Commercialisti, Vigani eletta nel consiglio nazionale

Maria Rachele Vigani è stata eletta nel Consiglio nazionale dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili, con mandato fino al dicembre 2016, sotto la guida del nuovo presidente Gerardo Longobardi.
La sua lista, “Vivere insieme la professione”, nelle elezioni ha ottenuto l’84,2% dei voti, in termini assoluti 624, la lista Etika ne ha avuti 69 (9,3%) mentre sono stati 48 i voti degli astenuti (6,5%).
Bergamasca, già segretario del Consiglio dell’Ordine dei Dottori Commercialisti di Bergamo e del Codis-Coordinamento degli Ordini della Lombardia, Maria Rachele Vigani intende “riaffermare il ruolo dei dottori commercialisti ed esperti contabili. “Questo risultato – spiega – giunge al termine di un percorso lungo, e per certi tratti doloroso per tutti noi. L’ampio suffragio ricevuto ci rende consapevoli delle responsabilità assunte nei confronti di tutta la categoria”. Forte anche la soddisfazione di Alberto Carrara, presidente dell’Ordine dei Commercialisti di Bergamo: “Finalmente gli Ordini hanno trovato un punto di accordo. Il clima sereno delle votazioni e l’ampio consenso riscosso sono una base fondamentale per superare le passate divergenze e attuare velocemente gli impegni del programma”.




Il 12 ottobre / “50 & Più”, gita a Genova per la festa dei nonni

Il Gruppo 50 & Più Ascom posticipa la festa dei nonni, ricorrenza fissata il 2 ottobre di ogni anno, con una gita all’Acquario di Genova. L’appuntamento riservato agli associati e ai loro nipotini è per il 12 ottobre, con trasferimento in autobus da Bergamo. La visita ad uno degli acquari più importanti del mondo, reso ancora più spettacolare dalla sua incantevole posizione presso il porto vecchio di Genova dove si respira la storia della Repubblica Marinara, si arricchisce – anche per chi lo ha già visitato – del nuovo padiglione dei cetacei che consente di ammirare da vicino i delfini. La struttura fa inoltre parte di Acquario Village, un luogo in cui apprendere diventa un’esperienza divertente e coinvolgente: dal Giardino Tropicale “Un battito d’ali” a Galata Museo del Mare con il sommergibile S518 Nazario Sauro, da La città dei bambini e dei ragazzi a Biosfera, dal Museo Nazionale dell’Antartide all’ascensore panoramico Bigo. L’acquario è la più grande rappresentazione di biodiversità in Europa: 27mila metri quadri espositivi, 71 vasche e 15 mila animali di oltre 400 specie, tra cui gli animali antartici, unici visibili in Europa, i lamantini, affascinanti sirene del mare, i simpatici pinguini, gli squali, le foche e i pesci colorati della barriera corallina. “La gita consente di valorizzare il nostro ruolo di nonni e di gruppo, attraverso la condivisione di una giornata di tempo libero con i nostri nipotini – sottolinea Giuseppe Capurro, presidente provinciale di 50 & Più -. Ovviamente, l’appuntamento è aperto a tutti gli associati interessati a scoprire la varietà di mari e oceani”. Il programma è ancora in fase di definizione e sarà reso noto con la riapertura degli uffici Ascom il 1° settembre. Le iscrizioni devono pervenire entro il 26 settembre alla Segreteria (Laura Benigni, 035.4120127).




Alberghi e negozi, l’effetto Orio arriva solo in città. «Da migliorare i collegamenti con la provincia»

Non c’è come esserne privi per capire quanto qualcosa vale. L’indagine realizzata dall’Ascom di Bergamo sugli effetti della chiusura dell’aeroporto di Orio Serio – tra il 13 maggio e il primo giugno scorso per i lavori di rifacimento della pista – ha permesso di misurare il sempre citato “effetto Orio” sulle attività turistiche e commerciali, rendendo più evidente il legame tra l’infrastruttura e il territorio e permettendo perciò di individuare con maggiore chiarezza potenzialità e punti deboli.
L’indagine ha interessato gli alberghi di città, hinterland, provincia e i ristoranti e le attività commerciali del centro città e di città Alta. L’impatto più significativo si è verificato non solo sulle attività alberghiere cittadine ma anche di due comuni dell’hinterland: Orio al Serio e Grassobbio. Gli alberghi dei tre comuni hanno registrato un calo di presenze dal 10 al 20% con picchi anche del 30-35% rispetto al 2013. Più contenuto è stato l’effetto sulle strutture del restante hinterland, dove si è registrato una diminuzione del 5% delle prenotazioni, valore sul quale si sono attestati anche gli hotel della provincia – pianura, valli e lago –. Un quadro che denota, quindi, il raggio piuttosto limitato dei flussi veicolati dall’aeroporto.  
Sui ristoranti e sulle attività del centro e di Città alta la chiusura ha portato ad una riduzione del numero di clienti e di scontrini del 10%, con punte che hanno superato anche il 20%.
«I dati raccolti dal questionario permettono di fare due sottolineature – afferma Oscar Fusini, vicedirettore dell’Ascom di Bergamo -. Una ormai nota. L’economia della città è strettamente legata allo scalo aeroportuale, la cui chiusura temporanea ha inciso pesantemente sul fatturato del mese di maggio. Questo dato conferma come lo scalo di Orio sia una ricchezza per il territorio non solo da salvaguardare ma da “sfruttare” al massimo. L’altra osservazione è forse conosciuta soprattutto agli operatori: la presenza dell’aeroporto incide solo marginalmente sui luoghi di villeggiatura e turistici della provincia. Ciò è dovuto in particolare agli scarsi collegamenti tra aeroporto e comuni sia quelli montani che quelli lacustri. E questo ci induce a fare una riflessione su come contribuire a migliorare questo aspetto in particolare in vista  Expo 2015, che farà arrivare nella nostra provincia un buon numero di visitatori. Su questo tema la nostra Associazione si proporrà come interlocutore privilegiato con le istituzioni».




