Cascina Triulza, ecco il padiglione Expo del terzo settore

È l’unico manufatto già esistente all’interno del sito espositivo dell’Expo di Milano, può contare su una Fondazione ad hoc che si sta occupando della gestione e sarà un luogo nel quale le organizzazioni potranno far vivere il tema di Expo 2015 valorizzando le proprie best practice e l’eccellenza sui temi della cooperazione, dello sviluppo sostenibile, della salute e dell’alimentazione. È la Cascina Triulza, storico e tradizionale casale che si presenta alle porte dell’evento internazionale come un grande contenitore di idee e spazi della società civile, qui rappresentata dalla Fondazione Triulza e i suoi soci fondatori (ad oggi più di 60), tra cui anche le tre centrali cooperative lombarde di Legacoop, Agci e Confcooperative, oltre ad Arci, Acli, Banca Etica, Auser, Legambiente, Forum nazionale del terzo settore.
Attualmente in fase di restauro (i lavori da 9,4 milioni di euro a carico di Expo sono iniziati a settembre scorso), la Cascina Triulza vanta una superficie complessiva di 7.900 mq, di cui 4.100 mq di spazi interni su due livelli e 5.100 mq di spazi aperti. Il progetto darà la possibilità alle organizzazioni della società civile e del terzo settore, anche di piccole dimensioni, di essere protagoniste a Expo 2015 e di avere uno spazio dedicato dove comunicare e illustrare il proprio operato, confrontarsi con realtà di altri territori e nazionalità e avviare nuove progettualità per il futuro. Cascina Triulza sarà inoltre il luogo dove i singoli cittadini e i visitatori potranno confrontarsi con queste organizzazioni e con i temi Expo in modo esperienziale: il “pubblico” sarà infatti coinvolto emotivamente e avrà la possibilità d’immergersi e vivere pienamente il significato dell’evento.
«È uno degli spazi espostivi più grandi di Expo Milano 2015, collocata in una posizione privilegiata a circa 700 metri dall’accesso ovest, l’ingresso principale del sito espositivo – ha sottolineato il direttore di Confcooperative Bergamo, Pieralberto Cangelli, all’incontro “Confcoperative verso Expo 2015: dalle opportunità dei territori al Padiglione della società civile Cascina Triulza” tenutosi il 5 settembre in occasione della Fiera di Sant’Alessandro a Bergamo -. Essere a Cascina Triulza durante Expo significherà far parte del primo padiglione della società civile inserito nell’ambito di un’esposizione universale e condividere i valori del progetto “Exploding Energies to change the world” con cui Fondazione Triulza si è aggiudicata ad ottobre 2013 la gestione del padiglione».
Le imprese possono infatti impegnarsi con Fondazione Triulza e il suo progetto per Expo Milano 2015 attraverso sponsorizzazioni o partnership specifiche. «Il padiglione società civile sarà, per le organizzazioni sostenitrici, un’importante occasione di sviluppo e di rafforzamento della propria identità aziendale, dei propri principi etici e della visibilità verso un ampio e variegato pubblico nazionale e internazionale – ha spiegato Alessandra Mambriani, responsabile marketing fundraising della Fondazione Cascina Triulza -. Si proporrà inoltre come luogo di partecipazione nel quale dar voce alla visione politica e sociale di una pluralità di organizzazioni del terzo settore e contemporaneamente sarà veicolo di coinvolgimento di quante più realtà ed esperienze possibili della società civile (locali, nazionali, internazionali) nelle attività del Padiglione nell'Expo. L’adesione alla Fondazione rimarrà infatti aperta a tutti quei soggetti di terzo settore interessati a collaborare tra loro e a presentare un progetto comune coerente col tema dell’esposizione universale “Nutrire il pianeta – Energie per la vita” sui due concetti chiave dell’inclusione e della cooperazione».
Molto più che un padiglione, insomma, perché Cascina Triulza, all’interno del sito espositivo di Expo, sarà punto di riferimento per tutta la società civile. Obbiettivo dare voce al protagonismo del civile e accreditare la forza di cambiamento generata ogni giorno dall’iniziativa di cittadini, giovani e realtà organizzate: in quest’ottica la Cascina vuole mantenere l’impostazione delle strutture di una volta, con al centro la grande corte, uno spazio aperto di 3.800 mq utilizzabili per attività educative e ricreative, eventi artistici e culturali, e gli orti che saranno coltivati in vasche già predisposte. La Cascina si articola su tre corpi: da una parte c’è la residenza, con un’area per il co-working, spazi a rotazione per le associazioni, l’area pic nic, il ristorante su due piani e perfino la biberoneria per dare una mano alle mamme in visita all’Expo. Lo spazio espositivo vero è proprio si estende per una superficie di 1.000 mq: al centro, dove c’era il granaio, è stato realizzato un auditorium da 180 posti e, al posto delle stalle, c’è il grande mercato coperto, ma aperto sui lati, dove i produttori potranno esporre e vendere. Un mercato pensato per essere completamente accessibile anche ai disabili sensoriali: uno spazio aperto, inclusivo e accessibile, come vorrebbe essere tutta la Cascina. A fine dicembre i lavori saranno terminati e comincerà la parte degli allestimenti e dell’organizzazione dei progetti delle varie associazioni.




