Gli ambulanti chiedono il rimborso o ricalcolo dell’occupazione suolo pubblico

Mauro Dolci

I venditori ambulanti e su aree pubbliche – Fiva Ascom Confcommercio Bergamo chiedono ai sindaci il rimborso del pagamento delle tasse di occupazione del suolo pubblico e di aree pubbliche (Cosap e Tosap) e il ricalcolo della tassazione, alla luce dell’ultima proroga dell’esenzione del Governo. È questa la principale richiesta avanzata dai rappresentanti di un settore, fortemente provato dalla pandemia, inoltrata ai sindaci dei comuni della provincia, attraverso una lettera a firma del presidente Mauro Dolci. Si precisa che il Governo, dopo un iniziale esonero dal 1° Marzo al 30 Aprile 2020 del pagamento del cosiddetto plateatico per gli operatori del commercio su aree pubbliche, preso atto della reale situazione del comparto con la Legge del 13 Ottobre 2020 di conversione del decreto legge 104/2020, ha prorogato l’esenzione dal 1° Marzo al 15 Ottobre 2020 (salvo ulteriori proroghe che, al momento, non sono tuttavia contemplate nell’ultimo DPCM). All’articolo 109 del testo legislativo viene previsto un ristoro delle minori entrate provenienti dalla riscossione di Cosap o Tosap. “Chiediamo che vengano applicati i provvedimenti legislativi attuando interventi di rimborso qualora siano già stati riscossi i plateatici per l’anno in corso, o adeguando l’adempimento alle disposizioni legislative” sottolinea il presidente provinciale Mauro Dolci, che aggiunge: “I comuni avranno lo storno da parte del Governo, noi attendiamo il rimborso di quanto versato, in un momento di grande difficoltà per le imprese”. Non mancano esempi virtuosi: “ Il Comune di Bergamo ha annullato i pagamenti delle tasse di occupazione di suolo pubblico fino alla fine dell’anno, venendo incontro alle esigenze delle imprese- commenta con favore Dolci-. Il comune di Serina ha già annullato i pagamenti per i mercati per tutta estate”.




Flash mob dei pubblici esercizi mercoledì 28 ottobre

La situazione è gravissima per il settore dei pubblici esercizi e della ristorazione, tale da richiedere un’iniziativa forte.
Ascom in collaborazione con Fipe organizza la manifestazione di protesta #siamoaterra per mercoledì 28 ottobre alle 11.30 per ricordare il valore economico e sociale del settore e chiedere alla politica un aiuto per non morire.
L’iniziativa coinvolge oltre alla nostra provincia (epicentro iniziale della pandemia) altre  10 città italiane capoluoghi di regione: Firenze, Milano, Roma, Verona, Trento, Torino, Bologna, Napoli, Cagliari, Catanzaro.
Obiettivo: ricordare i valori economici e sociali della categoria, che occupa oltre un milione e duecentomila addetti e chiedere alla politica di intervenire in maniera decisa e concreta per salvaguardare un tessuto di 340mila imprese che prima del Covid19, nel nostro paese generava un fatturato di oltre 90 miliardi di euro ogni anno.
 
A Bergamo si svolgerà sul Sentierone, partirà dalle 11,30 e terminerà alle 12,30 e sarà riservata ad un numero massimo di 50 imprenditori, che vestiti di nero, staranno seduti per terra incrociando le gambe distanziati l’uno dall’altro di 1 metro. Per terra verranno posizionate delle tovaglie, ciascuna con piatto, posate, cristallerie messe a testa in giù. Il materiale verrà offerto dalle imprese di catering associate a ANBC– Fipe.
Non ci saranno slogan, urla, canti o bandiere, così come è nello stile di Ascom e di Fipe, ma si canterà insieme solo l’inno d’Italia.

L’iniziativa si svolgerà nel totale rispetto delle norme dettate dalle ordinanze regionali e dai DPCM.