Contratti di rete, possibile lo “scambio” di personale tra cooperative

«Riunirsi è l’inizio, rimanere insieme un progresso, lavorare insieme un successo» diceva oltre un secolo fa il grande industriale statunitense Henry Ford. Parole mai così attuali in un periodo di crisi come quello attuale dove lavorare insieme può diventare per davvero un valore aggiunto per le imprese cooperative che hanno stipulato un contratto di rete, una formula innovativa che favorisce il processo di aggregazione delle piccole e medie imprese tramite un programma di rete condiviso. Per arginare la crisi e superare limiti dimensionali e strutturali sono sempre di più, infatti, le cooperative che hanno sposato questa nuova forma giuridica per collaborare alla realizzazione di progetti e obiettivi comuni nel segno dell’innovazione e dell’ottimizzazione delle risorse. Il contratto di rete è infatti uno strumento di «cooperazione» per imprese che insieme vogliono raggiungere un obiettivo comune di crescita e di competitività mantenendo la propria autonomia, con il vantaggio  di operare sul territorio secondo una logica di squadra e senza delocalizzare.
Ma non solo: le aziende della «rete» hanno anche la possibilità di potersi «scambiare» il personale per determinate mansioni o processi interni agli obiettivi del contratto: «Con una disposizione contenuta nella legge di conversione 99/2013 l D.L. 76/2013 è stato aggiunto il comma 4 ter all’art. 30 D.Lgs 76/2003 che consente una nuova possibilità per distaccare il personale nell’ambito della rete – spiega infatti l’avvocato Vanessa Volpi, responsabile dell’attività di consulenza legale per il programma di rete all’interno del Csa, Centro servizi aziendali, di Confcooperative Bergamo -. Qualora il distacco avvenga tra aziende che abbiano sottoscritto un contratto di rete che abbia validità ai sensi dell’art. 5/2009, convertito con modificazioni nella legge 33/2009, l’interesse del distaccante sorge automaticamente in forza dell’operare della rete, salve le norme in materia di mobilità del lavoratore previste dall’art. 2103 c.c». Inoltre, dice la legge, per le stesse imprese è ammessa la codatorialità dei dipendenti ingaggiati con regole stabilite attraverso il contratto stesso. «Pertanto – aggiunge Volpi – l’appartenenza alla rete determina così l’automatica sussistenza del presupposto dell’interesse dell’azienda distaccante, presupposto normalmente richiesto affinché un’impresa possa legittimamente mettere a disposizione di altre aziende uno o più lavoratori».
Come chiarito dalla Circolare 35/2013 del ministero del Lavoro «ai fini della verifica dei presupposti di legittimità del distacco, il personale ispettivo si limiterà a verificare l’esistenza di un contratto di rete tra distaccante e distaccatario». Quindi, la verifica dei presupposti di legittimità del contratto si dovranno limitare all’accertamento dell’esistenza di un contratto di rete che coinvolga l’impresa distaccante e quella distaccataria. «Il distacco di personale – conclude Volpi – si arricchisce quindi di una nuova interessante ipotesi  del contratto di rete che a oggi ha coinvolto una cinquantina di cooperative in cinque contratti di rete».

Tutti i servizi del Csa

Dalla consulenza legale stragiudiziale e giudiziale in tema di diritto civile all’assistenza sulle problematiche connesse al mondo della contrattualistica e della gestione dei contenziosi di rapporto di lavoro: sono tanti i servizi offerti dall’ufficio legale del Csa (Centro Servizi Aziendali), la società promossa da Confcooperative Bergamo per rispondere alle necessità tecniche, normative e amministrative delle imprese associate, ma anche punto di riferimento per avviare una nuova impresa. All’interno della sede di via Serassi 7 a Bergamo, l’avvocato Vanessa Volpi è infatti a disposizione delle cooperative associate fornendo assistenza e consulenza su tutto ciò che riguarda l’ambito societario, i contratti, le obbligazioni, la responsabilità civile e diritti reali delle imprese, fino al recupero crediti e alla gestione contenzioso rapporti di lavoro.
Oltre al servizio legale, il Csa mette a disposizione una rete di servizi e consulenze a 360° che consentono di risolvere tutte le problematiche legate alla fase di start-up aziendale, oltre a fornire un efficace supporto di riferimento per gli adempimenti normativi inerenti la vita sociale della cooperativa. A questo si aggiunge il servizio di contabilità, dalla redazione del bilancio alle dichiarazioni fiscali, e quello della formazione, con l’organizzazione di corsi di aggiornamento e qualifica professionale.




Cinquanta studenti europei “ambasciatori” di Bergamo 

E’ stato presentato nei giorni scorsi a Sasbach in Germania il progetto internazionale “Pianeta Giovani 2015”, promosso da Turismo Bergamo e dal Comune di Mapello, che ne è capofila.
Si tratta di un percorso rivolto a giovani studenti dai 17 ai 21 anni di scuole ad indirizzo turistico di dieci comuni europei: Marmoutier (Francia), Ozimek (Polonia), Alytus (Lituania), Rymarov (Repubblica Ceca), Villié Morgon (Francia), Nagykoros (Ungheria), Landgraaf (Paesi bassi), Revuca (Slovacchia), Sasbach (Germania), Sasbachwalden (Germania). L’obiettivo è educativo e formativo: ai cinquanta studenti, che saranno ospitati nella Bergamasca nel luglio 2015, verranno impartite “lezioni di territorio”, visiteranno i principali luoghi turistici di Bergamo e ne diventeranno ambasciatori nella loro terra d’origine.
“Pianeta Giovani 2015” è il primo passo del progetto “Bergamo: Passaparola!”, ideato e realizzato da Turismo Bergamo per promuovere e diffondere la conoscenza del territorio orobico grazie alla fitta rete di rapporti e di conoscenze interpersonali che il popolo bergamasco e le sue istituzioni hanno instaurato con comuni italiani, europei ed extraeuropei nel corso degli anni.
«Bergamo: passaparola! è il più immediato veicolo di marketing per la promozione del nostro territorio – spiega Silvano Ravasio, coordinatore del progetto -. Progetto che si articola in una serie di azioni, la prima fra queste è appunto Pianeta Giovani 2015, nata grazie al gemellaggio tra il comune di Mapello e Sasbach in Germania. A questo primo appuntamento seguiranno incontri con i Comuni gemelli, con chef bergamaschi che lavorano in Europa e con altri possibili interlocutori, perché tutti possano ‘passare parola’ sulle bellezze, sulla storia, sull’enogastronomia della nostra Provincia».
“Pianeta Giovani 2015” nasce dal gemellaggio più che ventennale tra Mapello e Sasbach, comune del land tedesco del Baden-Württemberg, dove all’inizio luglio si è conclusa l’edizione 2014 del Progetto Giovani Internazionale “Un mondo di amici”, a cui hanno partecipato alcuni ragazzi del comune bergamasco, insieme al sindaco Michelangelo Locatelli, al consigliere comunale Eva Carminati, a Silvano Ravasio, a Demetrio Tomasoni di Turismo Bergamo e a Marina Corna in rappresentanza dei Consorzi Turistici. Nel comune tedesco il progetto è stato presentato ai rappresentati di dieci comuni europei, che selezioneranno ciascuno cinque studenti da mandare in terra bergamasca dal 5 al 12 luglio 2015, in pieno Expo.
I cinquanta ragazzi alloggeranno al Collegio Convitto di Celana ospiti del Comune di Mapello e durante il loro soggiorno andranno alla scoperta del territorio attraverso vere e propri lezioni su storia, cultura e tradizione di alcuni dei luoghi più importanti della bergamasca dal punto di vista turistico: Clusone, San Pellegrino Terme, la Valle Imagna, il Parco del Romanico, Crespi d’Adda, il Lago d’Iseo, la zona del Valcalpio e Bergamo. Senza dimenticare l’Esposizione Internazionale a cui dedicheranno un’intera giornata.
I ragazzi, una volta formati e tornati nelle rispettive nazioni, rimarranno costantemente in contatto con Turismo Bergamo, che li terrà aggiornati su eventi, manifestazioni e proposte di soggiorno. Il progetto, che sarà finanziato grazie a contribuiti europei, vede la collaborazione di PromoSerio, PromoIsola, Consorzio Tutela Valcalepio, Discover Bergamo e Presolana Holidays.
“Pianeta Giovani 2015”, grazie al coinvolgimento di altri comuni bergamaschi gemellati, sarà replicato ed esteso al altre realtà europee, così da creare una rete capillare di ambasciatori della terra bergamasco.




