Gelato, «più valore con i prodotti del territorio»

nella foto: Massimo Bosio

Destagionalizzato o meno, il gelato vive con la primavera il momento del risveglio. Ed è questo il periodo in cui il Comitato Gelatieri dell’Ascom lancia le proprie iniziative. Il carnet è sempre più ricco. Si è aperto con la partecipazione di oltre 50 attività alla Giornata europea del Gelato artigianale e il concorso dedicato alla creazione di gusti con prodotti del territorio, con tanto di giuria internazionale e cena di gala. Proseguirà con gli appuntamenti ormai classici della campagna Gelateria di Fiducia e un’ulteriore novità, il debutto di un gusto speciale che vuole rappresentare Bergamo, il Mielgòt. Nel frattempo è stato anche rinnovato il Consiglio direttivo del gruppo, con la conferma del presidente Massimo Bosio, classe 1966, titolare della Gelateria Selz Cafè di Clusone, al suo quarto mandato.
Quest’anno ci sono un bel po’ di proposte sul piatto…
«In passato l’attenzione del Comitato si è concentrata prevalentemente sui consumatori, con progetti di comunicazione e iniziative promozionali dedicate a diverse fasce di età, come bambini e anziani. Dallo scorso anno abbiamo pensato di rafforzare anche il confronto tra gli operatori. È così nato il concorso, nella prima edizione affiancato da un convegno e in questo secondo appuntamento da una cena che ha sviluppato il tema del gelato gastronomico. La partecipazione è stata buona, siamo soddisfatti, significa che abbiamo trovato una chiave per ampliare il coinvolgimento. La conferma viene anche dai tre nuovi ingressi nel Consiglio direttivo, persone che non avevano mai ricoperto incarichi associativi e che proponendosi hanno dato fiducia al gruppo e dimostrato di volersi spendere per la categoria».
Che indicazioni ha dato il concorso?
«La giuria era formata anche quest’anno da esperti di livello internazionale, con componenti del Comitato d’onore della Coppa del mondo della Gelateria, ed ha evidenziato un miglioramento sensibile dei prodotti. Il vero significato della gara non sta comunque tanto nella proclamazione di un vincitore, ma nello stimolo a mettersi in discussione, a cercare di fare sempre meglio e tradurlo nella pratica di tutti i giorni. In questo, come in tutti gli altri campi, non si può mai pensare di essere arrivati, ci può sempre essere un gelato più buono o più in sintonia con le richieste dei clienti».
Nella corsa ad accaparrarsi i favori del pubblico le nuove insegne non mancano, la gelateria continua ad essere un settore su cui puntare?
«Anche in tempi di crisi non sta avendo grossi problemi perché offre ai consumatori la possibilità di gratificarsi a cifre contenute. Questo aspetto, unito alla presunta facilità del fare il gelato, ha portato molti, magari in cerca di un nuovo lavoro, ad abbracciare questa attività. Quello che posso dire è che oggi, con l’attenzione crescente di clienti a come si spende, c’è sempre meno spazio per l’improvvisazione, la competizione è serrata e solo i più bravi vanno avanti. Quello del gelatiere è un vero mestiere, da coltivare ogni giorno».
Stanno aumentando anche le catene, un “nemico” per le gelaterie tradizionali?
«Le catene, almeno quelle ben fatte, danno dei vantaggi a chi gestisce i punti vendita perché offrono soluzioni su molti aspetti dell’attività, da quelli commerciali a quelli legati alla produzione e all’organizzazione. L’ottica è da “multinazionale” e la spinta all’innovazione è marcata, ma questo lo considero uno stimolo per le gelaterie indipendenti a migliorare sempre più la qualità del prodotto e la gestione».
Con il concorso il Co.Gel. ha puntato l’attenzione sui prodotti del territorio, è questo il nuovo filone della gelateria?
«È un tema che sta attraversando tutto il panorama dell’enogastronomia ed è senz’altro una risorsa. È un’opportunità per raccontare la nostra storia, per avviare una ricerca, mettere la propria cifra sui prodotti anziché omologarsi alle proposte dei fornitori di semilavorati. Senza dimenticare che è una scelta che i clienti stanno dimostrando di apprezzare».
Su questo versante avete fatto un passo in più, creando un gusto che vuole rappresentare Bergamo, il Mielgòt, presentato in anteprima alla cena che ha chiuso il concorso. Di cosa si tratta? 
«È un gelato che ha come ingredienti principali latte, miele e Melgòt, il biscotto realizzato con il mais Spinato di Gandino, rivisto nella ricetta per adattarsi all’impiego in gelateria. Nasce dalla collaborazione tra Comitato Gelatieri, Consorzio Pasticcieri, l’Associazione provinciale dei produttori apistici e la Comunità del Mais Spinato, una sinergia importante attorno ad alcune eccellenze che sono state ritenute capaci di raccontare e rappresentare il territorio. Proporlo non è un obbligo per i gelatieri, il “gusto di Bergamo” è una provocazione, uno stimolo a prendere in considerazione il legame con le produzioni locali e a farlo proprio. Inoltre è un’iniziativa in linea con i temi dell’Expo».
Quindi la tendenza dell’estate saranno i gusti “locali”?
«Personalmente credo tantissimo nel rapporto con il territorio e la possibilità di consumare i prodotti nel luogo in cui vengono realizzati è un valore aggiunto importante. Ad esempio nella nostra gelateria abbiamo scelto di impiegare il latte prodotto in un stalla vicina ed è tutta un’altra cosa. È vero poi che, oltre a latte, la Bergamasca non offre molto di più per l’impiego in gelateria, dove i volumi continuano a farli i classici, fiordilatte, nocciola, cioccolato, fragola e limone. Prodotti particolari, come il gelato alla polenta o quello al Moscato di Scanzo, servono però a dare la percezione della qualità del proprio lavoro, della ricerca di un miglioramento continuo».

Tre nuovi ingressi nel Direttivo
L’assemblea per il rinnovo delle cariche del Comitato Gelatieri dell’Ascom di Bergamo – avvenuto lunedì 24 marzo nell’ambito della seconda edizione del Concorso di gelateria artigianale di Bergamo – ha confermato, oltre al presidente Massimo Bosio, Giuseppe Mologni titolare della Gelateria Oasi di Villongo, con l’incarico di vicepresidente, Paolo Bignardi di Fiordipanna di Almenno San Bartolomeo, Vincenza Carissimi del Bar Commercio di Osio Sotto e Colombano Mariani della Gelateria Oasi di Fara Gera d’Adda. Tre i nuovi ingressi: Giovanna Enrica Amboni della gelateria Cherubino di Bergamo, Matteo Corna della gelateria Gelatiamo di Treviolo e Cristian Daldossi di Safarà Soft di Bergamo. Il nuovo Consiglio direttivo rimarrà in carica fino al 2017.




