Cuochi, il Trofeo Baroni va a Clusane

Da sinistra: Luca Piccinelli, Nadia Mazzoleni e Stefano Ghisleni
Da sinistra: Luca Piccinelli, Nadia Mazzoleni e Stefano Ghisleni

È andato sulla sponda bresciana del lago d’Iseo il sesto Trofeo Fiorenzo Baroni, il concorso di cucina calda individuale per professionisti organizzato dall’Associazione Cuochi Bergamaschi, con il patrocinio della Camera di Commercio di Bergamo, nel corso della Fiera Campionaria.

Ad imporsi nell’ormai tradizionale gara dedicata ad uno dei fondatori dell’Associazione bergamasca è stato Luca Piccinelli, del Romantic Hotel Relais Mirabella di Clusane d’Iseo, che ha vinto la prima prova con “Risotto mantecato allo strachitunt, crema di zucca e maggiorana, terrina al broccolo e Galletto, cotechino e Branzi” e la finale con “Riso al salto e ricotta, insalata di Galletto, salsa al Branzi e pasta di salame croccante”.

In sfida 12 cuochi di diversa età e provenienza, suddivisi in tre batterie eliminatorie da quattro concorrenti ciascuna. I primi classificati di ogni batteria più un concorrente ripescato in base al punteggio hanno gareggiato poi per la finale. Ogni batteria aveva a disposizione un “paniere misterioso” assegnato ad estrazione con i prodotti alimentari che i concorrenti dovevano utilizzare per creare il proprio piatto. Ingredienti comuni a tutti, ed obbligatori in ogni batteria, sono stati i Galletti Vallespluga, il riso Salera e una fetta di Branzi.

Ogni concorrente ha avuto a disposizione un’ora per pensare e realizzare il proprio piatto in sei mezze porzioni d’assaggio e un piatto finito da porzione intera per la valutazione della presentazione della ricetta.

Al secondo posto si è classificato Stefano Ghisleni, del ristorante Morlacchi di Bottanuco, che ha preparato per la finale “Raviolo ripieno di Galletto, riso, salsiccia e Branzi; gocce di basilico e spuma di ricotta”; al terzo Nadia Mazzoleni, del Ristorante dell’Hotel Settecento di Presezzo con “Risotto al Valcalepio con scaglia di Branzi, quenelle di ricotta e basilico e Galletto croccante”. Quarto finalista Mahedi El Omari, del ristorante Alfredo since 1964 di Milano, ma socio dell’Associazione Cuochi Bergamo, che come piatto finale ha proposto “Arancino di riso al Valcalepio con cuore di Branzi e pasta di salame e Galletto allo scalogno e vino rosso”.

Il vincitore si è aggiudicato il Trofeo Baroni 2016 ed un premio di 500 euro. Trecento euro sono andati al secondo e 100 alla terza classificata. Tutti i partecipanti hanno ricevuto l’attestato di partecipazione, uno strumento di cottura Pentole Agnelli e il box prodotti Azienda Agricola Salera

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In giuria: Carlo Cranchi, presidente dell’Unione Cuochi Regione Lombardia Fic; Francesco Gotti, chef del Bobadilla di Dalmine e allenatore del team junior della Nazionale Italiana Cuochi; Sergio Mauri, chef patron stellato, vicepresidente dell’Associazione Cuochi Como; Claudio Prandi, chef stellato del Lario e vicepresidente dell’Associazione Cuochi Lecco ed Ezio Gritti, già stellato bergamasco, rientrato da Bali e pronto per una nuova iniziativa in città, e Paolo Forgia, segretario regionale dell’Unione cuochi del Veneto.

Ad essere valutati gusto, estetica, corretta lavorazione e postazione di lavoro, scarti di lavorazione e innovazione.




Edicole su aree pubbliche, in arrivo i bandi per il rinnovo delle concessioni

Verranno pubblicati a breve i bandi per il rinnovo delle concessioni per le edicole su aree pubbliche. Il provvedimento rientra nella direttiva Europea 2006/123/CE (direttiva Bolkestein) che riguarda in particolare le concessione dei posteggi per le aree mercatali e che interessa anche le edicole e i chioschi posti su aree pubbliche. I bandi predisposti dai Comuni dovranno essere compilati e inviati alle Amministrazioni comunali nei primi mesi del 2017.

