Immobiliaristi, piace il “Rent to buy”

Il decreto “Sblocca Italia” disciplina, all’articolo 23, nuove formule contrattuali finalizzate ad incentivare l’acquisto di immobili. Entra così nel nostro ordinamento il “Rent to buy”, una particolare tipologia di contratto finora non disciplinata, nonostante la sua crescente diffusione data la difficoltà di accedere a mutui e finanziamenti. Si rinviano in futuro gli effetti finali che ogni compravendita porta con sé, il potenziale acquirente dispone immediatamente dell’immobile e recupera parte di quanto versato come affitto al rogito, mentre chi vende mette subito a reddito l’immobile e fissa al riparo da oscillazioni di mercato il prezzo di vendita. Immobiliaristi e proprietari immobiliari  salutano con favore il “rent to buy”, ma non mancano di sollevare perplessità e criticità che il contratto così formulato porta con sé.

Caironi: «Formula interessante per gli immobili commerciali»
“Il rent to buy rappresenta senz’altro un modo diverso di approcciare la vendita, anche se distoglie e rinvia l’obiettivo nel tempo – sottolinea Oscar Caironi, vicepresidente Fimaa Bergamo -. Può comunque contribuire a vivacizzare il mercato e a garantire, a chi al momento non ha la possibilità di acquistare subito casa, di rinviare il pagamento nel tempo. I plus di questa nuova formula contrattuale sono rappresentati dalla possibilità per il venditore di fissare oggi il prezzo e di avere quindi un ruolo negoziale e non passivo nella compravendita, in un periodo come questo in cui le trattative si chiudono a cifre decisamente inferiori a quelle fissate in partenza. Dall’altra parte l’acquirente che opta per il rent to buy può dimostrare la sua solvibilità e godere quindi di maggior fiducia in futuro presso gli istituti di credito”. Mancano ancora diversi aspetti da definire e valutare: “Ad oggi il rent to buy prevede il versamento di una caparra del valore dal 6 al 10% alla sottoscrizione dell’atto dal notaio; dopo 36 mesi le parti decidono se confermare il preliminare d’acquisto di 3 anni prima o se rinunciare alla compravendita. Ecco, c’è molta incertezza sullo scenario che si può presentare dopo 36 mesi: con le condizioni attuali la cifra residua da versare è pari all’85% del valore dell’immobile, percentuale che difficilmente gli istituti di credito si prestano a finanziare. E’ chiaro che comunque questa formula rappresenta un “pre-esame di vendita”: i clienti con un buon rating procedono all’acquisto riuscendo magari a finanziare solo il 50-60% del valore. La questione si complica per giovani coppie o per chi non dispone di una liquidità maggiore, pari ad almeno un 20 per cento della quota residua da versare per diventare a tutti gli effetti proprietario di casa”. Le incognite, insomma, non mancano: “Il rent to buy ha molto successo nel mondo anglosassone, dove però il Governo fa da garante fino al 20% del mutuo per le giovani coppie. Il contratto senza dubbio è interessante anche per l’Italia, ma non mancano perplessità sull’applicazione delle percentuali iniziali, che lasciano un pagamento a saldo ancora troppo elevato”. L’idea va comunque promossa come ogni nuovo provvedimento teso a movimentare il mercato: “Ci aspettavamo ben altro dal Governo per uscire dall’impasse, ma senza dubbio il rent to buy rappresenta uno strumento in più per soddisfare il bisogno e la voglia di casa anche di chi  non ne ha le immediate possibilità. Il rent to buy appare interessante per il comparto commerciale”.

Baretti: «Così si può agevolare anche il cambio della casa»
“Il Rent to buy può senza dubbio aiutare il mercato immobiliare, anche se questa tipologia contrattuale non è applicabile in tutti i casi in cui i proprietari hanno urgenza di realizzare la vendita – commenta Carlo Baretti, consigliere Fimaa Bergamo -. La grande incognita è rappresentata dalle imposizioni fiscali e dal regime cui il contratto sarà soggetto.  Va in ogni caso ad agevolare l’acquisto  con un preliminare lungo tre anni, periodo che consente di accantonare parte della cifra da garantire a saldo. E’ vero che la cifra residua da pagare- se le percentuali di caparra iniziale si aggirano attorno al 6-9%- è elevata, ma è altrettanto vero che in quest’arco di tempo l’acquirente interessato può aver avuto modo di risparmiare una cifra maggiore”. E’ una delle altre formule adottate per raggiungere un accordo in un tempo relativamente lungo: “ In questi anni abbiamo applicato il comodato d’uso per tre anni, sottoposto alla realizzazione trascorsa questa fase di transizione. Il rent to buy ha il vantaggio di stabilire modalità di acconto e accrediti costanti in parte come affitto e in parte come deposito, oltre a fissare una data limite per la validità del preliminare. Le riserve da sciogliere sono quelle dell’imposizione fiscale". La nuova forma contrattuale può agevolare anche tutte le operazioni di cambio della casa: “Le compravendite sono un domino: la coppia dal bilocale cerca il trilocale, chi ha tre locali ne vuole quattro, chi ha il quadrilocale punta alla villa… In questi momenti in cui vendere significa  scendere al di sotto delle proprie aspettative di realizzazione,  il rent to buy può intrecciare vari interessi e chi acquista con questo contratto può applicarlo a sua volta nella vendita”.

Pizzigalli: «Un incentivo utile in tempi di crisi»
“La crisi sta facendo scoprire nuove formule di compravendita e rispolvera vecchie consuetudini che non si discostano molto dai tempi in cui si comprava casa a cambiali, dilazionando il pagamento per anni- spiega . Enzo Pizzigalli, consigliere Fimaa Bergamo-. Il periodo indicato dal “Rent to buy” è interessante perché garantisce di arrivare a versare nel giro di tre anni almeno il 20% del valore stabilito alla sottoscrizione dell’atto. Chi  è intenzionato ad acquistare casa accetta di buon grado qualsiasi forma di dilazione, anche magari solo per il box auto. Mancava solo la formalizzazione di un contratto che di fatto si è applicato – magari con formule diverse- anche in precedenza. L’approvazione del rent to buy nel nostro ordinamento va a colmare un vuoto legislativo e a recepire prassi sempre più affermate”. Il contratto va a dare respiro alle imprese edili che hanno  molto invenduto ed hanno obblighi con le banche cui far fronte: “In questi casi il solo fatto di rientrare del 20 per cento del valore immobiliare in tre anni garantisce una boccata d’ossigeno alle imprese in difficoltà. Il contratto è molto interessante anche per chi acquista la prima casa: non avendo il 20-25 per cento da anticipare subito, può guadagnarsi mese dopo mese la fiducia indispensabile per accedere a un finanziamento, con una rata di mutuo che non si discosta molto da quella di affitto e accantonamento. Fortunatamente la voglia di casa non manca, solo che molti potenziali acquirenti che pur sono solvibili si vedono sbattere la porta in faccia dalle banche”.

