Pane fatto in casa. Ma è il fornaio a promuoverlo 

nella foto: Roberto Capello

Un fornaio che alimenta la passione per il pane fatto in casa? Sembra il più clamoroso degli autogol, ma non la pensa così per Roberto Capello, presidente dei panificatori bergamaschi (nonché dell’Unione Regionale Panificatori e vicepresidente nazionale della categoria) sempre in prima fila nel sollecitare il settore a leggere il cambiamento e ad uscire dagli schemi. Uno spirito creativo, che nemmeno nella propria attività imprenditoriale poteva rinunciare ad introdurre novità, anche sul filo della provocazione. È così che nei suoi negozi, a Bergamo e Seriate, ha realizzato e messo in vendita la miscela “panefacile”, un corretto mix di farina, lievito e sale per agevolare il compito e assicurare il risultato alla crescente schiera di panettieri fai da te.
La confezione – da 500 grammi – è corredata da dettagliate istruzioni, con le quali il professionista, senza temere di svelare preziosi segreti del mestiere ma anzi valorizzando tutta l’esperienza che sta dentro al prodotto, guida passo dopo passo chi vuole lasciarsi conquistare dal piacere di impastare e sfornare panini nella cucina di casa, senza disporre di specifiche attrezzature o conoscenze. «Fare il pane è qualcosa di molto bello – afferma Capello -, perché dovremmo essere contrari? Con la miscela abbiamo voluto offrire ai nostri clienti un’occasione per provare questa emozione e promuovere la cultura del pane, farlo apprezzare di più e far comprendere i valori che racchiude il prodotto artigianale».
Considerati i ritmi di vita ed il tempo a disposizione delle famiglie, Capello vede la panificazione domestica come un “gioco” da fare nel weekend, magari coinvolgendo i bambini. «Non credo che proporre la miscela avrà ripercussioni sulle vendite di pane in negozio – rimarca -. È infatti difficile pensare che i clienti riescano a sfornare panini tutti i giorni, ma la domenica, quando i panifici sono chiusi, il pane fatto in casa può essere un’alternativa ai prodotti del supermercato e se avanza dell’impasto si può preparare la pizza per la sera». Insomma “panefacile” non è un boomerang per le attività tradizionali ma un alleato su temi sempre caldi per la categoria come la difesa del riposo domenicale e la distinzione tra il pane fresco artigianale e prodotti industriali o da semilavorati. Ma è anche un motivo di fidelizzazione. «Sempre più spesso le clienti mi aggiornano sui loro risultati e chiedono chiarimenti e consigli – evidenzia il fornaio -. Alcune signore si incontrano addirittura per preparare il pane insieme e sui social network ci si scambiano fotografie con le loro creazioni. C’è anche chi ha deciso di mettere la miscela in un vaso richiudibile e distribuirlo come bomboniera ad un battesimo». Senza contare che è un prodotto che può essere ulteriormente sviluppato. «Siccome l’appetito viene mangiando – anticipa Capello – stiamo già mettendo a punto altre “ricette”, ad esempio con farro, grano duro e integrale, per dare ancora più spazio al gusto e alla creatività». Anche la miscela “base” ha comunque già in sé tante caratteristiche che la rendono speciale. È infatti composta da farina di tipo 1 macinata a pietra e prodotta da grano coltivato in Bergamasca, grazie al progetto di filiera lanciato e portato avanti dall’Aspan. Contiene inoltre già il lievito naturale essiccato di pasta madre e la giusta quantità di sale (iodato) rispettosa degli indirizzi del programma del ministero della Sanità “Guadagnare salute”, per la prevenzione delle malattie cardiovascolari e renali. «In effetti – sintetizza Capello – il mix per fare il pane in casa è un concentrato di alcune delle principali iniziative sindacali sviluppate negli ultimi anni, all’insegna della responsabilità sociale delle imprese. Come il progetto di filiera “Qualità della vita” che promuove il consumo consapevole, ecosostenibile e di valorizzazione del territorio e l’attenzione quotidiana alla salute racchiusa in un gesto semplice come mangiare il pane».




Innovation, Bergamo Sviluppo torna di nuovo in campo

È ricco anche nel 2014 il programma di attività della terza edizione del progetto “Innovation: the profitable implementation of ideas”, che mira a potenziare le competenze delle aziende locali nelle aree dell’innovazione, dell’internazionalizzazione e dell’aggregazione d’impresa. Obiettivo delle attività formative, seminariali e consulenziali che il progetto propone alle imprese del territorio nel corso dell’anno è fornire strumenti e indicazioni per poter “progredire” negli ambiti di intervento previsti, ossia aumentare la propria capacità competitiva e di sviluppo nei mercati di riferimento/interesse.
Alcune iniziative sono già state avviate, come lo Short Master in Internazionalizzazione d’Impresa, che si è appena chiuso con una conferenza stampa dedicata a cui sono stati invitati tutti i 33 partecipanti (titolari di imprese/soci/amministratori, manager e personale aziendale facente parte delle aree commerciale/marketing o produzione). «Si è trattato – come spiega il presidente di Bergamo Sviluppo, Angelo Carrara – di un nuovo percorso, della durata di 56 ore, che abbiamo pensato di realizzare con cadenza settimanale di 8 ore, nell’ambito del quale sono stati analizzati i diversi aspetti che l’impresa che decide di avviare un percorso di internazionalizzazione deve affrontare, anche da un punto di vista legale, fiscale e doganale». «Un taglio pratico e 9 le aree tematiche affrontate – precisa Gianluigi Viscardi, delegato all’innovazione dell’Azienda Speciale – che hanno spaziato dall’orientamento ai mercati internazionali al business planning, dalle strategie per l’internazionalizzazione alle tecniche di vendita nei mercati esteri, dalla scelta degli assetti organizzativi al supply chain management e ancora dalla fiscalità alla contrattualistica internazionale».
Il progetto mette anche a disposizione delle aziende richiedenti check-up aziendali gratuiti propedeutici all’ottenimento di interventi di consulenza mirata nelle 3 differenti aree oggetto dell’iniziativa. «Sono 60 le imprese che potranno beneficiarne nei prossimi mesi – sottolinea il drettore di Bergamo Sviluppo, Cristiano Arrigoni -. La raccolta delle richieste e la relativa selezione si è infatti chiusa da poco e sono in corso i check-up aziendali per l’individuazione dei fabbisogni che porteranno poi ad erogare 3.690 ore di consulenza personalizzata gratuita».
L’offerta del progetto prevede inoltre seminari e business focus in tema internazionalizzazione e un corso dedicato ad approfondire la metodologia Triz (approfondimento nel box sotto). Tutte le iniziative formative/informative sono gratuite per le imprese e realizzate con il coinvolgimento delle Organizzazioni di categoria del territorio e il supporto tecnico sia di NIBI (Nuovo Istituto di Business Internazionale) sia del Centro per l’innovazione e la gestione della conoscenza dell’Università di Bergamo.