 




Troppo tempo perso inutilmente e ora a pagare è solo il terziario

Premesso che al primo posto viene la salute e quindi tutte le azioni poste in essere per combattere la pandemia devono avere la precedenza, è doveroso, come presidente di una delle Associazioni di categoria più rappresentative del nostro territorio, stigmatizzare parte di quanto sta accadendo. 

C’è tanta amarezza e rabbia. 

Molti, tra imprenditori e cittadini, temono che questo sia l’inizio di un percorso già visto nel mese di marzo e psicologicamente quello che abbiamo vissuto sta incidendo su quello che stiamo vivendo. 

Se l’amarezza è umana e comprensibile, la rabbia in molti è legata all’idea che non sia stato fatto tutto quanto necessario per impedire questa drammatica fase. E tra i nostri imprenditori c’è la certezza che ora siano solo il commercio e il turismo a pagare il prezzo più alto. 

Sappiamo che una pandemia non è governabile, né dalle forze di Governo, né dal sistema sanitario, ma riteniamo che siano stati spesi mesi interi senza trovare soluzioni che avrebbero potuto attutire il problema odierno. 

Oggi abbiamo la percezione che le istituzioni facciano nuove leggi o emanino nuovi provvedimenti, sempre più restrittivi, solo perché non siano in grado di far rispettare le leggi esistenti. Inoltre scaricano sul cittadino e sugli imprenditori le loro inefficienze. E qui voglio citare esempi che sono eclatanti.

Il nodo trasporti. Per tutta l’estate non si è parlato d’altro che dei banchi di scuola con le rotelle, senza affrontare il vero problema: la mobilità alla ripresa delle attività produttive e scolastica di settembre. Ed ecco il risultato: mezzi di trasporto occupati come prima della pandemia. Era già noto in primavera che l’autunno avrebbe portato a un sovraccarico dei mezzi senza il distanziamento necessario a prevenire il contagio, ma non ci si è concentrati su quella che sarebbe stata la probabile soluzione: potenziare le linee negli orari di punta con i mezzi privati fermi perché non utilizzati per altri scopi. 

Il nodo scuola. Sulla scuola sono stati sprecati mesi, in cui si sarebbero dovuti elaborare nuovi modelli di formazione Sono stati forse fatti percorsi di formazione per gli insegnati per rendere efficace la formazione a distanza o ciascuno ha dovuto arrangiarsi? Inoltre sono stati compiuti grandi sforzi da parte delle singole scuole per scaglionare gli ingressi e le uscite, poi di colpo la Regione ha imposto la didattica a distanza, mortificando lo sforzo di molti. Perché, per scaglionare le entrate, non si sono imposti ingressi pomeridiani? Solo cosi avremmo avuto un reale minor affollamento sui mezzi di trasporto. E’ per caso il solito problema di gestione del personale dipendente pubblico? La nostra giornata è di solito di 12 ore lavorative e non di mezza giornata.

Il nodo sanità. Non compete a noi, e non ne abbiamo neppure le competenze, valutare l’operato di questi mesi, ma rileviamo con stupore che la maggior parte delle regioni sia in ritardo sui programmi di potenziamento dei posti letto e della terapia intensiva. 

Così, passo dopo passo, Dpcm dopo Dpcm e ordinanza dopo ordinanza, siamo arrivati alla chiusura dei centri commerciali al sabato e alla domenica, alla chiusura dei bar e dei ristoranti  alle 18, con un danno enorme per i nostri settori e la nostra economia. 

Io per primo asserisco che il cittadino debba fare la sua parte, così come gli imprenditori si debbano attivare a rispettare le ordinanze. Ma gli assembramenti sono legati solo ai nostri settori? 

Le restrizioni introdotte potrebbero produrre assembramenti in altri orari, probabilmente ancora più marcati perché possibili solo in un lasso di tempo ancora più ristretto. E saremo punto e a capo.