Mazzoleni (Appe): «Esistono altre formule contrattuali che non prevedono la locazione»
L’avvocato Francesca Mazzoleni, consigliere Appe- Associazione Provinciale della Proprietà Edilizia, saluta con favore l’introduzione dei contratti di godimento in funzione della successiva alienazione di immobili, ma non manca di sollevare dubbi su alcuni aspetti del rent to buy. “E’ lodevole il tentativo del Governo di dare forma giuridica ad una prassi, come quella dell’affitto a riscatto, che si stava sempre più affermando negli ultimi tempi. Come ogni altro contratto non resta che attendere la sua applicazione, ma allo stato attuale credo che questa nuova formula vada adottata con cautela. Il rent to buy, come il contratto atipico dell’affitto a riscatto , prevede la commistione di due contratti. L’affitto a riscatto affianca alla locazione l’opzione d’acquisto, mentre il rent to buy affianca all’affitto un preliminare da trascrivere con validità non oltre i dieci anni”. Due contratti non raddoppiano i problemi, ma nemmeno semplificano le cose: “ Le criticità e gli aspetti da chiarire non mancano nell’ipotesi di risoluzione del contratto, in caso di fallimento di una delle parti e, infine, molti sono gli interrogativi sull’imposizione fiscale”.  I problemi sono in capo sia al potenziale acquirente che  all’aspirante venditore:  “E’ poco chiaro se e come vengano restituiti caparra e accantonamenti se il contratto si risolve. In caso di inadempimento del conduttore si possono incontrare altre difficoltà”.  Esistono altri contratti da adottare:  “Se l’obiettivo è la vendita esistono formule contrattuali tipiche consacrate dal nostro ordinamento che sono svincolate dalla locazione e pertanto dal regime vincolistico che la contraddistingue. In quanto contratti tipici sono regolati dal Codice Civile le cui norme si applicano con ogni conseguenza. Si tratta in particolare della vendita con riserva di proprietà e la vendita con clausola risolutiva espressa per inadempimento del conduttore, contratti che rappresentano delle valide alternative al rent to buy già esistenti. Con questi due contratti al di là delle differenze giuridiche su cui non è opportuno soffermarsi, il compratore può entrare immediatamente in possesso del bene che gli viene consegnato pagando ratealmente senza che per questo vengano meno le garanzie a tutela della proprietà. A queste formule contrattuali si affianca la vendita con riserva di usufrutto a tempo, che consiste nella cessione della nuda proprietà ad un prezzo inferiore a quello di mercato (il prezzo può essere pari al 50-70% del valore dell’immobile), ma con possibilità di mantenere il godimento del bene per periodo fissato nella stipula.  “Il contratto è interessante per tutti coloro che intendano fare un investimento da una parte e per chi intenda  sgravarsi di tutte le spese straordinarie che un immobile comporta”.  I problemi più grandi li porta con sé il contratto più diffuso, il  preliminare di compravendita con contestuale presa di possesso da parte del compratore: “E’ ancora molto adottato e sembra essere la formula preferita soprattutto per chi si affida al “fai da te”. Accade troppo spesso che la proprietà resti in capo a chi vende e sia difficile riuscire a cederla”.




Orio, all’aeroporto decolla anche il commercio 

Il conto alla rovescia verso Expo 2015 è partito anche all'Aeroporto di Orio al Serio per quanto attiene al completamento delle opere infrastrutturali in fase di realizzazione. Si tratta di importanti interventi di adeguamento per usufruire di nuovi spazi all’interno dell’aerostazione, indispensabili per migliorare la gestione dei flussi di passeggeri.
Dopo l’apertura del nuovo accesso all’area arrivi, avvenuta il 4 agosto scorso, agli inizi di aprile 2015 sarà pronto il blocco ovest al primo piano del terminal partenze, che comprende l’area ristrutturata (fino a dicembre 2012 occupata dagli uffici Sacbo), associata a quella di nuova realizzazione, davanti alla quale entreranno in funzione due nuovi pontili di imbarco. Sacbo ha investito 160 milioni di euro nel quinquennio 2010-2015 per il potenziamento di infrastrutture e servizi. Un piano che riguarda anche la riqualificazione degli spazi interni dedicati al Food e Retail. L'area Food è stata sviluppata per offrire una variegata scelta e corredata da idonee aree di sosta. L'offerta Retail è connotata da un mix merceologico  in grado di soddisfare le diverse propensioni di spesa e andare incontro alle necessità dell'utenza. Le attività svolte nell'ambito dei servizi ed esercizi commerciali aeroportuali di Orio al Serio generano un fatturato annuo di 50 milioni e occupano attualmente circa 400 addetti, l'80 per cento dei quali nei settori retail e food. La nuova area in fase di realizzazione nel terminal partenze prevede un'ulteriore galleria commerciale con implementazione dell'offerta Food e uno spazio dedicato al Luxury, con presenza di marchi di grande richiamo e prestigio. Le indagini di mercato indicano che gli acquisti lusso rientrano sempre più nelle tendenze e abitudini di coloro i quali viaggiano con i vettori low cost. L’obiettivo dichiarato da Sacbo è crescere in termini di qualità e offerta di servizi. Nella primavera 2015 i punti vendita del terminal di Orio al Serio passeranno da 38 a 51 con incremento del 50% delle attività commerciali Retail.

Operazioni restyling in aerostazione
Lo stop all’attività operativa nel maggio scorso ha permesso di mettere in atto una serie di interventi di
ristrutturazione e manutenzione all’interno dell’aerostazione, che hanno riguardato anche gli affidatari, con ampliamento delle superfici di alcuni negozi. Nel corridoio di ingresso al primo piano del terminal partenze, Timberland ha provveduto al rifacimento degli arredi, raddoppiando gli spazi a disposizione. Sull’altro fronte Boggi ha aggiunto metratura e creato una nuova vetrina. In entrambi i casi sono stati creati nuovi spazi per arricchire l’esposizione della merce. Nuovo look anche per Conte of Florence che ha ristrutturato i propri interni. Nell’area arrivi landside Hertz, con i colori bianco e giallo del nuovo brand, si è collocata negli ex locali che ospitavano la Banca Popolare di Bergamo, la cui filiale è stata trasferita da tempo al piano superiore dell'area check-in.
In precedenza,  nell'autunno 2012, era stato già realizzato l'intervento di ristrutturazione che ha consentito di ridisegnare gli spazi di fronte all'ingresso dei controlli di sicurezza, dove trovano posto i negozi di moda Italian Style e Milano Outlet, il Punto Ottico e il brand Algida, che ha puntato sull'Aeroporto di Orio al Serio dopo il successo con gli store presenti nelle principali stazioni ferroviarie.

Vicook, menù da tre stelle
Inaugurato a novembre 2013, il Vicook Bristot firmato dal tristellato Chicco Cerea, al piano ammezzato nell’area pubblica, aperto dalle 11 alle 23, sette giorni su sette, figura già nella classifica dei migliori 10 ristoranti al mondo presenti all’interno dei terminal aeroportuali. Per chi accede con l’auto all’aeroporto nella zona adibita a sosta breve e spende almeno dodici euro al Bistrot, il parcheggio è gratuito, fino a un massimo di tre ore. A proposito di prezzi, al Vicook Bristot si paga sedici euro per un piatto unico che è già un pasto completo, compresi dolce, acqua e caffè; scegliendo dalla carta più portate si può arrivare al doppio, non di più.

La farmacia aperta a tutti
Inaugurata a giugno 2010, la Farmacia Comunale dell’Aeroporto, gestita dal Comune di Orio al Serio e da Essere Benessere Sspa, risponde alle esigenze di migliaia di viaggiatori. L’orario esteso (dalle 7 alle 21) permette di coprire gran parte dei transiti dell’aeroporto e offrire un servizio esteso alla comunità del territorio intorno allo scalo. Non ci si limita a dispensare farmaci, ma anche consigli su quali rimedi e prodotti orientarsi, come utilizzarli e trasportarli. Oltre alla disponibilità dei farmaci con ricetta medica e a una vasta gamma di prodotti da banco, la farmacia offre anche le principali linee di dermocosmesi e garantisce il servizio di misurazione della pressione.

