Fioristi, aperti ma senza clienti con cali del volume d’affari fino al 70%

I negozi di fiori e articoli floreali sono tra le attività aperte al pubblico, ma con le restrizioni a spostamenti e cerimonie, oltre alla chiusura di ristoranti e bar, il volume d’affari è in calo fino al 70% e la categoria è stata esclusa dal Decreto Legge Ristori-Bis. “Già dal mese di ottobre, con la prima stretta al numero di invitati a feste e cerimonie, abbiamo subito un grave colpo economico- commenta Adriano Vacchelli, presidente del Gruppo Fioristi Ascom Confcommercio Bergamo-. I fioristi sono completamente esclusi dai ristori, nonostante gran parte del nostro fatturato sia legato ad allestimenti di matrimoni, feste ed eventi. Ora, con tutte le limitazioni dei nuovi Dpcm, i negozi sono aperti ma senza clienti. E per cercare di mantenere un buon assortimento per i pochi che ci fanno visita, siamo costretti a gettare quantitativi ingenti di fiori recisi, estremamente deperibili. E paghiamo tasse e personale come se fossimo completamente operativi”. 

La Federazione Nazionale Federfiori ha invitato il Governo a garantire misure di sostegno per una categoria che, seppur esclusa dalla chiusura, è in grande difficoltà. “Confidiamo in sgravi e sostegni- continua Vacchelli-. Gli omaggi floreali e le cerimonie, oltre alla fornitura a locali e ristoranti, sono da sempre il fulcro del nostro lavoro”. 




Benzinai, crollo di fatturato dal 50 al 70%. Mora: “Servono sgravi o aiuti”

I benzinai sono aperti e continuano a garantire con il loro servizio essenziale la mobilità, ma fanno i conti con un crollo del fatturato dal 50 al 70 per cento. Per questo la categoria, attraverso la Federazione nazionale Figisc Confcommercio, confida in sgravi o contributi, o di rientrare nel Decreto Ristori- ter di prossima emanazione. “Con il primo lockdown abbiamo rifornito mezzi di soccorso, forze di polizia, medici e personale sanitario, dando in qualche modo il nostro contributo con assistenza stradale e rifornimento assistito di gpl e metano- commenta Renato Mora, presidente del Gruppo Benzinai e distributori carburante Ascom Confcommercio Bergamo e consigliere nazionale Figisc- . Le nuove restrizioni nelle aree rosse, stanno producendo effetti simili al primo lockdown, con un crollo di fatturato del 50% sulla viabilità ordinaria e di circa il 70% su quella autostradale”. La categoria, che lavora su margini estremamente risicati, al netto di imposte, accise e royalties, è in grande difficoltà: “Ad aprile abbiamo beneficiato di un contributo in base al reale calo di fatturato, ora confidiamo in un aiuto, dai contributi figurativi, già previsti per fare fronte alla prima fase emergenziale, a scostamenti nel pagamento delle tasse o ristori- continua Mora-. Il prossimo mese, in quest’anno terribile, molti di noi faticheranno a pagare tredicesime e tasse. Sta diventando sempre più difficile mantenere i propri impegni e il malcontento è davvero generale”. 




Lavoro, costruiamo la ripresa su solide competenze

Nel marasma del bombardamento mediatico negativo che giunge sui giovani, già provati dal nuovo lockdown, ogni tanto qualche notizia positiva è da sottolineare.  Che ci sarà posto eccome, a pandemia terminata, per coloro che avranno intrapreso e affrontato con serietà e dedizione il loro percorso di studio. E’ questo il messaggio che emerge dalla giornata del Commercio, Turismo e Servizi del programma delle giornate di orientamento professionale organizzata dal Rotary Club di Bergamo in collaborazione con Ascom Confcommercio.Un confronto avvenuto rigorosamente in digitale ma non per questo meno partecipato con il collegamento di quasi 500 ragazzi delle classi IV degli istituti superiori bergamaschi e con un podcast finale a tre voci, con la testimonianza dell’imprenditore Giovanni Collinetti e del consigliere del club, l’avvocato Francesco Fontana, che con me hanno risposto a raffica alle centinaia di domande che sono giunte via chat. 