“Incubatore”, un trampolino per le start up

nella foto: Maurizio Brignoli e Giuseppe Talleri (progetto Avanix)

In un incubatore sono nati nomi che tutti oggi pronunciamo quasi quotidianamente come Google, Skype e Facebook. «Gli incubatori – afferma Angelo Carrara, presidente di Bergamo Sviluppo – sono dei veri e propri vivai di start up; nascono come strumenti di sviluppo economico per accelerare l’avvio di iniziative imprenditoriali. Grazie a servizi e ad accompagnamento mirati, le imprese inserite in questi spazi/strutture, spesso costituite da giovani aspiranti imprenditori o neoimprenditori, hanno la possibilità di “arrivare” sul mercato in modo più consapevole, dopo un percorso di crescita di competenze che serve ad affinare la propria idea imprenditoriale e a darle “corpo”». Ma quale tipo di supporto offre un incubatore a chi ne entra a far parte? «Per la crescita dei futuri imprenditori il nostro incubatore – spiega Cristiano Arrigoni, direttore di Bergamo Sviluppo, che dal 2001 promuove e gestisce il progetto Incubatore d’Impresa oggi situato all’interno del Point (Polo per Innovazione Tecnologica di Dalmine) – prevede incontri formativi per approfondire sia tematiche utili all’avvio d’impresa sia aspetti/strumenti per la gestione aziendale, consulenze personalizzate (20 ore per ciascuna delle idee d’impresa presenti), oltre a un supporto logistico (uffici attrezzati per uso personale e comune) e di comunicazione/visibilità. Le aziende partecipanti hanno infatti la possibilità di comparire nelle pagine web del progetto, nella brochure e nel materiale informativo/redazionale realizzato in corso d’anno e di partecipare a manifestazioni fieristiche (es. Fiera dei librai, Festival dell’Ambiente, Alta Quota e Fiera Campionaria), alle quali partecipiamo come progetto di Camera di Commercio e di Bergamo Sviluppo». «Non solo – sottolineano Giorgio Ambrosioni e Alberto Brivio, delegati alla formazione, creazione e sviluppo d’impresa di Bergamo Sviluppo – ma grazie alla copresenza di diverse realtà nella struttura, si creano sinergie e collaborazioni di tipo progettuale e commerciale che aiutano le neo-imprese a crescere e a fare networking più facilmente».

Avanix
Il controllo remoto per assistere
meglio disabili e sportivi

Avanix è l’acronimo scelto dalla start up che identifica il progetto relativo al monitoraggio delle persone colpite da Alzheimer, e in generale affette da demenza e pertanto non autosufficienti o perlomeno non completamente autosufficienti. Avendo aderito al progetto già nel 2013, l’azienda ha poi proseguito la sua permanenza nell’iniziativa anche nel 2014, quando la sede dell’Incubatore è stata trasferita al Point di Dalmine. Maurizio Brignoli, ingegnere delle telecomunicazioni, ne è il fondatore oltre che ideatore delle soluzioni sviluppate per consentire di tenere sotto controllo gli spostamenti dei soggetti da monitorare. Una risposta concreta al problema dell’assistenza a persone affette da demenza, frutto di una esigenza vissuta sulla propria pelle. Maurizio Brignoli ha ideato il Wireless Sensor Network, un apparecchio basato su un sensore che offre la possibilità di controllare a distanza, sia in ambito domestico indoor sia nelle case di riposo, i soggetti che necessitano di assistenza continua e che non possono essere persi di vista. Alla prima versione di questo strumento di localizzazione ne è seguita una seconda, più evoluta, che garantisce una maggiore autonomia del sistema indossabile dalla persona. «Ci riferiamo a persone che vivono da sole e spesso dimenticano le cose da fare – osserva Brignoli -. Le persone affette da Alzheimer possono infatti uscire di casa e perdersi o esporsi a pericoli. L’adozione di un apparecchio avvisatore di movimento, collegato in wireless con un’unità di monitoraggio, consente all’assistente o a un familiare di essere allertato».
Ad aprile 2014 è stata costituita la società Avanix srl, di cui fanno parte Maurizio Brignoli in veste di chief executive technical, Giuseppe Talleri, che si occupa di ingegnerizzazione, e Michele Maltese, CEO e ingegnere con esperienza nel settore medicale di marketing e vendita, che ha finanziato l’impresa. Avanix, start up innovativa iscritta nel registro speciale della Camera di Commercio di Bergamo, ha partecipato a un importante evento nazionale dedicato alle tecnologie per l’assistenza domiciliare agli anziani e collabora con il Politecnico di Milano ai progetti per l’impiego di sensori streachable.
«Il nostro know-how su radiofrequenze e radiotrasmissione ha trovato interesse anche in altre start up –  prosegue Brignoli -. Ci stiamo orientando anche ad altri settori di mercato, dedicandoci non solo al monitoraggio di persone ma anche di cose e animali. Tra i nostri interlocutori potrebbero figurare presto le grandi fattorie che hanno necessità di seguire il bestiame. C’è grande sensibilità per i cani da caccia e per gli animali domestici in genere. Abbiamo avuto anche richieste per i settori fitness e atletica per il monitoraggio degli sportivi che coprono lunghe distanze».

Inspiration
Il culto della motocicletta
si accende con una lampada

Prendete una motocicletta e fatene un oggetto di culto. Come? Tenendola in salotto, per esempio. O accanto al letto. Ma sotto forma di ologramma. Un’idea del genere può avere successo commerciale? Risposta affermativa secondo Davide Gaiga, di professione geometra e già titolare di una piccola impresa edile, da febbraio 2014 presente nell’Incubatore di Bergamo Sviluppo al Point di Dalmine con un progetto ispirato al life design di interni. Progetto dalla denominazione emblematica, Inspiration, e condiviso con Maurizio Federici nelle vesti di socio e Heidi Iuliano, project manager con una spiccata visione d’insieme e conoscenza.
«L’iniziativa è nata da un gruppo di amici con la passione della motocicletta – spiega Davide Gaiga -. Chi la possiede sa che il rapporto con la moto è simbiotico. I più fortunati se la portano in casa, per gli altri è nata l’idea di creare una lampada a immagine e somiglianza della propria moto, retroilluminata, che ne proietta la sagoma accompagnandola con il suono caratteristico del motore. Accendendo la lampada si ascolta l’avviamento della moto. Un effetto molto suggestivo».
Idea stravagante ma indovinata. E’ stato lanciato un concorso per creare il logo, che attende di essere scelto. «Vogliamo una iconografia che sia in grado di emozionare l’appassionato e gli rievochi la sua moto» dichiara Davide, il quale racconta i primi sei mesi trascorsi al Point, dove i tre soci hanno frequentato tutti i corsi legati alla neo-imprenditorialità, ricevendo input fondamentali per il business plan e affinando le strategie commerciali. Maurizio Federici è titolare di un’azienda di meccanica di precisione.
Heidi Iuliano consulente previdenziale per una importante agenzia di settore.
Come si conciliano le vostre attività con lo sviluppo dell’idea della lampada?
«Proveniamo da formazioni diverse ma ci stimoliamo a vicenda con le rispettive idee. Un brainstorming incredibile» – sottolinea Davide. Il manufatto viene realizzato da terzisti sulla base del progetto. Nella fase sperimentale sono stati creati tre modelli di lampada con la forma di altrettante diverse moto.
«Ci auguriamo che le case costruttrici siano interessate all’idea. Ma pensiamo già di estendere l’applicazione ad altre forme iconografiche. Il nostro studio di progettazione è infatti  in grado di sviluppare il soggetto di qualsiasi cosa si voglia proiettare. Possiamo lavorare anche su ordinazione, lasciando spazio alla fantasia del committente, e realizzare lampade su misura prodotte con i materiali più svariati. In ogni caso di tratterà di oggetti di illuminazione non comuni».