I prodotti del territorio
Non appena si salgono le scale mobili di accesso al terminal partenze, s’incontra il marchio “Fontana di Sant’Agata”, emanazione dell’omonima enoteca situata in Città Alta in un sito di interesse archeologico.
In aeroporto è stato ricreato un ambiente che richiama i dettagli del cuore storico di Bergamo: si cammina su un pavimento in ciottolato e sulle pareti sono presenti scorci monumentali e paesaggistici. Non solo il meglio dell’enogastronomia del territorio, ma anche il contatto con la tradizione artigianale, per indurre il passeggero a intrattenere e conservare un rapporto emotivo con il territorio.
Da Erbusco arriva l’arte del maestro pasticciere Giovanni Cavalleri, fondatore con Giovanni Gavazzeni della maison che nulla ha da invidiare alla celebre Ladurée parigina. Gli originali  “macarons”, deliziosi dolcetti francesi dai tenui color pastelli e dall’anima di mandorla che fanno bella mostra e catturano l’attenzione dei passeggeri in un angolo del terminal partenze. Sul banco e nella vetrina della boutique pasticciera non manca la biscotteria fine, che rimanda ai sapori del cioccolato, della vaniglia, dei cereali.

Food&Beverage
Da un decennio il Bar La Ma rianna delizia le persone in transito nell’aerostazione e quanti lavorano nello scalo di Orio al Serio. L’arte del dolce, con il proverbiale gelato alla stracciatella e la raffinata pasticce ria, prodotti nel laboratorio di Colle Aperto insieme all’accurata prepa razione del salato, si rivolge a tutte le lingue del mondo. La colazione a base di caffè e cappuccino ha accom pagnato lo sviluppo dello scalo e mi lioni di passeggeri hanno assaggiato le prelibatezze tipicamente “made in Bergamo”. Sul fronte bar e ristorazione rilevante la presenza di Autogrill, con tre punti di somministrazione nel terminal partenze (Segafredo, Tentazioni e Puro Gusto) e uno nell’area pubblica (il classico bar Motta), e del gruppo MyChef, che gestisce il McDonalds nell’area denominata “piazzetta Ilario Testa”, e due bar in area pubblica: Caffè Illy nell’area check-in e il nuovo format Briciole al centro dell’aerostazione, subentrato a Espressamente Illy aperto nel luglio 2008. L’offerta food&beverage in area pubblica è completata dai bar a marchio Gnam.
Nelle adiacenze dei gate d’imbarco al primo piano, il Wine Bar Santa Cristina offre un’ampia selezione di piatti gourmet, dallo snack al piatto composto, insieme a un’ampia scelta di prodotti di caffetteria e dolci, bevande analcoliche e  vini offerti anche in calice. L’alternativa è la ristorazione veloce e di qualità del marchio milanese “Panino Giusto”.

Travel store di successo
I marchi retail legati alla moda riscuotono successo tra i passeggeri dello scalo bergamasco. Boggi, brand internazionale presente con i suoi city stores nel mon do occidentale e asiatico, ha puntato sugli aeroporti italiani e l’iniziativa avviata a Orio al Serio, con apertura del punto vendita nel dicembre 2009 all’interno del terminal partenze, si sta rivelando una delle operazio ni meglio riuscite. Tra gli operatori commerciali dell’aeroporto c’è il negozio Timberland, che vanta uno stretto legame di fedeltà e continuità essendo stato aperto nel 2000 e risultando la prima multinazionale giunta nello scalo. Ottimi risultati vantano tutti gli altri brand presenti nel terminal partenze: Armani Jeans, espressione l’idea di Giorgio Armani di uno stile giovane e moderno per uomo e donna griffato da Giorgio Armani, che propone una collezione ricca di tecnologie all’avanguardia ed ecologica, è una sorta di apripista dei marchi delle grandi firme della moda attesi nel prossimo futuro; Aeronautica Militare, con la ricca collezione di capi e accessori ispirati alla linea e tradizione dell’Arma Azzurra e dei piloti della Pattuglia Acrobatica; Saldarini 1882 con le sue collezioni di abbigliamento, accessori e pelletteria; Tosca Blu, leader nel settore della pelletteria e degli accessori; Camomilla con la sua ricercata linea di moda; Carpisa con il catalogo di valigeria e borse; Legami, che propone cancelleria, agende e notebook, zaini, borse e idee regalo per adulti e bambini; Watch Studio, al cui interno si trova una variegata scelta di orologi.

Duty free e dintorni
E’ tradizione, per chi è in attesa di imbarcarsi, fare un giro all'interno del duty free shop dell'aeroporto, che continua a offrire prodotti a prezzi vantaggiosi. Per gli stranieri in modo particolare, la “Bottega dei Sapori”, in area imbarchi, rappresenta un’opportunità per portare con sé il meglio della gastronomia italiana, compresa quella tipica locale. Le due edicole aeroportuali si sono attrezzate per fornire, insieme a giornali, libri e tabacchi, un bazar di cose utili e souvenir di Bergamo.




Start up, «il vero ostacolo è la paura di non farcela»

La formula della finale potrebbe essere quella di un talent show: tre minuti secchi per incuriosire il potenziale investitore incontrato in ascensore, raccontandogli la propria idea imprenditoriale (il cosiddetto “elevator pitch”, dove “pitch” è il lancio del baseball). Che non sia un gioco o un esercizio accademico lo dimostra il fatto che, ad esempio, il progetto vincitore della scorsa edizione di Start Cup Bergamo – impostosi poi anche ai livelli regionale e nazionale del concorso – si è presto trasformato in un’opportunità per le ideatrici. La loro stampante 3D che permette ai bambini di progettare e realizzare da sé il proprio giocattolo ha infatti raccolto l’interesse di una multinazionale italiana, con la quale la collaborazione continua.
Start Cup Bergamo è una business plan competition che nasce all’interno dell’Università, in particolare nel centro di Ateneo Cyfe – Center for Young and Family Entrerprise, allargandosi agli altri soggetti del territorio interessati alla creazione e allo sviluppo d’impresa (Bergamo Sviluppo, Gruppo Giovani di Confindustria Bergamo, Bergamo Scienza, Ubi Banca Popolare di Bergamo, Talent Garden Bergamo, Jacobacci & partners, Unogas). Coinvolge gli studenti universitari (la facoltà di Ingegneria dedica un corso specifico, in inglese, all’Entrepreneurship and Venture Creation, tenuto dal professor Tommaso Minola) ma anche tutti i bergamaschi che vogliono provare a mettersi in proprio con una nuova idea, opzione sempre più attuale, viste le difficoltà del lavoro dipendente. Il percorso comincia a giugno, con momenti di formazione su come analizzare il mercato e scrivere il business plan, per poi mettere in sfida le proposte e presentarle al pubblico. Anche la finale della quinta edizione (che ha visto in gara ben 17 progetti) è andata in scena nell’ambito di Bergamo Scienza, appuntamento al quale seguirà un camp su come far decollare il business.

