Artigiani: «La politica non ci aiuta, tocca a noi reagire»

La crisi c’è e, con maggiore o minore intensità, colpisce ogni settore dell’artigianato. Ma c’è anche la consapevolezza che tocca alle imprese reagire, perché dalla politica non solo non arrivano risposte efficaci, ma semmai nuove complicazioni, come oneri e adempimenti, spesso varati senza nemmeno la necessaria chiarezza per permettere alle aziende di adeguarsi con semplicità. Alla vigilia dell’Assemblea dell’Associazione Artigiani, in programma sabato 25 maggio dalle 10 nell’Auditorium della sede di via Torretta a Bergamo, gli otto rappresentati delle Aree di mestiere sembrano aver già fatto proprio lo slogan dell’appuntamento “Guardiamoci dentro… per continuare a guardare oltre”. A parte campi in cui le prospettive sono incerte ed è difficile al momento individuare spiragli, come  costruzioni e autotrasporto, negli altri casi prevale infatti la volontà di ricercare soluzioni facendo valere le prerogative stesse del lavoro artigiano, la capacità di distinguersi per qualità, servizio e professionalità.

*Costruzioni
«Ritardi nei pagamenti, una spirale pericolosa»

Il blocco che sta vivendo l’edilizia lo sintetizza bene un’immagine di Geremia Arizzi, capo Area Costruzioni dell’Associazione Artigiani, nel settore da quarant’anni, con azienda a Piazza Brembana, dove è anche sindaco. «Non si vedono più gru – dice –, sono tutte ferme, significa che non ci sono grandi cantieri in attività. Per quanto ci riguarda, stiamo lavorando soprattutto su interventi di manutenzione, cantieri di 10-15 giorni, spesso programmati dallo scorso anno. Solo gli incentivi per le ristrutturazioni hanno dato una scossa, per questo sarebbe importante una proroga oltre la fine di giugno, quando scadranno. In flessione sono invece i lavori per il fotovoltaico, forse perché i vantaggi sono diminuiti». A tenere in stallo il mercato è l’incertezza. «Incide le stretta del credito – rileva –, ma soprattutto le difficoltà del lavoro. Oggi una coppia, anche se entrambi hanno un posto fisso, non mette su casa perché sa che quei posti potrebbero non essere così sicuri. Lo stesso vale per le aziende, che davanti a prospettive così incerte non azzardano certo investimenti». Il risultato è che tutto si è fermato e in più c’è il peso dell’invenduto. «In pratica – spiega Arizzi – tutte le aziende del settore si sono assunte rischi in prima persona perché vengono pagate solo quando l’immobile viene venduto. Ciò ha innescato la pericolosa spirale dei ritardi nei pagamenti che qualcuno sta anche cavalcando approfittandosene. Visto che la situazione è difficile, sarebbe importante invece darsi una mano e cercare, quando è possibile, almeno di non penalizzare troppo i colleghi».
Da sindaco può anche portare il punto di vista delle Amministrazioni pubbliche. «Il patto di stabilità – afferma – e la mancanza di finanziamenti dallo Stato e dalla Regione ci tolgono, in pratica, ogni possibilità di azione e gli interventi sono per lo più limitati a ciò che non si può rimandare». 

*Impiantistica
«Anche l’estero è una strada che si può percorrere»

«Si naviga a vista», è la sintesi di Giacinto Giambellini, alla guida dell’omonima azienda idraulica di Osio Sotto, capo Area Impiantistica nonché vicepresidente dell’Associazione Artigiani. «Con la bella stagione – rileva – ripartono alcuni interventi, ad esempio per il condizionamento, ma il blocco dell’edilizia si ripercuote, per forza di cose, anche sui nostri settori. Ad aggravare il tutto ci sono i ritardi nei pagamenti, che sembrano ormai diventati una prassi. Addirittura nei contratti oggi viene specificato che il pagamento avverrà quando il cliente avrà a sua volta riscosso, il che la dice lunga sulla sofferenza delle attività: è una guerra tra poveri». Eppure non gli manca la fiducia: «Gli impiantisti serviranno sempre – nota -, ma non possiamo pensare che tutto tornerà come una volta, ci si deve riorganizzare, rimettere in gioco. Ormai il fattore prezzo non fa la differenza perché più giù di così non si può scendere, la può fare solo la professionalità, che occorre saper dimostrare nel tempo. Non basta nemmeno essere i più esperti della propria materia – tiene a precisare -, è importante per l’imprenditore avere una visione dell’economia e del mercato e sapersi muovere per trovare, di volta in volta, risposte concrete».
Due strade che possono dare opportunità sono, secondo Giambellini, le riqualificazioni e l’estero. «Per questa seconda scelta – rileva – occorre una dose di coraggio in più, significa stare lontani da casa, dalla famiglia, dalle amicizie, anche in questo caso è un cambio netto, più o meno obbligato, che viene richiesto agli artigiani». Il paradosso è che mentre le aziende sono faticosamente alle ricerca di nuove prospettive e sbocchi, burocrazia e costi, anziché alleggerirsi, si appesantiscono, «pensiamo ad esempio alle normative sui gas florurati – ricorda Giambellini -, che rappresentano ulteriori oneri per imprese già vessate dagli adempimenti e dalle tasse».  

*Produzione e Subfornitura
«Troviamo nelle nostre aziende spunti per il cambiamento»

La visione di Alessandro Bonzi, capo Area Produzione e Subfornitura, parte da quella che è, in pratica, l’unica certezza del momento: «La crisi c’è e non si risolverà da un giorno all’altro – afferma -. Non possiamo rimanere in attesa di risposte da parte di una politica che sino ad ora non ha dimostrato di saperne dare, tocca perciò a noi darci da fare per rimetterci in gioco». «Formazione, innovazione, internazionalizzazione – spiega – sono le leve per ripartire, anche se fino ad ora sono suonate più come dei bei concetti astratti e raramente sono diventate effettivi spunti di cambiamento. Innovare, in realtà, non vuol dire mettere in atto chissà quale rivoluzione, ma fare qualche piccolo passo sì, ad esempio riorganizzare l’azienda, modificare le strategie commerciali, magari potenziando il proprio sito o proponendosi in maniera diversa sul mercato». Visto che lamentarsi non serve, «si deve se non altro fare una valutazione della propria operatività, attuale non del passato, e vedere cosa si può migliorare. Anche nei confronti del sistema creditizio occorre essere in grado di presentarsi in maniera credibile, servono più responsabilità e reciprocità». Un esempio concreto di come si può innescare il cambiamento lo fornisce la sua azienda, che si occupa di trattamenti galvanici a San Pellegrino, fondata dal nonno nel 1955. «Qualche anno fa ho partecipato per la prima volta ad una fiera e i risultati sono stati incredibili – racconta Bonzi -. Si sono aperte nuove collaborazioni, è nato un gruppo d’acquisto, ho potuto verificare il posizionamento nei confronti della clientela e su questo abbiamo sviluppato l’attività».  
Nel settore che rappresenta a soffrire sono soprattutto le imprese fornitrici dei comparti in difficoltà, come l’auto, il tessile, le materie plastiche, mentre si difende chi lavora per aziende che esportano, «perché – fa notare – ci sono Paesi che hanno superato la crisi e sono tornati a crescere». In Italia, invece, anche pagare le tasse è sempre più complicato. «Questo continuo cambio in corsa delle regole – afferma – ci penalizza e non ci permette di guardare un po’ più lontano dell’immediato. Non sappiamo se e come si pagherà l’Imu, quanto inciderà la Tares, il Sistri è stato bloccato e poi rimesso in moto, non sto parlando dell’opportunità o della congruenza di tributi ed adempimenti, credo che le tasse vadano pagate, ma le aziende non devono impazzire per farlo».         

