Artigiani sempre più digitali, potenziata la formazione sulle nuove tecnologie

Un ventaglio di proposte per l’aggiornamento professionale di tutte le categorie, con un occhio di riguardo agli aspetti dell’e-commerce e delle nuove forme di comunicazione quali strumenti indispensabili per la competitività.
È quanto propone la nuova offerta formativa di Confartigianato Bergamo, un elenco di circa duecento corsi (tra obbligatori, professionalizzanti, gestionali e per il conseguimento di abilitazioni e certificazioni) che è possibile trovare nella “Guida all’offerta formativa” distribuita in questi giorni in tutte le sedi dell’Organizzazione di via Torretta e scaricabile anche dal sito www.artigianibg.com.
«In un mondo sempre più veloce, digitale, informatizzato e “smart” – spiega Valentina Trevaini, membro di giunta e coordinatrice del gruppo di lavoro Formazione e Comunicazione – è ormai imprescindibile saper cavalcare queste dinamiche per non rimanere esclusi dal mercato. A questo scopo abbiamo voluto dare un taglio più innovativo alla proposta formativa, potenziando i corsi che riguardano le nuove tecnologie di comunicazione e gestione aziendale. Innanzitutto, il corso “Lavorare con i social network”, che Confartigianato Bergamo per prima ha organizzato in provincia e che riprenderà il prossimo mese di aprile dopo svariate edizioni. Anche le imprese artigiane più tradizionali stanno finalmente comprendendo l’importanza di  veicolare i propri contenuti sul web potendo raggiungere una platea più ampia possibile».
Aiutare gli artigiani a saper gestire l’impresa in modo efficace ed efficiente è un altro degli aspetti su cui l’offerta formativa investe parecchio, proponendo con cadenza periodica corsi per strutturare piani di marketing “low cost”, per la preparazione degli addetti all’ufficio acquisti (buyer), per l’organizzazione di un clima lavorativo interno propositivo e favorevole, fino ad arrivare al “public speaking”, ovvero alle tecniche per migliorare le proprie capacità di presentazione e di promozione dell’azienda all’esterno.
«Il 19 maggio – continua Valentina Trevaini – partirà poi la seconda edizione del corso sul commercio elettronico, l’e-commerce, dopo una prima edizione molto partecipata. La sua caratteristica è che, oltre ad approfondire tutti gli aspetti legati alla proiezione della propria impresa sul web, affiancherà una parte consulenziale per aiutare anche l’imprenditore meno esperto ad esplorare queste nuove dimensioni di business».
Per ciascuna categoria, inoltre, sono stati studiati specifici pacchetti formativi volti ad accrescere il livello tecnico e manageriale delle diverse attività artigiane. Tra i prossimi appuntamenti, l’Area Servizi alle persone vedrà un corso sul massaggio in estetica (24 marzo) e un corso di specializzazione per acconciatori della durata di 400 ore (31 marzo). Per gli impiantisti elettrici, il 25 marzo e il 22 maggio, sono in programma i corsi sulla norma CEI 11-27 per l’ottenimento delle qualifiche di persona esperta (Pes) e idonea (Pei) a lavori sotto tensione. Per gli impiantisti termoidraulici, a cadenza periodica, sono invece previsti corsi sulle normative riguardanti la gestione e la manutenzione delle diverse tipologie di caldaie e centrali termiche, mentre il 3 aprile si terrà il corso valido per il rinnovo della convenzione con la Provincia di Milano (necessario per poter lavorare sul quel territorio).
Per tutte le categorie, infine, il 27 marzo è programmato il nuovo corso sulla lingua inglese e l’8 maggio quello di informatica. L’elenco completo è consultabile sulla “Guida all’offerta formativa”.
Per maggiori informazioni: ufficio Formazione (tel. 035 274307 – 306; e-mail: formazione@artigianibg.com). 




