Val d’Astino, “La biodiversità dentro la città” vince il Premio nazionale del Paesaggio 2021

Un riconoscimento prestigioso alla vigilia di Bergamo Capitale Europea della Cultura 2023. Premiato il lavoro ultradecennale del progetto della Fondazione MIA 

L’importante Premio Nazionale del Paesaggio 2021, promosso dal ministero della Cultura, è stato assegnato a “La biodiversità dentro la città: la Val d’Astino di Bergamo”, il progetto presentato da Fondazione Misericordia Maggiore di Bergamo-Mia. Un riconoscimento straordinario che premia un lavoro ultradecennale e che lo elegge a candidato italiano alla settimana edizione del Premio del Paesaggio del Consiglio d’Europa.
Il Premio Nazionale del Paesaggio 2021 è stato conferito domenica 14 marzo in occasione della Giornata Nazionale del Paesaggio, alla presenza del ministro della Cultura, Dario Franceschini, e del Direttore generale di Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, Arch. Federica Galloni (andata in “onda” sul canale YouTube del Ministero della Cultura).

Una soddisfazione grandissima che investe la città di Bergamo e che valorizza il ruolo di regia svolto da Fondazione MIA di concerto a una pluralità di attori e che riguarda un luogo identitario per la città di Bergamo e la comunità locale, qual è Astino con il Monastero e la sua Valle, e che proietta Bergamo stessa – con il riconoscimento a Capitale Europea della Cultura 2023 – a punto di riferimento italiano e internazionale per la tutela dell’ambiente, dell’ecosistema con la sua biodiversità, e dei beni culturali quali leve di sviluppo complessivo per l’intero territorio.

Il progetto è realizzato in partnership con Comune di Bergamo; Regione Lombardia; Provincia di Bergamo; Parco dei Colli di Bergamo; Centro Studi sul Territorio, Università degli Studi di Bergamo; Orto Botanico di Bergamo “Lorenzo Rota”. Un particolare ringraziamento per il supporto e la collaborazione dimostrati va a Riccardo Rao, Centro Studi sul Territorio, Università degli Studi di Bergamo, Enrico Antignati Presidente A.P.A.B. (Associazione Produttori Agricoli Biologici della Valle d’Astino), Gabriele Rinaldi, Direttore Orto Botanico di Bergamo “Lorenzo Rota” e a Angelo Colleoni, Vice Presidente Parco dei Colli di Bergamo.

“Con l’importante progetto di Astino è stata recuperata un’area periurbana che è diventata il cuore verde della biodiversità della città di Bergamo – sottolinea Fabio Bombardieri, Presidente Fondazione della Misericordia Maggiore MIA -. Il progetto è stato realizzato dalla Fondazione della Misericordia Maggiore, le cui origini risalgono al 1265, fondazione attraverso la quale la città di Bergamo e i suoi cittadini hanno dedicato grande attenzione alle attività caritative e culturali in tutte le loro declinazioni. Voglio rivolgere un caloroso ringraziamento al prezioso lavoro svolto dalle istituzioni pubbliche come l’Università, la Regione, la Provincia, il Comune e il Parco dei Colli, ma anche dall’Orto Botanico, dall’Associazione dei Produttori Agricoli Biologici, dalle Associazioni e dalle Cooperative che hanno coinvolto persone svantaggiate e con disabilità, e anche ai giovani. Grazie a tutti questi soggetti appassionati direttamente impegnati nel progetto, La Valle d’Astino con il suo splendido complesso monastico è diventato un punto di riferimento per la città di Bergamo e la sua popolazione e ciò tanto per la sua bellezza che per il ruolo di centro culturale. E, non da ultimo, per l’importante opera di sensibilizzazione ai valori fondamentali della natura, del paesaggio e dell’agroalimentare”.

Al cuore del Premio Nazionale del Paesaggio 2021

Un progetto, quello de “La biodiversità dentro la città: la Val d’Astino di Bergamo” dalla grande ambizione e complessità, premiato anzitutto per la sua capacità di restituire alla pubblica fruizione un paesaggio in stato di degrado che rischiava di essere oggetto di interventi speculativi. Tra i molteplici aspetti che hanno meritato al progetto bergamasco il conferimento del Premio Nazionale del Paesaggio 2021 spiccano: la costruzione di un processo di pianificazione condivisa e rigenerazione attraverso una collaborazione pubblico-privato, posta in capo alla Fondazione della Misericordia Maggiore. L’eccellente lavoro di regia territoriale con cui i diversi attori hanno agito e hanno saputo integrarsi. Il coinvolgimento di ampie e diversificate tipologie di fruitori. La solidità della visione scientifica che ha sorretto il progetto. L’attenzione alla governance basata su criteri di sviluppo sostenibile.

In altri termini, sono stati riconosciuti e premiati tanto l’ampia visione che l’approccio multidisciplinare al paesaggio, aspetti ben evidenti negli articolati sviluppi del progetto e che hanno investito sia la dimensione economico produttiva, che ambientale, estetica e, non da ultimo, quella dimensione sociale i cui interventi particolarmente incisivi hanno meritato l’encomio della Commissione giudicatrice.

Più di tutto, “La biodiversità dentro la città: la Val d’Astino di Bergamo” viene indicato dal Ministero come progetto di eccellenza per via della sua esemplarità: vale a dire quale modello replicabile in altri territori per la tutela, gestione, valorizzazione, e anche trasformazione di un paesaggio. Da periferia degradata a spazio vissuto: la rigenerazione di Astino ha restituito infatti alla città di Bergamo un parco agricolo e naturale, accessibile attraverso una mobilità dolce. Una risorsa verde all’interno del territorio di una città industrializzata. E così facendo ha favorito il recupero di una profonda relazione identitaria che ha coinvolto e coinvolge la cittadinanza nel segno della sostenibilità.

Il Premio conferito riconosce il ruolo rivestito da Astino quale centro di promozione e rafforzamento dei valori del paesaggio e dell’identità europea. E lo presenta come candidato italiano alla VII edizione del Premio del Paesaggio del Consiglio d’Europa perché vi vede chiaramente espressi i valori della Convenzione Europea del Paesaggio del 2000 che attribuisce un ruolo essenziale al paesaggio quale risorsa favorevole all’attività economica, come componente fondamentale del patrimonio culturale e naturale, oltre a contribuire al benessere dei cittadini.

Un progetto ultradecennale con una pluralità di attori e la Fondazione MIA capofila dell’intervento

E del resto è su un profondo sentire comune, che appartiene a Bergamo e alla popolazione bergamasca, che si innesta il progetto: già a partire dall’immediato dopoguerra, quando l’area di Astino si trova in una situazione di abbandono, la cittadinanza si dimostra consapevole del valore paesaggistico dell’area. Il Comune, in maniera antesignana, crea una serie di vincoli per proteggerla, ponendo limiti all’edificazione a partire dal 1951. Politica di vincolo che viene rafforzata nel 1977 con l’istituzione del Parco dei Colli di Bergamo da parte della Regione. Anche associazioni come WWF, Italia Viva, associazioni di quartiere si mobilitano per evitare le speculazioni e tenere viva l’attenzione su Astino. La mobilitazione dei cittadini e la volontà politica di valorizzare un’importante porzione di territorio alle porte di Bergamo porteranno a quel processo di pianificazione condivisa e di rigenerazione attraverso una collaborazione pubblico-privato che è posta in capo alla Fondazione della Misericordia Maggiore – MIA.

