Negozi di Valore, scopriamo le idee premiate dalla Regione

Attività che sanno rinnovarsi e guardare al futuro grazie a marketing e a strategie di vendita innovative o a virtuosi rapporti di rete e di filiera. E ancora start up che portano avanti nuovi punti di vista, ma anche iniziative che legano il commercio all’arte e alla cultura. A loro la Regione ha dedicato il concorso Negozi di Valore, che ha eletto nei giorni scorsi i propri “campioni”, ossia 22 insegne – tra le 138 domande di partecipazione ricevute da tutta la Lombardia – riconosciute come modelli vincenti in dieci diverse categorie e come tali capaci di ispirare il sistema delle micro, piccole e medie imprese del commercio. In questo ristretto novero, la pattuglia bergamasca è nutrita, con ben cinque attività premiate, seconda posizione nel “medagliere” dopo gli otto riconoscimenti andati a Milano. In base al piazzamento, i vincitori si sono aggiudicati premi da 8mila a 2mila euro e parteciperanno alle azioni di promozione legate al concorso. Saranno inoltre al centro di un evento a loro dedicato che si terrà il prossimo 20 ottobre al Palazzo della Regione.

PANIFICIO MARCHESI

Fatto il brand ora punta al franchising

panificio-marchesi

Quinto assoluto e primo dei bergamaschi, il panificio Fratelli Marchesi di Bergamo si è contraddistinto per la capacità di unire tradizione e innovazione e, in particolare, per la creazione di un brand che ha fatto fare un salto di qualità all’immagine (e alle vendite!). «L’attività nasce con il panificio nel quartiere di Boccaleone nel 1961, al quale si poi è aggiunto il negozio in via Borgo Palazzo (all’altezza dell’incrocio con viale Pirovano ndr.), dove è stato anche trasferito il forno», ricorda Roberto Marchesi, che nel 2012 ha scelto di dare continuità all’azienda di famiglia lasciando il lavoro nell’organizzazione di fiere.

«Innanzitutto ho lavorato sulla comunicazione, dovevamo essere riconoscibili, non avevamo un marchio né un’insegna. Il prodotto era di livello, ma nessuno sapeva da dove venisse e che i nostri due negozi erano la stessa cosa – spiega -. Così abbiamo deciso di studiare il cliente più a fondo e creato il marchio “Panificio Marchesi”, in modo che fosse coerente con l’idea che aveva di noi». Viene quindi creato il logo, vengono rifatte le insegne dei negozi e parte del layout, rivisto il mix merceologico. Si investe su alcuni prodotti di punta, “Il Panettone Marchesi” e “La Colomba Marchesi”, che hanno anche un sito web proprio, si sviluppa la pasticceria secca a marchio e diventa una promozione stabile “LaBorsaMarchesi”, un paniere di specialità a prezzo fisso.

Il terzo punto vendita, aperto nel 2013 in centro città, in piazza Pontida, diventa il luogo che sintetizza al meglio l’immagine aziendale, valorizzando la produzione propria, la qualità e la disponibilità di prodotti sempre freschi». Il tutto si accompagna ad un’accurata promozione, che naturalmente passa anche dal web e dai social. «Questa nuova impostazione – prosegue Marchesi – ha dato risultati positivi sul fronte delle vendite e dello sviluppo dell’attività, che abbiamo misurato e documentato nel dossier presentato in Regione. Dal punto di vista delle risorse umane, ad esempio, rispetto al 2012 abbiamo inserito quattro nuove persone, di cui tre sotto i trent’anni».

Ulteriori novità sono dietro l’angolo. Entro la fine dell’anno il panificio aprirà un nuovo punto vendita in un altro quartiere della città e si sta valutando l’idea di creare un franchising. «Il modello è il negozio di piazza Pontida – riferisce il vulcanico titolare – piccole dimensioni, poco personale, solo prodotti del nostro forno o selezioni di alta qualità e un’offerta sempre fresca durante tutta la giornata».

FOTO OTTICA SKANDIA

Il negozio di fotografia diventa “emozionale”

ottica-skandia - gruppoQualche metro più in là, un altro dei negozi “di Valore” è Foto Ottica Skandia. «Che dei cinque negozi premiati a Bergamo due siano di Borgo Palazzo non mi sembra un caso», rileva il giovane titolare Nicola Viscardi che è anche presidente dell’associazione Botteghe di Borgo Palazzo e crede fortemente nella capacità degli imprenditori del commercio di essere protagonisti in città.

Nicola Viscardi«Abbiamo partecipato al concorso nella categoria “Legacy di Valore”, dedicata alla continuità aziendale lungo le generazioni e al connubio tra tradizione e innovazione – racconta -. Dopo il riconoscimento di Negozio Storico, che abbiamo ottenuto nel settembre scorso, è un altro premio che ci dà grande soddisfazione anche per rendere omaggio a nonna Ornella, che resta una colonna della nostra attività. È stata lei, nel ’57, insieme al nonno Nicola ad aprire il negozio di fotografia. Tornavano dalla Svezia dove erano emigrati per lavoro». «Ripercorrere le tappe della nostra storia per documentarle alla Regione – evidenzia – è stato interessante prima di tutto per noi, ci ha infatti permesso di leggere meglio il nostro percorso e di inquadrare con più chiarezza i passi futuri. Quello dei nonni è stato il momento del coraggio e dei sacrifici. La seconda generazione, ossia mio padre Giovanni e mio zio Roberto, ha affrontato lo sviluppo nel settore dell’ottica, con me, che sono la terza generazione, l’attenzione passa dall’interno all’esterno del negozio. Ciò che oggi può fare la differenza – spiega – è fare rete con gli altri commercianti, a livello di associazione di via e di settore. Significa poter dare un messaggio più forte, realizzare economie di scala sul versante della promozione e non solo. Per quanto riguarda nello specifico l’ottica, che è una professione tecnica e sanitaria, significa poter contare su una formazione continua altamente professionalizzata».

