Formazione professionale, ristorazione e benessere gli indirizzi più gettonati

Si sono concluse nei giorni scorsi le procedure di
iscrizione alle scuole di ogni ordine e grado per l'anno
scolastico 2013/2014. Da quest'anno, a seguito dell'entrata in
vigore delle procedure di iscrizione on line direttamente da
parte del Ministero dell'Istruzione, Regione Lombardia ha
gestito direttamente le sole iscrizioni ai percorsi di
Istruzione e formazione professionale (IeFP) presso le sedi
accreditate. “Con 13.755 iscritti alle classi prime del prossimo anno – ha commentato l'assessore regionale all'Istruzione, Formazione e Cultura, Valentina Aprea – i percorsi di Istruzione e formazione professionale confermano la loro importanza nel sistema
educativo”. Questi percorsi sono stati scelti dal 16% (13.755 alunni) del totale degli studenti frequentanti la scuola media, a cui si dovranno aggiungere coloro che si sono iscritti presso le scuole statali, per i quali Regione Lombardia è in attesa dei dati delle iscrizioni gestite dal Ministero. ”Esprimo la mia soddisfazione – ha continuato Aprea – perché
anche quest'anno si conferma la fiducia degli studenti e delle
famiglie in questi percorsi regionali alternativi alla scuola,
che abbracciano la cultura del lavoro ed hanno dimostrato la
loro capacità di portare le persone al lavoro con grande
soddisfazione dei giovani. L'istruzione e formazione
professionale in Lombardia è ormai un sistema consolidato che tutta l'Italia prende a riferimento, e per il quale la Regione
investe quasi 190 milioni di euro l'anno”.
Rispetto allo scorso anno si osserva un trend lievemente crescente (+2%), con 233 iscritti in più. Come sempre gli indirizzi più richiesti sono l'operatore estetico e dell'acconciatura (3.486 iscritti), della
ristorazione (2.617), della riparazione dei veicoli
a motore (1.572), della trasformazione
agroalimentare (1.088) e l'operatore elettrico (1.026).
In particolare, i corsi più richiesti sono stati operatore
della ristorazione (822 allievi a Milano, 282 a Bergamo e 244 a Brescia), seguito da operatori del benessere (Milano con 742 studenti, Brescia con 453 e Bergamo, 449) e operatore alla riparazione dei veicoli a motore (Milano, con 437 alunni,
Brescia con 386 e Bergamo con 294.
La provincia che registra il maggior numero di iscrizioni è
Milano con 3.401, seguita da Brescia, con 2.133 e Bergamo, con 2.072. Il direttore dell'Ufficio scolastico regionale Francesco De Sanctis ha espresso soddisfazione per la collaborazione del sistema scolastico: “La procedura informatizzata regionale ha dimostrato un'ottima funzionalità e ringrazio le scuole secondarie di primo grado per la piena collaborazione data nelle procedure di iscrizione, nel supporto alle famiglie e nell'evitare doppie iscrizioni”. Sono infatti solo 205 gli studenti la cui iscrizione è ancora in attesa di conferma da parte delle scuole di appartenenza.
Per le istituzioni formative inizia ora una fase di verifica e
di razionalizzazione delle iscrizioni presentate, facilitata
dall'esperienza maturata nei tre anni precedenti.
Con i criteri che ogni istituto si è dato, qualora il numero di
iscritti ai singoli percorsi sia superiore alle reali
possibilità di accoglienza, gli studenti saranno riorientati in
accordo con le famiglie.




Assemblea Ubi, nella lista “istituzionale” anche il direttore di Confiab 

Dall’ “extra omnes” del Conclave all’ “intra omnes” delle liste Ubi. Non sarà proprio una fumata bianca, quella che annuncerà mercoledì 13 marzo, da parte del consiglio di sorveglianza i componenti della prima lista (definiamola “official” o istituzionale) anche se qualche nome comincia a circolare, oltre i soliti “noti”. Rumors insistentissimi danno per certe due new entry. Si tratterebbe di Antonella Bardoni, in quota Cdo, direttore della Confiab, il consorzio fidi dell’Associazione Artigiani e di Giacomino Maurini, professore associato all’Università di Bergamo (Scienze aziendali ed economiche). Nell’intricato intreccio della composizione dei ventitré, la Bardoni occuperebbe il numero 13, posizione blindata che le agevolerà l’ingresso in consiglio senza troppi patemi. Intanto dopo l’anatema di Doriano Bendotti della Fai, che – in un’intervista al Corriere della Sera di Bergamo – taccia un certo mondo bergamasco di “ignavia”, spedendo indirettamente tutti nell’Antinferno come fece Dante, il presidente di Confcooperative Bergamo, Giuseppe Guerini ha smentito, lunedì pomeriggio, nel corso di un convegno, organizzato dall’associazione Tino Simoncini, l’ipotesi circolata di una sua candidatura come capolista. Tertium non datur? Per la terza compagine in lizza, oltre all’ “official” Moltrasio e all’arrembante Jannone, il momento non è sicuramente semplice, ma la posta in gioco è troppo alta per pensare ad un abbandono, soprattutto dopo la pubblicazione, apparsa, sul “il Giornale”. Al quotidiano diretto da Sallusti, sono bastate dieci righe per lanciare un sassolino che, dalle parti di piazza Vittorio Veneto, ha avuto lo stesso effetto di una bomba al napalm. Avallando il nome del professor Resti come capolista, si parla del direttore generale di Banca Popolare di Bergamo, Giuseppe Masnaga (seppur con una “d” di troppo, è infatti citato Masnada) come “animatore” della compagine. L’obiettivo di questa sua discesa in campo, sarebbe quello di una “proiezione alla direzione generale di Ubi”, ruolo attualmente ricoperto da Francesco Iorio.




