Emergenza Coronavirus, limiti e i provvedimenti fino al 15 marzo

È stato emanato questa notte il decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri con le nuove misure, le prescrizioni e i divieti per il contenimento del contagio e i provvedimenti da adottare in via preventiva sull’intero territorio nazionale. Il provvedimento richiama l’articolo 2 del precedente decreto emanato il 1°marzo. La validità delle norme è fino al 15 marzo.

“I limiti e i divieti sono quelli cui abbiamo avuto modo di convivere nelle ultime settimane. Ad oggi il provvedimento presenta ancora qualche incertezza interpretativa, che ci stiamo impegnando a chiarire” commenta Oscar Fusini, direttore Ascom Confcommercio Bergamo.

Ecco i provvedimenti confermati che interessano la categoria

Svolgimento delle attività di ristorazione, bar e pub a condizione che il servizio sia espletato per i soli posti a sedere e che, tenendo conto delle dimensioni e delle caratteristiche dei locali, gli avventori siano messi nelle condizioni di rispettare la distanza tra loro di almeno un metro;
 
Apertura delle attività commerciali diverse da ristorazione, bar e pub condizionata all’adozione di misure organizzative tali da consentire un accesso ai predetti luoghi con modalità contingentate o comunque idonee a evitare assembramenti di persone, tenuto conto delle dimensioni e delle caratteristiche dei locali aperti al pubblico, e tali da garantire ai frequentatori la possibilità di rispettare la distanza di almeno un metro tra i visitatori;

Il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM) del 1° marzo stabilisce inoltre, per le sole province di Bergamo, Lodi, Piacenza e Cremona, la chiusura delle medie e grandi strutture di vendita e degli esercizi commerciali presenti all’interno dei centri commerciali e dei mercati nelle giornate di sabato e domenica.

Il provvedimento non si applica alle farmacie, parafarmacie e ai punti vendita di generi alimentari.

In tutta la Lombardia e nella sola provincia di Piacenza inoltre sono sospese le attività di palestre, centri sportivi, piscine, centri natatori, centri benessere, centri termali (fatta eccezione per l’erogazione delle prestazioni rientranti nei “livelli essenziali di assistenza”), centri culturali, centri sociali, centri ricreativi.

 

 

 




La Regione chiede di attuare misure forti per l’economia Servono fondi per mancati guadagni e disdette

“Chiederemo al Governo di attuare misure shock sul modello del Ponte Morandi di Genova, riconoscendo alle imprese liquidità come sostegno per mancato guadagno. Tutta la Lombardia diventi economicamente zona rossa”. Lo ha detto il vicepresidente di Regione Lombardia Fabrizio Sala intervenendo al consueto ‘punto stampa’ sul Coronavirus nel quale ha illustrate le valutazioni e le necessità emerse in occasione del tavolo Patto per lo Sviluppo convocato oggi a Palazzo Lombardia che ha condiviso un pacchetto di interventi da presentare al Governo.  La Lombardia chiede un commissario straordinario per le imprese sul modello ‘ponte Morandi’.

Le aziende colpite dall’attuazione delle ordinanze devono poter godere di un sostegno per mancato guadagno o per disdette facendo riferimento alla media degli ultimi 3 anni fino ad un massimo di 200.000 euro.  Il vicepresidente Sala che è anche coordinatore della task force permanente economia costituita per l’emergenza Coronavirus ha anche ribadito che il pacchetto di interventi prevede “Possibilità di anticipare fino al 70% della PAC alle imprese agricole (anche attraverso revisione delle relative disposizioni normative nazionali), maggiore flessibilità per l’utilizzo dei fondi FES e FESR per sostegno al reddito, semplificazione delle procedure per la liquidazione, riduzione della percentuale di cofinanziamento UE per la dotazione Fondi Strutturali 2021 – 2027”.

Ancora, dal Tavolo Patto Sviluppo è emersa la necessità di “riallocazione di risorse di Fondi Strutturali non assegnate/impegnate da parte di Regioni non interessate in misura rilevante dall’emergenza sanitaria, sostegno per la liquidità delle aziende con fondi pubblici e un rafforzamento dei Confidi ed una correlativa attivazione straordinaria di risorse BEI/FEI per investimenti di contrasto di lungo periodo delle conseguenze dell’emergenza economica (sanità, infrastrutture materiali ed immateriali, imprese 4.0), con concessione semplificata, anche con deroghe al codice appalti”.

Altri strumenti da attivare sono: una forte azione per realizzare investimenti pubblici con anticipazione al 2020 di parte delle risorse per investimenti, ad oggi allocate sugli anni successivi, semplificazione radicale delle procedure per gli affidamenti, assegnazione del Fondo per lo sviluppo e la coesione (FSC) 2021-2027 a Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna.