L’evoluzione non si ferma. La prossima novità riguarda l’area della fotografia. Il negozio sarà rinnovato entro dicembre e diventerà un “luogo d’ispirazione” per realizzare con le proprie fotografie oggetti e opere. «Ai tempi dell’analogico si calcolava che ogni italiano utilizzasse un rullino da 36 pose all’anno e lo facesse sviluppare. Oggi si scattano migliaia di foto ma non se ne stampa nessuna, logico ripensare la nostra attività – rileva -. Il negozio darà la possibilità di realizzare con le proprie fotografie home decor, magliette e tantissimi altri oggetti. Sarà organizzato per postazioni e fortemente emozionale. Il fotografo non sarà più colui che esegue un’operazione ma colui che aiuta a raccontare la vita per immagini, a cominciare dai bellissimi fotolibri».

https://www.youtube.com/watch?v=mARdSzurs8I

WHY NOT cooperativa sociale

Ciborobico: un negozio, tre missioni

Da sinistra, Andrea Vezzoli, Davide Minola e Massimo Radaelli
Da sinistra, Andrea Vezzoli, Davide Minola e Massimo Radaelli

Di valori ne esprime parecchi Ciborobico, il negozio della cooperativa sociale Why Not, aperto da marzo 2015 in via Promessi Sposi a Bergamo, premiato dal concorso nella sezione “Start up di Valore”. Tanto per cominciare sta contribuendo a ripopolare di servizi il Villaggio degli Sposi, tra i quartieri cittadini più sguarniti di botteghe; si occupa inoltre di accompagnare nel mondo del lavoro minori in difficoltà e infine punta in maniera convinta sulle piccole produzioni locali, offrendo uno sbocco commerciale alle aziende e un’accurata selezione ai consumatori. L’ordine dei tre fattori può anche essere diverso, a seconda del punto di vista che si vuole privilegiare, ma il risultato non cambia: è un progetto che mette in primo piano gli aspetti sociali.

Nasce da tre amici con esperienze diverse, Massimo Radaelli, 45 anni, ingegnere elettronico in una multinazionale americana prima che chiudesse, Andrea Vezzoli, educatore, e Davide Minola, occupato in precedenza nella cooperazione sociale e nel sindacato. Hanno fondato la cooperativa nel dicembre 2014 ed oggi contano su una quindicina di altri soci. «Non è una cooperativa di consumo, non serve la tessera per fare acquisti – precisa Radaelli -. Ciborobico è un negozio, ma lo pensiamo soprattutto come uno strumento: per far conoscere il buon cibo che viene prodotto a Bergamo e per aiutare ragazzi che vivono situazioni di fragilità nel loro primo approccio al mondo lavoro». La fascia è quella tra i 16 ed i 19 anni, effettuano tirocini nell’ambito dell’alternanza scuola-lavoro o percorsi di inserimento lavorativo. «Solitamente le cooperative sociali si occupano di assemblaggio meccanico o pulizie – prosegue -, con questo progetto abbiamo voluto offrire un’alternativa, la possibilità di conoscere diversi aspetti del lavoro. Accompagniamo i ragazzi nei loro primi passi, aiutandoli a capire le loro inclinazioni, a scrivere il curriculum, a cercare le opportunità di lavoro, a sostenere un colloquio, costruendo un percorso ad hoc per ognuno».

Sugli scaffali la scelta è il più possibile a chilometro zero, compatibilmente con la stagione per il capitolo frutta e verdura, che è comunque sempre biologica. Poi ci sono i formaggi (della Val di Scalve, Val Imagna, l’agrì di Valtorta Presidio Slow Food), il latte, le farine del mulino di Cerete, il mais rosso di Rovetta, marmellate, sughi, pane a lievitazione naturale, il miele dell’apicoltura Grisa che ha sede proprio al Villaggio degli Sposi. E ancora vini e birre artigianali. Non mancano le serate per far conoscere prodotti e produttori, che spesso e volentieri vanno oltre la semplice degustazione e diventano veri e propri momenti culturali e di approfondimento.

Il negozio vuole essere un punto di riferimento per chi cerca alimenti locali di qualità, ma si sta rivelando anche un servizio per il quartiere. «Abbiamo prodotti buoni ma non siamo una gioielleria – conclude Radaelli -, i prezzi sono accessibili e si sta facendo avanti anche per la spesa di tutti i giorni l’idea di preferire un formaggio tipico a quello industriale».

LIBRERIA SPAZIO TERZO MONDO

La voce dei libri portata nelle scuole e nelle manifestazioni

Giorgio Personelli con l'attrice Anna Bonaiuto che ha aperto l'edizione 2016 di Fiato ai Libri
Giorgio Personelli con l’attrice Anna Bonaiuto che ha aperto l’edizione 2016 di Fiato ai Libri

La libreria Spazio Terzo Mondo di Seriate è un esempio di longevità ma soprattutto di capacità di reinventarsi in un settore colpito più di altri dalla crisi, dalla distribuzione organizzata e dai nuovi canali di acquisto. È stata premiata nella sezione “Arte di Valore” dedicata a chi promuove l’arte nelle sue diverse forme. «Difficile resistere solo vendendo libri – annota Giorgio Personelli, uno dei sei soci che compongono l’attuale assetto aziendale della libreria, aperta nel 1984 -, per questo abbiamo rivolto sempre più la nostra attività all’esterno e integrato servizi e proposte».

È la libreria, per citare l’iniziativa più nota, che cura la direzione artistica del festival Fiato ai Libri, ricco cartellone di letture con attori e autori di grande livello organizzato con i sistemi bibliotecari e giunto quest’anno all’11esima edizione. Con il trasferimento, 11 anni fa, nella nuova sede in via Italia si è inoltre dotata di un bistrot che offre cibi, vini e birre selezionati e di spazi, compreso un giardino, dove organizzare serate ed eventi.

spazio-terzo-mondo«Siamo sei soci, potrebbe sembrare che siamo in tanti, invece siamo tutti impegnati a tempo pieno, ognuno nell’area di competenza: la somministrazione, la gestione della libreria e l’attività in esterno, che è quella che ci impegna di più – evidenzia Personelli -. In pratica non c’è un giorno in cui non siamo presenti in una scuola o una biblioteca della Bergamasca, ma anche fuori provincia, con iniziative legate ai libri e alla lettura rivolte agli studenti delle medie e delle superiori: è parte integrante del nostro lavoro. Certo le ore non si contano, siamo aperti con orario continuato dalle 9 alle 19.30, il venerdì e sabato fino alle 24 e poi ci sono tutte le iniziative. Partecipiamo anche manifestazioni, rassegne e festival, siamo una vera libreria di territorio, che intreccia collaborazioni in tutti i sensi, sviluppa progetti, collabora con i diversi soggetti».