«I libri? Promuoviamoli dal parrucchiere»

È una “famiglia allargata” quella che presiede Cristian Botti. Dallo scorso aprile, infatti, il Gruppo Ascom che riunisce le librerie e le cartolerie bergamasche ha ampliato il suo raggio di azione alle forniture per ufficio, integrando la rappresentanza, le competenze e le visioni.
Classe 1972, una laurea in Economia e Amministrazione delle imprese all’Università di Bergamo da studente lavoratore, Botti ha avviato nove anni fa insieme ad un amico Mondo Ufficio ad Almenno San Bartolomeo, negozio in franchising di cartoleria, arredamento e forniture per ufficio. È anche funzionario in una società di servizi, mentre a livello associativo è stato vicepresidente del Gruppo Giovani Ascom per due mandati ed ha assunto dallo scorso anno la guida dei librai, succedendo a Paolo Rossi, della storica libreria di via Paglia in città, che ha chiuso i battenti. Sintetizza gli obiettivi del quadriennio nella «riqualificazione delle attività, nella ricerca cioè di strumenti e iniziative che portino novità, accendano l’interesse e riavvicinino ai consumatori le librerie e le cartolerie tradizionali».
Per farlo ha già stilato una scaletta. «Linea guida di fondo – dice – è sviluppare il raccordo con le associazioni di categoria nazionali di riferimento, ossia l’Ali per i librai, Federcartolai e Fenaca, la Federazione dei distributori all’ingrosso di articoli di cancelleria, attraverso le quali anche piccole realtà non troppo strutturate possono partecipare a progetti coordinati o accedere a convenzioni, avere insomma a disposizione delle opportunità che da sole non riuscirebbero ad ottenere». L’attenzione è puntata, in particolare, su librerie e cartolerie. «In questo momento di crisi – spiega – sono loro a soffrire di più del calo del fatturato, rispetto al settore delle forniture per ufficio dove operano generalmente aziende di maggiori dimensioni, che hanno perciò più possibilità di ampliare la gamma dei servizi per compensare la flessione del mercato».
Tra i progetti che potranno essere lanciati per primi ci sono corsi di formazione. «Pensiamo ad esempio a lezioni specifiche per il settore su come allestire il negozio e le vetrine in modo da renderli più invitanti e in linea con le esigenze di oggi – anticipa –, un’occasione per orientarsi al marketing e introdurre delle novità nell’impostazione supportate da regole precise». Un altro punto su cui si può intervenire in tempi brevi sono gli eventi. Se è vero, infatti, che la lettura non è tra le attività preferite dagli italiani (come dimostrano statistiche e classifiche) è anche vero che i libri offrono infinite possibilità di costruire – anche in maniera semplice – incontri, iniziative, manifestazioni, che possano contribuire a rafforzare la schiera degli appassionati e portare l’attenzione sulle librerie. «Può essere la serata per presentare una nuova uscita – spiega Botti -, una rassegna di lettura a tema e perché non pensare a coinvolgere trasversalmente altre categorie, dai pubblici esercizi al parrucchiere?». Un primo riscontro su questo versante il Gruppo l’ha avuto partecipando “Nati per leggere”, manifestazione dedicata ai lettori di domani, ossia ai bambini fino a 6 anni. «È stata una proposta molto apprezzata – commenta Botti – non solo perché ha portato gente nuova in libreria ma perché è stato un primo passo verso il coordinamento e la promozione comune di iniziative. Un’esperienza che ripeteremo».
Un discorso analogo di ammodernamento si può fare per le cartolerie, «che possono diventare punti di riferimento per servizi nuovi, diversificando l’offerta, ad esempio proponendo stampe di grandi formati o la rilegatura delle tesi». Ma in programma ci sono anche interventi più strutturati. «C’è la possibilità, attraverso un finanziamento della Camera di Commercio che promuove l’innovazione – spiega Botti – di affidarsi ad un temporary manager che può analizzare, magari su un punto vendita preso come campione, gli elementi di forza e quelli da rivedere e valorizzare, estendendo poi i risultati agli associati. Con la cooperativa di garanzia Fogalco vogliamo anche promuovere un’azione di sostegno per il ripristino della liquidità, un problema soprattutto per chi deve fare i conti con i ritardi nei pagamenti da parte della pubblica amministrazione».
È dunque un’azione di rilancio su più versanti quella pianificata dal Gruppo, senza dimenticare il contesto competitivo. «Non dobbiamo nascondere – rileva Botti – che le librerie indipendenti continuano ad essere in una posizione svantaggiata rispetto alle catene, che ora stanno aprendo anche nei borghi. La nuova legge sul prezzo dei libri non ha infatti riportato in equilibrio le forze e i grandi gruppi, con promozioni o carte vantaggi, trovano comunque il modo per agire sulla leva degli sconti. Prendiamolo come un dato di fatto e una ragione in più per puntare con decisione su ciò che caratterizza le librerie indipendenti, ovvero il servizio, la professionalità di chi vende, che sa dare consigli, selezionare titoli, aggiornare lo scaffale e mettere in campo, come dicevamo, soprattutto idee». 