Ascom, servizi e assistenza sempre più vicini alle imprese

La politica di radicamento sul territorio dell’Ascom, declinata nelle dieci delegazioni che abbracciano idealmente tutta la provincia, dal Sebino alle Valli, dalla Bassa all’Isola, è un percorso ormai consolidato, costruito sin dalla fine degli anni Settanta grazie ad un’intuizione lungimirante, visto il successo attuale delle politiche di decentramento che coinvolgono ormai anche le istituzioni. «Per favorire il consolidamento sul territorio delle piccole e medie imprese, l’Ascom ha rafforzato costantemente negli anni la sua presenza nelle sedi periferiche vicino alle aziende associate, affiancando alla consulenza fiscale tutti i servizi offerti dall’organizzazione, che spaziano dall’area lavoro alla garanzia creditizia, dall’ente di patronato all’assistenza previdenziale, fino alla consulenza generale – sottolinea Giuseppina Manzoni, funzionario Ascom, coordinatrice delle delegazioni del territorio -. Una consulenza a tutto campo che ha consentito di accompagnare nella loro nascita e crescita molte imprese, rispondendo alle esigenze degli imprenditori, garantendo un servizio di informazione, supporto e presenza costante sul territorio per affrontare le sfide che i profondi processi di evoluzione della rete distributiva e dei servizi hanno portato».
La presenza sul territorio è stata costruita attraverso una politica di avvicinamento alle imprese e alle realtà dove esse operano, per andare incontro alle necessità delle Mpmi, aiutandole a districarsi nel groviglio di norme e oneri burocratici sempre più gravosi e supportandole in questa difficile fase di congiuntura economica. «le delegazioni – continua Giuseppina Manzoni -, sono delle piccole e grandi Ascom che, grazie all’impegno di consulenti e funzionari, forniscono tutti i servizi di una grande associazione nei piccoli centri, facendo evitare agli imprenditori soci dispendiosi spostamenti ed inutili perdite di tempo. Funzionari e delegati ogni giorno supportano da vicino ogni esigenza imprenditoriale, si confrontano con i bisogni del territorio e fanno valere le istanze delle imprese nelle sedi istituzionali. Di fondamentale importanza la presenza nelle delegazioni di Angelo Manzoni e Francesco Cortinovis, Marcella Gualeni e Carlo Garzetta per la consulenza generale, di Romano Belotti per quella fiscale, di Anna Martellosio per la consulenza lavoro, della Fogalco per il credito con Antonio Arrigoni, Matteo Milesi e Alessandro Rota, di Daniela Maggioni per i 730, dell’Enasco, con Laura Benigni e Roberto Maffioletti». 




Piccole imprese, la salvezza è l’export

nella foto: Giancarlo Losma

Crescere, internazionalizzarsi, innovare. Non c’è molto da inventare nella ricerca di una maggiore competitività per le piccole e medie imprese. Così anche Giancarlo Losma, presidente della Piccola Industria di Confindustria Bergamo, ha insistito su questi tre elementi durante l’assemblea annuale sul tema: “Guardare il futuro: le imprese che crescono”.
“Una crescita che deve essere nelle dimensioni fisiche – ha suggerito – ma anche di valori, di competenze, di impegno, di conoscenze”.
L’internazionalizzazione deve andare di pari passo con l'innovazione, “perché sui nuovi mercati dobbiamo arrivarci con i nostri migliori prodotti, con le nostre novità e con la nostra migliore organizzazione”.
Fondamentale anche cogliere opportunità come le reti d'impresa, proprio per puntare a progetti di internazionalizzazione più complessi e duraturi.
“La piccola impresa – ha sottolineato Ercole Galizzi, presidente di Confindustria Bergamo – è il cuore di Confindustria ed è caratterizzata da velocità di reazione, dinamismo, agilità, rapporto diretto con i collaboratori, visione completa delle aree strategiche, tutte caratteristiche essenziali in un mercato globale”.   
La spinta continua all’innovazione è anche per Gianluigi Viscardi, presidente regionale della Piccola Industria, la chiave di volta. “I fondi europei ci saranno, occorre intercettarli, servono vincoli molto saldi fra università e industria”. L’innovazione continua è anche la protagonista delle due aziende testimonial.
Massimo Carboniero, direttore generale di Omera srl, azienda in provincia di Vicenza che spazia dalle cesoie tagliaferri alle presse idrauliche, in gran parte orientata all’estero, punta su macchinari “su misura” . “Avere un buon indotto – ha spiegato, sollecitato dal giornalista del Corriere della Sera Dario Di Vico – anche se non sempre economicamente concorrenziale è essenziale. L’indotto va salvaguardato perché apporta qualità e velocità di reazione”. Marco Stella, amministratore delegato della Duerre Tubi Style spa di Maranello, costruttore di nicchia di componenti auto, ha insistito sull’importanza dell’innovazione continua, l’unica in grado di garantire margini.    
“Siamo la sola classe dirigente del paese – ha sottolineato Alberto Baban, da pochi mesi presidente nazionale della Piccola Industria di Confindustria – e dobbiamo esserne consapevoli. Per l’imprenditore padovano alle eccellenze locali si contrappone l’inefficienza nazionale, “la totale incapacità di gestire l’impresa Italia”.
La sfida più importante è, secondo Baban, mantenere il forte legame con il territorio, con la comunità. “Solo così – ha precisato – l’impresa è creatrice di ricchezza”. Pur fra mille problemi, anche legati a fattori esterni ma decisivi, fra cui l’euro troppo forte che mina ulteriormente la competitività, non manca la speranza per la crescita d’importanza delle aziende italiane “perché c’è sempre più bisogno di chi sa fare le cose per bene, con creatività, magari mettendosi in rete”.




