Cereda (mobilieri): “Il Bonus Giovani va prorogato anche al 2017”

mobili - arredamento - repertorio salone mobile Milano (1)A novembre la Fiera di Bergamo si trasforma nella vetrina più importante ed elegante del territorio orobico per la filiera dell’arredamento. Dal 12 al 14 e dal 18 al 20 novembre al polo fieristico di via Lunga è di scena infatti la 14a edizione del Salone del Mobile di Bergamo. La manifestazione, in linea con le esigenze degli espositori, conferma i “due tempi” con pausa infrasettimanale, per consentire alle imprese di ottimizzare la propria operatività, a tutto vantaggio del pubblico. Grazie a un lavoro di restyling, rispetto alla passata edizione si è rinnovato più del 30% delle aziende, elevando ulteriormente in tale modo la qualità e la varietà espositiva. Ciò dimostra quanto il settore, dopo aver subito gli inevitabili contraccolpi della crisi economica, sia tornato molto dinamico, con la voglia di evidenziare più che mai la qualità e il design del prodotto “Made in Italy” apprezzato in tutto il mondo. Oltre un centinaio i brand rappresentati da mobilieri, produttori, designers, artigiani e studi di progettazione provenienti da cinque regioni, riuniti in un esclusivo e raffinato “show-room” di 13mila metri quadrati di superficie, facilmente raggiungibile con ogni mezzo. Tra gli stand che replicano gli interni di vere e proprie abitazioni, sono molti gli allestimenti fatti debuttare quest’anno dalle imprese, con diverse nuove linee prodotto per offrire al pubblico la più completa, variegata e aggiornata offerta del mercato. Per l’edizione 2016 Promoberg ha consolidato la sinergia con Federmobili, l’associazione nazionale di riferimento per i mobilieri, e con gli storici partner che la affiancano nell’attività fieristica. Ciò ha consentito di sviluppare la manifestazione nel modo più adeguato ai tempi. Tra le note positive per il pubblico del Salone, si evidenzia l’estensione per tutto il 2016 della detrazione del 50% per l’acquisto di mobili finalizzati all’arredo dell’immobile ristrutturato.

Lorenzo Cereda
Lorenzo Cereda

“Certo – abbozza Lorenzo Cereda – presidente del Gruppo Mobili e Arredamento di Ascom – abbiamo superato anni davvero difficili essendo il nostro comparto legato all’edilizia e all’andamento immobiliare, ma quest’anno il mercato della compravendita di alloggi è migliorato e, grazie al “bonus mobili”, abbiamo avuto ricadute positive. C’è anche il “bonus giovani”, fino a 16mila euro di agevolazioni per le coppie under 35, slegato da interventi edilizi, ma per il 2017 non è stato prorogato. Stiamo lavorando affinché venga inserito nella manovra ora in discussione”. Cereda invita poi i consumatori a stare attenti alle pubblicità ingannevoli che promettono sconti fino al 75%: “Spesso il prezzo è pura politica di marketing e non corrisponde alla qualità del prodotto”

L’appuntamento di Bergamo è noto per abbinare in modo originale ed elegante alla ricca parte espositiva numerose iniziative collaterali, tra performance live, show-cooking e sfilate di moda. Eventi studiati per coinvolgere il pubblico, vero protagonista della kermesse, e che rendono la visita al Salone una continua e piacevole scoperta. In tema di eventi, si rinnovano gli appuntamenti “golosi” del Salone grazie ad una nuova area lounge allestita nel Padiglione A. Domenica 20 novembre, sempre dalle 16, l’Accademia di make-up artist “Area Stile”, nota nel mondo dello spettacolo per i loro “backstage trucco e parrucco”, presenterà “Fashion Explosion”, performance che integra il lavoro degli stilisti alla creatività dei truccatori con la supervisione del direttore artistico Marco Lanfranchi e la project manager Valentina Rulli. Lo spettacolo è una rappresentazione in tempo reale di tutto quello che accade in un set fotografico. Professionisti affermati del settore dell’hairstyle e del makeup, reinterpretano 10 personaggi del mondo del cinema, della musica e delle favole in chiave moderna. Organizzazione Istituto di Moda Luisa Scivales in collaborazione con Fontana Contarini (per il trucco) e Saga Beauty (per il parrucco), sponsor del noto fashion blogger Andrea Ubbiali. Dopo il successo dello scorso anno, torna a grande richiesta – sabato 19 novembre, alle 18 – il mega aperitivo “Sapore…del Mobile”, durante il quale tutti espositori, in contemporanea, offriranno nei propri stand alcuni dei prodotti enogastronomici tipici della terra bergamasca, con vino rosso, salumi e formaggi.

 

 




Adapt e Università, convegno internazionale sul futuro del lavoro

Lavoro Jobs Act“Il futuro del lavoro: una questione di sostenibilità” è il tema della settima edizione del convegno internazionale organizzato dalla Scuola di Dottorato in Formazione della persona e mercato del lavoro, promossa dall’Università di Bergamo e da Adapt.