Assemblea Ubi, la “terza lista” punta su un professore universitario 

Quando al 20 aprile manca poco più di un mese, discreta è la confusione sotto il cielo (societario) di Ubi. Il rinnovo dei vertici di questo che, è meglio ricordarlo subito sorvolando, o per meglio dire, volando sopra e più alti, sul dual provincialismo bergamasco-bresciano che lo lacera, è il quarto gruppo bancario italiano, è stato preannunciato con un valzer di nomi e liste che si susseguono da mesi. Un tourbillon di ipotesi e di assetti più o meno affascinanti che ormai è destinato ad un "redde rationem", in considerazione della scadenza del 25 marzo, ultimo termine per la presentazione delle compagini in lizza. Quella che si preannuncia la madre di tutte le assemblee, anche in termini numerici (sicuramente alla Fiera di Bergamo si viaggerà su numeri tripli se non quadrupli rispetto alle precedenti assemblee con implementazioni logistiche ed organizzative di rilievo) segnerà il tramonto dell’ “era Zanetti”, epocale sotto molti punti di vista. In realtà, l’epoca di questo (galant’) uomo ultraottanenne, incarnazione di una bergamaschità schiva e pragmatica e il cui morale negli ultimi tempi è stato minato e sfiduciato da inaspettate incursioni associativo-azionistiche, è finita già da un paio di anni. L’annuncio del suo passo indietro, arrivato con troppi mesi d'anticipo  unito alla scomparsa, lo scorso dicembre, di Corrado Faissola, ha di fatto liberato le diverse anime campanilistiche bergamasche impegnate in una sorta di crociata contro il "nemico". Nemico che, se prima era stato individuato nell’arrembante Giorgio Jannone (da sempre dichiaratosi molto “spa” e poco “cooperativo”, salvo ripensamenti dell’ultima ora che lo hanno portato a dichiarare come la trasformazione in Spa di Ubi “non è all’ordine del giorno, né ora né in futuro”), si è infine concretizzato nella compattezza del gruppo ex Banca Lombarda, mai digerito all’interno di Banca Popolare di Bergamo. Un passo indietro. Nell’autunno del 2006, “il professor” Bazoli si accosta al tavolo di Banche Popolari Unite con l’obiettivo noto ai mercati e alla Banca d’Italia di sfuggire ai tentacoli del Santander. Gli spagnoli, per la Banca Lombarda (divenuta anche Piemontese) sono disposti a scucire un bel po’ di soldi (anche 20 euro per azione)  money che attira non poco il composito patto di sindacato bresciano che regge l’istituto. Bazoli pur di non farsi sfilare la “creatura”dagli stranieri strappa, in quattro e quattr’otto, il consenso a Zanetti (assistito da quel Gianpiero Auletta Armenise che nel 2003 aveva già  fatto confluire nella Popolare di Bergamo, la Commercio Industria). La trasformazione, da spa a cooperativa, per i pattisti bresciani attirati dalle sirene spagnole non è indolore: grossi pacchetti azionari vengono di colpo equiparati al singolo voto del socio pensionato dell' ormai ex Popolare. Con sedici voti contrari e nove astenuti la fusione viene, comunque, approvata a larghissima maggioranza. Un matrimonio di interesse (principalmente bresciano, o meglio bazoliano) di una coppia mal assortita, che fa nascere Ubi con il presidente dell’Abi, Faissola e il “professor Bazoli” nelle vesti di quelli che in Sicilia sono chiamati “paraninfi", procacciatori di unioni matrimoniali oltre che maestri di tecniche bancarie. Dal 2008 ad oggi, la liaison  tra i due "coniugi" ha dovuto fare i conti con una crisi che, senza precedenti, ha minato nella  fondamenta il sistema bancario anche  italiano e, segnatamente in Ubi, con una base sociale e societaria che, sfrangiatasi dalla compattezza del 2007 all’atto della fusione, è confluita in una mezza dozzina di rivoli di associazioni di azionisti, portatrici più che di istanze a sostegno, di un diffusissimo malcontento, tra cui quello non di poco conto dei dipendenti. Maggiormente sugli scudi, anche grazie ad una aggressiva campagna pubblicitario-promozionale a suon di inserzioni e di cartelloni, si è rivelata l’Associazione Azionisti di Ubi, capitanata da Giorgio Jannone che, bruciando tutti, lo scorso 7 marzo ha scoperto le carte. Ventitrè nomi variamente assortiti e distribuiti sul risiko bancario di Ubi su cui spicca Piero Bertolotto, già presidente della Banca regionale europea, sfiduciato dalla Fondazione Cassa di risparmio di Cuneo, che detiene un discreto malloppo pari al 2,230% del capitale di Ubi. Nella compagine figurano anche nomi di ex dipendenti del gruppo Ubi, le cui sorti lavorative e professionali sono sfociate in contenziosi contro Ubi. Un grande “boh” aleggia sulla lista che, brandendo lancia in resta la fondante idea cooperativistica della Banca Popolare delle origini, dovrebbe costituire la “terza via”, tra quella istituzionale di continuità, capeggiata da Andrea Moltrasio (attesi i nomi per la prossima settimana)  e gli Azionisti di Ubi di Jannone. Il condizionale è d’obbligo perché, malgrado l’assertiva attività di promozione dell’ex dipendente Bonaldi, in continua spola tra il Sentierone e la Val Seriana, l’adesione di Bendotti (Fai), oltre che l’opera di proselitismo di alcuni sostenitori convinti (che si sono dati un gran daffare per racimolare nei mesi scorsi nuovi soci) ha trovato un grande scoglio nel reperimento del capolista. Malgrado sia stato fatto il suo nome, l'ex parlamentare Savino Pezzotta non è mai stato della partita, come invece il rettore dell’Università Paleari, che – pare molto soffertamente –  ha traccheggiato fino alla fine di febbraio, salvo poi farsi da parte definitivamente, non senza lasciare la compagine in ambasce. Dai primi di marzo è dunque caccia al capolista, pedina fondamentale su cui poggia gran parte del castello sostenuto, anche non troppo velatamente, da alcuni manager di Banca Popolare di Bergamo che intendono lavare l’onta di una Popolare ridotta al ruolo di Cenerentola al gran ballo, con iniziative non prive di personalismi e rivendicazioni che rendono il clima all’interno della banca al calor bianco. A questo punto, l’ipotesi che sta prendendo più piede, nella terza lista, è quella di un professore universitario di area milanese, personaggio di alto profilo che dovrebbe decidere nelle prossime ore se accettare o meno il ruolo di capolista. L’alternativa è quella di una soluzione interna con Giuseppe Guerini. L’uomo in questione, cooperativistico fino al midollo e attualmente presidente pro-tempore di Imprese & Territorio, dovrebbe sciogliere la riserva entro lunedì 11 marzo. Negli ambienti associativi bergamaschi era attesa una “lettera d’intenti” dell’ex direttore dell’Eco, Ettore Ongis che, il prossimo venerdì a Vertova, alla casa di riposo, affiancherà, in qualità di portavoce del “Comitato Bergamo Popolare”, Angelo Ondei. Mossa a sorpresa in un Paese dove un partito, come un comitato, non si nega a nessuno esattamente come un piatto di risotto dell’atteso catering di Vittorio, il vero must delle assemblee di Ubi cui daranno la caccia centinaia di soci. Per loro, come per gli italiani del 1500, il problema della scelta non sarà così stringente. Moltrasio o Jannone o chissà chi altro varranno quanto il detto “Franza o Spagna purché se magna”.