Gli assembramenti dipendono da un bisogno di socialità espresso dai nostri giovani. Potremmo chiudere tutti i bar, ma non risolveremo il bisogno di vedersi, di frequentarsi. E su questo non ci risulta siano stati fatti o siano in atto campagne di sensibilizzazione specifiche verso i più giovani. 

E così, di questo passo, il futuro lockdown è alle porte con buona pace del cittadino, dell’economia e della salute.

Siamo stanchi, a volte sfiduciati, ma non vogliamo arrenderci. Non possiamo, però, più permetterci decisori politici non in grado di svolgere il loro ruolo e capaci di scaricare sul cittadino la loro inefficienza. Ne va del futuro della nostra nazione e soprattutto delle nuove generazioni.




Alzano Lombardo, bando per attività commerciali

Il Comune di Alzano Lombardo ha stanziato 110mila euro di contributi a fondo perduto per favorire la ripresa delle attività economiche del territorio. Gli esercizi di vicinato, ristorazione e servizi, che non sono rientrate nelle attività autorizzate all’apertura durante l’emergenza Covid, possono beneficiare dell’agevolazione Tari fino a 1000 euro. Le attività, autorizzate all’apertura anche durante il periodo lockdown che attestino un calo del fatturato del 20%, possono comunque accedere al contributo forfettario di 500 euro. Il contributo potrà essere richiesto entro il 31 ottobre 2020 (protocollo@pec.comune.alzano.bg.it). Ascom è a disposizione per la presentazione delle domande. Info: consulenza@ascombg.it 035.4120123.

 




Sicurezza, corso carrelli elevatori il 28,29 ottobre, aggiornamento il 12 novembre

Sono in calendario i corsi obbligatori di prima formazione e aggiornamento per addetti ai carrelli elevatori semoventi (mulettisti). Per chi deve frequentare il corso per la prima volta è prevista una formazione di 12 ore, in programma il 28 ottobre dalle 14 alle 18 e il 29 ottobre dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 18. Chi deve invece solo aggiornare le competenze ha a disposizione il percorso formativo dedicato, della durata di 4 ore con cadenza quinquennale, in programma il 12 novembre dalle ore 14 alle ore 18. Per informazioni www.ascomqsa.it tel. 0354120325.

 




Dal 24 ottobre nuove regole per uso termini cuoio, pelle e pelliccia

Da sabato 24 ottobre entrano in vigore le prescrizioni contenute nel decreto legislativo n.68 del 9 giugno 2020 su “Nuove disposizioni in materia di utilizzo dei termini “cuoio”, “pelle” e “pelliccia” e la relativa disciplina sanzionatoria ( ai sensi dell’articolo 7 della legge 3 maggio 2019, n.37). In particolare, il provvedimento vieta l’immissione e la messa a disposizione sul mercato con i termini, anche in lingua diversa dall’italiano, «cuoio», «pelle», «cuoio pieno fiore», «cuoio rivestito», «pelle rivestita» «pelliccia» e «rigenerato di fibre di cuoio», sia come aggettivi sia come sostantivi, anche se inseriti con prefissi o suffissi in altre parole o in combinazione con esse, ovvero sotto i nomi generici di «cuoiame», «pellame», «pelletteria» o «pellicceria», di materiali o manufatti composti da materiali che non rispettino le corrispondenti definizioni previste dalla norma.

Tra le condotte che saranno punite sono ricomprese la mancanza di etichetta o contrassegno e l’utilizzo di etichetta o contrassegno non conforme ai requisiti richiesti, prevedendo sanzioni per chi effettivamente etichetta i prodotti (produttori/importatori) che vanno da un minimo di 1.500 euro ad un massimo di 20.000 euro.

Ai commercianti è lasciata la sola verifica della presenza dell’etichetta e della corrispondenza delle informazioni in essa contenute con quelle indicate in fattura.
In caso di violazione, il distributore sarà assoggettato ad una sanzione da 700 euro a 3.500 euro, salvo che non dimostri la rispondenza di dette indicazioni con quelle rilasciategli dal suo fornitore nel documento commerciale di accompagnamento.