Perolari: «Bisogna ridare valore alla formazione tecnica» 

nella foto: Alberto e Giorgio Perolari

“Sono ottimista perché sono un imprenditore, altrimenti non continuerei a fare questo mestiere. Ma chi ci viene a raccontare che ci sono segnali di cambiamento ci prende in giro. L’Italia è ancora in gravissima difficoltà e non vediamo la luce in fondo al tunnel”. Alberto Perolari, amministratore delegato della Perofil, non ha mezzi termini per descrivere l’attuale congiuntura economica. Lo storico marchio bergamasco di biancheria maschile, che da oltre un secolo fa capo alla sua famiglia, di periodi bui ne ha vissuti molti. Eppure il crack finanziario che nel 2008 ha travolto il sistema economico mondiale sembra non avere eguali. Recenti studi dimostrano infatti che siamo tornati indietro di 13 anni in termine di creazione di ricchezza e che un simile crollo del reddito nazionale non si era mai registrato in tempo di pace da quando esiste l’unità d’Italia. Statistiche che trovano conferma nell’analisi di Perolari: “Di certo io non ho vissuto la Guerra mondiale come mio nonno, che era stato addirittura sfollato – racconta – sicuramente quelle erano situazioni inimmaginabili oggi. Tuttavia, la crisi del 2008 è stata pesantissima e ha fatto venire alla luce una serie di complessità dell’economia e della finanza mondiale che non sono ancora state assolutamente risolte”.
Quali sono i mercati più in difficoltà?
“Il mondo oggi è molto diversificato. Sono andati in recessione tutti i mercati occidentali mentre c’è una crescita importante dei Paesi emergenti: il futuro sarà proprio dei cosiddetti Brics. Per esempio, il nostro secondo mercato di sbocco è la Cina: ci ha dato grandi soddisfazioni in questi anni. Anche se, per quanto riguarda i prodotti del lusso, sta registrando un rallentamento. L’Est Europa, invece, continua una crescita interessante”.
Il consiglio che si sente di dare alle imprese bergamasche?
“Di internazionalizzare. E’ necessario investire oltre i confini nazionali perché il mercato italiano, in termini di consumi di qualunque tipo di prodotto, è ancora oggi in grande recessione. Anche la nostra azienda, così come altre importanti ditte orobiche, sta concentrando i suoi sforzi al di fuori dei nostri confini. Noi siamo presenti in Paesi dove generiamo il 40% del nostro fatturato”.
I giovani stanno pagando il prezzo più alto, con un tasso di disoccupazione allarmante. Cosa bisogna fare?
“Innanzitutto, sanare il grande scollamento che esiste tra la formazione e le esigenze del mondo del lavoro. È inutile continuare a sfornare laureati in materie umanistiche, come avvocati o psicologi, quando poi ci mancano i tecnici. Le aziende tessili bergamasche nel giro di una decina d’anni avranno sicuramente un grosso problema a reperire personale adeguatamente preparato quando andranno in pensione le risorse importanti che hanno in organico. Bisogna ricordare alle famiglie e ai ragazzi che una formazione più tecnica ha un estremo valore. Il nostro è un Paese trasformatore di materie prime con una forte connotazione industriale. Abbiamo il secondo sistema industriale d’Europa dopo la Germania quindi non possiamo puntare tutto sui servizi come hanno fatto gli inglesi. Per dare occupazione dobbiamo piuttosto avere una seria politica industriale a lungo termine”.
Quindi resiste un pregiudizio nei confronti dei lavori manuali, spesso ritenuti umili o meno qualificati?
“Forse sì. Per questo bisogna cambiare l’approccio culturale. Non è detto che rinunciare alle materie umanistiche significhi per forza dedicarsi a lavori umili. Diventare capo di un reparto produttivo, per esempio, è un mestiere che può dare grandi gratificazioni. D’altronde non possiamo sperare di diventare tutti dei piloti di Ferrari, di quelli ce ne sono solo due. E gli altri cosa fanno? Non possiamo nemmeno fare tutti la guida turistica in Città alta”.
A proposito di turismo, anche per Bergamo può diventare una carta importante?
“Sicuramente anche il turismo è decisivo e forse non ci rendiamo conto di quanto sia forte all’estero l’appeal del made in Italy. Certo, poi quando un turista arriva a Bergamo fatica a trovare un cartello in inglese che gli indichi cosa visitare. C’è ancora molto da fare per migliorare il settore turistico, ma non è questo ambito che, a mio avviso, ci fornirà le risorse per offrire nuova occupazione”.
Gli stages aziendali sono un valido strumento?
“I tirocini in azienda rappresentano un arricchimento sia per l’azienda che per lo studente. Noi, appena abbiamo la possibilità, attiviamo degli stages perché ci permettono di conoscere nuovi collaboratori e magari, terminato il tirocinio, di integrarli in azienda”.
Molti bergamaschi stanno dando vita a start up di successo. Che consiglio dà a questi giovani imprenditori?
“Apprezzo lo spirito di imprenditorialità dei nostri giovani che decidono di lanciare dei progetti nuovi. Ci vuole una mente molto aperta e una grande conoscenza dei mercati mondiali perché né l’Italia né l’Europa sono più mercati di riferimento. Piuttosto bisogna puntare su Cina, India, Usa, Brasile e Paesi dell’Est. Inoltre, le start up non devono diventare delle aziende bonsai, nel senso che il nostro Paese non è capace di fare squadra e sorgono imprese troppo individualiste. C’è bisogno invece di unire le risorse per investire. Oggi avere un ufficio di rappresentanza a Shanghai, per esempio, ha un costo che non tutti possono sostenere. Condividere certi tipi di investimenti per un obiettivo comune diventa fondamentale”.
Quanto è importante oggi puntare anche sul web?
“La rete permette di avere un filo diretto con il consumatore e di imparare qualcosa di nuovo ogni giorno. Internet è una frontiera su cui anche noi stiamo investendo da tre anni. Al momento abbiamo una persona in azienda dedicata solo al web e stiamo valutando di investire di più in quest’area con nuovo organico”.
Cosa del made in Italy è più apprezzato all’estero?
“Il nostro appeal è legato alle famose tre A: agricoltura, abbigliamento e arredamento. Il nostro patrimonio enogastronomico non ha eguali nel mondo, ma forse non siamo così bravi e organizzati nel promuoverlo. Ci vorrebbe una maggior attenzione della politica europea sul “Made in”. Il nostro è l’unico continente del mondo che non stabilisce l’obbligatorietà del marchio di fabbricazione sui capi tessili e di abbigliamento. Questo è un grande gap culturale perché il “Made in” permetterebbe al consumatore di conoscere dove è stato fabbricato il capo che sta comprando e di avere, di conseguenza, una maggior trasparenza sul processo di acquisto”.
Anche lei ripone molte aspettative nell’Expo 2015?
“È una grande vetrina per i mercati di tutto il mondo e quindi un’opportunità per il nostro Paese di farsi conoscere. Mi preoccupo quando vedo Beppe Grillo che va sul cantiere dell’Expo come se fosse il cantiere della Tav. Lo trovo molto demagogico e molto sbagliato. L’esposizione sarà invece una grande opportunità e bisogna coinvolgere i territori e i cittadini per far capire a tutti il valore di questo evento. Per esempio il Kilometro Rosso ospiterà una serie di iniziative collaterali che faranno conoscere al mondo le nostre aziende di eccellenza. Bergamo sta lavorando molto bene e si sta adoperando per fare squadra tra le varie istituzioni: questo è un punto che farà la differenza”. 