Pagamenti, un osservatorio on line dà i voti alla Pubblica amministrazione

Un osservatorio contro i “cattivi pagatori”, costantemente aggiornato grazie al contributo degli stessi imprenditori artigiani che porteranno le loro testimonianze.
L’iniziativa è stata lanciata nei giorni scorsi da Confartigianato Imprese, tramite il sito internet www.confartigianato.it.
Nella home page è infatti presente un banner con lo slogan “30 giorni. Non ti pagano? Clicca qui”, attraverso il quale è possibile contribuire a monitorare il rispetto dei termini di pagamento da parte delle pubbliche amministrazioni. Accanto alle informazioni sulla nuova normativa contro i ritardi di pagamento, entrata in vigore lo scorso 1° gennaio, e alle consulenze su come far rispettare i propri diritti di creditori, accedendo ad un’apposita sezione si potranno segnalare i ritardi e le mancate applicazioni della legge riscontrati durante lo svolgimento della propria attività.
«L’entrata in vigore della normativa che fissa a 30 giorni il termine ordinario di pagamento delle amministrazioni pubbliche – evidenzia il presidente dell’Associazione Artigiani Angelo Carrara – è stata indubbiamente una conquista delle imprese e in particolare di Confartigianato, che si è battuta in tutte le sedi perché si mettesse un freno ad un malcostume che ha raggiunto livelli allarmanti: proprio un rapporto di Confartigianato ha evidenziato che nel 2012 il tempo medio di pagamento degli enti pubblici è salito a 193 giorni, con un ulteriore aumento di ben 54 giorni tra maggio e novembre».
Il rapporto ha inoltre calcolato che il ritardo con cui la pubblica amministrazione salda i propri debiti costa alle aziende 2 miliardi e mezzo di maggiori oneri finanziari.
«Questo risultato legislativo – aggiunge Carrara – non deve però farci abbassare la guardia: dobbiamo evitare che i principi contenuti nella legge restino sulla carta e per far questo occorre portare all’attenzione pubblica i cattivi pagatori».
Da qui l’idea di un osservatorio che monitorasse, dati alla mano, il rispetto della legge da parte di Amministrazione pubblica centrale, Regioni, Provincie, Comuni e altri enti, ma anche da parte dei soggetti privati con cui le imprese artigiane hanno rapporti di lavoro. La sua peculiarità, inoltre, è che periodicamente saranno resi pubblici i casi di inosservanza della normativa, stilando una sorta di classifica dei “cattivi pagatori”.
«Non si tratta di mettere alla gogna nessuno – chiarisce Carrara – ma di garantire il rispetto dell’etica e della correttezza dei rapporti tra imprese e pubblica amministrazione. Quella dei ritardi di pagamento è una delle cause principali della mancanza di liquidità in cui si trovano gli imprenditori, già schiacciati dalla difficoltà di accesso al credito e dalla difficile congiuntura economica. L’osservatorio di Confartigianato è un modo efficace per tenere alta l’attenzione su questo problema, ma affinché possa funzionare è necessario il contributo di tutti. Per questo, invito anche gli imprenditori bergamaschi a raccontare le loro esperienze e segnalare i loro problemi di pagamento utilizzando l’apposito banner presente sul sito di Confartigianato. In questo modo si potrà disporre di informazioni maggiori e attendibili, poiché vanno ad attingere dalla vita reale delle imprese».
Per i cattivi pagatori, quindi, si annunciano tempi duri.




Albergatori, «sulla lotta all’abusivismo non abbassiamo la guardia»