Paolo Pressiani è il coordinatore di Start Cup Bergamo.
Una buona idea imprenditoriale è quella che si può raccontare in tre minuti?
«Una buona idea deve essere innovativa, avere un mercato molto molto buono ed essere scalabile, essere cioè in grado di generare clienti e fatturato non solo per reggersi in piedi ma anche continuare crescere. Certo, la capacità di presentarla in modo attraente ha il proprio peso e su questo lavoriamo attentamente nell’ambito di Start Cup, ma al fondo deve sempre esserci un progetto valido. La sfida dei tre minuti può però essere un test: se non si riesce a condensare il proprio progetto, forse le idee non sono così chiare o non si è riusciti ad enucleare gli aspetti salienti».
Come nasce un’idea vincente?
«Dalla voglia di fare e di mettersi in gioco, essenzialmente dalla passione, che fa in modo che ci si dedichi pienamente al proprio progetto. Ma anche dalla capacità di apprendere dai propri errori. Sbagliare è infatti ammesso e “utile”, le stesse storie degli imprenditori di successo mostrano che non è quasi mai la prima iniziativa quella che va a segno. Altro fattore oggi fondamentale è la volontà di creare sinergie, di fare network».
Ci sono sistemi per mettere a punto al meglio il proprio progetto?
«Gli studi permettono di costruirsi un set di strumenti per inquadrare l’idea, ma poi è essenziale confrontarsi direttamente con il mercato, va analizzato sul campo con interviste, dati. Occorre capire se la proposta piacerà ai clienti o cosa chiedono davvero».
In quali settori è più promettente “lanciarsi” oggi?
«Una ricetta non c’è. Creare un’app può essere più facile che avviare un’impresa manifatturiera, non fosse altro per i costi, ma l’industria può essere più duratura di un’applicazione informatica. I macrotemi strategici sono due: o si apre un campo del tutto nuovo proponendo ciò che prima non c’era, penso ai Google glass, o si trasforma un settore tradizionale, come è avvenuto per l’informazione on line. Imprenditore, del resto, è chi coglie un’opportunità nei luoghi più impensati».
Ma imprenditore si nasce o si può diventarlo?
«C’è un intero filone di ricerca su questo argomento… Dal canto nostro, con Start Cup, diamo a tutti la possibilità di mettersi alla prova ed offriamo ai partecipanti gli strumenti per valutare autonomamente il proprio progetto considerandone i diversi aspetti».
Un problema denunciato dagli aspiranti imprenditori è la difficoltà a trovare finanziamenti…  
«Quello delle risorse non è mai il problema principale, se l’idea ha le basi per andare avanti e crescere gli investitori si trovano. L’ostacolo vero è semmai la paura di non farcela o quali confini si hanno. Può darsi infatti che un progetto non vada bene per il mercato italiano, ma in qualche paese estero sì. Le barriere sono molto spesso personali».
Certo che l’Italia non sembra agevolare la voglia di fare impresa, le complicazioni sono sempre dietro l’angolo…
«In effetti l’apparato normativo e burocratico è complesso, ma le soluzioni per l’operatività poi si trovano. Direi che non è mai il caso di generalizzare, anche in Italia ci sono esempi di piccole realtà, di ragazzi che hanno avuto un’idea capace di stare sul mercato e sono riusciti a metterla in atto con successo».
Com’è la voglia di fare impresa a Bergamo?
«Dal nostro osservatorio sicuramente in crescita, siamo passati da sette progetti approdati in finale alla prima Start Cup ai 17 di questa quinta edizione».
Bergamo è un terreno fertile per far crescere le nuove idee?
«È un ecosistema frizzante. Ci sono l’Università con i suoi programmi, i progetti della Camera di Commercio con Bergamo Sviluppo, anche Confindustria ci crede molto, tanto che attraverso il Gruppo Giovani ha messo a disposizione di Start Cup, credo per la prima volta in Italia, alcuni imprenditori associati a fare da tutor dei progetti in gara. Un aspirante imprenditore a Bergamo può trovare percorsi di formazione, tutor accademici e industriali e occasioni per incontrare investitori».

WAW – Wellness at Work
La ginnastica dolce arriva sul posto di lavoro
e previene le assenze per malattia

Con WAW, Wellness at Work non ci sono più alibi per non dedicare un po’ di tempo alla cura della proprio benessere fisico. È un progetto di ginnastica dolce, correttiva e posturale che arriva direttamente sul posto di lavoro, senza la necessità di cambiare tenuta, di spazi ampi o di macchinari. L’idea è di Mauro Ciarciagliani, 26enne, personal trainer, motricista per bambini con corsi in lingua inglese e cinese, nonché campione internazionale di Wushu Kung Fu (per intendersi l’arte marziale che ha lanciato l’attore Giorgio Pasotti). Alla ricerca di un ulteriore sbocco per le sue competenze, il trainer ha messo a fuoco, partecipando alla Start Cup, una proposta mirata per le aziende, con un fine che va ben oltre lo svago per i dipendenti. «I disturbi dell’apparato muscoloscheletrico – spiega – sono un problema crescente e rappresentano il 38% delle cause di assenza dal lavoro. Sono dovuti principalmente a stress mentale e fisico, movimenti ripetitivi, posture errate o eccessive stimolazioni meccaniche. Oltre che sulla salute dei lavoratori hanno ripercussioni sulle economie aziendali e sociali, con perdite che sono state quantificate in milioni di euro». «WAW si propone di fronteggiare questi disturbi con una serie di ginnastiche già esistenti ma poco conosciute – afferma – che ben si adattano ad un ambiente come quello di lavoro. La proposta non affatica, è praticata in piccoli gruppi per circa mezz’ora, due volte a settimana negli orari meno produttivi, come la prima mattina, la pausa pranzo o il tardo pomeriggio. L’intervento permetterà all’azienda di aumentare qualitativamente la produttività, ridurre le assenze per malattia e gli infortuni sul lavoro e aumentare la soddisfazione dei dipendenti».
Una proposta che ha già incontrato il favore delle aziende. «C’è un accordo con la Bellini di Zanica – evidenzia Ciarciaglini – ed ora l’idea andrà valutata con i dipendenti. Anche con lo spazio di co-working tra professionisti Talent Garden è interessato. L’incontro con Marco Bellini, presidente dei Giovani di Confindustria Bergamo, mi ha anche permesso di conoscere il progetto WHP Workplace health promotion per la promozione della salute nei luoghi di lavoro e la possibilità di benefici fiscali per le aziende che adottano buone prassi».

Bambouland 2.0
Lo studente di Agraria
si costruisce un futuro col bambù

Studente della facoltà di Agraria alla Statale di Milano, Mattia Malanchini, 22 anni di Stezzano, è un esempio di come sta cambiando l’approccio al lavoro. Prima ancora di terminare gli studi (e magari entrare nel vortice di curriculum e colloqui) si è voluto costruire da sé un’opportunità, «anche solo per avere una carta in più da giocare». L’idea – diventata business plan partecipando alla Start Cup – è “Bambouland 2.0” ovvero la creazione di una coltivazione di bambù. «È una pianta pochissimo coltivata in Italia – spiega – ma in molti paesi del mondo è una risorsa economica non indifferente, perché ha un’ampia gamma di impieghi. I culmi legnosi possono infatti essere utilizzati nell’edilizia, nell’arredamento, nell’oggettistica, nel tessile, mentre i germogli si prestano ad un uso alimentare. Mi è sembrata una buona idea per dare vita a qualcosa che mi offrisse un’opportunità di reddito e mi appagasse professionalmente».
Il progetto se l’è costruito, in pratica, dal nulla visto che in Italia c’è una sola esperienza già avviata simile a quella che vorrebbe realizzare. Ha letto e cercato in rete e fatto visite sul campo, optando per la varietà di bambù gigante. «In realtà sarei già pronto per partire – annuncia Malanchini -, ma sto avendo difficoltà nel trovare un terreno in affitto. Ho cominciato a cercarlo da circa sei mesi, servirebbero tre ettari o poco meno perché l’attività sia sostenibile, ma pare che i proprietari siano più interessati a vendere che ad affittare ed io non mi potrei permettere un investimento iniziale così impegnativo».
Malanchini ha anche ragionato su come togliere lo zero dalla casella del fatturato nei tre anni che servono perché la pianta di bambù completi l’accrescimento diametrale. «Come business “spalla” – evidenzia – ho pensato alla possibilità di creare nel bambuseto un’area relax e per svolgere attività fisiche come lo yoga. Ma può anche ospitare visite di studenti, dalle università in giù, e diventare un punto di riferimento per l’informazione e la promozione del bambù, magari anche con la collaborazione di designer e architetti».
«Rispetto ad altre iscritte alla Start Cup, la mia non è probabilmente l’idea più innovativa, in fondo ho preso spunto da esperienze già avviate nel mondo – dice con sincerità -. Ci tenevo però a realizzare qualcosa di mio e a mostrare che ci sono ragazzi che hanno voglia di fare e di mettersi in gioco. Comunque andranno le cose, il percorso mi è servito moltissimo. Non avevo idea di cosa significasse scrivere un business plan ed ho imparato anche a dimensionare il progetto nelle diverse fasi. In più mi sono potuto confrontare gli altri partecipanti ed è stato molto costruttivo».