Il vicepresidente Sala ha aggiunto che per le Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna occorrerebbe “l’assegnazione di quota-parte delle risorse destinati ad investimenti per la realizzazione di opere pubbliche (L.160/2019)”. Sul fronte tributario il documento elaborato dal tavolo Patto per lo Sviluppo prevede la sospensione, la rateizzazione fino alla cancellazione degli obblighi per l’anno d’imposta in corso per tributi e tasse nazionali e locali: IVA, IRPEF e Tributi locali con contemporanea compensazione delle risorse per i Comuni.

L’assessore regionale al Bilancio, Finanza e Semplificazione, Davide Caparini ha sottolineato che l’Organizzazione Mondiale della Sanità in conformità “alle attuali evidenze scientifiche, ha riconosciuto che è consentito fare ricorso alle mascherine chirurgiche quali dispositivi idonei a proteggere gli operatori sanitari”.

“In funzione di questo abbiamo ordinato 2,5 milioni di mascherine, 350.000 delle quali già consegnate ed entro la fine di questa settimana altre 700.000 arriveranno nei presidi ospedalieri. Poi – ha aggiunto – potremo passare a una programmazione tarata sull’ordinarietà e non sulla straordinarietà così come avvenuto fino ad ora”.

“Abbiamo inoltre ordinato nuovi ventilatori polmonari – ha evidenziato l’assessore regionale al Bilancio -, si tratta di attrezzature di difficile reperibilità. Per fare un esempio in questo periodo di emergenza è stato ordinato un numero di dispositivi pari a quelli che Regione Lombardia ordina in 3 anni”.  “Conseguentemente anche per le aziende produttrici – ha rimarcato – è difficile produrre nei quantitativi richiesti, ci vorranno circa 45 giorni”.

Davide Caparini ha infine ricordato che “sono stati investiti in tutto 47 milioni di euro per gli acquisti, tra questi 13 milioni di euro arrivano dalla Protezione Civile, il resto dalle casse di Regione Lombardia. A questi aggiungo i 10 milioni per il reclutamento del personale: 100 medici e 200 infermieri”.




Gelato Day, i gelatieri Ascom celebrano yogurt e fragole

Il 24 marzo sarà la Giornata Europea del gelato artigianale. Anche quest’anno il gruppo Gelatieri Bergamaschi di Ascom Confcommercio Bergamo aderisce alla campagna invitando i gelatieri orobici a partecipare. 
Dopo l’edizione 2019 all’insegna dell’italianità con il Tiramisù, quest’anno è la volta dell’Olanda con lo yogurt variegato alle fragole.

L’Olanda infatti è nota non solo per i suoi caratteristici mulini a vento e per i coloratissimi tulipani, ma anche per una lunga tradizione casearia e per le sue fragole di straordinaria qualità. In Olanda è possibile trovarle tutto l’anno, tanto che nella classifica stilata da FAOSTAT il Paese risulta al 16° posto tra i produttori, con 66.100 tonnellate realizzate nel 2017.

Le gelaterie aderenti  verranno pubblicate sulle pagine Facebook e Instagram dei Gelatieri Bergamaschi. Per aderire all’iniziativa: CLICCA QUI, non oltre il 17 marzo 

Per qualsiasi informazione: alessandro.rota@ascombg.it 

 

 

 




Emergenza Coronavirus, le misure a sostegno di imprese e lavoratori

Versamenti, ritenute, contributi e premi per il settore turistico alberghiero sono rinviati al 31 maggio 2020. In tutto il territorio regionale la cassa integrazione in deroga, per la durata di un mese, è aperta per tutti i settori produttivi, nel limite dello stanziamento della Regione, pari a 135 milioni di euro. Sono queste le novità previste dall’ultimo decreto per famiglie, lavoratori e imprese per fronteggiare l’emergenza Coronavirus. E’ stato pubblicato ieri, 1°marzo, il Decreto Ministeriale n. 9 “Misure urgenti di sostegno per famiglie, lavoratori e imprese connesse all’emergenza epidemiologica da COVID -19”.

Il provvedimento prevede:

-all’articolo 8 la sospensione di versamenti, ritenute, contributi e premi per il solo settore turistico-alberghiero dell’intero Paese. I versamenti sono rinviati al 31 maggio 2020.

-all’articolo 17 l’apertura per l’intera Regione Lombardia della cassa integrazione in deroga per tutti i settori produttivi nei limiti stanziati  (135 milioni per Regione Lombardia) e per la durata di 1 mese. L’applicazione sarà subordinata ad un provvedimento regionale e agli accordi territoriali con la parte sindacale.

Ricordiamo infine che resta attiva fino al 21 dicembre 2020  la Moratoria sui mutui, secondo l’Accordo stabilito da Confcommercio e ABI.

 




33 nuove attività storiche di città e provincia

Regione Lombardia ha aggiunto 246 nuove attività storiche e di tradizione alle 2011 imprese che già sono inserite nello speciale elenco regionali. Tra queste nuove attività, 33 sono bergamasche.  Di seguito l’elenco delle nuove attività storiche suddivise per province.
“Siamo orgogliosi di queste attività – ha detto l’assessore allo Sviluppo economico, Alessandro Mattinzoli – che sono la storia delle nostre più belle tradizioni”.