Confermato alla guida degli Albergatori Ascom, Giovanni Zambonelli chiude un quadriennio «particolarmente impegnativo» ed apre un nuovo mandato – il suo terzo -, rilanciando su un tema che non ha ancora visto una soluzione, il diffondersi di strutture di accoglienza abusive, su cui annuncia un imminente “ritorno alla carica” dell’associazione.
Titolare, con il fratello Corrado, del Best Western Cappello d’Oro di Bergamo e del Best Western Hotel Monza Brianza Palace, ha 53 anni e fa parte del Consiglio direttivo dell’Ascom e del Consiglio di amministrazione della cooperativa di garanzia Fogalco. «È la crisi più pesante e più lunga che mi sia capitato di attraversare in 33 anni di attività – esordisce – e non se ne vede la fine. Ma, come se non bastassero queste difficoltà, dobbiamo affrontare anche una serie di ulteriori problemi, a cominciare dal persistente fenomeno dell’abusivismo». «Abbiamo sollevato la questione in città – ricorda -, presentando un dossier prima all’amministrazione Bruni, poi a quella guidata da Tentorio ma, indipendentemente dal colore politico, le risposte non sono arrivate». L’allarme degli albergatori riguarda strutture, quali bed & breakfast, affittacamere e case vacanza, non registrate regolarmente o che prestano servizi diversi da quelli previsti dalle normative, ad esempio offrono più posti letto di quelli fissati per l’accoglienza familiare o, se si tratta di case vacanza, affittano per periodi più brevi di una settimana. «Il campionario delle irregolarità – spiega Zambonelli – è amplissimo. Ed il paradosso è che basta fare qualche ricerca in Internet per imbattersi ben presto in qualche caso per lo meno sospetto».
Ma non  è – tiene a precisare – una guerra ai bed and breakfast, «le attività regolari fanno parte della nostra “famiglia”, rappresentano un settore dell’offerta turistica e sono con noi nel cercare di combattere l’illegalità. Sul tema si è formato un gruppo coeso e all’orizzonte c’è un nuovo dossier “a prova di vie di fuga” – anticipa –, che cercherà cioè di presentare nei dettagli il fenomeno perché possa essere finalmente arginato, ed altre iniziative che, se daranno frutti, estenderemo in provincia».       
Rimanendo in città, Zambonelli non manca di evidenziare la tegola rappresentata dalla tassa di soggiorno. «Dopo un confronto serrato con il Comune – evidenzia – siamo riusciti ad ottenere una riduzione di 50 centesimi ed anche così l’importo è maggiore che a Roma! Oltre a gravare sul prezzo del soggiorno, la tassa ha appesantito gli adempimenti e ci rende pure responsabili nel caso qualche cliente non la paghi, nel frattempo però siamo ancora in attesa di essere convocati per capire come viene speso il gettito dell’imposta…».     
Più volte ritorna nelle sue parole la scarsa attenzione da parte delle istituzioni.  «Ben prima che si innescasse la crisi – evidenzia – ho cominciato a sostenere che si stavano aprendo troppi alberghi rispetto alla domanda. È stata una bolla gonfiata dalla speculazione immobiliare e non governata dai Comuni, più interessati ad incassare gli oneri di urbanizzazione. Oggi cominciamo a contare gli alberghi che chiudono e la tendenza è destinata a proseguire, con danni al territorio restituiti in forma esponenziale. L’ho “predicato” con fatica per anni, così come non ho mai mancato, in ogni occasione possibile, di chiedere aiuti per la ricettività in montagna, dove resistere è un’impresa da eroi, ma anche in questo caso la politica è stata sorda. Il turismo, purtroppo, continua ad essere un bel concetto che dà lustro ai discorsi più che una strategia».
E per gli imprenditori, nell’attuale congiuntura, è difficile pensare al futuro. «Si può dire che viviamo alla giornata – rimarca Zambonelli -. Andiamo avanti perché ci crediamo ed abbiamo passione per quello che facciamo. Vorrei comunque ricordare ai colleghi che abbiamo a disposizione l’importante supporto della cooperativa di garanzia Fogalco, che può davvero essere d’aiuto per chi ha l’intenzione o la necessità di fare investimenti. Perché non si riesce a fare impresa se non si garantiscono certi standard o non ci si adegua».




Commercio, Bergamo premia venti “Maestri”

Torna la festa per premiare i veterani del commercio con l’Aquila di Calimala, simbolo della più antica corporazione dei mercanti italiana e distintivo che celebra il lungo impegno nel lavoro e nello sviluppo della vitalità dell’economia locale. L’onorificenza di Maestro del Commercio rappresenta un premio ad una vita trascorsa al servizio degli altri ed è assegnata, su richiesta, a tutti gli iscritti a 50 & Più Fenacom che svolgono ancora o hanno svolto la propria opera nei comparti del commercio, del turismo o dei servizi. Sono tre le “Aquile” assegnate ai maestri del commercio, in base al numero di anni trascorsi dietro il bancone, dall’argento all’oro al diamante. I 25 anni di lavoro saranno premiati con un diploma e con il distintivo Aquila d’Argento; i 40 anni di attività verranno riconosciuti dalla consegna del diploma e dell’Aquila d’Oro; chi festeggia 50 anni di lavoro sarà omaggiato con una targa speciale e con l’Aquila di Diamante. La cerimonia di consegna delle onorificenze si svolgerà il 10 marzo, a partire dalle 10.30 all’Hotel Ristorante Settecento di Presezzo. Alla manifestazione potranno partecipare tutti i soci e i loro familiari. Al termine della cerimonia, nella sala conferenze dell’albergo, avrà luogo un incontro conviviale, seguito dal pranzo, per festeggiare e riunire attorno ai tavoli i nuovi Maestri del Commercio. «Quest’anno la tradizionale cerimonia di consegna sarà particolarmente significativa – anticipa il presidente Fenacom Bergamo Giuseppe Capurro -. In un momento di grande difficoltà economica come quello che stiamo vivendo, riaffermare il ruolo delle nostre Aquile significa creare un ponte ideale tra le generazioni che hanno portato l’Italia al boom economico degli anni Sessanta e la nuova generazione di imprenditori che si trovano a fronteggiare il difficile ma stimolante compito di rilanciare, unitamente agli altri comparti produttivi, il sistema economico del nostro Paese».

I RICONOSCIMENTI

Aquila d’argento
(da 25 anni a 39 anni di attività)

1. Giuseppina Foiadelli, classe 1927, di Bergamo, ha gestito per 31 anni, dal 1960 al 1991, la merceria del quartiere del Villaggio degli Sposi.

2. Emma Mazzoni, classe 1935, di Ponte San Pietro, è stata coadiuvante del marito Carlo Ghisoni nel panificio che porta il suo nome per dieci anni, dal 1975 al 1985; dal primo settembre del 1985 ad oggi gestisce l’attività, che ha contribuito a fare crescere in 37 anni di lavoro, come titolare.

Aquila d’oro
(da 40 a 49 anni di attività)

1. Celestina Bettoni, classe 1948, di Bergamo, 43 anni di lavoro nel negozio di alimentari di via Broseta. Per vent’anni, dal 1966 al 1989, coadiuvante del padre Antonio e da ottobre del 1989 titolare dell’attività che ancora oggi manda avanti.

2. Giovanni Capurro, classe 1935, di Bergamo, 44 anni di lavoro come agente di commercio. Dal 1958 al 1965 coadiuvante commerciante del padre Alessandro, dal 1966 al 1977 dipendente agente di commercio, dal 1977 al 2002 titolare agente di commercio.