Illuminazione, il nuovo piano parte da Notti di Luce

Otto appuntamenti che intrecciano musica, spettacolo, architettura e cultura sono pronti a rinnovare l’attenzione sulla valorizzazione degli spazi della città. Dal 3 al 7 settembre (con un’appendice il 12 ottobre) torna, per la 16esima edizione, Notti di Luce, la manifestazione della Camera di Commercio di Bergamo che quest’anno ha per titolo “Luce della città e Città della luce”, sottolineando il ruolo dell’illuminazione nella riqualificazione urbana. Sulla base della mappatura del Piano del Colore dello scorso anno, si lancerà in questa edizione un nuovo piano della luce attraverso una tavola rotonda a più voci (il 6 settembre) che si svilupperà proprio a partire dagli spunti lanciati negli anni dal festival, coinvolgendo le istituzioni e le aziende illuminotecniche bergamasche, da sempre leader internazionali del settore. Tra gli ospiti anche Roby Facchinetti chiamato ad approfondire il ruolo degli eventi nel mettere in luce gli interventi.
L’altra parola d’ordine è multidisciplinarità. Gli spazi del centro cittadino (Quadriportico del Sentierone, piazza Dante, cortile di Palazzo Frizzoni) e altri luoghi di pregio della città alta e bassa (Basiliche di Sant’Alessandro e di Santa Maria Maggiore, il Centro Congressi Giovanni XXIII) saranno infatti animati da spettacoli di generi diversi e intrecciati.
Notti di Luce prosegue inoltre nel suo intento di valorizzare le eccellenze artistiche di Bergamo, festeggiando i settant’anni anagrafici, e i più di cinquanta artistici, di un artista che ha portato il nome della città in tutto mondo attraverso la sua musica, realizzando una sintesi straordinaria tra composizione contemporanea e tradizione colta: Gianluigi Trovesi. Il musicista di Nembro sarà protagonista infatti di due progetti originali, uno (quello ad ottobre) tra parola e musica sulla figura di San Giovanni XXIII ed in particolare sui rapporti tra scienza ed etica ed ispirato all’enciclica Pacem in Terris. Il secondo (4 settembre) dal titolo “Gianluigi Trovesi all’opera, Profumo di violetta”, rilegge in chiave originale alcune famose arie d’opera di Claudio Monteverdi, Pergolesi, Verdi, Puccini, Mascagni accompagnato dalla Filarmonica  Mousikè diretta da Savino Acquaviva.
Continuando nella tradizione di Notti di Luce è prevista inoltre l’esibizione (7 settembre) dell’orchestra jazz CDpM Europe Big band con la direzione e gli arrangiamenti di Gabriele Comeglio con un programma in bianco e nero dedicato a Duke Ellington e Benny Goodman. Tra le novità il concerto/cabaret (6 settembre) della Rimbamband: un gruppo di musicattori messosi in luce a Zelig, il concerto d’organo di Roberto Mucci (3 settembre) che presenterà il suo nuovo CD dedicato alle musiche di Luigi Molfino e l’esibizione del coro Mousikè (7 settembre) che, in occasione dei quarant’anni della sua fondazione, eseguirà la Mass of the children presentata da John Rutter alla Carnegie Hall di New York nel 2003.
«Notti di Luce, che ha preso avvio nel 1999 – ricorda il segretario generale della Camera di Commercio Emanuele Prati -, intendeva riqualificare importanti aree o monumenti della città, tra cui le mura venete. Per quanto riguarda Piazza Dante e il Centro Piacentiniano, in particolare, ha costituito una scommessa, un laboratorio sul campo attraverso la sperimentazione illuminotecnica. Tutto questo ha rappresentato un primo passo verso quell’idea di “smart city”, cui oggi puntano le maggiori città europee, e che tende, attraverso l’utilizzo delle migliori tecnologie, a migliorare la vivibilità di chi la abita. Una “città intelligente” è, infatti, un luogo che sa parlare ai cittadini e agli ospiti della città, che sa valorizzare le bellezze artistiche e ambientali, che è capace di dar vita a una fruizione degli spazi più sostenibile, anche ampliando e rafforzando la sicurezza di ognuno. Una città così concepita fonda, inoltre, la propria crescita sul rispetto della sua storia e della sua identità: grazie anche all'utilizzo della tecnologia della luce, è possibile promuovere l’immagine turistica, dando l'opportunità a tutti di godere appieno delle sue bellezze».
Obiettivi di riqualificazione condivisi dal Comune di Bergamo, in special modo l'attenzione su piazza Dante e l’intero complesso piacentiniano, come ha avuto modo di rimarcare il sindaco Giorgio Gori: «Proprio l’esperienza di Notti di Luce, maturata in questi 16 anni, rientra nella politica di valorizzazione degli spazi urbani, tema centrale della nostra amministrazione, attraverso interventi che favoriscono la riscoperta della propria città da parte dei cittadini. Un progetto a più voci mirato a migliorare la qualità della vita di una città propositiva nella sue molteplici espressioni, architettoniche, sociali e produttive, una città che cerca di favorire l’incontro tra le persone, offrendo opportunità di svago e di crescita culturale in armonia con le proprie tradizioni e i propri luoghi».