L’evento, patrocinato da Ascom Confcommercio Bergamo e sostenuto dall’Ente Bilaterale del Commercio e dei Servizi, si terrà l’11 e il 12 novembre nella sede dell’Università, in Sant’Agostino. È ormai indubbio che il futuro del lavoro sia al centro dell’attenzione politica, mediatica e accademica. Lo ha dimostrato la recente conferenza italiana di lancio delle iniziative programmate per ricevere riflessioni nazionali sul futuro del lavoro “Il lavoro nel futuro – Il contributo dell’Italia alla riflessione dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Oil)” svoltasi lo scorso 12 ottobre a Montecitorio, cui hanno partecipato il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, i vertici delle Parti Sociali e diverse personalità del mondo istituzionale e accademico.

Tuttavia, molte sono le sfide che rimangono aperte e cui bisogna trovare soluzioni adeguate. Lo ha ricordato il direttore generale dell’Oil, Guy Ryder che, nel suo discorso, identificando proprio nella tecnologia, demografia, ambiente e globalizzazione, i quattro principali “drivers of change” dell’attuale fase di profonda trasformazione del mercato del lavoro, invita all’apertura, alla diversità e all’inclusione. È con questo spirito che la Scuola di Dottorato e Adapt analizzano già da tempo il tema del futuro del lavoro soffermandosi sui suoi fattori di cambiamento che, infatti, rappresentano l’angolazione del prossimo convegno internazionale. Grazie alla partecipazione di più di 70 relatori provenienti da più di 23 Paesi di tutto il mondo, il convegno affronterà, in un’ottica interdisciplinare e comparata, i seguenti macro-temi: progresso tecnologico e la digitalizzazione del lavoro; cambiamenti demografici; cambiamenti climatici, disastri naturali e vocazioni territoriali; ruolo delle competenze e dei mestieri nei mercati transizionali; geografia e lavoro in un mondo che cambia.

La partecipazione al convegno è libera e gratuita. Per registrarsi è sufficiente compilare il modulo online. Al pubblico interessato alle ricadute sul caso italiano segnaliamo la pre-conference “Nel cuore della nuova Grande Trasformazione – La sfida dei cambiamenti tecnologici, ambientali e demografici su scuola, ricerca, lavoro, impresa, territorio”. L’appuntamento è per il 10 novembre, dalle 9, in San’Agostino. Parteciperanno, tra gli altri, il rettore dell’Università di Bergamo Remo Morzenti Pellegrini, Giuseppe Bertagna (Università di Bergamo), Michele Tiraboschi (Università di Modena e Reggio Emilia e coordinatore di Adapt), Delia Campanelli (Direttore Generale dell’Ufficio scolastico regionale per la Lombardia). L’incontro si svolgerà in lingua italiana e rappresenta un’occasione per trattare, in workshop tematici animati da uomini e donne d’impresa e del sindacato, temi di particolare attualità e importanza come la ricerca nel settore privato, gli sviluppi di Industria 4.0 in termini di lavoro e relazioni industriali, il lavoro agile, l’impresa e la sostenibilità ambientale e il wellness at work.

 

 

 

Il futuro del lavoro: una-questione di sostenibilità – Il programma del convegno internazionale 




Calcio, a Coverciano il manto in erba sintetica firmato da RadiciGroup

Enrico Buriani diTPR e Roberto Nuscadi Sofisport
Enrico Buriani diTPR e Roberto Nuscadi Sofisport

Tessiture Pietro Radici, azienda storica di RadiciGroup, ha prodotto i filati in polietilene che costituiscono completamente il nuovo campo a 11 del centro sportivo di Coverciano, inaugurato con un’amichevole tra il personale della Federazione Italiana Gioco Calcio e alcuni giornalisti della stampa sportiva. Il settore tecnico della FIGC ha infatti deciso di riqualificare con erba sintetica uno dei campi del Centro Tecnico Federale (C.T.F.), con l’obiettivo di garantire un manto perfettamente efficiente in ogni condizione di gioco. Il nuovo tappeto erboso è stato realizzato grazie all’impiego del filato a marchio Radigreen® Mfl Pe S-Core: si tratta di un monofilo, realizzato con polimeri ad elevata performance, che garantisce elevata resistenza all’usura, resilienza, resistenza allo splitting e capacità di mantenere la superficie gioco uniforme nel tempo. Il manto e l’intero sistema sono stati messi a punto da Sofisport – un’azienda italiana specializzata nella realizzazione, installazione e manutenzione di campi in erba artificiale prodotti con le più moderne tecnologie. I tappeti realizzati con filati Radigreen® sono un invito al gioco: l’aspetto è molto simile all’erba naturale in ottime condizioni, senza i costi di manutenzione che l’erba naturale richiede. Le versioni bicolore, inoltre, permettono di riprodurre al meglio le diverse tonalità di verde tipiche dei fili d’erba e contribuiscono a rendere ancora più piacevole l’aspetto estetico del prato sintetico. Come l’erba naturale, Radigreen® Mfl Pe S-Core si presenta soffice e piacevole al tatto. Morbidi ma sempre resistenti, questi filati non comportano rischi di abrasioni cutanee assicurando al contempo un’ottima resilienza. Altra caratteristica del prodotto è quella di conservare le proprie caratteristiche nel tempo: prima di essere immesso sul mercato, infatti, deve superare test rigorosi per assicurarne la resistenza ai raggi UV, agli agenti atmosferici e all’usura nel lungo periodo. Forte dei suoi 75 anni di storia, la Tessiture Pietro Radici (TPR oggi conta 130 dipendenti ed è specializzata nella produzione di filo per erba sintetica a marchio Radigreen®. La produzione è concentrata a Gandino, dove ricerca e sviluppo supportano i reparti produttivi per assicurare innovazione continua e garantire nel tempo l’eccellenza e la sostenibilità dei prodotti Radigreen®.