Capetti: «Crollano i contratti a tempo indeterminato»

nella foto: Giuliano Capetti

“Le persone che lo scorso anno sono state interessate a cessazioni di rapporti di lavoro sono state pari a 101.070. È il risultato peggiore degli ultimi 5 anni”. I dati sull’occupazione, elaborati dall’Osservatorio provinciale del Mercato del lavoro, parlano chiaro. E nemmeno l’assessore provinciale al Lavoro, Giuliano Capetti, riesce a nascondere la sua preoccupazione. D’altronde, dopo la parziale ripresa tra il 2010 e il 2011, torna ad imporsi un trend negativo dove il saldo tra avviamenti e cessazioni è pari a -13.295. A subire di più gli effetti della mobilità è la fascia di età centrale: il 51,1% delle persone che l’anno scorso sono rimaste a piedi aveva infatti tra i 30 e i 49 anni. Ma anche per i giovani sono momenti duri, vista l’oggettiva difficoltà a farsi assumere dalle imprese orobiche: “I tempi indeterminati crollano – sottolinea Capetti – e questo è un dato inquietante perché stiamo parlando proprio di quei contratti che dovrebbero dare sicurezza al lavoratore”. Lo scorso anno, in effetti, il 46% delle assunzioni è avvenuto con contratti a tempo determinato, mentre solo il 23% è a tempo indeterminato. Segue la somministrazione (18%), il lavoro a progetto (5%) e da ultimo l’apprendistato (3%). Per quanto riguarda le cessazioni, la cui concentrazione segue le stesse dinamiche delle assunzioni, il dato più significativo è l’ampio numero di cessazioni riguardanti il contratto a tempo indeterminato, che sono state 9499 in più rispetto alle assunzioni.
I numeri del 2013 non sono confortanti ma per il 2014 possiamo sperare in una timida ripresa?
“L’analisi dell’Osservatorio si basa su dati oggettivi che non vogliono ridurre le speranze di un’eventuale ripresa nei cittadini. Sono numeri che confermano un quadro statistico di quanto è avvenuto nel 2013 e, anche se sono già passati tre mesi dai rilevamenti, sono importanti per costruire politiche del lavoro che siano efficaci anche da qui in poi. Speriamo che qualcosa si modifichi in corso d’anno. Confindustria ha detto che ci saranno dei segnali positivi relativi alla seconda metà del 2014 con un’inversione di tendenza e una ripresa verso la fine dell’anno”.
Quali sono le zone più penalizzate?
“A livello territoriale i Centri per l’impiego maggiormente colpiti da questi processi di ristrutturazione o di chiusure aziendali sono quelli della media Valle Seriana, in particolare Albino (-17,9%), e la Valle Brembana, nello specifico Zogno (-16%). Le valli sono infatti lontane dai luoghi in cui si determinano gli investimenti dal punto di vista infrastrutturale ed è quindi in pianura che gli imprenditori preferiscono investire”.
Il fenomeno della disoccupazione riguarda di più gli uomini o le donne?
“Dal 2010 a oggi abbiamo un calo di occupazione che riguarda entrambi i generi in maniera più o meno equa. Il saldo tra avviamenti è cessazioni è leggermente più alto, anche se di poco, tra le donne con un -12,9% rispetto al -11,2% degli uomini, ma non è un dato tanto significativo da far pensare a una disparità di trattamento”.
Qual è il settore più in crisi?
“L’industria. Hanno chiuso imprese storiche della provincia di Bergamo, cosa che negli ultimi 40 anni, da quando ho iniziato a fare politica non era mai successa. Il caso di un’azienda come il Cotonificio Honegger di Albino che ha messo in cassa i suoi lavoratori fino a giugno 2014 è la chiara espressione di un settore tessile che ha sofferto molto. Anche i contratti di somministrazione hanno avuto un crollo più sostanziale, probabilmente perché molto legati alle dinamiche dell’industria. Fa pensare anche la crisi del commercio che, fino a qualche tempo fa, rappresentava uno sbocco importante. Tra l’altro la Bergamasca è sempre stata la provincia con tassi occupazionali tra i più elevati d’Italia. Il settore delle costruzioni, che ha avuto un crollo nel 2012 del 21,6%, nel 2013 si attesta invece a -4,8%. Questo significa che il settore ormai è stato decimato e quello che resta è in grado di resistere agli eventi e magari di recuperare qualcosa, nel caso ci fosse un’inversione di tendenza”.
E la disoccupazione giovanile?
“Anche i giovani sono in grossa difficoltà. Come si evince dai dati, la variazione degli avviamenti 2009/2013 getta un bilancio negativo per i lavoratori dai 15 ai 29 anni: -16,1% nel 2013. Rispetto al 2012, gli avviamenti dei giovani fino a 19 anni scendono del 22,3%; dai 20 ai 29 anni -15,4%; per i lavoratori dai 30 a 49 anni -11,4%, e per quelli da 50 a 59 anni -1,8%. Speriamo che le politiche nazionali annunciate diventino realtà e che servano ad aprire ai ragazzi nuove opportunità  per entrare nel mondo del lavoro, ma non con contratti precari, bensì con continuità”.
Quali iniziative sta mettendo in campo la Provincia per agevolare l’inserimento lavorativo nelle aziende orobiche?
“La Provincia ha sottoscritto un protocollo di intesa con Assolavoro, le organizzazioni sindacali e i centri per l’impiego per promuovere la collocazione dei cosiddetti lavoratori svantaggiati, ovvero disoccupati da oltre 12 mesi, donne dopo due anni di inattività, disoccupati che abbiano compiuto i 45 anni o senza occupazione da almeno 6 mesi che abbiano effettuato almeno 78 giorni di lavoro in somministrazione. In pratica, le aziende che assumeranno riceveranno ogni mese un incentivo di 250 euro per ogni lavoratore. Il progetto, che vuole coinvolgere almeno 500 persone, è finanziato con fondi regionali per 500mila euro”. 
Cosa serve per rifar partire l’economia locale?
“Il Governo dovrebbe sbloccare le risorse locali disponibili depositate in un unico conto nazionale per rispettare il patto di stabilità. Se potessimo disporre di quei 105 milioni di euro bloccati potremmo chiudere il bilancio con 22 milioni di attivo. Ce ne basterebbe la metà per fare qualcosa di concreto che non sia la solita programmazione. La decisione del ministro Saccomanni di sbloccare 25 miliardi di euro a livello nazionale (45 milioni in Bergamasca) per metterli a disposizione degli enti locali ci ha concesso di pagare i debiti verso i privati. Anche la Regione ha messo a disposizione fondi che cercano di ovviare al patto di stabilità, ma non basta. Talvolta ci si lamenta dei ritardi nei lavori ma non è l’ente locale che è incapace di asfaltare le strade. Di imprese locali da ingaggiare per svolgere un buon lavoro ce ne sono tante, solo che non abbiamo i soldi per pagarle. Quando si appalta un’opera a una ditta bisogna infatti avere subito la copertura finanziaria e quindi se il denaro manca si rallentano i lavori. Le amministrazioni pubbliche devono poter investire per opere necessarie e migliorare così lo sviluppo dei territori. È una questione fondamentale per far ripartire l’economia”.




