Ristorazione bergamasca: in crisi il bar tradizionale

Il tradizionale bar di quartiere o di paese è in forte difficoltà. Nell’ultimo semestre in provincia di Bergamo hanno chiuso 46 attività (-1,5% rispetto al 31 dicembre 2023). E’ questo il dato più preoccupante emerso dall’ultimo Osservatorio (al 1° semestre 2024) del Cruscotto Dataviz su elaborazione dati Infocamere Fipe-Confcommercio Bergamo. Accanto a questo dato negativo spicca l’aumento delle pasticcerie (+ 5,4 %) e delle imprese di catering e banqueting (+3,8%).

Dall’analisi globale risulta che le imprese della ristorazione sono aumentate nel 1° semestre 2024 dello + 0,16% con un numero di sedi e unità locali attive di 7.112 unità (7.105 al 31 dicembre 2023).

Nello specifico si riscontra un aumento significativo delle pasticcerie passate da 370 a 390 (+5,4%), dalle imprese di catering e banqueting che hanno raggiunto quota 380 (+3,8%, erano 366 al 31 dicembre 2023), mentre tengono i ristoranti passati da 2.305 a 2.330 (+ 1,1%), resta stabile il numero di imprese di asporto da 859 a 860 (+0,1%) e in calo tutte le altre categorie (ristorazione ambulante e mobile e ristorazione connessa all’agricoltura), in cui spicca il settore dei bar senza cucina – 46 (-1,5%).

Sempre dalla ricerca si evince che il 2° trimestre 2024 ha fatto registrare un leggero recupero, dopo quattro trimestri ininterrotti di calo, attribuibile ad una riduzione della mortalità delle imprese nel secondo trimestre 2024 e da un’accresciuta natalità nel primo trimestre 2024.

«I numeri delle imprese della ristorazione bergamasca hanno complessivamente tenuto nel semestre pur con più ombre che luci. Pensiamo infatti che nel secondo semestre, normalmente quello in cui si concernano  più chiusure, potremo registrare un anno ancora negativo per il settore – afferma Diego Rodeschini, presidente Gruppo Bar Caffè Gelaterie Confcommercio Bergamo FIPE BergamoCresce solo la ristorazione per la produzione di pasti, per effetto della esternalizzazione dei servizi di mensa e catering di enti pubblici e privati, incapaci di reperire personale adeguato mentre il piccolo aumento dei ristoranti non compensa la caduta dei bar. Crescono le pasticcerie e gelaterie, ossia i locali che somministrano prodotti di qualità di loro produzione che il pubblico apprezza, segnale che tengono i consumi delle persone alto spendenti e che cercano la qualità».

Concentrandoci invece sulle tendenze degli ultimi 5 anni, dal 2019 ad oggi, si sono persi 408 bar tradizionali (– 11,9%) e si è registrato l’aumento di 137 ristoranti (+ 3,5%) e di 93 imprese per la fornitura di pasti (mense, catering su base contrattuale, catering e banqueting +32,4%.)

«Il bar tradizionale di quartiere e di paese è in grave difficoltà. Molti dei tradizionali frequentatori hanno minore potere di spesa. Inoltre è in atto un cambio epocale di abitudini di frequentazione. Ormai il gioco delle carte, del biliardo, come videogiochi e slot appartengono ad un mondo lontano, sostituiti dalla TV a pagamento, dallo smartphone e in generale dalla mancanza di tempo e di soldi da parte dei clienti abitudinali – spiega Oscar Fusini, direttore Confcommercio Bergamo-. La chiusura dei bar rischia di spegnere l’ultimo esercizio presente in alcune frazioni e in alcuni paesi di piccolissima dimensione. La nostra provincia con i suoi 245 comuni e le migliaia di frazioni, per lo più montane, è più esposto a questo rischio. Occorre pensare a come sostenere economicamente queste attività che costituiscono l’ultimo presidio di socialità dei centri storici».

Il settore della ristorazione bergamasca

Il settore consta complessivamente di 7.892 tra sedi e unità locali al 30 giugno 2024, delle quali 7.112 attive; di queste5.027 sono sede di impresa (70,7%) e 2.085 unità locali (29,3%).