3. Ivan Eugenio Giupponi, classe 1954, di Mozzanica 40 anni di lavoro sulle spalle. Dal ’73 al ’90 è stato coadiuvante del padre Amilcare nella Trattoria Caffè Roma di Mozzanica, di cui è titolare ancora oggi

4. Filippo Milazzo, classe 1937, di Bergamo, per 42 anni ha svolto la sua attività di benzinaio nella stazione di servizio, dal ’62 al ’66 come dipendente e poi fino al 2008 come titolare.

5. Enrico Pinti, classe ’46, di Bergamo, conta 43 anni di attività, prima come dipendente in una ditta di rivendita di macchine per ufficio (dal ’69 al ’73), poi come titolare di un negozio di forniture d’ufficio (dal ’74 al ’93), socio della ditta Lumar dal ’94 al ’99 e dal 2000 ad oggi agente di commercio.

6. Giuseppina Saltarelli, classe 1937, di Osio Sopra, è stata per 41 anni titolare di una rivendita di tabacchi, giornali, per la precisione dal primo novembre 1970 al 31 dicembre 2010.

7. Francesco Vassalli, classe 1926, di Bariano, dal 1953 al 1964 è stato titolare di una trattoria e dal 1965 al 1994 titolare della F.a.g, attività specializzata nella commercializzazione al dettaglio di bevande.

8. Zaverio Antonio Vitali, classe 1947, di Pedrengo, è stato coadiuvante del padre Giuseppe, seguendone la professione di agente di commercio dal 1965 al 1968; dal 1969 al 1980 è stato dipendente del Gruppo Oetker; dal 1980 al 2007 ha svolto la professione di agente in modo indipendente.

Aquila di diamante
(50 anni di attività e oltre)

1. Adelio Aldegani, classe 1945, di Ponteranica, da 50 anni porta avanti il negozio di abbigliamento e merceria Candida in via dello Statuto a Bergamo. È stato per oltre 20 anni – dal 1962 al 1984 – coadiuvante della madre Candida Tassetti e dal 1984 ad oggi gestisce l’attività come titolare.

2. Demetrio Amaddeo, classe 1925, originario di Reggio Calabria, dagli anni Cinquanta bergamasco d’adozione – dopo la gavetta a Milano – ha aperto con la moglie Angelina Scopelliti nel 1956 lo storico ristorante-pizzeria Da Mimmo in via Colleoni, dal 1998 affiancato dal negozio di sapori Mimì. Ancora oggi, dopo 56 anni, porta avanti l’attività con il prezioso aiuto della famiglia.

3. Gianfranco Artifoni, classe 1941, di Scanzorosciate, da 50 anni gestisce l’omonima attività – G.e.m Artifoni – di commercio di bevande, aperta dal padre Amadio, di cui è stato coadiuvante dal 1961 al 1970, subentrando nella gestione come titolare 43 anni fa.

4. Giovanni Cacciolo Molica, classe 1939, originario di Patti (Messina), dopo aver fatto la gavetta come dipendente di una pescheria, nel 1965 ha fondato, con il prezioso aiuto della moglie Gabriella Grismondi, l’Orobica Pesca, destinata a diventare un’azienda leader nella commercializzazione all’ingrosso e al dettaglio di pesce fresco e prodotti alimentari.

5. Romano Capitanio, classe 1940, di Bergamo, da 57 anni opera nella vendita di materiale per l’ufficio. Dal 1956 al 1975 è stato dipendente della Olivetti, per poi mettersi in proprio nel 1976 come titolare di una licenza di vendita di materiale per l'ufficio fino al 2000; dal 2001 è socio della ditta che porta il suo nome, a Seriate.

6. Paolo Camillo Colombi, classe 1947, di Castione della Presolana, ha 51 anni di lavoro ed esperienza nel settore della gastronomia sulle spalle. È stato dipendente della Salumeria Ghisalberti di via XX Settembre a Bergamo dal 1961 al 1972, per poi mettersi in proprio fino al 1989 e portare avanti con la moglie Maria Teresa Viscardi, come coadiuvante, dal 1989 al 2011 l’attività di commercio di alimentari.

7. Orsola Martinelli, classe 1946,di Leffe, da 50 anni gestisce il negozio di alimentari di famiglia. Per oltre vent’anni, dal 1962 al 1985, è stata coadiuvante del padre Pietro, cui è subentata come titolare nel 1986.

8. Giuseppe Pontiggia, classe 1935, di Bergamo, da 60 anni porta avanti l’attività di famiglia in via Moroni. L’insegna, oggi Sweet Soul Cafè, nasce come la “Trattoria La Campagnola”, fondata dal padre Guglielmo con la madre Cecilia Locatelli, di cui è stato coadiuvante dal 1951 al 1980. Nel 1980, affiancato dalla moglie Imelda in cucina, Giuseppe Pontiggia subentra nella gestione, cambiando l’insegna in “Bar Pontiggia”. Dal 1991 è affiancato dai figli Guglielmo e Loredana.

9. Alessandro Scainelli, classe 1938, di Parre, da 51 anni lavora nel settore alimentare. È stato titolare artigiano fornaio dal 1962 al 1972; nel 1973 ha aggiunto la licenza di rivendita tabacchi ed è stato titolare fino al 2004 dell’omonimo negozio di alimentari. Dal primo giugno del 2005 ad oggi è coadiuvante della figlia Paola.

10.  Onesta Tiraboschi, classe 1924, di Oltre il Colle, gestisce da 58 anni a questa parte il negozio di tessuti e merceria, inaugurato il 14 dicembre del 1954, cui ha affiancato nel 1963 la vendita di generi alimentari.