 




Calano le imprese giovanili, ma crescono quelle aperte da stranieri

La Camera di Commercio di Bergamo
La Camera di Commercio di Bergamo

Il terzo trimestre dell’anno si chiude con 95.978 imprese registrate in provincia di Bergamo. Quanto allo stock di quelle attive, s’è attestato a 85.666, dato che confrontato con lo stesso periodo dell’anno precedente, evidenzia una riduzione di 109 unità con una variazione del -0,1%. E’ quanto emerge dall’analisi dell’Osservatorio sulle imprese della Camera di Commercio di Bergamo. Nel terzo trimestre si sono avute 980 nuove iscrizioni, il valore più basso nella serie storica, e 957 cessazioni, di cui 69 dovute a cancellazioni d’ufficio, con un saldo positivo di 23 unità, contro le 172 nel corrispondente periodo del 2015. Le imprese registrate aumentano su base tendenziale tra le sole società di capitale (+0,9%). Diminuiscono le imprese individuali (-0,2%), le società di persona (-1,6%) e le altre forme giuridiche (-1%), in prevalenza cooperative. Il settore artigiano, con 31.251 imprese a fine settembre, registra una riduzione del -1,3% delle unità registrate su base annua. Lo stock delle posizioni attive si riduce di 408 unità rispetto a un anno prima. Le iscrizioni (341) non compensano le cessazioni (393) e determinano un saldo negativo nel trimestre pari a 52 unità. Nel complesso dei settori produttivi, la contrazione delle imprese attive, rispetto ad un anno fa riguarda l’edilizia (-411 in totale, -434 tra i soli artigiani), il trasporto e magazzinaggio (-27, ma -46 tra gli artigiani), le imprese agricole (-11), le imprese di fornitura di energia elettrica e gas (-9) e la manifattura (-81 nel complesso, -120 tra gli artigiani).

Nell’intero comparto del commercio, all’ingrosso e al dettaglio, il saldo è solo marginalmente positivo (+4). Aumentano le imprese attive nei comparti dei servizi: +124 nei servizi di supporto alle imprese, +31 nelle attività finanziarie e assicurative, +27 nei servizi di informazione e comunicazione, +37 nelle attività professionali, scientifiche e tecniche, +92 nei servizi di alloggio e ristorazione, +30 nei servizi di intrattenimento, +58 nelle altre attività dei servizi alle persone; crescono anche le imprese nei settori dell’istruzione (+11) e della sanità e assistenza sociale (+23). Lo spaccato per genere, età e nazionalità1 delle posizioni attive, conferma la tendenza alla forte crescita su base annua delle imprese straniere (+3,5%), all’aumento delle imprese femminili (+0,8%) e alla flessione (-3,4%) delle imprese giovanili. In lieve aumento le procedure concorsuali di fallimento, scioglimento e messa in liquidazione: 312 nel terzo trimestre del 2016, in confronto alle 301 del corrispondente trimestre del 2015.

 

 