Imprese femminili, in dieci anni cresciute di 3mila unità

In dieci anni ci sono 18mila imprese di donne in più in Lombardia: sono passate dalle 153.755 del 2003 alle 172.167 dello scorso anno. Quasi la metà delle nuove realtà ha sede a Milano (8mila imprese in più), quasi 3mila aziende si registrano invece a Bergamo e a Brescia.
In dieci anni, le donne imprenditrici sono passate dal 20% al 21% del totale delle imprese lombarde. Nella finanza, la percentuale è salita dal 18% al 21% mentre nel settore dei servizi alla persona è avvenuto addirittura il sorpasso con le 19mila imprese femminili che rappresentano il 52% di tutte quelle del comparto. Nell’ultimo anno perdono meno le società guidate da donne rispetto a quelle maschili: in Lombardia c’è un calo del -1% per gli uomini imprenditori contenuto a  -0,5% per le donne mentre nella sola Milano crescono dello 0,2% gli uomini e dello 0,6% le donne. I dati emergono da un’elaborazione del Servizio Studi della Camera di commercio di Milano su dati Infocamere.
Nel solo capoluogo lombardo sono 58.238 le imprese “rosa” risultate attive nel 2013, pari al 34% del totale lombardo. Rispetto al 2012 crescono dello 0,6%, unico trend positivo in uno scenario lombardo che registra in media un calo dello 0,5%. Le imprese femminili a Milano sono attive soprattutto nel settore del commercio (15.578 imprese, un terzo del totale lombardo di settore), delle attività immobiliari (6.701 imprese, il 41% lombardo e l’11% del totale nazionale) e delle attività di servizi vari (5.681 imprese).
In Lombardia – Nel 2013 s'è registrato un leggero calo delle imprese femminili passate da 173.033 attive nel 2012 a 172.167 (-0,5%). Settori principali sono il commercio (quasi 46mila imprese attive), le altre attività di servizi (19.812) e le attività manifatturiere (17.996). Di rilievo anche il settore delle attività immobiliari: in regione oltre 16mila imprese su 62mila attive in Italia (il 25,9%). Per numero di imprese, tra le province, dopo Milano vengono Brescia (23.256 imprese), Bergamo (18.419) Varese (14.044), Monza e Brianza (12.826) e Pavia (10.178). Focalizzando l'attenzione sugli addetti nelle imprese femminili, a Milano lo scorso anno sono risultate oltre 139mila, in aumento rispetto al 2012 (circa 137mila) dell’1,8%. I settori col maggior numero di addetti sono il commercio all’ingrosso e al dettaglio (oltre 27.300 addetti), le attività manifatturiere (oltre 21.600) ed il noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese (oltre 16.200). Bene anche le attività dei servizi di alloggio e di ristorazione (15.400 addetti) e altre attività di servizi (quasi 11 mila addetti). A livello lombardo, il numero di addetti si è attestato invece  a quasi 412mila unità. Circa 85 mila sono occupati nel commercio, tra dettaglio e ingrosso, le attività manifatturiere (84.339) e attività dei servizi di alloggio e di ristorazione (52.605 addetti).

Imprese femminili nel 2003 e nel 2013 in Lombardia

 

2003

2013

Differenza 2013-2003

15.521

18.419

2.898

20.750

23.256

2.506

8.012

9.141

1.129

5.292

5.732

440

4.530

5.154

624

2.800

3.117

317

7.485

8.289

804

62.873

71.064

8.191

9.615

10.178

563

4.194

3.773

12.683

14.044

1.361

Lombardia

153.755

172.167

18.412

Elaborazione: Camera di Commercio di Milano su dati Infocamere anno 2013

 



Shopping e turismo, «la città valorizzi questa alleanza» 

nella foto: Rodolfo Baggio, docente del Master in Economia del Turismo dell’Università Bocconi di Milano e presidente di IfittItaly

Di fronte alla trasformazione di shopping center e factory outlet in mete e destinazioni, i negozi e le botteghe storiche non possono stare a guardare. Lo shopping rappresenta un’esperienza memorabile che accompagna ogni viaggio ed un’occasione unica per rivitalizzare i centri storici, eppure in pochi ne hanno colto le potenzialità fornendo tour e pacchetti turistici dedicati. Rodolfo Baggio, docente del Master in Economia del Turismo dell’Università Bocconi di Milano e presidente di IfittItaly – la principale comunità globale per lo scambio e lo sviluppo di conoscenze sull’uso e l'impatto delle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione nel settore dei viaggi e del turismo – ha presentato con Magda Antonioli Corigliano e Cristina Mottironi un progetto europeo di valorizzazione dello shopping come fattore strategico per il turismo urbano. La piattaforma TOURISMlink (www.tourismlink.eu) mette per la prima volta a disposizione delle pmi un’offerta integrata – dai ristoranti ai cinema, dai musei ai negozi – che consente di creare pacchetti su misura di ogni esigenza di turista. Non manca una riflessione, a margine del convegno “Il turismo culturale europeo verso il 2020”, sull’importanza della valorizzazione dello shopping come motivo di viaggio o visita e sui limiti della nostra presenza sul web, con uno dei più grandi esperti al mondo di Ict a servizio del turismo.