MyMart
Il portale che commercializza
le eccellenze enogastronomiche

Metti insieme due universitari con spiccate doti manageriali e voglia di intraprendere, ma soprattutto con la passione per i prodotti tipici del territorio, ed ecco maturare l’idea che non t’aspetti. E’ capitato a Massimo Brignoli ed Edoardo Lanza, partner di Mymart, una giovanissima start up presentata a Bergamo Sviluppo nel novembre 2013 e approdata al Point due mesi dopo nell’ambito dell’Incubatore d’Impresa. Cos’è? Semplicemente, si fa per dire, un portale enogastronomico delle eccellenze italiane, da proporre sia nella formula B2B, sia per favorire il rapporto diretto tra produttore e consumatore. Non è un progetto come tanti e tra i tanti, ma una proposta innovativa per molteplici aspetti, ispirata a una sorta di vetrina fieristica permanente online.
«Miriamo a privilegiare i punti di acquisto per fornire prodotti di qualità a prezzi più bassi, concentrandoli nei rispettivi territori e privilegiando il concetto di km zero – spiega Massimo Brignoli, studente di ingegneria gestionale nella sede universitaria di Dalmine e amministratore delegato dell’azienda di famiglia GMF, specializzata in subforniture di componenti meccaniche di precisione -. Una passione per i prodotti tipici che costituisce anche un’opportunità di diversificare l’attività manageriale e d’impresa».
Stessa motivazione per Edoardo Lanza, laureando in economia e commercio all’Università di Bergamo e alla prima esperienza imprenditoriale insieme alla sorella Elena, a sua volta già laureata in economia e commercio.
«All’Incubatore e quindi al Point ci troviamo molto bene: eravamo a conoscenza dei progetti di Bergamo Sviluppo e ci stiamo avvalendo delle consulenze specialistiche offerte dall’iniziativa e dei diversi i corsi tematici – aggiunge Massimo Brignoli – Perché puntare sull’enogastronomia? Vogliamo contribuire a portare la produzione "made in Italy" sempre più a livello internazionale, ponendoci tra produttore e consumatore. La peculiarità risiede nel portale. Solitamente la merce acquistata viene stoccata in magazzino, il che impone il costo del trasporto. Invece nel nostro caso il produttore gestisce lo spazio in modo condiviso con la nostra azienda. E’ lo stesso produttore che mette in vendita il prodotto disponibile, che viene spedito direttamente. Ciò è fondamentale per salumi, formaggi, pasticceria, paste confezionate. Pensiamo a un sistema di trasporto autonomo localizzato a livello provinciale per meglio gestire la logistica. Vorremmo essere a regime per il periodo di Expo, ma noi guardiamo al dopo, quando ci sarà da raccogliere i frutti dei sei mesi di manifestazione. Il portale è in via di sviluppo. Abbiamo partecipato al bando lanciato da H-Farm di Treviso, un acceleratore di finanziamenti per imprese start up. Speriamo che il team di progetto ritenga interessante la nostra idea, in alternativa andremo avanti con le nostre forze».




Nuova banconota da 10 euro, «pochi disagi e molti vantaggi per i cittadini»