“Prepariamoci all’Expo”, in Ascom lo sportello che aiuta le imprese

nella foto: Stefania Pendezza è l’esperta che segue per l'Ascom lo sportello Expo. Con lei Pietro Bresciani, responsabile marketing dell’Associazione, tra i referenti dell’iniziativa

Per rispondere alle esigenze informative delle imprese locali sulle opportunità legate a Expo, Bergamo Sviluppo – Azienda Speciale della Camera di Commercio e le Associazioni di categoria Ascom e Confesercenti hanno ideato il progetto “Prepariamoci all’Expo”. L’iniziativa ha lo scopo di informare, sensibilizzare e fornire assistenza agli operatori economici dei settori accoglienza e servizi per prepararli ad affrontare il semestre dell’evento.
Nella sede dell’Ascom è operativo lo sportello dedicato, con l’esperta Stefania Pendezza pronta ad accompagnare gli imprenditori a cogliere le opportunità offerte dall’esposizione universale. Lo sportello, finanziato dalla Camera di Commercio attraverso Bergamo Sviluppo, garantisce ad ogni impresa fino a quattro ore di consulenza su misura gratuita. Al servizio possono accedere almeno 130 imprese, considerato che le ore di consulenza complessive messe a disposizione sino a fine anno sono 520. «Questa iniziativa mostra l’importanza della Camera di Commercio, attraverso Bergamo Sviluppo, nel suo ruolo di supporto alle imprese nell’apertura a nuovi business – commenta il presidente dell’Azienda Speciale Angelo Carrara -. Le imprese devono cambiare approccio nei confronti di Expo e maturare la consapevolezza delle opportunità che offre». Cristiano Arrigoni, direttore di Bergamo Sviluppo, ha sottolineato il valore dell’iniziativa: «Expo può rappresentare l’occasione di valorizzare la nostra capacità di accoglienza e di collaborare a realizzare l’evento attraverso la fornitura di beni e servizi. Per sensibilizzare ulteriormente gli imprenditori organizzeremo un evento in autunno. Il sito della Camera www.expo.bergamo.it ha portato a creare un primo catalogo di operatori economici accreditati per l’evento che contiamo di veder crescere nelle adesioni nei prossimi mesi».
Oltre a fornire informazioni sul significato e sulle opportunità e ricadute di Expo, lo sportello indica come aderire ai vari cataloghi fornitori, ai “club di prodotto”, ad eventuali bandi di gara per la fornitura di beni e servizi. La consulenza consente di individuare le azioni da intraprendere, dalla traduzione dei menù alle informazioni per raggiungere l’area espositiva, oltre che valutare la possibilità di sviluppare progettualità specifiche insieme ad altri imprenditori e operatori del settore, da realizzare in vista della manifestazione. «È fondamentale capire come e dove muoversi e promuoversi in avvicinamento al grande evento – ribadisce Pietro Bresciani, tra i referenti con il vicedirettore Ascom Oscar Fusini del progetto -. Bisogna individuare le effettive opportunità per ogni impresa per andare a valorizzarle e in alcuni casi disilludere aspettative troppo elevate e disincentivare investimenti inopportuni».
La consulenza è mirata e studiata per massimizzare le risorse destinate alla promozione per l’Esposizione Universale: «Per molte imprese lavorare in rete può rendere più efficace l’intervento e gettare le basi di un’intesa duratura anche per altre manifestazioni – spiega Stefania Pendezza, esperta Expo per l’Ascom -. È fondamentale diversificare le attività e rendere concrete le operazioni».
Intanto le associazioni hanno condotto uno studio tra le imprese per fotografare bisogni e aspettative legate all’evento, oltre che per sondare la conoscenza dell’Esposizione Universale. Dall’indagine è emerso che il 75% degli imprenditori conosce i temi di Expo e le potenzialità dell’evento, con una concentrazione maggiore in città e negli immediati dintorni. Il 67% degli imprenditori si reputa ottimista sui vantaggi che l’Esposizione porterà nel territorio. Il 30,9% si aspetta un grande ritorno in termini di presenze turistiche, il 26,6% nella creazione di posti di lavoro, il 17% in nuove infrastrutture e il 14,6% in innovazione e internazionalizzazione. C’è scarsa fiducia nella creazione di nuove imprese (10,6%). Quanto ai benefici attesi per la propria impresa, solo un terzo degli imprenditori è ottimista mentre un quinto degli imprenditori non sa rispondere. Tra le aspettative dei servizi garantiti dall’associazione, l’informazione con il 29,5% delle preferenze, seguita dall’orientamento (21%) e dall’assistenza per richiesta di finanziamento con il 19%. L’assistenza per l’innovazione e l’internazionalizzazione è un servizio apprezzato dal 16,2%, come l’accompagnamento a progetti di rete che con il 13,3% evidenzia l’interesse degli imprenditori ma al contempo la necessità di un vero e proprio cambio di mentalità.
Per contattare lo sportello Expo in Ascom è possibile chiamare il numero 035 4120111 o scrivere all’indirizzo e-mail expo2015@ascombg.it, attivo anche durante la chiusura degli uffici Ascom dal 6 al 29 agosto




Confidi, «nuove norme per supportare le pmi»

nella foto: Riccardo Martinelli

Riccardo Martinelli, presidente della Fogalco, la Cooperativa di garanzia dell’Ascom Bergamo, è stato eletto amministratore di FederAscomFidi, la Federazione che riunisce i Confidi del sistema Confcommercio.
L’elezione è avvenuta nei giorni scorsi a Roma nell’ambito del Consiglio direttivo della Federazione, che ha eletto anche il nuovo presidente Paolo Ferrè (Milano) in sostituzione di Aldo Poli (Pavia) e i tre vicepresidenti, Salvatore De Sole (Sassari), Carlo Nebiolo (Torino) e Augusto Patrignani (Cesena), in rappresentanza rispettivamente del Sud, del Nord e del Centro Italia.
Martinelli, classe 1944, dal 2009 è presidente della Cooperativa di Garanzia Fogalco, vicepresidente Ascom dal 2001 ed ha guidato il Gruppo Grossisti Vino Bevande dal 1981 al 2012, forte anche dell’esperienza associativa nella creazione di Com-Co-Vibe Comitato Commercianti di Vini e Bevande. È anche componente del Consiglio di Sorveglianza e del Comitato per il controllo interno di Asconfidi Lombardia e consigliere di Camera di Commercio di Bergamo. Come imprenditore, dopo il diploma in ragioneria, è entrato a far parte della azienda Vinicola Martinelli nel 1963, portando avanti una tradizione di famiglia che dura dal 1865, anno di fondazione dell’impresa.
«È con orgoglio ma anche con grande senso di responsabilità che ho accetto questo incarico, che coinvolge sia me che l’intera Cooperativa Fogalco, chiamata a mettersi in gioco in questa nuova avventura – commenta il neo amministratore Martinelli -. Oggi il sistema dei Confidi è messo alla prova dalla perdurante situazione di crisi che ha determinato una forte restrizione del credito al sistema produttivo, con le problematiche conseguenze che ben conosciamo: pochi finanziamenti e molto selezionati, accorciamento della durata degli stessi e costi elevatissimi di erogazione».
La tendenza per quest’anno si conferma non rosea: da Fonte Banca d’Italia, la flessione dei prestiti al settore privato prosegue, anche se a un ritmo inferiore rispetto alla fine dello scorso anno. «La genesi della pesante crisi economico-finanziaria ha aperto la discussione anche sulla patrimonializzazione dei Confidi e sugli eccessivi livelli di rischio che questi ultimi si sono assunti per poter continuare a sostenere il tessuto imprenditoriale del Paese negli ultimi cinque anni – spiega Martinelli -. A livello nazionale, la nostra Confederazione, insieme a Rete Imprese Italia, in un’audizione al Senato ha sollecitato nei giorni scorsi una rapida revisione del quadro normativo in cui operano i Confidi, con interventi mirati ad una drastica semplificazione, al loro rafforzamento patrimoniale, anche attraverso l’ottimizzazione dell’impiego delle risorse pubbliche destinate a sostenere l’accesso al credito. L’alleggerimento degli adempimenti che il sistema dei Confidi è tenuto a espletare avrebbe positivi effetti sugli imprenditori, con l’obiettivo di contenere i costi organizzativi e di gestione, senza ovviamente alterarne il profilo di rischio». E continua: «I Confidi non possono e non devono far venir meno il supporto alle Pmi associate. Anche in questa fase difficile hanno dimostrato di saper svolgere un ruolo fondamentale nel favorire la sopravvivenza di molte realtà produttive e si sono qualificati come lo strumento più efficiente per dare attuazione alle azioni della politica delle istituzioni locali, grazie alla loro capacità di massimizzare le ricadute positive delle risorse pubbliche destinate allo sviluppo economico e sociale del territorio».