Quanto vale lo shopping dei turisti?
«Difficile dare una stima degli acquisti perché non esiste, purtroppo, un dato che restituisca in modo fedele il quadro. La Banca d’Italia ogni anno fornisce l’indotto legato al turismo, ma nessuno è entrato nell’ordine di idee di valorizzare una componente in grado di creare un importante valore aggiunto e di rivitalizzare i centri storici che fanno i conti con consumi interni in picchiata. Esistono le gite organizzate negli outlet, ma la rete del piccolo commercio, depositaria della tradizione e della tipicità non rientra nei tour».
Quali sono le opportunità offerte dagli shopping tour?
«Lo shopping è un forte strumento di destagionalizzazione e ad avere grandi potenzialità inespresse sono soprattutto le città di media grandezza. Il problema è che manca una vera e propria offerta dedicata per non parlare dei servizi annessi e connessi, dai personal shopper ad itinerari guidati ad hoc. A Torino, ad esempio, è stato lanciato un itinerario per boutique alla scoperta di indirizzi storici, atelier di stilisti emergenti, grandi firme ma anche indirizzi per chi cerca pezzi vintage e di antiquariato».
Lo shopping è un’esperienza irrinunciabile che accompagna ogni viaggio?
«Qualcosa si acquista sempre, souvenir e “tourist junk” inclusi, e se non si compra si fa window-shopping, perché i “leccavetrine” esistono da sempre. Lo shopping è un’esperienza memorabile non solo per i viaggi di piacere ma anche per quelli business».
Quali sono le premesse per diventare una meta per i turisti amanti dello shopping?
«Bisogna anzitutto cambiare mentalità, ritoccando gli orari di apertura, specialmente nei fine settimana. La forza di outlet e centri commerciali è sempre stata quella delle aperture in pausa pranzo, serali e nel fine settimana. Abbassare la saracinesca alle 19.30 limita le occasioni d’acquisto specialmente per il turista d’affari per cui la sera e la pausa-pranzo rappresentano i momenti da dedicare allo shopping. Serve poco o nulla aprire bottega di prima mattina».
Crede che Bergamo possa attrarre i turisti dello shopping?
«Non conosco la città, ma sono certo che le insegne delle vie del centro e di Bergamo Alta non siano state abbastanza valorizzate in chiave turistica, né più né meno di altre città italiane. Le strade dello shopping delle città europee sono invece ben attrezzate…».
Le vie dello shopping d’Europa e del mondo si assomigliano sempre di più, con una proposta omologata di insegne, non crede? Come far emergere la tipicità nell’omologazione?
«Le botteghe storiche non possono essere sostituite da grandi gruppi e negozi in franchising. Urge ora come non mai una pianificazione territoriale ed iniziative per rendere più sostenibili i canoni di locazione. Non è affatto vero che il mercato si regola da solo e tutta questa smania di liberismo si è rivelata deleteria».
In alcuni centri storici, tra cui Bergamo ed alcuni comuni della provincia, sono state prese misure restrittive per le licenze di kebab e phone center. Cosa ne pensa?
«Le restrizioni ci vogliono e le istituzioni pubbliche devono intervenire per salvaguardare la tipicità di ogni luogo. I negozi sono espressione e parte integrante del territorio. Continuano tutti a parlare di valorizzazione del turismo culturale, ma il turista non vive rinchiuso nei musei. Bisogna indirizzarlo con suggerimenti ed informazioni sugli indirizzi, le vie , le botteghe, i ristoranti che valgono una sosta».
Bergamo è la capitale, via Orio al Serio, dei turisti low cost. Quale può essere la proposta più interessante per questa tipologia di turisti?
«Bisogna ribadire che non è affatto vero che il turista low cost cerchi sempre il risparmio a tutti i costi. A conti fatti la spesa per un viaggio è più o meno sempre la stessa, anzi chi risparmia su volo e alloggio spesso destina maggiori risorse agli acquisti».
Per diventare a tutti gli effetti una città a prova di turista qualcuno dice che si debba puntare su grandi marchi e firme della moda. È d’accordo?
«Tutti si concentrano sul target del lusso quando in realtà sono i consumi meno vistosi a dare i maggiori risultati. Nei concept store della moda la maggior parte della gente si limita ad acquistare l’articolo meno costoso pur di uscire con il pacchetto griffato. Il vero obiettivo è fornire al turista un’esperienza unica. Spesso la boutique di iper-lusso di una grande maison di moda non lascia gli stessi ricordi di una trattoriaccia o di una vecchia salumeria, con un mix unico di profumi e colori. Le grandi boutique come le grandi catene alberghiere invece si assomigliano tutte. Il turista cerca un’esperienza di viaggio unica e autentica, che gli consenta di entrare in contatto profondo con il luogo visitato».