Non si può dire che l’entrata in circolazione della nuova banconota da 10 euro coglierà di sorpresa cittadini e imprese, come è invece capitato con il taglio da 5 euro nel maggio del 2013. Per prevenire i disagi riscontrati in quell’occasione, dovuti soprattutto ai ritardi nell’adeguamento degli accettatori automatici, la Banca centrale europea e, a cascata, le Banche nazionali di ogni Paese con le loro sedi territoriali hanno dato vita (sin dai mesi successivi alla presentazione ufficiale del nuovo biglietto avvenuta il 13 gennaio di quest’anno) ad un ampio piano di informazione e sensibilizzazione, rivolto sia agli operatori professionali sia all’opinione pubblica. Anche a Bergamo non sono mancate le iniziative, promosse dalla filiale della Banca d’Italia. Il direttore Salvatore Gangone ha quindi seguito da vicino tutto il percorso che ha portato al debutto, il 23 settembre, della “secondogenita” della serie Europa.
L’aspetto più problematico è dato dall’aggiornamento degli accettatori di banconote nei distributori automatici. Che indicazioni ha dal suo osservatorio?
«Per Bergamo e provincia, l’ultimo monitoraggio sui distributori di macchine per la vendita automatica, effettuato lo scorso 8 settembre, dava purtroppo percentuali ancora basse di adeguamento. Negli ultimi giorni sembrava però in aumento l’interesse, a giudicare dalle richieste di chiarimento giunte in filiale sulla procedura per avere in prestito le banconote da 10 euro della nuova serie dal Servizio Cassa generale della nostra Amministrazione centrale, per tarare le macchine. È quindi probabile che si sia innescata una corsa all’aggiornamento a ridosso della scadenza, speriamo dovuta anche alla nostra azione di comunicazione».
Cosa avete fatto per promuovere l’adeguamento?
«Oltre ad informare e sollecitare le categorie più interessate – come gestori di parcheggi, farmacisti, benzinai e tabaccai – abbiamo cercato di orientare la domanda dal basso, coinvolgendo anche le altre categorie imprenditoriali e gli stessi cittadini. Con l’Ascom, ad esempio, abbiamo inviato più di 5mila e-mail ai commercianti con il materiale informativo sulla nuova banconota. Ma siamo stati anche presenti con uno stand per il pubblico alla Fiera di Sant’Alessandro e in piazza Vecchia per la manifestazione “I maestri del paesaggio”, abbiamo inoltre presentato le novità al qualificato parterre dei Rotary. Il riscontro è stato positivo, abbiamo potuto verificare curiosità e interesse a saperne di più sulla banconota, in particolare sulle caratteristiche di sicurezza. Per stimolare l’aggiornamento delle apparecchiature abbiamo quindi agito anche sui fruitori finali ed il messaggio per i gestori è che adeguare gli accettatori significa offrire un servizio più attento e puntuale alla propria clientela e può essere un fattore di competitività».
Chi fa uso di distributori automatici lamenta i costi per l’adeguamento e si chiede se era davvero necessario sostituire la banconota dopo poco più di dieci anni dalla prima serie…
«È un pensiero comprensibile, ma parziale. La Bce ha ritenuto di dover intervenire perché – dopo dieci anni dalla emissione della prima serie – i pur sofisticati elementi di sicurezza di una banconota subiscono una lenta, ma progressiva obsolescenza di fronte alla rapida evoluzione tecnologica. Ha voluto adottare le tecnologie più sofisticate per lottare al meglio contro la falsificazione e dare ai 330 milioni di cittadini europei sempre più fiducia sulla legittimità della banconota».
Il fenomeno dei falsi resta comunque piuttosto circoscritto…
«È vero, una quota di circa 317mila banconote false rilevate nella prima metà del 2013 in tutta Europa su un totale 15 miliardi di biglietti autentici in circolazione è irrisoria e si deve senz’altro all’attento presidio sul fenomeno messo in atto dall’intero sistema di gestione del contante. È vero però che anche un solo biglietto falso può danneggiare un cittadino o un’impresa, per questo è necessario tenere sempre alta la guardia».
Cosa si deve fare se si sospetta di avere ricevuto una banconota falsa?
«Presentarsi ad una banca o alla Banca d’Italia, se effettua servizio al pubblico. Qui il biglietto sarà analizzato e, se si tratta di un sospetto di falsità, sequestrato. Si perde il controvalore della banconota ma non ci sono conseguenze penali per il portatore in buona fede, cosa che avverrebbe invece se si tentasse fraudolentemente di rimetterla in circolazione».
Come ci si accorge di un falso?
«Gli apparecchi presenti nella grande distribuzione sono utili per rilevare le banconote false, ma ci sono anche strumenti meno costosi che possono dare una mano al cittadino. Sul sito della Banca Centrale Europea è possibile consultare l’elenco delle macchine testate e certificate. Direi, comunque, che tutto ciò che può migliorare l’attenzione va bene, a cominciare dalla conoscenza delle caratteristiche fisiche delle banconote».
Come avverrà l’entrata in circolazione dei nuovi 10 euro?
«Dal 23 settembre le filiali della Banca d’Italia sono pronte per fornire al sistema bancario tutte le quantità di nuove banconote che vorranno. La nuova serie circolerà in parallelo con la vecchia, come già avvenuto con il biglietto da 5 euro, e questo servirà a non penalizzare i cittadini di fronte a ritardi nell’adeguamento delle apparecchiature per il trattamento delle banconote, le cosiddette vending machines»..
È vero che la nuova serie è anche più resistente?
«Sì, vale soprattutto per i tagli più piccoli, che per via della più alta frequenza di circolazione sono sottoposti a maggiore usura. Sono trattati con una vernice speciale, “atossica”, che dà una durata superiore e quindi riduce la necessità di sostituirli con un guadagno anche per l’ambiente».
La vecchia serie andrà fuori corso?
«Al momento non è stata ancora fissa una “data di scadenza”, ma sarà di certo a medio-lungo termine. Diversamente da quanto è avvenuto col passaggio dalla lira all’euro, sarà però sempre possibile cambiare i biglietti, anche se già fuori corso, presso la Banca d’Italia».
L’anno prossimo toccherà ai 20 euro…
«È stato scelto di partire dai tagli più piccoli perché al crescere del valore cresceranno anche gli elementi di sicurezza. Diciamo che i nuovi biglietti da 5 e 10 euro fungono anche da test delle nuove soluzioni tecnologiche, così da garantire ancor meglio la sicurezza dei tagli maggiori e più soggetti a falsificazione. Sulla stampa del biglietto da 50 euro, in particolare, è la Banca d’Italia il punto di riferimento per l’Europa con allo studio elementi di sicurezza tra i più sofisticati».
Cosa ci dice, invece, degli spiccioli da 1 e 2 centesimi? Si era parlato di abolirli per il loro eccessivo costo di produzione e lo scarso utilizzo…
«È una questione che non riguarda la Banca d’Italia ma il Poligrafico dello Stato e che dipende dal Ministero dell’Economia».




Appello di Gori ai commercianti: «Dovete credere nei Distretti»