La Federazione 

Secondo gli ultimi dati disponibili, che si riferiscono al 2012, FederAscomFidi ha un totale di 58 Confidi soci con 219.397 imprese per un patrimonio di oltre 500 milioni di euro, un volume di affidamenti in essere di 5 miliardi e un volume di garanzie in essere di 2,3 miliardi. I membri del nuovo Consiglio direttivo sono: Paolo Ferrè (Milano), presidente; vicepresidenti: Salvatore De Sole (Sassari), Carlo Nebiolo (Torino), Augusto Patrignani (Cesena); amministratore: Riccardo Martinelli (Bergamo); consiglieri: Vincenzo Bertino (Savona), Graziano Canu (Cagliari), Paolo Chiarello (Vicenza), Lucio Donadio (Napoli), Pierluigi Genta (Aosta), Carlo Alberto Panigo (Milano), Giuseppe Sebastio (Taranto), Andrea Tattini (Perugia). 




Ghisalberti: «Al centro cittadino va restituito l’appeal che merita»

nella foto: Nadia Ghisalberti

Al debutto dei giovedì estivi, Nadia Ghisalberti, assessore alla Cultura – con deleghe al Turismo, al Tempo Libero, a Expo e Marketing territoriale –  non ha nascosto il disappunto per “giostrine, ochette e navi gonfiabili” davanti al Donizetti, né ha fatto mistero dello sconcerto di fronte alle armi-giocattolo, rimbalzato come un proiettile, a suon di post e commenti, sui social network. La polemica  lascia  ora spazio ai propositi e al confronto per ridisegnare un centro più attrattivo e vitale  per i cittadini, per  i turisti e i visitatori. La  movida, sottolinea l’assessore, deve esprimere  lo spirito, la creatività e l’identità della città.  La creazione di un city brand autentico e non di “un’identità appiccicata come un’etichetta”  è il primo passo per rendere attrattiva la città anche in chiave Expo.
Assessore, cosa non le piace della movida? Cosa cambierebbe?
“E’ stato dato sin troppo rilievo ad alcune mie critiche. Lo stand di armi giocattolo a fianco di un’area dedicata ai bambini mi è parso fuori luogo, così come i gonfiabili di fronte al Donizetti, che possono trovare una migliore collocazione. Alla movida credo manchi una maggiore caratterizzazione dei temi delle serate che non sono di immediata evidenza per chi arriva in centro. In questa fase è difficile apporre dei correttivi dal momento che le manifestazioni sono organizzate da tempo e ci sono contratti da onorare. Senza dubbio ci sono aspetti da rivedere per rendere le serate più adatte alle famiglie e ad un pubblico trasversale”.
I dati sui flussi pedonali  e gli studi che hanno monitorato sin dalla prima edizione le edizioni della “movida” rappresentano una miniera di informazioni che indirizzerà le scelte future?
“Le serate di Vivi Bergamo il giovedì mostrano come la gente abbia voglia di darsi appuntamento in centro anche senza la presenza di eventi straordinari a fare da attrattori. La “movida” indica che esiste un’alternativa al traffico in centro, ma la creazione di un’isola pedonale va condivisa e disegnata in ogni aspetto, dall’accessibilità all’arredo urbano. Manca un continuum tra la pedonalizzazione di via XX Settembre, l’area del Donizetti e del Quadriportico con via Tasso. Il progetto di creare un’area che incentivi la voglia di muoversi a piedi va di pari passo con lo studio degli orari e dei tempi della città”.
La movida è stata organizzata e fortemente voluta dal distretto del commercio, in collaborazione con l’amministrazione, le associazioni di categoria e l’ente camerale. Come  valorizzare gli esercenti che tengono i propri negozi aperti fino a tardi per rianimare la città?
“I commercianti sono l’anima del centro con le loro vetrine e luci accese. Possono fare la differenza, dando alle serate un’atmosfera in grado di incentivare lo shopping. Manca ancora l’abitudine di fare acquisti la sera e purtroppo quattro serate l’anno non bastano ad animare il centro. Avere una città vissuta di giorno e di sera negli spazi ed esercizi pubblici è un obiettivo desiderabile per una migliore qualità della vita. La città deve tornare a vivere anche la sera ed è fondamentale la collaborazione degli esercenti”.
Rivitalizzare il centro piacentiniano può rappresentare una soluzione alla concentrazione del divertimento in singole vie e quartieri come accade – spesso con esiti esasperati e qualche problema di ordine pubblico – in Borgo Santa Caterina?
“I giovani sanno trovare i loro luoghi di divertimento e non si può certo imporre loro dove andare. I movimenti della gente sono spontanei e non possono essere programmati a nostro piacere. Una centro più vivo non può comunque che contribuire a rendere la città più attrattiva e sicura”.
Quali sono i punti su cui intervenire per rendere il centro più vivibile e bello?
“Vorrei restituire al nostro centro cittadino l’appeal che merita, ridisegnando i luoghi e gli spazi pubblici, in stretta collaborazione con gli assessorati all’urbanistica e alla mobilità. Oggi il centro è un luogo di passeggio e di incontro ma anche di transito delle auto. Negli ultimi sei anni ha perso attrattività e il tessuto commerciale  si è impoverito per la crescente concorrenza dei centri commerciali. Il centro non ha fatto molto per affermare la sua identità, quando potrebbe essere un mall a cielo aperto con una ricchezza architettonica e storica che valgono di per sé una visita”.
Questo è l’obiettivo del Distretto del commercio. Sarà ancora un interlocutore privilegiato per l’amministrazione e uno strumento di marketing territoriale importante?
“Il Distretto è fondamentale, tanto che ho subito organizzato un confronto con i rappresentanti del Duc “Bergamo Centro”. E’ un modello organizzativo vincente che porta gli esercenti a lavorare fianco a fianco. Ora stiamo costruendo a suon di idee e confronti un progetto per cogliere l’opportunità offerta dalla Regione attraverso il nuovo bando. Dobbiamo costruire un city brand. L’identità della nostra città deve fondarsi su un’immagine autentica , così come è percepita dai cittadini. Non può essere un’immagine che si appiccica dall’esterno come un’etichetta”. 
Una scelta necessaria in chiave turistica e alla vigilia di Expo?
“La città deve essere attrattiva e richiamare i turisti e i visitatori di Expo 2015, invitandoli a scoprire il territorio. Non dovremo diventare una città dormitorio. Nei sei mesi dell’Esposizione Universale estenderemo gli orari dei musei e degli autobus, intensificando i collegamenti con Città Alta.  Stiamo lavorando sugli itinerari turistici oltre che sui poli culturali del Donizetti e della Carrara vitali per la città”.




