intimo Lullaby. Dopo la lotta fatta per impedire la chiusura a senso unico della strada, fatta a suon di manifesti che segnalavano la morte dei negozi, e l’ennesima richiesta inascoltata da parte degli amministratori, tra i commercianti è sopraggiunta la rassegnazione, anche se non mancano voci di forte dissenso nei confronti dell’amministrazione. «Non sappiamo nulla, né quando apriranno né che tipo di negozi saranno. Qualcuno ha detto Acqua e Sapone, altri Pittarello, ma non si sa nulla di certo. Siamo all’oscuro di tutto. Non ci resta che aspettare e vedere» dice Ilary Belotti.

 




Orio, aereo cargo esce di pista e invade la superstrada. Distrutte diverse auto, viabilità nel caos

OrioAll’aeroporto di Orio, un aereo cargo della DHL, in arrivo da Parigi Charles De Gaulle, è uscito di pista in fase di atterraggio. Le cause sono in fase di accertamento, ma è probabile che il maltempo abbia fortemente inciso. L’equipaggio, composto da comandante e primo ufficiale, è rimasto ferito nell’impatto: il più grave è il pilota, operato alla colonna vertebrale. L’ incidente è avvenuto stamane, pochi minuti dopo le 4, e ha determinato la chiusura dello scalo per diverse ore con alcuni voli riprogrammati su Milano Malpensa. Solo alle 6:47 l’attività aeroportuale è ripartita. Sono comunque in corso le procedure di emergenza per la messa in sicurezza delle aeree interessate e delle infrastrutture di volo. Resta invece problematico il fronte viabilità esterna, in particolare sulla Cremasca, nel tratto che porta a Orio Center. L’ arteria risulta ancora interrotta. Caos sulle strade, con ripercussioni su tutta la zona e fino alla città. orio al serio

L’aereo è infatti ancora sulle due carreggiate, in attesa di essere rimosso. Si sta anche verificando una fuoriuscita di gasolio dai serbatoi. Sul posto sono arrivate le gru che saranno utilizzate per spostare l’aeromobile dal sedime stradale. Non sarà un’operazione molto semplice e i tempi si annunciano lunghi.

La testimonianza. Sul sito de L’Eco di Bergamo Ezio Carissoni, giornalista bergamasco, residente a circa 300 metri dal luogo dell’incidente, racconta che “intorno alle 4 c’era un forte temporale sulla zona. Ho avvertito un rumore molto forte. Sembrava un tuono ma era più simile a una frenata di aereo. Ho guardato lungo la strada: le auto verso l’aeroporto si fermavano e sulla corsia opposta, dall’aeroporto verso Bergamo, non circolava nessuno. Arrivato sul posto con l’auto, percorrendo una strada secondaria, da via Aeroporto, quella che passa al cimitero di Orio al Serio, ho visto subito l’aereo fuori pista: aveva superato il parcheggio distruggendo alcune auto, meno di una decina: erano posteggiate nel parcheggio e quindi fortunatamente non c’era nessuno negli abitacoli”.

Il centro commerciale. Oriocenter ha comunicato di essere regolarmente aperto. La Direzione dello shopping center invita la clientela a percorrere vie alternative (Grassobbio e Azzano San Paolo) in entrata e in uscita da Oriocenter

I mezzi di trasporto. L’ATB comunica che da stamane le corse della linea 1 provenienti e dirette all’Aeroporto di Orio al Serio e a Grassobbio sono deviate a causa del cargo uscito fuori pista

  • Linea 1 Bergamo-Aeroporto – Il collegamento fra la Stazione e l’Aeroporto è garantito. Percorso regolare fino a via Don Bosco, quindi le corse proseguono per via Zanica (zona industriale), via Zanchi e Strada Statale 342 fino all’Aeroporto. Le fermate di via Per Orio (Bergamo) sono momentaneamente soppresse in entrambe le direzioni.
  • Linea 1C Bergamo-Grassobbio – Percorso regolare fino a via Lunga, quindi le corse proseguono in direzione Seriate fino alla rotonda con corso Roma, svoltano in via Paderno, proseguono per la Strada Provinciale 17, via Matteotti, via Tonale e riprendono il percorso normale da via Europa. I transiti e le fermate del comune di Orio al Serio e di Oriocenter sono momentaneamente soppressi in entrambe le direzioni.