Grazie all’azione di Federazione Moda Italia, è stata accolta la possibilità di smaltire le scorte.
Il decreto infatti prevede: “I materiali ed i manufatti di cui all’articolo 2, comma 1, immessi sul mercato prima dell’entrata in vigore del presente decreto ed etichettati conformemente alla legge 16 dicembre 1966, n. 1112, possono continuare ad essere messi a disposizione sul mercato, ai fini dell’esaurimento delle scorte, entro il termine di ventiquattro mesi dall’entrata in vigore del presente decreto”.
Sarà possibile la vendita di prodotti in magazzino fino all’esaurimento delle scorte entro e non oltre il 23 ottobre 2022.




Ente Mutuo, l’importanza dell’assistenza integrativa in emergenza Covid

Giuseppe dalla Costa

Il Tribunale dei diritti del malato nei giorni scorsi ha indicato a quasi 18 milioni il numero di prestazioni a livello nazionale prorogate da fine febbraio a oggi. Tra queste, visite mediche, screening, interventi chirurgici, prestazioni diagnostiche “messe in stand by” a causa dell’emergenza Coronavirus, ma che purtroppo, in molti casi, non hanno mai smesso di essere realmente urgenti. In attesa di un piano nazionale per il rientro delle liste d’attesa, annunciato già nell’estate scorsa ma non ancora approvato, i cittadini si arrangiano come possono, vale a dire imboccando la strada del privato, spesso affrontando costi molto elevati, oppure mettendosi in coda aspettando pazientemente che arrivi finalmente il loro turno. Se non è emergenza salute, poco ci manca. «Si tratta di una situazione critica, non fosse altro che perché in ballo c’è la salute delle persone», commenta Giuseppe dalla Costa, direttore di Ente Mutuo Regionale, la mutua degli iscritti a Confcommercio delle province lombarde. «Da considerare poi che nel tempo i danni della mancata prevenzione e del differimento delle prestazioni genereranno un ulteriore aggravio sul Sistema Sanitario Nazionale, già da mesi in forte affanno». Ragion per cui in questo momento storico, il poter contare su una forma di assistenza sanitaria integrativa che garantisca in primis prestazioni in tempi brevi e costi calmierati rappresenta un enorme fattore di fiducia, soprattutto per i nuclei familiari che si trovano a dover far fronte a diverse esigenze di salute. «Siamo ben radicati in Lombardia, ma in particolare sul territorio bergamasco abbiamo stretto accordi con alcune delle più qualificate strutture ospedaliere e ambulatori. Penso alla rete del Gruppo Habilita, alle Cliniche Gavazzeni, al Policlinico San Pietro, Policlinico San Marco e Casa di Cura San Francesco. Strutture che sono diventate per noi e i nostri Soci veri e propri partner e che garantiscono una proposta sanitaria di elevata qualità. L’accesso a questi servizi è poi molto semplice, da effettuarsi tramite il sito internet www.entemutuomilano.it o il supporto del nostro personale». Una copertura a vita intera che è garanzia di assistenza nel corso del tempo e che accompagna l’intera esistenza dell’individuo