Quando nel 2007 la Fondazione Misericordia Maggiore di Bergamo – MIA acquisisce il monastero e i terreni della valle, avvia da subito il progetto di riqualificazione della Valle d’Astino. E lo fa varando un accordo di programma, che verrà perfezionato nel 2017 e con il quale intende far rivivere il monastero grazie alle attività educative e culturali legate al paesaggio e all’alimentazione all’interno del complesso, ripristinando le colture tradizionali sui fondi agricoli, tutelando e promuovendo la biodiversità e agendo su più livelli per affermare un’interazione sostenibile.

Una comunità tenace e operosa: un “modello esemplare” anche nella sfida pandemica

La commissione ministeriale ha posto un’enfasi particolarmente accentuata sul carattere esemplare testimoniato dall’orgoglio e dalla volontà di una comunità tenace e operosa, quale quella bergamasca, profondamente colpita dalla prima ondata dell’emergenza Covid-19. E ha riconosciuto l’impegno da parte della Fondazione MIA, insieme ai soggetti partner, di non interrompere le attività sul territorio, scelta questa apparsa tanto più virtuosa in quanto ha offerto uno spazio di socialità aperto alla cittadinanza che si è rivelato assai prezioso in un momento di drammatica difficoltà.

La carta vincente: strategie e interventi diversificati

La ricchezza del progetto “La biodiversità dentro la città: la Val d’Astino di Bergamo” si articola in un ventaglio ampio e diversificato di interventi, tutti riconosciuti, nelle loro specificità, dal Ministero quali meritevoli di essere indicati sia per l’efficacia delle azioni svolte che per la qualità delle strategie adottate.

E in concreto riguardano: la riqualificazione e valorizzazione del patrimonio culturale materiale e immateriale a partire dal restauro dell’ex Monastero, che ha coinvolto anche gli scavi archeologici. La riqualificazione e valorizzazione degli antichi usi e dei paesaggi rurali. Il coinvolgimento dei residenti, così come di persone svantaggiate e con disabilità. L’attuazione di forme di turismo sostenibile con la creazione e il recupero della rete sentieristica e ciclopedonale: grazie a una rete articolata di percorsi pedonali in grado di garantire la possibilità di fruizione fisica, funzionale e fisica degli elementi caratterizzanti la Valle d’Astino.

Una concezione innovativa della governance che regola il rapporto tra pubblico e privato con strumenti giuridici originali

Astino è ritenuto modello esemplare anche per il sistema di governance a partecipazione pubblico-privato. Un’architettura complessa che grazie alla regia della MIA coinvolge e regola il lavoro di una molteplicità di attori. Dagli albori con il piano organico di sviluppo agroalimentare che coinvolge Parco dei Colli di Bergamo, Comune di Bergamo, Slow Food Bergamo. Alla sottoscrizione nel 2014 del Protocollo d’intesa tra Regione Lombardia, Parco dei Colli di Bergamo, Comune di Bergamo, Fondazione MIA e Società Valle Astino S.r.l che parte dal riconoscimento dell’importanza della Valle d’Astino, con il suo complesso monastico e degli spazi aperti come parti costitutrici del valore storico, culturale, ambientale e paesaggistico della città. Con il Protocollo d’Intesa del 2014 viene perfezionato anche il piano delle coltivazioni. Viene creata una Carta Etica che obbliga i coltivatori al metodo biologico. La scelta del biologico è intesa a “salvaguardare la flora e la fauna tipica del compendio fondiario”.

Nel 2016 i coltivatori si costituiscono in associazione. Nasce A.P.A.B.: associazione di produttori agricoli biologici che aderiscono al “Progetto di valorizzazione agroambientale della Valle d’Astino” e ne condividono gli ideali, culturali e ambientali contenuti nella Carta Etica. Viene creato un marchio per i prodotti agricoli di Astino, che contribuisce alla loro diffusione nei sistemi di filiera corta in raccordo con la città: si tratta di un’iniziativa autonoma dei coltivatori che segna un passo importante nella direzione di una sempre maggior sostenibilità e durabilità del progetto di Astino. Tra il 2016 e il 2017 si crea una nuova piattaforma per la governance di Astino.

Nel 2017 viene siglato un nuovo Accordo di programma da Fondazione MIA, Comune di Bergamo, Regione Lombardia, Provincia di Bergamo, Parco dei Colli: anche la regione si inserisce dunque nella rete di enti pubblici territoriali che partecipano alla rigenerazione del paesaggio di Astino. Questo accordo sviluppa le linee di indirizzo avviate sin dal 2007 e via via perfezionate negli anni rilanciandole in maniera sempre più ambiziosa.

La sostenibilità ambientale con l’incentivo della biodiversità

Un aspetto che ha destato grande interesse nel progetto di Astino riguarda la sostenibilità ambientale: più nello specifico, il contrasto alle monocolture avviene con l’introduzione di una pluralità di coltivazioni attestate nella valle sin dal Medioevo. Il piano delle colture di Astino si è sviluppato a poco a poco negli anni, anche attraverso il consiglio scientifico dell’Università, che ha indirizzato verso scelte congrue con la qualità argillosa dei terreni, le caratteristiche idrogeologiche e la tradizione e la storia agraria della valle. Si impiantano meli, peri, erbe aromatiche. Ma anche erbe officinali e frutti di bosco che richiamano alla vocazione tipica dei monasteri. Si coltiva l’ulivo che è già documentato nel medioevo nella zona di Astino, attraverso la reintroduzione di varietà autoctone (la “sbresa”, ma anche l’”Oliarola”). Si conducono attività di apicoltura. Viene coltivato il luppolo, il lino, la canapa da fibra. Vengono coinvolte nella gestione di un orto un’associazione di famiglie con la finalità di sviluppare “un’agricoltura sociale al servizio della comunità e del territorio”.

Astino, polo culturale che guarda al futuro

Per quanto riguarda il fondamentale aspetto della partecipazione pubblica, il Premio Nazionale del Paesaggio 2021 riconosce a “La biodiversità dentro la città: la Val d’Astino di Bergamo” quel «progetto che ha favorito il recupero di una profonda relazione identitaria tra la città di Bergamo e il paesaggio di Astino». Lo testimonia la cifra significativa di presenze – stimate a 400mila – che dal 2015, anno di apertura al pubblico del complesso di Astino e della sede distaccata dell’Orto botanico, al 2019 hanno visitato la Valle d’Astino. Grazie anche ai numerosissimi eventi culturali che hanno coinvolto la popolazione con l’obiettivo di educare ai valori del paesaggio, dei beni culturali e dell’alimentazione. Ma merito anche di eventi di rilevanza internazionale come il G7 dell’Agricoltura che si è svolto appunto ad Astino o l’Université d’Été, che dal 2020 tiene un corso full immersion annuale per promuovere una migliore conoscenza e diffusione anche in Italia dei valori della Convenzione Europea sul Paesaggio: prestigiose iniziative, queste, che proiettano la millenaria storia vissuta nella Valle d’Astino in avanti. Verso un futuro che intende mostrare una strada virtuosa da percorrere.