Ecco le dieci cose che gli italiani portano via dagli hotel

Bottigliette dello shampoo, saponi, cuffie per la doccia, non è una novità, i clienti degli hotel amano portarsi via come souvenir la maggior parte degli accessori messi a disposizione nei bagni delle camere. E non sorprende scoprire che spesso si sono presi anche asciugamani o posacenere (quando ancora era possibile fumare nelle stanze). Ma, dall’ultima indagine del motore di ricerca di voli e hotel Jetcost è emerso che a volte si sono “rubati” anche molte altre cose .
Ad esempio, anche se frutta e dolci vengono messi come omaggio in camera per i clienti, non è la stessa cosa per vassoi e cesti che li contengono, e che invece tendono a sparire. E altri furti sono ancora più ingiustificati; alcuni hanno prelevato le batterie del telecomando, o il controller, anche se fuori dalla stanza non funziona, o le lampadine dei lampadari, o la Bibbia in diverse lingue che si trova nei cassetti di tavolini e comodini (nonostante il settimo comandamento inviti a non rubare!). Qualcuno si è portato via anche cuscini e coperte dall’armadio, i più esperti hanno preso quelli con piume di qualità migliore, lasciando i più scadenti. La cosa più assurda è che si tratta comunque di oggetti di poco valore, talvolta pochi centesimi, in camere d’albergo che costano spesso più di 100 euro a notte.
tv albergo 5In alcuni hotel sono stati usati cacciaviti o altri strumenti per staccare immagini, maniglie delle porte, asciugacapelli, portasciugamani, specchi, elettrodomestici e stereo. Un luogo particolarmente “pericoloso” è il business center per gli uomini d’affari, da dove spariscono frequentemente stampanti, computer e risme di carta. E’ divertente notare che la maggior parte di questi “cleptomani” non ha mai ammesso di aver “rubato” qualcosa, ma ha detto di aver preso un “ricordo”. Tutte piccole cose, naturalmente, anche se nel 2008 dalla catena di hotel Holiday Inn sono spariti più di mezzo milione di asciugamani.
Ogni albergo ha una spesa media annuale che supera i 200mila euro per gli accessori e i servizi offerti, che ricadono sul costo della camera. I migliori usano prodotti di marca, e anche se scompaiono, ne forniscono di nuovi ogni giorno. Altri hotel, invece, hanno i loro punti vendita con i prodotti di qualità nella hall, dove è possibile trovare oggetti e accessori con il loro marchio, dai mobili agli articoli per la tavola, dagli accappatoi ai cuscini.
Ci sono poi clienti più furbi, che conoscono bene piccoli accorgimenti da prendere per non destare sospetti quando vogliono portarsi via qualcosa; per esempio, sfilare un asciugamano o un accappatoio o le bottigliette dei liquori dal carrello degli addetti alle pulizie quando sono nei corridoi per rifare le camere. Oppure prendere piatti, posate e vassoi dagli avanzi del servizio in camera abbandonati fuori dalle stanze. Tra i pezzi più gettonati, saliere e portauovo. E non mancano i furti durante la prima colazione a buffet, o negli spuntini che spesso è possibile consumare fino a mezzogiorno. Anche se portarsi via del cibo sarebbe vietato, vengono prelevati vasetti di marmellata, formaggi, merendine e biscotti. Un’altra tentazione è il minibar; non è raro, infatti, che dopo aver consumato la bottiglia del gin o della vodka, i clienti la riempiano con acqua, avendo cura che il tappo sembri davvero chiuso. Capita anche con whisky o cognac, sostituendo l’alcool con tè o altro liquido di colore simile.
Gli hotel possono prendere qualche precauzione per limitare i piccoli furti, ma tutto ha un costo. Alcuni scelgono grucce particolari legate tra loro e fissate sulla barra interna degli armadi, difficili da staccare. Altri, inseriscono speciali microchip in biancheria e accappatoi che si attivano se vengono portati fuori dall’hotel; ed esistono minibar che addebitano direttamente sul conto della camera ogni bottiglia che viene prelevata. Ma in un hotel di Tokyo un cliente audace aveva scoperto che le bottiglie potevano essere prese dalla parte posteriore, senza che la loro “uscita” venisse registrata. Al momento di pagare il conto, però, con suo stupore, se le è trovate addebitate. Anche nel più tecnologico degli alberghi, infatti, il personale lo aveva scoperto limitandosi a contare le bottiglie mancanti.
Secondo lo studio di Jetcost, oltre il 79% degli italiani ha ammesso di essersi portato via qualcosa da un hotel, mentre i danesi sarebbero gli ospiti più onesti: l’88% ha detto di non aver mai rubato nulla. Dopo di loro, in quanto a correttezza, gli olandesi e i norvegesi: l’85% e l’84% di loro, rispettivamente, ha dichiarato di non aver mai preso oggetti. Tra quei viaggiatori che hanno invece riconosciuto di essersi portati via un ricordo durante il soggiorno, c’è il 62% dei francesi, il 69% dei britannici, il 76% dei portoghesi e l’81% degli spagnoli, maglia nera.

Le 10 cose che vengono prelevate più frequentemente in albergo:

1. Prodotti da bagno (tra cui a volte il vassoio o il cestino in cui vengono offerti)
2. Asciugamani, soprattutto quelle più grandi
3. Lampadine, batterie del telecomando
4. Oggetti di cancelleria, penne, piccoli libri, riviste, Bibbia
5. Fiori e frutta, compresi vasi o cestini
6. Bottiglie di liquore dal minibar, bevute e riempite
con acqua e altri liquidi
7. Pezzi di ceramica, posate, bicchieri e tazze
8. Federe, cuscini e trapunte
9. Asciugamani, asciugacapelli, specchi
10. Elettrodomestici, piatti, orologi, candelabri, dvd

 

 




