Plastica monouso. Dal 14 gennaio stop alla vendita

Limitazioni, divieti, smaltimento ma anche un credito di imposta per le imprese che acquistano prodotti biodegradabili o compostabili

Stop alla vendita di cannucce, posate, piatti e altri prodotti di plastica non riciclabile e oxo-degradabile. Dal 14 gennaio è in vigore il decreto legislativo n. 196/2021 che recepisce quanto dettato dalla direttiva UE n. 2019/904, la cosiddetta direttiva anti-plastica SUP, che sta per “Single use plastic”. Le imprese dovranno quindi avere cura di utilizzare soltanto prodotti con caratteristiche diverse da quelli oggetto di divieto potendo, tuttavia, smaltire solo le merci di plastica monouso acquistate prima dell’introduzione del divieto, fino all’esaurimento delle scorte.

Il divieto di immissione sul mercato riguarda i prodotti di plastica monouso elencati nella parte B del Decreto e i prodotti di plastica oxo-degradabile, cioè quelli creati con degli additivi che permettono la frantumazione in pezzi minuscoli quando esposti al calore o alla luce ultravioletta. Oltre a questi, scatta il divieto anche per i prodotti da pesca contenenti la plastica. Attenzione alle sanzioni; chi venderà cannucce, posate, piatti, cotton fioc e altri articoli vietati dal provvedimento può ricevere una multa che va da un minimo di 2.500 euro ad un massimo di 25.000 euro.

Infine, per promuovere i prodotti alternativi ai Sup, è riconosciuto un credito d’imposta di tre milioni l’anno dal 2022 al 2024 alle imprese che acquistano e usano prodotti della tipologia di quelli elencati nell’allegato del Decreto, parte A (tazze) e parte B (piatti), ma riutilizzabili o in materiale biodegradabile o compostabile (UNI EN 13432:2002).

La lista completa delle merci vietate è consultabile alla parte B dell’allegato al decreto legislativo n.196/2021.

Tra gli oggetti di uso comune che non potranno più essere venduti troviamo:

  • cannucce;
  • posate;
  • piatti;
  • cotton fioc;
  • agitatori per bevande;
  • aste per i palloncini;
  • tazze o bicchieri per bevande in polistirene espanso e relativi tappi e coperchi.



Pagamenti elettronici, sanzioni prorogate. Ma il nodo da risolvere è la sostenibilità economica del Pos

Negli ultimi 5 anni c’è stata un’ascesa irrefrenabile degli strumenti alternativi al contante ma per molte attività i costi non giustificano gli incassi

“È giusto pensare di recuperare con una sanzione interi settori che a oggi non hanno introdotto il Pos e tutti quei commercianti ancora refrattari ma attenzione a non considerare il Pos l’unico strumento di pagamento, in quanto può essere un boomerang per le attività e i consumatori per i costi legati alle operazioni e per l’inflazione che può derivarne. Insomma il tema vero non è tanto quello della proroga delle sanzioni ma piuttosto la sostenibilità economia di questo strumento di pagamento”. È chiaro il commento di Oscar Fusini, direttore Ascom Confcommercio Bergamo, in merito al rinvio delle sanzioni a chi rifiuta i pagamenti con bancomat e carte di credito che, rispetto a quanto previsto in precedenza, è slittato di un anno e dunque al primo gennaio 2023.

La sanzione

L’importo della sanzione rimane fermo a 30 euro, più il 4% del valore della transazione, e la misura verrà applicata a tutti coloro che già dovrebbero accettare carta e bancomat con un Pos.  Già in passato erano stati fatti tentativi in questa direzione mai però trasformati realmente in sanzioni per rendere efficace l’obbligo: a partire dal 2014,all’epoca del Governo Monti, era stato introdotto in Italia l’obbligo per negozianti e professionisti di accettare i pagamenti con Pos, misura poi confermata ed estesa a partire dal 1° luglio 2020 dal decreto fiscale collegato alla Legge di Bilancio. Nessuna delle due norme, tuttavia, aveva introdotto sanzioni per gli esercenti che rifiutavano pagamenti con carte e bancomat.

“Attenzione a puntare il dito – prosegue Fusini – perché ci sono interi settori non del commercio che sono ancora sprovvisti del Pos. Per questo non si può pensare a un obbligo sanzionabile senza prima aver affrontato il tema delle categorie e dei settori che possono essere esonerati. E sia chiaro: non siamo contro la sanzione. Anzi. La misura è stato prorogata in extremis grazie a un emendamento blitz alla Legge di bilancio e al pressing di Confcommercio e dell’onorevole Rebecca Frassini della Lega Nord, relatrice dell’emendamento”.