Bergamo, l’omaggio del premier Draghi in occasione della Giornata nazionale per le vittime del Covid

Giovedì il premier in città: dal Monumentale all’inaugurazione del Bosco della Memoria. Ecco il programma della giornata e delle commemorazioni 

 

Giovedì 18 marzo Bergamo commemorerà le vittime dell’emergenza coronavirus, che ha colpito duramente la città e il territorio provinciale, nella prima Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’epidemia di Coronavirus istituita dal Parlamento prendendo come riferimento la data-simbolo del 2020, quando la città venne attraversata dai camion dell’Esercito con le bare che il cimitero non riusciva più ad accogliere. Il programma, definitivo, che sta prendendo corpo in queste ore in un fitto scambio tra Palazzo Chigi e Palafrizzoni, prevede due tappe (al cimitero Monumentale e al Bosco della memoria alla Trucca), dalle 11 alle 12. L’evento sarà in diretta su Ra1, visto che il pubblico non potrà partecipare per le norme anti Covid da zona rossa.

 

La visita al cimitero Monumentale e l’inaugurazione del Bosco della Memoria

La visita del presidente del Consiglio partirà dal Monumentale, verso le 11, per rendere omaggio agli oltre 6 mila bergamaschi strappati ai loro cari dal virus. Secondo le stime ufficiali, il bilancio della prima ondata fu di 3.400 morti, che diventano quasi il doppio se si va oltre i dati «certificati» e se si guarda invece alle crude e reali rendicontazioni delle anagrafi comunali.
Giovedì, invece, la cerimonia sarà super blindata. Rigide le indicazioni date da Palazzo Chigi per evitare gli assembramenti e del resto il rispetto della zona rossa impone un protocollo che restringe le maglie della partecipazione. Al massimo una decina le autorità invitate, tra cui il vescovo Francesco Beschi, il sindaco Giorgio Gori, il presidente della Provincia Gianfranco Gafforelli e il prefetto Enrico Ricci.

Il piccolo corteo si sposterà quindi alla Trucca, dove verrà inaugurato il Bosco della Memoria. Qui è previsto un breve discorso del premier Draghi, che parteciperà alla posa dei primi alberi dei 750 previsti, scandita dalla tromba di Paolo Fresu. La campagna di raccolta fondi per realizzare il progetto sta andando avanti con successo: mancano ancora sei giorni alla chiusura del crowdfunding e i 410 sostenitori (tra cui nomi illustri, da Francesco Guccini ai Nomadi) hanno già donato oltre 88 mila euro, superando l’obiettivo dei 50 mila. Il bosco dedicato alle vittime del Covid «guarda» l’ospedale Papa Giovanni e da qui il premier dedicherà un pensiero a tutti gli operatori in prima linea. Non è però stata confermata la visita all’ospedale.

Il programma della giornata, coordinato dal Comune e dalla Diocesi di Bergamo, in collaborazione con l’Ospedale Papa Giovanni XXIII e Humanitas Gavazzeni, è molto fitto e variegato e si dispiega in diversi luoghi della città di Bergamo. I cittadini bergamaschi, impossibilitati ad assistere alla commemorazione per via delle vigenti regole sul contenimento del coronavirus (con la Lombardia in zona rossa), potranno assistere agli eventi della giornata attraverso le dirette organizzate via tv (Rai) e/o social network. Nelle prossime ore seguiranno i dettagli circa il programma del mattino, durante il quale è prevista la presenza del Presidente del Consiglio Dei Ministri Mario Draghi.

 

Il calendario delle commemorazioni:

 

Mercoledì 17 marzo – Piazza Vecchia, Bergamo Città Alta

CUORE TRICOLORE

Un cuore tricolore fatto a maglia del diametro di 20 metri sarà fissato sulla facciata del Palazzo della Ragione di Piazza Vecchia e vi rimarrà fino a domenica 21 marzo. A realizzare materialmente il cuore sono state 14 donne del Laboratorio Creativo dell’Associazione De Leo Fund Onlus, donne che hanno lavorato per 1.200 ore all’uncinetto, confezionando il cuore con 26 mila metri di filo.

A cura di De Leo Fund Onlus

 

ORE 21.00 – Basilica di Santa Maria Maggiore, Bergamo Città Alta

PREGHIERA PER L’ITALIA

Il Vescovo di Bergamo Francesco Beschi presiede il Santo Rosario, affidando al Signore la situazione che stiamo vivendo, le persone che soffrono e tutti coloro che nei diversi campi della società sono impegnati sia nella lotta al virus, che nella cura e tutela reciproca. La diretta è trasmessa da TV2000 e da Bergamo TV.

 

Giovedì 18 marzo

ORE 14.00 – Esterno ASST Papa Giovanni XXIII

LA FIACCOLA BENEDETTINA COME SIMBOLO DI RINASCITA E SPERANZA, PER TUTTO IL PAESE

(trasmessa in diretta da Ospedale Papa Giovanni XXIII)

La fiaccola, detta anche Torcia della Pace, ogni anno tocca una città d’Europa, quest’anno arriverà a Bergamo come simbolo di luce di speranza e di rinascita. La fiaccola sarà accesa con una cerimonia in forma statica e ridotta alla presenza dei Sindaci di Cassino, Norcia e Subiaco e di una rappresentanza di medici, ricercatori, infermieri e operatori sanitari dell’Ospedale. Dopo i saluti istituzionali la lettura del “Messaggio di Pace” del Santo Padre Francesco

A cura del Comune di Bergamo e dell’ASST Papa Giovanni XXIII

 

ORE 16.00 – Cimitero monumentale di Bergamo

CERIMONIA INTERCOFESSIONALE E INTERRELIGIOSA DI COMMEMORAZIONE DELLE VITTIME DELL’EPIDEMIA

(trasmessa da BergamoTV alle ore 20.30)

Preghiera interreligiosa e interconfessionale alla presenza dei rappresentanti di diverse fedi e comunità religiose della città.
A cura del Comune di Bergamo in collaborazione con la Curia Diocesana di Bergamo

 

PRIMAVERA-Mostra fotografica

La mostra si compone di immagini di alcuni scorci della città che il fotografo Lorenzo Zelaschi ha scattato durante il lockdown, in contrapposizione a un’inedita documentazione fotografica, conservata negli archivi dell’Amministrazione comunale e che il personale del Cimitero Monumentale ha realizzato a testimonianza di quei giorni dolorosi.
A cura del Comune di Bergamo

 

ORE 17.30 – Humanitas Gavazzeni

IL CORAGGIO E LA MEMORIA

Trasmessa in diretta da Humanitas Gavazzeni

Inaugurazione di un’installazione sonora temporanea e di un libro (distribuzione interna) che raccoglie le storie di uomini e donne dell’ospedale durante la pandemia Covid-19 a Bergamo. L’installazione, dal 18 marzo al 4 maggio 2021 in un’area centrale del parco dell’ospedale, racconta emozioni e speranze vissute durante i primi mesi della pandemia a Bergamo, attraverso la riproduzione, da 20 casse posizionate ad altezza orecchio, di tracce audio selezionate dal libro “Il coraggio e la memoria” e lette da coloro che sono stati in prima linea nell’assistere i malati. La registrazione audio ha una durata di 20 minuti. La disposizione a cerchio invita ad un momento di raccoglimento e vuole essere metafora della comunità, del potere della vicinanza e della memoria collettiva.