Delle attività attive 2.787 (39,2%) sono gestite in forma di ditta individuale. Le società di persone SNS e SAS sono ri1.853 (26,1%) e 2.197 (30,9%) le società di capitali. Infine 275 (3,9%) sono gestite in altra forma.

I bar con 3.024 unità (42,5% del totale) sono un numero consistente, mentre le imprese che gestiscono mense, catering e banqueting sono 380 (5,3%). I servizi di ristorazione con 3.708 (52,1%) costituiscono la parte predominante formata dal grande gruppo dei ristoranti con somministrazione 2.330 (32,8%), senza somministrazione cioè da asporto 860 (12,1%) e gelaterie e pasticceria 390 (5,5%). Seguono con numeri molto più bassi la ristorazione ambulante, quella connessa all’agricoltura e gli altri servizi.

 




Estate a Bergamo: metà delle attività commerciali chiudono in Agosto

Alla vigilia della partenza per le vacanze di tanti bergamaschi anche i negozi di città e provincia si concedono qualche giorno di ferie. Secondo l’indagine condotta da Confcommercio Bergamo il 50% delle attività commerciali e il 40% di bar e ristoranti di Bergamo e provincia – escluse le zone turistiche e città alta – chiuderanno per ferie nelle settimane centrali di agosto. La chiusura massima si concentrerà tra il 15 e il 18 agosto e le ferie dei negozianti saranno in media di una settimana, con punte di dieci giorni, a cavallo delle due settimane, tra mercoledì 14 e venerdì 23 agosto. Qualcuno, la minoranza, si godrà le ferie fino alla festa del Sant’Alessandro.

In città alta rimarrà sempre aperto il 90% delle attività di ristorazione e del turismo e l’80% delle attività commerciali. Nel centralissimo di città bassa non chiude per ferie il 50% delle attività di ristorazione e il 55% dei negozi. Tutto aperto invece nelle valli bergamasche e nei laghi, pronti per punta della stagione estiva.

«Quest’anno, secondo le nostre previsioni, dovrebbe confermarsi la tendenza evidenziatasi a partire dal 2020 e che ha portato a maggiori chiusure in agosto – spiega Oscar Fusini, direttore di Confcommercio Bergamo-. Dal 2010 al 2019 registrammo una tendenza opposta con il picco delle aperture per la presenza di molti bergamaschi in città e nei centri principali. Le ragioni del cambiamento sono legate alle ferie dei bergamaschi che, dopo la pandemia, svuotano ad agosto maggiormente la città. A Bergamo, gli esercizi commerciali che chiuderanno in agosto saranno di più rispetto agli anni precedenti. Già a luglio si sono registrate chiusure per ferie superiori all’anno scorso. Il settore della ristorazione chiuderà meno, perché scommette sul turismo di cui ha assoluto bisogno tanto da rinunciare alla tradizionale chiusura di settembre che ci auguriamo possa far recuperare la pessima primavera dove i dehors non hanno potuto lavorare». Un altro fattore che incide di più sulla decisione di chiudere maggiormente ad agosto sono le ferie da smaltire prima dell’autunno. «Il commercio viene da mesi difficili e vive quel dilemma tra la necessità di continuare il recupero delle vendite dopo le perdite della primavera, peraltro con la preoccupazione per l’autunno, e dall’altro il bisogno di concedersi il meritato riposo oltre che smaltire le ferie del personale, che gravano sui costi» conclude Fusini.

 




Saldi, in calo del 10%. Oggi si riunisce il tavolo della Moda

Situazione difficile per il settore della moda. Secondo i dati di Federazione Moda Italia-Confcommercio, a seguito del monitoraggio effettuato sulle imprese associate, le vendite di prodotti di moda (abbigliamento, calzature, pelletteria, accessori, tessile casa e articoli sportivi) a livello nazionale hanno registrato un calo medio del 4,6% nel I semestre 2024 e neppure i saldi di luglio sono riusciti a invertire il trend dei consumi, con una perdita media in valore dell’8,1% sullo stesso periodo di luglio del 2023. Il 60% delle imprese che hanno risposto al questionario a livello nazionale ha riportato, infatti, vendite in calo, mentre il restante 40% ha registrato una crescita (15%) o una stabilità (25%). Più critica la situazione a Bergamo e provincia, dove i saldi di luglio hanno registrato un – 10 % rispetto allo stesso periodo del 2023.

