Terremoto, colpite 120 attività commerciali. Dall’Ascom una raccolta fondi per farle ripartire

Sono 120 le attività commerciali colpite dal terremoto. È la stima fatta da una delegazione di Confcommercio, guidata dal vice presidente Renato Borghi, dal direttore generale Francesco Rivolta e dal presidente di Confcommercio Rieti Leonardo Tosti, in un sopralluogo nelle zone colpite dal sisma.

confcommercio terremoto riunionePer sostenere le popolazioni e aiutare la ripresa sociale ed economica dei comuni messi in ginocchio dalla catastrofe, anche l’Ascom di Bergamo, insieme alle proprie federazioni di categoria, aderisce e promuove la raccolta fondi avviata da Confcommercio Imprese per l’Italia a favore delle popolazioni e delle imprese colpite dal terremoto.

La sottoscrizione è libera e volontaria. I versamenti dovranno essere effettuati attraverso bonifico bancario sul conto corrente: Fondazione Giuseppe Orlando IT 45 K 08327  03247 000000000159 presso Banca di Credito Cooperativo di Roma Ag. 132 – Piazza G. G. Belli, 2 – 00153 Roma. Le somme raccolte saranno utilizzate, in accordo con la stessa Confcommercio delle zone colpite, le istituzioni locali e la Protezione Civile, per dare assistenza immediata alla popolazione, anche in riferimento alle famiglie di imprenditori in particolare disagio per i danni subiti a seguito del terremoto.

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Il camper adibito ad ufficio mobile della Confcommercio, primo punto di riferimento per il sostegno alle imprese colpite dal terremoto in centro Italia

«È un dramma nel dramma – dice Paolo Malvestiti, presidente di Ascom Bergamo -. Il terremoto, oltre ad aver duramente colpito la comunità, ha causato danni devastanti alle imprese che lavoravano in quelle zone azzerando il tessuto economico e sociale. La sottoscrizione costituisce una opportunità condivisa per una fattiva e concreta opera di solidarietà comune. Invitiamo a contribuire con generosità tutti gli imprenditori del terziario e tutti i cittadini che lo vogliano».

 




Macellai alla Fiera di Sant’Alessandro, «per non dimenticare il valore delle botteghe»

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Poco tempo per cucinare, pasti sempre più spesso fuori casa e la tendenza – dettata da scelte più o meno consapevoli e allarmi salutistici esasperati – a ridurre il consumo di carne stanno facendo dimenticare una figura centrale della tradizione gastronomica italiana, quella del macellaio. Per ricordare il valore delle botteghe, offrie i consigli giusti per portare in tavola un buon piatto, ma anche far conoscere il dietro le quinte dall’approvvigionamento alla lavorazione, il Gruppo Macellai dell’Ascom ha scelto la Fiera di Sant’Alessandro.

Domenica 4 settembre, all’interno della storica rassegna dedicata all’allevamento, all’agricoltura e ai prodotti tipici organizzata dalla Promoberg al polo espositivo di via Lunga a Bergamo, una decina di macellerie bergamasche allestiranno un banco frigo con un’esposizione delle principali varietà di carni e preparazioni e a partire dalle 16 si metteranno al lavoro mostrando ai visitatori le operazioni di disossatura e sezionamento di manzo, vitello, maiale e carni bianche. Illustreranno le caratteristiche e gli utilizzi più adatti per ciascun taglio per poi passare il testimone allo chef Darwin Foglieni, del ristorante Ol Giopì e la Margì di Bergamo, che proporrà alcune ricette per valorizzarli al meglio, raccolte in un promemoria che verrà omaggiato al pubblico.

ettore coffetti«L’iniziativa vuole fare riscoprire il piacere di entrare in macelleria – evidenzia il presidente del Gruppo Macellai Ascom, Ettore Coffetti -, il piacere del taglio fresco, della qualità di prodotti selezionati, il contatto diretto con chi sta dietro al banco e sa consigliare e rispondere ad ogni domanda». Quella dei macellai Ascom vuole essere una sorta di operazione verità. «Intendiamo mostrare da dove arriva la carne e in cosa consiste il nostro lavoro – prosegue Coffetti -. Oggi, in tempi di supermercati e confezioni già pronte, lo si è forse dimenticato. Il macellaio sceglie direttamente l’animale e lavora le carni, non siamo rivenditori di fettine o scatolette, ma professionisti con precise competenze ed esperienze». Insomma entrare in una macelleria ha ancora un senso, «per acquistare prodotti di qualità, controllati e con indubbi valori nutrizionali, a cominciare dall’apporto di proteine, fondamentale per la crescita dei bambini».

«L’allarme dell’Oms sulla carne rossa – spiega il presidente – è rientrato ed i consumatori hanno imparato a valutare bene le notizie, il problema per il nostro settore oggi non è tanto questo. A farsi sentire è semmai il fatto che le giovani famiglie non hanno tempo per dedicarsi alla cucina ed hanno rinunciato a preparare tanti piatti che fanno parte della nostra tradizione. Grazie alle ricette dello chef in Fiera vorremmo far ritrovare la voglia di cimentarsi in qualche proposta, da quelle più classiche a quelle più veloci ed attuali».

E dell’avanzata del movimento vegano che dice? «Sono scelte rispettabilissime ed ognuno è libero di farle – riflette -. Troppo spesso invece vengono esposti giudizi provocatori nei confronti di chi non segue questa visione, della nostra categoria e dei nostri prodotti. Il rispetto dovrebbe essere reciproco».




