Bergamo-Albino, gli utenti danno la pagella al tram

Lo scorso 24 aprile, il Tram Bergamo-Albino ha spento le cinque candeline offrendo al territorio un bilancio positivo, in termini di passeggeri, chilometri e qualità del servizio offerto.
Il trend è di costante crescita. Nel corso del primo anno (2009-2010) sono stati 2.300.000 i passeggeri (circa 10mila al giorno nei feriali scolastici); nel secondo anno (2010-2011) circa 3.200.000, mantenendo una media standard di circa 300mila passeggeri al mese durante il periodo scolastico (12mila al giorno nei feriali scolastici, 7mila al giorno nei feriali non scolastici e 4mila al giorno nei festivi).
Nel 2011 l’andamento degli utenti del tram è rimasto in linea con l’anno precedente; mentre nel 2012 si è registrato un incremento che ha portato i passeggeri a 3,3 milioni, cifra salita a 3,36 milioni nel 2013.
Conti alla mano, in 5 anni di esercizio il Tram Bergamo – Albino ha superato la soglia dei 15 milioni di passeggeri e oltre 2,8 milioni di km percorsi. Confermato l’ alto il tasso di puntualità, con il 99% delle corse giunte a destinazione entro i 5 minuti di ritardo.
Dal rapporto annuale emergono alcuni dati interessanti che consentono a TEB di valutare l’efficacia delle scelte aziendali, di cogliere le esigenze dei clienti e identificare le principali criticità verso cui orientare gli investimenti per il futuro.
Alcuni dati significativi, che scattano un’istantanea del servizio tramviario.
La clientela risulta fedele e consolidata: il 49,5% degli utenti dichiara di utilizzare la tramvia sin dal primo anno di esercizio. Il 35% lo utilizza dal 2010-2012, il 15,5% dal 2013.
Il motivo principale per cui si utilizza il tram è l’esigenza di recarsi nel luogo di studio o di lavoro (60%).
Significativa la percentuale (60%) degli intervistati che integra l’utilizzo del tram con altri mezzi di trasporto pubblico. Per recarsi a destinazione, il 47% oltre al tram utilizza anche un’altra linea di trasporto pubblico; mentre il 12% ne utilizza più di una.
Tra i clienti che utilizzano il mezzo privato per un tratto del percorso quotidiano emerge che i parcheggi gratuiti d’interscambio TEB sono utilizzati con “grande frequenza” dal 11,5% degli intervistati (in particolare quelli di Albino e Nembro Saletti).
Il livello di soddisfazione rispetto al servizio offerto da TEB è espresso in una scala di valutazione da 1 a 7, dove 1 è il punteggio più basso, 4 sufficiente e 7 il più alto: il giudizio complessivo raggiunge un livello di soddisfazione pari al punteggio di 5.7.
Quanto all’affidabilità del servizio offerto, il punteggio raggiunge una media di 6.2 punti (valore costante dal 2011 ad oggi). Puntualità e frequenza del servizio soddisfano il 90% dei clienti TEB.
Il comfort del servizio (pulizia mezzi e pensiline, affollamento, climatizzazione, posizione delle fermate) registra nel 2013 un 5.2, subendo una leggera flessione relativamente all’efficienza delle emettitrici alle fermate lungo la linea T1.
Il giudizio complessivo rispetto ai rapporti con la clientela indica un valore medio del  5.5, che sottolinea una piena soddisfazione rispetto alla cortesia del personale di bordo.
Un altro valore significativo riguarda la sicurezza del viaggio (sia la condotta di guida che la sicurezza a bordo), che raggiunge il punteggio di 5.8.
L’indagine di Customer Satisfaction 2013, realizzata con interviste face to face (a bordo dei mezzi) dalla società Datacontact, si è rivolta ad un campione di 200 clienti, tra abbonati e occasionali, intervistato anche in orario di punta (70%), con una distribuzione proporzionale per sesso ed età.
“La tramvia Bergamo – Albino è l’ultimo importante investimento sul trasporto pubblico che ha interessato la nostra provincia negli ultimi anni” dichiara Gian Battista Scarfone, amministratore delegato TEB. “Un progetto lungimirante – continua l’ad – sostenuto da tutte le Istituzioni locali, regionali e dal ministero dei Trasporti che, con un’azione sinergica e facendo “sistema” hanno saputo raggiungere un importante risultato: offrire ai cittadini un servizio di trasporto pubblico moderno ed efficiente, che ci rende orgogliosi mostrare ai tanti interlocutori, europei e non, che in questi anni ci hanno preso a riferimento”.
“La Tramvia Bergamo – Albino è un progetto che abbiamo da sempre sostenuto con convinzione e impegno – commenta Nunziante Consiglio, presidente TEB -. Un progetto che si integra alla perfezione col territorio, migliorandolo dal punto di vista urbanistico, nel pieno rispetto del paesaggio; un’infrastruttura che ha migliorato la qualità della vita e dell’aria della Val Seriana e non solo”.