Expo porterà milioni di turisti e visitatori in Lombardia. Siamo pronti ad accoglierli?
«Mi sembra che, anche in questo, siamo in clamoroso ritardo, specialmente sul fronte dell’organizzazione dei grandi flussi di traffico dai Paesi più lontani, che si affidano da sempre ai tour operator. Creare itinerari di shopping su misura di turista in concomitanza con l’Esposizione Universale rappresenta una scommessa interessante per attrarre un turista diverso dal cliente di tutti i giorni o dal turista italiano. Per organizzare proposte di appeal non ci si può aggrappare all’arte dell’improvvisazione, né si può pensare che il singolo commerciante che si muove da solo possa avere dei grandi risultati».
Quali sono i vantaggi della piattaforma TOURISMlink che avete ideato?
«La piattaforma favorisce l’adozione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione da parte delle pmi per il business to business. Il progetto integra l’offerta turistica con i servizi complementari, dai negozi ai ristoranti, ai musei. Si offre la possibilità di creare con immediatezza pacchetti su misura delle molteplici esigenze del turista moderno. A Valencia, ad esempio, è stata creata un’offerta complementare nuova integrando servizi come le piccole attività del commercio che non avevano ancora trovato una rappresentanza. Così si dà una chance in più alla destinazione turistica e si offre un’opportunità alle agenzie di viaggio, massacrate dal fai da te, che possono proporre senza grandi investimenti dei pacchetti interessanti».
Il turismo non rientra tra le priorità dei governi italiani e compare solo di sfuggita nell’agenda del governo Renzi. È la nostra grande occasione persa?
«Di turismo si parla molto ma si fa davvero poco. C’è stato uno sprazzo di attenzione con il Piano strategico per lo sviluppo del turismo l’anno scorso, che però si è rivelato un po’ inconsistente nella pratica. La pianificazione deve essere unitaria e il Governo deve dare indirizzi precisi. Le nostre risorse, ancora più di quelle degli altri Paesi, non sono illimitate e bisogna scegliere gli asset strategici per lo sviluppo. Gli altri Paesi hanno piani dettagliati, noi invece vogliamo sempre fare di tutto un po’. Non possiamo fare ricerca in qualunque disciplina, nessun Paese se lo può permettere. È ora di finirla con gli investimenti a pioggia che rendono poco o nulla e sono estremamente dispersivi. Una pioggerellina non risolve niente, serve un bell’acquazzone».
Lei è un esperto di informatica e tecnologie della comunicazione. Come valuta la nostra promozione mediante il web?
«I siti si moltiplicano e si copiano a vicenda e il portale unitario (il controverso www.italia.it, ndr.) è figlio di errori clamorosi. Gli altri Paesi hanno realizzato grandi portali turistici venti anni fa ed oggi sono al passo coi tempi nel fornire esperienze uniche al visitatore. Penso al sito della Svizzera, dell’Islanda, della Norvegia, dell’Australia e del Canada, per citare i migliori. Noi invece siamo decisamente indietro. In collaborazione con l’Università di Catania stiamo cercando di ricostruire con sforzi titanici la rete web italiana che presenta una struttura davvero anomala con siti legati a senso unico».
Quali sono i principali limiti?
«L’unica cosa sensata del web è il collegamento e invece in Italia si entra in un sito e si ha la sensazione di essere chiusi a chiave a doppia mandata in una stanza. Internet dà l’opportunità unica di realizzare idealmente il mercato medievale che riuniva nella stessa piazza tutte le attività. Poi è chiaro, una volta aperto il mercato, si affilano i coltelli e ognuno bada al suo cassetto. Intanto però si è raggiunto lo scopo principale di farsi trovare, che è la molla di ogni investimento effettuato nel web».
Quali sono gli investimenti peggiori effettuati nel web?
«Il web è splendido perché dà spazio alla creatività e alla fantasia ma non perdona di avere l’idea per secondi. Ora c’è una vera e propria rincorsa nella creazione di sistemi di prenotazione on-line che è di per sé perdente, a meno che non si vogliano investire più risorse di Booking.com che investe 1 miliardo e 200 milioni l’anno in pubblicità online. Non credo che le Regioni e tanto meno i Comuni e le Province abbiano queste somme da investire». 




