Confcooperative e Creberg, intesa per facilitare l’accesso al credito 

Confcooperative Bergamo e Credito Bergamasco hanno siglato un importante accordo operativo mirato a garantire un accesso più facilitato al credito alle imprese e alle cooperative iscritte all’Associazione bergamasca.
Con l’obiettivo di sostenere lo sviluppo economico del territorio servito, il Credito Bergamasco ha infatti messo a disposizione, a condizioni favorevoli, un plafond di 5 milioni di euro destinato al supporto finanziario di iniziative delle imprese e delle cooperative aderenti a Confcooperative Bergamo, aventi un fatturato annuo sino a 250 milioni di euro.
Gli importi per singola operazione non dovranno superare i 150mila euro e potranno essere richiesti sotto qualsiasi forma tecnica: dai finanziamenti ai crediti commerciali Italia ed estero, ai crediti di firma e cassa. Saranno considerati finanziabili tutti quei progetti ed iniziative capaci di rispondere ai bisogni che emergono sul territorio presidiato da Confcooperative Bergamo.
Il Creberg si impegna a riservare alle pratiche segnalate la migliore attenzione per una sollecita definizione delle operazioni a condizioni agevolate, ferma restando la possibilità di non accogliere eventuali domande di finanziamento prive dei necessari requisiti.
«Si tratta di un’importante iniziativa – sottolinea Giuseppe Guerini, presidente di Confcooperative Bergamo -. Il tema dell’accesso al credito è diventato un questi anni sempre più rilevante, sia per le oggettive difficoltà che la crisi ha comportato nel sistema del credito, sia perché con la maturazione del sistema imprenditoriale cooperativistico anche le esigenze di investimento dei cooperatori sono molto cambiate. In passato si usavano strumenti come l’anticipo fatture per far fronte soprattutto al cronico ritardo dei pagamenti della Pubblica amministrazione. Oggi, a fianco di questa esigenza che purtroppo in molti casi rimane elevata, c’è una crescente propensione delle cooperative ad investire in servizi e progetti innovativi che richiedono un apporto di credito più orientato alla dimensione di sviluppo: ecco perché accordi e convenzioni come quella che abbiamo sottoscritto con il Credito Bergamasco sono importanti e danno la misura della capacità della nostra organizzazione di essere vicina alla proprie cooperative».
«L’accordo siglato con Confcooperative Bergamo – dichiara il direttore territoriale del Credito Bergamasco, Cristiano Carrus – è l’ennesima testimonianza di come il Credito Bergamasco continui a mettersi al servizio dell’economia e delle realtà produttive del territorio servito, manifestando estrema vicinanza al mondo delle Pmi e del Mid Corporate, vero tessuto connettivo dell’economia locale e “core business” della Banca, con l’obiettivo di fornire gli strumenti più efficaci per affrontare con successo le sfide presentate dal difficile quadro congiunturale. Tale nostra vicinanza è ancor più marcata nei confronti del mondo cooperativo, anche in considerazione del fatto che Creberg e la Capogruppo Banco Popolare trovano la propria origine nella matrice cooperativistica».
«L’intesa perfezionata – afferma il Responsabile del Servizio Sviluppo del Credito Bergamasco, Gianfranco Prosperi – si innesta nella scelta strategica della Banca di instaurare rapporti di collaborazione sempre più stretti con le Istituzioni locali e le Associazioni di categoria, nella convinzione che la comune profonda conoscenza del territorio ed il capillare presidio dello stesso possano garantire un valido sostegno agli operatori economici delle zone servite».




Aziende familiari, attenti alle “trappole” 