A cura di Humanitas Gavazzeni

 

ORE 20.00 – In ogni parrocchia della diocesi

LA CAMPANA DEL RICORDO

Il Vescovo Francesco desidera che tutte le comunità si uniscano in preghiera, affidando al Signore i molti defunti e chiedendo il conforto della fede per i loro familiari. Ogni parrocchia è invitata a suonare le campane “a morto” così che i rintocchi raggiungano tutti ovunque si trovino, nelle case, negli ospedali, nei luoghi di lavoro e sarà un invito a sostare in un breve momento di silenzio e raccoglimento.

 

ORE 20.30 – Cattedrale Sant’Alessandro, Bergamo Città Alta

MEMORIALE PER UNA RINASCITA
MEDITAZIONE IN MUSICA

Trasmessa in diretta da BergamoTV dalle 20.30

La sinfonia dell’unità di riflessione e preghiera delle diverse fedi, religioni, comunità (celebrata nel pomeriggio) si completa idealmente in una seconda parte con il linguaggio universale della musica, simbolicamente nella composizione “Dona pacem” offerta alla città in questa circostanza dal direttore d’orchestra Maestro Damiana Natali, di origine bergamasca. L’opera vuole essere non solo ricordo ma augurio di rinascita e di collaborazione tra nazioni e generazioni. Con l’Orchestra Ars Armonica, il coro Città Piazzola sul Brenta e i solisti (nomi internazionali della lirica) Soprano Federica Vitali, Contralto Anna Maria Chiuri, Tenore Ivan Defabiani, Basso Marco Spotti, verranno eseguiti anche brani di Vivaldi, Mozart ed Händel.

A cura della Curia Diocesana di Bergamo.




Più tutele, sgravi fiscali e un protocollo per ripartire: è il Manifesto del wedding

Il settore dei matrimoni insieme per la ripartenza lancia un appello condiviso chiedendo misure chiare e linee guida per poter tornare a lavorare in sicurezza

È stato presentato in conferenza stampa online – a cui hanno partecipato anche alcuni politici bergamaschi – il Manifesto del wedding sottoscritto da Ascom Confcommercio Bergamo e Confesercenti Bergamo con il decalogo delle proposte avanzate dagli operatori bergamaschi: un documento nel quale vengono messe in evidenza tutte le richieste del settore da sottoporre al mondo politico. Quella del wedding è infatti una filiera molto lunga che in Italia genera un indotto annuo di decine di miliardi di euro.

“Anche in Bergamasca la situazione non è rosea e pur contando su poco più di mille imprese con oltre 2300 addetti, il mondo degli eventi muove un indotto di proporzioni enormi sul territorio, con circa 3 mila professionisti e oltre 5 mila atipici – ricorda Oscar Fusini, direttore di Ascom Confcommercio Bergamo -. Intorno alla categoria professionale dei wedding planner ruotano infatti diverse altre professionalità e il blocco dei matrimoni sta mettendo al palo proprio queste categorie di lavoratori che, di fatto, stanno perdendo un sostegno al reddito e sono senza ammortizzatori sociali. La paura è che neanche nel 2021 si possano svolgere matrimoni e così ai professionisti cominciano ad arrivare richieste di slittamenti di data e risarcimenti degli acconti già forniti. Con questo Manifesto si chiede al Governo una maggiore considerazione perché la platea è ampia e non appartiene a un unico codice Ateco. Dietro al mondo del wedding c’è infatti una filiera lunghissima e integrata che da più di un anno è allo stremo e deve essere messa nelle condizioni di ripartire il prima possibile e in sicurezza. Per il wedding non basta infatti rialzare una saracinesca: la riapertura è lenta e graduale perché organizzare matrimonio richiede tempo”.

“Se siamo riusciti a organizzare in sicurezza il Festival di Sanremo sono sicuro riusciremo a far convolare a nozze due persone che si amano – commenta Cesare Rossi vicedirettore di Confesercenti Bergamo -. Il settore delle cerimonie è tra i più colpiti dalla pandemia, con perdite di fatturato anche del 100%, e sicuramente è tra i meno ristorati e considerati dal dibattito politico e dalla stampa, nonostante siano moltissime le imprese che afferiscono a tutta la filiera. Oggi, insieme ai colleghi di Ascom, presentiamo alla politica e all’opinione pubblica il Manifesto del wedding per esprimere innanzitutto vicinanza agli imprenditori e nel contempo contribuire a iniettare un po’ di fiducia alle imprese provando a dimostrare che una ripresa può esserci e che una convivenza con il virus è possibile e la nostra storica fiera Bergamo Sposi, arrivata alla sua 23ª edizione, ne è la riprova. Un grande grazie quindi agli operatori del settore che insieme a noi scommettono su questa nuovissima edizione virtuale: siamo certi che il loro entusiasmo, la voglia di ritornare a lavorare e la grande professionalità contribuiranno a rendere Bergamo Sposi una prima concreta occasione di ripartenza”.

“Il settore wedding è stato completamente dimenticato – conferma Matteo Mongelli, presidente di Confcommercio Professioni Ascom Bergamo -. Nei vari Dpcm che si sono susseguiti si è fatto riferimento solo alle cerimonie religiose e laiche senza considerare però tutta la filiera degli eventi che ruota attorno a un matrimonio e che numericamente rappresenta solo a Bergamo e provincia più di 10.000 persone, per un giro di affari di milioni di fatturato. La richiesta è tanto scontata quanto importante: si richiede un protocollo per dare una strada ad un settore che naviga ormai nel buio da mesi. Rinnoviamo anche la nostra disponibilità ad essere parte attiva nella realizzazione di queste linee guida. È estremamente importante che le regole e i protocolli vengano condivisi anche da chi ogni giorno vive il settore in prima persona”.

“Da più di un anno è vietato celebrare la vita e ogni giorno che passa muoiono aziende del settore del wedding – ribadisce Paola Rovelli, presidente di Aiom Bergamo (Associazione Italiana Organizzatori Matrimoni) –. Viviamo di programmazione ed è necessario aver subito protocolli certi e date per la ripartenza”.