Regione Lombardia riconosce negozi, locali e botteghe storiche caratterizzate dalla continuità nel tempo, per almeno 40 anni, della gestione, dell’insegna e della merceologia offerta, e da altri fattori, quali la collocazione in strutture di pregio e la conservazione di arredi e attrezzature storici. 

Per avere informazioni e assistenza nelle domande per l’iscrizione al Registro regionale si può contattare lo sportello Negozi Storici Ascom al numero tel. 035 4120340 o scrivere a ata@ascombg.it. Si avrà assistenza dalla raccolta dei documenti necessari per il riconoscimento regionale, alla stesura della relazione fino all’inoltro della richiesta in Regione.
Sono previsti quattro riconoscimenti: storica attività (sono richiesti almeno 50 anni di esercizio), negozio storico (oltre ai 50 anni di attività il locale deve avere pregio architettonico, attrezzature storiche o tipicità di prodotto in vendita), locale storico e insegne storiche e di tradizione. 
Ascom Confcommercio Bergamo ricorda inoltre che i negozi iscritti al Registro regionale Attività storiche possono partecipare al nuovo bando previsto dal Pirellone che prevede contributi a fondo perduto fino a 30mila euro per riqualificazioni e restauri. Per informazioni, contattare Fogalco, tel. 035.4120210 o Ascom tel. 035. 41220123.

Ecco le nuove attività di Bergamo e provincia

– Albino, Trattoria Moro (1961), Storica attività
– Albino, Gastronomia Morotti (1955), Storica attività
– Albino, Enoteca (1962), Storica attività
– Bergamo, Bottega Della Chiave (1969), Bottega Artigiana storica
– Bergamo, Macelleria Lussana (1954), Storica attività
– Bergamo, Gioielleria Ruggieri (1970), Storica attività
– Bergamo, dal 1938 Leidi Raviolificio Gastronomia (1938), Storica attività
– Bergamo, Paolo Fiori (1978), Storica attività
– Bergamo, Bar Circolino (1961), Storica attività
– Bossico, Ristorante Sette Colli (1961), Storica attività
– Bottanuco, Alimentari Pasinetti (1949), Storica attività
– Brignano Gera D’Adda, Bar Ristorante San Rocco (1973), Storica attività
– Castelli Calepio, Fratus Tende (1974), Storica attività artigiana
– Cene, Cicli Moto Bazzana (1937), Storica attività
– Chiuduno, Macelleria Finazzi (1952), Storica attività
– Colere, Cooperativa di consumo Colere (1920), Storica attività
– Lallio, Facchinetti Angelo srl. (1976), Storica attività
– Nembro, Ottica Ceroni (1973), Storica attività
– Osio Sopra, Panificio Testa (1939), Storica attività artigiana
– Rovetta, Macelleria Pezzoli (1954), Storica attività
– Sarnico, Bar Centrale (1970), Storica attività
– Selvino, Ristorante Sorriso (1975), Storica attività
– Seriate, Da Franco (1979), Storica attività
– Serina, La Taverna Rottigni (1941), Storica attività
– Stezzano, Bar Company (1965), Storica attività
– Telgate, Trattoria del Bersagliere (1974), Storica attività
– Trescore Balneario, Parimbelli abbigliamento (1925), Storica attività
– Trescore Balneario, Enoteca Rizzi (1973), Storica attività
– Treviglio, De Pascalis Barbieri (1953), Storica attività artigiana
– Treviolo, Macelleria Carminati (1966), Storica attività
– Treviolo, Panificio Finazzi (1975), Storica attività artigiana
– Urgnano, Ristorante al Santuario (1979), Storica attività
– Zanica, Ortofrutta Valietti (1969), Storica attività

 

 




Fretta ed allarmismo: i danni collaterali delle misure antivirus

È ancora presto per fare un bilancio definitivo sull’impatto del Coronavirus sull’economia del nostro territorio, ma le evidenze sono chiare. La tempesta perfetta è arrivata. Siamo travolti. E sono i numeri a dircelo.

Il calo dell’80-90% delle prenotazioni alberghiere con disdette che arrivano fino a maggio, il crollo del 50-60% del lavoro di ristoranti e bar e il probabile calo del 50% del commercio una volta che l’impennata dei giorni scorsi sarà depurata della folle corsa alle scorte alimentari, sono il conteggio della disfatta. Il conto lo pagheranno, nei prossimi mesi, centinaia di imprese e migliaia di lavoratori, perché servirà tempo per recuperare quanto perso.

Se una simile situazione di emergenza fosse avvenuta qualche anno, fa le imprese avrebbero avuto una maggiore capacità di resistenza e di rilancio. Oggi dopo anni di “magra”, che ne hanno fiaccato le forze, il compito sembra improbo.

Eppure la sensazione, almeno mia, è che siano stati commessi degli errori. Sicuramente giustificati dal timore della diffusione di un virus per il quale non c’è vaccino. Ritengo anche che la comunicazione poteva tenere un profilo diverso, meno catastrofico. È stato fatto tutto troppo in fretta. Capisco che l’immobilismo cinese, durato quasi due settimane, sia responsabile del propagarsi dell’epidemia ma quanto stabilito in un giorno, tra sabato 22 e domenica 23 febbraio, ha avuto tempi di riflessione e di confronto praticamente nulli.