Le edicole e i chioschi interessati alla normativa nella Bergamasca sono poco meno di 100, dei quali 50 sono in città. Per gli edicolanti, così come per gli ambulanti, è attivo in Ascom lo sportello Bolkestein che offre consulenza per la compilazione della documentazione richiesta. Il servizio è da prenotare all’Area Accoglienza Soci di Ascom Confcommercio Bergamo al numero 035 4120304.




Maestri del Commercio, aperte le adesioni al premio

aquila-confcommercioSono aperte le candidature degli operatori bergamaschi al riconoscimento di Maestro del Commercio, il premio alla carriera assegnato da 50&Più, l’associazione per la rappresentanza e la tutela degli over 50 dei settori commercio, turismo e servizi.

Possono presentare richiesta coloro che hanno svolto attività commerciale, turistica o dei servizi per almeno 25 anni e che sono soci di 50&Più. Il riconoscimento consiste in un diploma e nel prestigioso distintivo con l’Aquila, simbolo della Confcommercio che trae origine dall’Arte dei Mercatanti o di Calimala, corporazione della Firenze del XII secolo.

Il premio è suddiviso in tre categorie: Aquila d’Argento, per chi può vantare dai 25 ai 39 anni di attività; Aquila d’Oro, dai 40 ai 49 anni, e Aquila di Diamante, per i 50 anni di anzianità lavorativa e oltre. Possono richiedere l’assegnazione del riconoscimento sia i titolari di azienda sia i coadiutori. Contribuiscono al conteggio degli anni di attività anche i periodi nei quali l’operatore ha lavorato come dipendente in aziende commerciali, turistiche o dei servizi. Le domande si raccolgono fino al 31 dicembre. La premiazione si terrà domenica 5 marzo 2017.

Qui il modulo di richiesta da compilare e spedire a 50&Più Bergamo (l.benigni@enasco.it), indicando anche il settore di attività.

Per ulteriori informazioni: 50&Più – via Borgo Palazzo 133 – Bergamo – tel. 035 4120127




L’industria dell’auto e la globalizzazione, il nuovo libro dei bergamaschi Ferrazzi e Cassia

auto-ferrazziL’esplosione della domanda cinese e asiatica, rilocalizzazioni produttive dall’Europa occidentale all’Est Europa, alleanze tra costruttori storici, comparsa di nuovi player. E, ancora, car sharing e nuove pratiche nella mobilità, auto elettrica, veicoli che si guidano da soli e molto altro.
Il settore automotive si basa sì su un brevetto del 1886, ma è soggetto a continue innovazioni, sia tecnologiche che manageriali. Negli ultimi dieci anni il settore è stato scosso da impetuosi cambiamenti come mai era accaduto nella sua storia ultracentenaria. Effetto della globalizzazione, dell’innovazione tecnologica e dell’evoluzione dei comportamenti degli utilizzatori.
Ne deriva un quadro complesso con implicazioni per i singoli produttori, per il settore dell’auto nel suo insieme e per i paesi produttori (tradizionali ed emergenti). Di questo e altro ancora si parla nel libro “L’ industria dell’auto. Come la globalizzazione cambia la macchina che ha cambiato il mondo” scritto a quattro mani dai bergamaschi Fabio Cassia, già docente all’Ateneo di Città Alta e ora ricercatore in Economia e Gestione delle Imprese all’Università di Verona, e Matteo Ferrazzi, attualmente manager di un primario gruppo bancario internazionale, dove è stato in precedenza analista e Senior Economist. Il libro prova a fare chiarezza sui cambiamenti in atto, delineando la direzione verso cui si sta muovendo l’industria dell’automobile. Va al di là della mera cronaca della grande trasformazione in corso, offrendo al lettore un quadro d’insieme più vasto: nel corso del lavoro si intrecciano analisi economico-settoriali, elementi di strategia e marketing d’impresa e considerazioni sul futuro ormai prossimo. Il tutto con il supporto di dati, casi, aneddoti e informazioni raccolte sul mondo dell’auto e sui suoi protagonisti.