Agenti di commercio, la professione ritrova appeal

In Italia il 35% delle richieste di lavoro riguarda agenti e rappresentanti di commercio che, assieme ad esperti contabili e tecnici informatici, rimangono ai vertici delle professioni più richieste. Il loro numero rimane stabile, sono circa 240mila, nonostante la crisi abbia colpito anche questa categoria. Alle cessazioni di attività ha fatto fronte l’entrata di giovani in cerca di prima occupazione e di soggetti in età matura (dai 45 ai 50 anni) espulsi dal mondo del lavoro, rispettivamente +4,6% e +7,2%, da settembre 2009 a settembre 2013 (dati del Centro Studi di “Network Agenti”). Oltre a ciò si aggiunge il fenomeno diffuso di aziende che trasformano parte della propria forza vendita da occupata in autonoma, per risparmiare sui costi del lavoro.
Nella nostra provincia gli agenti e rappresentanti di commercio – dati Camera di Commercio di Bergamo a dicembre 2013 – sono in crescita: si contano 2.690 imprese attive, di cui 436 in città. Dal 2009, anno in cui si contavano 2.599 imprese attive, la professione dell’agente ha visto una prima crescita nel 2010 con 2.613 imprese per poi riscendere nel 2011 a quota 2.584, calare ancora a 2.561 nel 2012, fino ad invertire completamente la tendenza l’anno scorso con ben 129 imprese in più. A crescere maggiormente sono le categorie più generiche, che non rientrano in un inquadramento specifico Ateco. Triplicano gli “agenti e i rappresentanti di vari prodotti senza prevalenza di alcuno”, che passano dagli 81 del 2009 ai 240 del 2013. Crescono anche gli agenti di prodotti non alimentari inclusi gli imballaggi e gli articoli antinfortunistici, antincendio e pubblicitari, che passano dai 66 del 2009 ai 104 del 2013. 

Il presidente del Gruppo Agenti di Commercio dell’Ascom Massimo Bottaro, nel consiglio nazionale della Fnaarc, da oltre vent’anni agente plurimandatario nel settore termotecnico, fa il punto su una professione cambiata enormemente negli ultimi anni. Esaurita l’era degli uffici di rappresentanza, oggi i costi di gestione impongono strutture leggere, meglio ancora una semplice scrivania in un ufficio condiviso. Il futuro sembra essere quello di un ritorno al passato, al contatto personale e alle piccole commesse, perché è proprio qui che le multinazionali non riescono ad arrivare.
La crisi ha cambiato il ruolo e il lavoro dell’agente di commercio?
«La riduzione del business pesa doppiamente sugli agenti, che si trovano con provvigioni più magre e riduzioni significative del volume d’affari. Al calo delle vendite si sommano costi sempre più elevati e maggiori oneri di gestione. Il lavoro dell’agente non si esaurisce più con visite, ordini e contratti, ma dopo una giornata di porta in porta inizia il lavoro di ufficio, a casa o in agenzia, davanti al computer. Gli scenari oggi mutano rapidamente e l’affidabilità nei pagamenti è un bene raro e prezioso. La crescita delle insolvenze ci porta inoltre a sbrogliare inghippi e ritardi nei pagamenti fino al recupero crediti».
Un lavoro sempre più al confine con quello dell’“esattore” specializzato nel recupero crediti?
«La vendita ormai è diventata un’operazione finanziaria. Bisogna considerare l’andamento del mercato, l’affidabilità dei clienti e la reale capacità finanziaria. Le situazioni d’impresa oggi possono cambiare da un momento all’altro, tra acquisizioni e cambi di assetti societari. La chiusura di imprese storiche, che per la loro tradizione infondevano già una sicurezza in più, mostra in modo preoccupante ed emblematico come si stiano perdendo pezzi di storia e punti di riferimento».
Si lavora di più e si guadagna di meno, insomma…
«L’articolo 1742 del Codice Civile che regola il contratto di agenzia indica il ruolo dell’agente che è quello di “promuovere per conto dell’altra parte verso retribuzione la conclusione di contratti in una zona determinata”. Oggi il nostro lavoro, che richiede ore di scartoffie in ufficio, va davvero ben oltre il nostro ruolo».
I contratti non mettono dei paletti al “tuttofare” della vendita?
«A livello nazionale la Federazione, Fnaarc, ha avanzato alle case madri la richiesta di maggior informazione, chiarezza e trasparenza nella formulazione dei contratti. La crisi sta portando le aziende a stipulare contratti sempre più personalizzati che non fanno che complicare la vita di noi agenti, chiamati a destreggiarci tra clausole e cavilli, a partire dal patto di non concorrenza, che rendono ancora più difficile affrontare questo momento di crisi, senza contare l’avversità del regime fiscale. Spesso gli agenti firmano veri e propri contratti-capestro. Ci stiamo battendo per semplificare le forme contrattuali che le aziende ci impongono, dalle provvigioni – con margini sempre più risicati – a clausole studiate a tavolino a tutto sfavore di chi ogni giorno propone servizi e prodotti in un contesto economico di grande difficoltà».
Quali sono le clausole contrattuali più onerose?
«Il patto di non concorrenza rende all’agente impossibile continuare ad operare per conto di altri nello stesso settore merceologico. La clausola può essere accettata, ma non è applicabile se non prevede l’indennità a copertura del patto di non concorrenza. In assenza di una contropartita, la clausola è quindi da considerare del tutto illegittima. Infine, cresce il numero di aziende che riconoscono il pagamento delle incombenze di segreteria ma senza il giusto inquadramento contributivo. È vero che così il lavoro di ufficio viene riconosciuto, ma purtroppo non esattamente come andrebbe fatto e in modo poco ortodosso».
L’agente continua ad essere un professionista richiesto dal mercato del lavoro. Quali consigli si sente di dare ad un giovane che intende avviarsi alla professione?
«Di considerarlo un investimento a lungo termine: tra l’inizio dell’attività di promozione e il guadagno effettivo passano in media anche un paio di anni. È una scelta mentalmente difficile ma le soddisfazioni professionali arrivano. Mai cercare, infine, il posto fisso: se un’azienda decide di assumere un agente è perché la sua rendita è decisamente superiore ai costi e, a questi livelli, l’agente non ha alcun interesse a guadagnare meno di quello che potrebbe fare mettendosi in gioco in prima persona».
Meglio fare l’agente mono o plurimandatario?
«L’agente monomandatario è di fatto un dipendente senza stipendio, l’avere più mandati credo sia senza dubbio la condizione migliore. È una scelta di campo e di fatto rappresentare più aziende non è semplice al giorno d’oggi, ma offre senza dubbio una maggiore gratificazione economica».
I problemi si moltiplicano con più mandati?
«Globalizzazione e cali di mercato hanno portato le aziende ad estendere le gamme dei prodotti a catalogo. Ora è sempre più facile che un agente si trovi a gestire prodotti in concorrenza tra loro se non addirittura a promuovere il medesimo prodotto per diverse aziende».
Quale futuro intravede per la professione?
«Credo che il futuro stia nel ritorno al passato, nell’andare laddove la struttura centrale non riesce ad arrivare. L’agente che ha una presenza capillare e che mantiene contatti con una rete di piccole imprese regge ad ogni situazione di mercato. Tanti piccoli contratti come tante bricioline messe assieme fanno una buona torta. Si trova a fare invece i conti con costi di gestione esorbitanti chi ha scelto di investire in strutture e uffici di rappresentanza. Oggi bisogna contenere i costi e la struttura deve essere ridotta ai minimi termini. Sta infatti crescendo la ricerca di una scrivania in affitto o di un ufficio in condivisione».
Quali sono i settori più interessanti da rappresentare oggi?
«Tiene l’impiantistica industriale, ma purtroppo nella maggior parte dei casi si tratta di una fornitura destinata ad andare nei siti produttivi aperti all’estero. I prodotti ad alto valore aggiunto e tecnologici reggono alla crisi. C’è invece grande preoccupazione per i comparti più tradizionali, dal settore alimentare a quello delle bevande, all’abbigliamento, per non parlare dell’edilizia e dei prodotti che vi ruotano attorno, chiamati ad affrontare una crisi senza precedenti».
Quali sono le priorità per il 2014 per agevolare la categoria?
«Intendiamo siglare convenzioni a livello locale per alleggerire i costi dell’attività, dalla manutenzione dell’auto all’informatica, alla cancelleria ai parcheggi. È inoltre fondamentale fornire delle indicazioni chiare sul fronte della viabilità, dato che il fiorire di ztl in ogni comune non agevola il nostro lavoro ed urge un’azione condivisa a livello provinciale per chiedere il rilascio di un permesso speciale alla categoria».