nella foto: Mauro Parolini e Giorgio Gori

E’ tempo di bilanci e di crescita per i 28 distretti bergamaschi, chiamati a cogliere la sfida di integrare turismo e commercio in chiave Expo.  “In cinque anni i distretti hanno acquisito una identità chiara e definita e hanno dato vita ad una fitta rete di relazioni, coinvolgendo il 50% dei negozi di vicinato e il 60% delle amministrazioni comunali del territorio – ha tratto un primo bilancio Paolo Malvestiti presidente della Camera di Commercio e dell’Ascom in occasione degli Stati Generali dei distretti convocati lunedì in fiera -. Ora  serve un ulteriore passo avanti: bisogna far interagire commercio e turismo, perché finora hanno corso su binari paralleli. Questo percorso di integrazione è fondamentale per la vivacità del tessuto urbano e l’attrattività dei nostri centri storici. Gioverà agli imprenditori e a tutta la collettività perché solo attraverso il dialogo e il confronto si costruisce il cambiamento futuro”. Giorgio Ambrosioni, presidente di Confesercenti ha sottolineato il valore del percorso comune intrapreso finora, invocando un ruolo istituzionale per i distretti bergamaschi:  “L’alleanza con Ascom è di grande importanza e l’esperienza di cui oggi tiriamo le somme ci rende orgogliosi. L’attrattività turistica rappresenta ora il banco di prova per la qualificazione del prodotto turistico locale, ma anche per superare i confini amministrativi.  I distretti, coordinati a livello provinciale, potrebbero diventare uno strumento per favorire collaborazione tra istituzioni e operatori, andando a riempire il vuoto lasciato dallo sfarinamento delle istituzioni provinciali. I distretti rappresentano i luoghi ideali per l’aggregazione turistica e per la gestione degli orari e dei tempi urbani”.  Luca Zanderighi, docente di marketing alla Statale di Milano che ha accompagnato la nascita dei distretti, ha indicato le linee da seguire superando debolezze e inseguendo nuove opportunità: “I distretti sono il risultato di un lavoro straordinario ma la  mancanza di risorse e finanziamenti stabili ha frenato la programmazione e la dotazione di strutture professionali. I distretti devono promuovere un circolo virtuoso, non devono essere un “carrozzone” o una sovrastruttura ma supportare le imprese in modo concreto. Purtroppo  la loro presenza viene vissuta da alcuni commercianti come una sorta di commissione o come un mero strumento per intercettare finanziamenti regionali. Al distretto si attribuiscono colpe che vanno ricercate altrove, dall’offerta commerciale in molti casi inadeguata ad inevitabili cambiamenti di stile e consumi”. La nascita del coordinamento provinciale va a dare maggior peso e organizzazione ai distretti: “I rapporti con le amministrazioni possono migliorare ed evolversi – continua Zanderighi -. I distretti possono esprimere un parere consultivo  nella predisposizione del Pgt o avere funzioni di coordinamento della rete di enti e soggetti impegnati nello sviluppo turistico. Il concetto di rete d’impresa è fondamentale e i distretti possono fare da incubatori ad iniziative imprenditoriali”.
Il sindaco di Bergamo Giorgio Gori ha invitato i bergamaschi a guardare con nuova consapevolezza al turismo per una migliore fruizione dei luoghi e delle peculiarità del territorio: “A pochi mesi da Expo è il momento di condividere strategie per ottenere risultati. Il binomio commercio e turismo non è così banale. Il commercio è stato dedicato storicamente  ai residenti e solo recentemente abbiamo scoperto che è un elemento che attrae turisti. Del resto le bellezze del nostro territorio sono  rimaste a lungo in secondo piano e  solo da poco si è guardato al turismo come attività economia. Se riusciamo a qualificare l’offerta turistica ci saranno molti benefici anche per i bergamaschi. Perché una città a misura, come ricordava Giorgio La Pira, governa in modo armonico la vita dei cittadini”.
Il distretto consente di pensare alla città come luogo di attività di impresa: “Deve servire a mettere insieme i pezzi: integrare commercio, mobilità, progettazione di aree verdi – continua il sindaco -. C’è ancora molta strada da fare in questa direzione. Chiedo ai commercianti di credere nel distretto. La mancanza di finanziamenti stabile lo rende debole, lo fa funzionare in modo episodico, ma l’amministrazione sostiene e sosterrà il distretto se i commercianti ci crederanno. Questa è la strada per far decollare l’attività non solo in centro ma anche nei borghi”.
Il coordinamento dei distretti, ha sottolineato Roberto Ghidotti funzionario dell’Ascom, rappresenta l’occasione per le realtà nate sul territorio di concentrare idee e risorse: “Questi anni di lavoro e incontri, attraverso la promozione di un percorso condiviso tra imprenditori, amministrazioni e istituzioni pubbliche, hanno valorizzato le attività commerciali e il territorio. L’ultimo bando regionale ha visto tra i primi dieci distretti lombardi sette aggregazioni bergamasche a testimonianza dell’esperienza di valore intrapresa. Il coordinamento dei distretti intende costruire percorsi comuni e mettere a regime esperienze, eleggendo come propria sede l’Urban Center a testimonianza dell’integrazione tra commercio e turismo”.  Filippo Caselli, vicedirettore di Confesercenti e referente dei distretti, ha espresso la necessità di un maggior peso dei distretti e delle associazioni nelle scelte che contano:  “Ci stiamo scordando l’attenzione ai luoghi del commercio. La crisi dei centri storici è figlia anche delle scelte urbanistiche: ci si è mossi solo su input della grande distribuzione. Bisogna tornare a sviluppare un’idea dei luoghi del commercio per renderli più adatti allo shopping”.
L’assessore regionale al Commercio, Turismo e Terziario Mauro Parolini ha invocato una maggiore collaborazione tra i commercianti: “Gli imprenditori devono avere voglia di mettersi in gioco. Non si può più tirare a campare: oggi l’innovazione non è una scelta ma una necessità ed è fatta anche dall’ unione di forze perché la genialità del singolo non basta. I distretti rappresentano un’esperienza di valore e devono dare impulso al lavoro fianco a fianco di pubblico e privato”. Il successo di Expo sarà dettato dall’integrazione tra commercio, turismo e cultura: “Expo porterà 20 milioni di turisti, è una grande occasione ma temo l’effetto parabola, il rischio di depressione post evento. Expo deve essere l’ occasione per un salto di qualità stabile e duraturo. Turismo  e commercio possono camminare insieme, così come  la cultura e il commercio”.