Maggiori info su www.libreriauniversitaria.it




Servizi ai clienti, dai tedeschi sigillo di Qualità “Oro” all’aeroporto di Orio

OrioL’Aeroporto di Orio al Serio è stato premiato con il Sigillo di Qualità “Oro” per il servizio offerto ai clienti, nell’ambito della più grande indagine sul servizio in Italia. Lo studio “I Migliori in Italia – Campioni del Servizio” è stato condotto dall’Istituto Tedesco Qualità e Finanza su 500 aziende in 70 settori e si basa su oltre 125mila giudizi di consumatori italiani. Con il bollino blu in oro, l’Istituto tedesco attesta la qualità superiore dei servizi all’utenza. Lo stesso Istituto aveva attribuito il massimo riconoscimento al nostro aeroporto nel 2013, assegnandogli il punteggio più alto in termini di performance e gradimento dei servizi. Dal 2014, poi, lo scalo figura nella top ten dei migliori aeroporti low-cost al mondo nella classifica del World Airport Awards, redatta annualmente dalla società di ricerca britannica Skytrax che si occupa di aviazione civile. Un risultato frutto di tante componenti, professionali, infrastrutturali, logistiche, che denotano, da parte del gestore aeroportuale e dei suoi azionisti, la continua capacità negli anni di accompagnare la crescita del movimento passeggeri con un impegno volto a migliorare l’accessibilità allo scalo e ai suoi servizi, agevolandone la fruizione in fase di partenza e arrivo, il livello di comfort e i rapporti con l’utenza, basati su cortesia, disponibilità e trasparenza.




Start Up Factory, Confcommercio chiama a raccolta gli aspiranti imprenditori

Confcommercio Lombardia, in collaborazione con Cariplo Factory, organizza Start Up Factory, una giornata dedicata alle start up, agli aspiranti imprenditori e liberi professionisti. L’appuntamento è per lunedì 28 novembre dalle ore 10.30 presso lo spazio BASE Milano (Via Bergognone, 34). Obiettivo dell’incontro è dare corpo all’idea imprenditoriale o consolidare l’impresa già avviata attraverso prime consulenze di orientamento sui diversi aspetti del business, incontri con giovani imprenditori, coach e testimonial di successo. L’invito è quello di portare tutto il materiale utile a raccontare la propria idea d’impresa (presentazioni, business plan, visual del punto vendita ecc…). Sul sito www.confcommerciolombardia.it tutti i dettagli dell’evento.




Riforma della PA, seminario sull’invio delle pratiche al registro delle imprese

“La riforma della pubblica amministrazione e delle Camere di commercio: ricadute operative sull’invio delle pratiche al registro delle imprese” è il tema del seminario gratuito dimostrativo-pratico rivolto al personale degli studi di dottori commercialisti, esperti contabili, consulenti del lavoro e associazioni di categoria della provincia di Bergamo. L’appuntamento è fissato per il 9 novembre all’ex Borsa Merci, dalle 9 alle 13. Riflettori accesi sulle novità di recente introduzione, sia a livello normativo che procedurale, relative all’invio delle pratiche al Registro imprese. Nel corso del seminario, che è rivolto al personale che si occupa direttamente della compilazione e dell’invio delle pratiche, saranno presentati i seguenti argomenti:

  • Iniziative dell’ufficio per il miglioramento della banca dati del Registro imprese (cancellazione delle pec revocate, servizio Cruscotto Qualità, controlli post-evasione, Ateco Esperto ecc.);
  • Accertamento cause di scioglimento ai sensi dell’art. 2484 (applicazione Circolare Mise 94215 del 19/5/2014); – Forma dei documenti trasmessi al Registro Imprese alla luce anche delle recenti modifiche del C.A.D. (Codice dell’Amministrazione Digitale);
  • Comunicazione dell’inizio dell’attività di commercio all’ingrosso con autocertificazione dei requisiti di onorabilità e antimafia da parte di tutti i soggetti obbligati;
  • Inibizione dell’attività a seguito della perdita dei requisiti professionali e morali (variazione della compagine sociale, cessazione del responsabile tecnico, ecc.).

Le iscrizioni potranno essere effettuate esclusivamente online sul sito internet ‘www.odcec.bg.it‘ Area “iscrizione online corsi e convegni”, effettuando il login nell’Area Iscritti.