La crescita dei pagamenti elettronici in Italia

Venendo ai dati, il numero dei Pos attivi negli ultimi 5 anni da fine 2015 a fine 2020 è passato da 1.945.629 a 3.421.602 con un incremento del 75,9% (fonte Sistema dei pagamenti Banca d’Italia. Il numero di carte di credito attive è passato da fine 2015 a 2020 da 13.931.000 a 15.342.000 con un incremento del 10,1% e le carte di debito da 51.256.000 a 59.418.000 con un aumento del 15,9%. Le carte prepagate da 25.482.000 a 31.937.000 con un aumento del 25,3%.
Le operazioni con carta di credito personale sono passate da 616.453.000 a 1.061.003.000 con un incremento del 72,1% e gli importi da 48,054 mld a 64,003 mld con l’aumento del + 33,2%.
Il valore medio di transazione con la carta di credito da fine 2015 a fine 2020 è sceso da 77,95 euro a 60,32 euro. Nello stesso periodo (cinque anni) il valore medio della transazione con carta di debito è scesa da 66,75 euro ad operazione a 46,54 euro.

Bergamo: l’80% delle imprese commercio è provvisto di Pos

Il numero dei Pos presenti nella nostra provincia è stimato tra i 56.000 e i 58.000. La crescita registrata negli ultimi 5 anni è stata nettamente al disotto di quella nazionale essendo il nostro sistema dei pagamenti già attrezzato (si stima intorno al 27%). Se in media è presente il Pos in due su tre delle imprese attive bergamasche la percentuale nel commercio sale all’80%. Un’impresa su 5 non ha ancora il sistema di incasso elettronico.
Il settore del turismo con alberghi e le altre imprese ricettive, ristoranti è coperto al 100%. I bar al 80%. I negozi di abbigliamento calzature, gioiellerie, mobili sono pressoché al 100%. L’alimentare al dettaglio fisso e ambulante è coperto al 90%. Resta ancora bassa al 40% la copertura per agenti di commercio e immobiliari, edicole fioristi e professionisti.

“L’andamento dei pagamenti elettronici degli ultimi 5 anni dimostra l’ascesa irrefrenabile degli strumenti alternativi al contante – conclude Fusini -. L’obbligo introdotto anche senza sanzione ha portato a una crescita del 30% dei Pos in provincia, raggiungendo gli oltre due terzi delle imprese bergamasche e secondo le stime l’80% delle imprese del terziario. Non era quindi necessario introdurre oggi una sanzione postuma che, di fatto, andrà a penalizzare soprattutto coloro che non possono utilizzare i Pos per esigui margini di guadagno. La detrazione fissata dalle legge copre infatti il 50% delle spese e se aggiungiamo i costi supplementari è evidente che l’installazione del Pos è un investimento anti-economico per alcune imprese le cui categorie merceologiche non garantiscono elevati margini di guadagno e di fatto non coprono le spese dell’incasso elettronico”.




Covid, le nuove regole in vigore. Dal green pass per accedere a negozi all’obbligo vaccinale per gli over 50

Tante le novità per il mondo del terziario previste dai nuovi Decreti legge. Ecco la tabella per sapere quale pass serve e quando è necessario

Tante le novità per il mondo del terziario previste dai nuovi Decreti legge per il contrasto alla pandemia. Due le misure principali: l’obbligo vaccinale per gli over 50 e l’estensione dell’obbligo di “green pass” per accedere alle attività di servizio alle persone. Nel dettaglio, per entrare in centri commerciali e negozi (dal primo febbraio) e parrucchieri ed estetisti (dal 20 gennaio, vedi le scadenze da ricordare) servirà il certificato verde “base” (quindi ottenibile anche con tampone). Sempre dal primo febbraio servirà anche per uffici pubblici, servizi bancari, postali e finanziari. Quanto all’obbligo del vaccino, varrà fino al 15 giugno per tutti coloro che hanno compiuto 50 anni o che li compiranno entro quella data. Chi è guarito, invece, dovrà vaccinarsi obbligatoriamente dopo sei mesi.

Estensione del Green pass rafforzato ad ulteriori attività

Nel confermare l’obbligo già introdotto per alcuni settori (come per i bar e ristoranti per i servizio all’interno), il decreto Legge del 30 dicembre 2021 n. 229, all’art. 1 stabilisce che dal 10 gennaio 2022 fino alla cessazione dello stato di emergenza, l’accesso ai servizi e alle attività di seguito elencati sarà consentito solo ai soggetti in possesso del cosiddetto green pass rafforzato:

  • Alberghi e strutture ricettive nonché ai servizi di ristorazione prestati all’interno degli stessi anche se riservati ai clienti ivi alloggiati;
  • Sagre e fiere, convegni e congressi;
  • Feste conseguenti alle cerimonie civili o religiose;
  • Impianti di risalita con finalità turistico-commerciale, anche se ubicati in comprensori sciistici;
  • Servizi di ristorazione all’aperto;
  • Piscine, centri natatori, sport di squadra e di contatto, centri benessere;
  • Centri culturali, centri sociali e ricreativi;
  • Mezzi di trasporto pubblico, compreso il trasporto pubblico locale o regionale.