Il danno collaterale, non in vite umane, delle decisioni prese dal Ministero della Salute e da Regione Lombardia è enorme e le vittime saranno imprese e lavoratori.

I decreti nazionali e l’ordinanza era appropriata e tempestiva per i paesi interessati dal focolaio, “la zona rossa”. Diverso invece il caso dell’”area gialla” e delle restrizioni che toccano l’intera regione Lombardia e le altre regioni del Nord che sono la locomotiva dell’economia nazionale.
Nella stesura di questa ordinanza ha prevalso l’urgenza del contenimento della diffusione del virus, mentre non si è tenuto conto della portata economica e quindi anche sociale del provvedimento. Il documento è scritto male, con differenze ingiustificate tra ipermercati e mercati all’aperto, bar e attività artigianali ed è stato emanato senza averne preventivamente verificato l’impatto sulle imprese.
Le nuove interpretazioni della Regione stanno di fatto smontando gli errori più evidenti e speriamo che l’ordinanza sia ritirata. Anche perché il rischio di assembramenti è ormai limitato per la paura della gente.

Il messaggio di questi giorni è deflagrante. L’allarmismo ha paralizzato l’economia. Per i nostri cittadini il virus è in mezzo a noi ed occorre stare ritirati per non ammalarsi, in barba alle semplici norme di prevenzione diffuse dal Ministero (pulizia, distanza, cautela ecc.).
Il rimbalzo all’estero è apocalittico: l’Italia è inserito nella black list, Milano come Kabul, la Lombardia come l’Afghanistan. I danni sono incalcolabili per tutti i settori produttivi nazionali, dal primario al turismo.

Ora sembra che dalle stesse autorità che hanno governato la questione tendano a ridimensionare il problema o quanto meno a cambiare registro nella comunicazione. Anche se in modo confuso e contraddittorio. Troppo tardi. Ora bisogna pensare a come ripartire di slancio.




Commercio al dettaglio e servizi, fatturato in crescita del 1,1%

Si tratta del terzo segno positivo consecutivo, anche se l’entità dell’incremento risulta inferiore a quella registrata nel trimestre precedente: la media annua risulta così positiva (+0,8%), segnando il ritorno alla crescita del fatturato dopo la flessione che aveva caratterizzato il 2018 (-0,6%).

Anche i prezzi aumentano negli ultimi tre mesi dell’anno (+0,9% la variazione rispetto al trimestre precedente), risentendo positivamente dell’usuale effetto stagionale legato al picco di vendite di fine anno. Nel complesso i prezzi nel 2019 risultano cresciuti dell’1,5%, tornando ai ritmi che avevano caratterizzato il periodo 2016-2017 dopo un 2018 che aveva invece registrato un rallentamento (+0,9%).

Nonostante il confronto con i livelli di fatturato di un anno fa sia positivo, l’indice destagionalizzato evidenzia un’andamento sostanzialmente stabile negli ultimi tre mesi, attestandosi su quota 87,8. Si tratta di un livello simile a quello raggiunto nel terzo trimestre 2017, prima dell’avvio della fase discendente che ha caratterizzato il 2018 e i cui effetti sono stati annullati dalla lieve ripresa dell’ultimo anno. Il recupero complessivo rispetto ai minimi del 2014 è di circa quattro punti, pochi se confrontati con gli oltre venti persi nel corso della crisi.

In Lombardia la crescita è stata più intensa nel quarto trimestre dell’anno (+1,8%), ma considerando l’andamento dell’intero 2019 la performance provinciale è stata leggermente migliore (+0,6% la media regionale). L’indice lombardo del fatturato si conferma su un livello superiore, anche se il divario con Bergamo si è assottigliato rispetto al periodo 2015-2016 grazie al maggior incremento registrato in provincia nel 2017.

Nonostante l’entità della crescita media sia diminuita negli ultimi tre mesi rispetto a quanto evidenziato nel trimestre precedente (ricordiamo che la variazione tendenziale è passata dal +2,1% al +1,1%), la distribuzione delle risposte evidenzia un assottigliamento della percentuale di imprese che dichiarano un calo di fatturato su base annua (dal 39% al 36%), accompagnato da un’espansione della quota relativa alle imprese che aumentano il fatturato. La crescita si è fatta quindi meno intensa, ma risulta più diffusa.

I dati forniti da Information Resources sulle vendite di ipermercati e supermercati aiutano a comprendere meglio gli andamenti della grande distribuzione alimentare, non sufficientemente rappresentata nel campione dell’indagine condotta da Unioncamere Lombardia. Tali informazioni delineano uno scenario meno ottimista, con gli ultimi tre mesi che registrano un significativo calo delle vendite a Bergamo sia in valore (-2,1%) che in quantità (-2,8%), dati più negativi rispetto alla battuta d’arresto registrata a livello regionale. Il 2019 nel complesso archivia una performance sostanzialmente stabile (-0,1% in valore e -0,2% in quantità), grazie alla significativa crescita del secondo trimestre, ma il peggioramento registrato nell’ultima parte dell’anno potrebbe rappresentare un campanello d’allarme sulla tenuta dei consumi in provincia.