*Trasporto
«Le sanzioni stanno affossando le imprese»

Al di là della crisi, che ha ridotto il lavoro e portato al minimo i margini, è la mancanza di una vera politica a tutela dell’autotrasporto ciò che sta mettendo a rischio il settore secondo il capo Area Dario Mongodi, alla guida dell’omonima ditta di autotrasporti di Villongo. Il suo è un autentico «grido di disperazione» e riguarda, in particolare, le sanzioni, che si sono moltiplicate e sono diventate insostenibili. «Come si può prevedere che non vengano superate dieci ore alla guida – fa notare – se se ne perdono tre o quattro fermi nelle piattaforme logistiche per il carico e lo scarico e se la velocità media in Italia è di 34 chilometri all’ora contro i 68 della media europea? Servirebbe più attenzione alle reali condizioni in cui le aziende operano prima di varare certi provvedimenti, anche i  vertici delle associazioni di rappresentanza dovrebbero seguire più da vicino le istanze della base, è un messaggio che non smetto di lanciare, per cercare di cambiare la situazione». «Gli autotrasportatori – prosegue – si trovano a fare i conti con una rete stradale nata senza programmazione, su un territorio dove si è edificato dappertutto: le difficoltà sono oggettive e cosa si pensa invece? Di fare cassa con i controlli. Per chi sfora l’orario, anche solo di qualche minuto, c’è anche la visita dell’ispettorato del lavoro, ma sono ben 800 gli articoli del codice della strada per i quali si può essere sanzionati. Ormai mi sembra si sia scatenata un’autentica caccia al camion con il risultato che le nostre attività ci stanno scivolando di mano». All’obiezione che controlli e sanzioni sono fatti per migliorare la sicurezza Mongodi risponde: «Non è così che si ottengono risultati ma confrontandosi con gli operatori per capire cosa non funziona nel sistema e lavorare insieme sulla prevenzione. Facile scattare la fotografia ad una targa, più complesso mettere gli operatori nella condizione di lavorare con tranquillità. Sarei felicissimo di uscire solo tre giorni a settimana, se il ricavo mi consentisse di andare avanti».

*Servizi
«Le nostre attività saranno sempre richieste, ma bisogna puntare sulla qualità»

«Fino allo scorso anno era un’oasi ancora felice, dall’inizio del 2013 anche per le riparazioni di auto è arrivato il calo», lo rileva Ernesto Belotti, capo Area Servizi. «La diminuzione delle vendite di auto nuove – spiega – ha portato ad un invecchiamento del parco circolante, facendo aumentare le richieste di manutenzione. Ora, invece, le difficoltà di spesa si fanno sentire e i clienti cominciano a rimandare i controlli periodici». La strada per resistere è una sola, quella del continuo aggiornamento, della qualità e del servizio al cliente. «Le attività di servizio saranno sempre richieste – afferma Belotti -, certo bisogna essere in grado di seguire le esigenze e le opportunità. Esemplare da questo punto di vista è il lavoro fatto negli ultimi 18 anni con le imprese di pulizia, che insieme a tappezzieri e riparatori di auto e tv fanno parte dell’Area. Attraverso la creazione e lo sviluppo del marchio “pulitore qualificato” è stato possibile ai nostri associati distinguersi e affrontare le innovazioni proposte dal mercato». Ma il discorso vale anche per gli altri settori e non è legato solo al momento di crisi. L’attività di Belotti, oggi portata avanti con i tre fratelli a Castelli Calepio, risale addirittura agli anni ’20, quando il nonno riparava biciclette, trattori, le poche auto presenti nei paesi e quelle dei cittadini che si dirigevano al lago. «Negli anni ’90 – ricorda – abbiamo introdotto il soccorso stradale, l’elettrauto, siamo diventati uno dei primi centri di revisione ed abbiamo ampliato l’attività alla vendita di auto. Il futuro non può che essere nella stessa direzione, nel cercare cioè di offrire supporto a 360 gradi, tanto più che per i servizi di base sono nati i centri fast fit, anche se in Italia, a differenza della Francia, non stanno prendendo troppo piede». Talvolta è l’evoluzione stessa dei prodotti ad imporre l’aggiornamento: «Oggi la distinzione tra meccanico ed elettrauto non esiste più, al punto che la Camera di Commercio ha riunito le attività sotto l’unica definizione di meccatronica – evidenzia -, anche i motori ibridi ed elettrici sono un nuovo campo di specializzazione. Insomma per chi vuole mettersi in gioco le opportunità ci sono, non potrei pensarla diversamente visto che ho quarant’anni e credo nel futuro». Qualche dubbio sembrano invece averlo i giovani: «I motori sono sempre piaciuti e non mancano le vocazioni per questa attività – rileva -, ciò che spaventa sono il peso della burocrazia, le spese, gli adempimenti, dalla sicurezza ai rifiuti, che rappresentano un freno per l’avvio di nuove attività».          

*Servizi alle persone
Parrucchieri, «consorziamoci per essere più forti»

«Non abbiamo il problema della riscossione dei pagamenti, ma per il resto la crisi non ha risparmiato le nostre attività», dice Maurizio Locatelli, parrucchiere, capo Area Servizi alle persone dell’Associazione Artigiani, titolare della storica insegna “Amleto” in via Garibaldi in città, aperta dal padre nel 1952. «La clientela si mantiene, ma è calata la frequenza e la signora che prima veniva ogni settimana riduce le visite o torna quando ne ha effettivamente bisogno e solo per i trattamenti necessari». «È una tendenza in atto da almeno tre anni – rileva – ed ha avuto ripercussioni sulle attività: alcune non ce l’hanno fatta, altre annaspano, altre si difendono». “Colpa” anche dei parrucchieri cinesi? «Alcune clienti ammettono di aver dovuto fare di necessità virtù – racconta -, ma poi tornano da noi. Non è con questo tipo di proposta che ci dobbiamo confrontare. Ciò che possiamo auspicare sono i giusti controlli perché la concorrenza sia il più leale possibile, ma è sulla qualità che occorre puntare, su prezzi equi, promozioni mirate, servizi che diano alla cliente la possibilità di curare l’acconciatura da sola per un buon periodo, non certo sul ribasso». Proprio in quest’ottica punterà, in seno all’Associazione, a promuovere la formazione, «non solo per adeguarsi nel modo più indolore possibile alle nuove normative sulla sicurezza – spiega -, ma soprattutto per dare la possibilità all’imprenditore di istruire i collaboratori su ciò che effettivamente gli serve. Sino ad ora la formazione ha riguardato soprattutto i prodotti e le novità, ora vorremmo dare un taglio più legato alla progettazione, dare ad ognuno gli strumenti per sviluppare e personalizzare la proposta». L’invito è anche ad abbandonare l’individualismo che caratterizza la categoria «per acquistare maggiore forza imprenditoriale, consorziandosi per ottenere, ad esempio, migliori condizioni sui servizi». Tra le opportunità da tenere presente anche quella degli orari: «Molti negozi propongono alcune aperture serali – evidenzia –, un modo per andare incontro alle esigenze dei clienti, che viene apprezzato. Certo bisogna tenere conto dell’organizzazione e soprattutto del contesto. Anch’io – ammette – ho prolungato per un certo periodo l’orario fino alle 22, ma ho dovuto rinunciare perché a quell’ora in città non gira più nessuno e lo scenario è desolante. Forse bisognerebbe pensare a politiche che incentivino la collocazione dei mestieri artigiani nelle vie del centro e dei nostri paesi, magari agevolando i giovani a diventare imprenditori, così da rivitalizzare i centri e le piazze un po' a tutte le ore e restituire l'originale vocazione aggregativa».