L’obbligo non si applica ai soggetti di età inferiore ai dodici anni e ai soggetti esenti dalla campagna vaccinale sulla base di idonea certificazione medica rilasciata secondo i criteri definiti con circolare del Ministero della salute. Restano ferme le disposizioni che consentono l’accesso con il green pass base alle mense e al catering continuativo su base contrattuale.

 Obbligo di green pass base anche nei negozi e negli altri esercizi

Il decreto del 7 gennaio 2022, n. 1, all’articolo 3, dispone che, fino al 31 marzo 2022, l’accesso ai seguenti servizi e attività è consentito, sull’intero territorio nazionale, esclusivamente ai soggetti in possesso di una delle certificazioni verdi (cosiddetto Green pass base o ordinario quindi ottenibile anche con tampone):

  • Servizi alla persona dal 20 gennaio 2022;
  • Pubblici uffici, servizi postali, bancari e finanziari dal 1° febbraio 2022;
  • Attività commerciali dal 1° febbraio 2022.

Dall’obbligo saranno escluse le sole attività necessarie per assicurare il soddisfacimento di esigenze essenziali e primarie della persona che saranno individuate con DPCM. Il decreto dovrà chiarire quali sono le attività ritenute necessarie per soddisfare le esigenze primarie, che saranno quindi escluse da tale obbligo. Questa disposizione si applicherà dal 1° febbraio 2022 o dalla data di efficacia del DPCM citato, se diversa. L’obbligo non si applica ai soggetti di età inferiore ai dodici anni e ai soggetti esenti dalla campagna vaccinale sulla base di idonea certificazione medica rilasciata secondo i criteri definiti con circolare del Ministero della salute.

Sanzioni per accesso senza green pass

Resta confermato che l’attività di verifica per l’accesso è effettuata dai titolari, gestori o responsabili dell’attività o servizio per il cui accesso è obbligatorio il certificato. In caso di violazione delle disposizioni previste, è applicabile la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 400 a euro 1.000, sia a carico dell’esercente sia dell’utente. Dopo due violazioni commesse in giornate diverse, si applica, a partire dalla terza violazione, la sanzione amministrativa accessoria della chiusura dell’esercizio o dell’attività̀ da uno a dieci giorni.

Scarica la tabella per il corretto utilizzo del Green Pass

 

 Obbligo di vaccinazione per i cinquantenni  

Il decreto del 7 gennaio 2022, con il nuovo articolo 4-quater introduce dall’8 gennaio 2022 e fino al 15 giugno 2022 l’obbligo di vaccinazione per la prevenzione dell’infezione per coloro che abbiano compiuto il cinquantesimo anno di età. La disposizione si applica anche a coloro che compiono il cinquantesimo anno di età in data successiva all’8 gennaio 2022, fermo il termine del 15 giugno. La vaccinazione può essere omessa o differita in caso di accertato pericolo per la salute, in relazione a specifiche condizioni cliniche documentate, attestate dal medico di medicina generale o dal medico vaccinatore, nel rispetto di quanto stabilito nelle circolari del Ministero della salute. L’infezione determina il differimento della vaccinazione fino alla prima data utile prevista sulla base delle circolari del Ministero della salute. Per i contravventori è prevista una sanzione di 100 euro.

Estensione dell’impiego dei certificati vaccinali e di guarigione sui luoghi di lavoro privati

Sempre lo stesso Decreto n. 1 del 2022, ai sensi dell’articolo 4-quinquies, comma 1, stabilisce che a decorrere dal 15 febbraio 2022, i lavoratori ultracinquantenni del settore privato e del settore pubblico, soggetti al nuovo obbligo vaccinale, per accedere ai luoghi di lavoro devono possedere e sono tenuti ad esibire il Green Pass “Rafforzato” (cioè rilasciato a seguito di vaccinazione o guarigione).

È confermato l’obbligo per i datori di lavoro di verificare il rispetto delle prescrizioni. I lavoratori soggetti all’obbligo in oggetto, nel caso in cui comunichino di non essere in possesso della certificazione prevista o risultino privi della stessa al momento dell’accesso ai luoghi di lavoro, sono considerati assenti ingiustificati, senza conseguenze disciplinari e con diritto alla conservazione del rapporto di lavoro, fino alla presentazione della predetta certificazione, e comunque non oltre il 15 giugno 2022. Per i giorni di assenza ingiustificata non sono dovuti la retribuzione né altro compenso o emolumento, comunque denominati. Le imprese, indipendentemente dalla soglia dimensionale (è stato infatti soppresso il riferimento alle aziende sotto i 15 dipendenti della previgente disposizione), dopo il quinto giorno di assenza ingiustificata, potranno sospendere il lavoratore per la durata corrispondente a quella del contratto di lavoro stipulato per la sostituzione, comunque per un periodo non superiore a dieci giorni lavorativi, rinnovabili fino al predetto termine, senza conseguenze disciplinari e con diritto di conservazione del posto di lavoro per il lavoratore sospeso.