Prosegue la tendenza positiva dell’occupazione delle imprese del commercio al dettaglio: il quarto trimestre chiude con un saldo particolarmente favorevole tra ingressi e uscite nel trimestre (+2,2%), grazie alla significativa crescita del tasso di ingresso (5,6%) e alla contemporanea discesa di quello di uscita (3,4%). Al di là delle oscillazioni trimestrali, che risentono anche di margini di errore statistici, il dato conferma un trend positivo di fondo che ha quasi consentito il recupero dei livelli occupazionali del 2010.

Le aspettative degli imprenditori bergamaschi attivi nel commercio al dettaglio non hanno mostrato un chiaro trend negli ultimi tre anni, mantenendosi comunque su livelli storicamente elevati. Nel 2019 ha prevalso un andamento negativo della fiducia degli operatori, tendenza che nel quarto trimestre sembra invece rallentare: i saldi, in media mobile, tra le previsioni di aumento e diminuzione si stabilizzano per quello che riguarda il fatturato, rimanendo in area positiva, mentre peggiorano ancora in merito all’occupazione e agli ordini ai fornitori. Gli imprenditori rimangono quindi cauti, nonostante i risultati positivi archiviati nel 2019, consapevoli che le condizioni che hanno consentito fin qui la tenuta dei consumi, in primo luogo l’andamento favorevole del mercato del lavoro, non è scontato proseguano nel 2020.

I SERVIZI NEL 4° TRIMESTRE 2019

Negli ultimi tre mesi del 2019 frena il fatturato delle imprese bergamasche dei servizi: la variazione rispetto al quarto trimestre dell’anno precedente è solo lievemente positiva (+0,2%). L’incremento registrato nei primi nove mesi dell’anno consente comunque al 2019 di chiudere con un risultato complessivo pari al +2,2%, archiviando così il terzo anno di crescita significativa (nel 2017-2018 le variazioni erano state rispettivamente del +2,1% e del +2,3%).

Dopo il calo registrato nei mesi estivi, i prezzi tornano a crescere nel quarto trimestre (+0,4% la variazione rispetto al trimestre precedente), mentre considerando l’anno nel suo complesso si ottiene una crescita media pari al +1,9%: si tratta del secondo anno di crescita dei prezzi (+2,1% l’incremento nel 2018) dopo un lungo periodo di stagnazione.

In Lombardia nel quarto trimestre la crescita del fatturato si è mantenuta sui livelli del trimestre precedente (+2,7%), senza risentire della battuta d’arresto registrata a Bergamo. Il differente andamento è evidente nel grafico dei numeri indice: mentre per la regione prosegue la tendenza positiva, si registra una lieve flessione in provincia, dove l’indice si attesta a quota 93,8. Il consistente gap tra i due livelli territoriali (pari a circa 10 punti) è dovuto soprattutto all’inizio più tardivo della ripresa a Bergamo, avviato solo nel 2016, mentre in Lombardia il recupero dei livelli di fatturato era già iniziato nel 2013, grazie anche alla spinta fornita da Milano. Nella media del 2019 la crescita a Bergamo risulta invece allineata a quella regionale (+2,2%), grazie ai maggiori incrementi registrati nella prima metà dell’anno.

La distribuzione delle risposte all’interno del campione riflette il rallentamento registrato dalla variazione media del fatturato: si espande infatti la quota di imprese che dichiara un calo di fatturato su base annua (dal 26% al 35%) a scapito sia delle imprese stabili (che passano dal 26% al 21%) sia di quelle in crescita (dal 48% al 45%), che rimangono però la maggioranza relativa.

Il dettaglio dei singoli comparti, da considerare con cautela viste le ridotte dimensioni del campione provinciale, mostra come la frenata del quarto trimestre sia da imputare ai servizi alle imprese e al commercio all’ingrosso, mentre le attività di alloggio e ristorazione proseguono la tendenza positiva.

Il quarto trimestre registra un peggioramento non solo nella dinamica del fatturato, ma anche in quella occupazionale: il numero di addetti evidenzia un calo del -1,5% tra l’inizio e la fine del trimestre. Anche al netto degli effetti stagionali, che prevedono un picco di uscite nel quarto trimestre per via della chiusura dei contratti annuali, la variazione conferma il segno negativo e segnala quindi un’inversione di tendenza dopo una fase di crescita che dura, con qualche temporanea pausa, fin dal 2015.