L’azienda

Dal 1910 protagonista
nel settore dell’intimo maschile

Oltre un secolo di tradizione alle spalle, ma lo sguardo sempre puntato verso il futuro. La storia della Perofil, azienda bergamasca dedicata all’intimo maschile, ha origini lontane. A raccontarla, con trasporto misto a commozione, sono i due attuali capisaldi dello stabilimento. Protagonisti dell’ultimo incontro dedicato agli imprenditori orobici organizzato all’Ateneo di Scienze lettere ed arti, il presidente Giorgio Perolari e il figlio Alberto, amministratore delegato, hanno ricordato l’eroica impresa del loro capo fondatore. Era il 1910. Con grande intraprendenza, Francesco Perolari portò avanti l’idea di produrre fazzoletti accuratamente orlati e inscatolati, mentre fino ad allora, venivano cuciti a mano dalle donne riciclando vecchie lenzuola. Così inventò il marchio Skiatore, in onore della sua passione sportiva. Nel 1932 venne costruita la sede in via Paglia, quindi tra gli anni Quaranta e Cinquanta, la tessitura e la filatura passarono in via Zanica. Qui accanto nel 1962 venne progettato un palazzo industriale adibito ai laboratori e gli uffici. Il ’68, in particolare, fu un anno rivoluzionario per l’azienda che si dedicò per la prima volta alla produzione di capi di intimo per uomo, mentre nell’80 arrivarono i pigiami. Forte di una serie di prestigiose collaborazioni, da Prada & Prada America’s Cup alla Juventus, da Helmut Lang a Ermenegildo Zegna, la Perofil continua ancora oggi a unire tradizione e innovazione promuovendo i suoi manufatti artigianali anche sul web attraverso un e-commerce di successo. Ora il presidente Giorgio Perolari ha sette nipoti, tutte femmine. L’auspicio è che almeno una di loro, in futuro, abbia voglia di assumere le redini dell’azienda per dar vita alla quinta generazione.