L’ortomercato cresce e punta all’ampliamento 

Come in una sorta di borsa azionaria, dove i prezzi oscillano di continuo, il mercato ortofrutticolo di Bergamo rappresenta un vero e proprio punto di riferimento per negozianti e ambulanti in cerca di buoni affari. E con un trend in netta controtendenza rispetto ad altre strutture italiane simili, il celebre spazio di Celadina dedicato alle compravendite di frutta e verdura non ha perso il suo storico appeal nemmeno in questi tempi di recessione. Anzi, con le sue offerte e la sua vasta gamma di prodotti sottoposti a scrupolosi controlli, si conferma un’ottima risposta anti-crisi. Secondo i recenti dati forniti da Bergamo Mercati, infatti, la quantità di merce contrattata sul piazzale è salita dalle 144.000 tonnellate del 2008 al record di 171.513 tonnellate del 2013, con un incremento del 9,2% rispetto alle 156.930 tonnellate del 2012. Numeri che collocano l’ortomercato orobico al secondo posto a livello regionale dopo Milano.
Ogni giorno qui operano 450 addetti con mansioni di vario tipo, 75 produttori, 17 grossisti e tre florovivaisti, per un totale di 1.489 ditte acquirenti registrate provenienti da tutta la Lombardia. Da ottobre 2013 l’ortomercato ha anche una nuova tettoia sopra i due corridoi intermedi. Si tratta di un’infrastruttura di 3.500 metri quadrati che facilita il lavoro quotidiano degli operatori, in particolare durante i mesi più freddi e piovosi. Il costo dell’intera opera, che ammonta a circa un milione di euro, sarà sostenuto attraverso un mutuo bancario di 15 anni con oneri di rimborso nominalmente a carico di Bergamo Mercati Spa. E per il futuro si attendono altre novità, come spiega il sindaco Franco Tentorio: «Abbiamo deciso di confermare la collocazione attuale dell’ortomercato. Spostarlo in comuni limitrofi avrebbe creato scomodità a numerosi cittadini che sarebbero stati così costretti a muoversi in zone periferiche». Palafrizzoni punterà quindi ad espandere le funzioni e gli spazi dell’ortomercato con l’acquisizione di una nuova area: «Il prossimo obiettivo dell’amministrazione sarà la verifica della possibilità di acquistare lo spazio dell’ex mattatoio – annuncia il primo cittadino –. Quello è infatti un luogo idoneo a diventare sinergico all’attuale struttura –. Serve però un cambiamento di destinazione d’uso che richiede passaggi burocratici non facilissimi ma assolutamente condivisi. Quando questa superficie sarà destinabile al servizio del mercato ortofrutticolo verrà messa necessariamente in vendita all’asta, ma con una acquisizione già determinata, nel senso che chiaramente i diretti interessati saranno gli operatori dell’ortomercato. È un completamento importante per la funzionalità di questo spazio dove potranno essere realizzati dei servizi complementari come il centro del freddo, la vendita di fiori ma anche un punto agroalimentare con carne, pesce e altri prodotti tipici».
A cercare la convenienza su un’ampia gamma di ortaggi sempre nuovi e freschi non sono solo ristoratori e commercianti. L’area riveste un ruolo significativo anche per i privati che hanno possibilità di accesso in orari riservati, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 11 e il sabato dalle 9 alle 11.15. «I più venduti sono sempre i prodotti di stagione – conferma Andrea Chiodi, amministratore delegato di Bergamo Mercati –. A Celadina transita il 60% dell’ortofrutta presente sul territorio. È un luogo di incontro tra la domanda e l’offerta con compravendite veloci condizionate non solo dalle richieste del commerciante ma anche dalla disponibilità e dalla deperibilità dei prodotti».




Valcalepio, Rota: «Il Consorzio non ha mai oppresso nessuno»

nella foto: Enrico Rota

Martedì scorso, alla sala Viterbi della Provincia, il presidente del Consorzio di Tutela Valcalepio, Enrico Rota, ha letto la sua ultima relazione all’assemblea dei soci. Rota ha annunciato la sua indisponibilità a un secondo mandato. E ora tocca al nuovo Cda, emerso dall’assemblea, eleggere il nuovo presidente. Lo farà nella riunione programmata per i1 13 maggio. Nel corso dell’assemblea, oltre alla presentazione del libro “Valcalepio, il vino dei bergamaschi” – edito dalla Provincia in collaborazione col Consorzio e scritto da Sergio cantoni, Giovanna Cattaneo e Giuditta Bolognesi – sono state assegnate tre benemerenze al conte Grumelli Pedrocca, storico presidente del Consorzio, all’assessorato provinciale all’Agricoltura e al dottor Bruno Marengoni, e sono stati insigniti due nuovi Ambasciatori del Valcalepio, Silvia Tropea Montagnosi e Silvio Magni.