Le imprese familiari sono ancora il modello più tipico non solo in Italia, ma in tutto il mondo. Nel nostro Paese, oltre l’80% delle società di capitali fa capo a una famiglia, percentuale che sale ancora nelle medie e piccole imprese. Secondo l’osservatorio Aidaf-Bocconi le imprese familiari (in questo caso medie e grandi), hanno mantenuto maggiore redditività e crescita, minor dipendenza da capitali terzi, fatto salire il numero dei dipendenti in misura maggiore rispetto alle altre, evidenziando pure una minore discontinuità negli assetti proprietari.
“Grazie alle loro peculiarità hanno resistito bene alla crisi – ha spiegato agli imprenditori di Confindustria Bergamo Daniela Montemerlo, che si occupa di imprese familiari dal 1990 ed è consulente di aziende familiari e di famiglie imprenditoriali in Italia e all'estero, nonché docente di strategia delle aziende familiari all'Università SDA Bocconi e consigliere d'amministrazione del Banco Popolare dopo aver ricoperto analogo incarico nel Credito Bergamasco – puntando sulla prospettiva temporale di lungo termine con cui la proprietà opera e investe, sull’impegno della proprietà in una molteplicità di ruoli, sul radicamento nel territorio e sull’impegno sociale”.
Ora però “la ripartenza” impone idee chiare e mente lucida per evitare le trappole in cui generalmente le imprese familiari possono cadere, soprattutto perché in questi ambiti la psicologia diventa protagonista e non è così facile distinguere i legami affettivi dalle valutazioni sull’assetto patrimoniale e sul miglior assetto del management.
“Il caso classico – ha sottolineato la studiosa – è rappresentato dall’inserimento nei ruoli chiave di figli e parenti non adatti, facendo così male sia alla società che a questi giovani”.
Fra le trappole evidenziate c’è l’indisciplina che non fa riconoscere bene la distinzione fra azienda e famiglia e non fa applicare le giuste logiche meritocratiche; l’inerzia rende invece lenti nell’attuare soluzioni perché si vanno a toccare questioni delicate. C’è poi la tendenza a dare per scontato che le relazioni di parentela implichino coesione e fiducia tra soci familiari e quindi a trascurare la comunicazione sia tra diverse generazioni, sia all’interno di una stessa generazione, pianificando, se necessario, il cambiamento, sempre tenendo il timone sulla meritocrazia. Infine l’azienda familiare rischia di sentirsi “unica” e limita il confronto con altre imprese e famiglia. “In questo ambito – ha sottolineato la studiosa – le associazioni imprenditoriali sono una palestra fondamentale”.
Si aggiunge anche un pizzico di maschilismo, in via di superamento, che tende a mettere da parte la discendenza femminile per semplificare le successioni, rinunciando però a priori a risorse che potrebbero rivelarsi molto preziose.
Serve dunque una struttura, anche semplice, per governare i rapporti con la famiglia, ma è fondamentale mantenere la forza della visione strategica e dell’intuizione dei fondatori, attualizzandola e allargandola a più ambiti. “E’ quanto hanno fatto le imprese di successo giunta alle terza o quarta generazione – ha sottolineato la studiosa – molto presenti anche sul territorio bergamasco”.
Aspetto decisivo anche la condivisione della visione strategica con una squadra di talenti che in questo modo si sente in tutto e per tutto parte dell’azienda. 