Mogli in affari: «Vi raccontiamo l’altra metà dell’impresa»

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Da sinistra, in senso orario: Luisella Traversi e Benito Guerra, Alessandro Panseri e Mirella Salvi, Pierino Persico e Isa Colombi

Spesso le imprese si identificano in un’unica persona, quella del fondatore, del capo, del volto pubblico – perlopiù maschile, ma vale anche il discorso contrario -, che illustra novità e progressi o denuncia problemi e criticità. In molti casi però l’impresa è una storia a due, che vede affiancati nella buona e nella cattiva sorte (pure aziendale) marito e moglie. Secondo una stima della Camera di Commercio di Monza e Brianza (che ha anche scelto di attribuire un riconoscimento ai “matrimoni d’impresa” più longevi del proprio territorio) in Italia sono quasi un milione (930mila) le coppie che condividono un progetto comune nella vita privata e lavorativa, essendo soci o collaboratori in azienda.

In periodi in cui tenere a galla un’impresa è difficile e i matrimoni si sfaldano come neve al sole, la rilevazione dice anche che si tratta di realtà solide, con una percentuale oltre il 90% (a Bergamo è la più alta, il 96%) di chi dichiara che la crisi non ha scalfito i rapporti e il 3,5% (a Bergamo il 2%) che afferma che si sono addirittura rafforzati.

Se nei negozi, nelle attività artigianali, in bar e ristoranti è molto più facile imbattersi in binomi di questo tipo e riconoscere la divisione dei compiti, meno evidenti sono il ruolo e il valore della coppia nelle realtà industriali.

Ecco allora le testimonianze di tre unioni di cuore e d’affari bergamasche, con il punto di vista dall’altra metà.

Isa Colombi (Persico)

«Parlavamo solo di lavoro, poi il figlio di sette anni ci ha fatto una domanda…»

Parla schietto Isa Colombi. Non colora di rosa il cammino che al fianco del marito Pierino Persico li ha visti passare dalla modelleria di legno in uno scantinato avviata ad Albino nel ’76 ad un’azienda conosciuta in tutto il mondo per gli stampi e i prodotti all’avanguardia nei settori automotive, nautico e con sistema rotazionale. Che ha fatto scoprire al patron di Luna Rossa Patrizio Bertelli, all’inventore di Skype Niklas Zennstrom e agli sceicchi del Bahrein che esistono la Valle Seriana e un paese chiamato Nembro.

«Per una moglie è pesante conciliare la famiglia con l’azienda e credo che sia ancor più difficile per il marito se, come accade più spesso oggi, è la moglie l’imprenditrice e la vita a due comincia quando l’attività è già avviata – afferma -. Per noi, forse, la partenza è stata agevolata dal fatto che eravamo già sposati da quattro anni, con una bimba (quasi due) e che eravamo stati entrambi operai con la “voglia di fare sempre per passione”. Questo ci ha spronato ad aiutarci. In mio marito vedevo tanta passione e una visione capace di individuare clienti e opportunità. Da parte mia ciò ho messo non poca tenacia nel sostenerlo accettando di occuparmi delle consegne dei prodotti finiti e della, allora poca, contabilità, senza mai lasciare la cura dei figli e senza aiuto in casa. Mi sono messa persino a studiare inglese perché avevamo cominciato a viaggiare e ci serviva. Avevo solo la terza media (tre anni serali) e lavoravo come camiciaia. Mi iscrissi allo Shenker Institute e arrivai a dare almeno 35 esami. Mi sarebbe piaciuto continuare almeno sino a 50, ma con tre bimbi, mi dovetti accontentare. Mi piace molto la lingua inglese!».

Il lavoro va bene e aumenta, ma all’alba degli anni Novanta una domanda del figlio di sette anni fa capire alla coppia che è necessaria una svolta. «Una sera a tavola – ricorda Isa Colombi – Marcello ci chiese: “Ma sul lavoro va tutto così male?”. Eravamo arrivati a parlare solo di lavoro e, naturalmente, non dei successi, ma di quello che andava storto e bisognava risolvere. Abbiamo realizzato che non era giusto che in casa si respirassero tante tensioni. Per noi la famiglia era il primo obiettivo e meritava più serenità. Ho scelto di tirarmi fuori, tanto più che ho sempre avuto la passione per la casa, i miei bambini, la buona cucina e i lavori di sartoria e camiceria». «Non sono mai stata quella che voleva apparire o occuparsi di tutto per il solo fatto di essere la moglie dell’imprenditore – rimarca -. Il passo è servito anche a farci comprendere che è importante fare spazio alle persone giuste e affidarsi a dei collaboratori che i problemi li risolvono. Credo che la Persico ne abbia guadagnato e anche la nostra famiglia».

La signora non si trincera comunque dietro i fornelli o la macchina per cucire e continua ad affiancare il marito nei viaggi all’estero. «Abbiamo ormai toccato quasi tutto il mondo, ma soprattutto abbiamo conosciuto tante persone che ci hanno permesso di allargare gli orizzonti – evidenzia -. Grazie a questi contatti i nostri figli hanno fatto presto esperienza negli Stati Uniti e si sono sempre più appassionati all’azienda assumendo man mano responsabilità».