Dopo il miglioramento registrato nel trimestre scorso, si stabilizzano le aspettative degli imprenditori per quanto riguarda l’evoluzione del volume d’affari, mentre continuano a migliorare le previsioni occupazionali, come evidenziato dall’andamento dei saldi tra aspettative di aumento e diminuzione (in media mobile). Il peggioramento registrato dal clima di fiducia nel corso del 2018 è stato tutto sommato limitato, insufficiente a portare le aspettative in territorio negativo, mentre il 2019 ha registrato un nuovo recupero di livelli di fiducia. Tali indicazioni sono però state fornite prima della diffusione del nuovo Coronavirus, i cui effetti potrebbero impattare sia sui servizi legati alla manifattura sia sulle attività di alloggio e ristorazione.

I risultati annuali denotano una stagnazione dei consumi in provincia di Bergamo nel settore del commercio, registrando nel contempo un lieve aumento dell’occupazione. Frena l’andamento del mercato nel settore dei servizi, sostenuto dalle attività di alloggio e ristorazione. L’emergenza che ha colpito la regione Lombardia e la provincia smorza ulteriormente le aspettative degli operatori economici. Lo scenario che appare all’orizzonte si caratterizza per una forte incertezza con il rischio di una significativa caduta del volume d’affari nel commercio, nel turismo e nei servizi, con impatto generalizzato su tutti i settori.”




Pubblici esercizi, Ascom in campo per allargare anche nelle aree locali gli aiuti adottati per le zone rosse

Si allarga la preoccupazione tra i baristi e gestori di locali per le restrizioni agli orari decisi dalla Regione a causa dell’emergenza Coronavirus. Ascom Confcommercio Bergamo informa che “agirà per allargare anche nello nostre aree i provvedimenti di sostegno e di sgravio che sono stati adottati per le ‘zone rosse’ e condivide con i titolari dei pubblici esercizi bergamaschi la lettera inviata dal Presidente Stoppani in relazione alle iniziative che stiamo portando avanti in aiuto delle imprese che stanno vivendo uno dei momenti più complessi e disorientanti della loro storia, come conseguenza della grave emergenza collegata alla diffusione del Coronavirus.

“Cari Colleghi, rivolgo queste considerazioni ai titolari di attività di Pubblico Esercizio, che stanno vivendo uno dei loro momenti più complessi e disorientanti della loro storia, come conseguenza alla grave emergenza pubblica collegata alla diffusione del “Coronavirus” (Covid-19). Ciò avviene in un contesto già delicato per il nostro Paese, che da tempo fatica a superare la preoccupante stagnazione della sua economia e che oggi si trova davanti ulteriori criticità da gestire, oltre che nuove sensazioni individuali e collettive di insicurezza. La nostra Associazione di rappresentanza, pur nella responsabile volontà di collaborare in tutti i modi per scongiurare pericoli alla salute pubblica, è d’altra parte consapevole – ed estremamente preoccupata – della gravità della situazione per le imprese. Di conseguenza, sta trasferendo alle Autorità, chiamate a gestire l’emergenza e ad assumere determinanti decisioni, i danni, i disagi e le esigenze dei Pubblici Esercizi, che svolgono, ogni giorno, la loro funzione con un “pubblico” di milioni di consumatori.

Per quanto riguarda la nostra categoria, le limitazioni imposte ai “bar, locali notturni e qualsiasi altro esercizio di intrattenimento aperto al pubblico” a svolgere attività nella fascia oraria 18:00-06:00, aggiungono ulteriori difficoltà, mettendo a rischio la tenuta economica di molte imprese del settore. Fin da subito abbiamo manifestato dubbi sull’efficacia di disposizioni che contrastano il contagio con l’imposizione di limitazioni per fasce orarie a categorie di attività, peraltro con difficoltà interpretative a contornare le attività interessate dai provvedimenti, vista anche la legislazione che ha introdotto la “tipologia unica” per le attività di Somministrazione. 20121 Milano – Corso Venezia, 47/49 Telefono 02.7750246 – Fax 02.7750468 – e-mail: segreteria.generale@confcommerciolombardia.it Indipendentemente da tali perplessità, già manifestate, abbiamo richiesto la possibilità di differire quantomeno l’obbligo di chiusura per le attività di Bar dalle ore 18 alle ore 20.

Inoltre, stiamo richiedendo al Governo provvedimenti di sostegno eccezionale, in particolare a riguardo di: – sospensione dei contributi e premi come già avvenuto in precedenza in occasione di eventi e calamità naturali; – previsione di fondo di contribuzione per i titolari di pubblico esercizio, come ad esempio bar, pub, ristoranti, locali da ballo etc., interessati dall’obbligo di sospensione dell’attività (l’entità potrebbe essere stabilita, ad esempio, secondo quanto avvenuto in occasione di eventi straordinari come terremoti, alluvioni ecc); – estensione delle previsioni delle causali del Fondo Integrazioni Salariali alle imprese non ricomprese e previsione della cassa in deroga anche per tutte le causali che non sono ricomprese in quelle già previste per il Fondo Integrazione Salariale, sia riferite alle zone direttamente coinvolte ed interessate da provvedimenti e misure di contenimento, sia indirettamente al settore dei pubblici esercizi in conseguenza della riduzione dei flussi turistici e della forte contrazione della domanda interna. Il nostro impegno è quello di assicurare un attento e qualificato presidio all’evoluzione della situazione, attraverso il sistematico confronto con le Istituzioni a cui è affidata la gestione dell’emergenza e nella speranza che la normalità possa essere presto ripristinata. Ben conoscendo i valori e la forza di cui sono dotati gli imprenditori del nostro settore, Vi invito, con profondo rispetto, a farVi coraggio, confrontandoVi costantemente con i Vostri colleghi e con le Associazioni di riferimento, recuperando le migliori energie e risorse, indispensabili per superare gli effetti collaterali del “Coronavirus”, tra cui il senso di frustrazione e di incertezza che caratterizzano il momento. Con profonda e sincera stima, un cordiale saluto”. Lino Stoppani