MOGI CAFFÈ

Arte, letteratura e aggregazione attorno a una tazza di caffè

Monica e Gianluigi Forcella
Monica e Gianluigi Forcella

Anche Mogi Caffè è stata premiata nella categoria “Arte di Valore”. Fondata nel 2007 dai fratelli Monica e Gianluigi Forcella, la torrefazione ha sede in via Moroni a Bergamo ed ha tra i propri obiettivi non solo offrire miscele per un ottimo espresso a bar e caffetterie, ma anche creare relazioni salde e durature con i luoghi in cui è presente, optando per una politica di marketing che fa della letteratura, dell’arte e della cultura i propri valori fondativi e distintivi. «Mogi Caffè – spiega Monica Forcella – si è sempre impegnata a sostenere quelle manifestazioni che “aprissero” al territorio contenuti ad alto valore aggiunto (umano, letterario, artistico, aggregativo) soprattutto quando tali manifestazioni erano al loro esordio e quindi necessitavano di fiducia ed incoraggiamento oltre che di un fattivo supporto economico».

Nel 2012 nasce così l’idea di sponsorizzare la redazione itinerante “l’Eco Cafè” del quotidiano cittadino, che sino ad ora a collezionato 61 tappe in piazze e centri storici. Negli anni 2009 e 2010 l’azienda ha sostenuto, in veste di main sponsor, le prime due edizioni del festival della letteratura “Presente Prossimo”, promuovendo l’incontro tra autori e pubblico negli auditorium delle biblioteche della Bergamasca e nelle scuole, trasformando la letteratura individuale in letteratura collettiva, in luoghi solitamente orfani di tali occasioni (biblioteche di piccoli paesi o collocate in zone difficilmente raggiungibili). «La cultura è per tutti, di tutti, tramite questi appuntamenti Mogi ha voluto che fosse anche accessibile a tutti», sintetizza la titolare.

Per quanto riguarda l’arte, nel 2010 ha aderito alla prima edizione del progetto “The Blank: Bergamo modern and contemporary art”, il cui scopo è la promozione dell’incontro tra arte contemporanea e pubblico mettendo in rete tutte le gallerie, i musei, le istituzioni pubbliche e private, gli artisti ed i project spaces presenti sul territorio bergamasco, diventato una tappa obbligata di formazione per i giovani professionisti.

Ha anche sostenuto Made in Bergamo, associazione di giovani designer, architetti e creativi bergamaschi, negli eventi di auto-promozione sia sul territorio – animando il Sentierone per tutto il 2012 ed il 2013 – che all’estero (Londra e New York), offrendo quelle occasioni di visibilità che le nuove leve faticano a trovare.

«Abbiamo sostenuto il territorio valorizzando gli attori stessi del territorio – riassume Monica Forcella -: comuni cittadini che sono ritornati a “vivere” i loro paesi, artisti, amanti della letteratura e creativi indipendenti, utilizzando a tal fine il caffè quale naturale “aggregante”».

https://www.youtube.com/watch?v=PdYWw6CxvCs




La Rsu della Camera di Commercio: “La riforma del sistema va cambiata”

La Camera di Commercio di Bergamo
La Camera di Commercio di Bergamo

La Rsu della Camera di Commercio di Bergamo chiede un tempestivo e mirato intervento sindacale per cambiare la riforma del Sistema camerale. In una lettera, firmata da Cinzia Tribbia, Maurizio Gualandris, Carolina Cugnetto,  Nadia Gaglio, Stefania Manzoni, Eleonora Vavassori e Raimondo de Vivo, la Rsu  ricorda “come il 25 agosto scorso il Governo, con l’approvazione in via preliminare dello schema di decreto legislativo di riforma del sistema camerale, sia intervenuto con una scure normativa”, disponendo tra l’altro:

  • la riduzione delle sedi delle Camere di Commercio, che passeranno da 99 a 60, con una sola sede per le nuove Camere; di fatto un dimezzamento degli enti camerali e una perdita di contatto con il territorio produttivo, indispensabile per un rilancio delle economie locali; questo, in contrasto con quanto affermato nelle relazioni accompagnatorie allo stesso decreto di riforma (favorire la ripresa economica con una pubblica amministrazione più vicina ai cittadini) e in conferenza stampa del Governo
  • la conferma della riduzione del diritto annuale nella misura del 50% rispetto al 2014 a decorrere da gennaio 2017. Il 50% viene individuato, nelle relazioni accompagnatorie, come misura minima di riduzione, e quindi passibile di ulteriore riduzione, cosa insostenibile per la maggior parte degli enti camerali
  • la riduzione dei costi del personale e del personale, compresa la riduzione dei fondi per la contrattazione collettiva decentrata integrativa, con possibili mobilità fra le nuove Camere di Commercio e in altre Pubbliche Amministrazioni, fino ad arrivare al collocamento in mobilità per 24 mesi all’80% dello stipendio
  • l’Unioni Regionali quali enti facoltativi e non più obbligatori
  • la dismissione del patrimonio immobiliare non più essenziale

“Il decreto – ricorda la Rsu – richiama la condizione del personale delle Unioni e delle Aziende speciali ma tace su quello alle dipendenze delle società in house del sistema camerale. Va anche a riformulare le funzioni e i compiti delle Camere di Commercio: su questo punto la scrivente RSU è solo marginalmente d’accordo sulle disposizioni di riforma, in quanto detta riformulazione, che intenderebbe riqualificare e ammodernare gli enti presenta in realtà punti di incertezza e confusione: per fare solo un esempio, non sono ben chiari il significato e le conseguenze della riforma in materia di risoluzione delle controversie (organismi di mediazione e arbitrato). Va inoltre precisato che le diverse nuove funzioni attribuite sono a costo zero e non comportano entrate per le Camere: questo potrebbe anche essere accettabile se non fosse che le Camere sono già duramente colpite dalla pesante riduzione del diritto annuale”.