Nel solco dei precedenti interventi normativi, la violazione delle nuove disposizioni comporta l’applicazione, da parte del Prefetto, delle sanzioni ai lavoratori soggetti al nuovo obbligo vaccinale, che accedono ai luoghi di lavoro senza green pass rafforzato, si applica la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 600 a euro 1.500 (che viene raddoppiata in caso di reiterata violazione), fermo restando le conseguenze disciplinari secondo i rispettivi ordinamenti di settore.




Pagamenti in contanti, il limite scende a 1.000 euro

Nuove regole per l’uso del denaro contante dal 1 gennaio 2022. Limite per gli stranieri a 15 mila euro

Giro di vite sull’uso dei contanti. Dal 1 gennaio l’Italia ha attivato una stretta per modificare la soglia per i pagamenti cash con la disposizione che riduce da 2.000 a 1.000 euro il valore soglia oltre il quale si applica il divieto di trasferimento del contante fra soggetti diversi (articolo 49, comma 3 bis, del decreto legislativo n. 231 del 2007, introdotto dal decreto legge n. 124 del 2019). Rimane confermata la disposizione che eleva a 15.000 euro il limite per i pagamenti in contanti per l’acquisto di beni e di prestazioni di servizi effettuati dalle persone fisiche di cittadinanza diversa da quella italiana e che abbiano residenza fuori del territorio dello Stato (stranieri UE e extra UE), utilizzando un’apposita procedura.
Nulla cambia, invece, per quanto riguarda invece prelievi e versamenti in banca, poiché non si tratta di trasferimenti di denaro tra due soggetti diversi ma di movimenti che interessano una sola persona. In pratica, sarà perfettamente lecito andare in banca a ritirare 1.500 euro: quello che non sarà più consentito è di utilizzarli tutti insieme per fare un solo pagamento. Potranno essere tenuti in casa per essere spesi un po’ alla volta entro la soglia stabilita.

“Sebbene il provvedimento sia datato e l’entrata in vigore prevista da tempo, avrà un impatto negativo sui consumi, perché c’è ancora un mercato che non ha niente a che vedere con il nero ma nel quale il contate viene ancora utilizzato – sottolinea Oscar Fusini, direttore di Ascom Confcommercio Bergamo -. Ricordiamo che già alcuni anni fa la soglia del contate venne abbassata e poi rialzata per necessità operativa legate alle vendite. Infine, è vero che il turismo è esonerato, ma la procedura è troppo farraginosa e finirà per penalizzare gli acquisti da parte dei turisti stranieri”



Addio a Guido Barcella: il mondo imprenditoriale bergamasco piange un grande uomo

Il cordoglio di Ascom per la scomparsa del patron della Barcella Elettroforniture di Azzano San Paolo deceduto la notte di Capodanno

Senza parole. È questa la reazione comune a molti esponenti del mondo imprenditoriale – e non solo – bergamasco in occasione della scomparsa improvvisa di Guido Barcella, amministratore unico del gruppo Barcella Elettroforniture di Azzano San Paolo e presidente della FME, Federazione Nazionale Distributori di Materiale Elettrico. Classe 1960, Barcella si trovava in albergo a Camogli insieme alla propria compagna e pochi minuti dopo la mezzanotte del 31 dicembre ha accusato un malessere che non gli ha lasciato scampo. Un attacco di cuore, tanto fulminante quanto devastante, se l’è portato via, tra l’incredulità di quanti, anche solo fino a qualche giorno prima, lo avevano incontrato e salutato in azienda.
Barcella lascia la sorella Laura e la compagna Simona: i suoi dipendenti e tutti i conoscenti da ieri possono far visita all’imprenditore alla casa del commiato Beppe e Alessandra Vavassori di via San Bernardino. I funerali si svolgeranno invece in forma privata domani mattina nella chiesa parrocchiale di Longuelo, quartiere di origine della famiglia.

Una vita per l’azienda di famiglia

La storia imprenditoriale di Guido Barcella affonda le radici nel 1983 quando entrò a far parte dell’azienda di famiglia fondata dal padre Oreste nel 1949. Nel 1991 diventa direttore e i negozi dell’azienda passano da 5 a 28. Quella di Elettroforniture Barcella è stata una crescita rapida ma solida che l’ha portata a diventare un’azienda leader in Italia nella distribuzione di materiale elettrico per l’industria, il residenziale e il terziario nei settori dell’illuminazione e dell’automazione industriale, con oltre 40 filiali in tutto il Centro e Nord Italia, 350 dipendenti e un fatturato di oltre 170 milioni di euro. Sempre nel 2019 – in occasione dell’anniversario per i 70 anni dell’azienda – Guido Barcella fu elogiato dalla Camera di Commercio di Bergamo per la fedeltà al suo lavoro.