 




Brebemi ha la memoria corta e i conti sul traffico non tornano

Brebemi - CopiaLa verità, anche se a fatica, si fa sempre strada. Specie se viaggia su un’auto(strada) semideserta come la Brebemi. Basta solo avere un poco di pazienza, conservare qualche articolo di giornale e il gioco di sbugiardare chi si ostina a raccontarci una realtà virtuale, cioè quella di un’arteria in costante crescita di traffico in netto stridore con la semplice osservazione delle corsie solcate da sparuti mezzi, è facilissimo. Perché solo i superficiali, o gli addetti stampa mascherati da cronisti, possono credere all’ultima comunicazione fatta filtrare nei giorni scorsi dai vertici della società concessionaria dell’autostrada che collega Brescia con Milano. O meglio, se vi credono, e adesso ci spieghiamo, devono anche spiegarci come i numeri di oggi si conciliano con quelli diffusi lo scorso anno.
Andiamo con ordine. Brebemi ci ha fatto sapere che nel giugno 2016 i flussi di traffico sono risultati in crescita del 40 per cento rispetto a dodici mesi prima. I veicoli teorici medi giornalieri sono passati da 11.966 a 16.211 (per un numero di transiti pari all’incirca al doppio). Bene, anzi benissimo. L’autostrada eppur si muove. Ma, appunto, vediamo se c’è coerenza con quanto raccontato in passato. Nel luglio del 2015, per esempio, in una intervista al Corriere di Brescia il presidente di Brebemi, Franco Bettoni, da sempre impegnato (anche comprensibilmente) a difendere ad oltranza la sua “creatura”, spiegava che il traffico cresceva del 2 per cento a settimana (!) e che si contava di arrivare a fine anno (2015, si badi) a 20 mila veicoli. Altre cifre, tutte dello stesso tenore ottimistico, diciamo così, sono state propalate nei mesi seguenti.
Orbene, anche un bambino che frequenta la quinta elementare è in grado di verificare che i conti non tornano. Non tornano, anzitutto, tra quanto dichiarato ieri e quanto spiegato oggi. Non per colpa della stampa cattiva, dallo stesso Bettoni pure accusata di essere manovrata da fantomatici burattinai, ma della società concessionaria che, come tutti quelli che raccontano favole, si è dimenticata di mantenere un minimo di coerenza fra tutte le sue uscite pubbliche. E non tornano soprattutto se si guarda al futuro dell’autostrada. Anche qui ci era stato spiegato che nel giro di poco tempo Brebemi avrebbe dovuto raggiungere volumi di traffico di 40 mila veicoli al giorno con punte di 65 mila. Se dopo due anni, pur in attesa del collegamento diretto con la A4 dal quale ci si attendono (chissà perché) miracoli, non si raggiungono nemmeno i 20 mila, beh, far quadrare i conti sarà sempre più duro. E lo spauracchio di una consegna dei libri contabili in tribunale sempre più concreto.
Sia chiaro, l’opera c’è e per quanto ormai appaia evidente anche ai più duri di comprendonio che è largamente sovradimensionata (con quale consumo di territorio è inutile sottolineare…) ce la dovremo tenere. Solo che, nata come opera integralmente a carico dei privati, rischia di finire sul groppone dello Stato. Già sono stati versati oltre trecento milioni di denaro pubblico a fondo perduto, in aggiunta all’allungamento della concessione. Ma ora il timore è che gli attuali concessionari siano costretti, a dispetto del loro inguaribile ottimismo, a dichiarare forfait. E allora interverrà Pantalone a ripianare tutto e a gestire il carrozzone. Un film già visto, per carità. Peccato che ci era stata proposta una pellicola da oscar.

 

 




Sagre, l’Ascom: “Bene la legge, ma ora la partita si sposta sui regolamenti comunali”