Anche nel 2013 il Consorzio ha tenuto fede ai propri impegni rafforzando l’attività di promozione e tutela del Valcalepio.  Le iniziative sono state numerose e tra queste mi preme ricordare lo sforzo messo in atto per favorire l’internazionalizzazione delle aziende.  Una sfida oggi più che mai necessaria e che è stata affiancata da tutta una serie di servizi che hanno reso efficace la consulenza tecnica ai soci. Lo dico con convinzione: sono proprio questi servizi Consortili che danno un senso vero alla nostra Associazione, che ci rendono orgogliosi di farne parte. Servizi che non sono mai venuti meno, al di là  delle disponibilità economiche. Come Consorzio, grazie a una oculata e lungimirante gestione di bilancio, abbiamo chiuso il 2013 con un avanzo. Tuttavia, abbiamo già iniziato un percorso che dovrebbe portarci a colmare il mancato sostegno economico, di un’istituzione che oggi non comprende sino in fondo l’importanza di supportare un ente come il nostro, che lavora solo per il bene della comunità. Più chiaramente: sino allo scorso anno potevamo contare su un importante contributo regionale che quest’anno è stato azzerato. Motivo per cui, il cammino intrapreso non risulta essere solo previdente ma necessario.
Una riflessione sui 3 anni di operato del Consiglio uscente è d’obbligo.
Ebbene, dobbiamo essere assai soddisfatti di quanto è stato fatto, sia in quantità che in qualità. Il Direttivo che ha governato il Consorzio in questi 36 mesi, non ha mai dimenticato il valore fondamentale della promozione e della tutela. Il tutto, nonostante l’inizio non sia stato tra i più facili. La maggioranza del Consiglio, infatti, dopo aver pensato a un presidente con determinate caratteristiche, ha scelto la mia persona, la quale, come ben sapete, non è impegnata sul fronte della produzione agricola. Una scelta non semplice e comunque audace.
Come se non bastasse, nel giro di pochi mesi ci siamo trovati nella situazione di dover sostituire un membro del CdA, Guffanti Scotti, che – dopo essersi proposto per la carica di consigliere – fin da subito s’è dimostrato sofferente a rimanere nella squadra di governo. Scotti s’è dimesso dopo solo 4 mesi ed è stato sostituito da Pietro Pagani.
Che dire poi del proliferare di nuove associazioni che hanno creato confusione nel panorama enoico bergamasco? Durante i 3 anni di presidenza, ne ho visto nascere ben 4, due sono già estinte.
Voglio ricordare in questa sede che il nostro Consorzio, tutela e promuove due denominazioni di origine: quella storica del Valcalepio e quella recente del Colleoni. Entrambe, raggruppano ben 15 tipologie, di cui 12 monovarietali.
Se aggiungiamo le varianti possibili legate a spumante, frizzante e riserva, arriviamo a 35 eventuali vini doc. Le domande che allora ci dobbiamo porre sono: perché alcuni produttori insistono nel sostenere che il Consorzio e il sistema che rappresenta vanno ripensati?  Perché questa ampia possibilità di produrre vini all’interno delle denominazioni risulta per loro così superato? Con quale presunzione convogliano a sé il diritto di eleggersi  detentori della qualità?
Dobbiamo forse pensare che l’impegno necessario per produrre vini doc – nel rispetto delle regole stabilite dal Ministero, a tutela esclusiva del consumatore – sia per loro un peso eccessivo?
Non sarebbe più onesto ammettere che è più facile rimanere fuori dal sistema e avere così “mani libere”, piuttosto che ricorrere a una fantomatica giustificazione per motivare la sete d’indipendenza? Indipendenza, che strano termine: ho sempre pensato che il Consorzio non avesse mai oppresso nessuno.
La nostra associazione è sempre stata un’officina che ha forgiato persone capaci di anteporre il bene comune ai propri interessi. Senza di esso, questo lo sanno tutti, non avremmo oggi un comparto così vitale.
Ecco perché ritengo allora, decisamente sbagliata e dannosa, la confusione creata sul mercato da chi punta solo ai propri interessi personali.
Già, perché le insolite associazioni nascono essenzialmente per due motivi: o come risposta a un bisogno non soddisfatto o come mezzo per distribuire nuove cariche e appagare piccole manie di protagonismo. Scegliete voi la risposta più probabile.
Il dato certo è – e rimane – che l’85% della produzione di Valcalepio è in carico alle aziende consortili.  Dati certificati e non chiacchiere di cortile.
Non ci può essere quindi antagonismo con un ente quale il nostro, riconosciuto dalla legge e con l’incarico del Ministero per svolgere la vigilanza su tutti i produttori. E che, ripeto, tende al bene comune e non a quello personale.
(….) I tredici consiglieri del Consorzio si sono riuniti per ben 22 volte (un Cda ogni 45 giorni) e con fierezza, posso affermare che questo Direttivo ha governato il Consorzio senza mai dimenticare le proprie responsabilità. Come mi piace ricordare, governare il Consorzio significa non scordare in nessuna occasione chi si è fidato di te, perché le scelte fatte servono per affrontare i problemi di una comunità.  Voglio però rammentare che se il CdA è chiamato a prendere determinate decisioni, assumendone le relative responsabilità, sono i soci, nessuno escluso, che determinano il successo delle operazioni di promozione: doveroso quindi intraprendere le svariate iniziative tutti assieme. Quelli trascorsi sono stati tre anni importanti, pieni di sfide avvincenti.
Quale presidente di questa Assemblea, nel rinnovare la mia idea sulla gestione del Consorzio – che mai deve servire a sostenere correnti di pensiero non ampiamente condivise – ricordo che il nuovo Consiglio che prenderà vita, sarà poi chiamato a nominare il suo nuovo presidente.
Nuovo in quanto ho deciso di non svolgere un secondo mandato consecutivo. Ritengo però che sia importante dare continuità al percorso vincente intrapreso tre anni fa: per questo motivo, inviterò il neo direttivo a scegliere la persona ritenuta più opportuna per condurre il Consorzio nel prossimo triennio.
Un invito ai futuri consiglieri. È decisivo prendere le giuste e dovute iniziative, in quanto sarete gli ambasciatori per eccellenza del Valcalepio, senza disattendere le aspettative, di tutte le persone che hanno creduto in voi e senza mai dimenticare, che il presidente che andrete ad eleggere non può e non deve sopperire a tutti i compiti che, per natura e per diritto, sono in capo al Consiglio di Amministrazione.
Un appello ai soci e a tutti i produttori. Vorrei rimarcare quanto sia importante difendere il territorio, utilizzando le sue denominazioni. Dobbiamo avere il coraggio, anzi il carattere, di dimostrare quanto ci crediamo: basta manifestare buoni intenti senza poi dimostrarli con i fatti. A chi invece insiste nell’ostacolare l’unità d’intenti, diciamo con franchezza, di non commettere l’imperdonabile errore di confondere la tolleranza del Consorzio con la debolezza.