Obbligazioni a lunga scadenza? Meglio dare un occhio al passato

euro - europaSi dice che quando il padre risparmia, i figli ringraziano, ma con certi Titoli di Stato lo faranno (forse) i nipoti. Tra le conseguenze della politica ultraespansiva della Banca Centrale europea, con tassi che oscillano intorno allo zero, quando non sono negativi, è che veramente il denaro non vale più nulla, almeno quando si cerca di investirlo. Comprare Bot a scadenze brevi ormai è un costo più che un guadagno. Così per riuscire ad avere un rendimento anche non eccezionale bisogna andare su obbligazioni dalla scadenza sempre più lunga. Da poche settimane, come già hanno fatto Spagna, Belgio e Francia, proprio per rispondere alla domanda del mercato e allo stesso tempo allungare la durata del proprio debito, anche l’Italia ha lanciato un bond a 50 anni, seppure collocato solo tra investitori istituzionali, come fondi pensione e compagnie di assicurazione: assicura un rendimento del 2,85%, mezzo punto più del titolo trentennale, Ma per ottenere questa cedola, appunto, ci si vincola per mezzo secolo. Se si porta a termine il prestito, si riavrà il capitale soltanto nel 2066. E se questo sembra un tempo assurdamente lungo, l’Austria ha appena emesso un titolo a settant’anni, che rende peraltro “solo” l’1,5%. Scadrà nel 2086, con la possibilità quindi, se lo si è comprato in età avanzata, che verrà incassato non tanto dai figli, quanto da nipoti che magari adesso non sono ancora nati.

Quale piccolo risparmiatore può essere interessato a un titolo del genere, a parte chi vuole lasciare un buon ricordo di sé alle future generazioni? Probabilmente chi vuole farsi un piccolo vitalizio. Ma sotto questo punto di vista c’è il problema dell’inflazione. L’1,5% austriaco, quando c’è l’inflazione zero, è una rendita reale ormai non disprezzabile. Soprattutto se si considera che in Italia, trent’anni fa, c’era chi correva a comprare Bot con rendimenti a due cifre ed era felice, nella sua beata ignoranza, anche se l’inflazione che cresceva a tassi superiori erodeva progressivamente il potere d’acquisto. Ma le banche centrali, compresa quella europea, dicono apertamente e chiaramente che il loro obiettivo è un’inflazione intorno al 2%. Se anche solo riuscissero a centrare il numero – spesso capita che la mano scappi e in un attimo si superi il livello – il possessore del bond austriaco a 70 anni è destinato ad avere rendimenti insufficienti a coprire la perdita legata al rincaro della vita.

Di cosa accadrà nel futuro ovviamente non si ha certezza – non si può escludere nemmeno una perenne inflazione zero – ma guardando al passato, anche se come dicono i promotori non si assicura che le performance si ripetano, si ha un’indicazione interessante di cosa avrebbe dovuto attraversare un’obbligazione austriaca a settant’anni che venisse a scadenza oggi. Innanzitutto sarebbe stata emessa nel 1946, in una Vienna ancora occupata dagli alleati e uscita sconfitta da una guerra vissuta da regione della Germania nazista. Il fiducioso obbligazionista avrebbe dovuto affrontare l’uscita da una situazione di fame diffusa, la ricostruzione, la definizione di un’organizzazione democratica, la fine dell’occupazione alleata nel 1955, la guerra fredda, il rilancio industriale e l’adesione all’Unione europea.

In Italia quello che valeva l’equivalente di 1000 euro nel 1946 adesso, per effetto dell’inflazione, di euro ne varrebbe solo una ventina in termini reali. E in settant’anni l’interesse dell’1,5% annuo (senza contare gli eventuali reinvestimenti) permette di fatto solo di poco più che raddoppiare il valore nominale. Mille euro del 1946 diventano quindi, tra rimborso del capitale e interessi accumulati negli anni, poco più di duemila euro nominali del 2016, che però equivalgono a solo una cinquantina di euro del 1946 in termini reali, come potere d’acquisto al netto dell’inflazione. Insomma, se qualcuno avesse pensato nel 1946 di costruirsi in questo modo una rendita finanziaria non avrebbe grandi risultati. Forse i prossimi settant’anni saranno migliori da questo punto di vista, ma avere dubbi è lecito.