Costituzioni societarie in forte calo (-16%)

Continua la diminuzione del lavoro notarile: il 2012 fa registrare un importante – 22% rispetto al 2011. L’andamento, registrato a partire dal 2004 indica una crescita fino al 2006; gli anni successivi sono stati in costante perdita. Il dato finale non è mai stato così basso: rispetto al 2006 si è perso il 50% del lavoro. E’ quanto si evince dai dati diffusi Consiglio notarile di Bergamo. I pignoramenti immobiliari presso il Tribunale di Bergamo fanno registrare numeri importanti. Nel 2012 sono stati 1.614, – 10,69% rispetto al 2011. A causa dell’invenduto, aumenta il numero dei procedimenti pendenti (+ 15,72% rispetto al 2011). Le 691 pratiche affidate all’Associazione Bergamo 392 (aste ed esecuzioni immobiliari) nel 2012 si distinguono così: Creditori: banche 540 (il 78,14%), condomini 70, altri 81. Debitori: extracomunitari 375 (il 54,26%), società e imprese 50, altri privati 266.
Nel 2012 vi sono state 7.364 convenzioni di acquisto prima casa (- 24,22% rispetto al 2011) e 3.953 mutui prima casa (- 37,66% rispetto al 2011). Si conferma, quindi, il credit crunch: solo il 53,68%  degli acquisti prima casa (rispetto al 65% del 2011, al 67% del 2010 ed al 70% nel 2009) è finanziato con un mutuo.
Lo scorso anno vi sono stati solo 67 i mutui con surroga dell’ipoteca (- 94,23% rispetto al 2011; i già in diminuzione del 23,06% rispetto al 2010, già in diminuzione del 27,76% rispetto al 2009): la richiesta si è esaurita (ed era già scarsa negli ultimi due trimestri del 2011), l’istituto ha perso la sua funzione e potrà recuperarla solo in futuro ove vi sia una significativa riduzione dei tassi.
Per la prima volta significativo il segno meno per le costituzioni di società: – 16,19%; sempre per la prima volta aumentano gli scioglimenti: + 6,77%.
Nel 2012 si registra invece un aumento dei testamenti pubblici: 272, (+ 61,90% rispetto al 2011): la crisi economica e familiare stimola l’impiego di questo strumento in prospettiva di una più consapevole allocazione delle risorse.
Prosegue “Chiedilo al Notaio”, l’attività di consulenza gratuita ai cittadini, inaugurata nel novembre 2007, tutti i sabato mattina, presso il Consiglio Notarile in Viale Vittorio Emanuele  44, dove sono presenti, previo appuntamento telefonico (035.224065), due notai. Nel 2012 sono stati  275 i colloqui con i cittadini, che hanno avuto ad oggetto, in particolare, quesiti in materia civile (compravendite, preliminari, garanzie, immobili da costruire, tutele acquirenti edilizia economico popolare, catasto, servitù, affitti); fiscale e successoria (devoluzione, accettazione, gestione della massa, redazione testamento).
“Dall’esame dei dati forniti dal notariato nazionale – afferma il presidente uscente Pier Luigi Fausti – risulta che a livello del lavoro notarile – e quindi, probabilmente, a livello economico generale – la Lombardia è una delle regioni più colpite dalla crisi (- 19,5%) , e Bergamo tra le città lombarde e delle altre regioni, una di quelle con il decremento percentuale peggiore (- 22%). Se volessimo approfondire le ragioni della crisi del settore immobiliare, e quindi operare perché l’eventuale rimbalzo venga fondato su basi solide e durature, si potrebbero fare un lungo elenco. Diciamo solo che se si riuscissero a coagulare le forze per intervenire, anche progressivamente, su tutti i diversi aspetti della crisi immobiliare, la ripresa sarebbe fondata e sicura perché l’investimento immobiliare registra in generale ed ancora oggi performance superiori rispetto ad azioni e bond: e così tornerebbero anche gli investitori grandi e istituzionali”.




Concessionari d’auto: “Con questa crisi tornati indietro di 30 anni” 

A guidare il Gruppo Concessionari è stato riconfermato Mirco Moioli, che nel marzo del 2012 era subentrato a Nuccio Longhi, a capo del gruppo per oltre 25 anni. Moioli, classe 1962, amministratore delegato del Gruppo Bresciani Auto di Bergamo e Team manager dell’ Atalanta, è il punto di riferimento di un settore chiamato ad affrontare uno dei momenti più difficili della storia: “La situazione del comparto è drammatica. Siamo tornati indietro di oltre trent'anni: per trovare performance peggiori bisogna risalire agli anni Settanta e non ci aspettiamo certo una ripresa a breve. Anche per questo abbiamo pensato di allargare il consiglio da sette a nove imprenditori per poter lavorare al meglio sul versante della rappresentanza nei confronti in particolare delle istituzioni bancarie e dei sindacati”. La grave situazione economica sta inevitabilmente imponendo riorganizzazioni aziendali: “Le famiglie in questi tempi continuano a rinviare l’acquisto dell’auto, sempre più vista come uno strumento funzionale e non più, come accadeva fino a qualche tempo fa, come uno status symbol. Il mercato aziendale è fermo sia per gli acquisti sia per il noleggio a lungo termine e il parco macchine ormai è portato a fine carriera. Le contrazioni delle vendite stanno imponendo ristrutturazioni aziendali, sia dal punto di vista immobiliare, con la riduzione e l’accorpamento di sedi e saloni, sia purtroppo sulle risorse umane, dove si cerca di fare il possibile per garantire la tenuta occupazionale”. “I concessionari d’auto nella nostra provincia sono 39, calati del 2,5% nell’ultimo anno e dell’11,4% nel giro di quattro anni. In questo contesto negativo, uno spiraglio di positività è affidato ad internet: “Il web, come è del resto emerso durante il convegno organizzato con gli autosalonisti, rappresenta il futuro del nostro lavoro. La ricerca dell’auto passa sempre più attraverso internet e le piattaforme delle case automobilistiche che poi affidano la richiesta, dal preventivo all’informazione più dettagliata e specifica, al territorio. La sfida per le concessionarie, che tramite internet hanno accesso ad un mercato più ampio e vario, è saper cogliere con tempestività questa opportunità. I tempi di risposta ad ogni richiesta sono fondamentali per garantirsi una maggiore possibilità nel chiudere la vendita, come la dimestichezza con il web. Lo sviluppo delle vendite attraverso internet, che negli Stati Uniti rappresenta ormai un mercato consolidato, impone un cambio di mentalità e rappresenta un’opportunità da sfruttare al meglio”.