La primogenita Claudia è a capo della divisione Rotazionale, Alessandra dell’Automotive e Marcello della Nautica. Se non più strettamente operativo, il ruolo di Isa Colombi resta di grande peso. E non mancano gli scontri tra il suo atteggiamento più pragmatico e la visione più d’istinto e creativa del marito. Come quando ha preteso che stipulassero un’assicurazione sulla vita: «Pensava che mi stessi già immaginando un futuro da vedova benestante – dice con naturalezza -, ma era semplicemente un modo per tutelare ciò che avevamo costruito».

Fondamentali anche il suo sostegno e incoraggiamento agli investimenti, a fare sempre un passo in avanti, anche quando Pierino si mostrava, per carattere, un po’ più dubbioso: «In pratica abbiamo sempre avuto debiti – ammette -, ma è indispensabile non rimanere fermi, cercare nuove idee, soluzioni. Se non l’avessimo fatto saremmo morti. Il lavoro di modellista oggi non esiste più, ma la Persico è conosciuta in tutto il mondo. Sono contenta che abbiamo sempre reinvestito, il nostro obiettivo non è il profitto a tutti i costi, tirare sui prezzi, ma fare le cose bene».

Sua anche la decisione di sottoscrivere un patto di famiglia (nel giorno del suo compleanno l’incontro con i consulenti) per gestire al meglio il passaggio generazionale e la continuità d’impresa, decidendo preventivamente le regole della successione. «Anche questo può sembrare un passo antipatico – rileva – per una famiglia e dei fratelli che vanno d’accordo. La capacità di resistere anche a momenti difficili è però data dall’integrazione dei tre diversi settori ed è importante e strategico salvaguardare nel tempo una visione unitaria dell’impresa. L’ho fatto pensando anche ai nipoti».

Alla fine ribadisce però il concetto iniziale. «Resto convinta che marito e moglie non debbano fare lo stesso lavoro insieme. Fortunatamente non ho mai capito niente di stampi, altrimenti non so come avremmo fatto, ognuno con le proprie idee, a spartirci le decisioni quotidiane. Credo che il mio apporto più importante sia stato spronare mio marito, credere in lui e fare in modo che non gli pesassero il mio lavoro in famiglia e con i bambini». E di un’altra cosa è certa: «Quel che abbiamo fatto, lo abbiamo sempre fatto volentieri e mettendocela tutta».

Luisella Traversi (Robur)

«La coppia rafforza l’azienda, ma bisogna sapersi aspettare»

Vita di coppia e d’azienda sono tutt’uno per Luisella Traversi Guerra, che con il marito Benito ha fatto crescere la Robur di Verdellino sino a renderla un autentico faro a livello mondiale per l’efficienza energetica dei sistemi di riscaldamento e condizionamento a gas.

Come sarebbe andata lo si poteva probabilmente intuire già da quel viaggio di nozze, 51 anni fa: un mese in Europa sulle tracce di beccucci per il gas, per cogliere al volo le opportunità legate al passaggio dal “gas di città” al metano. Incontrati nell’albergo dei genitori di lei a Selvino, sposati dopo un anno, molto giovani – 19 e 24 anni -, non hanno avuto dubbi nel condividere da subito anche il percorso professionale. «Mio marito era un artigiano con la voglia di fare presto – racconta Luisella Guerra –. Avevamo lo stesso sogno, creare una bella famiglia e fare qualcosa di utile, questo ci ha unito. All’inizio, avendo trascorso nella mia infanzia un lungo periodo a Parigi, ero la “segretaria” che parlava francese, poi sono passata ad occuparmi di tutta la direzione del personale (oggi Robur ha circa 220 dipendenti nella sede di Verdellino ed è presente anche in Germania e negli Stati Uniti ndr.) ed ho seguito da vicino alcuni aspetti del marketing, in particolare quelli legati alla motivazione alla vendita e allo sviluppo delle idee. Da qualche anno sono “ufficialmente” in pensione, ma partecipo ai Consigli di amministrazione portando la mia esperienza e non posso certo dire di aver chiuso con l’azienda. È come un figlio, lo si ha finché si scampa perché in gioco ci sono responsabilità sociali».

Se per molte mogli il ruolo quasi automatico è quello della gestione contabile e finanziaria, Luisella Guerra ha fatto diventare il proprio interesse per la crescita personale e delle relazioni un valore fondante dell’impresa. «Dopo il diploma magistrale mi sarei iscritta a filosofia – ricorda -. Mio marito mi ha riconosciuto un cuore predisposto a creare gruppo, a capire e motivare le persone, a stimolarle nel tirare fuori il meglio di sé, a rispondere con creatività alle situazioni. Siamo complementari, se dovessi sintetizzare il mio apporto direi che sono stata il lievito per la sua visione, aiutandolo a capire per tempo il mercato ed i prodotti, e insieme un’ancora, uno spazio dove rifocalizzarsi e ripartire per fare ancora meglio». Questa predisposizione si è tradotta nell’adozione in azienda, a partire dagli anni Ottanta, dei principi della qualità totale, di cui Luisella Guerra è tecnica e formatrice, che ha la propria base nello sviluppo personale. «Bisogna partire dalle persone, non ci sono alternative – commenta -. Conoscendo se stessi si acquisisce la capacità di migliorare le proprie potenzialità grezze: è questo lo snodo fondamentale, trasversale ad ogni ambito, che si tratti di tecnologia, ricerca o mercato. I problemi tecnici sono giochetti che si risolvono, i problemi veri sono quelli nelle relazioni».

È anche il segreto che fa funzionare una coppia impegnata nella stessa sfida imprenditoriale? «Amore e fiducia sono indispensabili – osserva -, ma poi è molto importante che ognuno sia disposto ad aspettare l’altro. Capita infatti che le esperienze portino marito e moglie ad evoluzioni diverse ed è fondamentale non perdersi di vista e attendere che il partner cresca perché l’obiettivo torni ad essere di entrambi. È un concetto che andrebbe urlato agli artigiani: se c’è questa attenzione all’ascolto di se stessi e dell’altro, senza compromessi, la coppia moltiplica la forza dell’azienda. La coppia è un tesoro sociale, peccato non rendersene conto. Far crescere un rapporto significa lasciar perdere gli egoismi, le pretese, il potere e raggiungere una raffinatezza di espressione sempre maggiore». Non è facile, anzi. «I momenti di difficoltà non sono mancati neanche per noi – ammette -, soprattutto quando si trattava di fare un passo avanti, ma sono stati anche quelli che, illuminati dall’amore e del rispetto, hanno contribuito ad illimpidire il rapporto. Certo, poi c’è anche chi si accontenta dei gioielli o di andare alle terme con le amiche…», dice senza paura di colpire nel segno.