A Barcella va anche il merito del successo di “Elettricittà”, evento fieristico B2b ideato da lui nel 2013 presso la Fiera di Bergamo: una kermesse curata e definita in tutti gli aspetti organizzativi con una puntigliosità maniacale di cui era fautore lo stesso patron di Barcella Elettroforniture che già era in pieno fervore per l’edizione del 2022. Ed è stato proprio nel cantiere degli stand in occasione dell’ultima edizione del maggio 2019 che Guido Barcella aveva voluto la presenza del sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, affiancato dagli esponenti di Ascom e Confartigianato, Oscar Fusini e Stefano Maroni, pronti nel sottolineare l’unicità di un evento capace di unire sia gli aspetti commerciali che quelli conviviali della vasta clientela dell’azienda di Azzano San Paolo.
Nel mondo industriale bergamasco, e non solo, avevano imparato a conoscerlo e ad apprezzarlo per queste doti, oltre che per tratti e slanci di generosità verso gli altri con cui sapeva distinguersi come era successo durante l’emergenza Covid con una importante donazione per l’ospedale cittadino.

Il cordoglio in Ascom

“La nostra Associazione è costernata dall’improvvisa mancanza di Guido Barcella, un grande imprenditore del terziario, unico per visione, innovatività e capacità gestionali – ricorda Oscar Fusini direttore Ascom Confcommercio Bergamo -.  L’avevamo incontrato poche settimane fa per chiedergli di entrare nel vertice dell’Associazione e forse, dopo molti tentativi, avrebbe accettato per nostra soddisfazione. Ascom è vicina alla sua compagna e alla sorella e a tutti i collaboratori in un momento tragico come l’attuale”.

Per Enrico Betti responsabile area lavoro di Ascom, “con la scomparsa del dott. Barcella perdiamo un imprenditore veramente competente e capace. Come cliente dei nostri servizi ha contribuito al miglioramento della nostra organizzazione basando il rapporto in un legame che andava oltre la stima professionale reciproca”.




Dal 5 gennaio saldi al via: c’è fiducia nei negozianti

Secondo Ascom Confcommercio Bergamo la spesa procapite è di circa 134 euro, per una spesa complessiva di oltre 147,5 milioni di euro e un aumento dell’8% rispetto al 2021

Da mercoledì 5 gennaio anche in Lombardia scatta ufficialmente la stagione dei saldi invernali che terminerà sabato 5 marzo. Nonostante le molte preoccupazioni per il Covid-19, i saldi si confermano un’opportunità per i consumatori a caccia di affari e le stime dell’Ufficio Studi Confcommercio parlano chiaro: anche quest’anno lo shopping dei saldi interesserà oltre 15 milioni di famiglie e ogni persona spenderà circa 119 euro (111 euro pro capite nei saldi 2021 e 140 nel 2020), per un giro di affari di 4,2 miliardi di euro (3,9 miliardi di euro nei saldi 2021 e 5,1 miliardi di euro nel 2020). In Bergamasca, secondo Ascom Confcommercio Bergamo, la stima è più alta con una spesa procapite di circa 134 euro, e una spesa complessiva di oltre 147,5 milioni di euro, con un aumento dell’8% rispetto al 2021.
Numeri che fanno sorridere considerando il periodo – sottolinea Oscar Fusini, direttore Ascom Confcommercio Bergamo -. Nei mesi scorsi le famiglie bergamasche hanno risparmiato di più rispetto agli anni precedenti e quindi c’è una maggiore propensione e voglia di acquistare così come è già accaduto tra novembre e dicembre. Il vero rischio è nello spauracchio di nuove restrizioni al vaglio del Governo che limiterebbero gli spostamenti e quindi le occasioni di shopping”.

Al di là di ipotetici scenari negativi, le previsioni fanno comunque ben sperare come sottolinea Diego Pedrali, presidente del Gruppo Abbigliamento, calzature e articoli sportivi Ascom Confcommercio Bergamo e vicepresidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio: “Confidiamo che in questi 60 giorni i consumatori bergamaschi vogliano concedersi un regalo di moda per poter soddisfare un desiderio dopo tante restrizioni. È anche vero però che i saldi stanno perdendo la loro efficacia: in passato erano un momento molto atteso dalle famiglie ma gli sconti continui promossi durante tutto l’anno hanno fatto perdere l’appeal a questo periodo. Così facendo si sta sempre più perdendo il fascino di una volta che caratterizzava i tanto attesi saldi”.
Ad ogni modo, le vendite di fine stagione rappresentano un’opportunità sia per i consumatori sia per i commercianti che rinunciano a margini di guadagno nell’auspicio di ritrovare una stabilità. Secondo Pedrali, infatti, lo stato d’emergenza che ancora oggi permane può fare da leva al commercio al dettaglio, rilanciando il ruolo e il valore dello shopping sotto casa: “Acquistare nei negozi significa poter contare su relazione umana, servizio in loco e prova e consegna istantanea – conclude Pedrali -. Poter vedere e toccare i capi interessati dal vivo e capire il prodotto che si acquista è infatti un valore aggiunto per ogni consumatore e noi commercianti siamo pronti a riaccendere quella relazione umana con le persone che sta venendo meno a causa dell’uso sempre più esagerato della tecnologia”.