EasyExtra
Lavoro occasionale, il portale
che fa incontrare domanda e offerta

Le idee di business spesso nascono per dare risposta ad una necessità sperimentata in prima persona. È quanto accaduto a Davide Indriolo, studente del corso di laurea magistrale in Ingegneria gestionale all’Università di Bergamo che da dieci anni si guadagna l’argent de poche facendo il cameriere con la formula dei voucher. «Mi è capitato di passare lunghi periodi senza ricevere richieste – racconta – e poi magari di essere contattato per due o tre servizi nello stesso giorno o in un periodo in cui ero impegnato con lo studio. Così ho cominciato a pensare che quelle opportunità potevano essere girate ad altri ragazzi». L’utilità di un sistema che facesse dialogare domanda e offerta di manodopera per lavori occasionali si è fatta ancora più marcata quando da Verbania si è trasferito a Milano ed ha dovuto ricostruire da zero i contatti con i potenziali datori di lavoro.
È da queste premesse che nasce EasyExtra, portale web e mobile messo a punto con i compagni Christian Paltenghi, laureando come lui, e Carlo Emanuele Leggio, già laureato e al lavoro all’Osservatorio sull’innovazione digitale del Politecnico di Milano. «Fa riferimento al lavoro occasionale retribuito con voucher – spiega Indriolo – che è la forma più snella e flessibile messa a disposizione dalle norme e la più tipica per gli studenti». La piattaforma raccoglie le richieste dei datori di lavoro ed i profili dei candidati e li fa incontrare. I ragazzi che si iscrivono scelgono il settore (si è deciso di partire con tutto il mondo dell’ospitalità, dall’alberghiero al bar, alla ristorazione, che registra la più alta percentuale di voucher venduti, e con l’area dei promoter, in espansione), indicano le proprie competenze e l’area entro la quale sono disposti a muoversi e ricevono una notifica nel caso si presenti un’occasione per loro. «A questo punto possono inoltrare la propria proposta – prosegue –. La particolarità che è si chiede indicare anche il compenso richiesto, così che l’esercente possa anche risparmiare scegliendo il profilo adatto per ogni tipo di evento». «Non si tratta di un gioco al ribasso – precisa Indriolo -, ma del tentativo di dare una scala di valori alle diverse esperienze. In questo, il sistema aiuta anche prevedendo un doppio feedback, da parte del committente e del prestatore d’opera, che crea una classifica delle performance di entrambi, dalla quale risulta perciò ancor più facile scegliere». Insomma, un progetto che consente agli imprenditori alle prese con picchi inaspettati di lavoro o sostituzioni dell’ultima ora di risparmiare tempo e magari anche denaro e ai ragazzi di ampliare il campo delle opportunità. Il tutto in una forma che è anche social, empatica ed in continuo aggiornamento. «Il programmatore per lo sviluppo del sito lo abbiamo trovato – dice Indriolo -, ora servono i finanziamenti che non sono poca cosa. Noi però ci crediamo molto, anche perché oggi non c’è in pratica nulla di paragonabile a questa proposta».




“Obiettivo Balcani”, Industriali a confronto

"Obiettivo Balcani: l’Italia al centro della Nuova Europa": è questo il tema dell'incontro in programma il 15 ottobre nella sede di Confindustria Monza e Brianza, in viale Francesco Petrarca, 10, a Monza. Il via ai lavori è previsto alle 16 con i saluti istituzionali dei vertici confindustriali, mentre un quarto d'ora più tardi Luigi Salvadori, presidente Confindustria Balcani, parlerà di "Balcani: numeri, opportunità e criticità dell’area".
Seguirà l' intervento di Matteo Ferrazzi, direttore Strategy and Business Communication UniCredit Bank Austria, in particolare sullo "Scenario macroeconomico e finanziario dell’area". Al termine, la tavola rotonda con le esperienze degli imprenditori. Parleranno Maria Luisa Meroni di MBM Metalwork (Bulgaria); Marco Marchetti di Zucchetti (Romania) e Paolo Bazzoli di Velocar (Serbia). Moderatore sarà Salvatore D’Erasmo, presidente di Confindustria Bosnia Erzegovina.




La recensione / “Confini e Conflitti”, il riscatto identitario degli italiani che non si arresero

Confini e conflitti. Uomini, imperi e sovranità nazionale, di Marco Valle, edito da Eclettica è un libro che merita di essere letto. Questo, innanzitutto, perché l’autore, giornalista e saggista di valore, ha una storia che viene da lontano, da Trieste, figlio di un esule istriano di professione armatore e di una signora di Anversa, e approda a Milano, sua città d’adozione. Valle è, quindi, un uomo dell’alto Adriatico che ha ben presente l’idea del mare e del viaggio ad esso connesso. Ed egli proprio un viaggio offre al lettore per identificare, in primis, alcuni passaggi centrali del nostro passato prossimo. Non a caso, sono analizzate le ragioni della fragilità strutturale della Nazione italiana caratterizzata da un’identità debole e da un continuo oscillare fra velleità generose e subalternità imbarazzanti, fra spinte modernizzatrici e resistenze al cambiamento ancorate al passato. Rispetto a situazioni che evocano una tendenza italiana alla sovranità limitata, Marco Valle propone alcuni esempi di italiani di minoranza, in grado di esprimere forme di riscatto identitario, spesso, in assoluta controtendenza se rapportate ai comportamenti della maggior parte dei connazionali. Fra questi meritano di essere identificati il Verdi politico, del quale pochi sono informati, e gli esploratori italiani dell’Ottocento, considerati oltre la vulgata anticolonialista, fra i quali spicca il nobile friulano Pietro Brazzà, il conquistatore gentile che entrò nel cuore degli indigeni congolesi e dà il nome alla capitale Brazzaville. “Fra gli italiani che non si arresero, quei prigionieri nei campi di concentramento inglese che riuscirono a fuggire”, l’autore presenta Felice Benuzzi, l’alpinista che riuscì a sottrarsi alla prigionia inglese e conquistò la vetta più alta del Kenya dove issò il tricolore ricevendo l’onore delle armi. Marco Valle si dedica, quindi, alla valutazione, senza alcuna retorica, della memoria della Cortina di ferro, passando in analisi gli errori del comunismo reale, quello vero, quello che l’autore ha avuto occasione di conoscere, fin da bambino, nella sua Trieste a cinque chilometri dal confine con la Jugoslavia. Altro importante tema trattato da Valle è quello della decolonizzazione, ritenuta una fase fondamentale che l’Occidente non ha saputo governare e che, a suo parere, è all’origine dell’attuale disastro umanitario nel Mediterraneo. Il volume, a conferma di questo, propone l’analisi di tre casi che hanno un notevole valore paradigmatico: quello dell’Inghilterra con l’India e della Francia con l’Indocina e l’Algeria. La parte conclusiva di questo libro consiste in una bellissima galleria di ritratti fra i quali a chi scrive piace ricordare quello di Ottavio Missoni, lo stilista dalmata morto a 92 anni, nella sua casa di Sumirago, con negli occhi azzurri l’immagine del figlio disperso in mare. Torna, sempre, il mare nella narrazione del nostro autore: forse, perché anche Marco Valle guarda il mondo attraverso i suoi occhi azzurri. 