Coronavirus: dalla Regione sostegno per le attività economiche penalizzate

Il Consiglio di Regione Lombardia ha approvato all’unanimità una mozione frutto della unificazione di quattro distinte mozioni inizialmente presentate dai gruppi Lega, Forza Italia, Partito Democratico e Movimento 5 Stelle.

Il documento impegna il Presidente Fontana e la Giunta regionale a prevedere, compatibilmente con le risorse disponibili nel Bilancio regionale, misure dirette di sostegno straordinarie – contributi e/o finanziamenti agevolati – nei confronti di tutte le categorie economiche, in particolare piccole e medie imprese e liberi professionisti, colpite dai provvedimenti restrittivi dovuti alla diffusione del Coronavirus su tutto il territorio lombardo, e a farsi carico presso il Governo nazionale affinché quest’ultimo si faccia promotore di una serie di azioni necessarie a sostenere le attività imprenditoriali, economiche e lavorative in genere, che risultano penalizzate dall’attuale emergenza sanitaria legata alla diffusione del COVID-19. 
Tra le azioni richieste in via prioritaria si segnala in particolare:

  • L’istituzione di un Fondo nazionale di solidarietà a favore delle attività economiche, delle famiglie e degli Enti locali lombardi che sia operativo il prima possibile;
  • L’esenzione temporanea del versamento dei tributi e degli altri adempimenti fiscali e burocratici, nonché del pagamento delle utenze, per attività commerciali, artigiani, liberi professionisti e categorie produttive colpiti dalle ordinanze restrittive, che non deve riguardare solo le zone rosse, ma l’intera Lombardia;
  • Agevolazione di tutte le forme di mobilità viabilistica e sostenibile, implementando tutte le azioni utili a consentire ai pendolari l’ottimizzazione dei tempi casa-lavoro;
  • Verifica della dilazione dei termini di pagamento delle rate dei mutui attraverso l’apertura di un tavolo ufficiale con le Banche e gli istituti finanziari;
  • Sostegno ai lavoratori, in caso di perdita, anche temporanea, del posto di lavoro, attraverso politiche attive e la previsione di un fondo per casse integrazioni straordinarie;
  • Sostegno alle istituzioni, alle attività e agli operatori del settore culturale e artistico (es.: musei, cinema, teatri, circhi, spettacoli viaggianti itineranti etc.), oggetto delle azioni restrittive, in particolar modo con la rifusione da parte dello Stato dei minori introiti dovuti alle chiusure per motivi emergenziali sanitari;
  • Prevedere in via transitoria la possibilità per i dipendenti che accusassero sintomi influenzali o simili di comunicare al medico (o, come già previsto dall’ordinanza regionale riguardo all’utilizzo del 112 e del numero verde messo a disposizione da Regione Lombardia) il loro stato di salute, al fine di provvedere ad una certificazione dello stesso senza doversi recare fisicamente dal medico;
  • Sostegno agli esercenti che operano nei settori della somministrazione di cibi e bevande e nell’intrattenimento, attraverso l’esenzione da tributi e la creazione di un fondo risarcitorio ad hoc;
  •  Prevedere risarcimenti e agevolazioni alle imprese operanti nel settore delle agenzie di viaggi, delle aziende di trasporto di persone, delle attività ricettive alberghiere ed extra alberghiere e del turismo in generale per le ripercussioni economiche derivanti dalle conseguenze dell’emergenza Coronavirus (ad es.: annullamento dei viaggi scolastici, forte diminuzione dei flussi turistici da e verso la nostra Regione);
  • Sostenere economicamente le famiglie messe in difficoltà a seguito della chiusura degli asili nidi e della sospensione dei servizi scolastici, anche attraverso forme di risarcimento rispetto alle rette già pagate;
  • Risarcimenti agli operatori del settore fieristico e mercatale, per le spese già sostenute e per i mancati introiti previsti, a causa dell’annullamento degli eventi compreso nelle misure di prevenzione per limitare la diffusione del virus;
  • Aiuti economici agli organizzatori di eventi sportivi, i quali hanno subito perdite economiche anche a causa dei costi sostenuti per i preparativi delle manifestazioni annullate;
  • Prevedere sostegno economico agli operatori di attività legate al benessere della persona (ad es.: spa, terme, massaggiatori, etc.), che possono risentire in maniera negativa delle disposizioni emesse per garantire la sicurezza dal punto di vista della salute dei cittadini;
  • Studiare e attuare una serie di misure di sostegno e salvaguardia di tutte le realtà economiche e imprenditoriali della Lombardia, la cui attività risulti penalizzata, direttamente o indirettamente (ovvero quelle operanti nell’indotto generato da altre realtà direttamente penalizzate), a seguito delle misure previste dall’ordinanza emanata per tutelare la salute pubblica;
  • Avviare con il Governo una analoga iniziativa per ottenere dall’Unione Europea la costituzione di un Fondo europeo di solidarietà, come già avvenuto in passato in circostanze determinate da situazioni di calamità naturali.