Immigrazione, quel che il Canada ha capito ben prima di noi

migranti - CopiaDa inizio anno sono sbarcati in Italia 160 mila migranti, secondo i dati Unhcr, la Commissione dei Diritti Umani delle Nazioni Unite. In tutta Europa, contando in particolare anche la Grecia, sono in tutto poco più di 330 mila. Come è noto, questa è considerata un’autentica emergenza, più nel Sud Europa che nel Nord Europa, a dire il vero, tanto da essere considerata dall’Italia un possibile grimaldello per riuscire ad ottenere maggiore flessibilità per il bilancio, alla pari di un disastro, questo sì riconosciuto da tutti, come i terremoti.
Intanto il ministro dell’Immigrazione del Canada, John McCallum, ha annunciato che l’anno prossimo il suo Paese accoglierà altri 300 mila immigrati (più di un terzo dei quali rifugiati), lo stesso numero di quest’anno.
Questa notizia, che il Canada annuncia con soddisfazione, appare in contrasto con la precedente, ma serve anche a rimettere in linea il fenomeno dell’immigrazione, che non è italiano o europeo, ma globale. Quello che appare un problema in Europa, in ogni caso non lo è dall’altra parte dell’Oceano Atlantico. Il Canada, con il quale è stato appena firmato dalla Ue un accordo di libero scambio commerciale, non ha, per motivi geografici, il problema dei barconi, ma ha anche un approccio di rigidità totale nella sua lunghissima frontiera con gli Stati Uniti per quanto riguarda i clandestini.
Questo fa già la differenza, ma c’è però soprattutto rispetto all’Italia, un diverso atteggiamento, legato anche ad una diversa modalità di gestione e impostazione sulla questione immigrazione (non solo clandestina), che fa vivere diversamente la questione da parte del Canada, Paese del G7, che pur avendo un numero di abitanti inferiore a quello dell’Italia, anche se una superficie ben più ampia, ha una percentuale maggiore di stranieri. Questo, innanzitutto, perché  il Canada ha un ministro dell’Immigrazione. E poi perché il ministro dichiara che “i livelli di immigrazione stabiliti nel 2017 favoriranno la crescita economica e l’innovazione in Canada permettendo di riunire un gran numero di famiglie”.
Secondo il governo canadese l’immigrazione ha un ruolo fondamentale nel mantenimento della competitività del Paese nell’economia mondiale, compensando l’invecchiamento della popolazione. Di fatto, secondo il governo “l’immigrazione rappresenterà presto la crescita netta della popolazione attiva”, perché le uscite in pensione sono superiori all’ingresso di giovani canadesi nel mercato del lavoro.
In Italia la questione è affrontata in maniera capovolta, guardando sempre alla questione del lavoro, ma rivolgendosi più all’emergenza del presente (pensioni)  che alle prospettive del futuro (lavoro per i giovani e quindi risorse per il Paese, pensioni incluse).
In Italia si è lanciato il Fertility day, del quale si ricordano più le polemiche della vigilia che l’evento in sé. L’iniziativa, visto che siamo in Italia, ricorda inevitabilmente l’invito mussoliniano alla procreazione perché il “numero è potenza”. Anche se adesso i figli non devono essere dati alla Patria, ma all’Inps.
Vero che le nascite sono al numero più basso dall’Unità d’Italia, ma il controllo demografico di Stato, in via diretta, non dà grandi risultati, come conferma la Cina che con la politica del figlio unico ha creato milioni di non registrati. Se avessimo veramente bisogno di più persone non dovremmo rifiutare gli immigrati, forza lavoro giù pronta, ma seguire l’esempio del Canada.
Se invece servono nuovi italiani per permettere il pagamento delle pensioni, almeno a chiusura della previdenza regolata con il retributivo, allora bisognerebbe ragionare in maniera differente. Se già i giovani che ci sono non trovano lavoro in Italia e sono costretti ad emigrare, aumentarne il numero vorrebbe dire crescere persone che andranno a produrre in un altro Paese. Canada compreso.
Ma ci sono altri elementi che preoccupano. Sta anche diminuendo la speranza di vita alla nascita (per gli uomini si è ridotta a 80,1 anni dagli 80,3 del 2014 e per le donne a 85, dagli 84,7 dell’anno precedente) e c’è stato un picco di mortalità, tanto che per la prima volta non è stato necessario adeguare l’età pensionabile alla maggiore aspettativa di vita. L’aumento della mortalità è legato anche al fatto che con l’aumento dell’invecchiamento della popolazione si allarga progressivamente il numero delle persone che per età sono statisticamente più a probabile rischio decesso. Abbiamo comunque meno giovani e più anziani. L’età media della popolazione è salita a 44,5 anni. Più anziani vuol dire più costi per la sanità e per la previdenza, meno giovani vuol dire meno produzione di ricchezza (anche per gli anziani). Il Canada sembra averlo capito, mentre noi continuiamo a preoccuparci dell’immigrazione, spaventandoci per numeri che andrebbero visti con altri occhi. Secondo i dati Istat nel 2015 in Italia sono stati concessi meno di 240 mila permessi di soggiorno (con riduzione del 4% rispetto all’anno prima), mentre il totale degli extracomunitari è inferiore a 4 milioni su un totale di oltre 60,5 milioni di residenti. La percentuale ufficiale è di 8,3% di stranieri (includendo un milione di non italiani comunitari): ampiamente sotto la media dei Paesi sviluppati.