Enrico Rota
*presidente uscente del Consorzio tutela del Valcalepio




Piano dell’Ascom per rilanciare le edicole

L’edicola diventa multimediale e multiservizio. Chioschi e rivendite di giornali e riviste, da sempre punti di riferimento di quartieri e centri storici, crocevia di storie e opinioni sui fatti del giorno, rispondono alla disaffezione alla lettura e alla crisi del mercato editoriale dotandosi delle più moderne tecnologie informatiche, allargando la gamma dei prodotti in vendita e preparandosi ad essere dei punti di riferimento per turisti e visitatori con Expo alle porte.
L’ Ascom ha siglato una convenzione con la Dif, l’Agenzia di Distribuzione Stampa di Grassobbio, che mette in rete edicole e distributore, punta a favorire l’aumento delle vendite in edicola e trasforma le rivendite in punti di riferimento per l’acquisto di diversi articoli e servizi. “Il percorso con Dif, che ha portato alla stesura di un vademecum per gli edicolanti, è nato un anno fa in occasione della ricostituzione del gruppo di categoria dell’Ascom – sottolinea Oscar Fusini, vicedirettore dell’Associazione commercianti -. L’obiettivo è di preservare le edicole, che rappresentano un punto nodale della frequentazione dei centri storici. Con oltre seicento punti vendita presenti tra città e provincia, le rivendite di giornali rappresentano con la loro distribuzione capillare dei veri e propri presidi del territorio. Il progetto, realizzato con la consulenza di Multiconsult, intende aumentare la qualificazione degli operatori e garantire nuove opportunità per incrementare la redditività differenziando ed ampliando la gamma di prodotti”.
Dopo un’attenta analisi sul campo che ha preso in considerazione un campione di dieci edicole in città e provincia, Multiconsult ha messo in luce alcune criticità di gestione e ha indicato alcuni prodotti e servizi da inserire per diversificare l’offerta ed incrementare il fatturato.
Le edicole si prestano alla vendita di articoli da regalo e di cancelleria, accendini, fazzoletti, bottigliette d’acqua, dolciumi, creme e burrocacacao, caramelle, gratta e vinci, abbonamenti e biglietti, ma anche sigarette elettroniche e testi scolastici o universitari. Tra i servizi da offrire, il progetto indica la consegna a domicilio, l’informazione di eventi e appuntamenti, il supporto al noleggio di bici in bike-sharing, il pagamento delle utenze domestiche, l’invio e la ricezione di denaro tramite Moneytransfer, un’applicazione smartphone per fidelizzare i clienti. Il primo obiettivo è quello di creare le condizioni per fare spazio, oltre che a nuove idee, anche a nuovi prodotti in spazi commerciali angusti: “Bisogna monetizzare ogni centimetro quadro di negozio o chiosco. Siamo già soffocati da riviste di ogni sorta, ma se vogliamo recuperare i nostri fatturati non possiamo limitarci ai giornali, magari iniziando con piccoli articoli e con la vendita di biglietti per eventi” commenta Marco Paciolla, presidente del Gruppo Ascom Rivendite di Giornali e Riviste.
Il futuro delle edicole passa anche dalla formazione: “Non possiamo tenere nelle ceste i prodotti che non riusciamo ad esporre e sovrapporre riviste per mancanza di spazio. Abbiamo bisogno di investire in percorsi che ci indichino buone prassi da seguire, le basi del visual merchandising e dell’allestimento delle vetrine, dato che molti edicolanti stanno abbandonando i chioschi per occupare dei veri e propri negozi”. Il vademecum dà dei consigli per l’esposizione di quotidiani, riviste, figurine, giochi e caramelle nel chiosco, nelle vetrine laterali e all’interno delle edicole.
Non mancano alcune dritte per i negozi promiscui che, essendo molto diversi tra loro, rifuggono schemi standard. Seguire la moda del momento, dal braccialetto al gadget, esporre articoli stagionali, dai cioccolatini a San Valentino agli ovetti a Pasqua, e diversificare la gamma offerta con prodotti a più elevata marginalità, sono regole che valgono per tutti.
L’informatizzazione delle edicole e la messa in rete con la distribuzione rappresentano la principale sfida che Bergamo si pone per creare un modello unico a livello nazionale: “La nostra agenzia sta cercando di creare un modello di gestione e organizzazione efficiente attraverso lo sviluppo di una rete per la informatizzazione dei punti di vendita dei prodotti stampati per arrivare alla “resa certificata”, uno strumento di lavoro dove convergono tecnologie, contratti economici e, soprattutto, una maggiore vicinanza e reciproca fiducia fra le parti. Bergamo è la prima provincia italiana ad attivare questo modello – spiega Giorgio Corno, vicepresidente della Dif -. L’abbattimento dei costi legati alla gestione della resa dei prodotti stampati non è qualcosa di cui beneficeranno solo gli editori, perché dai nuovi accordi sarà tutta la filiera di produzione e distribuzione a trarre vantaggio. Relativamente all’ informatizzazione dei punti vendita, i benefici di contabilizzare in tempo reale il mercato dei lettori, ovvero “quanti lettori” comprano “che cosa” e “dove”, andranno a vantaggio di tutti, con un abbattimento degli sprechi ed una maggior efficienza di sistema”.
Il numero dei contatti che ogni giorno l’edicola registra è elevatissimo, con una media di 200 visite al giorno: “Non resta che sfruttare al meglio i contatti ricevuti ogni giorno per non parlare delle richieste di informazioni turistiche e di indicazioni stradali che chioschi e rivendite ricevono in continuazione – continua Corno -. In vista di Expo le rivendite potrebbero rappresentare uno straordinario strumento di informazione e comunicazione ad un pubblico internazionale. Le edicole potrebbero diventare rivendite esclusive di prodotti Made in Bergamo, di grande attrattività per turisti e visitatori”.
La piattaforma informatica dedicata proposta da Dif riduce i tempi e facilita il lavoro dell’edicolante: “Il percorso semplifica il lavoro di tutti i giorni, specialmente nella gestione dei resi, e migliora il rapporto con il fornitore. L’analisi condotta sul campo ha evidenziato alcune debolezze del settore, dagli articoli in gamma all’esposizione, ma ha anche rilevato il nostro punto di forza, quello di ricevere ogni giorno moltissimi contatti e visite – ribadisce Paciolla -. L’adesione alla piattaforma informatica consente di analizzare in modo preciso le vendite e le tipologie di acquisti effettuati per compiere le scelte più opportune e riformulare gli ordini. Un passo evolutivo imprescindibile è l’acquisto di registratori di cassa, indispensabili per allargare il mercato a caramelle, acqua e articoli di cartoleria. Dobbiamo anche aprirci sempre più al mondo circostante, dagli esercizi e attività limitrofe alla conoscenza delle iniziative e degli eventi sul territorio”.




Negozi, «affitti calmierati per contrastare le chiusure» 