I giovani hanno apprezzato il messaggio positivo che esiste senza dubbio per loro un futuro lavorativo e che dipenderà, come del resto è sempre avvenuto, soprattutto da loro.  

I dati forniti sulle prospettive della ripresa del mercato del lavoro sono stati incoraggianti e capaci di ribaltare lo sguardo nefasto di breve termine che, nell’indagine continuativa di Unioncamere e Provincia di Bergamo del mese di ottobre, ha registrato 6.150 nuove assunzioni previste dalle imprese bergamasche a fronte delle 8.350 dello stesso periodo del 2019, con una caduta di oltre il 26%. Ad essere colpiti sono soprattutto il commercio e il turismo settori che, ancora in difficoltà per il precedente lockdown, si sono trovati da poco in un altro terribile stop.

Ed è proprio da questi settori più colpiti, quelli del terziario,  che sono giunti messaggi benaguranti per i ragazzi prossimi  al diploma. Sono i numeri a darci conforto. La previsione dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine, nel quadriennio 2020-2024, di Unioncamere evidenzia gli scenari che si stanno profilando a seguito della pandemia e partendo dalle previsioni sull’impatto del PIL nel 2020 e 2021 del Governo italiano, Banca d’Italia, ISTAT, FMI e Commissione europea tracciano uno scenario di base (ottimistico) e uno scenario avverso. In entrambi i quadri la ripresa della crescita dell’economia avverrà dal 2021 e da lì, al netto di quanto registrato in termini di fuoriusciti dalle imprese non appena scaduto il termine del divieto di licenziamento, partirà la risalita. Saranno soprattutto il settore pubblico con i pensionamenti accentuati con “quota 100” ad avviare una campagna di sostituzione di forze lavoro. 

Lo studio evidenzia un fabbisogno di nuove risorse lavorative che andrà dal 2020 al 2024 dai 2,0 milioni circa nello scenario avverso e di oltre 2,6 milioni di fabbisogno occupazionale sia per la domanda di rimpiazzo dei pensionandi sia per domanda di espansione, sia per il settore pubblico e privato sia per dipendenti che per i lavoratori  indipendenti. 

Venendo al fabbisogno di laureati, lo studio evidenzia un fabbisogno totale nei 5 anni che, distribuito su ciascun anno, presenta un equilibrio tra domanda delle imprese, 898.300 in 5 anni per 179.700, perfettamente in linea con il numero di laureati che presumibilmente entreranno nel mercato del lavoro, ossia 179.600 l’anno.

Il fabbisogno delle imprese registrerà picchi positivi e negativi ma sarà in linea con l’offerta di lavoro dei giovani. 

Meno per i diplomati per i quali si stima un fabbisogno medio annuo di 180.400 a fronte di 292.300 di offerta annuale. Disastrose sono invece le previsioni per la formazione professionale per cui la domanda sarà nettamente inferiore all’offerta. 

Il segnale per le famiglie e per gli studenti è chiarissimo. I giovani dovranno investire su un percorso di studio universitario. Per i bergamaschi poi la forza delle imprese del territorio costituisce una garanzia. Lo studio incrocia infatti domanda e offerta nazionale dove l’offerta è distribuita su tutto il territorio della penisola, mentre la Lombarda da sola, almeno per il settore privato, concentra la gran parte della domanda di nuovi posti di lavoro. 

Se la strada per chi vorrà studiare è segnata, il percorso dovrà essere coerente. Volendo infatti indagare sugli indirizzi di studio, l’analisi di Unioncamere evidenzia che al pareggio numerico si affiancherà lo scostamento qualitativo tra domanda e offerta. Avvertiremo un deficit della domanda di professioni mediche e paramediche, ingegneristiche, e giuridiche, per le quali potremmo non trovare manodopera qualificata, contro un surplus senza sbocco di studenti dei percorsi economico, linguistico e politico sociale. 