 




Rivera: «Vi svelo i due piatti che porto nel cuore»

Gianni Rivera, a capotavola, con mamma Edera, papà Teresio e il fratellino Mauro - foto MarconiProduction
Gianni Rivera, a capotavola, con mamma Edera, papà Teresio e il fratellino Mauro – foto ©MarconiProduction

Quelle paste e minestre dal sapore antico ma soprattutto gli agnolotti della festa, quelli preparati da mamma Edera fin dal sabato sera, che non ha più dimenticato e che sono diventati nel tempo una sorta di ever-green, un “santo graal” gastronomico che lo ha accompagnato ovunque. Il rapporto tra Gianni Rivera e il cibo è sempre stato semplice e schietto: per il sommo protagonista della partita del secolo Italia-Germania 4-3 e capitano del Milan euromondiale, la tavola ha voluto sempre dire cibo genuino e calore conviviale.

È attorno a una tavola imbandita, oltreché sul rettangolo da gioco, che sono nati rapporti formidabili come quello col paròn Nereo Rocco, o dispute feroci, all’insegna di arbitraggi scandalosi e congiure pallonare. Un tour del palato che parte fatalmente dalla sua patria alessandrina, per poi aprirsi alla lunga esperienza milanese e infine approdare nella Capitale, da uomo della politica. Cucine diverse, aromi, gusti e ingredienti spesso agli antipodi, che però il primo Pallone d’Oro italiano ha saputo armonizzare nel tempo.

«Non sono mai stato un gran goloso e giocando al calcio non avrei neppure potuto permetterlo, ma il gusto per la buona tavola l’ho sempre avuto, anche per quella carica di umanità e convivialità che porta con sé».

Per Gianni quest’ultimo anno è stato un’autentica maratona: ha scritto con l’aiuto della moglie Laura la sua autobiografia (530 pagine ricche di ricordi di ieri e di oggi: per info il sito è www.giannirivera.it), presentandola in decine di piazze italiane e raccogliendo ovunque un’accoglienza calorosissima.

Gianni Rivera - foto ©MarconiProduction
Gianni Rivera – foto ©MarconiProduction

Sono passati quasi 40 anni dalla sua ultima partita (che coincise, nel 1979, con la conquista della Stella del decimo scudetto per il Milan) eppure in fatto di popolarità sembra non abbia mai smesso di giocare, al punto che l’ex Golden Boy partirà a breve per una tournée all’estero (prime tappe Canada e Usa) per continuare la presentazione. «La cosa bella è che ai nostri incontri ci trovo anche un sacco di giovani che non mi hanno mai visto giocare. Oggi però, con la tv o sul web, è facile andare a rivedere le partite del passato». Tra gli incontri più calorosi quello in Puglia con Al Bano: «Siamo amici da lunga data – spiega Rivera -, lui sì che è riuscito a conciliare al meglio la canzone con un’agricoltura che non ha mai abbandonato. E oltre a gustare le delizie del Salento, ho degustato i suoi vini: superbi».

Pensare che quella verso il vino per Rivera è una vocazione relativamente tardiva. «Da ragazzo ero completamente astemio, poi cominciai ad assaggiare il vino a Orvieto, durante l’anno di militare. Non l’ho più abbandonato, anche perché dopo pochi anni al Milan incontrai Nereo Rocco come allenatore e con lui non potevi non accompagnare un buon piatto con un vino generoso».

Da buon piemontese Gianni ama i rossi: «Tra i miei tanti incontri ho avuto la fortuna di conoscere il re dei vignaioli piemontesi Giacomo “Braida” Bologna e con lui gli assaggi sono diventati ancor più raffinati grazie alle fantastiche Barbera come la Monella o il Bricco dell’Uccellone della sua cantina. Ma anche il Grignolino non lo dimentico. Anche mister Liedholm, già verso la fine della sua carriera da allenatore, si mise a produrre vino molto buono e proprio sulle mie colline alessandrine, a Cuccaro Monferrato. Negli spogliatoi poi arrivavano spesso champagne e spumante per festeggiare le nostre vittorie sportive». E a proposito di bollicine, altro amico storico di Gianni è quel Maurizio Zanella, patron di Ca’ del Bosco, con cui tante volte si è ritrovato a brindare in Franciacorta.

Da calciatore comunque, fin dai tempi in cui giovanissimo militava nelle file dei grigi dell’Alessandria (esordio in A a 15 anni e 9 mesi contro l’Inter: un segno del destino) per poi passare al Milan neppure maggiorenne, il cibo del prepartita era un po’ diverso da quello preparato da chef e dietologi delle società calcistiche di oggi: «Negli anni Sessanta non si guardava certo la dieta: poche ore prima di un match capitava anche di mangiare piatti pesanti come un risotto alla parmigiana o delle bistecche gigantesche, ma vi garantisco che noi giovani di allora digerivamo anche le pietre».

C’era anche il pesce di rigore a quei tempi: «Sempre di venerdì, anche per un precetto di tradizione religiosa, soprattutto il merluzzo. Poi durante la settimana a casa, riso o pasta e qualche volta la carne, mentre la domenica arrivava appunto il piatto forte, gli agnolotti. Fin dal sabato, mia mamma preparava con cura il ripieno con lo stufato: quando arrivavano in tavola era veramente una festa».