Il problema è noto. Alla luce del minore giro di affari delle attività, gli affitti dei negozi a Bergamo sono diventati in moltissimi casi insostenibili, risultando spesso la principale causa di chiusura. Sul tema, Ascom e proprietà edilizia hanno avuto modo  a più riprese di confrontarsi, arrivando alla definizione di una proposta per favorire una riduzione dei canoni, che ora rilanciano ai candidati sindaco della città perché possa entrare nell’agenda della nuova amministrazione.
Ascom e Appe propongono al Comune di riconoscere uno sgravio per l’imposta sugli immobili ai proprietari che scelgono di applicare un affitto calmierato, sulla base di valori fissati in collaborazione con gli agenti immobiliari Fimaa, a seconda delle zone. «Il Comune di Bergamo – spiega il vicedirettore dell’Ascom Oscar Fusini – ha già realizzato due iniziative a sostegno del commercio, il fondo per l’apertura di nuove attività nelle aree a rischio desertificazione e la riduzione dell’Imu per i commercianti proprietari dei locali in cui esercitano l’attività. Una rinegoziazione dei canoni, in effetti, è già in atto e con questo progetto puntiamo a stimolare ulteriormente il processo. Il problema è che i prezzi degli affitti si sono stratificati negli anni ed è difficile mettere in discussione valori che sembravano consolidati, la crisi ha però portato a riduzioni di fatturato dal 30 al 60%, rendendo i canoni fuori misura per tante attività».
L’azione vuole essere temporanea, rimodulabile in base all’andamento del mercato, ed è riferita sia ai nuovi contratti sia a quelli già in atto, per cui si prevede anche l’assistenza operativa dell’associazione nelle procedure di registrazione delle modifiche. Al momento non sono ancora stati definiti i valori calmierati, che terranno conto della diversa vocazione e attrattività commerciale delle zone. «Con ogni probabilità l’entità dello sgravio fiscale – rileva Fusini – non coprirà il minore incasso dei proprietari che aderiscono all’affitto calmierato, è però una strada che permette di salvaguardare le gestioni. Dovrebbero infatti avere interesse a favorire la continuità di aziende già avviate, tutelandosi dal rischio che i locali rimangano vuoti e l’area intera perda valore».  
Una visione condivisa dall’Appe, l’associazione provinciale della proprietà edilizia. «Nella crisi del mattone – rileva il direttore Antonello Pagani – il segmento commerciale è quello più colpito e questo impone di cambiare atteggiamento, almeno fino a quando non si comincerà ad intravedere una luce in fondo al tunnel. Trovare un punto di incontro tra interessi che si sono sempre considerati contrapposti è un’ipotesi di lavoro affascinante per cercare di transitare verso un equilibrio che al momento non c’è». Pagani mette in chiaro che dall’operazione canoni calmierati «nessuno ci guadagna, ma si cerca almeno di limitare i danni». «Il Comune rinunciando a parte degli introiti dell’imposta sugli immobili – evidenzia – previene il rischio maggiore che da quelle strutture incassi ancora meno. Nelle zone più periferiche, ad esempio, stante la calma piatta del mercato, molti proprietari stanno convertendo i locali ad altre destinazioni, come box per il proprio utilizzo, con altri valori catastali e quindi un diverso peso per le casse dell’amministrazione locale». Sul versante dei proprietari, «abbassare i canoni, come già si è visto fare, significa essere lungimiranti – dice il direttore dell’Appe –, capire il momento, contribuire a rilanciare il commercio, ridurre il contenzioso e il rischio di perdite più grandi se le attività chiudono e non si trova chi subentra». «È bene però precisare – continua – che non è possibile comprimere più di tanto prezzi degli affitti. La fiscalità sugli immobili commerciali è superiore al 50%, non ci sono la cedolare secca né agevolazioni. A questo si aggiunge il costo delle manutenzioni e se poi occorre qualche intervento straordinario si finisce col rimetterci. Anche per i proprietari, per via della scarsa remuneratività e dell’incertezza degli andamenti, diventa difficile la gestione».
Tra le zone della città più bisognose di attenzione, l’Appe individua quelle intermedie e periferiche, con un’alta incidenza di chiusure di negozi e difficoltà a riaffittare. «La questione vera è che devono tornare ad essere appetibili – sottolinea Pagani –, essere abbellite ed avere punti di aggregazione. Per fare questo non servono solo iniziative spot, ma un confronto tra pubblico e privato che porti ad immaginare per queste zone qualcosa di diverso, insomma dei tavoli di lavoro “un po’ più stabili”. Definiti gli obiettivi, la leva fiscale è poi uno strumento molto efficace per attuare politiche di rilancio, purtroppo non è stata quasi mai utilizzata e ne paghiamo le conseguenze».




La cantina di Veronelli? Gori pensa di trasferirla ad Astino

Le oltre 70mila bottiglie e l'omonima Fondazione potrebbero trovare posto nell'ex monastero che il candidato sindaco del centrosinistra vorrebbe trasformare in un polo di alta formazione sulla cultura agroalimentare. I dubbi di Forza Italia

Le circa 70mila bottiglie che compongono la rinomata cantina di Luigi Veronelli e l’omonima Fondazione potrebbero trovare ospitalità nell’ex monastero di Astino, una volta restaurato.
Si tratta solo di una tessera dell’articolato puzzle con cui Giorgio Gori, candidato Sindaco del centrosinistra, intende portare a soluzione definitiva il dibattito che da anni si sta sviluppando intorno al futuro dello storico complesso monumentale.
Il vero elemento qualificante del progetto che Gori e la coalizione di centrosinistra intendono perseguire è l’insediamento ad Astino di un polo di alta formazione sulla cultura agroalimentare. Stiamo parlando di un Master internazionale di cucina e ospitalità, studenti e docenti da tutto il mondo, in grado di offrire corsi di diversa durata e diverse fasce di prezzo. Un esempio simile in Italia è Alma, la scuola di cucina italiana con sede alla Reggia di Colorno (Parma), frequentata da oltre un migliaio di studenti e patrocinata da Gualtiero Marchesi, rispetto alla quale il progetto di Astino ha però un profilo più internazionale e contemporaneo.
“Un’idea innovativa, che mettiamo a disposizione della Fondazione Mia (proprietaria dell’immobile, ndr). Un’idea – ha detto Gori – che poggia su un modello formativo e su un piano economico-finanziario la cui sostenibilità è già stata verificata. A fronte di un canone d’affitto annuo (400mila euro annui) che l’Ente proprietario dell’immobile potrebbe incassare dalla società che si dovrà occupare della gestione dell’attività, e i cui soci dovranno essere individuati tra soggetti pubblici e privati, la Mia potrebbe avviare un mutuo per completare il piano di ristrutturazione del complesso, per il quale servono ancora diversi milioni”.
“In questo modo la città otterrebbe tre benefici: la restituzione ad uso “pubblico” di un grande edificio storico; l’insediamento di un’attività di alta formazione in grado di auto-sostenersi; il reperimento dei fondi necessari a completare il restauro dell’immobile”.
Ma come verrebbero usati gli spazi del monastero che offre più di 3.000 mq di superficie di pavimento? “Nel rispetto dei vincoli architettonici esistenti – spiega Gori – il progetto di massima a cui ha lavorato l’associazione InNova Bergamo, e che abbiamo condiviso, prevede di insediare nella Cascina Convento, un edificio oggi semi-distrutto, di fronte all’ex-convento, tutte le cucine, le attrezzature e le aule di esercitazione che richiedono impianti tecnologici specifici, mentre al piano terra del monastero vero e proprio troverebbero spazio tutte le attività più “leggere” – la biblioteca, le sale di lettura, alcune aule per le lezioni tradizionali – proprio in virtù del necessario rispetto del luogo monumentale . Al primo piano dell’edificio, caratterizzato dalle antiche celle dei frati, verrebbe poi ricavato uno spazio ricettivo con una  quindicina di stanze circa, destinate sia ai docenti della scuola che al pubblico e gestite con il coinvolgimento degli allievi del Master di ospitalità. Le cantine, un luogo dal fascino straordinario, ospiterebbero attività di ristorazione, modulate su diverse tipologie di offerta e fasce di prezzo (dalla degustazione al ristorante vero e proprio), anche qui affidate alla gestione degli stessi studenti, nonché la già citata Fondazione Veronelli e un luogo di promozione delle eccellenze enogastronomiche del territorio e in particolare della piana di Astino. Il chiostro e gli spazi aperti dentro e fuori il monastero li immaginiamo aperti, fruibili, permeabili, disponibili per iniziative ed eventi culturali”. Perplessa sulla proposta di Gori è Forza Italia, che attraverso la candidata Alessandra Gallone afferma: "Sulla destinazione del complesso di Astino al centrodestra non mancano certo idee, sono anni che vengono pensate e avanzate proposte, ma è la fattibilità dei progetti che deve essere attentamente valutata. La proposta del team di Giorgio Gori è una bella idea, bellissima come tutte le altre ma, se fino ad oggi ancora nulla si è potuto concretizzare è stato solo per una questione di impraticabilità e fattibilità dal punto di vista della sostenibilità economico finanziaria".