Il passaggio generazionale? Sempre più tra datore di lavoro e dipendente

Le difficoltà non mancano e non tira ancora aria di ripresa. E’ questo il momento in cui Fogalco ribadisce con maggior forza la sua vicinanza alle imprese e al territorio per supportare le imprese del commercio, del turismo e dei servizi con un’analisi di bilancio ed un vero e proprio check-up finanziario su misura, agevolando l’accesso a finanziamenti a condizioni agevolate e supportando la voglia di fare impresa. L’opera di sensibilizzazione del sistema bancario sui costi del credito e sulle difficoltà che ogni giorno vivono le imprese non è mai stata così intensa. L’attenzione è massima nei confronti della riduzione complessiva del costo del credito, costituita dai tassi di interesse ma anche dalle spese istruttorie e accessorie.
Qual è il bilancio dell’anno che ci siamo lasciati alle spalle?
“Nel 2013 abbiamo registrato una crescita negli affidamenti garantiti e deliberati del 25 per cento rispetto al 2012. Sembra che vi sia una timida ripresa degli investimenti- anche in vista di Expo- specialmente nel comparto turistico-alberghiero e nei pubblici esercizi, che continuano senza dubbio a rappresentare il settore più dinamico tra le imprese associate. Di contro, è cresciuta la percentuale di ristrutturazioni ulteriori da parte di imprese appartenenti ai settori più disparati, in attesa di una ripresa che ancora tarda a farsi attendere. La crisi in generale ha reso più oculata e lungimirante la gestione finanziaria da parte delle imprese, come mostra il lieve calo dei nostri interventi fidejussori”.
Quali sono gli scenari imprenditoriali?
“Le start-up continuano a crescere anche come forma di autoimpiego da parte di chi ha perso il lavoro. E’ in crescita il passaggio generazionale da datore di lavoro a dipendente, specialmente nel comparto non alimentare, dalle tabaccherie ai negozi multiservizio, alle cartolibrerie ai negozi di abbigliamento. I dipendenti investono la loro liquidazione nell’attività dove hanno acquisito un’elevata professionalità per fare il passo decisivo e coronare il sogno di diventare imprenditore. Queste sono senza dubbio i migliori progetti imprenditoriali e la fase di passaggio è agevolata dal rapporto che l’ex datore di lavoro ha saputo costruire nel tempo”.
Quali sono i servizi più richiesti?
“Crescono i servizi di consulenza, specialmente di analisi di bilancio. Grazie anche al contributo della Camera di Commercio si sono intensificate le operazioni di check-up finanziario che hanno aiutato le imprese a gestire in modo ottimale risorse e piani aziendali. Organizziamo sempre più incontri a supporto di singoli imprenditori, con il nostro funzionario, il nostro analista, il rappresentante di categoria Ascom per valutare acquisizioni, cessioni o semplicemente per riformulare un piano o programma aziendale”.
Come è il rapporto con il territorio?
“Da qualche mese abbiamo rafforzato la nostra presenza nel territorio, portando i servizi Fogalco nelle delegazioni Ascom due volte la settimana. E’ il nostro modo di ribadire la vicinanza alle imprese offrendo tutti i servizi, dal check-up aziendale alle domande di finanziamento per investimenti e ristrutturazioni aziendali, facendo risparmiare tempo prezioso. Abbiamo inoltre intensificato gli incontri con i rappresentanti degli istituti di credito: ci impegniamo ogni giorno per indicare alle nostre imprese il percorso da intraprendere per rimettere in sesto l’attività, pianificare il futuro e bilanciare gli investimenti”.
Quali sono gli obiettivi in agenda?
“Continueremo a rafforzare la nostra presenza sul territorio e a ribadire la vicinanza alle imprese, anche attraverso l’opera di sensibilizzazione portata avanti con gli istituti di credito. Oltre a sostenere gli investimenti più lungimiranti sia chirografari che ipotecari, l’obiettivo è quello di aumentare la percentuale di garanzie sugli affidamenti a breve termine (fidi di conto corrente anticipo fatture). Possiamo incrementare le garanzie di breve periodo attraverso il miglioramento delle condizioni in essere. L’attenzione è massima nei confronti della riduzione complessiva del costo del credito, costituita dai tassi di interesse ma anche dalle spese istruttorie e accessorie”.




Ascom, per i soci vacanze scontate a Cervia e Milano Marittima 

Sconto di 150 euro grazie all’inziativa di Federalberghi

La Romagna richiama gli imprenditori del commercio, del turismo e dei servizi con un’offerta ideata da Federalberghi Cervia in collaborazione con la Confcommercio locale.  “Al mare forza 150”, è questo lo slogan della proposta, consiste in uno sconto di 150 euro riservato ai soci Ascom per un soggiorno di almeno una settimana negli hotel che aderiscono all’iniziativa. Per  usufruire dell’offerta basta  utilizzare l’assegno-coupon scaricabile dal sito. L’assegno può essere utilizzato per una camera riservate a due persone (un solo assegno a camera) e non è cumulabile con altre offerte. All’arrivo in hotel, gli albergatori aderenti a Federalberghi consegneranno agli ospiti uno speciale omaggio di benvenuto insieme con una “mappa interattiva”, fruibile anche su smartphone, di quanto offre la città. Cervia è tra le prime località balneari italiane per qualità dei servizi e del territorio. Le famose saline di origine etrusca con la riserva naturale, che producono un ottimo sale da cucina apprezzato in tutto il mondo, e la pineta vero e proprio “giardino verde”  che avvolge la città contraddistinguono la cittadina romagnola.  Cervia è un’ottima base per scoprire i paesini, i centri artigianali e agricoli dell’entroterra e per visitare le città d’arte di Ravenna e Faenza, oltre che la Repubblica di San Marino. Non mancano occasioni di “vacanza attiva” per gli appassionati di sport e natura, dal golf a 27 buche ai percorsi all’ombra della pineta, alle piste ciclabili; la destinazione è la meta ideale anche per chi cerca relax e benessere termale e per gli appassionati di shopping con le boutique del centro di Milano Marittima, meta irrinunciabile per gli acquisti.




Ludopatie, Fusini (Ascom): «Bergamo dà l’esempio»

L’assessore regionale Beccalossi ha presentato in città la nuova legge regionale che cerca di dare risposte al preoccupante fenomeno. Il vicedirettore dell’Associazione commercianti: «Apprezzabile la misura che prevede sgravi ed incentivi ai locali che diventano no-slot»