Il titolo di studio non sarà però sufficiente. Nell’entrata nel mondo del lavoro acquisteranno sempre più valore le soft- skill come la flessibilità di adattamento, capacità di lavorare in gruppo, risolvere problemi, lavorare in autonomia e  comunicare correttamente in lingua italiana. Dando per acquisite la conoscenza di una o più lingue straniere parlate in modo fluente. 

Le nuove competenze faranno la differenza. Saranno necessarie competenze ambientali o “green”, ossia le attitudini al risparmio energetico e alla sostenibilità ambientale (richieste secondo la ricerca ad oltre il 60 dei candidati, le competenze digitali di base come l’uso di internet e di strumenti di comunicazione visiva e multimediale (oltre il 56% dei neolavoratori). In particolare si affermeranno le e-skill mix ossia la somma alle competenze digitali di base o della capacità di utilizzare linguaggi e metodi matematici, oppure di saper gestire soluzioni innovative. Queste saranno richieste solo, si fa per dire, al 24% dei candidati, cioè a tutti coloro che occuperanno una fascia altamente qualificata della domanda di lavoro.

In definitiva ,dalla pandemia potremo uscire con un cambiamento epocale del lavoro al quale le nuove leve risponderanno con nuove competenze. In un contesto maggiormente mutevole che richiederà strategie nuove di continuità e cambiamento.

I settori del terziario saranno i primi a recepire il cambiamento come sempre avvenuto. Riprenderanno più lentamente per il grave colpo accusato dal Covid-19 ma con una capacità superiore alla media di generare nuove opportunità.  E queste competenze saranno utilissime per le imprese. 

 

    

        

     

  

    

 




Smart working nel terziario, crescita rispetto al pre Covid del +1005%

Con il ritorno delle restrizioni a contrasto della pandemia e gli incentivi al lavoro da remoto, torna d’attualità il tema dello smart working. L’Osservatorio Congiunturale sulle imprese del terziario della provincia di Bergamo condotto da Format Research per Ascom Confcommercio Bergamo, traccia il quadro del ricorso al lavoro agile nelle imprese del terziario bergamasco.  Tra le principali evidenze, emerge che quasi la metà delle imprese ha introdotto un’esperienza di smart working nel 2020. Il 43,1% ha adottato o adotterà lo smart working nel corso dell’anno.

La crescita è stata esponenziale a seguito del primo lockdown e degli incentivi al lavoro da remoto. Prima della pandemia erano solo il 3,9% le imprese ad adottare il lavoro agile, con un vero e proprio boom del 1.005%.

La crescita è continuata anche dopo la primavera, quando la percentuale era del 37%. 

In quest’ultimo mese c’è stato un ulteriore balzo del 16,5%. 

Delle imprese che hanno fatto ricorso allo smart working,  la metà, pari al 22,3% del totale,  non proseguirà al termine dell’emergenza sanitaria. Le imprese che invece hanno dichiarato che continueranno a impiegare questa tipologia di lavoro saranno il 20,9%.

Tra le imprese che concederanno lo smart working, solamente il 22,9% cioè un’impresa su quattro, lo concederà a tutti o almeno a gran parte dei dipendenti, mentre il 36,1% lo concederà in rotazione e il 41% lo riserverà a poche persone e solo per pochi giorni la settimana.

Quanto al giudizio sullo smart working  è molto positivo per il 25,3% delle imprese che lo adotta, in linea con il dato della primavera, mentre è abbastanza buono per il 42% degli utilizzatori (con una percentuale complessiva di soddisfazione del 67,3%),  con una crescita del 4% rispetto al dato primaverile (quando lo era per il 38%).

Lo smart working nel terziario risulta in generale adatto per il settore dei servizi e meno per il commercio e il turismo, salvo per le aziende di medie e grandi dimensioni.