Per la Federazione la situazione è preoccupante, perché se chiudono i negozi di prossimità, potrebbero essere inevitabilmente coinvolti anche altri soggetti imprenditoriali dalla produzione della materia prima al confezionamento fino agli agenti e rappresentanti. A Bergamo, tra città e provincia,  nel primo semestre 2024 hanno chiuso 57 negozi di abbigliamento, calzature e articoli sportivi, contro solo 26 aperture. Federazione Moda Italia-Confcommercio sta lavorando su più fronti, sia a livello nazionale che territoriale, per ridare fiducia alle imprese e per diffondere il valore economico e sociale dei negozi di prossimità del comparto moda.

Per il Presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio, Giulio Felloni: “Dopo un primo semestre così complicato per i negozi di moda, gli sconti più importanti di questo periodo potrebbero determinare per i consumatori un maggior interesse per i capi più significativi da indossare e sfoggiare durante le vacanze estive. Ma di questo passo si vedranno aumentare solo le chiusure dei negozi. Preoccupa molto il fatto che nel solo 2023 siano spariti dalle nostre strade 5.080 negozi di moda, che hanno lasciato quasi 10.000 persone in cerca di nuova occupazione. Rimane,

Giulio Felloni (Foto F. Rubin)

quindi, un senso d’impotenza per un recupero e rilancio di un settore che rappresenta un fondamentale pilastro dell’economia nazionale, contando 170.828 punti vendita che occupano 299.890 addetti. Come Federazione Moda Italia-Confcommercio stiamo lavorando su più fronti, sia a livello nazionale che territoriale, per ridare fiducia alle imprese e per diffondere il valore economico e sociale dei nostri negozi di prossimità. Da più tempo lanciamo segnali di preoccupazione e allarme di tenuta dell’intero comparto. Servono, però, risposte urgenti e concrete con interventi mirati ed innovativi per contribuire alla crescita del PIL nazionale. Riteniamo che dalle nostre proposte al Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, al Tavolo della Moda del 6 agosto, si potranno trovare soluzioni per arrestare quest’emorragia commerciale. Sono soluzioni che potrebbero essere determinanti per tutta la filiera perché, se chiudono i negozi di prossimità, potrebbero essere inevitabilmente coinvolti anche altri soggetti imprenditoriali dalla produzione della materia prima al confezionamento fino agli agenti e rappresentanti. È fondamentale che il Governo – come sostenuto dal nostro Presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli – intervenga per sostenere la riqualificazione urbana attraverso il miglior utilizzo dei fondi del PNRR. Per quanto riguarda il settore moda, occorre una tutela dei negozi fisici dai colossi del web attraverso il rispetto del principio dello ‘stesso mercato stesse regole’ e un’azione diretta al rilancio dei consumi interni attraverso alcuni innovativi provvedimenti che segnaleremo al Ministro Urso in un documento di proposte e in particolare: 1) l’introduzione di una detrazione d’imposta sulla dichiarazione dei redditi dei contribuenti per l’acquisto di prodotti di moda sostenibili effettuato nei negozi fisici; 2) l’applicazione di un’aliquota IVA agevolata sui prodotti di moda; 3) un credito d’imposta del 30% sulle locazioni commerciali o una cedolare secca sugli affitti commerciali condizionati all’obbligo di una congrua riduzione dei canoni di affitto a seguito di specifico accordo tra locatore e conduttore”.