Attirare il cliente. In otto ore l’Ascom insegna come

Il segreto del successo di un negozio non è solo nel proporre prodotti di qualità, ma anche nel farli conoscere e nel presentarli bene. Le stime dicono che il 52% dei clienti acquista di più se i prodotti sono ben presentati. La vetrina racconta il negozio, le sue scelte, la sua mission, i suoi obiettivi; è il biglietto da visita per eccellenza della propria realtà commerciale.
Lunedì 27 ottobre, a Osio Sotto, Ascom Formazione propone una giornata dedicata al Visual Merchandising, una tecnica di successo che insegna a ottimizzare gli spazi espositivi e a disporre i prodotti nel posto giusto, nella giusta quantità, con messaggi rilevanti e suggestivi in modo da creare un’immagine di identità forte e impattante per il consumatore.
In 8 ore (dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 18), con l'aiuto di un esperto, si impara come valorizzare al meglio i propri prodotti e allestire una vetrina che induca il potenziale cliente a fermarsi e ad entrare in negozio. Durante la giornata si parlerà delle regole base e degli errori da evitare, di aggregazioni merceologiche, dell’uso strategico della luce e dei colori  e delle attrezzature più adatte. Il corso è rivolto alle attività no food.
Per maggiori informazioni e per iscriversi si può contattare Ascom Formazione ai numeri: 035/4185706 o 707 o 715 o scrivere a info@ascomformazione.it.



Ambulanti, le procedure per il rilascio della Carta d’esercizio

Scade il prossimo 31 dicembre il rinnovo dell’attestazione per il commercio su aree pubbliche. L’attestazione dovrà essere compilata ed inviata esclusivamente per via telematica.  La Federazione Italiana Venditori su Aree Pubbliche – Fiva aderente all'Ascom presta il servizio di assistenza per il rinnovo. Il mancato assolvimento degli adempimenti in merito al rinnovo e all’aggiornamento della Carta di esercizio ad ogni modifica della stessa comporta l’applicazione di sanzioni pecuniarie da 500 a 3000 euro e la revoca della licenza. Alle imprese associate il servizio (previo appuntamento, contattando la Segreteria provinciale allo 035-4120300) è gratuito, eccezion fatta per il costo della Visura Camerale (8 euro) necessaria per la pratica dell’Attestazione per chi ne fosse sprovvisto. Le imprese che non usufruiscono dei servizi di contabilità Ascom devono presentarsi con la documentazione necessaria. Per l’aggiornamento della carta di esercizio è altresì necessario presentarsi con tutta la documentazione inerente alla variazione intervenuta. Per i non associati il costo del servizio è di 60 euro, Iva inclusa, cui va aggiunto l’eventuale costo della visura.
La documentazione per l'Attestazione – Per provvedere al rinnovo annuale dell’Attestazione si può rivolgere alla Fiva-Ascom, muniti della ricevuta dell’invio telematico dell’ultimo modello Unico, dell’iscrizione all’ Inps (oppure un versamento effettuato nel 2014), del modello di iscrizione  Inail per i collaboratori familiari e per i dipendenti, nonché per i soci in caso di necessità. Per altre forme di collaborazione – prestatori occasionali, associazione in partecipazione ed altre tipologie – sono necessari i documenti comprovanti la regolarità contributiva Inps e Inail. E’ necessaria la fototessera e il documento di identità dei nuovi collaboratori che operano nell’attività. Per attestare l’iscrizione alla Camera di Commercio è necessario presentare visura camerale, che potrà essere effettuata a richiesta direttamente dall’associazione.
Carta d’esercizio – Per l’operatore che inizia l’attività, il rilascio della Carta di esercizio va richiesto entro novanta giorni. Nel documento, oltre ai dati dell’impresa, devono essere indicate le titolarità delle autorizzazioni di tipo A (con concessioni di posteggio nei mercati) e di tipo B (itinerante) e le concessioni nelle Fiere a carattere decennale.
Vanno inoltre indicate le generalità dei soggetti che operano nell’impresa a vario titolo (titolare, soci, coadiuvanti, dipendenti) per i quali è necessario apporre sul documento la/le foto tessera. Per la carta d’esercizio già in possesso all’impresa si procede con l’aggiornamento solo ogni qual volta interviene una variazione nella situazione in essa descritta. La modifica dei luoghi di lavoro (posteggi di mercato e/o fiere-variazione nei titoli autorizzatori) e dei soggetti che vi operano (soci, coadiuvanti, dipendenti) comporta l’obbligo di un suo aggiornamento entro novanta giorni da quando la variazione si è verificata.
I documenti possono essere inviati via mail (fiva@ascombg.it). Per il pagamento del servizio è possibile procedere con il bonifico bancario intestato a Bergamo Terziaria Srl. IBAN: IT 35 C 05428 11111 000000002778 Banca Popolare di Bergamo Filiale della Clementina. 




Bergamo Sviluppo / anche il mondo delle acconciature diventa “green”  

Nuovi orizzonti con i “Progetti territoriali”

Oltre 70 le aziende che quest’anno si sono rimesse in gioco. Carrara: «Una strada per accrescere la competitività e affrontare meglio i cambiamenti imposti dal mercato»

L’attività di consulenza personalizzata alle imprese è il cuore dei Progetti Territoriali. Le consulenze mirano infatti a rafforzare e sviluppare le capacità gestionali/organizzative di coloro che operano all’interno dell’impresa, in primis degli stessi imprenditori, grazie all’affiancamento/coaching di professionisti esperti e qualificati. «L’obiettivo finale del progetto – afferma Angelo Carrara, presidente di Bergamo Sviluppo – è accrescere la capacità competitiva delle imprese e aiutarle ad affrontare i cambiamenti imposti dal mercato e dalla crisi in corso, attraverso il trasferimento “sul campo” di indicazioni e strumenti utili».
Sono 71 le imprese partecipanti quest’anno ai Progetti Territoriali e l’alto interesse per l’iniziativa è un segno che le imprese bergamasche avvertono la necessità di mettersi in gioco per “ripensarsi” e aprirsi a nuovi orizzonti. Molto eterogeneo il campione coinvolto: le imprese sono ben distribuite sui 4 territori toccati dal progetto (24 aziende nella Pianura bergamasca, 18 in Valle Brembana, 14 in Valle Imagna e 15 in Valle Seriana) e operano in 14 settori diversi, in particolare nel settore dei servizi (20% del totale), del commercio (18%) e della meccanica (15%). Dopo aver individuato i fabbisogni specifici, l’ambito e l’obiettivo della consulenza, attraverso un check-up svolto in ciascuna impresa da consulenti senior, «le aziende – precisa Cristiano Arrigoni, direttore dell’Azienda Speciale – stanno ora beneficiando dei percorsi di consulenza: complessivamente verranno erogate 1.620 ore di consulenza gratuita (mediamente 23 ore per ciascuna impresa), che potranno servire per approfondire diversi ambiti. Tra i 15 rilevati, il marketing e la comunicazione rappresentano l’area di maggiore interesse (30%), seguono l’ambito commerciale (13%) e il web-marketing (10%)». All’interno dei Progetti Territoriali vengono inoltre realizzate molte attività formative e seminariali svolte direttamente sui territori coinvolti, con l’obiettivo di fornire alle imprese spunti e indicazioni per spronarle a investire sulle proprie competenze e capacità.