Turismo, Bergamo vuole conquistare bambini e famiglie

Il Comune migliora la comunicazione e i servizi per chi viaggia con i più piccoli. Albergatori e ristoratori possono aderire al club di prodotto

Bergamo si attiva per andare incontro alle esigenze dei “baby turisti”, che rappresentano non solo i viaggiatori di domani, ma anche il cuore di famiglie dinamiche e desiderose di trovare comfort e servizi che incentivino soggiorni con visite culturali. Una fascia strategica e consistente, (l’Osservatorio nazionale sul turismo giovanile stima che ogni anno vanno in vacanza 7 milioni e 800mila ragazzi sotto i 18 anni) alla quale la città si propone ora con innovativi strumenti capaci di far sentire mamme e papà a loro agio e invogliare i più piccoli a scoprire le attrattive principali divertendosi.
«I dati a disposizione ci indicano una presenza ancora limitata nella città di Bergamo di questa tipologia di turista – ha spiegato la delegata al Turismo del Comune Roberta Garibaldi -. Con la costruzione di una offerta dedicata vogliamo aprirci a questo mercato che ha già dimostrato segnali di interesse. Il progetto, denominato Bergamo Kids, è partito dallo studio delle risorse a disposizione dei bambini in viaggio in città e dall’identificazione delle esperienze e delle migliori proposte di soggiorno. È emersa una proposta ricca, ma non adeguatamente conosciuta, si è pianificato e quindi realizzato un processo di valorizzazione attraverso principalmente una più mirata comunicazione e molti strumenti»
Il Comune di Bergamo ha studiato una mascotte, Zig Zag il cane di Arlecchino, che possa caratterizzare l’offerta e realizzato una App dedicata, “Bergamo Kids” (disponibile su Apple Store), per accompagnare i bambini alla scoperta della città, lungo i tre itinerari tracciati per gli adulti. È una App pensata interamente per loro, nei contenuti, nella grafica e nella fruizione. I bimbi, guidati passo a passo tra Bergamo Alta, Bassa e i Colli dal fido cane Zig Zag, andranno alla ricerca di indizi per ritrovare Arlecchino, tra enigmi e giochi. La App sarà utile ai turisti ma anche ai bimbi bergamaschi che vorranno dedicare qualche ora a riscoprire la città coi loro genitori. È stato realizzato anche un book cartaceo per i bimbi che non utilizzeranno la App. «Sono strumenti in più per imparare a conoscere la storia, l’arte e la cultura bergamasche divertendosi», afferma Roberta Garibaldi.
Chi frequenta la città con figli e nipoti deve poter percepire anche e soprattutto negli spazi pubblici una maggiore attenzione nei loro confronti, dunque, sempre a cura del Comune, è stato allestito un corner per l’intrattenimento dei bambini presso l’Urban Center e i bagni pubblici cittadini sono stati dotati di fasciatoi.
Ad hotel e ristoranti aderenti al progetto verranno inoltre omaggiate le tovagliette da colorare, raffiguranti i principali punti d’interesse delle città, che i piccoli ospiti potranno portarsi a casa come ricordo della vacanza. Nel nuovo “Diario di viaggio” disponibile a breve per tutti i turisti vi saranno pagine e contenuti curati per i bambini.
Turismo Bergamo ha collaborato al progetto dando spazio sul suo sito a pagine dedicate, che ospitano tutte le proposte turistiche elaborate. Grazie alla collaborazione con la Camera di Commercio, le Associazioni di categoria e Turismo Bergamo, alberghi e ristoranti possono aderire a un nuovo progetto di promo commercializzazione, in linea con le nuove tendenze del marketing turistico, che promuove strutture ricettive e ristorative che offrono servizi dedicati e garantiscono speciali accorgimenti per bambini e famiglie. Nasce quindi il club di prodotto “Bergamo Kids Club”. Partner tecnico del progetto la Brevi, azienda bergamasca che offre prodotti per la prima infanzia.




Il 3 maggio si alza il sipario sul nuovo Gleno 

nella foto: da sinistra Francesco Currò, Miro Radici, Enrico Baleri e Fabrizio Lazzarini 

Sabato 3 maggio l’inaugurazione della casa di riposo. Investiti 50 milioni, a disposizione 360 posti letto. La Fondazione rinnova anche nome e logo, si chiamerà “Carisma”