“Bergamo e il suo territorio sono un vero modello nel contrastare il fenomeno del gioco d’azzardo. Istituzioni, Curia, mondo dell’associazionismo e del volontariato stanno lavorando fianco a fianco per un obiettivo comune e sanno di poter contare su uno strumento valido come la legge regionale contro le ludopatie”.  Così l’assessore al Territorio, Urbanistica e Difesa del suolo di Regione Lombardia, Viviana Beccalossi si è espressa durante il suo intervento al Seminario sulla legge regionale sulla Ludopatia (da poco entrata in vigore) nella sede territoriale di Bergamo. “Una legge – ha proseguito la team leader della norma di contrasto al gioco d’azzardo patologico e alle ludopatie – che, va ricordato, è stata votata all’unanimità da tutte le forze politiche presenti in Consiglio regionale e che è quindi la legge di tutti”.
“Legge – ha precisato Beccalossi – che è diventata un esempio per altre regioni e soprattutto ha il merito di riconoscere il gioco d’azzardo come vera e propria emergenza sociale. Oggi è necessario tutti insieme mantenere alta l’attenzione e la tensione per la soluzione di un problema che la Regione ha voluto approcciare come tale e non, come appare in una visione distorta, come la facile scappatoia per assicurare entrate allo Stato in un momento di crisi”. “Ogni giorno – ha continuato l’assessore al Territorio – arrivano ai miei uffici richieste di aiuto da parte di sindaci e rappresentanti del mondo del volontariato, che, sul proprio territorio, cercano di contrastare l’apertura di nuove sale. Ora tutti questi soggetti dispongono finalmente di uno strumento normativo efficace, per evitare il proliferare di questa piaga sociale, con regolamenti che fissano la distanza dai luoghi sensibili per l’installazione di nuove macchinette, un pacchetto sulle attività di prevenzione e cura della malattia, incentivi fiscali per i gestori che decideranno di disinstallare le slot dai loro locali”. “Inoltre – ha proseguito l’assessore – abbiamo fortemente voluto coinvolgere i giovani, che rappresentano una categoria ad altissimo rischio, lanciando un concorso nelle scuole superiori e professionali, con cui verrà scelto il logo regionale che potranno esporre i gestori fieramente no slot”.
Da un rapporto del 2012, redatto dell’Assessorato regionale alla Famiglia, sono emersi dati  a dir poco sconcertanti, sul fenomeno crescente
delle giocate e delle somme messe a disposizione. Dal rapporto si evince che Bergamo è la terza provincia all’interno del territorio lombardo in termini di dipendenza, e che qui negli ultimi due anni, dal 2010 al 2012, si è registrato un aumento del 70%, mentre a Milano addirittura del 400%.  “Alla luce di questi dati – ha commentato l’assessore – emerge che la ludopatia ha dei costi sociali elevati proprio perché ha effetti sulle famiglie e sulla società. Spesso poi in periodi di crisi si pensa che il gioco d’azzardo possa risolvere tutti i problemi, e quindi immancabilmente si assiste ad un aumento esponenziale di questo tipo di fenomeno. Infine – ha aggiunto – l’altra questione su cui bisognerebbe riflettere è: quanto potere hanno i sindaci e i rappresentanti delle istituzioni che stanno sul territorio per gestire drammi come quello della dipendenza dal gioco d’azzardo? Nulla di fatto – ha constatato – perché le sale gioco non le autorizzano i Sindaci, loro possono solo mettere in atto regolamenti, ma non è campo d’azione del Sindaco. Probabilmente – ha concluso l’assessore – la rendita economica elevata che garantisce allo Stato questo tipo di dipendenza, giustifica una certa inattività”.
Nel frattempo l’Ascom di Bergamo ribadisce la propria adesione al tavolo di prevenzione della ludopatia dell’Asl per la rilevanza sociale ed economica del tema. “Il modello creato a Bergamo – sottolinea Oscar Fusini, vicedirettore dell’Ascom – ci auguriamo possa dare un indirizzo ad altre aree e contribuire ad affrontare in modo organico la questione delle sale gioco che vanno ad indebolire il tessuto sociale e ad impoverire i centri urbani”. La normativa porta con sé più di una criticità. “I problemi – continua Fusini – non si possono risolvere a valle, con leggi farraginose che continuano a punire gli esercenti per la mancata esposizione di cartelli dalla dubbia efficacia. E’ invece apprezzabile la misura che prevede sgravi ed incentivi, a partire dai tagli Irpef, per i locali che diventano no-slot. Non bisogna infatti dimenticare che se si spegnessero le slot machine la metà dei pubblici esercizi che le ha installate rischierebbe di chiudere per sempre”. Bisogna ricordare che gli esercenti restano l’anello debole di una catena in cui Stato e concessionari fornitori la fanno da padroni: “Gli esercenti si vedono sottoporre dei veri e propri contratti-capestro con clausole davvero onerose”.

I contenuti della nuova legge regionale

La legge 8 del 2013 e le successive delibere attuative  prevedono misure concrete per limitare il gioco d’azzardo sul territorio regionale l’obbligo di distanza, per l’autorizzazione all’installazione di nuove macchinette, ad almeno 500 mt da scuole, chiese, ospedali, strutture socio/assistenziali e altri luoghi individuati come “sensibili” e la predisposizione di un piano di contrasto che indica:
● i ruoli delle Asl nel contrastare questa nuova tipologia di dipendenza;
● i criteri per l’erogazione di voucher collegati a questa patologia;
● la collaborazione con le associazioni impegnate nella lotta alla ludopatia;
● i requisiti di una campagna informativa ad hoc che prevede anche la predisposizione di un numero verde dedicato;
● la formazione obbligatoria per gestori delle sale da gioco e titolari degli esercizi dotati di slot;
● la creazione di un marchio NO SLOT da individuarsi attraverso un concorso tra le scuole superiori di secondo grado;
● la funzione di controllo demandata alla Polizia Locale con sanzioni applicabili comprese tra un minimo di 1.000 a un massimo di 15.000 euro;
● la completa detassazione ai fini di addizionale regionale Irap degli esercizi  che disinstallano le macchinette e il raddoppio dell’addizionale per quelli che invece decidono di mantenerle;
● un regolamento attuativo da parte della Giunta che disciplini modalità tecnologiche per evitare l’accesso ai locali adibiti a sale slot ai minorenni.
Al fine di tenere monitorata l’efficacia delle azioni di contrasto alla ludopatia, è stato recentemente istituito un gruppo di lavoro che riunisce i principali attori interessati
dalla problematica  come ASL, SERT, delegazione ANCI, associazioni di categoria per proseguire con una strategia comune e condivisa.