Giovani imprenditori in campo per fermare la “fuga dei normali”

nella foto: Marco Bellini

Anche i cosiddetti “normali” stanno prendendo la via dell’estero. Diplomati, tecnici, oppure giovani senza arte né parte che volano a Londra con la prospettiva di fare i camerieri e poi chissà, qualcuno più audace punta invece all’Australia. Sono piccoli numeri, non si può parlare di un fenomeno migratorio, ma di una tendenza su cui si sono interrogati i Giovani Imprenditori di Confindustria Bergamo che hanno focalizzato l’assemblea annuale su “La fuga dei normali”, chiamando a un confronto il rettore dell’Università di Bergamo Stefano Paleari, Marie-Christine Mariani, CEO di MCM Steel Luxembourg, Elena Zorzi, responsabile risorse umane AB Plast Srl – Hager Group, e Mario Giovannelli, Technical Director CCI Valve.
“Siamo di fronte a partenze di persone normali, senza curriculum stratosferici, ma comunque spesso diplomati – ha introdotto Marco Bellini, presidente dei Giovani Imprenditori – che a volte nemmeno cercano uno status economico migliore, ma scappano da un paese che non dà prospettive”.
“Questo succede anche nei nostri territori. Non possiamo semplicemente stare a guardare questo impoverimento. Dobbiamo tutti insieme porci il problema di come intervenire, di come rendere il territorio attraente. Non è questione solo di lavoro, ma anche di ambiente, di servizi, di sanità. Occorre rafforzare l’alleanza fra pubblico e privato – ha evidenziato -. Noi come Confindustria abbiamo lavorato molto in questi anni per ridurre il divario fra domanda e offerta, intervenendo sulla scuola per orientare i giovani verso percorsi formativi maggiormente spendibili, perché questo resta un aspetto centrale”.
“Ma anche le imprese devono rendersi attraenti – ha tenuto a precisare Bellini -, dare servizi aggiuntivi, supplire alle carenze del sistema pubblico, aggiungendo orari flessibili, sistemi organizzativi moderni e agendo sul merito”.
Merito è anche la parola d’ordine per Stefano Paleari, che ha dipinto un quadro a tinte fosche: la distruzione di interi settori, dall’automobile all’elettrodomestico, uniti al forte indebolimento degli assetti istituzionali hanno creato una crisi senza precedenti che è stata prima finanziaria, poi economica, infine occupazionale e da oggi in poi potrebbe anche essere migratoria. Oltre tutto sull’Italia gravano tendenze demografiche particolarmente infelici. “Togliamoci dai luoghi comuni – ha ammonito – per esempio quello relativo ai laureati che oggi sarebbero troppi. Non è quello che dicono i confronti internazionali. Certo bisogna lavorare contro il mismatching fra domanda e offerta. Poi, è ovvio, più aumenta il numero dei laureati e meno godranno di condizioni di privilegio, ma la conoscenza diffusa serve al paese”.
Un paese che sembra poter contare su una sistema scolastico ancora in grado di dare buone opportunità e su un sistema universitario di livello. Non si spiegherebbe, ha sottolineato il rettore, come nel 2013 ben 46 borse su 312 ERC Consolidator Grants assegnate dall’European Research Council, fondi di ricerca attribuiti a scienziati nel pieno della loro carriera, con una media di 1,8 milioni di finanziamento, sono andati a ricercatori italiani.
Ci ha battuto solo la Germania con 48. Ma sono fondi che in maggioranza non verranno spesi in Italia, perché questi ricercatori sono all’estero o lavoreranno all’estero per questi progetti. Non a caso è la Germania a spiccare in questa speciale classifica, caratterizzata dal sapere diffuso e da una qualità media di sistema. “In questa speciale classifica – ha aggiunto il rettore – anche l’Italia farebbe una bella figura”.
Sull’elevata qualità del sistema scolastico e universitario italiano, mantenuta anche in questi anni pur nei limiti di bilancio sempre più ferrei, concorda Mario Giovannelli, reduce da una lunga esperienza lavorativa svedese, con famiglia al seguito. La Svezia è un altro mondo, programma l’accoglienza in tutti i dettagli, favorisce la formazione permanente , “ma la qualità dell'istruzione in Italia resta è insuperabile, l’università ha una marcia in più”. Come un altro mondo sembra anche il Lussemburgo, dove il salario d’ingresso è intorno ai 1650 euro netti.
Un trasloco complesso, ma alla fine ben riuscito, è quello che hanno affrontato da otto dipendenti di AB Plast srl che hanno seguito in Germania la delocalizzazione della società. Una scelta sostenuta dall’azienda sia per non disperdere competenze, sia per senso di responsabilità nei confronti dei dipendenti. “Oggi queste persone – ha sottolineato Elena Zorzi – sono cresciute professionalmente e sono diventate punto di riferimento per altri. In generale penso però che la sfida sia quella di rendere le nostre aziende attraenti, il salario non è tutto, contano anche la salute e la sicurezza, la possibilità di crescere professionalmente, un buon clima aziendale”.
“Ognuno ha le sue doti – ha concluso il cavaliere del lavoro Mario Scaglia, presidente SIT Spa – e uno dei compiti principali dell’imprenditore è saper mettere ogni persona al posto giusto”. 