«Difficile farsi pagare», il lamento dei commercialisti 

Anche il mondo dei professionisti risente della crisi economica. Non solo notai e avvocati, ma anche i commercialisti, figure considerate una roccaforte privilegiata, sono in difficoltà.
“Il problema non è il lavoro, ma riuscire a farsi pagare – taglia corto Michele Viscardi, 35 anni, da cinque in un suo studio associato a Treviolo -. A non pagare la parcella non sono le piccole e medie aziende a conduzione familiare, dove contano l'orgoglio e il rapporto di fiducia, ma i grandi gruppi. Non possiamo farci niente, hanno il coltello dalla parte del manico, perché se hai un cliente importante non puoi perderlo, aspetti che prima o poi versi il dovuto”. A parte gli studi di fama, tutti gli altri arrancano, devono far fronte, oltre ai mancati pagamenti, a un lavoro sempre più laborioso: “Sono in aumento gli adempimenti fiscali e le scadenze che lo Stato impone ai contribuenti – prosegue il professionista -. La normativa è in costante cambiamento e richiede un aggiornamento continuo”.
A sottrarre ai commercialisti una larga fetta di mercato sono anche i caf, i centri di assistenza fiscale, che forniscono supporto per  la dichiarazione dei redditi. “Il costo di un modello è inferiore – precisa Viscardi – e la concorrenza si fa sentire”.
Alberto Donadoni, 40 anni, lavora presso lo studio associato Mazzucotelli di Bergamo. Non si occupa di 730, ma fornisce consulenze. “Siamo tra due fuochi. Da un lato siamo costretti a rapportarci con un apparato farraginoso, disposizioni del legislatore sempre diverse che ci portano a lavorare il triplo – dichiara -: dall'altro, il cliente è sempre più esigente e per soddisfarlo si fanno i salti mortali”. Gianpaolo Barcella, 64 anni, è un commercialista di lungo corso. Esercita la professione nel suo studio in via Paleocapa, a Bergamo. “Oggi è però impossibile stare in studio da soli come una volta. E’ necessario associarsi. Contano sempre meno gli schemi familiari come un'attività ereditata e più le leggi della concorrenza, l'intreccio delle competenze, il fare rete – ammette -. A pesare, attualmente, sono le disposizioni sull'aggiornamento. La nostra è un'attività a 360 gradi, dove nessun ambito è escluso. Non smetti mai di studiare durante anni e anni di carriera”.
Il lavoro? Non è in calo. La crisi ha portato a un incremento di pratiche  per fallimenti e concordati. “Sono l'ultimo passo, prima si effettuano passaggi intermedi, si cercano salvataggi, recuperi, bisogna intraprendere azioni con l'ufficio delle imposte”, spiega Barcella.
Anche Maria Rachele Vigani ha uno studio nel capoluogo, è iscritta all'ordine dal 1980 ed è il segretario del consiglio dell'Ordine di Bergamo. “Noi donne rappresentiamo l'altra metà del cielo anche in questa professione – sorride -. E' un mestiere che si è evoluto ingrandendosi, per questo richiede una formazione e aggiornamenti continui, è come se facessimo un master universitario perenne”. Sono infatti 60 le ore di formazione d'obbligo ogni anno, che vengono però sempre superate. Altro mito da sfatare è il grande guadagno: un tempo si prevedeva di fare soldi facendo il commercialista: “Non è più così – afferma Vigani -: è una tra le professioni più dispendiose per tempo e risorse”.
Qual è allora l'ottica giusta per guardare al futuro? “L'aggregazione con altri colleghi, dove c'è l'esperto di mercati esteri, quello di cessioni e acquisizioni di società, di ristrutturazione del debito e così via”.
Luca Capelli, 41 anni, divide con il padre ad Almé lo studio che vanta una decina di dipendenti. “Il sistema normativo non è lineare, può avere diverse interpretazioni  – spiega il commercialista -. Quindi non è semplice rapportarsi con la  burocrazia. La forza di noi professionisti è il rapporto che instauriamo con il cliente. Lo aiutiamo nel suo percorso imprenditoriale, forniamo un'assistenza quando attraversa momenti di difficoltà o deve raffrontarsi con regole non sempre chiare”. La soluzione tra interessi privati e collettivi? “Cerchiamo di trovare una risposta adeguata operando nella correttezza e senza avere a disposizione la bacchetta magica”. 




Confidi, «banche e leggi non valorizzano il sistema» 

I confidi rappresentano il principale strumento di sostegno delle piccole e medie imprese oltre che un vero e proprio “ammortizzatore del credito” sempre più determinante anche per mantenere aperto il canale di dialogo con il sistema bancario. Non resta che valorizzare il loro ruolo quali interlocutori privilegiati del sistema bancario: «Il nostro sistema è però penalizzato da un significativo incremento dell’accesso diretto delle banche al Fondo Centrale di Garanzia» evidenzia alla vigilia dell’assemblea della Fogalco – in programma lunedì 5 maggio a Presezzo – il direttore Antonio Arrigoni, che fa anche parte del consiglio di gestione di Asconfidi Lombardia. «Nonostante la maggiore efficacia dell’intervento di controgaranzia attraverso i Confidi – rileva – rispetto a quello diretto del sistema bancario in termini di minor sofferenza e maggior leva attivata, registriamo comunque, soprattutto a livello legislativo, una costante tendenza a privilegiare la garanzia diretta da parte degli istituti di credito».
Altro aspetto destinato a modificare l’assetto dei Confidi è costituito dall’entrata in vigore della riforma del Testo Unico Bancario. «Riteniamo che sia ormai giunto il momento di verificare se nelle intenzioni del legislatore ci sia la reale volontà di riconoscere il “modello Confidi” diverso da quello degli altri intermediari finanziari, da costruire attraverso l'applicazione del principio di proporzionalità – continua Arrigoni -. Nella sostanza assistiamo ad una equiparazione piena degli operatori tra loro, con conseguente paradossale applicazione delle stesse procedure ed adempimenti previsti per i soggetti bancari, pur avendo l'attività di rilascio delle garanzie sicuramente un impatto di gran lunga inferiore sul mercato finanziario rispetto all'attività bancaria».