Ente Mutuo, del resto, gode di un’esperienza di 65 anni di attività e poggia su una filosofia no profit basata sui valori di assistenza, solidarietà e coesione sociale. Principi di mutualità senza tempo, ma che si declinano ed evolvono sulla base del mutare del contesto e delle necessità espresse dai Soci. Ragion per cui, in un momento caratterizzato da grande incertezza a livello economico, Ente Mutuo ha pensato inserire nella propria gamma di servizi Smart Plus, una nuova forma di assistenza sanitaria rivolta non solo agli imprenditori Soci, ma anche ai loro dipendenti, proponendosi così come efficace strumento di Welfare Aziendale. Spiega il dottor dalla Costa: «Il benessere dei dipendenti è un tema sempre più centrale per gli imprenditori. Oltre a essere sensibili alla ricaduta sociale dell’attività delle proprie aziende, essi sono consapevoli che la salute dei collaboratori è un motivo di continuità e garanzia del business. Prevenzione e assistenza sanitaria di qualità sono le parole chiave per costruire un rapporto di valore con i propri collaboratori». Ecco dunque che la tessera Smart Plus dà accesso ad una serie di vantaggi a favore della salute dell’individuo: tra questi rientrano prestazioni ambulatoriali presso le strutture convenzionate a tariffe agevolate, visite mediche specialistiche, diagnostica strumentale, analisi di laboratorio, prestazioni odontoiatriche, terapia fisica, consulenza medica h24. Non solo: grazie alla nuova Forma ci si garantisce assistenza medica a domicilio, trasporto sanitario e assistenza di viaggio, ma anche accesso a network assistenza domiciliare utili per la ricerca babysitter, badanti qualificate… Il tutto a un prezzo promozionale di 80 euro, passibile anche di vantaggi contributivo e fiscali.

«Un piccolo investimento che consente di avere un elevato valore aggiunto –conclude dalla Costa – in particolare riguardo la prevenzione, in cui crediamo fortemente e che non può essere rinviata a data da destinarsi».