sagra2013.jpgSono state approvate dalla Giunta regionale le linee guida per la stesura dei regolamenti comunali per le sagre. I Comuni lombardi avranno a disposizione nuovi strumenti per valorizzare le vere sagre e ritrovare il giusto equilibrio fra il rispetto delle tradizioni, il principio della libera iniziativa e la tutela delle attività commerciali. «È una buona legge che coinvolge le Associazioni di categoria – commenta Oscar Fusini, direttore di Ascom Confcommercio Bergamo -. Sarà compito dei Comuni saperla interpretare e svolgere la funzione di vigilanza. Negli ultimi anni c’è stato un proliferare di spazi attrezzati di ristorazione all’aperto che fanno concorrenza agli operatori del settore. E’ stato necessario quindi intervenire sul tema come Associazioni di categoria per tutelare i nostri imprenditori della ristorazione, salvaguardando anche la tipicità delle sagre». Le novità più importanti approvate dalla Giunta riguardano l’obbligo per i Comuni di predisporre un elenco annuale delle fiere e delle sagre entro il 30 novembre. L’elenco dovrà essere successivamente caricato entro il 15 dicembre di ogni anno su un’apposita piattaforma informatica messa a disposizione da Regione Lombardia. Il nuovo strumento di pianificazione prevede il coinvolgimento delle Associazioni di categoria e, in caso di sovrapposizioni, introduce criteri di scelta che favoriscano le manifestazioni più longeve, con forti connotazioni tradizionali e che abbiano finalità di valorizzazione del territorio, del turismo e delle produzioni enogastronomiche locali. Inoltre le sagre devono rispettare la normativa igienico-sanitaria, di sicurezza e fiscale; dotarsi di parcheggi e servizi igienici (anche per disabili), della relazione di impatto acustico e della raccolta differenziata dei rifiuti. Infine c’è la possibilità per i Comuni di limitare l’orario di svolgimento per motivi di ordine pubblico e sicurezza e di destinare parte della superficie interessata dalla sagra agli operatori in sede fissa o ambulanti. «La legge approvata – continua Fusini – ha in primo luogo introdotto la definizione di sagra come occasione aggregativa in cui la somministrazione di alimenti e bevande è temporanea, accessoria e non esclusiva. Inoltre la creazione di un calendario regionale permette di monitorare quanto il territorio offre, premiando la tipicità e la qualità dell’offerta. Ora la partita è sui Regolamenti comunali, a tutela dei clienti e di chi lavora e come freno a evidenti casi di concorrenza sleale. Se la legge stabilisce l’intervento delle Associazione, noi vogliamo collaborare attivamente con i comuni per trovare un giusto equilibrio tra la tutela delle imprese e le necessità del terzo settore».




Olimpiadi, «vi racconto l’emozione di portare la torcia»

Gli occhi del mondo, almeno di quello sportivo, per un istante saranno tutti lì, per quel gesto così antico e per questo così emozionante e simbolico: l’ultimo tratto della corsa della fiamma olimpica ad accendere il braciere che illuminerà i Giochi di Rio, i trentunesimi dell’era moderna, in programma dal 5 al 21 agosto (per via del fuso orario la cerimonia di inaugurazione per noi sarà all’una di notte di sabato 6) .

Il nome dell’ultimo tedoforo è ancora top secret, ma sappiamo che la torcia ha intrecciato nel corso del suo cammino anche una storia bergamasca. Quella di Roberto Ceribelli, 43enne orginario di Covo che nel 2012 ha aperto nella città coloniale di Pirenópolis, località brasiliana ambita dagli ecoturisti per la natura rigogliosa e le cascate mozzafiato, la pizzeria Grano Salis.

Roberto Ceribelli - fiamma olimpica
Roberto Ceribelli

È qui che da qualche mese, tra le specialità incluse nel menù, spicca la pizza olimpica, in omaggio a quell’incredibile avventura che ha vissuto quasi per caso. Il 3 maggio scorso la fiamma dei Giochi è infatti arrivata in Brasile e Ceribelli è stato scelto per raccogliere il testimone ad Anapolis e portarlo verso il confine con il Mato Grosso. La selezione dei tedofori prevede un iter molto rigido ma per Roberto l’occasione è arrivata al tavolo del suo locale: «È stata un’esperienza unica, di quelle che ti sfiorano una sola volta nella vita – racconta il pizzaiolo –. Una sera di ottobre dello scorso anno un gruppo di ragazzi è venuto a cenare nel mio ristorante. Abbiamo parlato parecchio, mi hanno fatto un sacco di domande. Pensavo fossero semplicemente dei clienti e invece, solo in seguito, ho scoperto che erano membri del comitato della torcia olimpica. Dopo due giorni mi hanno chiamato, chiedendomi se avessi voluto portare la fiamma e ho accettato. Io non corro a livello sportivo ma solo saltuariamente. Vanto però un passato da capoeirista in Angola, un’arte marziale che mi mantiene lucido sia mentalmente che fisicamente».