Con Asconfidi Lombardia la garanzia ha fatto un salto di qualità

Il bilancio 2013 della società partecipata Asconfidi Lombardia è più che lusinghiero. A poco meno di un anno dall'ottenimento dell'iscrizione nell'elenco speciale riservato agli intermediari finanziari vigilati da Banca d'Italia, Asconfidi Lombardia ha dato prova di aver costituito un sistema di garanzie “moderno”, in grado di rispondere alle esigenze di un mercato del credito sempre più complesso e globalizzato, salvaguardando il radicamento nel territorio e la conoscenza diretta delle imprese di tutte le realtà provinciali aderenti. Nel corso del 2013 Asconfidi Lombardia ha garantito 2.649 operazioni per un totale finanziato di 152.175.209 euro, cui corrisponde un rischio di 82.573.450 euro, ricevendo controgaranzie dai Confidi soci per un importo pari ad 42.665.721 euro, da Federfidi Lombardia per 46.171.703 e da Fin Promo.Ter per 1.427.119. Il rischio complessivo in essere ammonta 274.879.915 euro per un importo garantito pari a 145.026.632; in relazione a quest'ultimo importo si sono acquisite controgaranzie per 47.922.498 euro. Numeri questi particolarmente significativi che testimoniano l’impegnativa sfida di Asconfidi Lombardia nel far coesistere un’organizzazione complessa, con livelli di analisi e controllo sempre più articolati e sofisticati, unitamente alla tradizionale capacità di azzerare il divario informativo tra la banca e l’impresa. Nel corso dell'esercizio 2013 il Consiglio di gestione ha concentrato i propri sforzi per meglio strutturare e migliorare i controlli interni, anche attraverso il potenziamento dell'organico. L'attività di Due diligence svolta da Federfidi Lombardia in collaborazione con Price Waterhouse Coopers è nel complesso positiva, evidenziando al 30 giugno scorso un surplus patrimoniale di 7,5 milioni di euro con un'adeguata copertura delle partite deteriorate ed un Total capital ratio pari al 12,48%. L’organismo regionale si inserisce quindi nell'attuale mercato delle garanzie con un modello organizzativo-strutturale in grado di dare il giusto peso alla valutazione dei rischi, costruito su una struttura gestionale snella e altamente qualificata e con un costante collegamento e conoscenza del territorio di riferimento.




Formaggi da cent’anni, su Affari di Gola la storia di successo di Arrigoni

Formaggi per passione. Da cent’anni. È una storia di dedizione al lavoro, tradizione e qualità quella del caseificio Arrigoni di Palazzago, leader in Italia nella produzione di Taleggio e Quartirolo Lombardo. Giunta alla quarta generazione, l’azienda esporta in tutto il mondo, non conosce crisi e si avvale delle più moderne tecnologie. Tra i nuovi progetti, “I Piccoli di Arrigoni”, confezioni da 60 grammi che piacciono anche sui mercati di Svezia, Inghilterra, Belgio e Giappone.
Al prestigioso traguardo è dedicata la copertina del numero di aprile di Affari di Gola, la rivista dell’enogastronomia bergamasca edita dalla Rassegna. Temi di stagione sono la spesa di frutta effettuata direttamente sul campo, il cosiddetto “pick your own”, una modalità che sta guadagnando spazi sul territorio, le antiche tradizioni pasquali e la riscoperta della carne di pecora bergamasca, da portare in tavola magari già in questi giorni di festa.
Sul fronte del vino, il Vinitaly è stato l’occasione per sondare aspettative e strategie dei produttori lombardi in vista dell’Expo, mentre la rubrica Facecook, dedicata agli chef bergamaschi nel mondo e alle loro vetrine sui social network, incontra Nello Gioia, che da 29 anni gestisce nel South Carolina il “Ristorante Bergamo”.
Di rete si occupa pure la “Penna all’arrabbiata” di Pier Carlo Capozzi, scoprendo una nuova “follia” nel campo delle recensioni on line.
Non resta che gustarsi le pagine del mensile, in edicola e on line.




Confartigianato Bergamo, la solidarietà è senza confini

Nuovi progetti umanitari per Africa Tremila, la Ong legata all’Associazione. Raddoppiati i fondi del “Progetto Maurella”, sostenuto con le donazioni del 5 per mille. Centurelli: «Un modo di operare basato sulla concretezza e sul desiderio di fare»

