Benzinai, margini al minimo «e preoccupano le commissioni bancarie»

Benzinai, margini al minimo «e preoccupano le commissioni bancarie»

Distributori che chiudono, nuove insegne nel benzinaio sotto casa, magari riaperto dopo mesi, ma con erogatori automatici e senza personale da un lato. Dall’altro stazioni pluriservizi che oltre al distributore hanno bar e tabaccheria o autolavaggio, oppure entrambi. Il settore è al centro di una trasformazione che è stata definita epocale. Le compagnie petrolifere stanno lasciando l’Italia e si limitano a prestare l’immagine, e arrivano nuovi imprenditori privati esteri che trattano con le raffinerie.

Per i benzinai la situazione è sempre più difficile. I margini di profitto sono ai minimi storici. Le cause sono diverse: commissioni bancarie per bancomat e carte di credito sempre più alte, adempimenti severi in tema di sicurezza e ambiente, ritardi dei pagamenti delle compagnie e cali di carburante. A ciò si unisce l’insicurezza dovuta agli episodi criminosi di cui sono sempre più spesso vittime e contratti scaduti dei quali si continua a rimandare il rinnovo.

Oggi i distributori aperti in provincia di Bergamo sono oltre un centinaio. Nell’ultimo è stata interessata da chiusure e cambi gestione una ventina di impianti.

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Filippo Cornago, vicepresidente dei benzinai Ascom

«I costi di gestione sono troppo alti. Le commissioni bancarie invece che diminuire come ci prospettavano dall’8 gennaio aumenteranno – dice Filippo Cornago, vicepresidente del gruppo distributori carburanti dell’Ascom di Bergamo -. Per le carte di credito Visa, American Express e Mastercard, andremo allo 0,8% e sulle commissioni estere anche di più».

«Il carburante non basta più. Per sopravvivere oltre alla erogazione dobbiamo affiancare nuove attività come accade in altri Paesi d’Europa – afferma Cornago, titolare da diversi anni di una stazione di benzina con bar-tabacchi a Curno -. Senza bar, lavaggio e manutenzione auto è difficile continuare».

Ma anche qui l’opportunità è limitata perché ci sono dei costi: «Dobbiamo pagare l’affitto alle compagnie (le pompe invece sono in comodato d’uso ndr.) e comprare i loro prodotti ai prezzi da loro imposti, in pratica siamo dei loro dipendenti, anche se i capitali li abbiamo messi noi. La conseguenza è che avere un bar è un salvagente solo se non devi dedicargli una persona in più».