Consumo di pane ai minimi storici. Capello (Aspan): «Non è una crisi, ma un’evoluzione»

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I consumi di pane degli italiani si sono dimezzati negli ultimi 10 anni ed hanno raggiunto il minimo storico, 85 grammi a testa al giorno per persona. Il calo è da ricondurre al fatto che il pane ha perso il privilegio della quotidianità: quasi la metà degli italiani (il 46%) mangia il pane avanzato dal giorno prima, c’è una crescente – e positiva – tendenza a contenere gli sprechi e anche un ritorno al passato con oltre 16 milioni gli italiani che, almeno qualche volta, preparano il pane in casa. È quanto emerge da una analisi di Coldiretti che parla di una crisi del pane.

Roberto Capello
Roberto Capello

Non è d’accordo Roberto Capello, presidente dell’Aspan di Bergamo, ma anche della Federazione italiana Panificatori: «Il dato non è significativo rispetto a un comparto, quello dei panifici, che oggi sforna una miriade di prodotti. La verità è che il pane si è trasformato, ha subito una metamorfosi simile a quella del vino. Parlerei quindi di una evoluzione». «Oggi – spiega Capello – nel sacchetto insieme ai 200-210 grammi di pane si trovano anche grissini, focacce, pizze. È questo il dato da valutare nel suo insieme e non si può affatto parlare di crisi, lo dimostra il fatto che gli acquisti delle materie prime non sono calati».

Anche a Bergamo il consumo di pane inteso come semplice michetta è diminuito anche se il consumo pro capite medio al giorno è più alto del resto degli italiani: si aggira sui 100-110 grami.

«È un dato inevitabile legato a diversi fattori – dice il presidente dei panificatori bergamaschi – innanzitutto le famiglie non sono più numerose come nel passato, poi lo stile di vita più sedentario e lo stesso riscaldamento ci portano a consumare meno energie: se 25 anni fa le necessità energetiche di una persona era di 3.200 calorie oggi è di 2.000/2.400».

Insomma, si è verificata una svolta nelle abitudini a tavola. «In passato il pane era un alimento per riempire la pancia e lo si mangiava quattro volte al giorno, a colazione, a pranzo, a merenda e a cena – prosegue – oggi si usa per accompagnare il cibo e, sì e no, lo si mangia a un pasto. Fare un confronto con gli Anni 60-70 quando si consumava un chilo di pane a persona al giorno non ha senso: oggi non riusciremmo a mangiare un chilo di pane al giorno, anche solo un quantitativo di 200 g si trasforma subito in un giro vita più largo».




Cari Gorinesi, confessatelo: siete agenti della Spectre!

 

gorinoMa porca l’oca, Gorinesi, Gorinisti o come accidenti si chiamano gli abitanti di Gorino, dovevate proprio fare questa frittata? Non siete i più cattivi né i più intolleranti della Penisola, ma, certamente, siete i più fessi o, perlomeno, i più sfigati. In lungo e in largo, da Sondrio a Lampedusa, esclusi i Welschbezirke tirolesi, prefetti occhiuti e sindaci compiacenti seminano, del tutto a casaccio, migliaia di nerboruti africani sui vent’anni, muniti di telefonino e capetti alla moda, locupletando alberghi, caserme, stazioni e financo colonie religiose, e voi dovete proprio fare le barricate per un manipolo di donne e di bambini, con tanto di immancabili partorienti? Da cosa vi travestirete ad Halloween: da Erode o da Alfred Neuman? Tutta l’Italia boccheggia per un’invasione che, ormai, sta travalicando i limiti del lecito, del tollerabile e, soprattutto, del credibile: gli unici che sorridono e contano le banconote sono quelli che si ingrassano con le ricchissime prebende governative o che utilizzano gli immigrati come schiavi. La nostra Marina Militare, non accontentandosi più di andare a raccogliere gli Africani a due chilometri dalle spiagge, raccontandoci che il golfo della Sirte è nel canale di Sicilia, sta apprestando dei mezzi da sbarco anfibi, per poter raccogliere i profughi addirittura prima che diventino tali: prelevandoli direttamente sotto casa.