Il 12 aprile del 2011 veniva posata la prima pietra delle nuove residenze per anziani della Fondazione Casa di Ricovero Santa Maria Ausiliatrice in via Gleno. Dopo tre anni, il prossimo sabato 3 maggio, gli ambienti saranno ufficialmente presentati alla città, mostrando le nuove soluzioni realizzate per l’accoglienza e l’assistenza degli ospiti. La struttura ha richiesto un investimento di circa 50 milioni, due terzi dei quali finanziati dalla Fondazione CA.RI.S.M.A. (il nuovo acronimo – Casa di ricovero Santa Maria ausiliatrice – che, insieme al nuovo logo, identifica ora la storica istituzione cittadina), mentre un terzo è stato donato da Italcementi SpA e dalla Fondazione Azzanelli Cedrelli Celati e per la Salute dei Fanciulli, che si sono così fatte carico della realizzazione di una delle nuove residenze denominata “Polo geriatrico riabilitativo della città di Bergamo”.
Il progetto ha puntato al perfezionamento degli spazi comuni, così da ottimizzare le interazioni tra gli ospiti e i visitatori della struttura, migliorando le condizioni di vita dei primi e favorendo al contempo l’accoglienza di parenti e conoscenti in visita. Grande attenzione è stata posta anche nelle camere di degenza, tutte dotate di sistemi per le manovre assistenziali, impianti di ossigenoterapia e impianti vuoto per uso medicale. I 360 posti letto della nuova struttura, distribuiti in tre residenze in classe energetica A da 120 posti letto ciascuna, sono così suddivisi: 60 stanze singole e 150 stanze doppie per un volume complessivo dell’edificazione di 100.000 metri cubi. Curati anche gli spazi verdi, con la realizzazione di percorsi dedicati all’interno del giardino principale per consentire agli ospiti di vivere l’aria aperta in tutta sicurezza. I lavori sono stati eseguiti mantenendo la piena operatività della casa di ricovero, riducendo al minimo i disagi dei pazienti che, nel frattempo, hanno continuato a vivere nelle strutture preesistenti, dove rimarranno ancora per i prossimi due mesi in attesa dell’espletamento delle procedure di accreditamento e di agibilità da parte degli organi competenti. «Per noi il 3 maggio sarà una data importante – ha dichiarato il presidente della Fondazione CA.RI.S.M.A Onlus Miro Radici – in cui si completerà un percorso rilevante iniziato tre anni fa. Vista l’importante ricorrenza abbiamo pensato anche di darci una veste grafica diversa attraverso il nuovo logo, rimanendo però ancorati alla tradizione e al significato del nostro nome, che poggia su valori cardine legati al Divino e alla Vergine Maria». Il nuovo logo – creato così come il nuovo nome dall’art director Enrico Baleri – deriva dalla lettura attenta dell’iconografia della Madonna, a cui l’istituzione cittadina è dedicata. Dodici stelle a sei punte sono raccolte in una corona circolare di colore blu, un colore che rimanda al cielo, tonalità di riferimento anche per la segnaletica e parte degli arredi che caratterizzano le nuove residenze.
In occasione dell’apertura della nuova struttura sono stati realizzati anche due libri che ripercorrono la storia della Fondazione. Il primo, firmato da Juanita Schiavini Trezzi, professoressa presso il dipartimento di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Bergamo, s'intitola "Archivi per la storia dell'assistenza a Bergamo. Casa di Ricovero – Casa d'industria – ricovero di Mendicità Inventario 1811-1959". È un libro-inventario di tutti i fascicoli, volumi e registri di cui si compone l’archivio storico della Casa di Ricovero Santa Maria Ausiliatrice, della Casa d’Industria e del Ricovero di Mendicità, le tre istituzioni che tra 800 e 900 hanno costituito l’asse portante dell’assistenza pubblica bergamasca alle categorie degli anziani e degli invalidi. 
Il secondo libro, dal titolo "Tendere la mano ai bisognosi – Luoghi, vicende, personaggi della Casa di Ricovero dal XIX al XX secolo" è invece frutto del lavoro dell'Ateneo Scienze Lettere e Arti di Bergamo, rappresentato dal presidente Maria Mencaroni Zoppetti. Il volume ripercorre la storia della casa di cura cittadina e ricostruisce le dinamiche che diedero origine alla nascita dell’istituto assistenziale in epoca moderna, in modo da comprendere i legami con la società che l’aveva generato. 




Mercati esteri, la sfida si prepara anche in aula

Le imprese bergamasche sono decise a non lasciarsi sfuggire le opportunità offerte dall’internazionalizzazione, sbocco spesso capace di fare la differenza di fronte alla stasi del mercato interno. E Bergamo Sviluppo, l’azienda speciale della Camera di Commercio, non è da meno, promuovendo e accompagnando il processo con una serie di interventi specifici. L’ultimo in ordine di tempo è stato uno short master – realizzato in collaborazione con le Organizzazioni di categoria del territorio, tra cui l’Ascom, nell’ambito del progetto “Innovation: the profitable implementation of ideas” -, che ha visto la partecipazione di 33 utenti, appartenenti a 30 imprese. Il percorso, della durata di 56 ore, si è svolto dal 14 febbraio al 2 aprile, con incontri a cadenza settimanale di otto ore. Sono stati analizzati i diversi aspetti che un’impresa interessata ad avviare un percorso di internazionalizzazione deve affrontare: l’analisi dei mercati per definire l’offerta competitiva, la valutazione critica dell’assetto organizzativo interno in vista dell’espansione all’estero, la definizione del piano economico-finanziario e l’elaborazione del business plan per presentare il proprio progetto di internazionalizzazione a potenziali soggetti finanziatori e partner. Il master ha fornito anche gli strumenti necessari a gestire preventivamente le principali problematiche di natura legale, fiscale e doganale che emergono nell’operare con i mercati esteri.
I settori più rappresentati all’interno del corso sono stati quelli della meccanica e dei servizi alle imprese (con una percentuale per entrambi del 21%), il commercio (18%) e i comparti del legno e dell’edilizia (11% ciascuno), seguiti da logistica e grafica e stampa (con una quota del 7% per entrambi) e alimentari ed elettronica (al 4%). Il 53,5% delle imprese partecipanti ha un numero di addetti inferiore a 15, la restante quota si colloca invece nella fascia tra i 16 e i 92 dipendenti. La metà dei partecipanti era rappresentata da titolari, soci o amministratori, il 32% da responsabili dell’area commerciale/marketing.
«Nell’attuale scenario economico, sempre più turbolento e competitivo – ha avuto modo di ricordare il direttore di Bergamo Sviluppo Cristiano Arrigoni – le aziende sono chiamate ad innovare continuamente le strategie, le strutture, i meccanismi operativi, il modello di business e gli strumenti gestionali adeguandoli ai mutevoli fabbisogni del mercato. Le attività progettate da Bergamo Sviluppo nell’ambito dell’internazionalizzazione hanno l’obiettivo di stimolare e facilitare lo sviluppo di una “cultura dell’internazionalizzazione”, fornendo strumenti e indicazioni per fronteggiare questa sfida complessa».
Tra le altre iniziative realizzate dall’azienda speciale ci sono il corso base e avanzato di alta formazione “Imprenditorialità e Innovazione per l’internazionalizzazione delle MPMI”, che è giunto alla terza annualità ed ha “diplomato” sino ad ora 69 imprenditori, e una serie di seminari tematici e focus Paese nell’ambito della collaborazione Nibi – Nuovo Istituto di Business Internazionale, che fa capo a Promos.