Borgo Palazzo, negozi sfitti “riaperti” per l’Expo

nella foto: Il presidente delle Botteghe di Borgo Palazzo Roberto Marchesi (a sinistra), con il vicepresidente Nicola Viscardi e la tesoriera Elisa Alghisi Manganello

Festa sì, ma anche progetti con un respiro un po’ più ampio. Non manca l’iniziativa alle Botteghe di Borgo Palazzo, l’Associazione di commercianti e artigiani che poco meno di un anno fa ha rinnovato i propri vertici e insieme la sfida per il rilancio del borgo cittadino. Mentre lavorava all’annuale festa in strada – in programma domenica 28 settembre – l’Associazione, su sollecitazione del Distretto del commercio Bergamo Centro che sta mettendo a punto proposte per l’attrattività in chiave Expo, ha cominciato a ragionare su come farsi trovare pronta per l’appuntamento internazionale. La risposta è venuta dalla trentina di vetrine sfitte presenti nell’area, anelli mancanti lungo il serpentone commerciale di circa 200 attività che valorizzando tradizione, professionalità e accoglienza vorrebbero ritornare ad essere meta favorita per la spesa e lo shopping. Le serrande abbassate sono un segnale fin troppo chiaro dei problemi che sta vivendo il commercio, potrebbero però diventare una risorsa, un motivo di attrazione in più. «Il progetto è ancora in fase di costruzione – tiene a precisare il presidente Roberto Marchesi -. L’idea è di fare spazio per i sei mesi dell’Expo alle produzioni tipiche di Bergamo nei locali commerciali oggi vuoti, così da creare una sorta di area tematica dedicata alla nostra economia, funzionale a migliorare la vivibilità della zona e l’attrazione nei confronti dell’esterno. Per rendere appetibile per i proprietari l’affitto temporaneo abbiamo cominciato, con la regia del Distretto cui fa capo operativamente il progetto, a confrontarci con il Comune per valutare la possibilità di qualche incentivo, come sgravi sulle imposte. Abbiamo nel frattempo fatto una mappa dei negozi sfitti e stiamo cercando di contattare i proprietari per verificare l’interesse e la disponibilità a partecipare. Il nostro ruolo è fare da raccordo con il territorio e dare al Distretto gli elementi ed i dati per far sì che l’iniziativa abbia un legame continuo con la realtà della via. Riappropriarsi della conoscenza dei luoghi e delle persone e valorizzarne le peculiarità è, del resto, proprio uno degli obiettivi della nostra Associazione».
Intanto è già realtà “La Festa del Borgo”, l’appuntamento di fine estate che libera la strada dalle auto per trasformarla in un contenitore di proposte per tutte le età. «È sempre stata una bella manifestazione – ricorda Marchesi – capace di portare in primo piano le attività presenti nella via. Negli ultimi anni si era un po’ ridimensionata, ora abbiamo cercato di alzare di nuovo l’asticella, convinti che in questo momento di mercato e competitività non ci si può accontentare di stare a galla. Il risultato è un evento che non è mai stato così esteso, quasi un chilometro e mezzo, dal civico 1 al 116, ossia dall’incrocio con via Camozzi al cavalcavia».
Molta attenzione è stata posta alle attrazioni per i bambini, con gonfiabili di grande impatto – da quello di 300 mq che fa giocare tra le rovine romane allo shuttle alto come un palazzo di tre piani – e tante aree sportive dove provare le discipline più diverse: tennis, scherma, calcio, tennis tavolo, judo, rollerblade, ma anche capoiera, spinning e attività da palestra per i più grandi. Ci saranno anche una pista di mini quad, l’ambulaclaun e un “ospedale” dei peluche al quale i bimbi potranno portare il giocattolo bisognoso di un’aggiustatina. Un’altra novità è il cinema 4D, che unisce alla proiezione tridimensionale il movimento, e poi cinque palchi per le esibizioni musicali, aree dedicate all’arte e alla creatività.  «Oltre alle attrazioni – sottolinea il presidente -,  l’ingrediente fondamentale della festa sono le attività commerciali, che proporranno  singolarmente ulteriori iniziative per farsi conoscere dai visitatori. All’appuntamento hanno dato fiducia circa l’80% dei negozi ed esercizi della via versando un loro contribuito, ci sembra un bel segnale della volontà di partecipare attivamente alla rivitalizzazione». «Abbiamo inteso la festa come un regalo parte dei commercianti al territorio – conclude –, un’occasione per i nostri clienti di riappropriarsi di un pezzo della città, vivendo l’area fuori casa in maniera libera, serena e divertente».  




Artigiani, «export sempre più fondamentale per competere»