“Lo smart working è stato apprezzato perché ha consentito alle imprese di non interrompere il lavoro a seguito delle chiusure e ha consentito ai lavoratori di gestire i figli durante la chiusura delle scuole- commenta il direttore Ascom Oscar Fusini-. Tuttavia, il lavoro agile continua a non essere compatibile per molti settori produttivi tra cui commercio e ristorazione. Infatti nonostante i ripetuti blocchi delle attività del terziario il 56,9% non vi ha fatto ricorso”. Non mancano anche effetti negativi sulla vitalità dei centri urbani: “Lo smart working svuota le città e impoverisce il commercio tradizionale e la ristorazione- continua Fusini- Con la fine della pandemia il sistema tornerà ad un equilibrio, più sostenibile per tutti. In particolare, potrà continuare ad essere concesso laddove sia funzionale e assicuri produttività del lavoro. Verosimilmente continuerà a essere  impiegato per tutti gli incarichi che non comportino contatti con la clientela e in cui il lavoro sia effettivamente misurabile”. 




Decreto Ristori-Bis, Zambonelli: “Escluse categorie come i negozi di calzature e tutta la filiera penalizzata da chiusure”

Giovanni Zambonelli

“Diamo atto al Governo che stia facendo uno sforzo senza precedenti, sia nella rapidità dell’emissione dei decreti, sia nell’indicare le modalità più rapide per ottenere i contributi a fondo perduto. Nonostante questo è necessario fare delle precisazioni e dei distinguo, ci sono delle criticità da risolvere” commenta così Giovanni Zambonelli, presidente di Ascom Confcommercio Bergamo, il Decreto Legge – Ristori Bis- pubblicato ieri in Gazzetta Ufficiale.
“Le risorse non sono sufficienti rispetto ai reali bisogni. Serve un ulteriore scostamento di bilancio per assicurare fondi adeguati alle attività, in quanto questo contributo non è in grado di garantire la sopravvivenza delle aziende”.
Inoltre, deve essere introdotto, secondo Ascom, il concetto di equità del ristoro: la differenza del volume d’affari non deve prendere come riferimento il mese di aprile, ma lo stesso mese in cui avviene la chiusura e nello specifico, il mese di novembre. “E’ sbagliato far riferimento al mese di aprile e non a quello di chiusura effettiva, ossia di novembre, perché in questo modo si danneggiano le imprese stagionali e gli stessi settori dell’abbigliamento e delle calzature per cui i mesi invernali sono tradizionalmente molto più importanti del mese di aprile” precisa Zambonelli. Infine, nel Decreto non rientra il codice Ateco dei negozi del commercio al dettaglio di calzature e accessori. “Pensiamo che questa sia una dimenticanza e la nostra Federazione si sta attivando per farlo rientrare tra i beneficiari” spiega il presidente Ascom. Escluse anche le imprese della filiera collegate agli esercizi chiusi, come tutto il comparto dell’ingrosso. “Per esempio, il settore del commercio all’ingrosso specializzato nel canale Ho.re.ca, con bar e ristoranti chiusi è in asfissia e per queste imprese non è previsto alcun sostegno” continua il presidente di Ascom “Crediamo che il sistema dei Codici Ateco non funzioni, perché è esclusivo e non inclusivo, visto che va a penalizzare molte categorie”.




Ascom, il punto sul terziario alle Giornate di Orientamento Professionale Rotary

“Lavorare nel Terziario: nuove competenze e nuove prospettive” è il tema su cui si concentra la giornata di orientamento professionale del Rotary di mercoledì 11 novembre, a partire dalle ore 11.
L’incontro consente di fare conoscere agli studenti dell’ultimo anno delle medie da vicino le nuove tendenze, le professioni emergenti e le opportunità di lavoro future nella provincia di Bergamo.
All’incontro partecipano tra i relatori Franco Gattinoni, presidente Commissione Azione Professionale Rotary e il direttore Ascom Oscar Fusini. Tra le testimonianze imprenditoriali, quella di un giovane imprenditore nei servizi.
Le giornate di orientamento professionale, organizzate nell’ambito dell’Azione professionale a favore dei giovani, hanno lo scopo di fornire agli studenti degli ultimi anni delle scuole medie utili informazioni sull’articolazione dei corsi universitari, sui problemi e sulle prospettive riguardanti ogni occupazione, in modo da aiutarli a compiere scelte il più possibile ragionate e ponderate. 