Saldi: “manuale” per un acquisto sicuro 

Come ogni anno, infine, per il corretto acquisto degli articoli in saldo Federazione Moda Italia e Confcommercio ricordano alcuni principi di base:

  1. Cambi: la possibilità di cambiare il capo dopo che lo si è acquistato è generalmente lasciata alla discrezionalità del negoziante, a meno che il prodotto non sia danneggiato o non conforme (d.lgs. 6 settembre 2005, n. 206, Codice del Consumo). In questo caso scatta l’obbligo per il negoziante della riparazione o della sostituzione del capo e, nel caso ciò risulti impossibile, la riduzione o la restituzione del prezzo pagato. Il compratore è però tenuto a denunciare il vizio del capo entro due mesi dalla data della scoperta del difetto.
  2. Prova dei capi: non c’è obbligo. È rimesso alla discrezionalità del negoziante.
  3. Pagamenti: le carte di credito devono essere accettate da parte del negoziante e vanno favoriti i pagamenti cashless..
  4. Prodotti in vendita: i capi che vengono proposti in saldo devono avere carattere stagionale o di moda ed essere suscettibili di notevole deprezzamento se non venduti entro un certo periodo di tempo.
  5. Indicazione del prezzo: obbligo del negoziante di indicare il prezzo normale di vendita, lo sconto e il prezzo finale.
  6. Rispetto delle distanze: occorre mantenere la distanza di un metro tra i clienti in attesa di entrata e all’interno del negozio.
  7. Disinfezione delle mani: obbligo di igienizzazione delle mani con soluzioni alcoliche prima di toccare i prodotti.
  8. Mascherine: obbligo di indossare la mascherina fuori dal negozio, in store ed anche in camerino durante la prova dei capi
  9. Modifiche e/o adattamenti sartoriali: sono a carico del cliente, salvo diversa pattuizione.
  10. Numero massimo di clienti in store: obbligo di esposizione in vetrina di un cartello che riporti il numero massimo di clienti ammessi nei negozi contemporaneamente.

 




Dehors gratuiti e autorizzati con procedura semplificata: si va verso la proroga al 31 marzo

Lo prevede l’emendamento alla Legge di Bilancio che dà il via libera per altri tre mesi alle concessioni di suolo pubblico con esenzione del canone

Passi avanti per la proroga fino a fine marzo dei dehors gratuiti autorizzati con procedura semplificata: manca solo l’ufficialità – che sarà presumibilmente sancita dalla pubblicazione del provvedimento nei prossimi giorni sulla Gazzetta Ufficiale – ma è stato infatti votato nei giorni scorsi l’emendamento alla Legge di Bilancio, caldeggiato dai Sindaci attraverso l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, che proroga per altri tre mesi le concessioni di suolo pubblico e ne stabilisce l’esenzione del pagamento del canone di occupazione.

Risolta quindi la situazione d’incertezza che si era determinata nelle scorse settimane, con le Amministrazioni di tutto il Paese ad esortare ristoranti e bar a rinnovare entro il 1 gennaio – con il metodo tradizionale e a pagamento – tutte le concessioni e gli ampliamenti di suolo pubblico ottenuti nell’ultimo anno e mezzo.

Dal 1 gennaio tutti i dehors ottenuti in regime di semplificazione normativa e non rinnovati con le modalità tradizionali sarebbero stati infatti tutti considerati abusivi e quindi passibili di sanzione. Per gli anni 2020 e 2021 è stato possibile concedere la collocazione di dehors sul territorio di Bergamo attraverso la presentazione di una domanda redatta in forma semplificata, senza versamento di alcun tipo di onere (marche da bollo, canone occupazione di suolo) e senza necessità di presentare planimetrie e documentazioni redatte da tecnici abilitati. Ad approfittare delle semplificazioni sono stati molti operatori economici della città: ben 280 sono stati i bar e i ristoranti che hanno realizzato o ampliato il proprio dehors grazie allo snellimento normativo e alla gratuità dell’occupazione di suolo dell’ultimo anno e mezzo.

Del rinnovo della propria concessione si parlerà di nuovo, quindi, per il momento, a marzo 2022. Il Governo si impegna, come avviene dal maggio 2020, a ristorare le Amministrazioni del mancato gettito del canone di occupazione del suolo pubblico. L’emendamento votato prevede infatti che “per il ristoro ai comuni delle minori entrate derivanti dal comma 1 è istituito, nello stato di previsione del Ministero dell’Interno, un fondo con una dotazione di 82,5 milioni di euro per l’anno 2022”.

L’Amministrazione di Bergamo lavora già al recepimento della decisione del Governo: gli uffici saranno disponibili alle richieste di chiarimento e informazioni da parte degli esercenti e si prepareranno all’eventuale rinnovo delle concessioni di suolo pubblico attraverso il metodo tradizionale (e a pagamento), da adottare dopo la deadline del 31 marzo 2022.