Boom di disdette negli alberghi e le prenotazioni si congelano

Il timore del Coronavirus sta avendo ripercussioni pesanti sul settore alberghiero e dell’ospitalità in città e provincia.«La situazione è estremamente grave, sono migliaia le disdette, per non parlare delle mancate prenotazioni che vanno interpretate come segnale di psicosi e del panico — dice Giovanni Zambonelli, presidente dell’Ascom e del gruppo Albergatori dell’associazione —: finché le autorità non impediscono l’accesso alla città come ad altre colpite in Lombardia non ci sono, in nessun modo, rischi per la salute, eppure ci trattano come se la nostra fosse una zona rossa. Le ordinanze hanno per ora limitato luoghi di aggregazione come bar, musei, chiese, però tutti si rintanano al supermercato con un effetto contrario. Manca il buon senso».

Ascom Confcommercio Bergamo diffonde le indicazioni fornite da Federalberghi per gestire queste situazioni e informa anche che per le questioni sanitarie e giuslavoristiche è stato attivato un canale diretto con Ats. Il riferimento in Ascom è la dottoressa Francesca Cajo tel. 035 4120109 email francesca.cajo@ascombg.it.

Le indicazioni di Federalberghi

Nella attuale situazione di emergenza, nei casi di cancellazione di una prenotazione alberghiera, le aziende potrebbero non essere legittimate ad applicare le penali previste per i casi di inadempimento contrattuale, e, ove richiesto, potrebbero essere costrette a restituire quanto ricevuto a titolo di caparra o di prepagamento, fatta salva la possibilità di concordare lo spostamento della prenotazione in altri periodi.
L’articolo 1256 del codice civile stabilisce il principio secondo cui l’impossibilità sopravvenuta è causa di estinzione dell’obbligazione. L’articolo 1463 del codice civile stabilisce inoltre che, nei contratti con prestazioni corrispettive, la parte liberata per la sopravvenuta impossibilità della prestazione dovuta non può chiedere la controprestazione, e deve restituire quella che abbia già ricevuta, secondo le norme relative alla ripetizione dell’indebito. La Corte di Cassazione, nella sentenza n. 26958/2007, ha stabilito che l’impossibilità sopravvenuta della prestazione si ha non solo nel caso in cui sia divenuta impossibile l’esecuzione della prestazione del debitore, ma anche nel caso in cui sia divenuta impossibile l’utilizzazione della prestazione della controparte, quando tale impossibilità sia comunque non imputabile al creditore. Nella fattispecie, relativa ad un contratto di soggiorno alberghiero prenotato da due coniugi uno dei quali era deceduto improvvisamente il giorno precedente l’inizio del soggiorno, la Suprema Corte, enunciando il riportato principio, ha confermato la sentenza di merito con cui era stato dichiarato risolto il contratto per impossibilità sopravvenuta invocata dal cliente ed ha condannato l’albergatore a restituire quanto già ricevuto a titolo di pagamento della prestazione alberghiera.

Per evitare contenziosi, occorre quindi stabilire se la cancellazione dipende effettivamente da “forza maggiore”.

Al riguardo, si forniscono di seguito alcuni chiarimenti sui quesiti più ricorrenti, evidenziando però che ogni fattispecie necessita di essere concretamente esaminata:

  • –  cancellazione di soggiorni relativi a gite scolastiche: configura un’ipotesi di forza maggiore sull’intero territorio nazionale. In attesa della ordinanza annunciata dal Ministro dell’Istruzione, non è chiaro al momento fino a quale data devono intendersi sospese le gite scolastiche;
  • –  cancellazione di una sala prenotata per una manifestazione o evento: configura un’ipotesi di forza maggiore nelle sole regioni che hanno previsto la sospensione di tali eventi, per la sola durata di validità della specifica ordinanza;
  • –  cancellazione di una prenotazione da parte di persone in quarantena: configura un’ipotesi di forza maggiore, che deve essere comprovata da documentazione medica o provvedimento delle autorità sanitarie o di pubblica sicurezza;
  • –  cancellazione di una prenotazione da parte di persone residenti in aree in cui è stato disposto il divieto di allontanamento: configura un’ipotesi di forza maggiore, per il periodo di validità della specifica ordinanza.