BERGAMO / I tassisti diventano “ambasciatori” del turismo 

Al via il corso di formazione promosso dal Comune per gli operatori bergamaschi. Obiettivo: fornire loro informazioni sui poli attrattivi più importanti della città

Trasformare una corsa in taxi in un inaspettato giro turistico, con chicche di arte, cultura e storia. Il Comune di Bergamo sceglie di investire nella formazione dei tassisti, offrendo loro un corso che li porterà a vestire i panni di “Ambasciatori del turismo”. Come già successo con gli autisti dell’Atb e i vigili urbani, i conducenti dei taxi saranno accompagnati alla scoperta delle bellezze orobiche da guide turistiche abilitate che forniranno loro utili informazioni sui poli attrattivi più importanti della città. Il primo appuntamento s’è tenuto lo scorso 3 aprile, alle 12.30, con partenza da Largo Colle Aperto a Bergamo.
Il corso consentirà ai tassisti di conoscere la dislocazione dei punti di interesse più richiesti, la loro accessibilità (orari e tariffe), le caratteristiche storico-culturali di maggior rilievo (pensiamo ai dipinti del Rinascimento italiano, alle tarsie di Lorenzo Lotto o, ancora, ai preziosi appartenuti a Gaetano Donizetti e a Papa Giovanni XXIII).  “Dobbiamo ricordarci che sono proprio queste categorie ad avere il primo contatto con il turista – ha spiegato Roberta Garibaldi, delegata al Turismo di Bergamo -. Per chi arriva in città sono un punto di riferimento importante ed è giusto metterli in condizione di poter offrire un valore aggiunto alla loro professione, accogliendo al meglio i visitatori”.
Si rinnova, così, il legame tra Comune e tassisti, che hanno visto nell’ultimo periodo impegnarsi per l’attivazione di numerosi nuovi servizi come: il centralino di prenotazioni multilingue, la possibilità di pagare con carta di credito in quasi tutti i taxi e l’istallazione del dispositivo per chiamata automatica dagli hotel. Un’importante novità sarà rappresentata, inoltre, dall’istallazione della colonnina di chiamata dei taxi presso la stazione ferroviaria di Bergamo.
“Da oggi i tassisti potranno omaggiare i loro clienti con mappe della città e materiale turistico informativo – aggiunge Garibaldi – nell’ottica di un potenziamento concreto della capacità di accoglienza cittadina”. Viaggiare con comodità nella Città dei Mille è possibile anche grazie ai numerosi vantaggi offerti dalla Bergamo Card che permette di accedere a un circuito di attività convenzionate o, ancora, grazie alle app che sfruttando al massimo tutte le potenzialità delle nuove tecnologie, consentono di pianificare il viaggio con estrema cura.




Elezioni europee, appello dei commercianti ai candidati 

Tra le priorità indicate nel manifesto di Confcommercio figurano anche la revisione della direttiva Bolkestein, la salvaguardia del pluralismo distributivo, il contrasto alla desertificazione commerciale dei centri storici e delle periferie e la facilitazione dell’accesso al credito

In vista delle elezioni del nuovo Parlamento Europeo, Confcommercio–Imprese per l’Italia ha predisposto un Manifesto per l’Europa, dal titolo e filo conduttore “Senza impresa non c’è Europa, senza sviluppo non c’è impresa”, che riassume le istanze e le aspettative delle imprese del terziario di mercato italiano. Il prossimo Parlamento Europeo sarà chiamato a nuove e più grandi responsabilità rispetto al passato: i prossimi cinque anni, infatti, saranno decisivi per il futuro dell’Unione Europea e per la sua sostenibilità e condivisione da parte di tutti i popoli europei. E decisiva sarà anche l’azione dell’Italia, che assumerà la Presidenza dell’Unione in un periodo caratterizzato dal rinnovo delle sue Istituzioni. Il primo obiettivo dell’Ue dovrà, dunque, essere il superamento della crisi che ha colpito l’economia in una dimensione inaudita. La Ue ha fatto fronte agli attacchi speculativi dei mercati finanziari, che è all’origine della crisi, esclusivamente con misure di austerità al fine di salvaguardare sia le banche e le istituzioni finanziarie sia la stabilità economico finanziaria degli Stati sovrani, specie quelli, come l’Italia, con un rapporto debito-Pil molto elevato. Quando l’Unione è intervenuta nei confronti dei Paesi in maggiori difficoltà lo ha fatto per assicurare la stabilità dei bilanci e dei mercati finanziari che li sostengono, sempre doverosa, senza assumere misure idonee per la ripresa economica e lo sviluppo. Confcommercio chiede, pertanto, all’Europa di invertire la rotta con un’azione decisiva per rilanciare lo sviluppo. Nel pieno rispetto del ruolo delle Istituzioni dell’Ue, la Confederazione individua, in 12 punti, le linee guida dell’azione dell’Unione per restituire fiducia alle imprese ed ai cittadini e creare un ambiente socioeconomico favorevole alla ripresa.

I DODICI PUNTI DEL MANIFESTO

1)  Assicurare pari dignità ai settori economici ed alle diverse forme di impresa
Sono le imprese del commercio, dei trasporti e della logistica, del turismo e dei servizi, quelle che oggi hanno bisogno di politiche di sviluppo che ne comprendano il ruolo e ne valorizzino le specificità, con azioni che ne riattivino gli investimenti e ne accrescano la competitività, e nello stesso tempo diano ai cittadini la possibilità di ricostruire adeguate capacità di consumo.

2)  Armonizzare la libertà del Mercato interno
E’ indispensabile garantire un contesto di concorrenza leale. Ne sono condizione la semplificazione amministrativa ed un insieme di regole comuni che caratterizzino l’Unione come un ambiente accogliente, nel quale nessuno si senta tradito e penalizzato. Occorre mettere tutte le imprese sullo stesso piano in un ambiente normativo stabile e semplificato.

3)  Riesaminare la Direttiva Bolkestein
Gli strumenti introdotti dall’Ue per dare piena attuazione al mercato interno, come la Direttiva servizi, non devono più essere utilizzati in maniera strumentale. La libertà di stabilimento ed il principio di concorrenza dovranno essere al servizio dello sviluppo
delle diverse forme di impresa e delle diverse realtà locali, nel rispetto delle autonomie e delle responsabilità delle Amministrazioni che presiedono al governo ed alla programmazione del territorio.