Per informazioni: commerciale.entemutuo@ascombg.it   

www.entemutuomilano.it

tel: 035 41 20 303




Turismo, l’impatto del Covid pesa enormemente sul settore

Si conferma l’impatto negativo dell’emergenza sanitaria sugli arrivi e le presenze del periodo giugno – agosto, che registrano rispettivamente un -60,3% e – 53,5% rispetto all’estate 2019.
Il Covid ha inciso profondamente sul peso del turismo italiano e di quello straniero, a vantaggio del primo: il peso del turismo domestico rispetto a quello straniero risulta nettamente maggiore rispetto al rapporto registrato nel 2019 gli arrivi dei turisti italiani passano dal 53,2% nel 2019 al 77% del 2020 e le presenze dal 57,1% al 79,4%. Anche osservando il trend di crescita sia degli arrivi che delle presenze, da maggio a agosto, il turismo domestico ha una crescita maggiore rispetto a quello internazionale.
Complessivamente nel periodo estivo gli arrivi degli italiani calano del 42,6% e quelli degli stranieri dell’80,5% rispetto all’anno scorso; per quanto riguarda le presenze il calo è -35,4% per gli italiani e -77,6% per gli stranieri.
La durata media del soggiorno è però aumentata sia per gli italiani che per gli stranieri: la tendenza è quella di soggiornare più a lungo nella stessa struttura rispetto allo scorso anno: per
gli italiani la media passa da 2,4 giorni di pernottamento a 2,7, mentre per gli stranieri si passa da 2,1 a 2,4 giorni.
Nonostante l’emergenza da Covid anche nell’estate 2020 si conferma il settore alberghiero quello preferito dai turisti (arrivi 60,8%), nonostante il peso del settore extra alberghiero (arrivi
39,2%) risulti in aumento. Rispetto all’anno precedente tuttavia la perdita è maggiore nel settore alberghiero ( arrivi -62,3% presenze -59,2%), rispetto a quello extralberghiero
(arrivi -56,9%, presenze – 45,8%).
L’analisi della distribuzione presenze evidenzia un sostanziale pareggio tra i due settori (49,7% dell’extralberghiero contro il 50,3% dell’alberghiero), grazie ad un importante
avanzamento della permanenza nelle strutture extra alberghiere rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Per quanto riguarda il turismo nazionale, nelle strutture extra alberghiere i segnali di ripresa del mercato sono evidenti, registrando un dato ad agosto molto simile a quello dello
scorso anno (solo 2,2% in meno rispetto all’estate 2019). Si allungano, da giugno ad agosto, i tempi di soggiorno.
In riferimento al turismo internazionale, gli andamenti dei flussi tra alberghiero ed extralberghiero sono sostanzialmente analoghi. Anche ad agosto, in entrambi i casi si rilevano
perdite oltre il 60% rispetto allo scorso anno.
I territori
Scomponendo il dato del -60,3% di arrivi e -53,5% di presenze si evidenziano notevoli differenziazioni sui territori: le Valli Seriana e Brembana e l’area del Sebino hanno raggiunto
i risultati migliori registrando ribassi più contenuti con una sostanziale tenuta.
Per quanto riguarda gli arrivi la Valle Brembana registra -30,9%, la Valle Seriana -33,7%, discrete anche le performance del Sebino (-38,1% il Basso Sebino e -43,5% l’Alto Sebino).
Per quanto riguarda le presenze, buoni risultati per la Valle Seriana (-35,5%), il Basso Sebino (-35,2%), l’Alto Sebino (-37%) e la Valle Brembana (-38,5%).
Osservando le presenze del turismo nazionale, nell’Alto Sebino si osserva addirittura una crescita dell’11,5%.
Drastica invece la riduzione del turismo in Bergamo città (arrivi – 79,5% e presenze -75,4%) e nella Grande Bergamo (arrivi -67,0%, presenze -64,5%).
In tutti i territori la diminuzione dei flussi turistici colpisce più il turismo internazionale e il settore alberghiero rispetto a quello extralberghiero.
“Registriamo qualche segnale di ripresa dell’estate, grazie soprattutto ai buoni risultati delle nostre valli, tuttavia alla luce dell’attuale quadro pandemico non possiamo
ignorare che la situazione rimanga critica e, per certi aspetti, preoccupante- commenta il consigliere provinciale con delega al Turismo Claudio Bolandrini -La consapevolezza dello
stato di sofferenza che il turismo bergamasco sta attraversando deve pertanto spronare fin da ora le istituzioni e gli operatori a trovare le risorse e le sinergie necessarie per un rilancio del settore,
anche attraverso lo studio e la riorganizzazione di nuovi modelli turistici sostenibili, primo passo per una vera ripartenza”.
“I dati presentati oggi confermano lo scenario che ci eravamo prefigurati, ma ci raccontano anche che la voglia di viaggiare è – se mai – più forte di prima. Lo testimonia la ripresa immediata che
abbiamo registrato post lockdown, anche se relativa ad un mercato diverso a quello a cui siamo abituati – afferma Christophe Sanchez, amministratore delegato di VisitBergamo – . E’ per questo
che, seppure in uno scenario internazionale che si sta nuovamente complicando, credo fermamente nella necessità di continuare a promuovere e comunicare il brand Bergamo e di associarlo ad
immagini di bellezza e di rinascita. Dobbiamo essere pronti per quando ripartirà nuovamente il turismo, soprattutto quello internazionale; per questo stiamo lavorando ad una nuova campagna (Fly To Bergamo) in collaborazione con Ascom, Confesercenti e Sacbo dedicata ad incentivare anche questo tipo di mercato”. 

Riportiamo qui il report_estate_2020




Fimaa, webinar su bonus ristrutturazioni martedì 27 ottobre, ore 14.30

Fimaa organizza un webinar martedì 27 ottobre alle ore 14.30 per scoprire in tutti i dettagli le opportunità offerte dal bonus ristrutturazioni. L’incontro, dal titolo “Superbonus 110%: requisiti, fattibilità e cessione del credito”, sarà moderato da Oscar Caironi, presidente Fimaa Bergamo e coordinatore Fimaa Lombardia. Tra i relatori, Alessandro Scarpellini,  membro della Commissione Imposte Dirette e Indirette dell’Ordine dei Commercialisti e Esperti Contabili di Bergamo, Alessandro Nani, ingegnere meccanico esperto in ambito energetico, Rosy De Cillis, architetto responsabile nazionale progetto Ecobonus residenziale Gabetti Lab, Antonio Gabbiadini, responsabile Area Mercato Ratail – BCC Bergamasca e Orobica,  Massimo Tufano,  Grandi Accordi – Iccrea ban. 