*Alimentari
Pasticceri, «ci difendiamo con una proposta originale»

Se per le pasticcerie il quadro non è fosco come per altri settori lo si deve anche alla possibilità di continuare distinguersi per il tipo di proposta e alla capacità di cogliere e interpretare le nuove tendenze in fatto di gusto. «Anche noi risentiamo del calo dei consumi, è indubbio, ma ci difendiamo rispetto ad altre realtà dell’artigianato», commenta Giosuè Berbenni, della pasticceria Giosuè di Montello, capo Area Alimentari nonché presidente del Consorzio pasticceri. «Non c’è più l’abitudine del vassoio di paste la domenica – rileva – ma per una ricorrenza, una festa o anche solo se ci sono ospiti o si è invitatati a cena la pasticceria torna ad essere un punto di riferimento». Forse la “fortuna” del settore è che non ha veri concorrenti, i reparti pasticceria nei supermercati non sembrano infatti intaccare il piacere di mettere piede in un negozio specializzato, capace di conquistare già con la vista e i profumi e regalare prodotti unici. «In effetti offriamo qualcosa in più e di diverso – dice – e la moda del cake design, spinta dalle rubriche televisive, ci sta dando una mano accendendo l’attenzione sulle nostre attività. L’unico neo è che non si parla mai dei prezzi, così capita che il consumatore resti spiazzato perché non sa che per una torta decorato occorrono molte ore di lavorazione». Punti a favore dell’attività sono anche la conduzione familiare, «per cui spesso non si contano le ore spese nell’attività» e il rapporto con i clienti, «che apprezzano la possibilità di scambiare anche solo due chiacchiere». «Naturalmente è più facile andare avanti per chi ha un’attività consolidata – ammette Berbenni, la cui pasticceria è aperta da 32 anni -, più difficile per chi deve ritagliarsi la propria fetta di mercato, ora che la torta si è ristretta e se non riparte il mercato potrebbero esserci problemi». Le strategie in ogni caso non mancano e l’invito e di continuare a guardare al futuro con ottimismo. «Con il Capab – ricorda – proponiamo corsi per realizzare gelato di qualità o sulle confezioni in occasione di Natale e Pasqua, così da proporre sempre qualcosa di diverso e originale».      

*Immagine, Arte e Comunicazione
«La crisi? Un’opportunità per crescere e migliorarsi»

«Le crisi servono a mettersi in discussione, a rendersi conto dei punti critici e di quelli di forza, per migliorare sia dal punto di vista personale sia da quello professionale, sono opportunità di crescita». Volge in positivo le difficoltà che anche l’arte e l’oreficeria stanno attraversando Andreina Facchinetti, capo Area Immagine, Arte e Comunicazione, titolare di un’orologeria e oreficeria in via Borgo Palazzo 2, aperta nell’80 continuando l’attività del padre, maestro orologiaio. «La spesa è calata indubbiamente – rileva – ma c’è anche più attenzione a come si spende, aumenta così la selezione tra le attività capaci di offrire servizi e proposte di valore rispetto a quelle improvvisate». I servizi di riparazione tornano in auge a scapito dell’accumulo e del ricambio «ma se si ha la possibilità di spendere – nota -, i gioielli finiscono con l’essere preferiti ad articoli più voluttuari come abiti e accessori, perché sono più concreti, restano, in fondo, un bene rifugio». E poi c’è l’aspetto creativo, la nota che rende ogni opera un pezzo unico, che non si può confrontare con altri e per questo capace di ritagliarsi uno spazio proprio. «Dell’Area fanno parte anche ebanisti, scultori, tipografi, restauratori – ricorda Andreina Facchinetti -, sono tutte figure di creativi e sono loro che hanno una visione più ampia e positiva del futuro, persone che credono in quello che fanno e che spesso hanno la capacità di formulare visioni che vanno più in là del pensiero pratico trovando anche nuovi modi per proporsi».




La tabaccaia assalita: «Non vogliamo il Far West. Ma come ci difendiamo?»

Egregio presidente Malvestiti
sono Simona Gualandris, titolare dell'Enjoy bar tabacchi a Nese e vivo nell'unico appartamento che si trova sopra il bar con il mio compagno e mia figlia di 9 anni. Ho lavorato 10 anni (dal 1997 al 2008) ad Oriocenter dove gestivo in affitto d'azienda la gelateria Mr. Manuel di Vavassori e, prima ancora, ho lavorato per 6 anni nella gelateria del Borsa, sempre di Vavassori, di fianco al suo negozio Pelletteria Luisa, il suo viso quindi mi è molto familiare e per questo motivo mi è venuta voglia di scriverle, dopo aver letto l'intervista fatta dal Corriere della Sera il cui articolo è stato pubblicato proprio sotto quello della spaccata avvenuta al mio bar. A gennaio 2008 ho avuto la brillante idea di acquistare un'attività mia perché l'affitto d'azienda non mi soddisfava più, e, senza nemmeno un euro in tasca, tra prestiti e cambiali ho miracolosamente acquistato questo bar con annessi tabacchi e ricevitorie lotto e superenalotto (ora sono anche punto Snai, giusto per attirare ancora di più i ladri). Inizio la mia giornata alle 6 del mattino con l'apertura del bar e la finisco alle 21, sette giorni su sette, nel mio piccolo do lavoro a quattro persone, ma sono cinque anni che sono sul filo del rasoio ed anche quest'anno – a novembre almeno le cambiali finiscono – ho la paura di non arrivare alla fine. Ogni sera quando salgo in casa, metto a letto mia figlia e attacco il mio antifurto, sempre con un certo timore della notte, considerando tutte le spaccate che stanno avvenendo, sempre più spesso negli ultimi anni. Sono sempre stata cosciente del fatto che se fossero venuti a rubare da me e fossero riusciti a portarmi via tra Gratta e vinci e sigarette si fa presto ad arrivare a 20 o 30mila euro, io non sarei più riuscita a rimettermi in piedi e a riaprire perché le banche mi avrebbero fatto saltare.
L'altra notte è successo! Alle 3 siamo stati sbalzati fuori dal letto da due botti. In un primo momento pensavamo fossero tuoni, l'antifurto è partito e subito è arrivato il panico, mia figlia che piangeva e chiedeva cosa stava succedendo, io che non capivo ancora se aspettarmeli su in casa… non riuscivo nemmeno a ricordare il numero d'emergenza, il 112. Poi vedo il mio compagno rientrare velocemente dal terrazzo, dove era uscito per vedere cosa stava succedendo, dicendoci "state dentro, state dentro sono entrati nel bar!". Va in camera, prende il fucile da caccia, torna sul terrazzo, e mentre io sto parlando coi carabinieri al telefono, sento che spara due o tre colpi distanti l’uno dall'altro. Io continuavo a non capire, finché poi, dopo aver fatto scappare i malviventi è rientrato dicendomi "ho fatto una cazzata, gli ho sparato nelle gambe e ne ho presi due". Io e mia figlia quando abbiamo realizzato che li aveva fatti scappare siamo tornate a respirare, mia figlia poi gli è saltata al collo dicendogli "Grazie Titti che ci hai salvate!".
Il mio compagno è la persona più pacifica del mondo e non pensa di vivere nel Far West. Il fatto è che quando ci si trova in certe situazioni è l'istinto che comanda, non c'è tempo di pensare, e se non ci fosse stato lui , io forse non avrei più riaperto la mia attività.
Ora comunque i due malviventi che sono fini in ospedale sono stati denunciati a piede libero perché il Pm ha rifiutato il loro arresto, Noi nel frattempo abbiamo già avuto minacce telefoniche… si perché noi non sappiamo chi sono loro, ma loro sanno bene chi siamo noi.
Allora mi chiedo: come possiamo noi non pensare di doverci difendere da soli?