Precisato tutto questo, la Rsu della Camera di Commercio di Bergamo chiede  alle organizzazioni sindacali che si facciano portavoce di un immediato e coordinato intervento al fine di:

  • mantenere le sedi territoriali delle Camere di Commercio accorpate, in modo che gli accorpamenti non compromettano il necessario e indispensabile contatto degli enti con il territorio e con le imprese che lo vivono, e in modo che il personale non sia costretto a trasferimenti anche di lungo chilometraggio che, oltre a risolversi in un disagio notevole sulla qualità della vita, darebbero luogo a una sostanziale diminuzione di stipendio a fronte dei costi di trasferimento
  • bloccare la riduzione del diritto annuale al 40%, così come è attualmente. Un’elevazione al 50% della riduzione non sarebbe infatti sostenibile per la maggior parte degli enti camerali e ciò causerebbe ulteriori disservizi alle imprese
  • far rimanere il personale camerale sui territori, sia pure con la massima disponibilità a reinventarsi professionalmente al fine di offrire i nuovi servizi alle imprese previsti nel decreto di riforma, ma è necessario che venga mantenuto un contatto umano, vivo e immediato con il tessuto imprenditoriale delle proprie zone economiche di riferimento
  • salvaguardare gli attuali livelli occupazionali degli organismi di tutto il sistema camerale (personale delle camere di commercio e delle relative aziende speciali), società in house comprese;
  • non considerare le Unioni Regionali enti facoltativi, perché costituiscono un raccordo essenziale e territoriale delle Camere di Commercio nelle proprie Regioni

Chiede, oltre alla manifestazione del 29 settembre, che vengano messe in atto azioni sindacali forti e decise, atte a contrastare il decreto che diventerà attuativo a fine novembre.

“Vogliamo essere noi lavoratori del sistema camerale – si legge nella nota – , insieme a voi, a decidere quale sarà e che forma avrà il nostro futuro professionale, che non può essere descritto e identificato con le sole parole “riduzione, rideterminazione, mobilità, trasferimenti, razionalizzazione”. Queste non sono le parole di un sistema che cresce ma di un sistema che viene fortemente penalizzato a tutto danno delle imprese italiane e dei lavoratori. A questo proposito sottolineiamo che non siamo assolutamente d’accordo con quanto affermato dal Presidente Unioncamere Nazionale (Lo Bello) nel documento del 26 agosto, nel quale la riforma camerale viene positivamente definita “un passaggio determinante di un percorso di modernizzazione che rafforzerà il sistema delle camere di commercio italiane”, senza traumi per il personale. Non è così. I lavoratori del sistema camerale vengono pesantemente colpiti, e non sono stati i primi né saranno gli ultimi lavoratori pubblici a subire riforme irragionevoli che sostanzialmente riducono gli stipendi fermi tra l’altro da 7 anni. Noi vogliamo, con voi, fermare questa tendenza, perché la Pubblica Amministrazione sia ciò per cui è nata: un imprescindibile riferimento per tutti i cittadini e le imprese del nostro Paese, perché noi siamo lo Stato e lo Stato per chiamarsi tale deve valorizzare e far crescere la Pubblica Amministrazione, non mortificarla come sta accadendo in questi ultimi anni”.

 

 




Anche l’Ascom all’incontro sull’efficienza energetica 2.0

energia-solareL’idea di efficienza sta al centro dello sviluppo del sistema produttivo, dei servizi del prossimo futuro e dei cambiamenti globali in atto a cui le imprese dovranno dare risposte. Essere efficienti significa saper arrivare a una produzione sempre più precisa flessibile, dinamica e qualitativamente alta. Significa ridurre i cicli innovativi e i margini di errore, abbattere il time to market, rispondere alle esigenze dei clienti con soluzioni di massa personalizzate. Dell’efficienza assoluta propria della Rivoluzione 4.0, quella energetica è l’elemento primo, fondante. Un miglior uso delle risorse è la base solida da cui partire per costruire i progetti più innovativi, per far crescere il proprio business, per rispondere con prontezza alle nuove sfide. Per generare valore aumentando la competitività. Energy Efficiency 2.0 On Tourin programma il 21 settembre, dalle 14, nella sala Giunta di Confindustria Bergamo – si pone l’obiettivo di affrontare, con il supporto di esperti del settore, una serie di tematiche in grado di trasferire conoscenza e formare in modo diretto organi decisionali delle imprese italiane. Creando al tempo stesso occasioni di networking per i soggetti del territorio che potranno, a valle dell’incontro, trovare motivi concreti di collaborazione.

Dopo lo scenario che verrà tratteggiato da Giacomo Angeloni, assessore all’Innovazione del Comune di Bergamo e da Federico Frattini, professore Energy Strategy Group MIP al Politecnico di Milano, è in programma il “Focus PMI”: parleranno Giancarlo Losma, presidente Comitato Piccola Industria Confindustria Bergamo, Oscar Fusini, direttore di Ascom Confcommercio Bergamo. Sulle “Soluzioni per la competitività” interverranno Avvenia – EOS Consulting – Vendor e Gianluigi Piccinini, presidente Ressolar. Alle 16,30 si terrà iul Focus sulla grande industria con interventi del Consorzio Intellimech, di Flavio Bregant, direttore Generale Federacciai, Giorgio Mottironi, Chief Strategic Officer Avvenia e Andrea Casalgrandi, Responsabile Marketing & Comunicazione Sorgenia. Le conclusione sono affidate ad Armando De Crinito, direttore Generale Vicario Ambiente Energia e Sviluppo Sostenibile della Regione Lombardia.