La strada è tracciata e non si può tornare indietro: l’internazionalizzazione e la sfida al mercato globale sono ormai elementi imprescindibili per essere competitivi e superare la crisi. Anche per le piccole imprese artigiane, che non sono seconde a nessuno.
È questo il messaggio lanciato, venerdì scorso, dalla 27ª Conferenza Organizzativa di Confartigianato Bergamo, dal titolo “Impresa e mercato globale: Davide contro Golia? – In un mondo sempre più connesso possiamo ancora dire che l’internazionalizzazione non ci tocchi?”. Coordinato da Marina Redondi, responsabile dell’ufficio Internazionalizzazione, e moderato dal direttore Stefano Maroni, il tema è stato affrontato, tra gli altri, dagli interventi di docenti dell’Università di Bergamo (partner della giornata), dalla presentazione dei risultati di un sondaggio fra le imprese artigiane lombarde (vedere articolo in questa pagina) e dalle testimonianze di alcune realtà aziendali che hanno saputo rimettersi in gioco vincendo questa sfida.
Per il presidente di Confartigianato Bergamo, Angelo Carrara, non ha più senso fare differenze tra mercato interno e internazionale. «Ormai il mercato è unico, globale – ha detto – ma presenta tante sfaccettature e noi dobbiamo imparare ad affrontarle con nuove modalità». Il membro di giunta Lorenzo Pinetti, coordinatore del gruppo di lavoro Internazionalizzazione, si è voluto soffermare sui servizi e sulle attività che l’Organizzazione di via Torretta ha messo in campo per supportare le imprese ad affrontare questo cambiamento. «Occorre riaccendere la speranza e il desiderio di imparare tutto di nuovo – ha aggiunto – camminando su una strada che, pur faticosa, è già tracciata. Ogni giorno siamo chiamati ad affrontare scenari nuovi che richiedono un alto livello di conoscenza e capacità di utilizzare strumenti innovativi, tecnologici. Per questo la formazione continua è fondamentale, come è fondamentale sapersi ritagliare uno spazio per la crescita personale».
Il rettore Stefano Paleari ha evidenziato come, in un mercato globale, solo due cose ci restano di "locale": i debiti e l'identità. Ma entrambi devono essere visti in un'accezione positiva. «I debiti – ha detto – sono una cosa "bella" se si fanno per costruire il futuro, per investire e non per mettere una pezza sugli errori del passato. Così l'identità è una cosa "brutta" se ci chiudiamo in noi stessi, ma diventa "bella" se ci apre, perché ci rende più forti». Per vedere crescere la nostra economia, secondo Paleari non ci resta che investire su un fattore, l'innovazione, «che significa riuscire a fare più cose con la stessa quantità di risorse, o le stesse cose di prima ma con meno risorse. E il primo a doverlo fare è lo Stato».
Sull’innovazione ha insistito anche Lucio Cassia (Università di Bergamo e presidente del Cyfe – Center For Young & Family Enterprise). «Oggi il più innovatore vince sul conservatore – ha detto – e dobbiamo farcene una ragione perché l’innovazione è diventata devastante e negli ultimi anni ha travolto interi settori, alcuni dei quali con poche decine di anni. L’internazionalizzazione è un modo per innovare e passa necessariamente attraverso l’apertura, la “connessione”».
Gianpaolo Baronchelli (Università di Bergamo) ha ricordato come l’export non abbia limiti (tutti i Paesi del mondo sono potenziali clienti) sottolineando come, per affrontare questo cambiamento di mentalità in modo vincente, occorra un approccio globale: un imprenditore che conosca le lingue, che sappia accettare e vivere con culture diverse, che sappia rischiare, e un prodotto adattabile ad ogni Paese in cui lo si presenta e che sia flessibile per soddisfare tutte le esigenze. Ed infine, la creazione di un network che permetta di sviluppare reti tra fornitori e clienti, locali ed internazionali.
Mara Brumana (Università di Bergamo e Cyfe), ha infine presentato uno studio sulle imprese familiari evidenziando come queste internazionalizzino meno e più lentamente rispetto alle altre e che il coinvolgimento di membri non familiari (outsider) nell’azionariato e nel cda (come pure l’ingresso di una nuova generazione nella proprietà) favorisca invece l’attività di export. Ancora, nel caso di alleanze con partner internazionali, le imprese familiari preferiscono allearsi con altre imprese familiari. Nel panorama italiano, poi, la Lombardia figura tra le regioni con una più alta percentuale di aziende familiari che internazionalizzano (il 51,6% fa investimenti diretti all’estero). 




Funghi, Affari di Gola fa scoprire le bontà “snobbate” del bosco

La stagione dei funghi ha portato Affari di Gola a Valtorta per un’escursione guidata in compagnia dei micologi di Fungolandia facendo scoprire che il segreto per assicurarsi un bottino ricco è ampliare la conoscenza delle specie. Ecco allora, sul numero di settembre, alcuni outsider gustosi capaci di competere in tavola con “re porcino” ed i consigli del cuoco-raccoglitore per cucinarli.
La rivista incontra anche la nuova delegata provinciale dell’Associazione Sommelier, Roberta Agnelli, che lancia la sua proposta per Bergamo: «Un luogo dove promuovere tutti i vini del territorio». L’itinerario porta invece i lettori in alta montagna, al Passo San Marco tra gli alpeggiatori (giovani!) che producono il pregiato Bitto Storico. Tra le tendenze della tavola, il focus è sui surgelati, capaci di rinnovarsi grazie a packaging innovativi, ricette gourmet, cotture leggere, monoporzioni e prodotti a prova di intolleranze. Ma anche il mondo dei formaggi si dà da fare per andare incontro ai gusti dei consumatori, come mostrano alcune aziende bergamasche che stanno rilanciando gli “spalmabili”. Il social-chef del mese è Paolo Zambelli, che da Almenno San Bartolomeo ha presto imboccato la via dell’estero ed oggi è in Algeria, ad Oran, mentre la sosta per la pausa pranzo è a Calusco D’Adda, con i sapori napoletani del ristorante La Conchiglia. Tra gli appuntamenti, per i professionisti del food and beverage torna il 6 e 7 ottobre la rassegna Birrogastronomica promossa dalla Quattroerre di Torre de’ Roveri.      




Tiatio Onlus, cena solidale per sostenere la “Paolo Belli”

Sta diventando un'abitudine, per la Parrocchia di Santa Caterina, borgo più vivace della città, la cena solidale organizzata da Tiatiò, Onlus fondata in memoria di Gianluca Scarpellini. L'evento, in programma negli spazi dell’oratorio il prossimo 20 settembre, a partire dalle 19.45 (la cucina chiuderà alle 23) ha nobili finalità, dal momento che il ricavato sarà destinato alla ricerca contro il cancro che la Associazione Paolo Belli conduce da anni nella nostra città.
La differenza tra questa e altre sagre – sottolineano gli organizzatori  – è nella sostanza, perché l'obbiettivo non è proporre piatti poveri per pochi soldi, intento nobilissimo intendiamoci, ma recuperare piatti dispersi della tradizione bergamasca e proporli rinnovati a un prezzo ragionevole.
Il presupposto è quindi la materia prima della massima qualità disponibile sul mercato, offerta ad un prezzo accettabile così da provocare una spesa quale irrinunciabile pretesto per condividere i nobili fini di Tiatiò Onlus, godendo assieme dei piaceri della gola.
Ed allora si potranno gustare, per citare alcune proposte, il rognone che già l'anno scorso ha deliziato i palati andando esaurito in brevissimo tempo, così come le frittelle di cervella, entrambi rivisitati in nuova veste, preparati con materie prime della Macelleria Cazzamali.
Niente trippa quest'anno, ma nervetti proposti con una nuance mai proposta prima, e che non sarà possibile provare successivamente, perché il cuciniere cucina jazz, come suo dire, non ripete i propri piatti.
Ci saranno anche pietanze che sono punto fermo nel ricordo dell'infanzia, ovvero i cannelloni soffici come burro, che non mangiate magari da decenni, ed un rivoluzionario stinco.
E siccome la boca l'è mia straca se la sa mia de aca, l'orologio dei formaggi di capra e vacca vi incanterà la gola, prima che un caffè dell'Art vi avvicini ad una grappa come mai l'avete bevuta.
E mentre berrete un vino fresco e leggero senza troppe pretese, o sceglierete un bicchiere del migliore Piemonte, potrete seguire la lectio magistralis di Franco Cazzamali, il quale vi sedurrà con le tartare di quinto quarto, ventricolo, cuore, fegato, eseguite avanti a voi.
Nel contempo, potrete informarvi sulle nuove specie di caffè raccolte, importate e torrefatte dai ricercatori di Art Caffè.
Un ricordo della serata, se lo vorrete, potrete averlo a giusto prezzo, per quando proverete a rifare i piatti assaggiati, riuscendo certamente a superarli con la vostra abilità, per il plauso della brigata di cucina più volenterosa che ci sia.