Bergamo, tornano in strada gli Urban Steward

Offrono indicazioni sui musei, sui luoghi da visitare, sui parcheggi e sui servizi turistici. Il tutto con un sorriso, offrendo tutta l’assistenza possibile per la visita a Bergamo. Dopo il successo riscosso nel 2011 e nel 2012, tornano anche quest’anno, da maggio a settembre, gli Urban Steward che, con la loro professionalità e competenza, forti dei 37 mila contatti del 2012, hanno convinto il Comune di Bergamo a consolidare il servizio. Come gli anni scorsi, gli “assistenti turistici” contribuiranno a rendere il centro storico più amichevole ed ospitale, dispensando consigli e indirizzi giusti per musei, monumenti, spettacoli e shopping, favorendo così la visita alla città e l’orientamento di turisti nella ricerca dei luoghi di interesse artistico, culturale e commerciale.
Le coppie di Urban Steward saranno immediatamente riconoscibili grazie a cappellino, T-shirt, giubbetto e borsa personalizzati. Dispenseranno informazioni in inglese, ma anche in francese tedesco o spagnolo e, grazie alle Bergamo Card, consentiranno al turista l’accesso agevolato a servizi e musei. Inoltre, forniranno mappe e completeranno un kit per la rilevazione dei dati destinati all’indagine sulla valutazione del servizio offerto.
Saranno presenti lungo le strade più battute dai turisti da maggio a settembre, il sabato dalle 15  alle 18 e la domenica dalle 11  alle 14  e dalle 15  alle 18. Due operatori saranno presso la Stazione della funicolare bassa, uno presso il Largo di Colle Aperto e uno presso l’aeroporto. La novità di quest’anno saranno le biciclette: alla  Stazione della Funicolare Bassa e in Colle Aperto gli steward saranno dotati di una bici decorata con i loghi dell’iniziativa e con un bauletto contenente il materiale promozionale. Un modo per dire sì alla mobilità sostenibile, per incoraggiare all’utilizzo di mezzi di trasporto alternativi all’auto privata.
“Accogliere il turista con un sorriso, con un contatto umano, offrendogli la massima assistenza, è un ottimo biglietto da visita per la nostra città. – sottolinea Roberta Garibaldi delegata al Turismo del Comune di Bergamo –  Sebbene mappe e informazioni siano oggi affidate alla tecnologia, sono molti i turisti che apprezzano la possibilità di scambiare due chiacchiere, un sorriso, con i nostri steward e hostess urbani, che ringrazio per la professionalità e la sensibilità che dedicano agli ospiti della nostra città”.
E i numeri danno ragione a Roberta Garibaldi.
Il servizio nel 2012 è stato utilizzato da più di 37 mila visitatori, nelle strade del centro storico e nei luoghi più frequentati dai turisti, attraverso operatori addetti alla distribuzione della Bergamo Card (in particolare quella 24h realizzata nel 2012) oltre che di materiali e informazioni a city users (utilizzatori della città per studio, lavoro, turismo, servizi come la sanità) e cittadini. Complessivamente in 4 mesi sono stati registrati 37.376 contatti, con il picco a settembre di 14.975 contatti.
I sei Steward, divisi in 3 coppie, hanno espletato il loro servizio il sabato dalle 15 alle 18 e la domenica dalle 11 alle 14 e dalle 15 alle 18 principalmente nelle zone attorno alla stazione ferroviaria, nei pressi della Funicolare Bassa, presso la stazione della funicolare in Piazza Mercato delle Scarpe fino a Colle Aperto, passando per Piazza Vecchia. Dal primo weekend di agosto, in sostituzione della postazione presso la stazione ferroviaria è stata attivata una postazione presso l’Aeroporto di Orio al Serio.




I formaggi della Val Brembana? Ricchi di antiossidanti e abbassano il colesterolo

“Cluster di eccellenza” è un progetto finanziato dalla Regione Lombardia, finalizzato alla sinergia tra la produzione agroalimentare e la ricerca medico scientifica, che ha visto lo snodarsi di tre anni di ricerca, formazione e animazione territoriale volte alla valorizzazione delle aree montane e del loro capitale umano e produttivo.
La ricerca, condotta dall'Università di Pavia e dall'Università Statale di Milano, ha valutato le proprietà antiossidanti individuate nelle produzioni lattiero-casearie tipiche della montagna lombarda e ha avuto come obiettivo quello di determinare l'esistenza in questi prodotti di specifiche molecole in grado di distruggere i radicali liberi, con riduzione conseguente dello stress ossidativo.
Come effetto collaterale della ricerca, è emerso che il consumo di alcuni formaggi abbassa il livello di colesterolo nel sangue, contrariamente all'opinione comune diffusa. I risultati positivi hanno dimostrato la tesi di partenza, che riconosce al consumo di formaggi proprietà salutistiche inaspettate e di straordinaria portata.
Lo studio è stato effettuato su 30 formaggi prodotti in Val Brembana, area tradizionalmente vocata alla produzione casearia, suddivisi in 3 tipologie (caprini, stracchini e Formai de Mut dell'Alta Valle Brembana DOP). Le proprietà antiossidanti, riscontrate in parte dei campioni analizzati, sono probabilmente riconducibili all'alimentazione degli animali: è noto che quanto più gli animali pascolano liberamente in alpeggio, tanto più il latte che producono è ricco di fitosteroli, molecole a cui si attribuisce la capacità di ridurre il colesterolo riscontrata nei formaggi analizzati.
I formaggi su cui sono state condotte le ricerche sono prodotti d'eccellenza, ora questa analisi li ha arricchiti di un'eccellenza di tipo scientifico: i formaggi oltre ad essere buoni, infatti, fanno anche bene alla salute. A fronte degli incoraggianti risultati, che attestano la correlazione tra le condizioni ambientali di allevamento degli animali e la presenza nei prodotti lattiero-casearii di composti a influenza positiva sulla salute dei consumatori, il progetto si pone ora un secondo ambizioso obiettivo, ovvero quello di divulgare e trasferire le buone pratiche produttive a tutti i produttori del settore. In tale direzione vogliono andare una serie di attività di alta formazione, condotte su un pubblico trasversale di produttori, ristoratori, commercianti e giovani diplomati e realizzate in collaborazione con la Comunità Montana della Val Brembana, grazie alla quale si è ottenuto un forte coinvolgimento del territorio.
Giunti ora nella fase conclusiva del progetto triennale, di cui l'agenzia di formazione e sviluppo Prodest è stata capofila, tutti i partner coinvolti esporranno i risultati delle ricerche medico-scientifiche in un convegno, che si svolgerà venerdì 24 maggio presso l'Istituto Giulio Natta di Bergamo. Info: www.clusterdieccellenza.it




Auto, abbigliamento e ristoranti la “vision” degli imprenditori

Terziario Donna
Marrone: “Sempre più marcato
il ruolo delle imprenditrici”

Claudia Marrone, presidente del nuovo Gruppo Terziario Donna dell’Ascom di Bergamo ha sottolineato l’importanza di una rappresentanza delle imprese al femminile: “Nel mondo del commercio ricordo che su 22.000 imprese orobiche oltre 4.000 imprese individuali e più di 1.200 società sono guidate da un titolare o legale rappresentante donna.  Se dovessimo allargare la ricerca ai soci e ai coadiuvanti familiari, ruolo storicamente ricoperto dalle donna nelle imprese dei nostri settori, scopriremmo che due terzi delle imprese bergamasche si fondano su lavoro imprenditoriale al femminile”. Sono soprattutto le donne a dare vita a nuove imprese: “Secondo Unioncamere, nel 2012, l’anno forse peggiore per l’economia, le imprese al femminile sono cresciute di oltre 7 mila unità in Italia e di quasi 2 mila in Lombardia”. Un fenomeno dettato soprattutto dalla necessità di crearsi uno sbocco professionale: “ La crescita delle imprese femminili è probabilmente la conseguenza alle difficoltà occupazionali delle donne il cui tasso di disoccupazione è purtroppo cresciuto, ma non dobbiamo dimenticare che questi nuovi fiocchi rosa  rappresentano una risposta tangibile alla crisi e l’affermazione dell’energia con la quale le donne sanno affrontare i momenti di grave difficoltà. Tutti valori cui attaccarsi per ripartire con nuove imprese , nuove competenze e diversi stili imprenditoriali. La nostra speranza è che queste imprese possano nascere all’insegna di una maggiore capacità di dialogo, integrazione e collaborazione, anche grazie al nostro supporto”.