Durante la conferenza stampa è stata presentata anche la fiera Bergamo Sposi 2021-Virtual Edition – ideata da Promozioni Confesercenti e organizzato da Ecspo -, giunta quest’anno alla 23ª edizione e in programma dal 19 al 21 marzo 2021 con accesso gratuito sul sito fierabergamosposi.it: “Grazie a 30 aziende che, con coraggio e determinazione, si metteranno in gioco su una piattaforma digitale quest’anno desideriamo offrire ai futuri sposi un’esperienza virtuale che però non rinuncia al contatto diretto con i protagonisti della filiera del wedding – dichiara Ornella Schenatti, organizzatrice della fiera Bergamo Sposi e amministratrice di Ecspo Srl – . Il 2020 è stato un anno fuori dall’ordinario dove abbiamo imparato che la condivisione è un valore fondamentale. Con questo manifesto, creato a più mani, proponiamo un decalogo di richieste concrete da sottoporre alla politica a sostegno di un settore duramente provato dallo stop forzato delle cerimonie. La fiera degli sposi sono certa che tornerà ancora in presenza e la organizzeremo con la passione e l’entusiasmo che da sempre ci contraddistinguono”.

 

 

Gli interventi del mondo politico

Abbiamo sempre tenuto alta l’attenzione sottolineando peraltro che sistema dei codici Ateco non funziona – ricorda Alessandra Gallone, senatrice -. Quella del wedding è un’attività fondamentale per il Paese che insieme al settore eventi e cerimonie fa da traino per il turismo. Per questo è importante pianificare una distribuzione delle risorse in modo equo e nel prossimo Dl Sostegni non ci saranno più i codici Ateco ma categorie ben definite per risarcire anche e soprattutto in tempi corretti”.

Questo manifesto raccoglie le proposte delle associazioni con cui abbiamo avuto momenti di confronto e che sono condivisibili – ricorda Antonio Misani, senatore -. Ora è importante avviare un tavolo di confronto con gli organi istituzionali preposti perché il settore del wedding ha bisogno di protocolli specifici. Anche per i ristori è ora di accelerare le tempistiche: abbiamo infatti i dati sul 2020 e l’obiettivo è superare i codici Ateco con un meccanismo mese su mese”.

Siamo di fronte a un settore che vale diversi miliardi ed è importante per il made in Italy e l’attrattività del nostro Paese ma che è stato abbandonato – sottolinea Rebecca Frassini, deputata -. Nel dl rilancio avevamo infatti chiesto un fondo ad hoc che non è stato inserito e ora è il momento di fare di più perchè il settore è fermo e sta aspettando risposte. Occorre infatti istituire un tavolo permanente per definire le linee guida per ripartire”

Le stime parlano di circa 35 miliardi di mancati introiti in dodici mesi e che pesano troppo sulla categoria – afferma Marco Osnato, deputato -. I ristori dovranno però essere calibrati non su anno per anno ma su mesi per mesi. Inoltre, la logica delle facilitazioni fiscali è importante: dalle proroghe alla possibilità di un anno bianco per gli autonomi”.

“Abbiamo già erogato tre milioni di euro tramite il bando Si Lombardia alla filiera degli eventi e spettacoli” ricorda Claudia Terzi, assessore alle Infrastrutture, trasporti e mobilità sostenibile della Regione Lombardia -. Questo è lo sforzo fatto dalla Regione – ma dobbiamo porre le basi anche per chi deciderà di entrare in questo settore un domani”.

Durante la conferenza stampa sono intervenuti anche Daniele Ribolla (deputato), Daisy Pirovano (deputato), Guia Termini (parlamentare) e Nicolò Carretta (coordinatore regionale Azione).

 

IL MANIFESTO DEL WEDDING

 

I professionisti del wedding chiedono:

  1. Stabilire già dai prossimi DPCM il riavvio del settore all’interno delle zone bianche e gialle e rimettendo al raggiungimento di risultati di copertura ottimale della campagna vaccinale l’operatività crescente del wedding nel rispetto delle regole.
  2. Spingere per accelerare la stesura di una o più linee guida della Conferenza delle Regioni in tema di eventi, creandone una ad hoc per eventi di wedding da coordinare con quelle già esistenti per la ristorazione e la ricettività.
  3. Stabilire il sistema di ristoro che basandosi sulla perdita di fatturato annuale possa superare il problema dell’iniquità dei precedenti provvedimenti, basati sulle differenza mensile e sui codici ATECO. Per i professionisti, che devono avere pari dignità, devono essere stabiliti analoghi strumenti di ristoro o di sostegno al reddito.
  4. Prevedere l’allungamento delle moratorie sui versamenti fiscali e retributivi di imprese e professionisti e l’estensione della moratoria sui mutui in scadenza a giugno 2021.
  5. Estendere alle imprese che locano gli immobili per gli eventi e le manifestazioni (come già fatto per le imprese ricettive) l’esenzione di IMU e TARI per l’anno 2020/2021, oppure riconoscere loro un credito di imposta per il recupero di costi sostenuti durante i periodi di fermo dell’attività.
  6. Introdurre un bonus wedding o una detrazione di imposta per almeno un biennio, come già fatto per altri bonus, per le persone che organizzano una cerimonia al fine di accelerare il percorso di recupero degli eventi con impatto positivo sulla dimensione sociale. Peraltro il bonus sarebbe ampiamente ripagato dalle imposte dirette e indirette incassate per la realizzazione e l’anticipazione delle cerimonie.
  7. Introdurre un credito di imposta per la partecipazione alle spese di promozione, pubblicità e partecipazione alle fiere delle imprese e dei professionisti del settore per incentivare la spinta del settore. Il credito di imposta sarebbe recuperato dall’erario in forma anticipata dalle imposte dirette indirette generate dagli investimenti.
  8. Sostenere attraverso un fondo ad hoc l’incontro tra domanda e offerta di servizi professionali tra imprese e tra imprese e professionisti e la partecipazione a eventi e fiere. Entrambe le misure potrebbero generare un rilancio del settore insieme alla crescita professionale di tutti gli attori coinvolti.
  9. Incentivare percorsi di collaborazione e di rete tra impresa e professionisti per lo sviluppo di eventi e manifestazioni. Le reti potrebbero favorire uno sviluppo sinergico del settore wedding, turismo e cultura.
  10. Completare il percorso della legge 4 del 2013 per la regolamentazione dell’attività delle professioni non ordinistiche con incentivazione della certificazione delle competenze dei professionisti del settore. La certificazione potrebbe costituire un volano per la crescita professionale e di garanzia per il cliente



Le libere professioni tra sfide future e nuove prospettive di mercato

Il 16 marzo convegno di Confcommercio Professioni per far luce sul rapporto Cnel, sulle trasformazioni del lavoro autonomo e sulla costruzione di un welfare ad hoc

Martedì 16 marzo, alle ore 16, Confcommercio Professioni organizza un seminario in diretta streaming sul sito di Confcommercio dal titolo “Lavoro autonomo professionale: quali sfide future? Un dialogo sul XXII Rapporto CNEL ‘Mercato del lavoro e contrattazione collettiva – 2020’”.