 




Social e stadi, che triste spettacolo sulla morte di Ciampi

Abbiamo una tradizione: oggi come oggi, facciamo finta di nulla, eppure la tradizione c’è. Spesso, si fa finta che non ci sia, perché ci vergogniamo di essere diventati quel che siamo, e la tradizione è la cartina tornasole del nostro declino: però, lei è lì, ugualmente, a prescindere da quanto noi strizziamo gli occhi per non vederla. E la tradizione ci racconta tante cose che, talvolta, ci piacerebbe non sapere. Per esempio, che, quale che sia stata la loro vita, i morti vanno rispettati. Tutti. Parce sepulto, dicevano gli antichi: e una lunga teoria di scrittori e di pensatori, nel corso della nostra lunghissima storia, ha ribadito e perfezionato questo nobile concetto. Parce sepulto: sia che il morto ti fosse caro, sia che, viceversa, lo considerassi persona esecrabile ed odiosa in vita, una volta cadavere, egli diveniva intoccabile, sacer, immune tanto agli insulti quanto alle azioni insultanti. Certo, un tempo la morte era cosa affatto diversa: restituiva all’uomo, anche al più potente, il contatto con la terra, l’humilitas, da cui proviene il concetto francescano di umiltà. I re, prima di morire, vestivano un saio di bigello e si sdraiavano sulla pietra, con un sasso per cuscino: questo li spogliava dell’assise onde erano venerati e serviti, ma li sottraeva al giudizio umano, per affidarli a quello di Dio. Fu solo con l’avvento della morte borghese che le tombe divennero celebrazione della pompa e non luogo di preghiera e penitenza: un poco alla volta, i morti cominciarono ad essere creduti vivi. E ad essere trattati da vivi: proporzionalmente al crescere di una fifa birbona di morire, aumentò il numero dei trucchetti per ingannare la morte. Il morto venne vestito, imbellettato, trasformato in un manichino che assomigliasse ad un vivo: del pari, poco a poco, quel rispetto sacrale che alonava il defunto si sbriciolava, lasciava il posto alla volgarità della vita, alle pantomime della vita.

Carlo Azeglio Ciampi
Carlo Azeglio Ciampi

Così, oggi, ci ritroviamo a celebrare la morte come se fosse un carnevale: dimentichi del tutto della tradizione, sobria e pietosa, dei nostri avi. La gente applaude il feretro che esce dalla chiesa dopo le esequie, come se si trattasse di un cantante o di una personalità pubblica in visita ufficiale: niente di più barbaro ed inguardabile, gli applausi al funerale. E, dietro alla morte di una persona famosa o influente, non c’è mai la considerazione rispettosa per una condizione che, prima o poi, toccherà a tutti, ma sventola il codazzo degli odi e degli amori, quasi in un supplemento di esistenza. I social network hanno moltiplicato e velocizzato enormemente questo dilagare di volgarità e di trivio: lì, la morte diventa definitivamente circo, fiera, mercatino delle pulci. Come esiste la moda, come ci sono le prevendite dei telefonini, così ci sono i coccodrilli, i necrologi fai da te, dei grandi personaggi che se ne vanno. Per una settimana, tutti conoscono la discografia completa del cantante morto, e poi l’oblio. Tutti hanno visto tutti i film dell’attore famoso, e poi l’oblio. Tutti sanno, tutti piangono, tutti si disperano, e poi cala il sipario, in attesa della prossima occasione di sproloquio, del prossimo funerale mediatico, della prossima farsa necrofila. Oppure, il che è peggio, muore un uomo pubblico, e la sua morte è accolta da cachinni e da insulti, oppure da sesquipedali sbrodolate encomiastiche: talvolta, da entrambe le cose, in una specie di fiera della vanità alla rovescia, in un carnevale dei pazzi.

E’ il caso della scomparsa di Carlo Azeglio Ciampi, che è l’episodio che mi ha indotto a scrivere di morte, in questo articolo. Ciampi non è stato un santo: aveva molte pecche e qualche frequentazione poco felice. Lo si è dipinto come una specie di salvatore della Patria, che è un ruolo perlomeno opinabile, per chi ci ha trascinato, a mani e piedi legati, in Europa. Insomma, si è abusato con l’incenso, secondo un costume incensatorio proprio dei popoli servili per natura. Al tempo stesso, però, internet ha traboccato di insulti e di auguri di bruciare all’inferno, all’indirizzo dell’estinto, colpevole, secondo gli autori dei poco nobili interventi, di tradimento, massoneria, arricchimento sulla pelle dei contribuenti. Ecco, io dico che Ciampi è morto e, in quanto morto, merita rispetto: quel rispetto che si deve a chi muore. Lo si poteva incensare ed omaggiare in vita; oppure dedicargli vie e piazze a tempo debito, una volta sceso il silenzio sul lutto recente. E, allo stesso modo, si poteva contestare da vivo: scrivere delle sue, vere o presunte malefatte ai danni delle tasche degli Italiani, quando poteva ascoltare e difendersi, non ora, che giace gelido in una bara. Oppure attendere che la storia di Ciampi venga scritta: e in quella sede argomentare delle sue colpe e delle sue virtù.

Eccessivo, infine, il minuto di silenzio negli stadi, ripugnanti, sempre negli stadi, i fischi e gli insulti al suo indirizzo. Entrambe testimonianze di un popolo che ha smarrito il senso delle cose: ha perduto il contatto con la propria tradizione di civiltà e di umanità. Ecco, l’Italia degli stadi e dei social network, l’Italia che bercia e che offende i morti oppure li applaude, come a teatro, è l’Italia che più mi disturba: quella per cui, all’estero, mi verrebbe da fingermi svizzero, certe volte. Noi siamo un popolo dalle potenzialità formidabili, soprattutto grazie al nostro formidabile passato: se ci dimentichiamo la lezione dei nostri padri, molto difficilmente trasmetteremo un’identità positiva ai nostri figli. Cerchiamo di insegnare loro il rispetto, tanto dei vivi quanto dei morti: così, quando toccherà a noi varcare quella soglia tenebrosa e piena di incognite, non ci saluteranno con un applauso o una pernacchia, ma con il silenzio del dolore e del rimpianto. Insieme all’orgoglio di aver avuto un genitore dalla schiena diritta e non un pagliaccio.

 

 




Negozi di Valore, la cinquina vincente di Bergamo

Dei 22 “Negozi di Valore” lombardi, ben cinque sono bergamaschi. I loro dossier sono stati infatti premiati tra le 138 candidature al concorso “Negozi di Valore” promosso da Regione Lombardia per valorizzare la capacità delle attività commerciali di generare attrattività, grazie a iniziative di marketing, a strategie di vendita innovative o per la capacità di dare valore pubblico alla propria funzione.

Sono il panificio Fratelli Marchesi di G. Battista, con sedein via Borgo Palazzo a Bergamo  e altri due punti vendita in piazza Pontida e nel quartiere di Boccaleone (che si è classificato il 5° posto), l’Ottica Skandia, sempre in via Borgo Palazzo a Bergamo (15° posto), Why not – Cooperativa sociale Onlus che gestisce il negozio Ciborobico di via Promessi Sposi a Bergamo (16° posto), la libreria Spazio Terzo mondo di Seriate (17° posto) e Mogi Caffè di via Moroni a Bergamo (18° posto).