Il baratto tra occupazione e tasse e la figuraccia della Apple

Tim Cook
Tim Cook

Tredici sono i miliardi di euro che, secondo la Ue, Apple deve versare per tasse non pagate all’Irlanda (che, per inciso, in maniera incomprensibile non li vorrebbe anche se rappresenterebbero per Dublino alcuni anni di manovra). Per fare un confronto, sono in tutto quindici i miliardi che secondo il ministero dell’Economia, l’Agenzia delle Entrate dovrà incassare nel prossimo triennio dall’evasione secondo la convenzione 2016-2018 presentata nei giorni scorsi. Visti in proporzione non è ben chiaro quale sia la somma più clamorosa (e quindi lo “scandalo” maggiore), dato che da una parte c’è la più grande azienda del mondo che attraverso un accordo con uno Stato (però non del tutto sovrano su questa materia) ha cercato una scappatoia per non pagare le tasse in Europa e dall’altro c’è l’importo obiettivo di ben tre anni di lotta all’evasione nei confronti di tutte le aziende attive in Italia. Dove peraltro a dicembre era stato raggiunto un accordo proprio con Apple, che di fronte alla contestazione per tasse eluse dal 2008 spostando formalmente i ricavi in Irlanda, aveva ottenuto l’impegno di pagare 318 milioni di euro. L’intesa all’epoca era stata vista da altri Paesi con invidia e ammirazione, ma forse a questo punto è stato effettuato al ribasso, all’insegna del “pochi, maledetti e subito”. In quei 13-15 miliardi così diversi e così uguali che accomunano Irlanda e Italia c’è però un altro elemento di similitudine nella giustificazione. L’autoriduzione delle tasse, nel caso di Apple dietro un paravento almeno all’apparenza più legale rispetto alla plateale evasione fiscale, viene presentata come una necessità per dare lavoro.

L’Istat alla fine del 2015 aveva stimato in 206 miliardi, quasi il 13% del Pil nazionale, il valore dell’economia sommersa e illegale (dove rientrano sottodichiarazioni e lavoro nero, ma anche droga, prostituzione, contrabbando e altre attività non lecite), con oltre 3,5 milioni di “lavoratori” irregolari. Tutte persone che non è chiaro se siano già contate nelle rilevazioni sulla disoccupazione, come è probabile, o che se, in un’ipotetica scomparsa dell’economia sommersa, gonfierebbero ulteriormente le liste del collocamento. Di sicuro la presenza del “nero” altera le statistiche sul lavoro, non è invece certo, come alcuni ventilano, che sia grazie al “sommerso” che la disoccupazione viene contenuta, riconoscendo indirettamente all’illegalità un immotivato valore sociale. La stessa deformazione che si sente ripetere nella scusa dell’imprenditore pizzicato: non riuscivo ad andare avanti con tutte quelle tasse. Da qui il sillogismo che per lavorare e dar lavoro l’evasione è una necessità. E quasi sempre si trova il mass media compiacente o poco pensante che avalla il ragionamento, senza considerare le conseguenze: o tutte le aziende per dare lavoro devono evadere il fisco – e allora l’obiettivo dei 15 miliardi da recuperare in tre anni è ridicolo – oppure ci sono aziende che riescono a creare occupazione in maniera regolare e che quindi subiscono concorrenza sleale, con il rischio di essere messe fuori mercato dalle imprese disoneste che giustificano con la necessità di dovere evadere le eccessive tasse la loro incapacità di gestione o almeno la maggior brama di profitto. Se questo resta ingiustificabile, ma può essere comprensibile, in attività di piccolo cabotaggio, è paradossale che il tema del baratto tra occupazione e tasse basse o nulle venga posto da Apple, colosso dell’innovazione che di queste scorciatoie non dovrebbe avere bisogno. Eppure è quello che ha fatto Tim Cook, reagendo in maniera isterica e ventilando la perdita di posti di lavoro e il ritiro degli investimenti in Europa. Il vero mistero però è l’Irlanda che a questo punto avrebbe barattato la rinuncia a 13 miliardi di euro con i 5.500 posti che Apple ha nel Paese: in pratica due milioni e mezzo per occupato. Non proprio un grande affare. E che anche Apple poteva in fondo risparmiarsi, evitando con la rinuncia a un po’ di utili (i profitti netti del suo solo ultimo anno fiscale hanno superato i 53 miliardi di dollari) di perdere la faccia.




Amatriciana solidale, raccolti 172mila euro in favore dei terremotati

AmatricianaOltre 18mila partecipanti hanno trasformato l’Amatriciana solidale in un grande evento che ha confermato ancora una volta la generosità dei bergamaschi di fronte a tragedie come quella del sisma che ha colpito il centro Italia. Grazie alla grande tavolata allestita sul Sentierone – promossa dal Comune di Bergamo in collaborazione con la sezione provinciale della Federazione Cuochi italiani e con Slow Food – ieri sera sono stati raccolti oltre 172mila euro (172.069,54 per l’esattezza) che saranno devoluti alle vittime del terremoto.

Molti i volontari, oltre 500, che hanno prestato la loro opera per far funzionare al meglio l’evento gastronomico, ma tante anche le aziende e le associazioni che hanno offerto gratuitamente prodotti e servizi per dar corpo all’iniziativa solidale, come per esempio l’Aspan, l’Associazione provinciale dei panificatori bergamaschi, che ha offerto 15mila panini e il Consorzio tutela del Valcalepio che ha messo a disposizione 1.000 bottiglie di vino.

I numeri

Infografica amatriciana solidale