Benzinai, «siamo al tracollo. L’unica via d’uscita è riscrivere le regole» 

È una sorta di resa dei conti quella che presenta Giuseppe Milazzo all’indomani della rielezione al vertice del Gruppo gestori di impianti di carburante dell’Ascom. Titolare di due stazioni di servizio sulla tangenziale Seriate-Zanica, 43 anni, Milazzo è alla guida del sindacato provinciale dal 2007 ed è vicepresidente regionale e consigliere nazionale della Figisc, l’associazione del sistema Confcommercio. «La categoria è al tracollo – chiarisce senza mezzi termini – e solo con un netto cambiamento delle regole del gioco potrà avere un futuro».
Se la sofferenza dei gestori non è una novità (come ricordano le frequenti serrate di protesta degli impianti), lo scenario che si va profilando, secondo il presidente, è di un inesorabile declino fino alla scomparsa di questa compagine imprenditoriale. «I nuovi contratti che le compagnie petrolifere impongono ai gestori sono il nodo della questione – spiega -. Le condizioni sono talmente penalizzati che, semplificando,  possiamo dire che vogliono ridurre il gestore ad un semplice spazzino dell’area di servizio, ad una sorta di dipendente, per di più precario visto che i contratti sono anche di un solo anno, con un bassissimo ritorno economico e con il paradosso di dover investire il proprio denaro per svolgere l’attività. È questo che rappresenta infatti l’associazione in partecipazione, che molti benzinai, anche in Bergamasca, sono stati costretti ad accettare». Dietro la tenuta nel numero delle attività (-0,4% nella nostra provincia negli ultimi quattro anni, +3% nel confronto 2011/12) c’è perciò un profondo mutamento della condizione di lavoro, «la volontà da parte delle società – dice ancora Milazzo – di controllare direttamente la distribuzione, schiacciando letteralmente i gestori».
Grandi possibilità di invertire la rotta non ne vede. «Solo la politica può cambiare le cose – evidenzia – ma non abbiamo riscontri. La nostra federazione ha ribadito anche nei giorni scorsi la richiesta di un incontro al ministero dello Sviluppo economico sulle nuove ipotesi contrattuali, senza esito». E ciò non fa che allungare la lista delle criticità: «I margini sono rimasti quelli di anni fa – evidenzia -, le spese sono aumentate, gli obblighi legislativi sono maggiori e sempre di più onerosi, i prezzi salgono e i consumi calano, le compagnie petrolifere fanno la guerra degli sconti sulle spalle dei gestori e il Governo non ci sta nemmeno ad ascoltare. Se poi vogliamo aggiungerci la contromossa delle banche sulle carte di credito, che hanno sì tolto le commissioni ma introdotto canoni per l’utilizzo del Pos esorbitanti, con buona pace della sicurezza e della tracciabilità delle transazioni, e i pochissimi passi avanti per migliorare la sicurezza degli impianti il quadro è completo. I gestori accettano la situazione perché non hanno alternative. Hanno 45-50 anni e cercano di resistere, partecipano a campagne promozionali penalizzanti pur di mantenere i livelli di erogato e si indebitano. Come si sul dire, “bevono per non affogare”, oggi come oggi credo che nessuna gestione sia in utile».
Trattandosi di problemi dell’intero sistema, poco può fare da sola un’associazione provinciale. Milazzo però un’idea forte la sostiene e non ha mancato di portarla avanti come componente del Consigliere nazionale della Figisc. «È una proposta che ho avuto modo di sottoporre anche al sottosegretario del ministero dell’Economia Gianfranco Polillo nel corso di una trasmissione televisiva su una rete nazionale – ricorda -. Riscrive interamente le regole, ma è a mio avviso l’unica via di salvezza». Il presidente bergamasco appoggia il ritorno al prezzo amministrato dei carburanti, ossia uguale per tutti i distributori, e il riconoscimento ai gestori di una percentuale sulle accise da parte dello Stato. «Si applicherebbe al nostro lavoro la stessa logica che c’è per i tabaccai – chiarisce -. Il mercato dei carburanti in Italia vale 55 miliardi di euro all’anno di cui 33 miliardi finiscono all’erario come imposte. Significa che, prima ancora che per le compagnie petrolifere, i benzinai lavorano come esattori dello Stato. Forniamo un servizio essenziale per la società (tanto è vero che una chiusura degli impianti metterebbe in ginocchio il Paese), perché non riconoscercelo applicando un meccanismo, come appunto un margine in percentuale e non fisso come ora, che ci consenta di sopravvivere?».
Secondo Milazzo il ritorno al prezzo amministrato, sostenuto per altro anche da associazioni di consumatori e forze politiche, non è un passo indietro a scapito della libera concorrenza: «I fatti dimostrano che la libertà dei prezzi non ha portato ad una riduzione, anzi. Con un prezzo unico i consumatori si risparmierebbero la rincorsa all’opportunità del giorno e si sanerebbe anche quella evidente anomalia per la quale i prezzi alla pompa si alzano non appena c’è la notizia dell’aumento del greggio, nonostante servano almeno tre mesi prima che quel prodotto arrivi alla distribuzione, e calano solo di poco e lentamente quando le quotazioni si abbassano». «La differenza tra le insegne – prosegue – si giocherebbe quindi sulle campagne promozionali, sulla qualità del servizio, non su un bene primario come i carburanti, e le associazioni da categoria sarebbero chiamate a trattare con le compagnie su questi aspetti». «Pur essendo condiviso da altre associazioni provinciali – conclude con rammarico – è purtroppo un discorso che la nostra Federazione nazionale non ha ancora scelto di portare avanti con convinzione. Il mio impegno sarà continuare a sostenerlo e ricordare ogni volta il dramma che vive la nostra base».