Il concorso era suddiviso in dieci categorie: Filiera di Valore, Shopping di Valore, Distretti di Valore, Brand di Valore, Innovazione di Valore, Legacy di Valore, Start up di Valore, Impegno sociale di Valore, Ecosostenibilità di Valore e Arte di Valore.

I negozi bergamaschi sono stati premiati come Legacy di Valore l’Ottica Skandia, Brand di Valore il Panificio Marchesi, Start up di Valore la Cooperativa Why not e Arte di Valore la Libreria Terzo mondo e Mogi Caffè.

A seconda del piazzamento, i 22 vincitori si sono aggiudicati premi da 8mila a 2mila euro e parteciperanno alle iniziative di promozione legate al concorso. Saranno premiati in occasione di un evento a loro dedicato che si terrà il prossimo 20 ottobre al Palazzo della Regione.




Borsa, Ubi banca e la quotazione tra giudizi e pregiudizi

Sulle teorie dell’asimmetria informativa sono stati vinti dei premi Nobel per l’economia, ma non si è ancora riusciti a decifrarne il mistero. Che è poi la base del mercato e della Borsa, il mercato per eccellenza. Da una parte c’è un venditore che sa molto dell’azienda, ma magari non sa i motivi per cui dall’esterno è interessante e appetibile, dall’altra c’è un acquirente che non sa tutto dell’azienda, ma sa qualcos’altro. A complicare il tutto è il fatto che non si sa mai esattamente cosa sia vero e falso, cosa sia una convinzione giusta o sbagliata, e cosa magari sia una falsificazione. Senza scendere nel filosofico, la settimana nera che ha appena passato Ubi, con cinque sedute consecutive tutte in forte ribasso (lunedì meno 2,7%, martedì meno 2,6%, mercoledì meno 1,7%, giovedì meno 1,6% e venerdì meno 4,4%), al di là delle tensioni borsistiche generali, e in particolare sul settore creditizio, è un caso particolare di assimetria informativa, dove il mercato crede di sapere qualcosa, che però non è detto accada.

ubi-banca1.jpgIl fattore temuto è il salvataggio di qualche banca più o meno fragile con il rischio che Ubi finisca invischiata in situazioni problematiche ed onerose. Il cd Victor Massiah ha sempre affermato che non intende fare alcuna operazione che non produca valore per Ubi, ma questo non basta più a tranquillizzare un mercato stressato e confuso da messaggi contrastanti su questa e su altre vicende. Ormai da due anni Ubi per la sua solidità patrimoniale viene regolarmente invocata come cavaliere bianco per ogni banca in difficoltà. Nella convinzione che ogni matrimonio proposto non farebbe che indebolire Ubi, il titolo che a inizio anno valeva 6,15 euro è rotolato fino a 2,17 euro venerdì 16 settembre, una performance che non si giustificherebbe di fronte a un bilancio patrimonialmente solido, una gestione operativa in attivo, una costante distribuzione di dividendo, una situazione dei crediti deteriorati sotto controllo e i costi già contabilizzati per il piano industriale che promette risparmi e sinergie. Insomma, in Borsa c’è l’idea diffusa che ci debba essere qualcos’altro che sta maturando e non è positiva.

Il mercato però è fatto da chi sa, da chi non sa e da chi crede di sapere. Se non ci fosse questa asimettria nessuno del resto comprerebbe o venderebbe e la Borsa avrebbe finito di esistere. Quello che per Ubi, in questi giorni, viene creduto vero anche se non si è ancora concretizzato e non è detto che si concretizzi è in particolare un intervento nell’acquisto delle quattro nuove “good bank”, ovvero la versione “risoluta” di Banca Etruria, Banca Marche, Cariferrara e Carichieti. In realtà l’interesse è stato più volte smentito in passato, con il ritornello che non c’è aperto nessun dossier, ma quando il mercato si convince di qualcosa è difficile fargli cambiare idea, anche perché a posteriori molte volte si è scoperto che alla fine ha avuto ragione. Per questa ragione, se non interverranno nuovi elementi che sgombrino definitivamente il campo dalle ipotesi, ovvero che Ubi rompa gli indugi o che le banche obiettivo trovino altri acquirenti – dato che anche le smentite più efficaci, in questa fase, lasciano il tempo che trovano -, si preannuncia una “nuttata” borsistica almeno fino a mese quando si chiuderà il termine per le manifestazioni d’interesse per le quattro banche e si capirà (forse) chi la sapeva veramente lunga e chi si è preso un abbaglio.

Al momento però si continua a restare nel campo di ipotesi che presentano inoltre tanti nodi da sciogliere. Le quattro good bank nascono infatti senza sofferenze, rimaste nel vecchio istituto, ma l’eredità della precedente gestione non è ancora del tutto chiara e sul piano operativo i primi mesi, seppure con tendenza al miglioramento, sono comunque in perdita. Non si conoscono poi i costi della necessaria ristrutturazione, oltre che dell’integrazione. E non si conosce nemmeno il prezzo d’acquisto, al di là del fatto che sarà sicuramente inferiore agli 1,6 miliardi del finanziamento erogato a novembre dal sistema bancario che auspicherebbe di poterli recuperare nella maniera meno parziale possibile. Sulla base di un acquisto a mezzo miliardo, gli analisti di Equita Sim hanno calcolato che con l’operazione, a perimetro invariato, l’indice patrimoniale Cet1 di Ubi scenderebbe da 11,4% a 9,1%, un livello che renderebbe inevitabile un aumento di capitale che, dato l’andamento della quotazione, non sarebbe molto gradito al mercato. La situazione sarebbe ovviamente meno pesante se l’acquisto fosse limitato a solo alcune (Cariferrara?) delle quattro banche. Ma le incognite e i dubbi che l’operazione apre, soprattutto con il sospetto che nonostante tutto l’acquisizione venga eterodiretta se non imposta, scavalcando l’istituto, fa diffidare il mercato, che nelle sue convinzioni non sta nemmeno valutando se queste operazioni hanno prospettive industriali, che a certi costi diventano interessanti. Vale più il pregiudizio del giudizio. E nel frattempo la quotazione si muove di conseguenza.