Vendite a domicilio, continua il trend di crescita

Nel primo semestre aumentati fatturato (+10%) e occupazione (+5,5%) tra le associate a Univendita

Si è chiuso con un fatturato di 674 milioni, pari al +10% rispetto all’anno precedente, il primo semestre 2014 delle aziende associate Univendita-Confcommercio. Dopo il primo trimestre, che si era chiuso con un +6,2%, la vendita a domicilio continua la propria crescita, nonostante l’Italia sia tornata in recessione. «Da anni – nota il presidente di Univendita Ciro Sinatra – i nostri risultati sono in controtendenza rispetto al commercio tradizionale grazie all’efficacia della nostra formula distributiva in cui il venditore mette in gioco la propria professionalità e va a cercare il cliente finale proponendo prodotti di qualità con un servizio su misura».
La sensazione di chi è quotidianamente a contatto con i clienti è che probabilmente a questo exploit abbia concorso in parte anche il bonus fiscale di 80 euro arrivato in primavera.  
Quello della vendita a domicilio è un andamento anticiclico considerando sia i dati Istat relativi ai primi sei mesi del 2014, in cui il valore delle vendite del commercio fisso al dettaglio è diminuito dell’1% rispetto al 2013, sia i dati del Pil nel secondo trimestre dell’anno, in flessione dello 0,2%.
«Il cliente si può conquistare in due modi, con le campagne di sconti o con il servizio – commenta Sinatra -: la vendita a domicilio ha optato per il secondo filone, che è una scelta vincente a patto di mettere a disposizione dei clienti professionisti della vendita competenti e motivati. Così si ottiene anche il risultato di fidelizzare il cliente».
Nel dettaglio, i comparti più dinamici sono stati beni durevoli casa (+11%) e cosmesi e cura del corpo (+8,3%) seguiti dagli alimentari e beni di consumo casa (+7,4%). Netta crescita del comparto altri beni e servizi (+15,8%) grazie al risultato positivo ottenuto dal settore viaggi e turismo. In crescita anche l’occupazione: il numero degli addetti alla vendita cresce del 5,5% rispetto allo stesso periodo del 2013, attestandosi a quota 70mila, con una componente femminile pari all’88,6%.  




L’Ascom: «Le nostre convenzioni una barriera contro la criminalità»

Presentati gli accordi siglati per assicurare, a prezzi agevolati, una maggiore protezione ai negozi

Ascom garantisce ai propri associati una maggiore protezione  a prezzi agevolati. Assume una nuova veste il Progetto Scudo che, grazie all’accordo con Securshop, assicura ad ogni attività la possibilità di collegare il proprio sistema di videosorveglianza alle Forze dell’ordine, con un piccolo investimento di 29 euro al mese. “La videosorveglianza consente di applicare la  flagranza di reato differita e di procedere al fermo del rapinatore usando le immagini registrate come elemento probatorio, tanto da portare all’84% di arresti in una città come Milano – ha sottolineato Alessandro Marchese, responsabile nazionale Securshop -. Il sistema conserva inoltre le immagini per una settimana, consentendo di individuare anche eventuali sopralluoghi effettuati prima di furti e rapine. La segnalazione della telecamera collegata con le forze dell’ordine resta un ottimo deterrente, portando ad una riduzione significativa anche di taccheggi e frodi, con la semplice segnalazione tramite cartelli”.  La seconda convenzione, siglata con Alba Electronic di Pedrengo, garantisce la consulenza gratuita per l’installazione di dissuasori mobili automatici o manuali, proposta  a condizioni particolarmente vantaggiose anche per quanto riguarda l’assistenza 24 ore su 24. I “pilomat” sono a “prova di carroarmato”, ha garantito Battista Azzola di Alba Electronic, ricordando che “per sradicarli da un profondo blocco  di cemento armato occorre un mezzo di 18-25 quintali ad una velocità di  55 kilometri orari”. I pilomat possono essere integrati al sistema di allarme con un dispositivo in grado di segnalare eventuali tentativi di manomissione e possono essere gestiti anche da remoto. Il sistema di videosorveglianza collegato alle forze dell’ordine e i dissuasori anti-spaccate consentono inoltre di rinegoziare e spuntare sconti anche importanti sulle assicurazioni.
Rapine e spaccate preoccupano sempre più i commercianti, prede sempre più frequenti di furti e rapine, soprattutto in Lombardia. “Una recente indagine Confcommercio Censis – ha ricordato il presidente dell’Ascom Paolo Malvestiti – evidenzia la preoccupazione da parte degli imprenditori per la sicurezza della propria attività. Per proteggere le imprese ogni azienda investe almeno 3.000 euro. Anche se a Bergamo la situazione non è allarmante, la percezione di insicurezza è in crescita e le convenzioni garantiscono una maggiore protezione delle imprese”. Gli associati possono inoltre contare sul supporto della Cooperativa di Garanzia Fogalco per eventuali richieste di finanziamento.