Ceribelli se n’è andato dalle Orobie 15 anni fa alla volta di Chapada Diamantina, nel cuore di Bahia, a 400 chilometri a ovest di Salvador. Lì ha incontrato Claudia, la donna che è poi diventata sua moglie e gli ha regalato due figli, Maria Elisa e José Elias. «Nel marzo 2004 sono rientrato temporaneamente in Italia – ricorda Ceribelli –, ho cercato di racimolare il più possibile lavorando sodo perché volevo ritornarmene subito in Brasile con la mia famiglia. Invece sono passati sei anni prima di riuscire a partire di nuovo per il Sud America. Nel 2010 sono andato a Brasilia per rispondere a un’offerta di lavoro ma purtroppo lì non è andata bene. Brasilia è una città futurista, molto cara. Per me non ha un’identità ma per i brasiliani sembra essere l’unico posto vivibile sulla terra. Da Brasilia mi sono spostato in Cidade de Goias per poi approdare a Pirenópolis, patrimonio storico dell’Unesco, ricca di cascate, buon cibo, hotel di lusso o economici per qualsiasi classe sociale».

Quando è arrivato a Pirenópolis nel 2011, Ceribelli ha lavorato per un periodo in una Ong dove ha imparato la bioedilizia e la permacultura, scoprendo l’importanza di un’agricoltura sostenibile e di una gestione etica della terra. La sua prima abitazione se l’è costruita da solo. Poi nel novembre 2012 ha restaurato una casetta a 200 metri dal centro e l’ha trasformata nella pizzeria mediterranea Grano Salis. «Anche il forno a legna l’ho realizzato con le mie mani – dice –, merito di un passato ben attivo come geometra e muratore. Mi definisco un pizzaiolo autodidatta. Da quasi 20 anni faccio il pane in casa e penso che ogni giorno si scopra qualcosa di nuovo. Anche se ero un perfetto sconosciuto in poco tempo ho acquisito una buona clientela. Le mie pizze e i miei piatti sono semplici ma genuini».

roberto ceribelli - pizzeria grano salis brasileAnche perché ha una vera e propria passione per il cibo biologico a kilometro zero e la filosofia slow food e molti degli ingredienti utilizzati per la preparazione dei suoi piatti provengono all’orto di casa sua, dove crescono piante da frutta tipicamente brasiliane come banana, papaya, mango, avocado, ma anche ortaggi, aromi e spezie come peperoni, melanzane, basilico, peperoncino, salvia. «Ci tengo tantissimo al controllo di quello che viene servito perché il cliente deve rimanere soddisfatto e mi diverto a guardare la reazione delle persone dopo il primo morso – sottolinea -. Sono l’unico italiano che fa la pizza a Pirenópolis e attiro l’attenzione del pubblico perché, a differenza delle pizzerie brasiliane che fanno una pizza precotta, apro l’impasto con le mani e lo metto crudo nel forno. Inoltre il mio piano di lavoro è a diretto contatto con il pubblico. Nel nostro menù ci sono circa 40 pizze, due tipi di lasagne, tagliatelle fatte a mano con una decina di sughi differenti. Preparo anche il pane pugliese nel forno a legna per preparare le bruschette, succhi di frutta fresca e prodotti in conserva sottolio».

 




Terziario, Fusini: «Ecco i punti deboli della nuova classe imprenditoriale»

SedeAscom_x_Giornalidi Oscar Fusini*

Più nascite e meno cessazioni. Un mix virtuoso che ha fatto registrare al terziario bergamasco una vera e propria accelerazione nel secondo trimestre di quest’anno. A fronte delle 383 nuove aziende avviate nei comparti del commercio, del turismo e dei servizi si sono infatti registrate “solo” 248 chiusure, dando corpo a un saldo positivo che enfatizza una tendenza già visibile e affermata da alcuni mesi. L’evoluzione è confermata anche dall’Osservatorio del credito di Confcommercio, che ha registrato, nello stesso periodo, un aumento del fabbisogno di credito finalizzato a nuovi investimenti e alla costituzione di nuove imprese. L’aumento del numero degli esercizi rappresenta indubbiamente un indice positivo. Significa nuova linfa agli investimenti ma, soprattutto, nuovi posti di lavoro. Dobbiamo ringraziare anche l’Expo? Probabilmente sì, perché le scelte di aprire oggi sono state pianificate mesi fa dagli imprenditori, intersecando il clima di euforia generato dall’Esposizione universale. Certo, oggi ci dobbiamo chiedere, alla luce dell’andamento dei consumi negli ultimi due mesi, quale effettiva realtà, sul piano delle vendite, stiano affrontando queste nuove imprese. Ci preoccupano le reali prospettive che hanno davanti. Perché non è sufficiente la proverbiale solidità delle famiglie bergamasche, servono più di tutto soldi e tempo per sorreggere gli investimenti e portarli a regime.