La cooperazione e la solidarietà in favore delle popolazioni a Sud del mondo crescono grazie anche al sostegno degli artigiani.
È un anno ricco di nuovi progetti per l’Associazione Africa Tremila, la Ong legata a Confartigianato Bergamo, che da molti anni la ospita nella sede di via Torretta. Attiva dal 1995 e riconosciuta organizzazione non governativa nel 2001, Africa Tremila ha realizzato molti progetti in campo sanitario, scolastico e artigianale, sia in Africa che in Asia e Sud America, collaborando con enti religiosi, istituzioni locali e altre associazioni di volontariato.
«L’affinità con il mondo dell’artigianato nasce dal fatto che anche il nostro modo di operare si basa sulla concretezza e sul desiderio di fare» spiega il presidente Mauro Centurelli, da gennaio alla guida dell’organizzazione dopo essere succeduto a Luciano Moscheni, che a sua volta aveva raccolto il testimone da Robi Spagnolo oggi presidente onorario. «I progetti che realizziamo – continua Centurelli – sono di piccola-media dimensione e sempre con tempi certi, perché mirati a dare risposte immediate ai bisogni ma anche perché possiamo gestirli con le nostre forze non avendo alle spalle strutture costose: nessuno dei nostri operatori, infatti, viene stipendiato e quindi ci affidiamo esclusivamente al volontariato e alla grande generosità dei nostri amici sostenitori».
Uno dei principali progetti che quest’anno impegneranno l’Ong bergamasca sarà la realizzazione di un ospedale nello Zimbabwe (si tratta del terzo dopo il padiglione per la cura del colera in Malawi e il presidio sanitario in Ladakh, India, per i profughi tibetani), con solo una ventina di posti di degenza ma molti ambulatori specialistici.
Uno dei fiori all’occhiello di Africa Tremila è poi il “Progetto Maurella”, dedicato alla memoria di Maurella Lecchi, per oltre vent’anni segretaria di presidenza di Confartigianato Bergamo e per cinque segretaria della Ong. Grazie ad esso, da sei anni vengono distribuite derrate alimentari in Africa, consentendo a migliaia di indigenti – molti dei quali bambini – di avere accesso ad un bene primario a loro spesso negato: il cibo. «Quest’anno – evidenzia il presidente – il progetto rilancia e cresce, con un investimento di circa 70mila euro, più del doppio rispetto agli anni precedenti. Oltre al Malawi e al Madagascar, dove siamo attivi da tempo, abbiamo esteso il raggio d’azione in Eritrea e in Kenya, nella difficile realtà dello Slum di Nairobi: un posto dove regnano livelli estremi di degrado, disperazione e violenza e dove, dopo tanta fatica, riusciremo a portare aiuto a tante famiglie». E proprio al “Progetto Maurella” anche quest’anno saranno dedicati i fondi che Africa Tremila riuscirà a raccogliere grazie alla generosità del 5 per mille (per chi volesse contribuire, il codice fiscale da indicare nella dichiarazione dei redditi è: 90011690162).
Un’altra frontiera che l’Associazione sta per varcare è il Congo dove, nella capitale Kinshasa, si doterà un ospedale di un ecocardiografo, si ristrutturerà un asilo e si ripristinerà la funzionalità del pozzo destinato a rifornirlo di acqua potabile. Mentre a Kikwit (540 chilometri dalla capitale), dove nel 1995 una grave infezione di ebola uccise centinaia di congolesi tra cui sei suore delle Poverelle, sarà realizzato un pozzo per l’acqua potabile all’ospedale gestito dalle religiose. «Il mese prossimo – conclude Centurelli – verrà deliberato dal Consiglio direttivo un progetto che sta molto a cuore a tutti noi: doneremo a duecento famiglie un asino e due capre ciascuna, in modo da consentire un minimo di sostentamento con il latte, l’avviamento di piccole attività di allevamento e di trasporto con animali, dando un piccolo ma importante contributo allo sviluppo economico».
Tutte le informazioni circa le attività di Africa Tremila sul sito:
www.africatremila.it




Coordinamento Giovani, tutto il valore del fare rete

Nuovi media e mercati esteri al centro dell’incontro promosso dal Coordinamento Giovani e curato dall’Ascom. Bonicelli: «Importante anche creare un network tra di noi»