Spostandosi a Milano, Gianni frequenta anche i ristoranti della borghesia meneghina, ma poi finisce spesso all’Assassino di Ottavio Gori, toscano di Fucecchio come Indro Montanelli, il buen ritiro di patron Rocco, dove spesso si ritrova a tirar tardi la notte una comitiva di grande spessore intellettuale in cui spiccano anche Gianni Brera, lo stilista Ottavio Missoni e Gino Veronelli. La vita di atleta non permette al Golden Boy di fare le ore piccole, ma nelle sere di svago spesso ci fa capolino anche lui: «Era affascinante sentir parlare Veronelli di cibo e di vino – ricorda l’ex bandiera del Milan -, penso a cosa direbbe oggi della moda dilagante degli hamburger e patatine fritte: sarebbe inorridito».

Diventato anche politico e anche uomo di governo negli anni scorsi, Gianni è ora tornato alle sue radici calcistiche (è presidente del Settore Tecnico di Coverciano) e ha scelto Roma come sua città di adozione, eppure, parlando di cucina, il piatto che accomuna di più tutta la sua famiglia, la moglie Laura e i suoi due figli, «resta il risotto alla milanese con l’ossobuco: praticamente un piatto unico universale che ho imparato ad apprezzare a Milano, ma che trovo facilmente anche a Roma e che ci cuciniamo anche a casa secondo la ricetta tradizionale. Con gli agnolotti sono i due piatti, dell’infanzia e della maturità, a cui rinuncio più a fatica».

Oggi però l’ex campione è molto attento all’alimentazione: «Il cibo non mi ha mai fatto ingrassare: forse mi ha salvato il fatto che, a differenza della stragrande parte degli italiani, io non sono per niente goloso di dolci. Oggi cerco di mangiare cibi senza glutine, evitando zuccheri in eccesso. Ho anche riscoperto la verdura in tutte le sue sfaccettature, cruda o cotta, non manca mai nella mia dieta quotidiana: forse dai giovani è troppo sottovalutata, eppure, oltre a far bene, può anche essere molto gustosa se cucinata in maniera creativa».




Conoscere e promuovere Donizetti, commercianti “a lezione” da Micheli

La tshirt Donizetti Pride in bella vista in un negozio di abbigliamento
La tshirt Donizetti Pride in bella vista in un negozio di abbigliamento

A Bergamo prosegue il contagio dell’orgoglio doniziettiano. Dopo la diffusione delle opere del compositore bergamasco sulla Corsarola, in Città alta, anche i commercianti e gli esercenti bergamaschi sono chiamati a diventare “casse di risonanza” per la promozione e la conoscenza della sua figura e delle iniziative che la riguardano.

In vista del nuovo festival Donizetti Opera, in programma dal 23 novembre al 4 dicembre prossimi, la Fondazione Donizetti, in collaborazione con il Comune, il Duc e l’Ascom, invita gli operatori del commercio, del turismo e dei servizi della città e di tutta la provincia al primo educational con il direttore artistico Francesco Micheli, che darà modo di ricevere gli strumenti di base per comunicare la vita e l’opera di Gaetano Donizetti a turisti e clienti.

Il direttore artistico della Fondazione Donizetti, Francesco Micheli
Il direttore artistico della Fondazione Donizetti, Francesco Micheli

L’appuntamento è lunedì 14 novembre nella sala Riccardi del Teatro Donizetti alle 19.30 per un aperitivo, seguito, alle 20.30, dall’incontro con il direttore artistico e la distribuzione di materiali promozionali.

«L’iniziativa – spiega Pietro Bresciani, responsabile marketing dell’Ascom – si inserisce nel percorso che vuole valorizzare sempre più Gaetano Donizetti e il legame con la sua città, fino a farlo diventare un vero e proprio brand, un elemento fortemente distintivo e caratterizzante. Negozi, bar, ristoranti e strutture ricettive possono diventare importanti canali di promozione in questo senso, ma oggi, onestamente, non c’è, non solo tra gli operatori ma tra i bergamaschi in generale, grande conoscenza del personaggio e delle sue opere. L’incontro con il direttore artistico Micheli vuole essere un primo passo per trasmettere ai chi è quotidianamente in contatto con clienti e turisti le inofrmazioni salienti e soprattutto lo stimolo ad appassionarsi al nostro compositore».

L’occasione, del resto, è significativa. «Siamo alla vigilia del nuovo festival Donizetti Opera – prosegue Bresciani – che porterà a Bergamo appassionati di opera da fuori provincia e anche dall’estero. Accoglierli e dare loro informazioni, dettagli e curiosità sul programma e sul musicista è senz’altro un bel biglietto da visita per le attività e la città».