Ranica
Acconciature, “Creare” diventa green

Tagli di capelli e acconciature si innovano abitualmente sulla base di mode e tendenze. Ma c’è chi, svolgendo la professione di parrucchiera da 35 anni, avendo iniziato giovanissima, ha deciso di andare oltre. Tiziana Teani, titolare insieme a Marisa Bugada del negozio Creare con sede a Ranica, ha partecipato (con entusiasmo, lei sottolinea) ai seminari di Bergamo Sviluppo rivolti al territorio della Valle Seriana, con l’intento di riqualificare l’attività, pur bene avviata, e cambiare strategia per essere maggiormente competitivi in un settore che vede presenti tanti attori. La sua idea è quella di trasformare il salone facendolo diventare “green”. «Vogliamo prestare attenzione all’ambiente, facendo uso di prodotti non a base di petrolio, riciclando i barattoli di shampoo inserendo piante che purificano l’area – esordisce Tiziana Teani per illustrare modi e motivi del cambiamento -. A tagliare i capelli siamo tutti bravi o quasi. La riqualificazione di un’attività come quella di parrucchiera deve basarsi sul look, ma non solo. Ecco dunque la voglia di dare un’impronta diversa, che possa coinvolgere e far sentire partecipe la clientela, in prevalenza femminile, ma con la prospettiva di allargare all’unisex».
Un percorso di innovazione portato avanti con il supporto di consulenza nella comunicazione integrata che ha permesso di rivedere l’intera “brand identity” in ottica green e destinato a completarsi nel giro di un anno mezzo. Una svolta culturale secondo Tiziana Teani, che è anche presidente di Acear, associazione commercianti e artigiani di Ranica, nel cui negozio durante il tempo di attesa si sfogliano periodici come Focus, Natural Style, Bella Italia invece che riviste di gossip.
«Vorrei che chi entra nel nostro salone sappia che "si prende cura di sé". La cura dei capelli diventa un messaggio di benessere. Il 3 novembre, un lunedì, regalerò alle mie clienti una serata con una personal trainer. Un modo per approcciare diversamente il nostro rapporto. Chi si rivolge a noi troverà accoglienza e confidenza, ma non pettegolezzo. E in futuro la vocazione green viaggerà attraverso i social network e le mailing list».

Trescore
“Bertulessi”, un ponte per le aziende tedesche

Sprechen sie deutsch? Giuseppe Bertulessi e Birgit Eger, coniugi e soci della Bertulessi Rappresentanze di Trescore Balneario, non lasciano dubbi sulla perfetta conoscenza di lingua e mentalità imprenditoriale tedesche. Bertulessi rappresenta in Italia una serie di aziende tedesche di piccola e media dimensione che operano nel settore della meccanica industriale.
«Siamo entrati in contatto con Bergamo Sviluppo perché volevamo cambiare la tipologia della nostra attività, ovvero con l’intenzione di dedicarci anche alle aziende italiane interessate a entrare nel mercato tedesco – dichiara Giuseppe Bertulessi -. Un supporto specifico e mirato per affrontare i Paesi di lingua teutonica, Germania, Austria e Svizzera tedesca. Quando c’è da vendere un componente tecnico in questi Paesi, ci poniamo come partner intermediatori specializzati. Lavoro da 25 anni con il mercato tedesco. I primi dieci anni sono stati dedicati a promuovere l’export delle aziende lombarde, da 15 anni a questa parte opero esclusivamente per le aziende tedesche che posizionano i loro prodotti in Italia».
Un bagaglio di esperienza complesso e articolato, la capacità di coniugare la conoscenza tecnica con il contesto linguistico, il modo di pensare e concepire. Un mix decisivo per lavorare bene e avere successo.
La scintilla innovativa è scattata durante il Focus Group organizzato nell’ambito dei Progetti Territoriali, a Treviglio, quando a Giuseppe Ber-tulessi e Birgit Eger è stata data la possibilità di aderire al progetto e ottenere poi consulenze mirate. Tappa successiva il colloquio con i consulenti messi a disposizione da Bergamo Sviluppo, con i quali sono state definite le strategie di intervento.
«Il consulente esterno ci è stato assegnato a giugno, con un mese di anticipo sulla data prevista – racconta soddisfatto Bertulessi – Un pacchetto di 20 ore che abbiamo utilizzato per l’analisi e l’ottimizzazione dell’attività. In particolare si siamo concentrati sulla comunicazione, lavorando sui contenuti  del sito web (www.4ec.it), realizzando una brochure informativa e creando una pagina pubblicitaria destinata a riviste di settore».

Almé
“Elettr”,  l’impiantistica ha la vetrina sul web

Il ramo dell’impiantistica elettrica ha subito nel tempo rapide evoluzioni legate alla progressiva introduzione sul mercato di componenti elettronici sempre più avanzati. Ne sa qualcosa la famiglia Zambelli che ad Almè si occupa di impianti e vendita di materiale elettrico. Alain, 28enne perito elettrotecnico, ha rilevato da gennaio di quest’anno, modificando la ragione sociale, l’attività avviata dal padre quarant’anni or sono. Come dire dalle valvole e transistor ai microcircuiti integrati odierni. Il negozio, situato in un punto di passaggio lungo la strada provinciale e dunque in posizione privilegiata, contribuisce a “tenere su” il fatturato. Ma l’attività prevalente è la realizzazione di impianti elettrici civili e industriali. La Elettr di Zambelli Alain, con due dipendenti, ha avvertito la necessità di operare un cambio di passo nel periodo attuale certamente non facile per le committenze. I consigli ottenuti tramite le consulenze ottenute dal progetto di Bergamo Sviluppo, attraverso i primi contatti avviati a marzo scorso e un’analisi a 360 gradi dell’attività mirata a individuare le possibili innovazioni, si sono indirizzati sulla revisione e sull’accrescimento della visibilità sul web, punto debole da trasformare in elemento strategico.
«Stavamo per prendere in considerazione come riposizionarci sul web – racconta Alain Zambelli – poi i consulenti di Bergamo Sviluppo ci hanno convinto pienamente che questa fosse la strada da seguire. Avendo un’attività avviata, ha aiutato molto il passaparola. Ora però siamo in procinto di mettere in rete una revisione del nostro sito (www.elettricazambelli.it), che è nelle ultime fasi di sviluppo. Il progetto è stato sviluppato per presentare e promuovere l’attività in modo completo, anche attraverso la documentazione fotografica dei lavori svolti». Impianti di videosorveglianza e antintrusione, fotovoltaici e automazione, reti Ethernet, impianti ricezione tv, quadri elettrici e vendita materiale elettrico: questa l’offerta di Elettr che si completa con l’attività di riparazione e la nuova presenza sul web può essere un modo per dare maggiore slancio all’attività.

Serina
Da Paganì protagonisti gli antichi sapori

La laboriosità della Valle Serina sposa la creatività per cercare nuovi spazi di mercato alle attività tradizionali. I Progetti Territoriali di Bergamo Sviluppo hanno rappresentato il supporto ideale per gli obiettivi di Daniele Cavagna, 31enne che con papà Gianmario gestisce a Serina l’azienda di famiglia, Paganì Antichi Sapori, fondata nel 2002 ma che parte dal nonno.
«Paganì è il soprannome di famiglia – spiega Daniele -. Siamo selezionatori e commercianti di prodotti tipici, in particolare formaggi e salumi della zona, che cerchiamo di valorizzare organizzando vari eventi, come degustazioni, visite nelle cantine bergamasche, cene a tema in collaborazione con ristoranti delle Valli Brembana e Serina. Vorremmo estendere il raggio di azione, avendo la possibilità di proporre formaggi di lavorazione artigianale, introvabili altrove, prodotti in quantità limitata ma dalle qualità organolettiche garantite. Una proposta che villeggianti e turisti apprezzano particolarmente allorquando ne scoprono la prelibatezza».
L’azienda possiede già un sito di vendita online (www.autoridavino.eu/shop). Difficile posizionarlo in rete, motivo per cui è stato chiesto aiuto a Bergamo Sviluppo con l’obiettivo di migliorarne la comunicazione.
La partecipazione ai Progetti Territoriali ha prodotto una nuova idea: riuscire a rendere appetibile l’offerta dei prodotti tipici e nel contempo comunicare in maniera chiara e accattivante i servizi che possono associarsi alla scoperta del territorio della Valle Serina.
«Stiamo cercando di mettere in rete le aziende familiari del nostro territorio per creare pacchetti completi di soggiorno e servizi, a partire da mia moglie che gestisce un bed&breakfast, mio cognato e mio fratello gestori di un’azienda agricola che produce latte d’asina e lo fornisce per una serie di derivati, come cioccolatini, biscotti, creme per la pelle – dice Daniele -. Possiamo inoltre organizzare escursioni a dorso d’asino o passeggiate e attività sportive in montagna con il supporto di mio fratello Mattia, che è guida alpina».