In platea tablet e smartphone affiancano i più classici penna e block notes. Non poteva che essere così, visti il pubblico al quale si rivolgeva l’incontro (gli imprenditori under 40) e il tema della serata (la comunicazione e le strategie di business ai tempi dei social media). All’Urban Center di Bergamo si sono dati appuntamento lo scorso giovedì 10 aprile i Giovani di Ance, Ascom, Confartigianato Bergamo e Confindustria Bergamo, le quattro associazioni – guidate rispettivamente da Francesco Savoldelli, Luca Bonicelli, Daniele Lo Sasso e Marco Bellini – che poco più di un anno fa hanno dato vita al “Coordinamento Bergamo Giovani” e al progetto di formazione continua “Let’s Sinergy”, una serie di momenti di confronto e approfondimento per promuovere la crescita professionale e personale delle nuove generazioni dell’imprenditoria. Quest’anno il percorso, sotto il titolo “Let’s International”, punta in particolare l’attenzione sulle opportunità offerte dall’estero. La quarta serata, curata dal Gruppo Giovani dell’Ascom, ha affrontato il ruolo dei social media, come questi strumenti stiano cambiando non solo il modo di comunicare ma anche le strategie aziendali e come possano essere utilizzati per il business locale e internazionale. Si sono inoltre chiarite le nuove dinamiche delle ricerche online e come posizionarsi nei motori di ricerca. Relatori della serata sono stati Valentina Trevaini, membro di giunta e coordinatrice del gruppo di lavoro Formazione e Comunicazione di Confartigianato Bergamo, e Alessandro La Ciura, entrambi giovani imprenditori del settore informatico.
Di rete, non informatica ma di relazioni, ha parlato anche il presidente dei Giovani dell’Ascom Luca Bonicelli, che ha fatto gli onori di casa. «Anche quello che stiamo realizzando è un network – ha sottolineato riferendosi alla collaborazione avviata tra i giovani dei diversi settori economici della provincia -. Parlarsi e confrontarsi anche se si opera in campi che possono sembrare distanti può fare individuare soluzioni interessanti anche per le proprie attività e il proprio settore. E poi dalla sinergia può nascere qualcosa da portare all’esterno, iniziative e proposte costruttive per il territorio in cui viviamo e in cui sono inserite le nostre aziende». 
L’ultimo appuntamento della serie vedrà impegnate nell’organizzazione tutti e quattro i gruppi del Coordinamento. È in programma giovedì 12 giugno e vedrà la presenza di Piera Molinelli, prorettore dell’Università di Bergamo, delegata all’Orientamento. 




Romano, anche shopping e menù celebrano il tenore Rubini

In occasione del concorso internazionale di canto lirico, i negozi ospitano totem con testimonianze storiche e biografiche. E nei locali piatti ispirati al personaggio e alla sua epoca

In concomitanza con il concorso internazionale di canto lirico ideato per ricordare nel suo paese natale, nel 160esimo anniversario dalla morte, Giovanni Battista Rubini, tenore tra i più importanti del XIX secolo e massimo rappresentante dell’arte lirica italiana, a Romano di Lombardia, le attività del Distretto del commercio Brebemi Shopping hanno ideato dei percorsi del gusto e dello shopping celebrativi.
Concerti, convegni e mostre danno il “la” alla manifestazione il 23 aprile, per entrare nel vivo della competizione, con la direzione artistica di Marzio Giossi, giovedì primo maggio con la fase eliminatoria del concorso e con la semifinale il giorno successivo, in programma – a porte chiuse – nella Sala del Pirata a Palazzo Rubini. L’appuntamento da non perdere è la finale del concorso che si svolgerà sabato 3 maggio nel cortile di Palazzo Rubini: i concorrenti, accompagnati dal pianista, il Maestro Samuele Pala, canteranno una o due arie scelte dalla giuria tra quelle presentate e cercheranno di aggiudicarsi premi e titoli. Il 4 maggio la giornata si aprirà a Palazzo Rubini alle 11 con l’aperitivo in musica per proseguire nel pomeriggio, alle 16, con una lezione musicale aperta. Sempre dal Palazzo partirà alle 17.15 il corteo in omaggio alla tomba di Giovanni Battista Rubini e alle 18.30 presso la Parrocchiale di Santa Maria Assunta si celebrerà la Messa solenne cantata in ricordo dell’illustre cittadino romanese.
Per tutto il periodo del concorso, i negozi presenteranno a cittadini e visitatori stralci e testimonianze della storia del tenore e del suo legame con il paese che gli ha dato i natali, offrendo un’occasione di riscoprire la città. Nelle vie del centro storico, dai portici della misericordia a via Rubini e via Tadini, saranno esposti 11 totem per far scoprire al visitatore la vita e la carriera artistica tenore stimato da Beethoven, Chopin e Listz, il primo cantante della storia ad intascare compensi da star esibendosi di fronte ai più raffinati auditori europei. I totem resteranno a disposizione delle 40 attività aderenti per ulteriori eventi del distretto, a partire dall’atteso appuntamento estivo con la notte bianca. Ristoranti, pizzerie e gastronomie hanno realizzato menù a tema pronti a ricreare l’atmosfera ottocentesca nelle vie del centro storico e a celebrare il tenore con una sinfonia di sapori e ricette ad hoc. 