Condominio, «la svolta è possibile ma ci serve una mano»

«Finalmente qualcuno si sta accorgendo di noi». Agostino Manzoni, presidente provinciale dell’Anaci – Associazione nazionale amministratori condominiali e immobiliari, sintetizza così il cambiamento di prospettiva che vede in atto sul condominio e su chi si occupa professionalmente della sua gestione. Una svolta cominciata con la riforma entrata in vigore nel giugno scorso – «che è soprattutto una riforma dell’amministratore» – e in qualche modo ribadita dalla nascita a Bergamo del primo salone espressamente dedicata al settore, Condominio Expo, individuato dall’Ente Fiera Promoberg e dal mondo delle imprese come una delle risposte alla crisi dell’edilizia. «Per molto tempo siamo stati l’ultima ruota del carro – evidenzia -. Lo Stato ha cominciato a considerare il condominio dal primo gennaio del 1998, quando è diventato sostituto d’imposta, e ora, con la nuova legge, finalmente si chiarisce che per amministrare uno stabile servono conoscenze e competenze, che non basta il dopolavorista consolidato nell’immaginario comune. La maggiore attenzione la avvertiamo anche come associazione, se prima eravamo noi quelli che cercavano collaborazioni e patrocini, oggi cominciamo ad essere coinvolti come partner di istituzioni e iniziative».
Un riconoscimento, ma anche una “responsabilità”. Condominio Expo, ad esempio, è stato presentato come una nuova chance per un settore fortemente in difficoltà come l’edilizia. Lo è davvero?
«È indubbio che l’obiettivo delle costruzioni non può più essere il nuovo ma la riqualificazione dell’esistente e nei condomini da fare ce n’è. Basti pensare che solo a Bergamo i fabbricati sono 11mila e due terzi di questi sono in classe G, la più bassa tra le classificazioni energetiche».
Già, ma il periodo non sembra tra i più favorevoli per affrontare delle spese…
«È vero per la fascia di mercato più bassa, dove è impensabile, per via delle difficoltà economiche che molti inquilini stanno vivendo, proporre delle opere. Le fasce medie e alte invece sono interessate, anche per sfruttare al meglio le agevolazioni fiscali, che già dall’anno prossimo potrebbero scendere. Senza contare che alcuni interventi sono obbligatori, come l’installazione delle valvole termostatiche e la contabilizzazione del calore, e dal 2015 la rimozione dell’amianto da tutti i tetti. È stato calcolato che, rispetto ad un lavoro di normale manutenzione, uno che agisca anche sull’efficienza energetica costa circa il 20% in più, ma poi ci sono in vantaggi in bolletta».
Il miglioramento energetico dei palazzi, pare quindi di capire, non potrà essere rimandato più di tanto.
«È uno dei cavalli di battaglia della nostra categoria e ormai credo che siamo alla resa dei conti. Ci sono fabbricati che sprecano il 40% dell’energia, immobili costruiti quando il gasolio costava 25 lire al litro e si teneva acceso il riscaldamento tutto il giorno. Oggi le spese pesano quasi come un secondo affitto, diventa fondamentale migliorare l’efficienza energetica».
L’esigenza di rinnovamento si scontra con l’aumento della morosità dei condòmini e conti sempre più difficili da far quadrare.
«Siamo preoccupati perché si fa sempre più fatica a raccogliere le provviste e le banche non ci vengono incontro. Un amministratore si deve dar da fare parecchio anche solo per mandare avanti la gestione senza intoppi».
Cosa si può fare?
«Una mano da parte di chi ci governa non guasterebbe di certo. Penso ad un’Iva agevolata rispetto a quella del 22% per i lavori effettuati dal condominio, utile anche per combattere l’evasione fiscale, ma anche ad uno snellimento delle procedure, che implicano costi per documenti e professionisti e l’allungamento dei tempi. Anche i Comuni potrebbero avere qualche attenzione in più, a cominciare dalle cauzioni e dai canoni per l’occupazione del suolo pubblico in occasione dei cantieri».
Sembrano le richieste delle imprese…
«In affetti il condominio è una piccola azienda con un proprio bilancio di entrate e uscite, solo che ha una finalità è sociale. È un aspetto sul quale insistiamo da almeno una ventina d’anni ma che ancora, purtroppo, non è stato recepito. Nei paesi del Nord Europa i condomini sono, per esempio, un’alternativa meno costosa alle case di riposo per gli anziani soli e gli Stati riconoscono la loro funzione in questo senso. Il condominio è la cellula iniziale di una città e se ogni cellula funziona bene tutto l’organismo sta meglio, per questo avrebbe bisogno di maggiore considerazione da parte delle istituzioni».
C’è qualche proposta che vuole fare alla futura amministrazione di Bergamo?
«Sinceramente sono stanco di farne. In passato ho incontrato sia Bruni sia Tentorio per alcune proposte semplicissime, le hanno apprezzate ma non è successo niente. Ho suggerito l’idea di affidare al condomino la cura delle aiuole e degli spazi verdi vicini, che poteva rientrare senza aggravio di costi nelle spese per i nostri giardinieri e migliorare l’aspetto delle vie cittadine. Ho anche fatto notare ai responsabili della raccolta rifiuti che i cassoni dell’immondizia a filo di strada non sono esattamente un bello spettacolo e che con i piccoli mezzi a disposizione è possibile entrare nei cortili dei condomini per effettuare la raccolta. Mi è stato risposto che così si sono abbassati i costi, in realtà si è solo riversata una parte del lavoro sui nostri addetti anziché su quelli dell’azienda, con un peggioramento complessivo dell’immagine della città».
Ha esordito parlando di una “nuova stagione” per gli amministratori di condominio, di una figura che sta cambiando pelle…
«Come Anaci lavoriamo da sempre sulla preparazione e l’aggiornamento  (il corso di formazione per nuovi amministratori è già arrivato alla 19esima edizione ndr.), convinti del fatto che, se lavorano bene, gli amministratori possono fornire un buon servizio ai condomini. Non sempre è così, occorre ammetterlo, e questo va a scapito di tutta la categoria. Oggi, oltre alle nuove disposizioni di legge che pongono una serie di condizioni importanti per l’esercizio della professione, la preparazione è imposta dalla maggiore complessità della materia. Un amministratore deve occuparsi di aspetti contabili, legali, fiscali, tecnici, contrattuali, perciò è sempre più difficile che decida di farlo senza la giusta preparazione. Ne abbiamo una conferma nei nostri corsi. Quest’anno contiamo una quarantina di persone che, pur essendo già a contatto con il settore perché figli di amministratori o dipendenti di studi di amministratori, hanno comunque deciso di seguire un percorso formativo. È un segnale importante».
È quindi un’opportunità per chi cerca lavoro?
«Per chi lo vuole fare con serietà, sì. Posso dire tranquillamente che è un’attività che non teme la crisi perché se si lavora bene gli incarichi non si perdono mai. E poi c’è ancora una fetta ampia, soprattutto in provincia, di immobili che non hanno un amministratore professionale. Mi piace definire l’amministratore come il “libretto di istruzioni” di un fabbricato, colui cioè che preserva il valore del proprio investimento. Se si afferma questo concetto, gli spazi per operare si amplieranno di certo».
Non deve essere però facile fare andare d’accordo tante persone e i tempi non aiutano, sono infatti in aumento la litigiosità e le cause condominiali.
«Se c’è un bravo amministratore, in genere, non si arriva alla causa, perché la previene a monte. Nei nostri corsi proponiamo anche lezioni di psicologia applicata alle assemblee condominiali. Il rapporto umano è importantissimo e, se devo essere sincero, è una delle cose che personalmente più mi gratifica di questo lavoro. Si entra in contatto con l’universo, è questo che mi ha fatto decidere di lasciare, ormai una trentina di anni fa, un incarico da direttore di produzione per dedicarmi a questo settore».
Anaci è un’associazione storica, riconosciuta e certificata. Come va l’attività?        
«Con 250 iscritti siamo terzi a livello nazionale e, con le nuove leve in formazione, con ogni probabilità saliremo al secondo superando Brescia. Abbiamo un’ampia attività di formazione e aggiornamento e stiamo dando vita ad un nostro centro studi così da poter fornire agli associati risposte in tempo reale su diversi fronti. Tra qualche mese avremo inoltre a disposizione una nuova sede, sulla strada Briantea, più ampia e affiancata da altri professionisti legati alle nostre aree di interesse. Nascerà così un “polo del condominio”, un punto di riferimento unico per le diverse problematiche del settore. Considerando che tutte le nostre attività sono autofinanziate sono traguardi significativi».   