 




La pausa pranzo? In macelleria. A Nembro la nuova formula è un successo

macelleria-algeri-nembro-24Ebbene sì, con qualche ritocco e tanta voglia di mettersi in gioco, anche un piccolo negozio tradizionale può diventare una meta golosa e seguire una delle tendenze più in voga del momento, quella dei piatti espressi, specializzati e senza troppi fronzoli, come insegnano street food, hamburgerie, gastronomie regionali, etniche, vegetali e via con le formule. Solo che non siamo a Milano e nemmeno in centro città o in un moderno complesso commerciale, ma a Nembro e per di più in una zona defilata. E su format, ambienti studiati e strategie di marketing vincono schiettezza e semplicità.

Tipico esempio di casa con bottega, nessuna insegna, in via Marconi, poco distante dal vecchio ponte che collega con la sponda sinistra del Serio, “La Macelleria dei fratelli Algeri” è difficile persino da individuare se non la si sta cercando. Eppure in poco tempo è diventata un’apprezzata alternativa per il pasto di mezzogiorno o della sera (ma senza fare tardi, la chiusura è alle 22). Ha infatti cominciato a cucinare le carni del proprio bancone e ad offrire la possibilità di consumarle su alcuni tavoli a disposizione all’interno e all’esterno del negozio. Una modalità sancita lo scorso anno dalla Regione Lombardia, che permette il consumo non assistito di piatti di produzione propria anche nelle piccole attività commerciali, come macellerie e pescherie, estendendo un’opportunità già prevista per il settore artigianale, dalla pizza d’asporto alla gelateria.

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Da sinistra: Enrico, Maria, Elio e Antonio Algeri

«È cominciato quasi per caso – ricorda mamma Maria -. Proprio qui di fronte la Persico (la nota azienda di stampi ndr.), nei primi mesi del 2015, ha effettuato la riparazione di una delle imbarcazioni della Volvo Ocean Race. C’erano diversi addetti ma mancava un servizio per la pausa pranzo. Ha iniziato un signore a chiederci di preparare un panino, dopo qualche giorno gli abbiamo proposto un piatto di roastbeef, giusto per cambiare un po’. E i colleghi a domandargli da dove provenisse. Le richieste si sono moltiplicate, anche dalle aziende vicine». Dopo l’estate il negozio si è strutturato per offrire oltre al take away e alle consegne a domicilio qualche posto a sedere. «Avevamo già realizzato la cucina perché volevamo proporre alcuni piatti pronti – prosegue – ma abbiamo scoperto che c’era anche l’esigenza di fermarsi a mangiare e ci siamo organizzati». Richiesta in Comune, bagno accessibile ai disabili, le tasse per l’uso del parcheggio pubblico alcuni degli adempimenti e delle spese, non proprio irrisori, che sono stati necessari per dare alla bottega il suo nuovo volto.

Il sistema è rigorosamente self service. Il cliente entra, dà un’occhiata al banco, ordina, prende posto. Tovagliette di carta, posate e bicchieri usa e getta sono a disposizione su un tavolino insieme ai condimenti. Acqua, bibite, birra e vino si prendono dal frigo. Quando il piatto è pronto il macellaio chiama e lo si ritira. È buona norma sparecchiare.

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«Tutto è preparato al momento con grande semplicità ed è proprio questo che piace», spiega Enrico Algeri, 50 anni, che con il fratello Antonio, 49, rappresenta la terza generazione dell’attività, dopo il nonno, che ha aperto nel ’57 a Gavarno, per trasferirsi nel ’59 nella sede attuale, e papà Elio, in macelleria da una vita. La griglia fa la parte del leone ed è pronta ad accogliere il taglio preferito. Costata, filetto, tagliata, spiedini e ancora salamelle e petto di pollo, che possono finire anche in mezzo ad un panino. Come gli hamburger, tra i più gettonati. Il panino classico è fatto con due medaglioni da cento grammi l’uno, la versione maxi con uno o più “dischi” da 250 grammi. Oppure ci sono i piatti freddi, tartare, carpacci, roastbeef, carne salata. Chi vuole aprire con un antipasto (ma la tendenza è per un solo piatto) può optare per salumi (alcuni sono preparati in proprio) e formaggi. Per contorno patatine fritte, verdure grigliate e insalate. Insomma, nessuna divagazione dal tema carne e un’attenzione alla scelta locale per i “complementi”. Il pane è del fornaio del paese che utilizza la farina del progetto “Qui Vicino”, i formaggi provengono dal monte Farno, da Gorlago quelli di capra. «Non siamo cuochi – precisa Enrico -, ci limitiamo a cucinare i nostri prodotti, a far provare la nostra carne. Ma è proprio qui che probabilmente sta la differenza. Siamo specializzati, macelliamo noi ed acquistiamo le carni da piccoli allevatori, che hanno anche solo qualche capo e con i quali abbiamo un rapporto consolidato. Ci riforniamo qui in zona, Albino, Pedrengo, Calcinate, arriviamo al massimo a Zanica, Cologno, Cenate e Trescore. Sappiamo dove crescono gli animali, come vengono allevati. Alla fine questo si sente nel piatto e non c’è bisogno di grandi preparazioni o ricette». Anche se, per la verità, qualche specialità la propongono, come la “brascada”, un panino farcito di carne, cipolle e prosciutto crudo della tradizione valenciana che hanno rivisto in chiave bergamasca, utilizzando formaggio del Farno e pancetta fatta in casa. Da provare.

macelleria-algeri-nembro-tagliata-rit«La scelta di diversificare non è stata dettata da una flessione dell’attività della macelleria – precisa papà Elio -, continuiamo ad avere un buon giro di clientela, anche perché siamo conosciuti. Volevamo però costruire un’opportunità per la nuova generazione. Certo ora è impegnativo seguire macello, vendita e cucina, ma così ci sarà spazio anche per i nipoti». Il primo è Sebastiano, 20 anni, già al lavoro in bottega. «E poi le due attività si aiutano a vicenda – aggiunge Elio -. Se i clienti si fermano a mangiare possiamo parlare di più, migliorare il rapporto, raccontare meglio cosa facciamo. Le vendite sono migliorate».