Borgo Palazzo, le “Botteghe” rilanciano e puntano al distretto 

Ha obiettivi ambiziosi il nuovo Direttivo delle “Botteghe di Borgo Palazzo”, compreso quello di dare vita ad un distretto del commercio, ma ha anche cominciato a lavorare da subito sulle questioni di più stretta attualità e sulle iniziative di animazione. È un gruppo giovane, a cominciare dal presidente, Roberto Marchesi, dell’omonimo panificio al civico 106. Ha 34 anni, una laurea in Scienze politiche ed ha deciso di dedicarsi all’attività di famiglia (che oggi conta quattro punti vendita) solo da un paio d’anni, dopo essersi fatto le ossa nella gestione di fiere. È anche nel Consiglio direttivo del gruppo Giovani dell’Ascom.

Il vertice dell’Associazione è stato ampiamente rinnovato, una sorta di rifondazione? 
«Ci siamo fatti avanti perché non volevamo andasse disperso quanto di positivo è stato fatto sino ad ora. Negli ultimi tempi, occorre ammetterlo, le attività dell’Associazione avevano cominciato a trascinarsi un po’ per inerzia, come la festa di settembre, sottotono rispetto agli esordi. Aleggiava anche l’idea di una divisione tra la parte alta della via, da piazza Sant’Anna verso via Camozzi, e quella bassa, per differenza di caratteristiche. Abbiamo deciso di metterci in gioco per salvaguardare l’unità, primo requisito se si vuole essere ascoltati e cercare di portare avanti progetti di un certo respiro. Il Consiglio è ben assortito tra nuovi ingressi e conferme, forze giovani ed esperienza».

Vi siete insediati a novembre, su cosa avete cominciato a lavorare?
«Innanzitutto sulle luminarie di Natale. Siamo riusciti a coinvolgere tutto il tratto che va dal cavalcavia a via Camozzi. Non succedeva da quattro anni, può essere considerato un buon inizio… Abbiamo anche organizzato una festa di Carnevale, che un po’ di bambini li ha portati nonostante il maltempo, e recentemente abbiamo incontrato l’assessore alla Mobilità Gianfranco Ceci per sottoporgli il problema della sosta nella zona dal cavalcavia all’incrocio con viale Pirovano. Mentre più avanti è regolata dal disco orario, qui non solo è libera ma non ci sono nemmeno le strisce a delimitare gli spazi. La conseguenza sono auto che stazionano per tutto il giorno – e più -, in una disposizione caotica, anche sui marciapiedi. La soluzione non dovrebbe essere difficile, si tratta di introdurre una regolamentazione anche qui».

Viabilità e parcheggi sono una criticità costante per il commercio in città…
«Penso che l’accessibilità di Borgo Palazzo dovrebbe essere completamente rivista e con questo intendo viabilità, parcheggi e trasporto pubblico. Oggi la via sopporta un grande traffico, che crea disagio ai residenti ma non dà molto nemmeno alle attività commerciali. Se si è in colonna o non si trova parcheggio non si è di certo invogliati a fermarsi per fare acquisti. È un sistema da ripensare tenendo conto delle esigenze sia di chi abita sia di chi lavora nella via».

A quale bacino di clientela si rivolge prima di tutto via Borgo Palazzo, ai residenti o a chi viene da fuori?
«Per prima cosa occorre rinsaldare il legame con chi vive qui. Si tratta più che altro di far capire che il commercio ha un ruolo centrale nel determinare la qualità della vita e degli spazi urbani, che la presenza delle attività è importante anche per chi possiede casa. Una via senza negozi e servizi fa presto spazio al degrado e i valori degli immobili scendono. Rendersene conto potrebbe portare anche a fare scelte diverse per i propri acquisti, decidendo di privilegiare i negozi sotto casa anche per questo motivo».

Sembra una specie “beneficenza” ai negozi di vicinato…
«Affatto, significa capire che far vivere una zona è responsabilità di tutti. Comporta andare un po’ più in là con la visione, non fermarsi al prezzo dei prodotti. Naturalmente anche i commercianti devono dare il proprio meglio nella proposta».

Come è caratterizzata l’offerta commerciale della via?
«Ci sono circa 200 negozi. L’offerta dei beni alimentari e di prima necessità è completa e permette di trovare tutto senza dover prendere l’auto. Non mancano nemmeno produzioni di qualità, dal pastificio alla pasticceria. La seconda anima è quella dell’artigianato, delle decorazioni, dell’arte. È un mix interessante».

In questi giorni state ultimando il tesseramento. La particolarità è che con chiedete alcuna quota di iscrizione…    
«Chiediamo solamente di riconsegnarci un modulo con un indirizzo di posta elettronica, di essere connessi con la nostra pagina Facebook e di collaborare nella promozione di ogni evento. Il contributo viene richiesto sulla singola iniziativa alla quale si decide di aderire. Non vogliamo che il solo fatto di aver versato l’iscrizione induca in qualche modo a pretendere un pacchetto completo di idee e soluzioni. Con questo metodo, invece, crediamo che si possano rinnovare su ogni progetto la condivisione e la partecipazione. Che significa anche, semplicemente, adeguarsi nel seguire un tema per l’allestimento delle vetrine, così da rafforzare tutti assieme l’immagine della via».