 

 

 

 

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Il gusto ad alta quota

Tour tra i rifugi delle Prealpi orobiche alla scoperta di specialità montane e piatti della tradizione per una sosta golosa

I rifugi sono le sentinelle delle nostre montagne e molti di loro rimangono aperti anche oltre la stagione estiva per accogliere gli escursionisti in cerca di ristoro. È in questi posti che possiamo trovare gestori appassionati che con la loro esperienza e la loro cura per il territorio sanno trasmettere a chiunque transiti dalle loro parti l’accoglienza premurosa e gentile attraverso piatti schietti e sinceri: niente schiume, niente arie, niente fermentati, niente cucina molecolare. Solo cose semplici ma fatte bene e magari proposte anche in abbondanza. Tutto quello che un escursionista chiede dopo la fatica della camminata. In questo articolo proviamo a guidarvi in alcuni dei rifugi delle Orobie bergamasche che si possono raggiungere tranquillamente, cercando di scoprire anche le varie proposte culinarie.

 

Rifugio Longo – 2026m
Si parte da Carona per una difficoltà di livello E (escursionismo facile). Tempo di salita previsto in 2 ore per un dislivello di 850 metri (ci sarebbe anche la possibilità di salire con bus navetta su prenotazione, ma questo non ve lo diciamo).
La salita è abbastanza comoda in quanto si svolge principalmente su strada carrareccia (volendo si può salire anche in mountain bike). Proseguendo oltre il rifugio si possono salire, con difficoltà tra lEE (escursionismo facile) e il F (alpinismo facile) il Monte Aga e il Pizzo di Cigola.
Come cita il sito internet, al Rifugio Longo si può gustare “un menù tipico bergamasco che ristorerà le vostre fatiche montane con gioia e tanto gusto”. In carta i casoncelli bergamaschi, of course, ma anche pizzoccheri alla valtellinese, pappardelle alla lepre, gnocchi con crema di Strachìtunt. Per secondi stracotto d’asino, spezzatino di vitello, Branzi alla piastra. Il tutto, ovviamente, accompagnato da una buona polenta. Per la cena e il pernottamento la prenotazione è obbligatoria (034577070).

Rifugio Albani – 1939m
Si parte da Colere, località Carbonera, per una difficoltà di tipo E (escursionismo facile). Tempo di salita stimato: 2 ore e mezza. Dislivello di 900 metri.
Da Colere si prende il sentiero 403 che attraverso una strada forestale (cementata) raggiunge Malga Polzone (poco dopo linizio nei pressi di un prato non seguire il cartello con le indicazioni Rifugio Albani con il simbolo scialpinistico). Da Malga Polzone imboccando il sentiero sulla sinistra si prosegue nel bosco fino a quota 1700 circa, dove si incrocia il sentiero 406. Proseguendo sempre sulla sinistra si raggiungono le ex baite/miniere e in pochi minuti si giunge al rifugio, che è situato in un ambiente meraviglioso impreziosito dal fascino della parete Nord della Presolana.

Cosa si mangia? Si va dalle semplici paste al pomodoro e al ragù (adatte soprattutto ai più piccoli) fino al consigliatissimo risotto taleggio e noci. Per i salutisti viene proposta anche una zuppa d’orzo. Secondi golosissimi con polenta e gorgonzola, salamella alla piastra, brasato al vino rosso con purè.

 

Rifugio Curò – 1915m
Partenza prevista da Valbondione per un percorso di difficoltà E (escursionismo facile). Tempo di salita previsto: 2 ore e mezza, 3 al massimo. Dislivello di 955/1000 metri.

Da Valbondione (munirsi di ticket in quanto il parcheggio in quasi tutto il paese è a pagamento a 5 euro) seguire il sentiero 305 che in due ore e mezza giunge al Rifugio Curò. Il sentiero è sempre facile con possibilità di renderlo un po’ “pepato” seguendo la variante diretta che si incontra a 2/3 dello stesso.
Il rifugio è situato nella bellissima conca del Barbellino circondata da cime di primordine come il Pizzo Recastello, il Monte Torena e il Pizzo di Coca. Numerose sono le possibilità di fare escursioni sia facili, come per esempio raggiungendo il lago naturale del Barbellino, che difficili. Il rifugio si trova nel cuore del Parco delle Orobie Bergamasche e conta ben 20 cime oltre i 2700 metri. Una notte al Curò è unesperienza che ogni amante delle belle Orobie” dovrebbe fare almeno una volta nella vita.