Seriate, fino al 2 dicembre accesso a contributi per attività chiuse durante lockdown

Il comune di Seriate ha stanziato 66mila euro a favore delle attività commerciali che hanno subito chiusure durante i lockdown. Possono accedere al contributo a fondo perduto del valore massimo di 2mila euro, tutte le imprese che documentino una riduzione pari ad almeno il 20 per cento dei ricavi conseguiti nello stesso periodo dell’anno precedente. Le domande devono essere inoltrate fino al 2 dicembre via pec (suap.seriate@pec.it) o tramite posta elettronica ordinaria(suap@comune.seriate .bg.it). Ascom è a disposizione per la presentazione delle domande: 0354120201, consulenza@ascombg.it




Bando guide e accompagnatori turistici dal 19 novembre

La Direzione generale Turismo del Ministero per i Beni culturali ha pubblicato il bando che assegna contributi per guide e accompagnatori turistici, al via il 19 novembre fino al 3 dicembre. Beneficiari delle risorse le guide turistiche e gli accompagnatori turistici titolari di partita Iva che possono beneficiare di un contributo fino a 5mila euro. L’assegnazione sarà disposta con decreto del Direttore generale Turismo entro 30 giorni dall’ultimo giorno utile di presentazione delle istanze tramite lo sportello telematico. L’area Finanza Agevolata Ascom-Fogalco è a disposizione per supportare gli imprenditori nella presentazione delle domande: finanza.agevolata@fogalco.it, 0354120262




Webinar Confcommercio Professioni il 12 novembre alle 10.30

Il 12 novembre (ore 10.30) Confcommercio Professioni fa il punto sul settore con il webinar “Professioni tra emergenza e rilancio” attraverso i dati della ricerca dell’Ufficio Studi Confcommercio sul lavoro autonomo e un confronto su come rilanciare le professioni nell’attuale fase. All’incontro partecipano tra i relatori Carlo Sangalli, presidente Confcommercio Imprese per l’Italia, Anna Rita Fioroni, presidente Confcommercio Professioni, Marco Leonardi, consigliere del Ministro dell’Economia e delle Finanze e Francesca Puglisi, sottosegretaria di Stato al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. La presentazione della ricerca è affidata a Mariano Bella, direttore Ufficio Studi Confcommercio. Si può seguire l’evento in diretta, collegandosi al sito Confcommercio Professioni o attraverso Facebook.




Rinnovo CCNL Terziario, nulla di fatto a fine mese nuovo incontro tra le parti

In una nota congiunta, Confcommercio e Filcams CGIL, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil informano che c’è stato un incontro per riprendere le riflessioni relative al rinnovo del CCNL Terziario Distribuzione e Servizi, scaduto lo scorso 31 dicembre 2019 ed “hanno condiviso – sottolineano -la consapevolezza comune che la risposta più virtuosa al periodo drammatico che stiamo vivendo, i cui temi di carattere sociale risultano oggettivamente predominanti, è quella di non restare fermi e di agire, rimettendo in moto le relazioni sindacali, peraltro mai interrotte in questo periodo, poiché lo testimoniamo i numerosi accordi sottoscritti relativamente alla gestione della pandemia, nelle direzioni sia di messa in sicurezza di lavoratori ed imprese e sia della bilateralità a supporto dei lavoratori e del settore”. “Il percorso negoziale che si vuole intraprendere, condizionato inevitabilmente dall’andamento dell’epidemia e dalle dinamiche/andamenti macro economici del settore – prosegue la nota – dovrà collocarsi nella cornice dei contenuti degli Accordi Interconfederali sulla “rappresentanza” del 2015 e sul “nuovo sistema di relazioni sindacali e modello contrattuale” del 2016, confermando la centralità del CCNL, anche come strumento e luogo di gestione, nel rispetto delle attribuzioni dei diversi livelli contrattuali, delle trasformazioni che stanno emergendo nella fase pandemica. Trasformazioni che si riflettono, tra gli altri aspetti, anche sulle innovazioni dell’organizzazione del lavoro e l’aggiornamento delle figure professionali del terziario. Senza dimenticare, ovviamente, il necessario adeguamento dei sistemi di welfare contrattuale”. “Le Parti – conclude la nota – entro la fine del mese di novembre si incontreranno nuovamente per avviare le trattative”