In apertura ha raccontato dell’ipotesi che circolava di una diversa rappresentanza per le botteghe della parte più antica di Borgo Palazzo. In effetti, la via presenta volti differenti tra loro…
«Non è un buon motivo per rinunciare all’unità, che è la vera forza di un’associazione. Ciò che vogliamo fare è valorizzare ogni zona a seconda delle sue caratteristiche. Per la parte definita borgo storico, in particolare, stiamo valutando la possibilità di dare vita ad un distretto del commercio. Stiamo cercando di capire come realizzarlo, in base anche alle indicazioni della Regione. Potrebbe essere un’aggregazione con altri borghi storici della città».

Distretto, allora puntate in alto…
«Vogliamo percorrere tutte le strade che permettano di portare risorse sul territorio e il distretto può essere uno strumento, soprattutto per realizzare una politica integrata di comunicazione».

La sua tesi di laurea era dedicata al marketing urbano e prendeva via XX settembre come caso di studio. Oggi quei concetti sono ampiamente acquisiti, ma è arrivato anche qualche risultato?
«Piazza Pontida, per esempio, è sicuramente più bella di dieci anni fa. Noi ci abbiamo aperto un nuovo punto vendita del nostro panificio e sta vivendo un più generale ritorno alle funzioni di vicinato che aveva perso».

Nel Direttivo delle Botteghe siete in maggioranza giovani, anche le nuove generazioni di commercianti, dunque, hanno voglia di impegnarsi…
«Fino a qualche anno fa avere trent’anni era considerato un limite, oggi è un merito. In realtà non è né l’uno né l’altro, Renzi ha però sdoganato il fattore età e si sta facendo largo l’idea che i giovani possano dare un proprio contributo. Per quanto riguarda la mia scelta, ho cominciato ad occuparmi dell’attività di famiglia da due anni ed ho pensato che la mia esperienza di studio e professionale potesse essere messa al servizio anche dell’Associazione. Il nostro approccio è realistico, ci siamo messi al lavoro da subito, con proposte concrete. Se ci saranno risultati andremo avanti e accelereremo pure, altrimenti passeremo il testimone a qualcun altro».

Le prossime iniziative?
«Probabilmente una festa a primavera inoltrata e una “bomba” per la festa di settembre, una manifestazione che aveva già un format interessante perché portava in primo piano le attività della via e che vogliamo rilanciare in grande stile».




I ristoranti bergamaschi e la sfida della cucina vegana sul nuovo numero di Affari di Gola

Il confronto tra pizzaioli e vip sui modi di mangiare la pizza di cui parliamo nella notizia dedicata https://www.larassegna.it/notizie_la_rassegna.php?nid=562&ref=home viene sviluppato sul numero di marzo di Affari di Gola, il mensile dell'enogastronomia bergamasca edito da La Rassegna. La rivista, in edicola in questi giorni, porta in copertina alla cucina vegana, nuova sfida dalla ristorazione orobica. Proprio in questi giorni, infatti, 16 locali partecipano ad un corso promosso dall'Ascom e dalla Lav sui fondamenti di questa filosofia, che non prevede l'utilizzo di alcun alimento di origine animale e che sta guadagnando sempre maggiori consensi.
Ma si parla anche di piatti tutt'altro che light, come la cassoeula, scoprendo che ha origini napoletane, e di un nuovo salume – Mosaico – creato dal macellaio Elio Cazzaniga di Canonica d'Adda. Ci sono anche l'intervista con la nuova delegata provinciale dell'Onaf, l'Organizzazione nazionale degli assaggiatori di formaggi, Grazia Marcalli, e con il campione del mondo di cioccolateria Davide Comaschi, che svela i trucchi per riconoscere la qualità dei prodotti. Sul versante del vino si scoprono la produzione di bollicine della Val Camonica e le chicche scovate dal sommelier Luca Castelletti in Crimea, Israele e Azerbaigian.