Dal green pass ridotto a sei mesi alle mascherine all’aperto: tutte le novità del decreto Covid di Natale

Pubblicate in Gazzetta Ufficiale le nuove misure varate dal Consiglio dei ministri: super green pass anche al bar e in palestra, discoteche chiuse fino al 31 gennaio 

Fino al 31 marzo sarà obbligatorio possedere il super green pass per consumare al banco di bar e pubblici esercizi, nonché per poter accedere a piscine, palestre, sale bingo, musei, parchi tematici e divertimento, sale gioco, sale scommesse e sale bingo. È una delle disposizioni del decreto legge “Ulteriori misure urgenti per il contenimento dell’epidemia da Covid-19 e per lo svolgimento in sicurezza delle attività economiche e sociali”, pubblicato il 24 dicembre in Gazzetta Ufficiale.
Il decreto rafforza le misure anti-Covid alla luce dell’aumento dei contagi spinto soprattutto dalla variante Omicron e introduce nuove misure urgenti per il contenimento dell’epidemia e per lo svolgimento in sicurezza delle attività economiche e sociali.

Green pass
Dal 1° febbraio 2022 la durata del green pass vaccinale è ridotta da 9 a 6 mesi. Inoltre, con ordinanza del Ministro della salute, il periodo minimo per la somministrazione della terza dose sarà ridotto da 5 a 4 mesi dal completamento del ciclo vaccinale primario.

Obbligo di indossare le mascherine all’aperto
Viene previsto l’obbligo di indossare le mascherine all’aperto anche in zona bianca.

Obbligo di indossare le mascherine Ffp2 al chiuso
Viene introdotto l’obbligo di indossare le mascherine di tipo FFP2 su tutti i mezzi di trasporto nonché in occasione di spettacoli aperti al pubblico che si svolgono all’aperto e al chiuso in teatri, sale da concerto, cinema, locali di intrattenimento e musica dal vivo (e altri locali assimilati) e per gli eventi e le competizioni sportivi che si svolgono al chiuso o all’aperto. In tutti questi casi è vietato il consumo di cibi e bevande al chiuso. Quindi dove sarà organizzato un evento ammesso e accessibile al pubblico sarà vietato vendere o somministrare cibi e bevande.

Somministrazione al banco
Fino alla cessazione dello stato di emergenza (per ora fissato al 31 marzo 2022) è esteso l’obbligo di certificazione verde rafforzata (il super green pass) anche per il consumo di alimenti e bevande al banco, al chiuso.
Per bar e ristoranti non sarà quindi più ammesso alcun consumo interno per chi non possiede un green pass rafforzato. La legge parla di divieto di consumo e, pertanto, è ammessa per coloro che consumeranno all’esterno l’entrata nel locale per i servizi igienici e per il pagamento.

Feste all’aperto
Fino al 31 gennaio 2022 sarà vietato lo svolgimento di feste, comunque denominate, gli eventi a queste assimilati e i concerti che implichino assembramenti in spazi aperti. Questa disposizione si estende anche ai locali assimilati (bar, ristoranti ville ecc.) per eventi organizzati sia all’aperto sia al chiuso. Sarà ammesso solo il consumo al tavolo pranzo o cena nel rispetto delle linee guida con eventuale musica d’ambiente ma non concerti, spettacoli ecc.

Discoteche e sale da ballo
L’attività delle discoteche, sale da ballo e locali assimilati è sospesa sino al 31 gennaio 2022. Alla riapertura l’accesso sarà consentito solo a coloro in possesso di certificazione con booster di richiamo (terza dose) oppure in possesso della certificazione rafforzata unitamente all’esito di un tampone negativo.

Palestre, piscine, musei, terme, etc.

La certificazione verde rafforzata sarà necessaria anche:

  • al chiuso per piscine, palestre e sport di squadra;
  • per musei e mostre;
  • al chiuso per i centri benessere;
  • per i centri termali (salvo che per livelli essenziali di assistenza e attività riabilitative o terapeutiche);
  • per i parchi tematici e di divertimento;
  • al chiuso per centri culturali, centri sociali e ricreativi (esclusi i centri educativi per l’infanzia);
  • per sale gioco, sale scommesse, sale bingo e casinò.

Corsi di formazione
Per la partecipazione ai corsi di formazione privati in presenza sarà necessario il cosiddetto green pass “base”.




Tampone e lenticchie e tutti a casa. Altro che feste: invece della neve piovono disdette

Tampone e lenticchie. Eccolo il piatto che il Governo Draghi ha somministrato agli italiani per le feste, soprattutto ai più giovani. Che la variante Omicron sia più contagiosa delle precedenti è noto. Nel clamore dei media non passa invece che sia meno pericolosa. Il rimbalzo di queste ore è “fermate tutto”!

Dopo il turismo a piangere sono sempre gli stessi: il settore dell’intrattenimento e anche quello della ristorazione, pronti per il capodanno. L’Italia è sotto la pioggia delle disdette. È un nubifragio. La gente sceglie di festeggiare in casa dove tutto sarà permesso, musica ballo e abbracci.

Per tutto l’autunno il Governo ha spinto alla vaccinazione promettendo una vita senza restrizioni e oggi cambia metodo. Che dire, un bel regalo di Natale.