Autosalonisti
Epis: “La crisi si combatte
con la professionalità e l’innovazione”

Loreno Epis, presidente del Gruppo Autosalonisti  Ascom, nato dopo lo scioglimento di Assoauto, l'associazione autonoma aderente ad Ascom fondata nel 1998 come prima forma di aggregazione della categoria degli autosaloni pluri- marca a livello nazionale, sottolinea come agli sforzi richiesti agli imprenditori non corrisponda un’attenzione da parte del legislatore: “Le potenzialità innovative da poter mettere in campo sono ormai tante, ma nel commercio , soprattutto  nel comparto Automotive, devono andare a braccetto con il legislatore in un settore che riveste il secondo posto per produzione del Pil a livello nazionale e che interessa 10 mila autosalonisti e 3300 concessionari”. Il “Progetto Autosalonisti”, nato con l’aiuto e il supporto di Ascom e Camera di Commercio rappresenta il primo e unico esempio in Italia nel settore: “Vogliamo indicare  a chi opera nel comparto una strada chiara a livello normativo e professionale attraverso corsi di specializzazione ed aggiornamento, incentrati oltre che sulle tecniche di vendita, sugli aspetti normativi, in primis sul codice al consumo. Il Gruppo darà vita ad una piattaforma web aperta, attraverso i social network, ad utenti e clienti. Il sito, il primo a livello nazionale,  riunirà tutti gli operatori associati e raccoglierà oltre alle auto in vendita in ogni salone, tutte le iniziative in corso o in programma”.  La crisi si combatte con la professionalità, l’innovazione e la voglia di confrontarsi seriamente con le parti in causa del processo economico di commercializzazione del prodotto. ”Non nascondo – chiude non senza una vena polemica Epis – che lo stesso aggiornamento lo pretendiamo anche da chi ci condiziona la storia lavorativa ed economica di tutti i giorni: il politico legislatore”.

Abbigliamento  e calzature
Poloni: “La liberalizzazione degli orari
ha creato disequilibri nel commercio”

Meri Poloni, imprenditrice nel settore abbigliamento  e calzature nel negozio Provenzi Store di Trescore, non nasconde la difficoltà vissuta dalla categoria, alle prese con consumi in linea con quelli del secondo Dopoguerra: “Il potere d’acquisto delle famiglie si è ridotto del 5% secondo i dati più recenti Istat,  mentre il reddito disponibile è tornato indietro di quasi 20 anni. Sconfortano ancor di più i dati dell'Osservatorio Acquisti CartaSì che evidenziano come a marzo  le spese in abbigliamento e calzature siano calate del 23%. La Camera di commercio  registra, in un anno, un calo del 6,2% per il commercio al dettaglio”.  Sulle spalle delle imprese non c’è solo la recessione, ma anche il pesantissimo fardello di una tassazione ormai a livelli record: “Ci manca solo il via libera all’annunciato aumento dell’Iva dal 21 al 22% e poi, ci ritroveremo tutti ancor di più nell’emergenza. Per darvi un’idea di com’è cambiato il mercato, basta questa piccola constatazione:  oggi, quando il cliente entra nel negozio non chiede più, come accadeva un tempo, se c’è o meno quel vestito, ma quanto costa. Il fattore prezzo è diventato predominante  e l’unica discriminante”.  In questo  contesto difficile gli imprenditori sono chiamati a fare la loro parte soprattutto sul fronte della liberalizzazione degli orari: “Solo stando uniti possiamo affrontare questioni importanti come la liberalizzazione degli orari, che nel commercio non ha minimamente incentivato i consumi, bensì ha finito col penalizzare gli equilibri già precari nella distribuzione a vantaggio esclusivo di quelli che possono permettersi di restare aperti sempre”.

Ristoratori
Frosio: “Serve una maggiore
partecipazione alla vita associativa”

Petronilla Frosio, presidente del Gruppo Ristoratori Ascom richiama i suoi, invocando una maggiore partecipazione alla vita associativa: “E’ ancora troppo scarsa la consapevolezza del ruolo dell’Associazione. In un momento difficile come quello che stiamo vivendo, sono ancora troppi gli imprenditori che pensano di poter fare tutto da soli e si chiudono ad un confronto che invece è cruciale”.  L’individualismo ostacola i progetti più grandi: “Se Bergamo vuole davvero diventare una meta turistica e punta ad entrare nel novero delle capitali della cultura, una maggior condivisione ed un più forte spirito di gruppo sono  indispensabili, al pari di una maggior qualificazione professionale attraverso i corsi proposti da Ascom Formazione. E’ più che auspicabile, se vogliamo competere in Europa, una maggiore interazione fra le varie categorie per sviluppare un vero concetto di accoglienza “. Anche se i dati indicano una tenuta del settore, bisogna concentrarsi per costruire il futuro della categoria, attraverso una partecipazione attiva agli incontri e alle iniziative messe in campo dall’Associazione: “I dati provinciali indicano una crescita delle imprese che operano nel settore, dettata anche da chi si improvvisa imprenditore e porta avanti questo mestiere senza averne  molto spesso le competenze, aggiungendo problemi nuovi a quelli esistenti. Diventa quindi necessario che il prossimo Direttivo metta in agenda anche azioni mirate per sensibilizzare gli associati ad una partecipazione più attiva e consapevole. Il problema è già stato in parte affrontato: accanto al Gruppo giovani imprenditori si è recentemente costituito il Gruppo al femminile, ma bisogna comunque insistere perché questa è la strada più idonea per coinvolgere un maggio numero di associati e formare la futura dirigenza.”

Giovani Imprenditori
Bonicelli: “Più spazi
per far crescere le nuove leve”

Luca Bonicelli, presidente del Gruppo  Giovani Imprenditori invoca una valorizzazione delle nuove leve del commercio, del turismo e dei servizi da parte del sistema: “Non si fa che parlare tanto dei giovani, ma pare che tutti li tengono “nella naftalina”. Una situazione inaccettabile, che il mio Gruppo cerca di arginare attraverso le prime iniziative portate avanti negli ultimi mesi, dal  convegno sul tema del commercio di vicinato realizzato in collaborazione con l’ Università di Bergamo alla nascita di un Tavolo di coordinamento dei Giovani imprenditori che vede coinvolti oltre alla nostra Associazione, anche l’Associazione Artigiani, Ance e Confindustria”. Tanti giovani non attendono che un’opportunità: “A loro va data una chance, anche se ovviamente vanno seguiti e con pazienza aiutati, a volte anche gestiti, perché spesso i ragazzi sono un po’ irruenti e vogliono tutto subito. Ma sono anche sempre pronti a ripagare la fiducia data”.  Per aiutare i giovani a crescere, Luca Bonicelli lancia  una  proposta di maggiore condivisione alle categorie e ai vertici dell’associazione: “Mi piacerebbe che  dal prossimo mandato  venisse data la possibilità di far entrare nel consiglio ristretto il presidente del Gruppo giovani o un delegato dello stesso gruppo, anche solo come uditore.  Sarebbe un segnale di apertura ai giovani, un messaggio che dalla saggezza  ed esperienza dei “vecchi” si possa fare  ripartire quel filo invisibile che dà e darà continuità alla nostra associazione.  Del resto il nostro Paese nel Dopoguerra è ripartito perché pensava al suo futuro, ora  invece l’Italia si è fermata perché  ha smesso di farlo”