Ovunque, si stanno organizzando gruppi di cittadini esasperati, che non ne possono più di strade impraticabili di notte, di palpeggiamenti alle ragazze, di sporcizia, di bighelloni a zonzo, di spacciatori, di case svalutate, di immobili occupati. E voi, in questo scenario perfetto come preludio ad un’insurrezione popolare, pensate bene di rovinare tutto cacciando via donne e bambini? Ma chi ve l’ha scritto il copione, Papa Francesco? Mancava soltanto che, tra i profughi, ci fosse una famigliola di Giudei, marito falegname e moglie gravida, e il quadretto natalizio sarebbe stato completo: buoi e asini, in Italia non mancano, per fare le comparse, e abbiamo perfino un angelino, sia pure bruttarello, da mettere sopra al presepe, con il cartiglio “Gloria in excelsis deo…”. Ma dico io, neanche a farlo apposta! O l’avete fatto apposta? Dai, dite la verità, Gorinesi, Gorinisti o come vi chiamate: vi hanno pagato per allestire questa bella recita di Natale. Vi hanno promesso 500 euro per ogni immigrato respinto. Vi comprano le vongole a trentacinque euro al chilo. Quella storia della Conad che ve le rimanda indietro per il virus è solo depistaggio. Non è possibile che, su più di sessanta milioni di Italiani, di cui una buona metà imbufaliti, esasperati, ridotti alla disperazione, da un governo scellerato, gli unici che facciano le barricate per fermare i profughi vadano ad incappare in un pullman carico solo ed esclusivamente di povere donne e di minorenni. Probabilmente, l’unico pullman del genere in tutta la Penisola.

Ha ragione Alfano: questa non è l’Italia. Questo è un film. E la riprova è che la canea organizzata, i lanciapietre di regime, la fuffaglia radical-sciccosa, non aspettava altro, e ha sparato a palle incatenate. Un tiro di controbatteria che era pronto da mesi: mica si improvvisano certe battaglie. Lo ripeto: questo non è un caso di razzismo, questo è un assist di Lionel Messi. Perché l’Italia, ahimè, è quella che accetta, obtorto collo, i diktat governativi: quella che vede le frotte di nullafacenti giocare col cellulare sulle panchine e abbozza, salvo, magari, scuotere la testa o, tra le mura domestiche, lasciarsi andare alla geremiade. Perché l’Italia vera ha paura di passare per cattiva: ingoia e tace, per non subire il linciaggio. Invece, voi, cari Gorinesi, siete in assoluta controtendenza: vi mandano qualche donna, spaventata, disperata, incinta (il marito è un ectoplasma ignoto) e voi la respingete crudelmente, al suo destino drammatico. Il perfetto ‘vilain’ da commedia: un misto di cattivaccio biblico, di Hitler e del contadino Jacques. No, scusate ma io non ci credo, cari Gorinesi o Gorinisti o chessò io: c’è un limite anche alle bizzarrie del caso.

Venti su centoquarantamila è una percentuale che rasenta il nulla: non c’è nulla di male, però ammettetelo che era un piano prestabilito per fare sembrare Alfano intelligente e Vauro umoristico. E’ anche quella una forma di attività caritatevole, in fondo. E poi, suvvia: l’anziana signora che si fa intervistare da Formigli e dice che i negri sono meno intelligenti dei bianchi è un cameo degno di Bette Davis. La nonnina veterorazzista, esponente di spicco del movimento di protesta anti-migranti di Gorino merita di entrare nel pantheon delle più eccelse parodie: il movimento per la liberazione della Giudea dei Monty Python, “Cornovaglia libera, libera Cornovaglia”, la nonna del Corsaro Nero. Altro che razzismo padano! Che, con tutto un Paese messo in ginocchio dalla politica migratoria del governo, un Paese che esporta migliaia di giovani laureati ed importa migliaia di giovani disoccupati, che nemmeno parlano l’italiano, possa risuonare un’unica concreta voce di protesta, e che vada a sbattere in un incidente così formidabile, mi pare davvero incredibile. Confessatelo serenamente, cari come diavolo vi chiamate, siete agenti della Spectre!