Ciò che non torna è la strategia che aveva fin qui contraddistinto Draghi. Classico “calo della prestazione” tipico delle partite prenatalizie oppure cambio di rotta? Il ministro Speranza dichiara che il provvedimento è stato approvato all’unanimità. Segnale di chi ha “la coda di paglia” e ci ha messo molto “del suo”.

Il provvedimento è tardivo, invece, perché le restrizioni arrivano dopo che le imprese avevano già investito e le persone avevano già prenotato. È anche discutibile perché mina la credibilità di quanto fatto finora.

Colpisce tutti, vaccinati e non: i no vax cantano vittoria dicendo che come il virus anche la tortura del tampone toccherà ora a tutti. Di fronte a questi sbalzi d’atteggiamento capiremo quanti di quel 90% di bravi italiani che si è vaccinato andrà ora alla terza e magari alla quarta dose.

Dino l’acidino  

 




Natale, sotto l’Albero i doni non mancano. La spesa media per bergamasco poco sotto i 300 euro

II 69% dei bergamaschi effettuerà regali (+7% rispetto allo scorso anno). Si scelgono soprattutto prodotti enogastronomici, libri e giocattoli  

   

Se il Natale del 2020 sarà ricordato come il primo dall’avvento del Covid, quello di quest’anno passerà alla storia come quello dell’incertezza. Una situazione che si riflette anche sui consumi del Natale 2021: il 69% dei bergamaschi effettuerà regali (+7% rispetto allo scorso anno), dato leggermente inferiore alla stima nazionale (74%) che è in linea con il 2020 ma nettamente sotto il 2019 (86,9%). E se resta inalterata la quota dei bergamaschi che non fanno i regali per convinzione personale, è in aumento quella di coloro che preferiscono risparmiare oppure sono in difficoltà a causa del peggioramento della propria condizione economica. In recupero, invece, quella fascia che l’anno scorso rinunciò ai regali per mancanza di occasione di scambio.

Secondo l’indagine Confcommercio, inoltre, più di 1 regalo su 3 quest’anno è stato acquistato in anticipo a novembre (in aumento rispetto al 23,3% dell’anno scorso). Il periodo più gettonato resta dall’1 al 15 dicembre per il 53,2% delle persone, in calo però del 7,7%.

Il budget per gli acquisti
Con riferimento al budget stanziato per i regali, aumentano i consumatori che hanno deciso di spendere meno di 300 euro (sono il 97% del campione a fronte del 94,2% dello scorso anno) e diminuisce dal 5,8% al 3% la quota di chi spenderà oltre 300 euro.

 

Tipo di regali prodotti enogastronomici, libri e giocattoli
Tra i regali più gettonati spiccano come sempre i prodotti enogastronomici, scelti dal 75,2% delle persone e in aumento del 7,2% rispetto allo scorso anno. Bene anche libri ed ebook (55%) in aumento del 7,8% rispetto allo scorso Natale, così come i giocattoli che saranno scelti dal 54,4% delle persone, con un aumento del 3,2%.
Guadagnano anche le carte regalo – che interessano il 41% delle persone e sono in aumento del 7,6% – e gli smartphone, che pur riguardando solo il 21% degli intervistati recuperano il 10%. Sempre molto gettonati (42,0%) i capi di abbigliamento che però perdono il 3%. Continua, inoltre, la difficoltà della categoria dei regali di biglietti per concerti e spettacoli che si attesta solo al 7%.

Canali di acquisto
Il primo canale di acquisto resta Internet con il 69% (+1,5%) che registra una crescita contenuta; seguono la distribuzione organizzata per il 56,7% ( +0,7%), i negozi di prossimità al 42,5%, (-1,5%), e gli outlet e gli spacci aziendali, scelti dal 19,6% delle persone e con un aumento del 3,6% rispetto al 2020. Invariati i punti vendita equo-solidali che si attestano al 13%.

Turismo
In vista delle festività natalizie, infine, emerge la brusca frenata del turismo che paga la risalita della pandemia. Secondo l’indagine Confcommercio, avevano programmato di viaggiare durante le festività natalizie solo il 17% degli italiani. A seguito della risalita dei contagi, inoltre, il 52% ha deciso di partire comunque, mentre il 48% rinuncia.

Al netto dell’aggravamento della pandemia che stiamo registrando e della stretta che potrebbe impattare sul commercio, la situazione degli acquisti di quest’anno non è paragonabile a quella drammatica registrata lo scorso anno con il lockdown – sottolinea Oscar Fusini, direttore di Ascom Confcommercio Bergamo -. La possibilità di incontrarsi ha aumentato il numero delle persone che si faranno regali e ha sostenuto le vendite dei negozi, rappresentando una vera e propria boccata d’ossigeno indispensabile per le nostre imprese. Questo trend ci lascia ben sperare per il nuovo anno che speriamo sia di effettivo recupero delle vendite per tornare ai livelli pre pandemia”.