â–  Le aziende partecipanti
Amaze Srl; Archimania Srl; B.M.A. Bergamo Montaggi Arredamenti Snc; Coges Srl; Cosmec Srl; Cpz Spa; Crippa Carmelino panificio pasticceria; Ecochem Srl; Lames di Barbieri Gianluca; Gianluca geom. Locatelli; Ferri Giuseppe; Geodag Sistemi Srl; Iencarelli Luca; Fabiani Spa; Invernizzi Srl; Itm Consulenza Srl; La Cisa Trasporti Industriali Srl; Meccanica Zappella Angiolino Srl; Me.La. Srl; Newsystem Srl; Officina Meccanica Carlo e Francesco Lamera Snc; Piazzalunga Srl; S.E.I.D. Srl; Sostel Srl; Studiohere di Becchere Giancarlo; T Consulting Srls; Tec.Meca Snc; Marco Paolo Servalli e Adele Sironi Snc.

â–  Il bando
A supporto dell’internazionalizzazione delle micro, piccole e medie imprese con sede legale o operativa in provincia di Bergamo, la Camera di Commercio ha aperto, dallo scorso 10 febbraio, un bando per l’erogazione di servizi di assistenza e consulenza attraverso le associazioni di categoria. Le azioni devono riguardare almeno uno dei seguenti obiettivi: individuazione dei punti di forza e di debolezza e dei vantaggi competitivi delle imprese; acquisizione delle informazioni sui nuovi mercati finalizzata alla valutazione delle opportunità e delle minacce presenti; scelta ed accompagnamento nei mercati-obiettivi; definizione della strategia di ingresso nei nuovi mercati, delle strategie di business adeguate, del marketing mix da adottare, dei modelli organizzativi.
Il bando (pubblicato sul sito camerale www.bg.camcom.gov.it) si chiuderà all’esaurimento dei fondi o, al massimo, entro il 31 dicembre 2014.




Albino vuole diventare “città delle passioni”

Alle iniziative per rivitalizzare il centro storico e rilanciare le attività economiche, Albino ha dato una propria originale impronta. La città seriana ha infatti individuato nel tema della “passione” non solo il filo conduttore di una serie di eventi che per più di un mese animeranno vie e piazze, ma una chiave di volta per ripensare – alla luce dei profondi mutamenti portati dalla crisi, che sul territorio hanno lasciato ferite profonde, come la chiusura del cotonificio Honegger – l’approccio al lavoro, al fare impresa e comunità. Sotto lo slogan “Albino… che passione!” si susseguiranno nell’ordine “Arte… che passione!”, sabato 3 maggio, con circa 50 artisti dei settori più diversi – writer, pittori, scultori, fotografi, ceramisti, fumettisti – presenti con le proprie opere e con laboratori per il pubblico; il “Festival delle passioni”, sabato 17 e domenica 18 maggio, manifestazione dedicata al saper fare e alla creatività che, dopo il fortunato esordio dello scorso anno, raddoppia sviluppandosi su due giornate; “Giochi… che passione!”, sabato 31 maggio, con giochi da tavolo, di strada e di gruppo nel centro storico e “Gusto… che passione!”, domenica 8 giugno, giornata in cui cinque ristoratori albinesi saranno all’opera in contemporanea in piazza San Giuliano dove realizzeranno in diretta i propri piatti.
Il programma, promosso e curato dall’associazione politico-culturale Per Albino, avrà come prologo un’iniziativa organizzata dall’associazione dei commercianti “Le Botteghe di Albino”, la mostra mercato di piante e fiori “Albino… un fiore di città” (venerdì 25 a domenica 27 aprile per tutta la giornata e sabato 26 solo al pomeriggio), pensata per riscoprire l’importanza del verde urbano, decorare il centro con fiori sulle finestre, sui balconi e nelle vie e sensibilizzare ad azioni di sostenibilità ambientale.
«L’obiettivo – racconta Luigi D’Agostino, presidente dell’associazione Per Albino – è valorizzare la città e attirare gente anche da fuori, far diventare Albino il cuore pulsante della Valle Seriana grazie a questo ricco calendario di eventi, ancor più significativo se si pensa che è realizzato grazie al volontariato». Le iniziative si sviluppano nell’ambito del più ampio “Progetto Lavoro” dell’associazione e sulla scia del primo Festival delle Passioni, realizzato lo scorso, formula apprezzata lungo la quale si sono ora moltiplicati gli appuntamenti. «Abbiamo pensato che in un momento difficile come quello che stiamo vivendo – prosegue il presidente – la passione fosse l’elemento su cui impostare un nuovo approccio ed un nuovo modello di economia. Crediamo che mettendo al centro la passione si possano trovare le idee, le capacità e l’entusiasmo per ripartire. Non abbiamo l’illusione di risolvere problemi tanto complessi come la crisi economica e occupazionale, abbiamo però voglia di affrontarli a modo nostro, “creativo” – precisa -. Pensiamo che anche nell’era digitale il saper fare che abita nelle passioni delle persone costituisca una potenziale grande risorsa e che quando c’è passione ogni attività può diventare utile o produttiva, perché è solo per passione che vi si dedica più tempo del dovuto, ci si mette fantasia, disponibilità e ostinazione».
Nel weekend clou delle manifestazioni, quello del Festival, saranno circa 150 gli espositori che metteranno in mostra le proprie abilità: privati cittadini, hobbisti, commercianti e artigiani riaccenderanno i riflettori sul valore del lavoro manuale, dei vecchi mestieri, delle creazioni uniche e originali. L’occasione è interessante anche per i commercianti del paese, che potranno contare sul richiamo degli eventi per far conoscere la propria offerta, ma che sono pure invitati a mettersi in gioco in prima persona, rompendo gli schemi consueti in cui sono inserite le attività. Si pensa infatti al negozio come business, tutt’al più come servizio, quasi mai ci si sofferma sulla passione che anima chi tutti i giorni sta dietro al bancone. Nel corso della manifestazione i commercianti racconteranno perciò con dei cartelli la passione per il proprio lavoro, invitando i cittadini a leggere con occhio diverso la propria professione.   
Non mancano delle vere e proprie chicche, come un bus navetta a due piani in stile londinese che effettuerà collegamenti con le frazioni e una sottoscrizione a premi che coinvolge e sostiene il commercio di vicinato e che mette in palio niente meno che un viaggio a Londra per due persone con visita alla mostra alle Royal Academy del più illustre cittadino albinese, il pittore Giovan Battista Moroni.