Il convegno farà luce sul rapporto del Cnel affrontando anche il tema delle trasformazioni del lavoro autonomo professionale, segnalando la necessità di allargare gli interventi alle protezioni nel mercato del lavoro e alla costruzione di un sistema di politiche attive e welfare specifico per i professionisti, a maggior ragione a fronte degli effetti subiti dalla crisi economico-sanitaria in corso. La presentazione sarà, quindi, l’occasione per un importante momento di confronto sulle proposte da mettere in campo per tutelare e sostenere le professioni in un mercato del lavoro che cambia.

Dopo i saluti iniziali di Donatella Prampolini, vicepresidente Confcommercio con delega al Lavoro e al Welfare, seguiranno gli interventi di Anna Rita Fioroni, presidente Confcommercio Professioni e Paolo Feltrin, già professore di Scienza dell’amministrazione presso l’Università di Trieste. A concludere i lavori Tiziano Treu, presidente Cnel.

La partecipazione è gratuita collegandosi all’indirizzo www.confcommercio.it/live




9 marzo, un anno dopo. Siamo tornati al punto di partenza o vediamo la luce?

È passato un anno dal lockdown del 9 marzo 2020. Sembra ieri, eppure è trascorso tanto tempo e siamo ancora qui. Abbiamo sofferto molto e questo non è bastato perché ci sentiamo nella stessa situazione di dodici mesi fa.

La paura della malattia resta forte, come l’incertezza di quello che sarà del futuro della nostra società. Cosa sarà del nostro lavoro, della nostra impresa e dei nostri figli? Domande forti e ingombranti, che ci accompagnano da un anno a questa parte. Ciò nonostante, i sentimenti sono distinti. Un anno fa non sapevamo cosa avremmo affrontato, ma pensavamo che si sarebbe risolto in fretta. Ora, invece, siamo consapevoli di quanto è lungo e pesante questo percorso. Ma vediamo la fine.

Non so cosa sia peggio: essere forte all’inizio di un tunnel senza vederne la fine oppure sentirsi stremato, forse in fondo, e vederne la luce? Speriamo sia l’ultimo miglio e quindi realmente l’uscita, perché oltre non riusciremo a procedere.

Un commerciante come tanti altri

 




Bergamo, negli ultimi 5 anni imprese femminili in crescita

Aumento significativo soprattutto nei servizi e nelle imprese individuali. Un dato positivo se confrontato con l’evoluzione negativa che si riscontra sul totale

In valori assoluti le imprese femminili attive nella provincia di Bergamo sono passate dalle 16.892 del 2016 alle 16.931 del 2020. L’andamento nell’arco temporale considerato risulta in lieve crescita nei primi quattro anni e in leggero calo nel 2020. Le imprese attive totali, invece, osservano un fenomeno opposto nello stesso periodo, sperimentando un andamento decrescente. Di conseguenza, l’incidenza percentuale delle imprese femminili sul totale delle attive in provincia è passata dal 19,8% nel 2016 al 20,2% nel 2020.
Il tasso annuo composto delle imprese femminili attive tra il 2016 e il 2020 registra lo 0,05%, lievemente inferiore rispetto alla media regionale (0,32%) e italiana (0,10%). Lo stesso tasso riferito al totale delle imprese attive nella provincia di Bergamo risulta negativo (-0,3%), anche in questo caso al di sotto della media regionale (-0,1%) e nazionale (0,01%).

A livello giuridico, tra le imprese femminili la prevalenza delle imprese individuali. Nell’arco di questi cinque anni, tuttavia, le imprese femminili individuali sono diminuite (‑0,4 punti) passando dal 61,5% del totale delle attive femminili al 61,1%. Di contro le società di capitali sono cresciute (+1,7 punti) passando dal 22,4% del totale delle imprese femminili attive al 24,1%. Entrambe le tendenze rispecchiano le evoluzioni osservabili sul totale delle imprese.
Disaggregando i dati per settore economico, nel periodo considerato le imprese femminili attive sono cresciute nei servizi (+6,7%). In decisa diminuzione sono invece la manifattura (-8,9%), il commercio (-7,3%), le costruzioni (-2,7%) e l’agricoltura (-1,7%).

Le imprese individuali

Sul totale delle imprese individuali attive in provincia nel 2020, il 76,8% dei titolari sono uomini mentre soltanto il 23,2% sono donne. Sempre sul totale delle imprese nell’ultimo trimestre 2020, le donne occupano il 26,4% delle cariche attive mentre il restante 73,6% risulta ricoperto da uomini. L’analisi della variazione tendenziale su base trimestrale negli ultimi cinque anni mostra che le cariche attive femminili sono sempre state in crescita salvo tra il 2016 e il 2017 e nel 2020. Le cariche attive maschili, invece, hanno registrato nel quinquennio tassi di variazione tendenziale negativa. Solo nel 2020 i valori, pur sempre negativi, sono stati più prossimi allo zero.

“Negli ultimi cinque anni le imprese femminili bergamasche sono aumentate di 39 unità commenta il presidente della Camera di Commercio d Bergmo, Carlo Mazzoleni -. Una crescita molto contenuta, ricordando che la nostra provincia è ancora caratterizzata da un tasso di attività femminile piuttosto basso, tuttavia il dato è positivo se confrontato con l’evoluzione di segno negativo che si riscontra sul totale delle imprese. La situazione di emergenza sanitaria, con particolare riferimento alla prolungata chiusura della didattica scolastica in presenza, acuisce le difficoltà di conciliazione lavoro famiglia, con ricadute negative sulle pari opportunità per il lavoro femminile”.




Dl Sostegni, dubbi sulla bozza. Meno tetti sui fatturati e platea di destinatari più ampia

Confcommercio auspica misure di ristoro adeguate alle esigenze di diversi settori, professioni comprese, mentre per la Fipe serve un calcolo delle perdite su base annua

“La priorità del decreto Sostegni deve essere quella di aiutare per prime le imprese che sono state costrette a chiudere per lungo tempo a causa delle misure di contenimento del Covid. Poi quelle che hanno potuto lavorare a ranghi ridotti e infine chi ha dovuto fare i conti con i cali dei fatturati. Se non si utilizza questo approccio progressivo, il rischio è quello di lasciar morire chi è in maggior difficoltà”. Così Fipe-Confcommercio, la Federazione italiana dei Pubblici esercizi, commenta le prime bozze in circolazione del dl Sostegni che dovrebbe arrivare in Consiglio dei ministri giovedì.
Confcommercio ribadisce l’esigenza di misure di ristoro adeguate e tempestive perché il provvedimento è articolato e sono ancora molte le tessere del puzzle da ordinare. A pochi giorni dal via libera resta infatti il nodo del limite dei cinque milioni di euro di fatturato per ricevere il contributo da parte delle aziende in difficoltà. Anche qui la richiesta di cambiare passo innalzando il tetto è trasversale. La Lega fa sapere di star lavorando per alzare l’asticella: il rischio è infatti che molte imprese rimangano tagliate fuori, soprattutto nel settore del turismo.