Tornando ai numeri, c’è un primo dato da focalizzare ed è quantitativo. 383 nuove attività nel secondo trimestre – notoriamente non il migliore per un avviamento – fanno circa 1.500 nuovi negozi in un anno, circa il 7% del totale delle imprese del terziario orobico. Allo stesso modo, 248 chiusure nello stesso periodo, generalmente quello dove meno frequentemente si abbassano definitivamente le serrande, fanno 1.200/1.300 cessazioni in un anno, circa il 5,5% del totale (una su venti di quelle esistenti). Ne deriva che il turn-over nei settori del terziario resta altissimo, con una stabilità poco soddisfacente. Questo non significa solo un vano dispendio d’investimenti, ma anche di competenze. Le attività commerciali infatti non si cedono più o, comunque, ciò avviene in minima parte rispetto al passato. In altre parole, il mercato si è rarefatto, con una decrescente domanda e scarsità di capitali disponibili ad essere investiti nel commercio esistente. Oggi le attività si aprono per lo più ex novo. Assistiamo alla nascita di negozi che mettono radici in immobili nuovi o, in alternativa, in locali sfitti. Nel giro di una ventina d’anni s’è ribaltato un percorso che vedeva il subentro come un solido pilastro della continuità aziendale: due attività del commercio su tre, in passato, venivano difatti cedute tra familiari o vendute a terzi. Ora la percentuale s’è completamente capovolta: solo un’attività su tre è frutto di un subentro. Questo significa che nei settori del terziario si assiste spesso alla chiusura definitiva di negozi e all’apertura di nuove attività da parte di soggetti diversi, non collegati. Con le chiusure però si disperdono, più che in passato, preziose competenze, mentre chi decide di gettarsi nella mischia lo fa senza un avviamento, con il mercato da conquistare e privo di affiancamento sulla potenziale clientela lasciata “libera” da chi ha chiuso i battenti.

Oscar Fusini
Oscar Fusini

Cambia anche il profilo di chi parte. Storicamente, il commerciante era una persona tra i 30 e i 40 anni che coronava, con l’apertura, il suo sogno di lavorare in proprio dopo una discreta carriera come dipendente o come coadiuvante familiare. Oggi la percentuale di giovani che iniziano subito come imprenditore è cresciuta di molto, mentre si registrano anche numeri significativi di persone che si rimettono in gioco oltre i 50 anni. Esperienze di auto-imprenditorialità legate spesso a evidenti difficoltà a trovare valide alternative nel mondo del lavoro. È vero che questi nuovi imprenditori sono spesso portatori di maggiore scolarità, molti – anche nei settori tradizionali – sono addirittura laureati. In generale il nuovo imprenditore possiede il diploma di scuola media superiore. Inoltre, soprattutto nei giovani, c’è una maggiore conoscenza ed utilizzo dell’informatica e delle nuove tecnologie con una propensione maggiore all’innovazione. Vantaggi, questi, di non poco conto in un mondo in cui l’informazione e la vendita passano attraverso canali digitali. Dall’altra parte, però, è altrettanto vero che non possiamo tacere un fattore non secondario: il nuovo imprenditore spesso possiede qualche limite nelle competenze imprenditoriali e nella preparazione tecnica. Il tutto mentre il consumatore è diventato più informato, attento e in grado di selezionare. La platea dei nuovi imprenditori che si sta affermando, almeno nei numeri, si sta quindi profondamente mutando. È ancora più bisognosa, rispetto al passato, di formazione. Le associazioni, come la nostra, che ci piace definire un “corpo intermedio vivo”, devono pertanto rafforzare i programmi di formazione e di accompagnamento dei nuovi imprenditori. Formazione che dovrà abbracciare, accanto allo sviluppo delle competenze trasversali – su cui abbiamo puntato negli ultimi anni, come marketing, comunicazione e tecniche di vendita tanto per citarne alcune – anche percorsi di addestramento tecnico e di aggiornamento, che oggi non vengono più garantiti dalla successione nel negozio.

* direttore di Ascom Confcommercio Bergamo