4)  Ripartire dalla città e dal governo del territorio – Agire per il turismo
Le imprese del terziario di mercato nella quasi totalità non possono delocalizzare. Servono allora leggi, assetti urbanistici ed azioni che salvaguardino il pluralismo distributivo e la tutela delle risorse del turismo, assicurino la mobilità ed i servizi ai cittadini, contrastino la desertificazione commerciale dei centri storici e delle periferie, garantiscano la legalità e la sicurezza necessarie, riducano gli effetti devastanti della mancata cura dell’assetto idrogeologico.
Una politica di sviluppo che valorizzi il territorio impone un’efficace politica per il turismo.

5)  Armonizzare i regimi fiscali ammettendo azioni di riequilibrio
Va eliminata qualsiasi forma di “concorrenza fiscale” tra gli Stati introducendo l’esplicito divieto di forme di dumping fiscale sociale all’interno dell’Ue, ammettendo nella fase transitoria che gli stessi Stati, senza incorrere nella procedura d’infrazione, possano adottare misure fiscali od economiche di compensazione per ricostruire condizioni di equilibrio tra le diverse aree economiche.

6)  Facilitare l’accesso al credito ed intervenire sul sistema bancario – Dotare l’Europa di una propria Agenzia di Rating
L’Ue deve garantire che le imprese possano finalmente accedere alle risorse necessarie, in un sistema riordinato da regole certe in cui le banche e le istituzioni finanziarie tornino a svolgere il compito originario di leve dello sviluppo delle imprese e dei territori di riferimento.

7)  Modificare e agevolare l’impiego dei fondi comunitari – Rivedere i parametri di Maastricht
Vanno integralmente modificate le modalità di allocazione e di gestione dei fondi strutturali, differenziando con chiarezza le iniziative della politica di coesione comunitaria dalle iniziative della politica di crescita e di sviluppo nazionale. E’ indispensabile, per avviare e sostenere la ripresa, che gli investimenti effettuati con i fondi strutturali siano espunti dal computo del deficit di bilancio. Ma è ancor più necessaria la revisione dei parametri di Maastricht.

8)  Istituire il Marchio di origine dei prodotti – Contrastare contraffazione e criminalità
E’ necessario tutelare, con l’introduzione del Marchio d’origine, i prodotti comunitari, sia food che non food; bisogna non censurare iniziative nazionali per la creazione di marchi che offrano una sponda ai piccoli e medi produttori, dando priorità ai marchi
collettivi geografici; occorre salvaguardare le attività produttive, commerciali e dei servizi dell’Ue dalla concorrenza sleale di Paesi emergenti.

9)  Impedire “la vendita” della cittadinanza dell’Ue a cittadini di Paesi terzi
Nell’azione di contrasto della contraffazione e della criminalità, va impedita “la vendita” della cittadinanza dell’Ue a cittadini di Paesi terzi, dando seguito alla Risoluzione del Parlamento europeo che invita gli Stati membri ad evitare di trasformare la cittadinanza dell’Ue in un prodotto commerciale.

10)  Assegnare ai trasporti, ai porti ed alla logistica priorità autonome di intervento
Le politiche europee per i trasporti e la logistica dovrebbero prioritariamente puntare, tra le altre cose, a confermare la strategia di intervento sulle reti di trasporto TEN rafforzandone la prospettiva euro-mediterranea; riconoscere pienamente la peculiarità nazionale, consistente nelle penalizzazioni derivanti dall’attraversamento obbligato della barriera alpina; combattere la concorrenza sleale nell’autotrasporto; incentivare il rinnovo del parco veicolare, parametrato sull’effettivo costo sostenuto per la sostituzione.

11)  Sostenere l’innovazione del terziario, includendo le imprese nell’agenda digitale
È necessario sollecitare una politica che incentivando l’innovazione, la diffusione e la velocizzazione delle reti a favore di tutte le imprese, di qualunque tipologia e dimensione, accresca la competitività di ciascuna di esse e dell’intero sistema.

12)  Adottare una strategia di comunicazione
Va adottata un’adeguata strategia di comunicazione per far conoscere l’azione svolta dalle Istituzioni comunitarie e così restituire piena credibilità all’Ue nei confronti dei cittadini e delle imprese.