Quanto ai criteri, “resta confermata la necessità di un meccanismo che superi il sistema dei codici Ateco, non introduca tetti rigidi di ricavi e faccia riferimento tanto alle perdite di fatturato annuo, valutandone con attenzione la misura percentuale da individuarsi come condizione di accesso, quanto ai costi fissi. Tutto ciò per rispondere in maniera equilibrata alle esigenze dei diversi settori e delle diverse dimensioni d’impresa, nonché del mondo delle professioni”.

Per la Fipe serve un calcolo su base annua

“Con il giusto superamento del sistema dei codici Ateco, – sottolinea la Fipe – la coperta è diventata corta e sono necessari correttivi puntuali, senza l’introduzione di limiti rigidi sui ricavi. Il calcolo sulle perdite va spalmato su un intero anno, altrimenti si creano iniquità e disparità che rischiano di aggiungere danno ai danni, in particolare alle attività caratterizzate da una forte componente di stagionalità del lavoro”.
“L’altro problema è quello dei tempi – conclude Fipe –. Mentre i nostri imprenditori continuano ad indebitarsi, i ristori attesi con i 32 miliardi di scostamento decisi a gennaio sono ancora in un cassetto. Aspettare ancora potrebbe significare la morte di altre migliaia di imprese”.

Più difficile trovare una sintesi sul capitolo fiscale: l’intenzione di abbonare le cartelle affidate fra il 2000 e il 2015 non convince gran parte del Pd e LeU. Tutti concordano sulla necessità di liberare il cosiddetto “magazzino” dai crediti considerati inesigibili e che impiegano inutilmente risorse dell’Agenzie della riscossione. Da una parte, sul tavolo della discussione ci sono le soglie da applicare: l’ipotesi più probabile è di fissare a 5mila euro il tetto e che costerebbe secondo i calcoli del Tesoro circa 2 miliardi.
Appare certo invece il rinnovato “congelamento” dei versamenti fiscali e delle rate della rottamazione fino a fine aprile, con contestuale ripresa delle notifiche delle nuove cartelle. Dieci degli oltre 30 miliardi del nuovo pacchetto andranno poi a sostenere più direttamente il mondo del lavoro.

Il blocco dei licenziamenti sarà prorogato a fine giugno mentre la cig Covid dovrebbe essere prolungata per tutto l’anno. Allo studio anche il finanziamento con 500 milioni del fondo occupazione e una risposta alle crisi aziendali, tema quest’ultimo su cui è in agenda un incontro tra i Ministeri dello Sviluppo economico e dell’Economia. Sempre legata alle ricadute dell’emergenza covid, in arrivo il rinnovo dei congedi parentali per chi ha figli in Dad (200 milioni), la possibilità di scegliere lo smart working sempre laddove vi siano necessità di cura, e i voucher baby sitter. Misure che puntano a garantire una maggiore equità nella suddivisione dei compiti familiari e quindi a sostenere la parità di genere.

Federalberghi chiede di cambiare il provvedimento

“La scorsa settimana, l’Istat ha certificato che nel 2020 il fatturato dei servizi ricettivi ha subito un crollo del 54,9%. Ci saremmo aspettati che il decreto sostegni tenesse conto di questa tragedia, che mette a rischio la sopravvivenza di più di 30mila imprese e 350mila lavoratori, ma purtroppo non troviamo conferma nelle bozze che stanno circolando e che ci auguriamo vengano al più presto corrette”. Così Federalberghi, secondo la quale “per realizzare l’intento perequativo che più volte era stato annunciato nei mesi scorsi” è necessario che “il calcolo dei ristori venga effettuato considerando il danno subito nell’intero periodo pandemico (marzo 2020 – febbraio 2021)”.

“Inoltre – conclude la Federazione degli albergatori – chiediamo che venga eliminato il tetto di 5 milioni di euro, che taglia fuori molte imprese alberghiere di dimensioni medie e grandi, e che il limite di 150.000 euro venga applicato per ogni singola struttura ricettiva (e non per impresa”.

Federmoda: “Il retail della moda al collasso”

Nonostante i saldi, l’andamento delle vendite di quest’inizio d’anno ha registrato un calo del 41,1% a gennaio e del 23,3% a febbraio, senza lasciare spazi a segnali di recupero rispetto alle enormi perdite del 2020. “Ancora non si comprende il motivo per cui un negozio di abbigliamento o calzature o pelletteria – afferma Renato Borghi, Presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio – debba essere ricompreso tra quelle poche attività commerciali costrette alla chiusura per decreto in fascia rossa, nonostante gli investimenti fatti in sicurezza e per il rispetto dei protocolli”.

“Al nostro settore – prosegue Borghi – serve un sostegno immediato, reale, congruo e proporzionato alle effettive perdite, soprattutto slegato dalla soglia minima del 33% del fatturato perché i prodotti di moda seguono, come noto, le tendenze delle stagioni stilistiche e quindi sono soggetti a rapidissima svalutazione. Abbiamo avuto a disposizione solo mezze stagioni per la vendita e fatto subito notevole ricorso a forti promozioni e a saldi, con l’unico obiettivo di contenere le perdite di fatturato. Una soluzione che ha certamente aiutato i negozi ad avere liquidità per pagare personale, fornitori, affitti, tasse e spese vive, ma ha contestualmente generato una drastica riduzione dei margini, mettendo così a rischio il modello di business e la stessa sopravvivenza dei fashion store. Per questa peculiarità, la soglia di perdita di fatturato coerente per il dettaglio moda risulta, pertanto, del 20%”.
“Resta indispensabile – conclude Borghi – un contributo sulle eccedenze di magazzino, sotto forma di credito d’imposta del 30% delle rimanenze come pure è indifferibile anche un intervento sull’abbattimento del costo dei canoni di locazione”.

Il commercio alle prese con la lotteria degli scontrini

In attesa di ricevere i nuovi sostegni, i commercianti si stanno intanto adeguando alla novità della lotteria degli scontrini: circa in 300mila, sul milione e mezzo che ha installato il registratore telematico, hanno inviato i dati per partecipare alla prima estrazione mensile, cui concorrono quasi  17 milioni di transazioni valide e circa 4 milioni di cittadini che hanno attivato il codice. E numeri sempre in crescita registra anche il Cashback su cui Pago Pa, ha spiegato il sottosegretario al Mef Cecilia Guerra, sta portando avanti un monitoraggio per arrivare alla correzione delle anomalie (come i micro-pagamenti a raffica segnalati ai distributori di carburanti per ‘scalare’ le classifiche e accaparrarsi i 1.500 euro di supercashback). Ma sarà possibile anche “valutare eventuali modifiche al programma stesso”. Nessuno però, ha assicurato il viceministro Laura Castelli dice “di farlo saltare”.