Expo ScuolAmbiente, Bergamo “green” per 3 giorni

Promuovere uno stile di vita improntato ad un uso consapevole delle risorse ambientali, favorendo cambiamenti nei comportamenti fin da giovani. Si apre con questo auspicio la XX edizione del Expo ScuolaAmbiente (Bergamo, 23-26 maggio) che è stato presentato nei giorni scorsi al Museo
civico di Città Alta "E. Caffi", dall'assessore regionale all'Ambiente, Energia e Sviluppo sostenibile, affiancata dall'assessore comunale all'Ambiente e dai rappresentanti degli enti che collaborano all'organizzazione.
"Bergamo – ha sottolineato l'assessore – per tre giorni diventa la città più verde della Lombardia. Quest'anno più che mai ci poniamo l'obiettivo di far capire a partire dalle giovani generazioni quanto è importante tutelare l'ambiente, perchè questa è la base del nostro futuro e che ci permetterà di vivere in un ambiente migliore". L'assessore ha anche evidenziato come, purtroppo, "non siano immediatamente visibili e misurabili gli interventi che si fanno a tutela dell'ambiente", perché spesso questi hanno carattere strutturale e di lungo periodo. "Questo però – ha sottolineato – non ci deve scoraggiare, anzi. Da qui l'importanza di trasmettere 'buone maniere' fin dai bambini "Perché l'ambiente – ha aggiunto l'assessore – è fatto di risorse che non sono infinite. Dobbiamo iniziare a trattarle meglio e a rilevarne l'importanza". Per spiegare come fare, l'assessore ha preso a prestito un principio consolidato in giurisprudenza: quello dell'interiorizzazione della norma "solo spiegando il perché di taluni provvedimenti, persuadendo gli interlocutori della bontà del nuovo modo di agire, le decisioni possono essere capite e fatte proprie e non ritenute mere imposizioni dall'alto". Il tema al centro dell'edizione sarà "Aria nuova in Lombardia!". Il 2013 è infatti l' "Anno europeo della qualità dell'aria" nonché l'anno in cui Regione Lombardia approverà il PRIA (Piano Regionale degli Interventi per la qualità dell'Aria), strumento innovativo volto a individuare concrete politiche per il miglioramento della qualità dell'aria. Il testo sarà al centro di una tavola rotonda
organizzata per la mattina di sabato 25 maggio. Dedicata a tutte le scuole della Regione, la manifestazione si propone come momento per affrontare i grandi temi dell'ambiente trasformandoli in progetti didattici capaci
di promuovere comportamenti ecologicamente corretti. Rappresenta un'occasione per tutti coloro che desiderano confrontarsi sui processi educativi per uno sviluppo sostenibile. Sono previste numerose attività rivolte alle scuole di ogni ordine e grado, alle famiglie e agli operatori del settore. L'iniziativa ospita anche una nuova e coinvolgente proposta, un concorso letterario "Raccontami che aria tira", occasione per condividere i valori della creatività, della responsabilità e della consapevolezza ambientale. Sarà inoltra allestita una mostra tematica dal titolo "Uno sguardo sull'aria", dedicata alle buone pratiche che possono essere messe in atto per contribuire a migliorarne la qualità.
Inoltre sabato 25 è in programma la tavola rotonda sul Piano Regionale degli Interventi per la qualità dell'Aria (PRIA), un confronto aperto tra cittadini e rappresentanti delle Istituzioni, degli Ordini professionali e delle Associazioni. Numerosi laboratori didattici saranno realizzati a cura di Fondazione Lombardia per l'Ambiente, del Museo di Scienze Naturali, di alcuni Parchi della zona e di Arpa Lombardia, che sarà presente con la centralina mobile per illustrare la strumentazione per la rilevazione dei maggiori inquinanti. Per le scuole superiori è in programma un momento di formazione finalizzato a delineare l'iter necessario a divenire certificatori energetici e a evidenziarne i possibili sbocchi professionali. Il programma intero della manifestazione è consultabile sul sito www.exposcuolambiente.regione.lombardia.it




“Campionato italiano del gusto”, l’Accademia del Gusto vince a Udine

Allo Stadio Friuli, l’Atalanta è stata beffata da una doppietta di Totò Di Natale, ma Bergamo, con l’Accademia del Gusto, ha conquistato il podio nazionale con in campo lo chef Emanuele Poli. Dopo 13 sfide ai fornelli e ricette che hanno visto come protagonisti grandi chef di veri e propri templi della tradizione culinaria italiana, la finalissima del “Campionato italiano del gusto” ha visto lo scontro diretto tra Udinese e Atalanta. L’evento – organizzato da Turismo Friuli Venezia Giulia in collaborazione con  la Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) lombarda e friulana e con il club bianconero –  per l’ultimo match  ha chiamato  in cucina per l’Udinese il ristorante Rosenbar di Gorizia con la lady chef Michela Fabbro. La chef dell’Udinese  ha proposto alla giuria un “Piatto di Primavera”, una composizione di erbe selvatiche  ed altri ingredienti che in un’unica ricetta ha raccontato un intero territorio grazie alla presenza di diversi asparagi (bianchi di Savogna, verdi di Fossalon, selvatici, luppolo e pungitopo), di una polpetta di ortica e ricotta, una frittata di uova ed erbe spontanee e un soufflé di formaggio Tabor e Jamar del Carso con sclopìt croccante.  Alla ricetta friulana, lo chef Emanuele Poli ha risposto con la tradizione bergamasca, rivisitata in chiave moderna, cucinando una “Lombata di coniglio con farcia profumata al tartufo nero, con crema di polenta gialla e salsa Strachitunt”. Nella cucina bergamasca tradizionalmente il coniglio accompagnato dalla polenta gialla è un piatto della domenica, che in questa ricetta viene riscoperto con un’interpretazione creativa. La lombata di coniglio, adagiata su una salsa creata da una riduzione di Moscato di Scanzo, è stata abbinata ad una spuma allo Strachitunt; a decorare il piatto un gustoso casoncello fritto nello strutto ed una cialda di patata croccante. “Sono state due ore di lavoro intenso prima del calcio d’inizio del match calcistico – spiega lo chef che ha portato Bergamo a vincere il campionato -. Abbiamo cucinato per oltre quaranta persone  e, in una sfida all’ultimo secondo, siamo riusciti a conquistare la giuria di esperti con il gusto della tradizione, impiegando tecniche moderne, come il sifone utilizzato per dare forma e leggerezza ad un’eterea spuma pronta ad esaltare il gusto dello strachitunt”.  Una vittoria che premia il nostro territorio e valorizza anche fuori provincia l’Accademia del Gusto, centro formativo d’eccellenza per la formazione permanente dei professionisti del settore Horeca di Ascom: “Hanno vinto con noi Bergamo e la tradizione – sottolinea Daniela Nezosi, responsabile  formazione dell’Associazione Commercianti e direttrice dell’Accademia -. La ricetta rivisitata in chiave moderna, che rappresenta per antonomasia la nostra cucina, dalla polenta al coniglio ai casoncelli, e i prodotti del nostro territorio, dal Moscato di Scanzo allo strachitunt, ha conquistato la giuria d’esperti”. 