In accordo con il principio della normativa, l’atmosfera è talmente libera e informale che un cliente affezionato alla costata arriva con le proprie posate, per non accontentarsi di quelle di plastica, qualche compagnia porta il proprio vino e alcuni piatti nascono al momento. «Un cliente un giorno ha visto il fegato nel banco ed ha chiesto quello, un altro ha voluto la salsiccia con le cipolle – rileva Enrico –, è un periodo in cui si guarda più cosa c’è nel piatto che a ciò che ci sta attorno». Ma anche il prezzo gioca la sua parte. I ricarichi sono contenuti e così per una tagliata da 200 grammi si spendono 7-8 euro, per l’hamburger maxi 8 euro, per quello standard con patatine e bibita 6 euro. L’attività è aperta dalle 8 alle 14 e dalle 15.30 alle 22.




Val Gandino, un mese dedicato al mais Spinato e ai prodotti tipici

mais-spinato-di-gandino-giorni-del-melgotto-1In Val Gandino prendono il via sabato 17 settembre “I Giorni del Melgotto”, manifestazione nata nel 2008 dal progetto di salvaguardia, caratterizzazione e valorizzazione della varietà locale di mais Spinato di Gandino che porta in piazza il binomio cultura & coltura.

L’iniziativa, che si concluderà sabato 15 ottobre, è caratterizzata da convegni, mostre, degustazioni con l’obiettivo di valorizzare e mantenere vive le tradizioni folkloristiche legate alla cultura popolare e contadina, come ad esempio la scartocciatura delle pannocchie in piazza abbinata ad eventi di divulgazione e approfondimenti tecnico-scientifici e socio-culturali legati al mondo dell’agroalimentare, della salute e dello sviluppo sostenibile.

Il Mais Spinato si sposerà con i formaggi di Cirano, il cinghiale di Peia, i funghi di Casnigo, i fagioli di Clusven e insoliti abbinamenti come quelli di “Whisky, Grappa, Rum, Gin” a Gandino. A Leffe si parlerà di innovazione mentre a Cazzano Sant’Andrea si tornerà a scuola sui campi del bio-intensivo.

Ci saranno inoltre momenti di riflessione con esperti del settore che parleranno non solo di cibo e gastronomia, affrontando il tema del progetto di estensione della De.Co ai formaggi della Val Gandino, ma anche di turismo e territorio con il tema dell’ospitalità diffusa. Ci si concentrerà poi su imprenditoria e nuove generazioni.

Nel primo fine settimana gli appuntamenti golosi sono a Cirano di Gandino, sabato 17 settembre a partire dalle 19, con la cena in strada che propone l’abbinamento tra polenta taragna di mais Spinato e funghi (a cura della Consulta di Cirano, costo di 12 euro) e alla sagra del cinghiale di Peia, in programma sabato e domenica.

I ristoranti aderenti alla manifestazione proporranno per le giornate del melgotto menù a tema a base di mais spinato di Gandino.

>>Il programma completo




Volete provare le arti circensi? C’è la manifestazione che fa per voi

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Avete sempre voluto vedere da vicino le acrobazie del circo o, meglio ancora, cimentarvi con qualche attrezzo? Sabato 17 e domenica 18 settembre c’è la manifestazione che fa per voi.

ASD Spazio Circo Bergamo e Centro Sportivo Telgate organizzato la prima edizione di Circus Beer Festival, due giornate a ingresso libero nella struttura di via Scirea 11, ben 12mila metri quadrati dedicati alle arti circensi, alla musica e alla buona birra made in Bergamo, con servizi di pizzeria e griglieria, ma anche la possibilità di fare un pic nic.

Sabato l’appuntamento va dalle 14.30 a mezzanotte, domenica da mezzogiorno alle 18.30. Si potranno provare liberamente i corsi di monociclo, giocoleria, tessuti aerei e piccolo circo, seguire la presentazione del corso di trampoli con un’emozionante danza, partecipare al workshop di “palo cinese” e di “cerchio aereo e trapezio” e seguire tanti spettacoli di ogni genere e per tutti.

Domenica 18, dalle ore 10.30, è inoltre in programma una speciale apertura dedicata alle famiglie, con genitori e bambini inviati a “giocare al circo” insieme.

L’evento è patrocinato dal Comune di Telgate e si svolgerà anche in caso di pioggia.

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Bonus 18enni, così librai e cartolai possono accreditarsi

librai sticker 18appPer i diciottenni è scattata l’operazione cultura e librai e cartolai hanno la possibilità di presentare le proprie proposte iscrivendosi al sito www.18app.it.

Il bonus cultura di 500 euro, che il Governo ha messo a disposizione dei ragazzi che compiono i 18 anni nel 2016, nati perciò nel 1998, può essere utilizzato per acquistare libri, anche scolastici, e biglietti di teatro, cinema, musei, mostre.

I ragazzi, una volta registrati sull’app, troveranno veri e propri negozi virtuali presso i quali fare acquisti. Il sito, operativo da ieri sera, ha iniziato a popolarsi di offerte.

Gli esercenti che intendono parteciparvi devono accreditarsi al portale 18app e da lì gestire tutte le fasi – dalla vendita alla fatturazione – degli acquisti fatti con il bonus cultura.

Il bonus si potrà utilizzare oltre che online anche fisicamente (il sistema permetterà di generare un codice-buono legato al nominativo di ogni ragazzo e che sarà riconosciuto automaticamente in negozio). Per consumare tutti i 500 euro, i ragazzi avranno tempo sino alla fine del 2017.

«È un’opportunità che i nostri librai e cartolai non devono perdere – affermano Cristian Botti e Giorgio Lazzari, rispettivamente presidente e segretario del Gruppo Librai di Ascom Confcommercio Bergamo -. È un’occasione per incrementare le vendite e una vetrina per farsi conoscere. Per questo invitiamo i nostri associati ad aderirvi secondo le modalità definite dal Governo. La nostra Associazione rimane un punto di riferimento e di aiuto per chiarire ogni dubbio a chi deciderà di aderire all’iniziativa».

Per informazioni su come accedere e registrasi al portale è possibile contattare la segreteria del Gruppo librai di Ascom allo 035 4120202.