Del resto Luisella Guerra spazza via anche la convenzionale distinzione tra vita privata e lavorativa. «Che siano due cose diverse è una grossa bugia – afferma -. Se si è onesti con sé stessi in azienda lo si è anche nella vita. Personalmente ho coltivato tante dimensioni, quella di scrittrice di libri sul management, quella di pittrice con esposizioni in tutto il mondo, ma il processo di crescita è uno solo e si riversa su tutte le componenti, nel matrimonio, nel rapporto con i figli (sono cinque ndr.), in azienda, sul mercato».

È così che per settembre attende l’uscita del suo libro di fiabe per bambini, edito da Mondadori, mentre con un gruppo di “ragazze” sta preparando un manuale per l’autoformazione allo sviluppo della creatività nel mondo dell’impresa, sognando di dare vita di qui a cinque anni alla prima Università della Creatività d’Europa. Dopo l’impegno in azienda ora la volontà è di mettere a disposizione di altri la sua esperienza. Con una certezza su tutte: «Il bene grande che lega me e mio marito ci ha regalato questa bella storia».

Mirella Salvi (Rotolificio Bergamasco)

«È delle donne il ruolo chiave, devono tenere tutto in equilibrio»

«Sino ad ora i “rotolini” non ce li siamo mai tirati dietro». Scherza Alessando Panseri nel raccontare la storia d’amore (quest’anno festeggia il 45esimo di matrimonio) e d’impresa che condivide con la moglie Mirella Salvi. E dissolve in una battuta l’immagine che vuole per forza i coniugi sempre intenti a battibeccare.

I rotolini in questione sono quelli della Errebi – Rotolificio bergamasco di Gorle, che insieme hanno deciso di rilevare nel 1977 facendola diventare la prima azienda in Italia per fatturato e tra le prime in Europa nella produzione di carta in rotoli. Tradotto nella pratica, significa imbattersi quasi quotidianamente con uno dei loro prodotti, che si tratti di uno scontrino fiscale, di un ticket per il parcheggio o l’autostrada, della ricevuta di una giocata (sono i fornitori di Lottomatica e Sisal) o del bancomat, dei numerini per la coda o di quelli sui capi ritirati dalla lavanderia, ma anche delle maxi affissioni.

«Mio marito lavorava alla Pirelli e spesso era impegnato all’estero, io facevo la casalinga – racconta Mirella Salvi – e seguivo i bambini (Gianluca nato nel ‘70 e Cristiano nel ‘73, mentre nell’87 sarebbe arrivato Pierluigi, il “piccolo” della famiglia ndr.). Il titolare, ormai anziano, del rotolificio, che allora aveva sede a Redona, ci ha proposto di subentrare nell’attività. Ai tempi produceva i rotoli per le calcolatrici di due banche, ma nelle dimensioni ridotte e nella versatilità di questi articoli vedeva grandi prospettive. Abbiamo accettato. E da allora sono qui».

Data la precedente esperienza da impiegata nell’azienda di famiglia, per Mirella è stato scontato occuparsi della parte amministrativa, mentre il marito sviluppava quella tecnica. Alla signora spettano anche le relazioni e la partecipazione alla vita associativa. In Confindustria Bergamo è stata presidente del Gruppo Cartotecnici e fa parte del Consiglio direttivo della Piccola Industria. È anche tra i probiviri di Assografici, l’associazione nazionale del settore e partecipa al network mondiale di donne imprenditrici Aidda. «La divisione dei ruoli dipende più che altro da un fatto pratico, legato alle competenze, alle inclinazioni e al tempo a disposizione – rileva il marito -. Vale anche nell’assegnazione delle cariche. I soci siamo noi due, lei è l’amministratore perché può seguire meglio anche gli aspetti burocratici, io però ho la quota maggiore e posso revocarle l’incarico…», la provoca sorridendo.

Loro e l’azienda sono cresciuti con i propri dipendenti. Hanno infatti sempre assunto persone al primo impiego, un modo per dare fiducia e condividere un cammino. Lo conferma il fatto che solo quest’anno – in quasi 30 di attività – saluteranno il primo dipendente che ha raggiunto la pensione dei circa 70, impegnati tra Gorle e lo stabilimento di Majano, in Friuli, aperto nel 2000. «Teniamo ad ognuno di loro – sottolinea Panseri – e non siamo mai ricorsi alla cassa integrazione o alla mobilità, stringendo i denti nei momenti più difficili». E ce ne sono stati, non solo in questo ultimo periodo. «Mi dicevano, forse solo a mo’ di battuta, che era rischioso lavorare con mia moglie perché se le cose fossero andate male, sull’uno o sull’altro versane, ci avrebbero rimesso in ogni caso sia la famiglia sia l’attività. Posso dire che è l’esatto contrario. Essere impegnati entrambi in azienda significa non essere soli, avere qualcuno che comprende i problemi e su cui contare, ma anche avere la fortuna di passare molto più tempo insieme. La famiglia e l’impresa si rafforzano a vicenda, a patto ovviamente che siano la famiglia e il lavoro i valori in cui si crede», puntualizza.

Secondo la consorte il buon funzionamento di un matrimonio d’impresa dipende comunque più dalle donne, chiamate ad un ruolo di “registe”. «È la donna che regge tutto, con la sua capacità di organizzare, di smussare, di tenere insieme ed in equilibrio, anche accettando di stare un po’ più defilata  – rileva -. Personalmente credo che a dare la linea in azienda debba essere uno solo e non ho mai contraddetto mio marito di fronte ai dipendenti. Certo le decisioni importanti poi le abbiamo sempre prese insieme». Sul conciliare gli impegni del lavoro con quelli della casa, tanto più nel suo caso con tre figli maschi, dice che fissando delle priorità e con un po’ di organizzazione e gioco di squadra si può fare. «Fin da piccoli anche i nostri figli hanno condiviso il nostro percorso, era inevitabile – ricorda mamma Mirella -, e mano mano è stato naturale per loro entrare in azienda e portare il proprio contributo in base alle proprie caratteristiche. Ora i consigli di amministrazione li facciamo la domenica a pranzo – dice per far capire il clima -. Ciò che ci unisce e fa andare d’accordo è, in fondo, semplice. Riconosciamo tutti che è l’azienda quella che ci dà da vivere e che fa stare bene noi ed i nostri dipendenti, per questo facciamo tutti del nostro meglio». O, come dice il primogenito Gianluca, «facciamo a gara a chi lavora di più».

La buona integrazione della nuova generazione e il rapporto creato con i dipendenti li fa guardare al futuro in chiave positiva. «Crediamo di avere messo buone basi per il passaggio del testimone – dicono – e non avremo difficoltà nel farci da parte. Ognuno ha il suo tempo da vivere e questa è la loro epoca». Già, ma c’è la crisi… «Chi ha visto trasformarsi un sogno in realtà come noi non può che continuare ad avere fiducia», concludono. Ecco, dentro quei rotolini di carta che poi arrivano in tutte le nostre tasche c’è questo sogno.