Popolare di Bergamo, social bond a supporto della Fondazione Veronesi

La Popolare di Bergamo torna in campo sul fronte della solidarietà. Lo fa col social bond “Banca Popolare di Bergamo – UBI Comunità per Fondazione Umberto Veronesi”, un prestito obbligazionario del valore complessivo di 6 milioni di euro che sarà destinato a nuovi risparmi e i cui proventi saranno in parte devoluti, a titolo di liberalità, alla Fondazione. Più in dettaglio, lo 0,50% del valore nominale delle obbligazioni sarà devoluto alla Fondazione per sostenere il progetto di ricerca di Maria Elena Sana “Comprendere la genetica della sindrome del cuore sinistro ipoplasico nei bambini”, che verrà realizzato presso l’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Un  lavoro delicato e impegnativo per contrastare una malattia congenita del cuore che si manifesta nei neonati e che rappresenta la più comune causa di morte per anomalie cardiache nel primo mese di vita. “La finalità del mio lavoro – precisa infatti Sana – starà proprio nel determinare il difetto genetico che provoca questa malattia”.
Le obbligazioni emesse dalla Popolare hanno taglio minimo di sottoscrizione pari a mille euro, una durata 3 anni, la cedola semestrale, il tasso fisso lordo del 2% per il primo anno, del 2,10% per il secondo anno e del 2,20% per il terzo anno. Le obbligazioni sono sottoscrivibile fino al 16 maggio prossimo, salvo chiusura anticipata o estensione del periodo di offerta, non sono destinate alla quotazione in nessun mercato regolamentato o sistema multilaterale di negoziazione: saranno negoziate in contropartita diretta nell’ambito del servizio di negoziazione per conto proprio.
“Siamo fieri – ha commentato Giorgio Frigeri, presidente della Banca Popolare – di poter sostenere la Fondazione Veronesi, che, con tanto impegno, investe nel futuro del progresso scientifico, anche attraverso giovani ricercatori che realizzano progetti di alta innovazione, consentendo rapide applicazioni dei risultati al paziente”.
“Sostenere una giovane ricercatrice della Fondazione Umberto Veronesi – aggiunge Osvaldo Ranica, direttore generale della Banca Popolare di Bergamo – è un modo per essere, ancora una volta, vicini al territorio e alle Associazioni del Terzo Settore che sostengono le comunità locali. Come banca, ma ancor prima come persone, siamo orgogliosi di poter lavorare con tante realtà no profit, che si avvicinano al nostro Istituto proponendo collaborazioni e condividendo progetti”. Paolo Veronesi ha poi illustrato le finalità e i risultati raggiunti dalla Fondazione da lui presieduta e rimarcato l’obiettivo di “creare una compagine di migliaia di nuovi ricercatori e cambiando il concetto di sostegno ai giovani: da ricompensa per pochi ragazzi meritevoli, a costruzione di una piramide per la scienza, fondata su una nuova generazione di scienziati. Tutto questo – ha sottolineato Veronesi – è possibile soprattutto grazie al sostegno di realtà ammirevoli e lungimiranti come Banca Popolare di Bergamo, del Gruppo UBI, che da tempo sostiene il nostro impegno”. 




Edicole, «così progettiamo la rinascita»

Le edicole di Bergamo e il rituale quotidiano dell’acquisto dei giornali non tramontano e, nonostante la crisi, guardano avanti e puntano al rilancio. Il Comune ha lanciato infatti un piano salva-edicole e rilancia-chioschi completando l’ultimo tassello del Pgt sul fronte del commercio. Schiacciate da Internet, tablet e dal mare magnum di magazine a 1 euro o 50 centesimi, le 41 rivendite della città annaspano e il Comune, in collaborazione con le associazioni di categoria, ha dato il via ad un processo di riqualificazione sostenibile ed ambizioso che passa necessariamente dall’allargamento delle categorie merceologiche in vendita. Con un gruppo di lavoro dedicato, l’Amministrazione ha redatto un piano – approvato all’unanimità il primo aprile dal Consiglio – che, in coerenza con la strumentazione urbanistica vigente, punta al sostegno del lavoro, ad un maggior decoro in città e a un miglior servizio ai cittadini. «Oltre ad aggiungere nuove opportunità lavorative con l’inserimento di nuovi chioschi, è stato lanciato un programma di sostegno attraverso un miglioramento delle strutture esistenti per generare maggiori servizi al cittadino e al turista – spiega l’assessore alle Attività Produttive Enrica Foppa Pedretti -. Le edicole sono state penalizzate dalla rivoluzione nella distribuzione intervenuta negli ultimi dieci anni ma in Italia, a differenza del resto d’Europa eccezion fatta per la Spagna, i vecchi chioschi restano il luogo preferito dai cittadini per acquistare i giornali. Per favorire questa peculiarità e rendere sostenibili queste attività abbiamo deciso di lanciare un piano sostenibile per la loro riqualificazione».
Le edicole rappresentano un importante presidio d’informazione per il turista oltre che per il territorio e molto si può fare, con limitati investimenti, per valorizzarle: «Per quanto riguarda il decoro, gli elementi prescrittivi più significativi sono la tinteggiatura della struttura, di cui l’urbanistica ha definito il colore sia per i legni che per i metalli e la sostituzione degli espositori metallici esterni, spesso indecorosi ed arrugginiti, fornendo un abaco di riferimento – continua l’assessore -. È stata inoltre garantita la possibilità di ampliamento dove gli spazi lo consentono. Si potranno installare insegne informative a scritte scorrevoli per caratterizzare ulteriormente l’attività».
Le edicole devono poter “monetizzare” i contatti che ogni giorno stabiliscono con la città e con i turisti per recuperare la redditività persa tra calo delle vendite, campagne di abbonamenti aggressive e margini sempre più ridotti: «La situazione è davvero difficile per chi gestisce le edicole ma, nonostante la crisi, restano dei punti vendita attivi nei centri urbani e tra i servizi di prossimità più importanti, aperti anche sette giorni su sette – sottolinea Oscar Fusini, vicedirettore dell’Ascom -. Il rito dell’acquisto del quotidiano dall’edicolante di fiducia non tramonta e anche per i più piccoli l’edicola, con figurine e fumetti, resta un punto di vendita di grande richiamo. Il numero di contatti che ogni giorno l’edicola stabilisce è superiore a quello della maggior parte delle altre attività commerciali, non resta che capitalizzarli attraverso una maggiore offerta di prodotti e servizi».
La crisi non agevola però gli investimenti: «Riceviamo un importante segnale da parte dell’Amministrazione comunale – sottolinea il presidente del Gruppo Edicole Ascom Marco Paciolla -. La crisi pesa enormemente sulle nostre imprese e la possibilità di allargare le edicole per ampliare la gamma in vendita rappresenta un’opportunità. La crisi non aiuta certo gli investimenti: sarebbe auspicabile lo stanziamento di contributi e risorse dedicate per dare un ulteriore segno di attenzione alla categoria. Creare un nuovo chiosco da zero richiede investimenti onerosi, dai 50mila ai 70mila euro in media». La svolta è necessaria per la sopravvivenza delle imprese: «Il nostro settore è in crisi – ribadisce Giampiero Labò, vice presidente nazionale del Sindacato Autonomo dei Giornalai, Snag – ed è questo il momento di pensare ad una riqualificazione e di fare spazio alle idee. In vista di Expo, ad esempio, le edicole possono diventare dei veri e propri infopoint a supporto dei turisti».