Commercio e turismo, in vista dell’Expo finanziamenti agevolati per l’ammodernamento 

Con il programma “Lombardia Concreta – Contributi al Credito per Turismo e Accoglienza” la Regione mette a disposizione 12,4 milioni di euro per sostenere le micro, piccole e medie imprese che operano nel settore del turismo e dell’accoglienza (alberghi e altre forme di ricettività, bar, ristoranti, commercio alimentare al dettaglio) per investimenti strutturali e di ammodernamento e per il potenziamento dell’offerta in vista di Expo 2015. Sono stati stanziati 10 milioni di euro (di cui 6 milioni per le imprese appartenenti al settore Turismo e 4 per quelle del Commercio) per l’abbattimento dei tassi d’interesse e 2,4 milioni di euro per il sostegno alla garanzia, che si stima faranno leva per 100 milioni di euro di finanziamenti. I contributi in conto interessi prevedono l’abbattimento del 3% dei tassi praticati dal sistema bancario sui finanziamenti concessi alle imprese ed un fondo di garanzia per le imprese che accedono ai finanziamenti. La misura prevede che i finanziamenti richiesti alle banche siano destinati a progetti di investimento da un importo minimo di 30mila ad un massimo 300mila euro.

Il bando
Lombardia Concreta offre sostegno per la realizzazione di progetti di miglioramento delle strutture e per il potenziamento dell’upgrade, tramite investimenti strutturali, in beni materiali e in nuove tecnologie, in un’ottica di marketing territoriale e di innalzamento dell’attrattività del territorio lombardo. Gli interventi di riqualificazione devono rappresentare un miglioramento rispetto allo stato attuale ed essere in linea con i più elevati standard qualitativi del settore di riferimento e devono caratterizzarsi per un ridotto impatto ambientale, con preferenza per l’utilizzo di materiali eco-compatibili e di energie rinnovabili.

Beneficiari
Settore Turismo
Micro, piccole e medie imprese operanti nel settore del turismo, di cui al Codice Ateco 55 “Alloggio”(55.10.00 – 55.20.10 – 55.20.51 – 55.30.00).
Settore Commercio
Micro e piccole imprese operanti nel settore del commercio alimentare al dettaglio e dei pubblici esercizi di cui ai Codici Ateco 47.2 “Commercio al dettaglio di prodotti alimentari, bevande e tabacco in esercizi specializzati” e 56 “Attività dei servizi di ristorazione”.
I soggetti partecipanti dovranno avere – alla data di presentazione della domanda – la sede operativa nel territorio della Lombardia, essere iscritti nel Registro Imprese ed essere in attività.

Tipologia di contributo
L’agevolazione finanziaria consiste nella concessione di un contributo in conto interessi a fronte di finanziamenti concessi dal sistema bancario convenzionato con Finlombarda SpA. Il contributo in conto interessi, erogato all’impresa per il tramite dell’istituto finanziatore, sarà pari a 300 basis points al fine di contenere l’onerosità del finanziamento a carico dell’impresa beneficiaria. È prevista una garanzia agevolata collaterale attraverso i confidi soci accreditati. Il contributo in conto interessi sarà corrisposto, successivamente all’erogazione del finanziamento da parte degli istituti bancari convenzionati, in unica soluzione in forma attualizzata. Sono ammessi ad agevolazione i finanziamenti di importo pari o superiore a 30.000 euro e di durata non inferiore a 24 mesi (2 anni) e non superiore a 84 mesi (7 anni). I finanziamenti potranno avere una durata anche superiore a 84 mesi, fermo restando che l’agevolazione regionale sarà quantificata comunque sul periodo massimo di 84 mesi (7 anni).
L’agevolazione regionale sarà calcolata sull’importo del finanziamento massimo pari a 300.000 euro, fermo restando che i progetti di investimento possono essere di importo superiore a tale soglia.

Interventi ammissibili
Il finanziamento deve essere destinato esclusivamente alla realizzazione di un programma di investimento di importo ammissibile minimo pari a 30.000 euro per una o più delle seguenti spese (al netto di Iva):
A. Opere edili e impiantistiche, funzionali all’ammodernamento e alla ristrutturazione dei locali e delle strutture di servizio e all’ampliamento e ristrutturazione di spazi comuni, pertinenziali e funzionali all’attività.
B. Arredi funzionali all’attività dell’impresa, ivi comprese palestre, piscine, saune, Spa e zone benessere, anche finalizzate all’innalzamento della classificazione alberghiera.
C. Attrezzature e strumenti tecnologici per il miglioramento delle modalità di gestione delle strutture e dei servizi offerti.
D. Impianti e tecnologia per l’installazione di reti wifi gratuite a disposizione degli ospiti e clienti.
E. Interventi per l’efficientamento energetico degli edifici, per l’acquisto e l’installazione di impianti ad energia rinnovabile, per la parte non coperta da altre agevolazioni.
F. Mezzi di trasporto a trazione ecologica (veicoli: elettrici, ibridi, Gpl, metano, classe minima Euro5, biciclette elettriche, minivan) strettamente legati alle attività d’impresa (es. mezzi collettivi per il trasporto gratuito dei clienti – veicoli commerciali, immatricolati ad uso commerciale ed intestati all’impresa).
G. Attrezzature ed impianti per la sicurezza dei locali in cui sono esercitate le attività d’impresa.
H. Spese di progettazione, direzione lavori e collaudo tecnico, nella misura massima del 5% della somma delle spese di cui ai punti precedenti.
I. Opere, arredi e attrezzature di cui alle lettere A, B, C finalizzate ad accrescere gli standard qualitativi ulteriori rispetto agli obblighi di legge per il turismo accessibile.
Non sono ammissibili le spese per:
– l’istallazione degli apparecchi da gioco d’azzardo lecito ivi comprese eventuali opere murarie che dovessero rendersi necessarie anche a seguito dell’adozione da parte di Regione Lombardia del regolamento accessi di cui all’art. 4 c. 10 della LR 8/2013; acquisto di fabbricati e terreni e aree di pertinenza; atti notarili, registrazioni, imposte e tasse; l’esercizio e la gestione corrente di impresa; scorte e per il funzionamento in generale; oneri accessori; acquisto di materiale di consumo in genere; restauro di beni mobili già di proprietà; acquisto di beni usati; lavori in economia; leasing.
Non saranno altresì ammesse spese in auto fatturazione.
Si precisa che tutte le spese ammissibili devono essere:
– comprovate da fatture quietanzate, o documentazione fiscalmente equivalente, emesse dal fornitore dei beni/servizi;
– comprovate da documentazione bancaria che attesti il pagamento effettivo delle somme esclusivamente da parte del soggetto beneficiario.
Sono ammesse le fatture emesse e quietanzate entro il periodo massimo di ammissibilità delle spese compreso tra il 29 novembre 2013 (data del provvedimento N. X/986, con il quale la Giunta Regionale ha approvato i criteri per la predisposizione del bando) e i 24 mesi successivi alla data di assegnazione del contributo.