All’incontro sono inviatati tutti i commercianti e gli esercenti di Bergamo e provincia. Nel corso della serata sarà possibile acquistare le tshirt Donizetti Pride per allestire le proprie vetrine. Tutti i partecipanti riceveranno inoltre un kit gratuito di materiali cartacei e una cartella di immagini ad alta risoluzione da stampare e incorniciare, con le quali potranno contribuire a diffondere lo spirito della “Donizetti Revolution”.

A questo indirizzo il link per iscriversi all’evento




“Obiettivo sulla piazza verde”, ecco i fotografi premiati

vincitori-obiettivo-sulla-piazza-verde“Volevo restituire al Giardino Tresoldi tutta la sua bellezza. Sono molto felice di questa vittoria”: racconta così la scatto con cui Andrea Paris, QSE Manager di 32 anni, di Bergamo, si è aggiudicato il contest fotografico “Obiettivo sulla Piazza Verde e dintorni”, promosso dall’associazione culturale Arketipos in occasione della manifestazione I Maestri del Paesaggio 2016 organizzata da Arketipos e dal Comune di Bergamo. L’immagine ha colpito la giuria – guidata dal giornalista ed esperto di fotografia Lello Piazza e composta dal socio Arketipos Paolo Bellini, dal fotografo Leonardo Tagliabue e dal presidente FAB (Gruppo Flora Alpina Bergamasca) Cesare Solimbergo – tanto da valergli il primo posto. La premiazione è avvenuta nella Sala Conferenze di Casa Suardi, in piazza Vecchia: a salire con lui sul podio per il 2° e 3° posto sono stati Vincenzo Fontana di Sondrio e Alessandra Curti di Bergamo. Ma ad aggiudicarsi una menzione speciale sono stati anche altri 7 scatti, realizzati da altrettanti appassionati di fotografia: Luca Montanari, Antonio Gallucci, Barbara Rossi, Francesco Casali, Fabrizio Maestroni, Giovanni Spreafico e Mauro Bertolini. Gli scatti vincitori sono disponibili al link: http://imaestridelpaesaggio.it/2016/press/press-area/

 




Commercialisti, Simona Bonomelli nuovo presidente dell’Ordine

Simona Bonomelli
Simona Bonomelli

È Simona Bonomelli il nuovo presidente del Consiglio dell’Ordine dei Commercialisti e degli Esperti Contabili di Bergamo. Bonomelli, eletta dopo due giorni di consultazioni elettorali, è diventata presidente con 328 voti (333 i votanti, 5 le schede tra bianche e nulle) e sarà in carica dal 1 gennaio prossimo fino al 31 dicembre 2020, succedendo ad Alberto Carrara, presidente per due mandati consecutivi. Bonomelli è nata a Bergamo nel 1972, dopo la maturità scientifica si è laureata in Economia e Commercio e dal 2000 esercita la professione di Commercialista. Eletta nel 2006 segretario dell’Ugdcec (Unione Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti contabili di Bergamo), ha ricoperto dal 2007 al 2011 la carica di presidente, divenendo successivamente tesoriere nazionale. Nel 2013, è entrata a far parte dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Bergamo in qualità di consigliere e dal 2014 ha ricoperto l’incarico di segretario generale del Consiglio. «Sono molto orgogliosa ed emozionata: ci troviamo ad affrontare un momento particolare, con una crisi ancora profonda che ha messo in forte difficoltà il nostro territorio. Per questo, l’incarico che mi è stato affidato lo vivo, innanzitutto, come una grande responsabilità. Sono certa che tutti insieme riusciremo a lavorare tanto e bene – ha dichiarato Bonomelli -. E’ un risultato nel segno della continuità nel ruolo di rappresentanza dei dottori commercialisti e degli esperti contabili nel dibattito istituzionale e nell’impegno che da sempre contraddistingue la nostra categoria. Riusciremo ad affiancare imprese, enti e attività produttive, contribuendo alla ripresa economica della nostra provincia».

Alberto Carrara, presidente in carica fino alla fine del 2016, ha espresso «grande soddisfazione per la nomina a Presidente di una giovane e preparata collega che per tanti anni si è impegnata sia a livello sindacale che a livello Ordinistico a favore della categoria. Persona con la quale ho lavorato in armonia e proficuamente in questi anni in cui è stata all’interno del consiglio dell’Ordine e ha svolto il delicato ruolo di segretario generale». L’Assemblea degli iscritti all’Ordine ha eletto anche i 14 componenti del Consiglio: Alberto Carrara, Riccardo Trezzi, Andrea Cortinovis, Alessandro Testa, Aldo Cattaneo, Andrea Berizzi, Paolo Saita, Paolo Attilio Rossi, Simone Santicoli, Giorgio Berta, Francesco Fassi, Mario Papalia, Roberto Mazzoleni, Renato Tassetti. Le cariche saranno distribuite dalla presidente a gennaio nel primo consiglio del suo mandato. Durante le votazioni del 3 e 4 novembre 2016 sono stati eletti anche 5 membri del Collegio dei Revisori: Elena Rubini, con la carica di presidente, Alberto Bonalumi e Francesca Daminelli, membri effettivi, Emilio Flores e Gerardo Ferrari, come membri supplenti.