Candidati sindaco a confronto sulla pizza. Ecco come la mangiano Tentorio e Gori

La pizza. Piace a tutti, ma ognuno ha una propria personale visione di come gustarla al meglio. Le scuole di pensiero sono tante, tra chi la preferisce sottile e chi più morbida, chi con farciture semplici, chi ricchissima. Le correnti si dividono anche sul come mangiarla. Con coltello e forchetta o addentando direttamente le fette prese con le mani? A New York il sindaco Bill De Blasio è stato pubblicamente ripreso per l’utilizzo delle posate, mentre sulla costa opposta le celebrity della notte degli Oscar non ci hanno pensato su due volte a servirsi dal cartone. E a Bergamo? La rivista Affari di Gola (http://www.affaridigola.it) ha girato il “dilemma” ai pizzaioli e ad una serie di personaggi pubblici, a cominciare da Franco Tentorio e Giorgio Gori, candidati alle poltrona di sindaco della città. Anche in questo campo li si scopre su posizioni diverse, con il primo cittadino in carica che solo in pochissimi casi rinuncia alle posate e lo sfidante che opta per le mani. A raccontare la loro pizza sono anche l’allenatore dell’Atalanta Stefano Colantuono, l’ex sciatrice e consigliere regionale Lara Magoni, il campione di motociclismo Giacomo Agostini, il cantante dialettale Il Bepi, lo chef Chicco Cerea e il critico Edoardo Raspelli.
E voi come la mangiate? Dite la vostra sulla nostra pagina Facebook    




Proprietà industriale, quattro incontri per una gestione stategica

Per chi vuole approfondire le opportunità della proprietà industriale, marzo è il mese giusto. Bergamo Sviluppo propone infatti un ciclo di quattro incontri dedicati a favorire una corretta ed efficace gestione degli strumenti di tutela.
I seminari, per un totale di 16 ore, sono rivolti alle micro, piccole e medie imprese locali, ma aperte anche a tutti gli interessati e permetteranno di comprendere come tutelare le proprie innovazioni in funzione della crescita su mercati internazionali, come proteggersi dal fenomeno della contraffazione, come accedere più facilmente al credito attraverso lo strumento della Propprietà Industriale e come valorizzarla commercialmente.
Queste le date e i temi
Giovedì 13 marzo: “La tutela dell’innovazione nei processi di internazionalizzazione”
Martedì 18 marzo: “Lotta alla contraffazione: analisi del fenomeno e strategie di difesa”
Giovedì 20 marzo: “Proprietà Industriale: strumento di facilitazione per l’accesso al credito”
Martedì 25 marzo: “La valorizzazione commerciale della Proprietà Industriale”

Tutti gli incontri si terranno a Bergamo nelle sale del Palazzo dei Contratti e delle Manifestazioni, in via Petrarca 10, dalle 14 alle 18.
La partecipazione, previa iscrizione online sul sito http://www.bergamosviluppo.it, è libera e gratuita.
Il ciclo di incontri è promosso nell’ambito del progetto “Tutela e valorizzazione della Proprietà Industriale a supporto dell’innovazione e della competitività delle MPMI bergamasche”. L’iniziativa è finanziata da Ministero dello Sviluppo Economico e Camera di Commercio di Bergamo, coordinata da Unioncamere e vede il contributo tecnico-scientifico dell’Ufficio Brevetti e Marchi della Camera di Commercio e dell’Università di Bergamo – Dipartimento di Ingegneria.




Diego Pedrali entra nella Giunta di Federazione Moda Italia

Diego Pedrali (nella foto), presidente del Gruppo Abbigliamento dell'Ascom Bergamo, è entrato a far parte della Giunta di Federazione Moda Italia, la più importante organizzazione aderente a Confcommercio – Imprese per l’Italia che rappresentanza il dettaglio e l’ingrosso dei settori abbigliamento, tessile per arredamento, tessuti per abbigliamento, pelletterie, accessori, articoli sportivi, con oltre 35.000 imprese commerciali piccole e medie associate.
La nomina è avvenuta nel corso del Consiglio Nazionale che si è riunito per la prima volta a Bergamo e che ha preceduto l’importante convegno organizzato da Ascom in collaborazione con la Federazione dal titolo “È possibile la ripresa del settore Terziario in Italia? L'analisi e le proposte della Modern Money Theory”, a cui ha preso parte Warren Mosler, economista statunitense, autore di spicco della Teoria Monetaria Moderna e fondatore del Centro per la Piena Occupazione e la Stabilità dei Prezzi che ha sede all'Università del Missouri a Kansas City.
Pedrali, classe 1950, titolare del negozio di abbigliamento "L’uomo Più" a Torre Boldone, è presidente del Gruppo abbigliamento e calzature dell’Ascom di Bergamo dal 1996; fa parte del consiglio della Camera di Commercio di Bergamo ed è consigliere del Direttivo dell'Ascom Bergamo.
«La nomina – ha dichiarato – permetterà di far valere ancora di più le istanze dei piccoli operatori commerciali».
Nel corso del Consiglio, Carlo Saponaro, già membro della giunta federale e presidente di FederModa Bari, è stato eletto vicepresidente di Federazione Moda Italia, mentre Federica Grassini, presidente Confcommercio Pisa oltre che di Federmoda Pisa e Toscana, è stata cooptata in Giunta, come Pedrali.