Termini di presentazione della domanda
Le domande possono essere presentate secondo procedura “a sportello”, ovvero in base all’ordine cronologico di presentazione e fino a esaurimento dei fondi disponibili, a partire dalle ore 10 di giovedì 10 aprile. Ogni impresa può presentare uno o più progetti di investimento e relativa richiesta di contributo in conto interessi, fermo restando il limite di 300.000 euro quale tetto massimo agevolabile. Le imprese beneficiarie a valere sul Bando possono usufruire altresì delle agevolazioni previste con il “Fondo Plafond a copertura dei rischi per garanzie rilasciate a favore delle Pmi del settore commercio e turismo”, di cui “Avviso agli intermediari finanziari iscritti all’elenco speciale ex art. 107 del D.lgs. n. 385/1993 (Testo Unico Bancario, o anche TUB) per l’accesso al “Fondo Plafond a copertura rischi per garanzie rilasciate a favore delle Pmi del settore commercio e turismo” ex DGR X/986 del 29 novembre 2013.

Per ulteriori informazioni ci si può rivolgere allo Sportello del Credito della Cooperativa Fogalco in via Borgo Palazzo 137 a Bergamo, tel. 035 4120321 (responsabile del servizio Matteo Milesi)




Premio Arrigoni ai ristoranti Trattoria Visconti e La Corte del Noce

Sono due ristoranti i vincitori della terza edizione del premio dedicato alla memoria di Francesco Arrigoni, il giornalista e critico enogastronomico bergamasco, allievo di Veronelli, penna del Gambero Rosso e del Corriere della Sera, scomparso prematuramente nell’agosto del 2011. Premiati per la tipicità e l’attenzione nella selezione delle materie prime e alla filiera corta sono La Corte del Noce di Villa d’Adda e la Trattoria Visconti di Ambivere. Il primo, collocato in casolare del 1400 nel Parco dell’Adda, è guidato dal 1983 dallo chef Graziano Foresti e dalla moglie Mina Putelli, mentre il secondo si trova nel centro storico di Ambivere ed è gestito dalla famiglia Visconti da tre generazioni. La consegna, in programma nella serata di giovedì 20 marzo, sarà affidata a Ellen Hidding, conduttrice del programma tv Mela Verde, insieme al vicedirettore dell’Ascom Oscar Fusini e al presidente di PromoIsola Silvano Ravasio. L’iniziativa è inserita tra gli appuntamenti della Fiera del Libro, in svolgimento fino a domenica 23 al centro commerciale “Il Continente” di Mapello, con la regia di Promoisola, Comunità Isola Bergamasca, Comune di Mapello e Sistema Bibliotecario Area nord-ovest della provincia di Bergamo.
Il Premio Arrigoni è realizzato in collaborazione con l’Ascom e vuole portare in evidenza le eccellenze della Bergamasca e, in particolare, l’importanza della dimensione etica nel campo enogastronomico, ossia la capacità di offrire al consumatore tutti i piaceri della buona tavola coniugando la massima attenzione alla scelta delle materie prime, la cura nella preparazione dei piatti e la passione per i prodotti della propria terra. La prima edizione è andata a Petronilla Frosio, presidente dei ristoratori dell’Ascom, mentre lo scorso anno il riconoscimento era stato assegnato all’Azienda Agricola Magni di Tassodine, che si è distinta nella produzione di vino.




Salumieri Ascom, a Lilliput degustazioni per piccoli gourmet

Il Gruppo gastronomi e salumieri dell’Ascom torna ad incontrare i piccoli buongustai a Lilliput, il Villaggio Creativo organizzato dalla Promoberg alla Fiera di Bergamo dal 20 al 23 marzo. Lo fa con il progetto “Educare al gusto”, che propone agli alunni delle scuole elementari dei momenti alla scoperta dei prodotti tipici della Bergamasca. Nei giorni della manifestazione dedicati alla visita delle scolaresche (giovedì 20 e venerdì 21), le classi possono iscriversi alle degustazioni guidate condotte dai professionisti del Gruppo e della Pia Unione San Lucio, che condivide l’iniziativa. Come nelle degustazioni solitamente proposte agli adulti, i bambini riceveranno dei piattini con degli assaggi di salumi e formaggi e potranno apprendere come vengono prodotti e imparare a riconoscerne le caratteristiche osservandoli e gustandoli. Nei due giorni successivi quando l’accesso è riservato alle famiglie, lo stand ospiterà invece dei laboratori a tema che uniscono gioco e degustazione sempre con la guida degli esperti assaggiatori.
L’iniziativa debutta ufficialmente a Lilliput dopo una “sperimentazione” avvenuta lo scorso anno (che ha avuto come protagonisti i 120 alunni delle scuole elementari di Villa d’Ogna al termine di un percorso di otto merende-lezione) e si inserisce a pieno titolo nei programmi dell’associazione, che ha tra i propri obiettivi promuovere la cultura del gusto e le conoscenze dei consumatori. «È importante – dicono i promotori – che le giovani generazioni comincino presto a capire cosa stanno mangiando, indipendentemente dal fatto che stiano addentando una merendina, pane e salame o la torta fatta in casa. Non vogliamo promuovere una merenda rispetto ad altre, ma mostrare ai bambini che possono scegliere con consapevolezza». Portando in primo piano il lavoro dei salumieri, la presenza a Lilliput ricorda inoltre il valore delle piccole attività indipendenti all’interno della vita di un città o di un paese.




Gelato, coni a 1 euro e concorso per la Giornata Europea

In Bergamasca, il gelato vive due giorni da grande protagonista. In occasione della Giornata Europea del Gelato Artigianale, istituita dal Parlamento di Strasburgo per sottolineare il valore di questo alimento e la capacità di chi lo produce, il Comitato Gelatieri dell’Ascom promuove due appuntamenti. Il primo, domenica 23 marzo, è rivolto ai consumatori e fa propria l’iniziativa internazionale che accomuna le gelaterie artigianali di almeno 12 Paesi nella proposta di un gusto speciale (per il 2014 è stato scelto “Stracciatella d’Europa”, gelato fior di latte variegato al cioccolato fondente e succo di arance) al prezzo di un euro. I golosi non avranno che l’imbarazzo della scelta, visto che sono più di cinquanta le insegne di città e provincia che aderiscono. Lunedì 24, invece, si terrà la seconda edizione del “Concorso di gelateria artigianale di Bergamo” aperta e gelatieri e studenti degli istituti alberghieri. Tema è la riscoperta del gusto lattemiele abbinato a prodotti di eccellenza bergamaschi o alla rielaborazione ricette di pasticceria e gastronomia tipiche. All’Istituto alberghiero Alfredo Sonzogni di Nembro una giuria di nomi eccellenti valuterà le creazioni di 27 gelatieri e di 14 squadre, ognuna composta da due allievi, degli istituti alberghieri di Nembro e San Pellegrino.