Cashback addio entro fine anno? Ma che brutta idea. Forse è il caso di fermare la lotteria degli scontrini

Le anticipazioni di stampa riferiscono che il nuovo Governo intende chiudere il cashback entro fine anno. Ragioni di costo.

Le anticipazioni di stampa riferiscono che il nuovo Governo intende chiudere il cashback anticipatamente a fine anno. Ragioni di costo. Invece di tagliare il super cashback (1.500 euro per i primi 100.000 fortunati) che costa tanto e che sta facendo crescere i furbetti della strisciata al distributore di benzina il Governo preferisce affossare definitivamente questo strumento.

Peccato che il cashback piace alla gente ed è l’unica reale opportunità per comprare in negozio e quindi favorire il commercio tradizionale rispetto a quello online. Gli acquisti sotto casa producono introiti di Iva e Irpef allo Stato che il commercio elettronico, soprattutto quello dei portali stranieri, qualche dubbio sul contributo all’erario ce lo fanno nutrire.

fa impazzire i commercianti per l’incasso dell’euro di un caffè.

 

 




Camera di Commercio, in arrivo fondi per sostenere le imprese

Voucher del valore di 1.900.000 euro per interventi di consulenza e formazione per lo sviluppo di impresa e l’internazionalizzazione

Sostenere il mondi imprenditoriale per tornare ad essere competitivi sul mercato: la Camera di commercio di Bergamo offre alle imprese del territorio la possibilità di fruire di 1.900.000 euro di finanziamenti sotto forma di voucher per la ripresa economica dopo la crisi da Covid-19. Le iniziative per lo sviluppo di impresa e l’internazionalizzazione sono riservate a micro, piccole e medie imprese, quella sulla formazione è aperta a tutte.
L’accesso ai concorsi, coordinati da Bergamo Sviluppo e gestiti dai soggetti attuatori accreditati, è regolato dalle norme dei relativi bandi. Resterà aperto fino ad esaurimento dei fondi in dotazione o comunque fino al 31 dicembre 2021.

Sviluppo d’impresa

Il fondo di 628.000 euro finanzia l’assistenza e la consulenza non collegate alla produzione primaria di prodotti agricoli. Per interventi di assistenza e consulenza relativi alla produzione primaria dei prodotti agricoli, invece, è previsto un fondo a parte di 165.000 euro.

La pandemia da Covid-19 ha provocato uno sconvolgimento economico tutt’ora in corso. In questa situazione la consulenza d’impresa riveste carattere strategico e può rappresentare la via d’uscita dalla crisi, o almeno una strada per raggiungere nuovamente l’equilibrio e la redditività. Per rispondere alla situazione in essere la Camera di commercio ha destinato dei fondi alla realizzazione di interventi di assistenza e consulenza, con l’obiettivo di sostenere i processi di sviluppo, consolidamento e accrescimento competitivo delle imprese. Tra gli interventi ammessi ricordiamo ad esempio quelli finalizzati al rafforzamento della cultura digitale, all’accesso al credito e ai finanziamenti, nonché quelli legati alla tematica della sicurezza igienico-sanitaria.

Internazionalizzazione

Un fondo di 481.000 euro finanzia l’assistenza e la consulenza ai progetti di internazionalizzazione non collegati alla produzione primaria di prodotti agricoli.

Nell’auspicio di vedere superata la crisi economica conseguente al Covid 19, diventano più strategici che mai gli interventi consulenziali per sostenere i progetti di internazionalizzazione, che rappresentano un concreto aiuto per le imprese che cercano di riposizionarsi o di affrontare i mercati esteri. Consapevole di queste esigenze, la Camera di commercio ha destinato un fondo alla realizzazione di interventi di assistenza e consulenza per supportare le imprese nell’implementazione dei processi di revisione dell’organizzazione ed orientarla all’internazionalizzazione.

Formazione (anche per grandi imprese)

Il fondo di 603.000 euro finanzia la formazione non connessa al settore della produzione primaria dei prodotti agricoli, per imprese di tutti i settori. Se gli interventi di formazione sono relativi alla produzione primaria dei prodotti agricoli, si accede al fondo separato di 23.000 euro.

Alla luce della situazione economica venutasi a creare, gli interventi formativi e consulenziali sono ora ancora più strategici perché possono rappresentare un supporto importante per la ripresa delle imprese, favorendo il raggiungimento di un nuovo equilibrio e di una rinnovata stabilità. Con questa finalità la Camera di commercio ha destinato il fondo alla realizzazione di interventi di formazione, contribuendo ad aumentare la competitività delle imprese attraverso il rafforzamento professionale e occupazionale dei lavoratori operanti al loro interno, ne sono un esempio gli interventi formativi finalizzati al rafforzamento della cultura digitale, soprattutto attraverso metodologie innovative di apprendimento a distanza, nonché quelli legati ai temi sulla sicurezza igienico-sanitaria (sono esclusi i corsi obbligatori).

 




Vendita illegale di fiori: più controlli in vista della Festa della Donna

 Si avvicina la ricorrenza dell’8 marzo e come ogni anno il Gruppo Fioristi di Ascom invita a contrastare il commercio abusivo

Si avvicina la ricorrenza dell’8 marzo, Festa della Donna, e come ogni anno Ascom Confcommercio Bergamo invita a mantenere alta la guardia per contrastare il fenomeno dell’abusivismo e della vendita illegale di fiori.

“Anche quest’anno – sottolinea Adriano Vacchelli, presidente del Gruppo Fioristi di Ascom Confcommercio Bergamo, nella lettera inviata ai sindaci dei Comuni bergamaschi – si sono visti venditori abusivi nelle principali piazze e strade di paesi e città che hanno potuto vendere indisturbati la loro merce, a dispetto di ogni legge fiscale e amministrativa e, soprattutto, in mancata ottemperanza di tutti i provvedimenti anti-assembramento per il contrasto della diffusione del Covid 19. Tale situazione produce un danno enorme agli operatori in regola, i quali devono giustamente operare nel rispetto di tutte le norme, comprese quelle sanitarie”.

Un appello condiviso a livello nazionale anche da Federfiori-Confcommercio – che ha richiamato l’attenzione dei prefetti e dei sindaci di tutta Italia nei confronti dell’abusivismo – e che quest’anno assume un valore ancora più importante: quella dei fioristi è una categoria messa in ginocchio dalla pandemia e che non ha ricevuto ristori da parte dello Stato perché i negozi sono sempre rimasti aperti anche se, nei fatti, privi di clientela.
“Abbiamo visto diminuire di almeno il 70% il fatturato per mancanza di eventi – prosegue Vacchelli -. In queste giornate particolari, dove il fiore è anche il simbolo della festa, ci auguriamo di poter recuperare una parte del lavoro perso. Chiediamo pertanto ai sindaci di predisporre per tutta la giornata della Festa della Donna un servizio di controllo da parte delle Forze dell’Ordine”.