Albino, «la Ztl ha messo in ginocchio i negozi»

Si respira tensione tra i negozianti di via Mazzini, la via centrale del commercio di Albino, per la Ztl che sta mettendo in ginocchio le loro attività: c’è chi ha già chiuso, chi sta riducendo gli orari ai propri dipendenti, chi ne ha già lasciato a casa qualcuno e chi sta pensando di spostarsi in un’altra zona più accessibile. Tanto è vero che sulle vetrine del centro è comparsa, dai primi giorni di maggio, una locandina che recita: “Ztl: noi non l’abbiamo voluta!”.
«Abito ed ho un’attività nel centro storico – afferma Ernesto Cugini, titolare del negozio Cugini Scarpe – e, secondo me, la Ztl può andare benissimo quando le persone ci sono, ma dal momento che questo flusso di persone non c’è, perché la passeggiata che il Comune si aspettava non si è realizzata, la Ztl non ha ragione di esistere, anzi è solo un danno. Tutti si aspettavano il passeggio, ma dopo una certa ora non c’è nessuno».
I primi a soffrirne sono gli alimentari, tanto che sabato 11 maggio è stato l’ultimo giorno di attività per il negozio di frutta e verdura La Buona Natura: «Chiudo perché, a parte la crisi generale, il Comune non ha aiutato per niente noi commercianti – spiega la titolare Monica Ubiali –. Anzi, nel mio caso, la Ztl ha inciso tantissimo sulla decisione di lasciare. Le clienti che venivano a fare la spesa con delle belle borse, non potendo parcheggiare, preferiscono andare al centro commerciale dove arrivano all’auto col carrello. Incontri con l’amministrazione ne abbiamo fatti e abbiamo fatto tutto il possibile. Ma non si sono mossi dalle loro idee e questo ci ha tagliato le gambe. Per il futuro non so cosa fare. Spero che i miei colleghi siano più fortunati di me»
Il provvedimento è stato «devastante – anche secondo Monica Frosio, titolare del Panificio Zanetti –. Ho dovuto diminuire l’orario al personale, fin dove riesco, perché il lavoro è calato veramente. Il pomeriggio c’erano mamme coi bambini che venivano, prendevano la merenda e poi andavano al parco. Ora, invece, più nessuno: vanno al centro commerciale e non le vediamo più. Il mio futuro lo vedo drammatico. Sono qui da vent’anni e garantisco che non ho mai vissuto una situazione del genere. Sto valutando anche il fatto di licenziare, perché se non abbiamo incrementi, non possiamo tenere il personale. Oppure di andare via da Albino, di prendere un’altra sistemazione: si parla di costi enormi, di rifarsi una clientela e non abbiamo più vent’anni. Dopo averci messo anima e cuore – è l’amara conclusione -, lavorando giorno e notte, ci troviamo con nulla di sicuro tra le mani».
Calo dei clienti anche per Paolo Acerbis dell’alimentari e macelleria di via Vittorio Veneto 1, angolo via Mazzini: «Ho ridotto parecchie ore di lavoro ai due ragazzi che hanno il contratto a chiamata – afferma -, perché la Ztl è stata purtroppo allungata rispetto a quello che era stato concordato con il sindaco e la giunta. Il lavoro è diminuito tantissimo al pomeriggio, perché alle 18, quando si riapre al traffico, tutti ormai sono a casa; e il sabato, aprendo la via alle 19, tutte le persone che venivano a fare la spesa pesante, perché potevano parcheggiare, non vengono più. Un’altra cosa che ci era stata promessa, erano i parcheggi lungo via Mazzini: con il comandante dei vigili, in base alle misure, ne avevamo individuati 25 realizzabili, ma ce ne hanno concessi solo 8 o 9».
La Ztl, nella forma attualmente applicata in via Mazzini e relative vie di accesso, è entrata definitivamente in vigore dal primo marzo 2013, chiudendo l’ingresso alle auto dalle 14 alle 18 dal lunedì al venerdì e dalle 13 alle 19 il sabato e i giorni festivi. Ma non è sempre stato così: «Senza lasciarci scelta, con la precedente amministrazione era partita una sperimentazione della Ztl dalle 9.30 alle 11.30 – ricorda Emanuela Poli, della Caffetteria Mazzini nonché presidente delle Botteghe –. Abbiamo chiesto di spostarla al pomeriggio, e dovevano essere due ore dalle 14.30 alle 16.30, il periodo in cui i bambini escono dall’asilo e dalla scuola e le mamme sono in giro. Ma l’amministrazione cosa ha fatto? Prima l’ha istituita dalle 13 alle 18 e abbiamo chiesto di attivarla almeno alle 14. E il sabato era dalle 12 alle 19 con il risultato che a mezzogiorno erano ancora aperti anche i negozi alimentari, ma non avevano più clienti, perché non poteva più entrare nessuno. Insomma decisioni prese senza nessuna attenzione al nostro lavoro».
Un altro elemento determinante è dato dalle multe: dal primo marzo, in un solo mese, ne sono state staccate circa 380, con una media di 93 euro a contravvenzione, che oltre ad aggravare l’esodo di chi prima si recava ad Albino per le spese, denota, secondo i commercianti, una segnalazione non chiara ai varchi di accesso: «La gente non passa più perché non sa più se deve passare al mattino o al pomeriggio – conferma Susanna Picinali, del negozio Susanna Home Design –. Non conoscendo ancora bene gli orari e facendo fatica a capire dai pannelli del varco, ci sono state molte multe, un disagio davvero pesante, e perciò la gente non è incentivata a venire da noi. Possiamo dire che quelle persone a cui è arrivata la multa, ad Albino non vengono più».
Multe che colpiscono anche chi sosta brevemente durante le ore di accesso per un acquisto al volo. «C’è subito il vigile che fa la contravvenzione – sottolinea con rammarico Carla Petteni della Tabaccheria Petteni – e non è bello che per un pacchetto di sigarette si prendano 35 euro o più di multa». Sostanzialmente «la problematica è legata al fatto che per tanti negozi il passaggio è la cosa fondamentale – commenta Loredana Cugini, della cartolibreria Valoncini di via Vittorio Veneto –, perché abbiamo articoli che necessitano di acquisti veloci. Non potersi fermare anche solo per pochi minuti ha creato un decremento del lavoro considerevole. In un momento in cui già di per sé il commercio risente della crisi, la Ztl ha aumentato le difficoltà».
E se proprio il Comune vuole questa zona a traffico limitato, «si poteva fare anche la via più bella, mettendo fioriere e panchine – conclude Roberto Gritti, artigiano titolare di Fantasie di vetro –. Invece, è stata fatta di botto; noi ci siamo opposti, ma non c’è stato nulla da fare. Comunque la maggioranza di noi negozianti è contraria e non siamo stati noi a volerla».




«Imprese allo stremo. È ora che la politica dia risposte»