â–  Le insegne che aderiscono alla promozione
In città: Cuore, Frigidarium, Lekka Lekka, Safarà Soft, Tassino Café, Tuttifrutti. In provincia: Il Dolce Freddo (Albano Sant’Alessandro), Franca (Albino, due punti vendita), Fior di Panna (Almenno San Bartolomeo), Petite Fleur (Almenno San Salvatore), Rosa (Arcene), Artigel (Azzano San Paolo), La Piazza (Bolgare), La Gabbia (Capriate San Gervasio), Megaron (Casnigo), Baciamicocco (Chiari), Il Gelato da Giò (Chiuduno), Il Gelato di Ubaldo (Chiuduno), Artigiana Gelati (Clusone), Da Claudio (Clusone), Selz Café (Clusone), Vanilla (Cologno al Serio), Biffi (Credaro), Blitz (Curno), Sottosopra (Dalmine), Oasi (Fara Gera d’Adda), Artigiana Gelati (Gazzaniga), Agriall (Grassobbio), Tutta Panna (Grumello del Monte), Franca (Leffe), Pasticceria Laura (Medolago), Willy Wonka (Medolago), Bar Commercio (Osio Sotto), Pasticceria Bonati (Paladina), La Gelatteria (Pedrengo), Bonazzi (Ponte Nossa), Taverna del Caio (Ponteranica), Arlecchina (San Paolo d’Argon), La Gelateria (San Pellegrino Terme), La Gatteria (Sarnico), Temptations Non solo Gelato (Scanzorosciate), Gelato Matto (Seriate), Paradiso del Gelato (Seriate), Latte Zucchero (Terno d’Isola), Rubis (Torre Boldone), Gelatiamo (Treviolo), Fantasia (Villa d’Almè), L’Oasi (Villongo), Il Gioppino (Zanica), Voglia Matta (Zanica). 

â–  I gelatieri in gara
Sergio Pezzoli (Laboratorio Gelateria Franca, Albino), Enrica Natali (Petite Fleur, Almenno San Salvatore), Daniela Nodari (Rosa, Arcene), Simone Rota Biasetti (Artigel, Azzano San Paolo), Pierangelo Suardi (Cherubino, Bergamo), Viviana Elena Cremaschi (Cuore, Bergamo), Roberto Acerbis (Frigidarium, Bergamo), Cristian Daldossi (Safarà Soft, Bergamo), Manuel Fratus (La Piazza, Bolgare), Francesca Gelmi (Il Gelato da Giò, Chiuduno), Alessandro Bosio (Selz Café, Clusone), Pietro Andreoli (Gelatissimo, Darfo Boario Terme), Colombano Mariani (Oasi, Fara Gera d’Adda), Paolo Mariani (Gelateria Dolce Vita, Lallio), Laura Colombelli (Pasticceria Laura, Medolago), Graziella Molinari (Gelateria Arizzi, Olmo al Brembo), Simona Pansa (La Gelatteria, Pedrengo), Luigi Cornolti (Taverna del Caio, Ponteranica), Marco Mangini (La Gelateria, San Pellegrino Terme), Giuseppe Giudici (La Gatta, Sarnico), Andrea Giudici (La Gatteria, Sarnico), Marco Pietrobono (Gelato Matto, Seriate), Matteo Corna (Gelatiamo, Treviolo), Giuseppe Mologni (L’Oasi, Villongo), Marcello Gusmini (La Crem, Vertova), Maria Angela Giassi (Il Gioppino, Zanica), Daniel Rossi (Voglia Matta, Zanica).




Mager, a 60 anni dall’apertura arriva il riconoscimento di “storica attività” 

nella foto: Da sinistra, Amelia Micheletti, il nipote Giordano Facchinetti e la figlia Luigina Mager 

Dopo la festa per i sessant’anni, la boutique di calzature e pelletterie “A.Mager” di Sant’Omobono Terme si gode un altro traguardo: la Regione le ha concesso il prestigioso marchio di “storica attività”. E’ stata l’unica domanda bergamasca accolta tra quelle presentate nel 2013. “Lo consideriamo un riconoscimento all’impegno e alla passione della nostra famiglia, ma anche allo spirito imprenditoriale che anima il nostro territorio” commenta Giordano Facchinetti, nipote della titolare Amelia.
La bottega fu inaugurata nel 1953 da Amelia Micheletti, che ancora oggi, a 85 anni, distribuisce i suoi consigli ai clienti. A darle man forte ci sono la figlia Luigina Mager e, dal 2000, il nipote Giordano. Un “team” affiatato che ben resiste anche in un periodo difficile per chi si cimenta in un’attività economica. I tempi sono cambiati, e i gusti anche. Ma il negozio della famiglia Mager fa di tutto per incontrare le esigenze della clientela. “Quando mia nonna aprì nel 1953 bastavano quattro modelli per servire l’intera valle – spiega Giordano Facchinetti -. Oggi invece non ne bastano quattromila….”.
Sapersi adattare e ampliare l’offerta è sempre stato il segreto del successo del negozio. “Mantenere la tradizione e continuare a coccolare i nostri clienti ci ha permesso di arrivare fin qui, anche se non è stato facile. Quello che conta è l’attenzione alla qualità: paga sempre” osserva Facchinetti, che ha saputo tenere l’attività al passo con i tempi: “Abbiamo aperto una pagina Facebook e presto avremo anche il sito Internet. Oggi sono strumenti necessari se si vuole migliorare il rapporto con la clientela”.
Guardare avanti è una necessità. Guai, però, dimenticare le origini. “E’ stata mia nonna a insegnarmi il mestiere – racconta Facchinetti -. Guardandola ogni giorno le ho rubato i segreti. Ho iniziato da bambino: durante le vacanze venivo qui a vendere le mie prime scarpette. Posso dire di essere diventato grande in negozio. Il ricambio generazionale è fondamentale: tante attività muoiono proprio perché questo non si verifica più”. Ma per restare sulla cresta dell’onda bisogna anche saper “leggere” il momento e regolarsi di conseguenza. “Per contrastare la crisi – sottolinea Facchinetti – abbiamo introdotto marchi di prestigio, ma anche il servizio riparazione, in collaborazione con un calzolaio. La gente ha apprezzato le novità, tanto che i nostri clienti sono aumentati. Da noi vengono anche molti turisti, a conferma dei dati che vedono la Valle Imagna in crescita. Ogni tanto spunta anche qualche straniero: il made in Italy è sempre più apprezzato e noi facciamo di tutto per valorizzarlo”.