La partecipazione è gratuita previa registrazione entro le ore 9.00 del giorno dell’evento




Quel coprifuoco che spegne il commercio e la ristorazione più che il virus

Lo scontro aperto tra governo e sindaci, con la pubblicazione del nuovo DPCM, ribattezzato anche lo “scaricabarile” sui Sindaci, ha trovato ben presto una linea di convergenza e di rilancio: non si chiudono le piazze, non  si puniscono i trasgressori,  ma si manda a casa tutti alle 23. E a ciò si aggiunge la chiusura dei centri commerciali e delle medie superfici di vendita, per scongiurare assembramenti il sabato e la domenica.

Insomma, tra la richiesta drastica dei diversi comitati Scientifici, composti da luminari, di imporre un nuovo lockdown, è passata una linea comune e condivisa: le Regioni firmano   ordinanze restrittive sul terziario, i Sindaci dei comuni capoluoghi propongono e avvallano soluzioni che non richiedono grandi spiegamenti di polizia e all’orizzonte si intravede- di nuovo- un nuovo DPCM.

Alla fine, purtroppo a pagare è sempre il soggetto debole, in questo caso il commercio. Esistono forse evidenze che il Covid si trasmetta nei negozi e nei ristoranti e non sui mezzi pubblici, in classe o in mille altri luoghi e modi?

Mai come in questa fase esiste una forte discrasia tra quanto riferito dai media che pubblicano interviste e approfondimenti sui rischi sanitari gravissimi che corriamo e quello che la gente pensa e scrive nelle chat, sui  social, che evidenzia come larga parte dell’opinione pubblica valuti le scelte delle regioni spropositate e autolesionistiche rispetto alle necessità.

Dove sta quindi la questione? 

Comitati tecnici scientifici e politici dicono di voler “contemperare le esigenze produttive”, intendendo con questo termine la produzione industriale, l’esercizio dei mestieri e l’erogazione di servizi alle persone e alle imprese, ma in questo elenco non compare il terziario. Deduciamo quindi  che il commercio, la ristorazione l’intrattenimento siano da considerarsi  di “serie B”, ossia siano servizi voluttuari non indispensabili.

Peccato che rappresentino un quarto delle imprese e un terzo degli addetti occupati della nostra provincia.

Le domande che ci poniamo sono queste. Se la situazione è così grave perché allora imporre il fermo dalle 23 alle 5 quando il 95% delle persone in questa fascia oraria è già a casa (e tra queste, molte hanno probabilmente contratto il virus durante il giorno)?

Perché non procedere a misure di lockdown e di isolamento per gli over 60-65 anni, le persone più vulnerabili, come già avvenuto a marzo, con possibilità di uscita all’aria aperta ma a distanza e non in ambienti chiusi?

Perché fermare il commercio e la ristorazione in blocco e non punire solo chi non rispetta le regole?

Forse queste domande, estremamente semplici, sono troppo difficili per la classe politica che ci ritroviamo. Nel gioco dello “scaricabarile” è stata trovata la vittima di turno.  E’ come fermare l’intera edilizia per quelle poche imprese che non rispettano le regole di sicurezza e prevenzione.

Consapevoli di questo, lanciamo qui un appello: smettiamola di annunciare misure restrittive che costano gravissimi danni economici (agli imprenditori e ai loro dipendenti) e di chiedere contestualmente al Governo di stanziare risorse riparatrici. Perché l’esperienza recente ci ha insegnato che alle piccole imprese e ai lavoratori arrivano solo le briciole e a “Babbo morto”.