Le attività aderenti
In via Rubini: Cafe Rico, Golosa Alchimia, Eredi di Vavassori Luigi, Pavone Rosso calzature, Bar Agorà, Macelleria Vezzoli, Lo Scacco abbigliamento, Alexandra profumeria, Ehi Mela lingerie, Caffè Rubini, Ristorante Baroni, Longo tabaccheria.
In via Tadini: Macelleria Giussani Pietro, Ricevitoria e Tabaccheria, Lavanderia Self Service, Junior Vip, Caffè Vittoria.
In via ColleonIi: Verde Capriccio, Mirtillo abbigliamento, Ottica Dante, Braguti abbigliamento, Brunelli Menotti Santo abbigliamento, Caffè Novecento, Macelleria Piavani Maurizio (piazza Garibaldi, 1).
In via dell’Armonia: Gioielleria Fassoli laboratorio orafo, Bazar del Tappeto e Tendaggio, Caffè 500, Lavanderia self service Lavapiù Miele.
In piazza Locatelli: Pescheria La Caletta, Hotel Mariet.
In via Nazario Sauro: Penta abbigliamento, Cometti Abitare.
A ancora: Ristorante Fuori Uso (via Patrioti Romanesi, 4/6), Bar Willy & Elisa (Viale Azimonti, 14), Radiogianni (via Indipendenza, 1); Bar Clè d'Sol (via Matteotti, 49); Casa degli Sposi di Plebani e Vavassori (via Milite Ignoto, 11).




Centrali telefoniche, grazie al “Colibrì” vola la cooperativa Badiali di Cisano   

Innovazione e tecnologia: sono questi i binari sui cui corre lo sviluppo della cooperativa sociale Padre Daniele Badiali di Cisano Bergamasco, da anni impegnata nella ricerca di soluzioni tecnologiche affidabili e all’avanguardia.
La cooperativa aderente a Confcooperative Bergamo è infatti oggi un punto di riferimento per imprese ed enti pubblici per tutta una serie di servizi legati all’impiantistica e alle energie rinnovabili, alla videosorveglianza, alla domotica e al mondo delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione. E proprio l’Ict è il settore in cui la cooperativa ha giocato il suo asso nella manica, installato già in diverse aziende di tutta la Lombardia e non solo: si chiama Colibrì Pbx ed è una centrale telefonica VoIp con tutti i vantaggi della gestione remota e possibilità di espansione illimitata.
«Da qualche anno ci occupavamo di installare centraline telefoniche per conto terzi ma con Colibrì abbiamo raggiunto l’obiettivo di creare il nostro centralino VoIP pensato per l’utilizzo in piccole e medie aziende, hotel, ospedali e call center – spiega Andrea Trussoni, responsabile del settore Ict della cooperativa dove sono impiegati 43 dipendenti, di cui 12 lavoratori svantaggiati -. Per portare avanti questo progetto, abbiamo messo insieme le più mature soluzioni open source sul mercato facendole lavorare insieme. Siamo così riusciti ad ottenere un centralino VoIP robusto, con un software in costante evoluzione e con aggiornamenti che garantiscono la massima sicurezza: una centralina unica e vantaggiosa per le aziende in quanto non prevede nessuna limitazione e licenza a pagamento per l’installazione di nuove linee, interni, servizi aggiuntivi e funzionalità future».
Una soluzione innovativa con tanto di marchio registrato, frutto di studi e ricerche di ingegneri, informatici, tecnici e installatori, tutti operativi all’interno della sede di via Simone Mayer a Cisano, dove mente e braccia operano insieme per dare nuova linfa all’innovazione tecnologica che si conferma dunque il «core business» della cooperativa fondata nel 1999 e che dopo il «Progetto Sole», avviato nel 2007, in pieno boom del mercato delle energie rinnovabili, ha affiancato alla storica attività di assemblaggio anche la progettazione e installazione impianti solari termici e fotovoltaici, seguita dall’impiantistica, dalle rinnovabili e dai servizi di Ict.
Investimenti che hanno portato la cooperativa Padre Daniele Badiali a creare Dabatech, progetto imprenditoriale cooperativo che strizza l’occhio all’innovazione e a tutto ciò che riguarda l’ambito delle telecomunicazioni, delle infrastrutture di rete, dell’Ict e della System Integration: «La centralina Colibrì è il riassunto di 8 anni di esperienza e lavoro nel settore dell’impiantistica e delle telecomunicazioni: il tassello che mancava a Dabatech – spiega Giancarlo Manzoni, presidente della cooperativa che tra i suoi clienti conta anche grandi realtà come la Colombo Costruzioni di Lecco, la Fondazione San Carlo di Milano e gli Ospedali Riuniti di Brescia -. Con questo progetto siamo riusciti a fare un salto di qualità e nel 2010 siamo stati la prima cooperativa sociale in Lombardia ad aver ottenuto l’autorizzazione ministeriale per l’installazione di centrali telefoniche».
Il tutto senza rinunciare alla vocazione sociale: «Con Dabatech abbiamo dato nuovo slancio alla cooperativa ma abbiamo anche mantenuto l’occupazione e ricercato nuovi settori spesso tralasciati dalla cooperazione sociale- conclude Manzoni -. La centralina VoIp Colibrì è la prova che efficienza e competenza non sono inconciliabili con la presa in carico di persone svantaggiate e che le cooperative sociali hanno enormi potenzialità anche nei settori legati alla fornitura di servizi tecnologici d’avanguardia».