Se decidete di mangiare qui concedetevi assolutamente uno dei taglieri che propongono, fatti con salumi e formaggi tipici della zona. Poi casoncelli bergamaschi, polente di ogni tipo anche abbinate a formaggi nostrani alla piastra, funghi trifolati. E una lunghissima lista di panini per chi preferisce non appesantirsi troppo. Molto buoni anche i dessert, tutti fatti in casa.

Rifugio Capanna – 2000m
Partenza da Zambla Alta, frazione di Oltre il Colle. Si può scegliere se partire dalla località Alpe Arera (1600m) pagando un ticket di 5 euro, oppure parcheggiando lauto nei pressi del camping Zambla si può partire dalla località Plassa-Zambla Alta (1200m), senza ticket ma con pochi posti disponibili. Difficoltà del percorso di tipo E (escursionismo facile). Tempo di salita: 1 ora da Alpe Arera, 2 ore dal camping Zambla. Dislivello: 400m da Alpe Arera, 800m da Plassa.
Il rifugio è situato a 2000 metri sul versante Sud del Pizzo Arera. Parte dal camping Zambla in circa 50 minuti/unoretta si raggiunge il rifugio Cà dArera (pagando il ticket questo tratto si percorre anche in auto), dopodiché, seguendo la strada gippabile, in circa unoretta si giunge al rifugio Capanna 2000 (un pomeno usufruendo delle scorciatoie tra i prati). Numerose sono le proposte di escursioni, una su tutte il sentiero dei fiori” oppure lascesa al poco più impegnativo Pizzo Arera. Lalba vista dal Capanna 2000 vale la fatica fatta per salire.

E il mangiare? Tutto buonissimo: pizzoccheri alla valtellinese, chicche di patate con parùc e salsiccia, spatzle al gorgonzola, pasta al ragù di cotechino, tagliatelle al ragù di lepre. E poi bocconcini di cervo o di cinghiale con polenta, stinco al forno, stracotto di asino o di manzo con polenta, formaggi della zona. Se vi resta uno spazio (ma fatelo restare!) assaggiate i dessert, tutti homemade e tutti di livello: crostata alla marmellata (più di una), crostata con noci caramellate e miele, strudel, torta con carote e mandorle (senza glutine e senza burro), torta cioccolatina…

Estate anomala: serve massima attenzione

Ma, mai come quest’estate, serve massima attenzione per via delle condizioni meteo anomale che hanno portato tanta neve ancora presente anche a quote basse, intorno ai 2mila metri: «La neve, viste le alte temperature, non è portante perciò vanno assolutamente evitati i canaloni che potrebbero nascondere insidie tipo buchi profondi e non visibili – spiega Maurizio Agazzi, alpinista bergamasco noto come promotore e divulgatore delle Alpi Orobie -. Se si sceglie di salire sopra ai 2500 metri bisogna avere sempre nello zaino piccozze e ramponi. Visto il grande caldo il consiglio è quello di partire presto la mattina per evitare slavine e ravanate nella neve alta, e soprattutto di restare alle quote medio basse almeno fino alla fine di luglio. Ad oggi il giro delle Orobie è altamente sconsigliato per la presenza di neve soprattutto nei tratti tra i rifugi Calvi e Brunone (dopo il Passo di Valsecca) e il tratto tra i rifugi Brunone e Coca. La traversata alta tra i rifugi Coca e Curò è molto pericolosa, non va fatta oggi. Ci sono numerosi itinerari che permettono di godersi una giornata in tranquillità, a stretto contatto con la natura: anche solo salire a un rifugio, magari per ammirare il tramonto, potrebbe essere appagante, senza correre nessun rischio.»

«Come dico sempre, è importante partire sempre equipaggiati e allenati, così come è fondamentale saper capire ed accettare quali sono i propri limiti in base all’esperienza che si ha. Se il tempo peggiora rapidamente, cosa che accade abbastanza frequentemente nell’ultimo periodo, bisogna sapere rinunciare. Ricordiamoci, a tal proposito, di controllare sempre il meteo prima di incamminarci: la montagna è sempre lì che ci aspetta ed è sempre meglio fare una rinuncia piuttosto che infilarci in qualche situazione di pericolo.»