Dopo la parte privata riservata ai soci dello scorso 21 aprile, nella quale sono stati ratificati gli eletti nel nuovo consiglio direttivo, sabato 25 maggio a partire dalle ore 10, l’Associazione Artigiani – Confartigianato Bergamo vivrà la sua 68ª Assemblea generale (parte pubblica), che avrà per titolo “Guardiamoci dentro… per continuare a guardare oltre”.
Ad ospitare il principale appuntamento statutario dell’Organizzazione (il primo della nuova giunta guidata dal riconfermato presidente Angelo Carrara) sarà l’Auditorium della sede di via Torretta e tra le autorità spicca la presenza del nuovo presidente nazionale di Confartigianato Giorgio Merletti.
Il programma dei lavori prevede il saluto e la relazione morale del presidente Carrara, a cui seguirà l’intervento di Licia Redolfi che illustrerà l’ultimo Rapporto sull’Artigianato Bergamasco a cura dell’Osservatorio MPI di Confartigianato Lombardia.
La mattinata proseguirà con l’intervento del presidente dell’Organismo di Vigilanza dell’Associazione Artigiani Benito Melchionna, con i saluti dei presidenti dei Movimenti Donne (Ida Rocca), Anziani (Giuseppe Carrara) e Giovani (Daniele Lo Sasso) e delle autorità presenti.
Verso mezzogiorno è quindi previsto l’intervento di Merletti e, prima della conclusione dei lavori, si terrà la cerimonia di consegna dei riconoscimenti al personale dipendente con 19 e 18 anni di servizio.
«Questa Assemblea generale – esordisce Angelo Carrara – sarà il prosieguo di quella organizzata l’anno scorso, che aveva per titolo “Guardiamo oltre: nuove prospettive per una crescita sostenibile”. In quell’occasione, non lesinando pesanti critiche ad un mondo politico che sembra essersi dimenticato della profonda crisi in cui versano le piccole e medie imprese, avevamo avanzato diverse proposte per cercare di uscire da questa situazione e per rilanciare l’economia e i consumi. E avevamo chiesto la partecipazione di tutti gli attori sociali, economici e politici del territorio, in modo da fare squadra».
Tra le istanze che saranno presentate, spiccano la facilitazione dell’ingresso nel mondo del lavoro, specialmente dei giovani, l’abbassamento della pressione fiscale per agevolare gli investimenti e una nuova politica creditizia. «Sono richieste che ripetiamo da troppo tempo – aggiunge Carrara – ma se i nostri interlocutori continuano mostrarsi sordi e a non voler dar loro attuazione, non vedo nessuna via d’uscita. Le nostre aziende la loro parte la stanno già facendo, e in questo sono spesso lasciate sole, adesso tocca alla politica rimboccarsi le maniche».
E proprio il grido “Adesso tocca a voi!” è stato al centro, il 9 maggio scorso a Roma, dell’Assemblea di Rete Imprese Italia, dove è stato presentato un appello al governo e al parlamento. «Anche l’Associazione Artigiani – sottolinea il presidente Carrara – era presente per portare tutto il disagio delle imprese bergamasche. Da tutta Italia sono state raccolte le firme di amministratori e imprenditori per dare maggiore peso all’appello col quale abbiamo chiesto alla politica di agire immediatamente, con misure concrete a sostegno della crescita e dell’economia reale. La nostra assemblea sarà fortemente influenzata da questa ennesima grande mobilitazione, che denuncia come le aziende siano ormai arrivate allo stremo delle forze».




Bergamo wi-fi “apre” la connessione anche a 600 negozi della città

Un viaggio a Copenhagen può aprire la mente. Proprio la Danimarca, infatti, nota come la nazione più connessa d’Europa, è stata il modello a cui il vicesindaco Gianfranco Ceci, con delega alla Smart City-Innovazione, si è ispirato per dar vita a Bergamo wi-fi. Certo Palafrizzoni non è ancora in grado di raggiungere l’intera rete dei trasporti pubblici con i suoi hot-spot gratuiti, ma poco ci manca. Già, perché tra circa due mesi le 19 oasi telematiche presenti in città per la navigazione libera in internet diventeranno 22 con l'aggiunta di tre nuovi punti d’accesso wi-fi: piazza Matteotti, la stazione degli autobus e il tribunale di Bergamo, in collaborazione con l'Ordine degli avvocati.
“Ora il Comune intende estendere i luoghi di connessione gratuita coinvolgendo tutti coloro che vorranno aderire al progetto in un’ottica federata – spiega Ceci – della rete farà parte anche il distretto urbano del commercio nonché i singoli esercenti che, su richiesta, potranno dare al cliente la possibilità di navigare gratis nei loro bar e ristoranti ed allargare, di conseguenza, il raggio di azione di rete wi-fi a disposizione dei cittadini. Si tratta di un’iniziativa fondamentale per Bergamo, soprattutto in vista di tre obiettivi importanti come l’entrata nell’Unesco, l’Expo 2015 e la candidatura a città della cultura nel 2019”.
Gli operatori economici che aderiranno al progetto potranno quindi allestire, nelle loro sedi, infrastrutture wi-fi compatibili con la rete esistente, oppure consentire il roaming gratuito degli utenti appoggiandosi alla rete cittadina. A tale scopo, Tiscali e Internavigare, i due partner scelti da Palafrizzoni per la gestione di questa operazione, hanno pensato a un kit speciale dedicato ai 600 negozianti della città, con un prezzo base agevolato che parte da 14 euro al mese.
“Il progetto Bergamo wi-fi è nato nel 2010 dall’iniziativa BiblioLess del Comune di Bergamo e piazze wi-fi della Fondazione Bergamo nella Storia e Fondazione Famiglia Legler – dichiara Massimo Casanova, responsabile del settore Mobilità e trasporti, ecologia e ambiente del Comune di Bergamo –. In tali ambiti era stata avviata una sperimentazione per la navigazione internet gratuita in alcune biblioteche comunali  e in tre piazze cittadine. Nel corso del 2011 l’assessorato all’Innovazione tecnologica si è fatto carico della regia e del coordinamento dei due progetti, individuando nelle società Tiscali e lnternavigare i soggetti privati capaci, per i successivi 6 anni, di garantire la continuità del servizio nelle sei oasi telematiche già attivate e la realizzazione di nuove oasi con connettività internet gratuita 24 ore su 24 e 7 giorni su 7”.
Dal cellulare all’Ipad passando attraverso il più tradizionale computer portatile, la connessione senza fili rappresenta oggi un punto di contatto ormai imprescindibile per i bergamaschi. I numeri parlano da soli: il picco delle connessioni si è verificato a novembre 2012 con 24.000 accessi mentre si è navigato meno ad agosto (7.356). L’hot spot più gettonato è quello della biblioteca Tiraboschi: per studio o per lavoro, solo lo scorso aprile si sono collegate in questa zona 14.200 persone. Ricercate sono anche le oasi del Polaresco, della circoscrizione 2 mentre resta meno sfruttata quella di via Furietti, in corrispondenza della sede della prima circoscrizione.
I numeri
“Quando è partita questa avventura tre anni fa – spiega Andrea Aglani dell’area manager Tiscali – c’erano solo 700 utenti al mese, oggi sono triplicati. Dal 2011 a oggi alla Bergamo wi-fi si sono registrati 17mila utenti. Nel complesso, solo ad aprile 2013 ci sono stati 21.923 accessi e 3.735 utenti unici. In media ogni utente si collega cinque-sei volte al mese. Si nota che il giorno in cui internet è meno usato è la domenica. Quindi sono prevalentemente cittadini e lavoratori a usufruire di questo servizio, forse anche perché avevamo bisogno di aggiornare la piattaforma anche per i turisti che si appoggiano a gestori stranieri. Internet è un fenomeno in costante crescita e si coniuga con altre tecnologie in evoluzione come Skype, Viber o Wazzup. Credo che i tempi siano ormai maturi per una completa liberalizzazione dell’accesso da reti pubbliche condivise”.
La procedura è semplice: basta connettersi alla rete cittadina, registrarsi inserendo i propri dati e attendere un sms di conferma contenente la password. “Wi-fi è ormai entrato nella nostra mentalità – spiega Massimo Basile, direttore tecnico del progetto – la gente lo cerca ovunque vada senza bisogno di vedere la pubblicità in giro. Adesso con 22 oasi disponibili, il progetto parte davvero con un servizio sempre più aperto in grado di agevolare il flusso di nuove idee. Al Polaresco, per esempio, grazie a questa piattaforma, i ragazzi hanno organizzato dei gaming online. Abbiamo fatto del nostro meglio anche per snellire la parte hardware e aumentare la performance del sistema in caso di guasto e di manutenzione”.
Fino ad oggi la rete di Bergamo wi-fi contava 19 oasi telematiche in luoghi strategici della città. Alcune di queste sono in spazi aperti (piazza Vecchia, piazza Vittorio Veneto, piazza Mercato delle Scarpe, piazza della Libertà, Cortile Gamec, Lazzaretto, parco Suardi, Colle aperto), altre in spazi pubblici al coperto (palazzo Frizzoni, circoscrizioni 1 e 2, biblioteca Tiraboschi e Caversazzi, Museo civico di Scienze naturali), e altre ancora sono sia outdoor che indoor (Urban center e piazzale Alpini, chiostro San Francesco, Polaresco, centro sportivo Italcementi, centro di aggregazione giovanile Edoné).