Il caffé del bar sotto accusa, Beltrami: «Mai derogare alla regola delle 5M»

nella foto: Giorgio Beltrami

La recente puntata di Report ha fatto andare di traverso il caffè a molti e mandato in ebollizione i barman. Anche se Bergamo non è stata inserita tra le tappe dell’inchiesta che ha toccato diverse città italiane, a partire da Napoli, culla dell’espresso, Giorgio Beltrami, presidente del Gruppo Caffè, Bar e Pasticcerie dell'Ascom ha colto l’occasione per ribadire le regole che stanno dietro ad una tazzina di qualità e sottolineato come non ci si possa improvvisare mai dietro al bancone: “La formazione, che portiamo avanti ad elevati livelli presso la nostra Accademia del Gusto, è fondamentale come per qualsiasi altra professione – annota Beltrami -. E’ importante che chi si affaccia al mestiere sappia esattamente cosa deve affrontare in ogni aspetto gestionale, dai rapporti con i fornitori alla selezione dei prodotti, dal servizio all’amministrazione contabile. Bisogna sempre diffidare da contratti apparentemente vantaggiosi che non tardano a rivelarsi poi totalmente squilibrati e fuori mercato”.
La crisi senza dubbio pesa: “Fare scelte di qualità è sempre possibile, al di là della congiuntura economica, anche se contrariamente al resto d’Europa il caffè in Italia ha da tempo abbandonato quello dei quotidiani, cui è sempre stato convenzionalmente legato. I margini sono senza dubbio ridotti all’osso se l’espresso in Europa viaggia sui 2,50 euro quando da noi costa 1 euro in quasi tutta Italia” continua Beltrami.
La professione di barman deve essere sempre più valorizzata e deve tornare ad essere un mestiere da tramandare di padre in figlio: “Bisogna inoltre valorizzare il patrimonio di conoscenze attraverso la gestione familiare, un modello che resta sempre vincente. Oltre al confronto tra generazioni il modello familiare abbatte costi che oggi sono diventati davvero insostenibili. Dietro ai grandi locali storici italiani ci sono sempre state le famiglie che hanno sempre continuato a tenere fede ad una tradizione di qualità. In alcuni casi quando il passaggio generazionale si è interrotto non si sono mantenuti gli stessi standard qualitativi”.
Quali sono i segreti che stanno dietro ad un gran caffè? Le buone prassi per realizzare un buon prodotto, sono sintetizzabili nella regola delle 5 M (Miscela, Macinatura, Macchina del caffè, Manutenzione, Mano): “La qualità della miscela è il punto di partenza, poi c’è l’abilità nella macinatura che deve rispettare e seguire il clima: in una giornata di pioggia, ad esempio deve essere più sottile. La scelta della macchina conta, ma ancora di più la sua manutenzione: ogni sera bisogna investire una ventina di minuti nella pulizia. E’ imprescindibile poi l’uso del depuratore per scacciare il nemico principale di un buon caffè: il calcare. La macchina non va mai spenta: si accende quando si compra e si spegne a fine carriera. E’ un costo che ogni bar deve mettere preventivamente in conto. La mano del barman conta moltissimo, almeno quanto la sua passione e sensibilità, gli ingredienti più preziosi “.