La Fimaa: «Il governo tagli le tasse sul mattone o si chiude»

“Il mondo cambia a ritmi frenetici: per stare al passo il comparto immobiliare necessita meno tasse sul mattone, maggiori agevolazioni sull’acquisto delle prime case e un fisco equo che non disorienti i cittadini invogliandoli ad evadere. Il Governo deve ascoltare il nostro grido, che è il grido di migliaia di operatori del settore o la stagnazione continuerà a far chiudere centinaia di agenzie immobiliari in tutto il Paese”: è l’allarme lanciato da Valerio Angeletti, presidente nazionale Fimaa-Confcommercio. “Negli ultimi 18 anni – continua Angeletti – il Pil mondiale è sempre cresciuto e il Wto, l’organizzazione mondiale del commercio, anche se ha tagliato le stime di crescita del commercio globale 2014 dal +4,6% al +3,1%, conferma segnali positivi anche per il 2015. Mentre in Italia, in quasi vent’anni, il Pil è diminuito del 25% circa, con la conseguenza che il mercato immobiliare e la concessione del credito sono ormai al palo. Le motivazioni di tale disastro le conosciamo tutti: politiche economiche sbagliate, credit crunch, burocrazia, giustizia incerta e pressione fiscale alle stelle. Il risultato sono paura nell’investimento, fuga di capitali all’estero, delocalizzazione, fallimento delle imprese con centinaia di agenzie immobiliari che chiudono e la stagnazione che impera”. “Ma il mondo, a partire proprio da questi dati – continua Angeletti nella sua riflessione – non sembra essere in crisi, bensì appare ricolmo di energie e possibilità che altri Paesi usano. Pertanto occorre attrarre in Italia tali energie positive, dando senso al presente attraverso la costruzione del futuro. Il mondo è cambiato e anche noi dobbiamo adeguarci al cambiamento. Esso è il nostro futuro, è la parte che genera profitto. Cambiare significa anche comprendere che oggi vendere un immobile vuol dire vendere l’idea stessa di abitare. Un’idea dell’abitare che va oltre il vecchio modo di fare mediazione e che va nella direzione di offrire al potenziale acquirente una proposta che punta sulle sue necessità, una proposta che offra servizi e soluzioni sempre più a sua misura. E per far ciò è di sicuro necessario fare rete in modo da diffondere tra gli operatori conoscenza, esigenze del cliente e know how, ma soprattutto occorrono politiche di diminuzione della pressione fiscale che diano ossigeno alle imprese. Servono tasse eque e certe per dar slancio al settore immobiliare o qui si chiude”.




“Scegliere di cambiare”, gli imprenditori fanno il punto con Renzi

L’assemblea generale di Confindustria Bergamo, dal titolo “Scegliere di cambiare”, sarà come sempre un’occasione importante per fare il punto sullo stato di salute delle industrie bergamasche, alle prese con una crisi di portata storica, che hanno tuttavia scelto in buona parte di percorrere la via dell’innovazione e dell’internazionalizzazione, elementi riconosciuti centrali per mantenere e guadagnare competitività. Non a caso l’evento, in programma il 13 ottobre nello stabilimento della Persico di via Marconi a Nembro, nel recuperato stabilimento ex Comital, in continuità con le assemblee “fuori sede” degli ultimi anni che hanno visto gli imprenditori riuniti nell’aeroporto di Orio al Serio, alla Tenaris a Dalmine e al PalaFacchetti di Treviglio, sarà aperto dalla premiazione del concorso Odysseus, dedicato alle piccole e medie imprese, pensato a cadenza biennale per mettere in luce l’eccellenza bergamasca di chi fatica di più a destinare risorse specifiche e personali all’innovazione e allo sviluppo, ma ha tuttavia colto l’importanza della ricerca di nuovi traguardi nei diversi ambiti aziendali.
Fulcro dell’assemblea, che comincerà alle 14,30 e verrà movimentata anche dalla presenza di circa 400 giovani studenti degli ultimi anni delle scuole superiori bergamasche, sarà però inevitabilmente l’intervento del presidente del Consiglio dei ministri Matteo Renzi, che ha inserito l’evento nella sua agenda e dovrebbe essere presente, salvo impegni istituzionali dell’ultima ora, per tenere acceso il dibattito su temi caldissimi per il mondo dell’impresa, dall’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori in vigore per le aziende oltre la soglia dei 15 dipendenti che sancisce il reintegro del lavoratore licenziato “senza giusta causa”, allo smobilizzo del trattamento di fine rapporto, poco gradito alle imprese, e più in generale sulle misure per risollevare un’economia sempre stagnante, nonostante i vincoli di bilancio e gli sguardi fissi dell’Europa preoccupata dai nostri brutti conti.
Un quadro certamente difficile dove però, come ha sottolineato il presidente di Confindustria Bergamo Ercole Galizzi, che terrà la sua relazione verso le 16, non manca qualche elemento positivo, per esempio gli ultimi dati bergamaschi su produzione e sull’export che fanno pensare a uno scenario favorevole per chi è collegato ai mercati internazionali, anche se resta la ridotta visibilità degli ordini sul futuro, continuano a stentare le assunzioni e preoccupa il dato della disoccupazione giovanile, molto alta anche nei nostri territori. Nel secondo trimestre dell’anno le esportazioni sono infatti cresciute del 4,6% rispetto ai primi tre mesi del 2014, evidenziando buoni risultati in Europa, in Africa e nelle Americhe, contribuendo a mantenere positiva la bilancia commerciale del primo semestre.
Luci di speranza vengono anche dalle aziende messe in luce grazie al concorso Odysseus, appuntamento biennale dedicato all’innovazione in tutti i diversi ambiti aziendali, che ha visto in gara 63 progetti, di cui 23 finalisti, fra i quali saranno scelti 6 vincitori nelle categorie innovazione di processo, innovazione di prodotto, innovazione nella funzione d’uso, responsabilità e risorse umane, crescita d’impresa e internazionalizzazione, comunicazione d’impresa.
I lavori proseguiranno poi con la tavola rotonda, prevista alle 17, alla quale parteciperanno il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, presenza ormai consolidata agli appuntamenti assembleari bergamaschi, il vice-presidente di Confindustria per la ricerca e l’innovazione, nonché presidente di Expo 2015 spa, Diana Bracco, il rettore dell’Università di Bergamo e presidente CRUI, Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, Stefano Paleari. Modererà il dibattito il presidente di BergamoScienza Mario Salvi. Partecipazioni che confermano la centralità della riflessione sui temi dell’innovazione, della ricerca, dell’università e della formazione, quali principali motori propulsivi per il territorio e le sue imprese.